Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Paragrafo 9 “L’equità.”
Quando occorre risolvere una controversia concreta, il giudice è tenuto a decidere
applicando la norma precostituita, che identifica come riferibile al caso che sta
esaminando, attraverso quella che viene chiamata sussunzione, ossia l’operazione per la
quale il caso concreto viene ricondotto al caso generale. Soltanto in rari casi il giudice può
decidere senza applicare una specifica norma, dunque sulla base di criteri fondati sul:
§ contemperamento degli interessi contrapposti
§ la realizzazione di valori di giustizia condivisi dalla collettività.
Questo perché in alcuni casi l’applicazione della norma ad una determinata situazione può
dare luogo a conseguenze che urtano contro il sentimento di giustizia.
Dunque è opportuno introdurre il concetto di equità, che è stata definita come la giustizia
del caso singolo. Il ricorso all’equità come criterio decisionale è consentito soltanto in casi
eccezionali, in quanto l’ordinamento giuridico
1. ritenendo pericoloso affidarsi alla valutazione soggettiva dei singoli e
2. ritenendo che i singoli possono prevedere esattamente quali saranno le
conseguenze dei loro comportamenti,
Sacrifica spesso l’equità a favore della certezza del diritto. Quindi secondo l’art. 313 c.p.c.
Il giudice può discostarsi dalle norme del diritto qualora “la legge gli attribuisca il potere di
decidere secondo equità”: quindi nelle cause di minor valore, attribuite alla competenza
del giudice di pace, quindi nel caso in cui siano state le parti ad attribuire concordemente
al giudice il potere di decidere secondo equità (art.114 c.p.c.), sempre quando i diritti che
vengono fatti valere possono essere qualificati come disponibili.
Chiaramente anche nell’ipotesi in cui è ammesso ricorso all’equità, il giudice deve ispirarsi
alle concezioni accolte nell’ordinamento vigente e non può far prevalere quelle personali
quindi deve cercare di capire come si sarebbe comportato il legislatore se avesse potuto
prevedere quel caso.
L’equità come criterio decisorio va distinta dall’equità integrativa, che fa invece riferimento
ai casi in cui la legge prevede che il giudice integri ho dei termini secondo equità gli
elementi di una fattispecie O anche di un regolamento contrattuale predisposto dalle parti
(art. 1371 e 1374 c.c.)