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E’ il diritto che lega gli stati tra di loro, regolamentando le relazioni tra di essi. Si tratta di un ordinamento
giuridico orizzontale caratterizzato dalla mancanza di un'autorità centrale; inoltre, si caratterizza per
l'assenza di una differenziazione delle tre funzioni giuridiche fondamentali: produzione, attuazione,
accertamento delle norme. Nel prendere parte all' esercizio di ciascuna delle attività menzionate gli stati
non adempiono ad un dovere giuridico, né agiscono per il perseguimento dell’interesse dell’intera
comunità, bensì per quelli propri.
L'ordinamento giuridico internazionale presenta caratteristiche ben diverse da quelle dei sistemi giuridici
statali: all'interno delle comunità statali gli individui costituiscono i soggetti giuridici primari, mentre nella
società internazionale sono i soggetti primari gli stati, mentre gli individui svolgono un ruolo secondario. Gli
stati, tuttavia possono agire solo tramite individui, i quali esercitano un'attività per conto dello Stato. Ciò
che si manifesta è il fenomeno della persona fittizia, ossia il fenomeno per il quale un individuo agisce per
esprimere pensieri e volizioni di gruppi di individui o di intere collettività. Affianco agli stati troviamo altri
soggetti, come gli insorti nel corso di conflitti armati non internazionali, che hanno però una limitata
capacità giuridica. Abbiamo poi le organizzazioni internazionali, la cui attività è necessaria per l'applicazione
e il monitoraggio del rispetto delle regole. Altri soggetti sono i movimenti di liberazione nazionale che
rappresentano popol in lotta per liberarsi dal dominio coloniale, un dominio straniero o un governo
razzista.
Nel caso degli individui un'ideologia liberaldemocratica è alla base dell’attribuzione alle persone fisiche di
situazioni giuridiche soggettive internazionali: la dottrina dei diritti umani. Questa ideologia ha condotto gli
Stati a conferire all'individuo il diritto di presentare reclami a d'organi internazionali, per lamentare la
violazione dei loro diritti umani da parte di uno stato contraente. Nel diritto internazionale consuetudinario
si sono gradualmente affermate e norme che impongono direttamente determinati obblighi giuridici che
impongono a tutti gli individui il divieto di compiere crimini internazionali. Altri attori sulla scena
internazionale sono le organizzazioni non governative, associazioni private costituite da cittadini di paesi
diversi con lo scopo di perseguire finalità di interesse comune per la società civile. Grande rilevanza hanno
anche le imprese multinazionali, società che operano in diversi paesi e che hanno un impatto notevole
sull'economia e sugli scambi commerciali a livello mondiale.
Nella società internazionale il concetto di responsabilità personale ha un rilievo solo marginale, mentre è
predominante quello di responsabilità collettiva, ciò significa che quando l'organo di uno stato viola il diritto
internazionale lo stato che ha subito l'illecito può rivalersi contro l'intera comunità cui appartiene quel
l'organo. Ad esempio, lo stato vittima dell'illecito internazionale può pretendere un risarcimento monetario
per il danno subito; possono spendere un trattato commerciale ecc. Questa forma di responsabilità è tipica
degli ordinamenti giuridici primitivi o rudimentali.
Il diritto internazionale è largamente basato sul principio di effettività, secondo il quale soltanto le pretese e
le situazioni solidamente costituite nella realtà acquistano rilevanza giuridica. Il sistema giuridico
internazionale deve necessariamente fare affidamento su situazioni infettive e dunque legittimare nuovi
fatti e accadimenti. Dalla prima guerra mondiale molti stati hanno tentato di far prevalere la legalità sulla
forza o sulla autorità di fatto. Questo nuovo orientamento ha avuto inizio con l'enunciazione nel 1932 della
dottrina Stimson, la quale stabiliva il principio del non riconoscimento di mutamenti territoriali imposti con
la forza (principio di legalità).
L'ordinamento giuridico internazionale è largamente costituito da norme basate sulla reciprocità, esistono
però anche norme internazionali che hanno diversa portata e contenuto. alcuni trattati multilaterali
stabiliscono obblighi internazionali che incombono sugli stati nei confronti di tutti gli altri membri della
comunità e non si basano sulla reciprocità. Questa categoria di norme si è venuta a formare a seguito
dell'emergere di nuovi valori. Le norme in questione pongono obblighi erga omnes, sono obblighi che
proteggono valori fondamentali per la società internazionale nel suo insieme; di natura solidale, nel senso
che incombono su ogni membro della società internazionale; ad essi corrisponde un diritto sostanziale che
appartiene a ogni membro della società internazionale; l'azione a tutela di tale diritto esercitata per conto
dell'intera società internazionale.
Non si può negare che dalla seconda guerra mondiale il diritto internazionale abbia subito importanti
trasformazioni. Nuovi soggetti hanno affiancato gli Stati e lo stesso numero di stati è notevolmente
aumentato. La rete di trattati che vincolano i membri della società internazionale è diventata sempre più
fitta, restringendo la sfera di libertà degli stati. Inoltre, gli Stati non sono più liberi di usare la forza armata
come strumento di politica estera: la carta delle Nazioni unite ha stabilito che tutti i suoi membri debbano
astenersi dall'uso o dalla minaccia della forza. infine, sono emersi e si sono radicati i valori fondamentali per
la comunità internazionale nel suo insieme, valori che sono stati ritenuti meritevoli di una particolare
tutela. Nella società internazionale convivono due differenti modelli: quello tradizionale o groziano,
caratterizzato da regole che mirano ad assicurare la coesistenza e la cooperazione tra stati sovrani; quello
kantiano che si basa su una visione universalistica e cosmopolitica delle relazioni internazionali.
La premessa necessaria per la nascita e lo sviluppo dell’odierna società internazionale è l'affermazione del
moderno stato nazionale, tra il XV e XVII. Questo fenomeno portò alla formazione di un certo numero di
stati che lottavano per affermare la propria indipendenza: le vecchie norme furono quindi riformulate e si
diede vita a nuove regole.
I trattati di pace, che furono firmati nelle città westfaliane di Munster e Osnabruk rappresentano uno
spartiacque nell’evoluzione della moderna società internazionale. Anzitutto questi trattati riconobbero il
protestantesimo a livello internazionale e legittimarono l'esistenza di stati che si fondavano sul credo
calvinista o luterano; in secondo luogo, concessero ai membri del sacro romano impero il diritto di stringere
alleanze con potenze straniere e di muovere guerra; consacrarono una distribuzione del potere in Europa
che perdurò per più di un secolo.
Per molti secoli i membri più attivi e importanti della società internazionale furono gli Stati europei, cui si
affiancarono nel 1783 gli Stati Uniti. Gli Stati europei avevano una comune matrice religiosa, la cristianità, e
inoltre avevano una struttura capitalistica a cui si accompagnava un apparato di potere assolutistico.
Il sistema delle capitolazioni: le capitolazioni erano accordi conclusi dai paesi europei con i governanti
musulmani, con alcuni stati arabi, con la Persia, la Cina in Giappone. Esse servivano a disciplinare le
condizioni di residenza degli europei sul territorio delle Nazioni non europee. In linea generale gli
occidentali non potevano esser espulsi dallo stato territoriale, avevano il diritto di praticare il culto
cristiano, beneficiavano della libertà di scambio di commercio, non potevano essere oggetto di
rappresaglie.
Durante questo periodo il potere era esercitato in modo diffuso: nessuno stato era divenuto così forte da
imporre il proprio volere agli altri membri della società internazionale. Nel 1815 abbiamo il Concerto
d'Europa che si basava su tre elementi principali: una dichiarazione di principi; un'alleanza militare (La
Santa alleanza tra Austria, Prussia e Russia); una nuova procedura di soluzione delle controversie. Nel 1823
abbiamo la dottrina di Monroe secondo cui il continente americano non avrebbe più potuto essere
considerato oggetto di colonizzazione da parte delle potenze europee.
Quanto alle norme che si vennero a formare in questo periodo, esse presentano due caratteristiche
fondamentali: furono il prodotto della civiltà occidentale e si tratta di norme venutesi a formare soprattutto
ad opera delle grandi potenze e degli stati di media grandezza.
Le ripercussioni della guerra furono molteplici e molto rilevanti. Anzitutto, la guerra contribuì ad unire il
mondo intero e soprattutto segna la fine dell’era europea: il ruolo di potenza mondiale viene assunto dagli
Stati Uniti. Vi è poi la nascita dell'Unione Sovietica e la fine del processo di conquista coloniale. La nascita
dell'Unione Sovietica è importante perché per la prima volta uno stato proclamò un’ideologia e una
filosofia politica in contrasto con quelle degli altri stati e affermava diritti come l'autodeterminazione dei
popoli, l'uguaglianza sostanziale e l’internazionalismo socialista. Alla fine della prima guerra mondiale i
vincitori decisero di creare un'organizzazione internazionale: la società delle Nazioni a cui gli Stati Uniti non
vi presero parte per ragioni di politica interna. Essa presentava però dei difetti nel sistema di sicurezza
collettiva: nessun divieto di ricorrere a misura e coercitive diverse dalla guerra, divieto di ricorso alla guerra
non assoluto e assenza di un sistema collettivo di attuazione coercitiva. Inoltre, si rivelò del tutto inutile
quando Hitler dette avvio alla sua politica aggressiva in Europa; mancava uno dei requisiti più importanti
per un sistema di sicurezza collettiva, ovvero l'universalità.
Nel 1945 ebbero luogo tre eventi di grande importanza: il 26 giugno fu adottata la carta delle Nazioni unite;
le due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki; l'accordo che istituiva il tribunale militare internazionale
di Norimberga per la punizione dei grandi criminali di guerra. si tratta di avvenimenti che non erano
formalmente legati tra loro ma che in parte erano sottesi a un disegno unitario: porre fine alla guerra,
punire i responsabili e porre le basi per un nuovo assetto della società internazionale. Un'altra notevole
conseguenza della seconda guerra mondiale fu l'accelerazione del processo di disgregazione degli imperi
coloniali. Come reazione agli effetti devastanti gli alleati decisero di istituire un'organizzazione
internazionale capace di limitare significativamente l'uso della forza armata e di contribuire alla soluzione
pacifica delle controversie internazionali. Fu dunque creata l'organizzazione delle Nazioni unite (Onu), gli
stati attribuirono il compito di mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Nel 1945, le grandi potenze
hanno ritenuto necessario assumere il controllo delle azioni internazionali e accordarsi fra loro su eventuali
azioni collettive in difesa della pace. Esse hanno costituito così il consiglio di sicurezza, composto di 15
membri, per la prima volta nella storia si legittimava sotto il profilo giuridico alla superiorità di alcuni stati
sugli altri.
Dopo la seconda guerra mondiale la fisionomia delle società internazionali mutò radicalmente: in alcuni
stati dell'Europa orientale si instaurarono regimi socialisti che si uniranno all'Unione Sovietica, un certo
numero di paesi raggiunse l'indipendenza politica. Dopo il 1960 la società internazionale era in gran parte
composta di stati allora detti paesi del terzo mondo, oggi identificati come paesi in via di sviluppo. Questi
ultimi esaltarono la potenzialità dell’Onu e lottarono insieme ai paesi socialisti per l'affermazione
dell'autodeterminazione dei popoli e l'uguaglianza razziale. Attualmente non esistono più nella società
internazionale tre raggruppamenti: esiste una superpotenza, gli Stati Uniti, che guida politicamente ed
ideologicamente gli Stati occidentali, tende ad agire cercando di risolvere le controversie politiche o di
promuovere la loro soluzione e di contribuire al mantenimento della pace; esercitano poi un rilevante il
ruolo politico di mediatore mondiale in molte zone di conflitto. Alcuni degli ex paesi socialisti tendono
invece ad appoggiarsi agli stati occidentali; la Cina è emersa come attore di grande rilievo soprattutto
economico; i paesi in via di sviluppo con economie più arretrate sono uniti dalla loro richiesta di maggiore
assistenza economica. Nelle Nazioni Unite questi paesi formano il gruppo dei 77 quando discutono di
questioni economiche, il Nam quando discutono di questioni politiche punta le relazioni internazionali
odierne sono contraddistinte da quel che è stato chiamato il disordine multipolare, ossia la circostanza che
l'autorità e il potere sono frantumati.
Capitolo 3: Lo Stato
Gli Stati sono i soggetti primari dell'ordinamento giuridico internazionale, nella società internazionale gli
Stati sono relativamente pochi e tra loro profondamente differenti. Uno stato deve disporre di un apparato
di governo che eserciti in maniera autonoma un controllo effettivo su una determinata popolazione
stanziata su un territorio. Uno stato è soggetto dell'ordinamento giuridico internazionale se esso possiede:
un popolo, un territorio, un apparato di governo e se tale apparato esercita effettivamente la propria
potestà d'imperio su una data comunità territoriale. Quindi lo stato deve possedere una popolazione
permanente, un territorio definito, un governo e la capacità di entrare in relazione con gli altri stati.
Il territorio è un elemento essenziale affinché uno stato possa essere considerato soggetto di diritto ed
esercitare su esso un controllo effettivo. Ci sono delle eccezioni riguardo all' effettività del controllo sul
territorio nei casi di:
governi in esilio: instaurano relazioni transitorie con altri stati fin che riacquistino il controllo del
proprio territorio
stati fantoccio: enti formalmente indipendenti ma sostanzialmente alle dipendenze di un altro
stato. Come, ad esempio, lo stato del Manciukuò creato nel 1932 a seguito dell’occupazione
militare della Manciuria da parte del Giappone è rimasto in vita sotto il controllo di quest'ultimo
fino al 1945.
failed states: stati che non sono più in grado di svolgere funzioni essenziali di governo a causa
dell’estrema povertà o di lotte tra bande armate di stampo criminale.
collapsed states: si ha la totale assenza di un apparato di governo sul territorio, la prassi indica che
la società internazionale considera ancora tali stati come soggetti e tende a intervenire per evitare
il collasso dello Stato.
Il riconoscimento di stati
Esso possiede solo valore dichiarativo e non è costitutivo della personalità giuridica di uno stato. La teoria
del riconoscimento è stata sostenuta da alcuni autori che ritengono che uno stato anche se effettivamente
esistente sarebbe dotato di personalità giuridica unicamente se riconosciuto dagli stati presistenti. Questa
teoria non appare convincente perché contrasta il principio di effettività e il principio di uguaglianza
sovrana. Invero, il valore dichiarativo del riconoscimento non deve indurre a considerarlo un atto di scarsa
importanza, si tratta al contrario di un atto rilevante: è evidente, infatti che la capacità di uno stato di
esercitare concretamente la propria soggettività sul piano dei rapporti internazionali cresce all'aumentare
del numero degli stati che lo riconoscono come stato.
In passato era sufficiente che un nuovo stato esercitasse la propria effettiva potestà di imperio sono a
comunità territoriale. Negli anni 30 alcuni stati cominciarono anche a richiedere che il nuovo stato non
avesse violato alcune regole fondamentali della società internazionale. Più recentemente taluni stati hanno
altresì cominciato a porre il rispetto dei diritti umani e dei diritti delle minoranze come ulteriore condizione
per il riconoscimento. I nuovi stati difficilmente riescono ad ottenere in breve tempo il riconoscimento da
parte di tutti gli Stati.
La sovranità: può essere definita come il diritto di esercitare in via esclusiva ed originaria entro una data
porzione del globo le funzioni dello Stato. Nel campo delle relazioni internazionali la sovranità è sinonimo di
indipendenza, cioè la capacità di uno stato di provvedere al proprio benessere e sviluppo senza alcuna
interferenza da parte degli altri stati e nei limiti del rispetto dei loro diritti. La sovranità comprende ampi
poteri e diritti: si può dire che essa comporti il potere d'imperio sugli individui e sul territorio dello Stato, il
cui esercizio si esprime facendo ricorso alla nozione di giurisdizione. La sovranità implica che ogni stato ha il
potere di utilizzare disporre liberamente del proprio territorio e che gli Stati abbiano il diritto di darsi
l'organizzazione interna e la forma di governo che preferiscono.
A partire dal 1945 si parla esplicitamente di sovrana uguaglianza degli stati: tale principio implica che
nessun membro della società internazionale può essere posto in posizione di svantaggio, tutti devono
essere trattati su un piano di parità. Ne discende che eventuali disuguaglianze giuridiche possono risultare
soltanto da circostanze di fatto. Esistono una serie di norme che garantiscono il rispetto reciproco della
sovranità degli stati, come la norma che obbliga gli stati ad astenersi dallo svolgere funzioni pubbliche in
territorio altrui senza il consenso dello Stato territoriale. Un caso più recente che ha coinvolto l'Italia è
quello relativo alla cattura illecita di Abu Omar, iman di Milano sospettato di essere implicato in attività
terroristiche. Un'altra norma generale ben radicata è quella degli atti iure imperii ovvero l'immunità dalla
giurisdizione esecutiva nei confronti di beni e proprietà destinati all'esercizio di pubbliche funzioni. Il diritto
internazionale, inoltre, impedisce agli stati di ingerirsi negli affari interni o esterni di un altro stato. Gli Stati
non possono stabilire quale organo di uno stato straniero è competente a compiere specifiche attività,
costringere uno stato straniero a tenere un determinato comportamento: principio di non ingerenza.
Inoltre, quando un’insurrezione scoppia all'interno di uno stato gli altri stati devono astenersi dall'aiutare i
ribelli.
La successione in fatto totale comporta l'estinzione dello Stato sul cui territorio avviene il
cambiamento di sovranità.
Bonificazione o fusione si verifica quando due o più stati preesistenti si estinguono per formare un
unico nuovo insetto.
lo smembramento o dissoluzione di uno stato esistente per dare luogo a due o più stati nuovi;
l'incorporazione si verifica quando uno stato estende la propria sovranità sul territorio di uno stato
preesistente che perde la propria sovranità su quella porzione di territorio. Un esempio
significativo è dato dalla riunificazione delle due Germanie e nel 1990.
cessione territoriale: trasferimento di parti del territorio di uno stato.
Distacco: si verifica quando una parte di territorio si separa da uno stato preesistente per
dichiararsi indipendente, per formare un nuovo stato o per unirsi a un altro stato preesistente;
la secessione: è un procedimento che avviene raramente con modalità pacifiche. Abbiamo anche
la secessione rimedio: secondo questa teoria le minoranze residenti in una data regione di uno
stato che siano completamente escluse dalla vita sociale ed economica avrebbero il diritto di
lottare per la propria autodeterminazione e reclamare l'indipendenza dallo stato oppressore,
anche chiedendo assistenza a stati terzi.
Trattati di delimitazione delle frontiere: vige il principio della continuità secondo il quale lo stato
che si sostituisce ad un altro nel governo è tenuta a rispettare i trattati in questione eventualmente
stipulati dal predecessore
Trattati che istituiscono regimi territoriali: vige il principio della continuità dei trattati;
trattati in materia di diritti umani: vige la continuità di tali trattati. I trattati in questione intendono
tutelare l'individuo nei confronti delle autorità centrali, ciò che conta è che l'individui debbano
continuare a essere protetti anche in seguito a un mutamento di sovranità sul territorio.
Di natura politica: trattati che stabiliscono diritti e obblighi intimamente connesse all'orientamento
politico del regime in carica precedenti alla successione in fatto. Per questi trattati il principio
vigente è quello della discontinuità.
2. Principio di non ingerenza / non intervento negli affari interni degli altri Stati
Si tratta di un altro principio del diritto internazionale classico legato alla nozione di sovranità statale, di
cui è un corollario. È designato ad assicurare il rispetto dei membri della comunità internazionale. Tale
principio include alcune regole specifiche:
a) Il divieto d’interferire nell’organizzazione politica di uno Stato sovrano. Uno Stato ha l’obbligo di
non ingerirsi nella vita politica di un altro Stato;
b) Obbligo di astenersi dal sostenere attività che possano essere pregiudizievoli per gli altri Stati;
c) In caso di disordini civili all’interno di uno Stato, il principio di non-intervento comporta l’obbligo
per gli altri Stati di astenersi dal prestare assistenza agli insorti. Questa regola, intesa in
maniera assoluta in passato, è stata però parzialmente abbandonata, in ragione di due
limiti fondamentali posti dal rispetto dei diritti umani e dal principio di autodeterminazione
dei popoli.