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Capitolo 1: il diritto internazionale

E’ il diritto che lega gli stati tra di loro, regolamentando le relazioni tra di essi. Si tratta di un ordinamento
giuridico orizzontale caratterizzato dalla mancanza di un'autorità centrale; inoltre, si caratterizza per
l'assenza di una differenziazione delle tre funzioni giuridiche fondamentali: produzione, attuazione,
accertamento delle norme. Nel prendere parte all' esercizio di ciascuna delle attività menzionate gli stati
non adempiono ad un dovere giuridico, né agiscono per il perseguimento dell’interesse dell’intera
comunità, bensì per quelli propri.

L'ordinamento giuridico internazionale presenta caratteristiche ben diverse da quelle dei sistemi giuridici
statali: all'interno delle comunità statali gli individui costituiscono i soggetti giuridici primari, mentre nella
società internazionale sono i soggetti primari gli stati, mentre gli individui svolgono un ruolo secondario. Gli
stati, tuttavia possono agire solo tramite individui, i quali esercitano un'attività per conto dello Stato. Ciò
che si manifesta è il fenomeno della persona fittizia, ossia il fenomeno per il quale un individuo agisce per
esprimere pensieri e volizioni di gruppi di individui o di intere collettività. Affianco agli stati troviamo altri
soggetti, come gli insorti nel corso di conflitti armati non internazionali, che hanno però una limitata
capacità giuridica. Abbiamo poi le organizzazioni internazionali, la cui attività è necessaria per l'applicazione
e il monitoraggio del rispetto delle regole. Altri soggetti sono i movimenti di liberazione nazionale che
rappresentano popol in lotta per liberarsi dal dominio coloniale, un dominio straniero o un governo
razzista.

Nel caso degli individui un'ideologia liberaldemocratica è alla base dell’attribuzione alle persone fisiche di
situazioni giuridiche soggettive internazionali: la dottrina dei diritti umani. Questa ideologia ha condotto gli
Stati a conferire all'individuo il diritto di presentare reclami a d'organi internazionali, per lamentare la
violazione dei loro diritti umani da parte di uno stato contraente. Nel diritto internazionale consuetudinario
si sono gradualmente affermate e norme che impongono direttamente determinati obblighi giuridici che
impongono a tutti gli individui il divieto di compiere crimini internazionali. Altri attori sulla scena
internazionale sono le organizzazioni non governative, associazioni private costituite da cittadini di paesi
diversi con lo scopo di perseguire finalità di interesse comune per la società civile. Grande rilevanza hanno
anche le imprese multinazionali, società che operano in diversi paesi e che hanno un impatto notevole
sull'economia e sugli scambi commerciali a livello mondiale.

Nella società internazionale il concetto di responsabilità personale ha un rilievo solo marginale, mentre è
predominante quello di responsabilità collettiva, ciò significa che quando l'organo di uno stato viola il diritto
internazionale lo stato che ha subito l'illecito può rivalersi contro l'intera comunità cui appartiene quel
l'organo. Ad esempio, lo stato vittima dell'illecito internazionale può pretendere un risarcimento monetario
per il danno subito; possono spendere un trattato commerciale ecc. Questa forma di responsabilità è tipica
degli ordinamenti giuridici primitivi o rudimentali.

Con il progressivo affermarsi delle organizzazioni internazionali si è sviluppata anche la nozione di


responsabilità delle organizzazioni internazionali per fatto illecito. Le regole emergenti sono modellate su
quelle relative la responsabilità degli stati e resta fermo il fatto che per illeciti di particolare gravità gli
agenti possono incorrere in responsabilità penale individuale.

Il diritto internazionale è largamente basato sul principio di effettività, secondo il quale soltanto le pretese e
le situazioni solidamente costituite nella realtà acquistano rilevanza giuridica. Il sistema giuridico
internazionale deve necessariamente fare affidamento su situazioni infettive e dunque legittimare nuovi
fatti e accadimenti. Dalla prima guerra mondiale molti stati hanno tentato di far prevalere la legalità sulla
forza o sulla autorità di fatto. Questo nuovo orientamento ha avuto inizio con l'enunciazione nel 1932 della
dottrina Stimson, la quale stabiliva il principio del non riconoscimento di mutamenti territoriali imposti con
la forza (principio di legalità).
L'ordinamento giuridico internazionale è largamente costituito da norme basate sulla reciprocità, esistono
però anche norme internazionali che hanno diversa portata e contenuto. alcuni trattati multilaterali
stabiliscono obblighi internazionali che incombono sugli stati nei confronti di tutti gli altri membri della
comunità e non si basano sulla reciprocità. Questa categoria di norme si è venuta a formare a seguito
dell'emergere di nuovi valori. Le norme in questione pongono obblighi erga omnes, sono obblighi che
proteggono valori fondamentali per la società internazionale nel suo insieme; di natura solidale, nel senso
che incombono su ogni membro della società internazionale; ad essi corrisponde un diritto sostanziale che
appartiene a ogni membro della società internazionale; l'azione a tutela di tale diritto esercitata per conto
dell'intera società internazionale.

Non si può negare che dalla seconda guerra mondiale il diritto internazionale abbia subito importanti
trasformazioni. Nuovi soggetti hanno affiancato gli Stati e lo stesso numero di stati è notevolmente
aumentato. La rete di trattati che vincolano i membri della società internazionale è diventata sempre più
fitta, restringendo la sfera di libertà degli stati. Inoltre, gli Stati non sono più liberi di usare la forza armata
come strumento di politica estera: la carta delle Nazioni unite ha stabilito che tutti i suoi membri debbano
astenersi dall'uso o dalla minaccia della forza. infine, sono emersi e si sono radicati i valori fondamentali per
la comunità internazionale nel suo insieme, valori che sono stati ritenuti meritevoli di una particolare
tutela. Nella società internazionale convivono due differenti modelli: quello tradizionale o groziano,
caratterizzato da regole che mirano ad assicurare la coesistenza e la cooperazione tra stati sovrani; quello
kantiano che si basa su una visione universalistica e cosmopolitica delle relazioni internazionali.

Capitolo 2: l'evoluzione storica della società internazionale


L'origine della società internazionale, si fa risalire al XXVI secolo, in particolare intorno alla pace di Westfalia
del 1648. Le diverse comunità esistenti stipulavano trattati di guerra, di pace e di alleanza, ma tutti questi
rapporti erano radicalmente diversi dalle attuali relazioni internazionali: innanzitutto, non esistevano
ancora vere proprie entità politiche statali e la vita di relazioni internazionali si caratterizzava per la
presenza di due centri di autorità: il Papa e l'imperatore.

La premessa necessaria per la nascita e lo sviluppo dell’odierna società internazionale è l'affermazione del
moderno stato nazionale, tra il XV e XVII. Questo fenomeno portò alla formazione di un certo numero di
stati che lottavano per affermare la propria indipendenza: le vecchie norme furono quindi riformulate e si
diede vita a nuove regole.

I trattati di pace, che furono firmati nelle città westfaliane di Munster e Osnabruk rappresentano uno
spartiacque nell’evoluzione della moderna società internazionale. Anzitutto questi trattati riconobbero il
protestantesimo a livello internazionale e legittimarono l'esistenza di stati che si fondavano sul credo
calvinista o luterano; in secondo luogo, concessero ai membri del sacro romano impero il diritto di stringere
alleanze con potenze straniere e di muovere guerra; consacrarono una distribuzione del potere in Europa
che perdurò per più di un secolo.

Per molti secoli i membri più attivi e importanti della società internazionale furono gli Stati europei, cui si
affiancarono nel 1783 gli Stati Uniti. Gli Stati europei avevano una comune matrice religiosa, la cristianità, e
inoltre avevano una struttura capitalistica a cui si accompagnava un apparato di potere assolutistico.

Il sistema delle capitolazioni: le capitolazioni erano accordi conclusi dai paesi europei con i governanti
musulmani, con alcuni stati arabi, con la Persia, la Cina in Giappone. Esse servivano a disciplinare le
condizioni di residenza degli europei sul territorio delle Nazioni non europee. In linea generale gli
occidentali non potevano esser espulsi dallo stato territoriale, avevano il diritto di praticare il culto
cristiano, beneficiavano della libertà di scambio di commercio, non potevano essere oggetto di
rappresaglie.
Durante questo periodo il potere era esercitato in modo diffuso: nessuno stato era divenuto così forte da
imporre il proprio volere agli altri membri della società internazionale. Nel 1815 abbiamo il Concerto
d'Europa che si basava su tre elementi principali: una dichiarazione di principi; un'alleanza militare (La
Santa alleanza tra Austria, Prussia e Russia); una nuova procedura di soluzione delle controversie. Nel 1823
abbiamo la dottrina di Monroe secondo cui il continente americano non avrebbe più potuto essere
considerato oggetto di colonizzazione da parte delle potenze europee.

Quanto alle norme che si vennero a formare in questo periodo, esse presentano due caratteristiche
fondamentali: furono il prodotto della civiltà occidentale e si tratta di norme venutesi a formare soprattutto
ad opera delle grandi potenze e degli stati di media grandezza.

Le ripercussioni della guerra furono molteplici e molto rilevanti. Anzitutto, la guerra contribuì ad unire il
mondo intero e soprattutto segna la fine dell’era europea: il ruolo di potenza mondiale viene assunto dagli
Stati Uniti. Vi è poi la nascita dell'Unione Sovietica e la fine del processo di conquista coloniale. La nascita
dell'Unione Sovietica è importante perché per la prima volta uno stato proclamò un’ideologia e una
filosofia politica in contrasto con quelle degli altri stati e affermava diritti come l'autodeterminazione dei
popoli, l'uguaglianza sostanziale e l’internazionalismo socialista. Alla fine della prima guerra mondiale i
vincitori decisero di creare un'organizzazione internazionale: la società delle Nazioni a cui gli Stati Uniti non
vi presero parte per ragioni di politica interna. Essa presentava però dei difetti nel sistema di sicurezza
collettiva: nessun divieto di ricorrere a misura e coercitive diverse dalla guerra, divieto di ricorso alla guerra
non assoluto e assenza di un sistema collettivo di attuazione coercitiva. Inoltre, si rivelò del tutto inutile
quando Hitler dette avvio alla sua politica aggressiva in Europa; mancava uno dei requisiti più importanti
per un sistema di sicurezza collettiva, ovvero l'universalità.

Nel 1945 ebbero luogo tre eventi di grande importanza: il 26 giugno fu adottata la carta delle Nazioni unite;
le due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki; l'accordo che istituiva il tribunale militare internazionale
di Norimberga per la punizione dei grandi criminali di guerra. si tratta di avvenimenti che non erano
formalmente legati tra loro ma che in parte erano sottesi a un disegno unitario: porre fine alla guerra,
punire i responsabili e porre le basi per un nuovo assetto della società internazionale. Un'altra notevole
conseguenza della seconda guerra mondiale fu l'accelerazione del processo di disgregazione degli imperi
coloniali. Come reazione agli effetti devastanti gli alleati decisero di istituire un'organizzazione
internazionale capace di limitare significativamente l'uso della forza armata e di contribuire alla soluzione
pacifica delle controversie internazionali. Fu dunque creata l'organizzazione delle Nazioni unite (Onu), gli
stati attribuirono il compito di mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Nel 1945, le grandi potenze
hanno ritenuto necessario assumere il controllo delle azioni internazionali e accordarsi fra loro su eventuali
azioni collettive in difesa della pace. Esse hanno costituito così il consiglio di sicurezza, composto di 15
membri, per la prima volta nella storia si legittimava sotto il profilo giuridico alla superiorità di alcuni stati
sugli altri.

Dopo la seconda guerra mondiale la fisionomia delle società internazionali mutò radicalmente: in alcuni
stati dell'Europa orientale si instaurarono regimi socialisti che si uniranno all'Unione Sovietica, un certo
numero di paesi raggiunse l'indipendenza politica. Dopo il 1960 la società internazionale era in gran parte
composta di stati allora detti paesi del terzo mondo, oggi identificati come paesi in via di sviluppo. Questi
ultimi esaltarono la potenzialità dell’Onu e lottarono insieme ai paesi socialisti per l'affermazione
dell'autodeterminazione dei popoli e l'uguaglianza razziale. Attualmente non esistono più nella società
internazionale tre raggruppamenti: esiste una superpotenza, gli Stati Uniti, che guida politicamente ed
ideologicamente gli Stati occidentali, tende ad agire cercando di risolvere le controversie politiche o di
promuovere la loro soluzione e di contribuire al mantenimento della pace; esercitano poi un rilevante il
ruolo politico di mediatore mondiale in molte zone di conflitto. Alcuni degli ex paesi socialisti tendono
invece ad appoggiarsi agli stati occidentali; la Cina è emersa come attore di grande rilievo soprattutto
economico; i paesi in via di sviluppo con economie più arretrate sono uniti dalla loro richiesta di maggiore
assistenza economica. Nelle Nazioni Unite questi paesi formano il gruppo dei 77 quando discutono di
questioni economiche, il Nam quando discutono di questioni politiche punta le relazioni internazionali
odierne sono contraddistinte da quel che è stato chiamato il disordine multipolare, ossia la circostanza che
l'autorità e il potere sono frantumati.

Capitolo 3: Lo Stato
Gli Stati sono i soggetti primari dell'ordinamento giuridico internazionale, nella società internazionale gli
Stati sono relativamente pochi e tra loro profondamente differenti. Uno stato deve disporre di un apparato
di governo che eserciti in maniera autonoma un controllo effettivo su una determinata popolazione
stanziata su un territorio. Uno stato è soggetto dell'ordinamento giuridico internazionale se esso possiede:
un popolo, un territorio, un apparato di governo e se tale apparato esercita effettivamente la propria
potestà d'imperio su una data comunità territoriale. Quindi lo stato deve possedere una popolazione
permanente, un territorio definito, un governo e la capacità di entrare in relazione con gli altri stati.

Il territorio è un elemento essenziale affinché uno stato possa essere considerato soggetto di diritto ed
esercitare su esso un controllo effettivo. Ci sono delle eccezioni riguardo all' effettività del controllo sul
territorio nei casi di:

 governi in esilio: instaurano relazioni transitorie con altri stati fin che riacquistino il controllo del
proprio territorio
 stati fantoccio: enti formalmente indipendenti ma sostanzialmente alle dipendenze di un altro
stato. Come, ad esempio, lo stato del Manciukuò creato nel 1932 a seguito dell’occupazione
militare della Manciuria da parte del Giappone è rimasto in vita sotto il controllo di quest'ultimo
fino al 1945.
 failed states: stati che non sono più in grado di svolgere funzioni essenziali di governo a causa
dell’estrema povertà o di lotte tra bande armate di stampo criminale.
 collapsed states: si ha la totale assenza di un apparato di governo sul territorio, la prassi indica che
la società internazionale considera ancora tali stati come soggetti e tende a intervenire per evitare
il collasso dello Stato.

Il riconoscimento di stati

Esso possiede solo valore dichiarativo e non è costitutivo della personalità giuridica di uno stato. La teoria
del riconoscimento è stata sostenuta da alcuni autori che ritengono che uno stato anche se effettivamente
esistente sarebbe dotato di personalità giuridica unicamente se riconosciuto dagli stati presistenti. Questa
teoria non appare convincente perché contrasta il principio di effettività e il principio di uguaglianza
sovrana. Invero, il valore dichiarativo del riconoscimento non deve indurre a considerarlo un atto di scarsa
importanza, si tratta al contrario di un atto rilevante: è evidente, infatti che la capacità di uno stato di
esercitare concretamente la propria soggettività sul piano dei rapporti internazionali cresce all'aumentare
del numero degli stati che lo riconoscono come stato.

In passato era sufficiente che un nuovo stato esercitasse la propria effettiva potestà di imperio sono a
comunità territoriale. Negli anni 30 alcuni stati cominciarono anche a richiedere che il nuovo stato non
avesse violato alcune regole fondamentali della società internazionale. Più recentemente taluni stati hanno
altresì cominciato a porre il rispetto dei diritti umani e dei diritti delle minoranze come ulteriore condizione
per il riconoscimento. I nuovi stati difficilmente riescono ad ottenere in breve tempo il riconoscimento da
parte di tutti gli Stati.

La sovranità: può essere definita come il diritto di esercitare in via esclusiva ed originaria entro una data
porzione del globo le funzioni dello Stato. Nel campo delle relazioni internazionali la sovranità è sinonimo di
indipendenza, cioè la capacità di uno stato di provvedere al proprio benessere e sviluppo senza alcuna
interferenza da parte degli altri stati e nei limiti del rispetto dei loro diritti. La sovranità comprende ampi
poteri e diritti: si può dire che essa comporti il potere d'imperio sugli individui e sul territorio dello Stato, il
cui esercizio si esprime facendo ricorso alla nozione di giurisdizione. La sovranità implica che ogni stato ha il
potere di utilizzare disporre liberamente del proprio territorio e che gli Stati abbiano il diritto di darsi
l'organizzazione interna e la forma di governo che preferiscono.

A partire dal 1945 si parla esplicitamente di sovrana uguaglianza degli stati: tale principio implica che
nessun membro della società internazionale può essere posto in posizione di svantaggio, tutti devono
essere trattati su un piano di parità. Ne discende che eventuali disuguaglianze giuridiche possono risultare
soltanto da circostanze di fatto. Esistono una serie di norme che garantiscono il rispetto reciproco della
sovranità degli stati, come la norma che obbliga gli stati ad astenersi dallo svolgere funzioni pubbliche in
territorio altrui senza il consenso dello Stato territoriale. Un caso più recente che ha coinvolto l'Italia è
quello relativo alla cattura illecita di Abu Omar, iman di Milano sospettato di essere implicato in attività
terroristiche. Un'altra norma generale ben radicata è quella degli atti iure imperii ovvero l'immunità dalla
giurisdizione esecutiva nei confronti di beni e proprietà destinati all'esercizio di pubbliche funzioni. Il diritto
internazionale, inoltre, impedisce agli stati di ingerirsi negli affari interni o esterni di un altro stato. Gli Stati
non possono stabilire quale organo di uno stato straniero è competente a compiere specifiche attività,
costringere uno stato straniero a tenere un determinato comportamento: principio di non ingerenza.
Inoltre, quando un’insurrezione scoppia all'interno di uno stato gli altri stati devono astenersi dall'aiutare i
ribelli.

La successione tra stati

I mutamenti di sovranità possano portare all'estinzione o alla formazione di un nuovo stato.

 La successione in fatto totale comporta l'estinzione dello Stato sul cui territorio avviene il
cambiamento di sovranità.
 Bonificazione o fusione si verifica quando due o più stati preesistenti si estinguono per formare un
unico nuovo insetto.
 lo smembramento o dissoluzione di uno stato esistente per dare luogo a due o più stati nuovi;
 l'incorporazione si verifica quando uno stato estende la propria sovranità sul territorio di uno stato
preesistente che perde la propria sovranità su quella porzione di territorio. Un esempio
significativo è dato dalla riunificazione delle due Germanie e nel 1990.
 cessione territoriale: trasferimento di parti del territorio di uno stato.
 Distacco: si verifica quando una parte di territorio si separa da uno stato preesistente per
dichiararsi indipendente, per formare un nuovo stato o per unirsi a un altro stato preesistente;
 la secessione: è un procedimento che avviene raramente con modalità pacifiche. Abbiamo anche
la secessione rimedio: secondo questa teoria le minoranze residenti in una data regione di uno
stato che siano completamente escluse dalla vita sociale ed economica avrebbero il diritto di
lottare per la propria autodeterminazione e reclamare l'indipendenza dallo stato oppressore,
anche chiedendo assistenza a stati terzi.

A seguito di un cambiamento di sovranità su un certo territorio, si pone il problema di stabilire se vi è una


successione giuridica, ossia se i diritti e gli obblighi dello Stato predecessore si trasmettono allo stato che si
è sostituito al primo nel governo di tale territorio. La materia è regolata dal diritto consuetudinario,
codificato nella convenzione di Vienna del 1978. Per stabilire se vi sia o meno successione giuridica è utile
distinguere tra varie categorie di trattati:

 Trattati di delimitazione delle frontiere: vige il principio della continuità secondo il quale lo stato
che si sostituisce ad un altro nel governo è tenuta a rispettare i trattati in questione eventualmente
stipulati dal predecessore
 Trattati che istituiscono regimi territoriali: vige il principio della continuità dei trattati;
 trattati in materia di diritti umani: vige la continuità di tali trattati. I trattati in questione intendono
tutelare l'individuo nei confronti delle autorità centrali, ciò che conta è che l'individui debbano
continuare a essere protetti anche in seguito a un mutamento di sovranità sul territorio.
 Di natura politica: trattati che stabiliscono diritti e obblighi intimamente connesse all'orientamento
politico del regime in carica precedenti alla successione in fatto. Per questi trattati il principio
vigente è quello della discontinuità.

Capitolo 4: l’ambito spaziale della sovranità


Il territorio statale è la porzione di terraferma soggetta al dominio esclusivo di uno stato. Lo spazio
entro il quale lo stato esercita in modo esclusivo il proprio potere di governo è costituito dai
confini dello Stato. Tali confini possano coincidere con tracciati naturali (fiumi, catene montuose,
laghi) o possono basarsi sulle menti artificiali (boe, canali, muri) o elementi intangibili. I confini
sono solitamente determinati in modo preciso e rigoroso attraverso la stipulazione di accordi tra
gli Stati: tali trattati costituiscono una speciale categoria di trattati che produce effetti erga omnes.
Tra i vari principi vi è quello dell’uti possidetis iuris. Si tratta di un principio applicato all'inizio
dell'800 in America Latina e secondo il quale, quando i paesi sottoposti al dominio coloniale
spagnolo tenevano le dipendenze, le loro frontiere venivano stabilite sulla base delle frontiere
esistenti durante il periodo coloniale.
Non vi è molto da dire circa i modi di acquisto o perdita della sovranità da parte di uno stato sul
proprio territorio originario. In passato, quando ancora esistevano vaste regioni non sottoposte
alla sovranità di alcuno stato, si verificava abitualmente l'occupazione di una porzione di terra non
appartenente ad alcuno stato l’estensione di sovranità su tali territori era strettamente legata alla
scoperta -> occupazione di terrae nullis.
L'occupazione militare è regolamentata dal diritto internazionale dei conflitti armati e dà origine a
determinati diritti e obblighi dalla potenza occupante sul territorio occupato. Essa non dà però
luogo al trasferimento di sovranità, nemmeno nel caso in cui lo stato occupante decida di
annettere il territorio occupato. Quanto alla perdita di sovranità da parte di uno stato su un certo
territorio è chiaro che essa viene meno quando uno stato subentra ad un altro nel governo di un
certo territorio. Vi è estinzione di sovranità su un certo territorio anche a seguito di rinuncia, con la
quale solitamente lo stato che la effettua rende definitiva la perdita di controllo su un determinato
territorio.
Gli spazi marini: in epoca recente il mare è stato gradualmente suddiviso in varie porzioni,
ciascuna sottoposta ad uno specifico regime giuridico, su cui lo stato costiero esercita taluni poteri
sovrani.
Il mare territoriale: comprende quella parte di mare adiacente le coste di uno stato e include le
baie, i golfi e gli stretti. L'ampiezza di tale porzione di mare viene stabilita da ogni singolo stato,
fino ad un limite non eccedente le 12 miglia marine dalla linea di base. Quest'ultima è la linea di
bassa marea lungo la costa; nei casi in cui la costa di uno stato si presenti particolarmente
frastagliata, oppure quando vi sia una frangia di isole lungo la costa nelle sue immediate vicinanze
essa può essere tracciata impiegando il metodo delle linee rette, che collegano punti appropriati.
Sul mare territoriale lo stato costiero esercita la propria sovranità in modo pressoché esclusivo,
sono solo due infatti le limitazioni per l'esercizio della sovranità dello Stato su questo spazio: il
primo limite è costituito dal diritto di passaggio inoffensivo delle navi mercantili e delle navi da
guerra straniere, sempre che il loro passaggio non arrechi pregiudizio alla pace, al buon ordine e
alla sicurezza dello stato costiero; l'altro limite alla sovranità è costituito dal fatto che lo stato non
può esercitare la propria giurisdizione penale in relazione a fatti commessi a bordo della nave
straniera.
Le acque interne: sono soggette alla sovranità dello Stato al pari di quanto avviene per la
terraferma. Lo stato costiero vanta una sovranità piena ed esclusiva al pari di quanto avviene per il
proprio territorio, non vi è il diritto di passaggio inoffensivo per le navi straniere: queste ultime
posso rompere entrare nelle acque interne di uno stato solo con il suo consenso. Le navi straniere
che siano state autorizzate per entrare nelle acque interne sono sottoposte alla legislazione dello
Stato costiero; tuttavia, i reati commessi a bordo delle navi straniere attraccate nei porti ricadono
solitamente nella derisione esclusiva dello Stato di nazionalità della nave.
Le baie: sono le insenature ben marcate la cui penetrazione della terraferma è tale che le acque
dell'insenatura siano racchiuse dalla costa e che sarà presenti qualcosa di più che una semplice
inflessione della costa stessa.
Gli stretti internazionali: sono bracci di mare, compresi nel mare territoriale dello Stato o stati
costieri, che mettono in comunicazione due ampie porzioni di mare; vi è il diritto di passaggio in
transito.
I canali creati artificialmente: fanno parte integrante del territorio dello Stato costiero, la
navigazione è regolata da apposite convenzioni internazionali.
La zona contigua: si estende oltre il mare territoriale fino ad un’ampiezza di 24 miglia marine dalla
linea di base; questa zona consente allo stato costiero di prevenire e reprimere le violazioni delle
proprie leggi e regolamenti in materia doganale, fiscale, sanitaria o di immigrazione. La sovranità
che lo stato costiero esercita sulla zona contigua viene esercitata esclusivamente allo scopo di
controllare il rispetto delle norme interne che regolano lo svolgimento di determinante attività in
quella porzione di mare.
La zona archeologica: lo scopo è quello di evitare che oggetti di carattere storico archeologico
vengano rimossi senza autorizzazione dello Stato costiero.
La piattaforma continentale: è una parte sommersa della terraferma di cui costituisce il naturale
prolungamento. Comprende il fondo e il sottosuolo delle aree sottomarine che si mantengono ad
una profondità costante molto bassa.
L'alto mare: eretto dal principio di libertà, è aperto a tutti gli Stati. Ogni stato ha libertà di
navigazione e di sorvolo di costruire isole artificiali e altri installazioni consentite dal diritto
internazionale. Ogni stato può visitare le navi straniere per controllare, inseguire e catturare ogni
nave impegnata in atti di pirateria o sospettate di aver violato leggi. Il suolo e sottosuolo
dell'altomare sono patrimonio comune dell'umanità.
Lo spazio aereo: ogni stato ha giurisdizione piena ed esclusiva sullo spazio aereo sovrastante il
proprio territorio, l'ampiezza dello spazio in cui esso incontra lo spazio extra atmosferico. Le
aereomobili di uno stato non possono attraversare lo spazio aereo di un altro stato senza il
consenso o l'autorizzazione di quest'ultimo, non vi è un diritto di passaggio inoffensivo;
l'attraversamento dello spazio aereo di uno stato da parte di aereomobili.
Lo spazio extra atmosferico: è quella parte intorno al pianeta al di sopra di un’altezza che non è
ancora definita. I principi fondamentali del regime giuridico dello spazio extra atmosferico sono i
seguenti: tale spazio non può costituire oggetto di appropriazione da parte di alcuno stato
attraverso proclamazioni di sovranità, uso, occupazione; l'esplorazione e l'utilizzazione dello spazio
cosmico devono essere attuate a vantaggio e nell'interesse di tutti gli Stati; lo spazio cosmico non
deve essere utilizzato per mettere in orbita oggetti che portino armi nucleari. Tutte le sostanze
derivanti dalla luna o da altri corpi celesti devono essere considerate come risorse appartenenti al
patrimonio comune dell'umanità.
Le regioni polari: non sono sottoposte alla sovranità di alcuno stato. Le pretese di sovranità
sull’Antartide avanzate a vario titolo da 7 stati sono attualmente congelate grazie al trattato
sull’Antartide, firmato a Washington nel 1959. Attualmente fanno parte del trattato 45 paesi, esso
stabilisce che l'Antartide deve essere utilizzata solo a scopi pacifici e proibisce l'installazione di basi
e fortificazioni militari, sancisce inoltre il principio di libertà della ricerca scientifica.
Il cyberspazio: è uno spazio virtuale creato dagli utilizzatori di computer che comunicano tra loro
attraverso la rete, ed è dunque in gran parte considerato sinonimo di internet.

Capitolo 6: altri soggetti dell'ordinamento internazionale


L’insorti o movimenti insurrezionali:
Le insurrezioni sono un fenomeno frequente, non è insolito che il gruppo insurrezionale che riesce
ad acquisire il controllo su una parte del territorio reclamino a qualche forma di soggettività
internazionale. Gli Stati sono tradizionalmente ostili all' insorti, dato che essi cercano di rovesciare
il governo legittimo e spesso di modificare l'intera struttura statale. L'atteggiamento ostile degli
stati nei confronti degli insorti si è manifestato in varie forme; fra queste vi è il divieto per gli Stati
terzi di appoggiare militarmente gli insorti. La condizione necessarie affinché un gruppo
insurrezionale possa essere considerato soggetto di diritto internazionale e il controllo effettivo di
una parte di territorio dello Stato in questi svolge l'insurrezione. Spetta agli stati verificare la
sussistenza di questi requisiti: nell’ipotesi in cui gli Stati decidano che un gruppo insurrezionale è
privo dei necessari requisiti ben difficilmente esso potrebbe esercitare i diritti e adempiere agli
obblighi inerenti alla personalità giuridica internazionale. Il gruppo insurrezionale ha comunque
natura provvisoria: se vittorioso esso andrà al potere, sostituendo il governo preesistente, oppure
costituirà un nuovo stato su parte del territorio dello Stato preesistente. Se la lotta non ha esito
positivo, il gruppo che l'ha guidata semplicemente si estinguerà e perderà qualsiasi forma di
soggettività internazionale eventualmente acquisita. Gli insorti presentano caratteristiche simili a
quelle degli stati, essi hanno però natura transitoria e una capacità internazionale limitata.
Per quanto riguarda le norme internazionali applicabili all'insorti, sono scarse. Vi sono le regole in
materia di condotta delle ostilità contro il governo legittimo; regole in materia di mezzi e metodi di
combattimento e quelle sulla responsabilità penale per le violazioni gravi del diritto umanitario;
norme consuetudinarie in materia di stipulazione dei trattati; norme in materia di trattamento
degli stranieri.
I movimenti di liberazione nazionale
Gruppi organizzati che rappresentano popoli in lotta per la propria autodeterminazione; tale
condotta in nome dei popoli che si rappresentano è legittimata giacchè mira alla realizzazione del
principio di autodeterminazione dei popoli. Questo principio viene proclamato come principio
democratico: i popoli avrebbero sempre dovuto avere il diritto di scegliere liberamente i propri
governanti e avrebbero dovuto essere liberi da ogni oppressione esterna, in particolar modo dal
dominio coloniale. Questo principio oggi è fermamente radicato nel sistema normativo
internazionale soltanto in tre ipotesi: popoli sottoposti a dominio coloniale; popoli sottoposti a
dominio o occupazione straniera; popoli sottoposti a un regime di discriminazione razziale. Per
essere considerati soggetti di diritto internazionale, devono disporre di un apparato istituzionale
che possa gestire le loro relazioni internazionali. Sono inoltre destinatari di alcune norme
giuridiche internazionali, come il diritto all'autodeterminazione, norme che regolano i conflitti
armati internazionali; norme sulla stipulazione dei trattati; norme sulla protezione e immunità
degli individui che agiscono in nome e per conto loro.
Soggetti sui generis:
La Santa Sede costituisce l'organizzazione centrale della chiesa cattolica. In passato, la chiesa
esercitava un'indiscussa autorità e poteri estesi sono stato , lo stato pontificio, che fu incorporato
nel regno d'Italia. nel 1929 in virtù di alcuni accordi stipulati con l'Italia, taluni edifici siti a Roma
furono consegnati alla Santa Sede per dare vita a quello che oggi è chiamato lo stato della Città del
Vaticano virgola che è un ente distinto dalla Santa Sede ma privo di sovranità poiché sottoposto
alla supremazia di essa. La Santa Sede può stipulare accordi internazionali virgola che sono
denominati concordati: il più rilevante sono i patti lateranensi.
Il sovrano ordine di Malta: istituito intorno al 1050, all'epoca delle crociate, a oggi sede a Roma.
esso svolge assistenza ospedaliera e attività caritative. possiede una propria soggettività
internazionale, anche se estremamente limitata e funzionale esclusivamente alle attività di
carattere assistenziale e umanitario. possiede personalità giuridica internazionale.
Il comitato internazionale della Croce Rossa: è un'istituzione relativamente moderna, fu istituito
nel 1863 in Svizzera come associazione privata dedita allo svolgimento di attività umanitaria nel
corso dei conflitti armati, oggi ha sede a Ginevra in Svizzera. Viene fondata da un cittadino svizzero
in seguito alla battaglia di Solferino, egli si ritrova di fronte a un campo di battaglia e vede i soldati
morire: con l'aiuto della popolazione solferina organizza dei soccorsi. Essa è dotata di limitata
soggettività internazionale; può stipulare trattati internazionali, in particolare accordi o
convenzioni conclusi con gli Stati; promuove la stipulazione di trattati multilaterali in materia di
diritto internazionale dei conflitti armati.

Capitolo 7: organizzazioni internazionali e Nazioni Unite


In epoca moderna gli Stati hanno sempre più avvertito l'esigenza di istituire particolari meccanismi
per facilitare la gestione di interessi comuni creando enti autonomi per il perseguimento di
determinati scopi lo svolgimento di specifiche attività. La creazione di tutti questi enti è avvenuta
su base volontaria attraverso la stipulazione di appositi trattati. Le organizzazioni internazionali
sono i soggetti più importanti dopo gli Stati. Esse sono associazioni di stati, con lo scopo principale
di cooperazione tra stati, occuparsi di mansioni che gli Stati non sono in grado di svolgere
individualmente.
Le prime organizzazioni internazionali furono istituite a cavallo tra il XIX e XX, erano piuttosto
rudimentarie. Con la fine della prima guerra mondiale si assiste invece al tentativo di creare
organismi con competenze di più ampia portata, come la Società Delle Nazioni che fu istituita con
il trattato di Versailles del 1919, che costituisce la prima organizzazione internazionale. Dopo la
seconda guerra mondiale il processo di creazione di organizzazioni internazionali si è intensificato.
Le organizzazioni internazionali sono costituite da un segretario permanente; un organo
assembleare, che si riunisce periodicamente; un organo esecutivo. Non a tutte può essere
riconosciuta la soggettività internazionale, giacché quest'ultima dipende dall’idoneità dell’ente di
agire sul piano internazionale in maniera autonoma e indipendente. Occorre quindi verificare se gli
Stati membri abbiano anche attribuito adesso le competenze necessarie per lo svolgimento
effettivo di quelle funzioni; inoltre occorre che l'organizzazione agisca effettivamente in maniera
autonoma e indipendente dagli Stati membri.
Per quanto riguarda le norme: esse hanno il potere di stipulare trattati internazionali accordi di
sede, trattati concernenti le attività proprie dell’organizzazione, accordi con altre organizzazioni
per il coordinamento delle rispettive attività; godono poi dell’immunità della giurisdizione civile
degli stati; il diritto alla protezione dei propri funzionari da parte degli stati in cui tali funzionari si
trovino a svolgere le proprie mansioni.
L'Onu ad oggi è l'unica organizzazione internazionale a vocazione universale cui è affidata
un'ampia competenza: interviene e tratta delle più svariate questioni e dà vita a strutture
organiche o istituzionali nei diversi settori di attività che sono senza precedenti nelle relazioni
internazionali. E’ il più importante attore globale non statale.
I PRINCIPI FONDAMENTALI DEL DIRITTO INTERNAZIONALE CONTEMPORANEO
E’ possibile affermare che il diritto internazionale classico fosse fondato su 3 principi generali: libertà,
uguaglianza, effettività. Questi tre postulati sintetizzano l’atteggiamento permissivo del diritto
internazionale classico, basato sul laissez-faire: gli Stati sono liberi di adottare qualsiasi
comportamento, nel rispetto di alcune regole del gioco.
Questi principi sono sette:
1. Principio dell’uguaglianza sovrana degli Stati: che qualifica il carattere paritario orizzontale
ed anorganico della Comunità internazionale. Comporta per ciascuno Stato: a) l’uguaglianza
sovrana dal punto di vista giuridico; b) il godimento pieno dei diritti inerenti alla sovranità; c)
l’obbligo del rispetto della personalità degli altri Stati; d) l’inviolabilità della sua integrità
territoriale ed indipendenza politica; e) il diritto di scegliere e sviluppare in piena libertà il proprio
sistema politico, sociale ed economico; f) l’obbligo di adempiere in buona fede agli impegni
internazionali e di vivere in pace con gli altri Stati.
A. La sovranità include i seguenti poteri e diritti:
a) Il potere di stabilire l’autorità su un territorio e una popolazione ivi stanziata. Questo potere è
anche chiamato “giurisdizione” o giurisdizione territoriale.
b) Il diritto di pretendere che nessuno Stato possa ingerirsi negli affari interni di un altro Stato.
c) Il potere di utilizzare liberamente e di disporre del proprio territorio e nelle sue risorse naturali.
Ogni Stato ha il diritto esclusivo di usare il proprio territorio e le relative risorse naturali e
condurre tutte le attività che possano essere necessarie a beneficio della popolazione che vive
nel paese.

2. Principio di non ingerenza / non intervento negli affari interni degli altri Stati
Si tratta di un altro principio del diritto internazionale classico legato alla nozione di sovranità statale, di
cui è un corollario. È designato ad assicurare il rispetto dei membri della comunità internazionale. Tale
principio include alcune regole specifiche:
a) Il divieto d’interferire nell’organizzazione politica di uno Stato sovrano. Uno Stato ha l’obbligo di
non ingerirsi nella vita politica di un altro Stato;
b) Obbligo di astenersi dal sostenere attività che possano essere pregiudizievoli per gli altri Stati;
c) In caso di disordini civili all’interno di uno Stato, il principio di non-intervento comporta l’obbligo
per gli altri Stati di astenersi dal prestare assistenza agli insorti. Questa regola, intesa in
maniera assoluta in passato, è stata però parzialmente abbandonata, in ragione di due
limiti fondamentali posti dal rispetto dei diritti umani e dal principio di autodeterminazione
dei popoli.

3. Divieto di minaccia e uso della forza


Questo principio costituisce l’obiettivo supremo della Carta delle Nazioni Unite, che prevede una messa
al bando della forza armata. Non solo l’uso della forza è proibito, ma lo è anche la minaccia di usare la
forza. L’uso della forza economica non è proibito, ma forme estreme di coercizione economica
potrebbero comunque essere considerate minacce alla pace e pertanto proibite.
Il divieto di minaccia e uso della forza è pressoché assoluto, poiché conosce solamente due eccezioni: 1)
il diritto di legittima difesa e 2) il sistema di sicurezza collettiva rappresentato dalle misure decise dal
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

4. Obbligo di soluzione pacifica delle controversie: prevede


a. Un obbligo per gli Stati di risolvere le controversie in buona fede;
b. Un obbligo di provare vari mezzi di soluzione disponibili;
c. Libertà di scelta dei procedimenti e metodi di soluzione possibili (consenso delle parti);
d. In caso di fallimento di un metodo, obbligo di continuare a cercare una soluzione pacifica alla
controversia (never-ending obligation);
e. Obbligo di astenersi da qualsiasi comportamento che potrebbe aggravare la situazione,
minacciando pertanto il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.

5. Principio di autodeterminazione dei popoli


Autodeterminazione di popoli è principio democratico che fa appello al consenso dei governati, i quali
hanno il diritto di dire la loro in tema di governo. Nel diritto internazionale è possibile distinguere tra: a)
autodeterminazione interna e b) autodeterminazione esterna.
a) Autodeterminazione interna: qualsiasi minoranza o gruppo etnico ha diritto
all’autodeterminazione interna, cioè “a perseguire, all’interno di uno Stato esistente, il proprio
sviluppo politico, civile, economico o culturale”.
b) Autodeterminazione esterna: cioè a lottare per ottenere l’indipendenza. Se un gruppo gode del
diritto all’autodeterminazione esterna:
i. Lo Stato oppressore ha il dovere di permettere il libero esercizio dell’autodeterminazione;
ii. Il popolo oppresso è intitolato a lottare per l’indipendenza;
iii. Gli altri Stati hanno l’obbligo di astenersi dal sostenere lo Stato oppressore e possono
invece sostenere il popolo oppresso nella sua lotta (no assistenza militare).

6. Diritto / dovere di cooperazione


Gli Stati hanno il dovere di cooperare reciprocamente, quali che siano le differenze dei loro sistemi politici,
economici e sociali, nelle diverse sfere delle relazioni internazionali, al fine di mantenere la pace e la
sicurezza internazionale e promuovere la stabilità e il progresso economico, il benessere generale delle
nazioni. Tale cooperazione dev’essere libera da ogni forma di discriminazione.
A questo fine, gli Stati hanno il dovere di:
- cooperare reciprocamente al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale
(individualmente o nel quadro nelle N.U. o delle organizzazioni internazionali regionali);
- cooperare alla promozione del rispetto universale dei diritti umani e delle libertà fondamentali
per tutti, all’eliminazione di qualsiasi forma di discriminazione e di intolleranza religiosa;
- condurre le loro relazioni nei campi economico, sociale, culturale e tecnico in conformità coi
principi della Carta ONU;
- Gli Stati membri delle NU, hanno il dovere di prendere congiuntamente o individualmente, in
cooperazione con le NU, le azioni decise in conformità alla Carta ONU.
7. Principio della buona fede: implica per ogni Stato:
- il dovere di adempiere in buona fede agli obblighi assunti in conformità alla Carta ONU;
- il dovere di adempiere in buona fede gli obblighi derivanti dai principi e dalle norme
generalmente riconosciuti del diritto internazionale;
- In caso di contrasto tra gli obblighi derivanti da accordi internazionali e gli obblighi derivanti dalla
Carta per i membri delle Nazioni Unite, prevarranno questi ultimi (art. 103 Carta ONU).

Capitolo 8: individui e altri enti non statali


Per tutta la prima fase di sviluppo della società internazionale le individui erano considerati come oggetti o
beneficiari di norme internazionali. La situazione oggi è cambiata grazie al diffondersi e al consolidarsi della
dottrina dei diritti umani che ha portato al riconoscimento di una soggettività internazionale degli individui.
Esistevano delle norme che disciplinavano il trattamento degli individui per tutelare interessi ben precisi
degli stati nei loro rapporti reciproci: come, ad esempio, i trattati sull’abolizione della schiavitù e i trattati
stipulati per la tutela dei lavoratori, che erano dettati dalla necessità di tutelare specifici interessi economici
degli stati. L'unico settore in cui sorgeva il problema del possibile stato giuridico internazionale degli
individui comprendeva la pirateria virgola che consiste nella commissione in alto mare di atti illeciti di
violenza, detenzione contro un'altra nave o contro le persone a bordo.
Un momento di svolta fu nel 1945, la costituzione del Tribunale Militare Internazionale di Norimberga, per
la punizione dei maggiori crimini di guerra della seconda guerra mondiale.
L’AG delle Nazioni unite si adoperò per dare certezza normativa a questo nuovo modo di concepire
l'individuo nelle relazioni internazionali. Adottò due strumenti di portata storica: la convenzione sul
genocidio, confermava l'esistenza di una particolare categoria di condotte individuali punibili in virtù del
diritto internazionale ed imponeva agli stati di prevenire e punire la commissione di tali atti; dall'altro lato la
dichiarazione universale dei diritti umani adottata nel 1948, che contiene il primo catalogo internazionale
dei diritti umani che ha costituito la prima bussola per orientare i comportamenti statali nei rapporti con i
propri cittadini.
Il diritto di ricorso individuale: sono stati stipulati numerosi trattati che impongono agli stati di garantire
determinati diritti a tutti gli individui sottoposti alla propria giurisdizione, questi trattati attribuiscono
all'individuo un diritto di ricorso davanti o comitato di esperti, che siedono a titolo individuale per
lamentare la violazione dei diritti convenzionalmente garantiti. Questo diritto incontra però alcuni limiti, in
quanto si tratta di un diritto di tipo procedurale, consistente nel diritto di avviare un procedimento davanti
ad un organo internazionale; il ricorrente non ha titolo per partecipare al procedimento internazionale; una
volta che l'organo internazionale si è pronunciato, il ricorrente è lasciato nelle mani dello Stato accusato; le
procedure non si concludono con l'emancipazione della sentenza vera e propria ma con un rapporto che
esprime il punto di vista dell' organo internazionale.
crimini internazionali: condotte che sono spesso poste in essere da organi dello Stato o con la loro
partecipazione, si tratta di: crimini di guerra, crimini contro l'umanità, atti di genocidio, atti di aggressione,
tortura. A partire dagli anni 90 si è assistito alla creazione dei tribunali penali internazionali ad hoc, i quali
procedono contro gli individui in base a norme penali internazionali; con l'istituzione di questi organismi
l'ordinamento internazionale ha cominciato a farsi direttamente carico della popolazione di alcune
categorie di crimini internazionali e si tratta di un elemento importante sotto lo stretto profilo giuridico. Ciò
che più importa è che certe condotte criminose non possano restare impunite e che l'individuo che le ha
poste in essere debba risponderne penalmente. Il 17 luglio 1998 viene adottata la Corte penale
internazionale, un'organizzazione internazionale indipendente, la cui giurisdizione può essere attivata da
uno stato parte essa è limitata alle persone fisiche accusate di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e
genocidio, perché commessi sul territorio di uno stato parte o da un cittadino di uno stato parte.
Enti non statali
Le imprese multinazionali: si tratta di un ente economico che opera in più di un paese, sono
economicamente molto potenti; possono essere anche di un raggruppamento di enti economici che
operano in due o più paesi. Ciò che è importante è il dato economico. Il loro potere economico si ripercuote
spesso sul potere politico, inoltre appaiono destinatari di diritti. Nonostante il rilevante impatto politico ed
economico gli Stati sono riluttanti a riconoscere loro alcuna forma di soggettività internazionale, il dibattito
è ancora aperto. In ogni caso, occorrono meccanismi internazionali per la tutela dei diritti umani.
Le organizzazioni non governative: sono associazioni private di varie tipologie e create in base al diritto
interno degli stati: alcune sono definite internazionali per la loro composizione o per il campo d'azione.
Sono composte da persone fisiche o giuridiche private. Svolgono un'attività internazionale senza fine di
lucro, hanno l'obiettivo di influenzare o modificare l'operato degli stati o di altri soggetti di diritto
internazionale. Esse rappresentano le tendenze della società civile, assumono la nazionalità del paese in cui
sono costituite e vengono create attraverso atti di diritto interno come organizzazioni private nazionali.

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