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L’ordinamento giuridico nazionale disciplina la condotta degli Stati ed ha 3 principali funzioni organizzative:
Stato: la comunità internazionale è una comunità di uguali denominata Stato. Nel diritto internazionale
lo Stato si definisce come l’insieme di 3 elementi: popolo, territorio, autorità di governo. Quando
sussistono tutti e tre gli elementi contemporaneamente siamo in presenza di uno Stato. Lo stato è quell'
ente che esercita rispetto alla sua popolazione e rispetto al territorio prerogative sovrane. La sovranità
è l'elemento che caratterizza lo stato nel diritto internazionale. Uno Stato è un ente sovrano quando ha
il potere di escludere dal suo territorio il potere sovrano di altri Stati.
-Autorità di governo: esercita il potere sovrano, è importante perché è il governo che pone in
essere le regole internazionali. Da un lato fa le norme (nell’ambito della funzione normativa)
dall’altro può eventualmente anche violarle, e da questo deriva il fenomeno che si definisce
fatto illecito. Il fatto illecito di uno Stato porta ad una sua responsabilità internazionale. Lo
stato è internazionalmente responsabile dei fatti illeciti che ha commesso, perché un fatto
illecito significa aver letto il diritto di un altro Stato, il quale chiederà un risarcimento.
-Territorio: nel diritto internazionale lo Stato non ha il territorio, lo Stato è il territorio. Il
territorio rappresenta quella porzione di spazio nel globo terrestre entro il quale lo Stato
esercita le proprie competenze sovrane. Il territorio è la fonte dell’origine delle competenze
statali.
-Popolo: è costituito dalla massa di individui che sono uniti allo Stato dal vincolo della
cittadinanza. Accanto al popolo esiste anche un altro ente che somiglia alla popolazione, fa
parte della popolazione: la minoranza etnica. Il principale dei diritti goduti dal popolo è il
diritto all’autodeterminazione. Il diritto all'autodeterminazione dei popoli è effettivamente il
tentativo di realizzare il modello di sviluppo economico sociale e culturale di un popolo. La
definizione di autodeterminazione si trova in due trattati internazionali: il patto
internazionale sui diritti civili e politici, e il patto internazionale sui diritti economici,
sociali e culturali.
-Minoranza etnica: la minoranza etnica è una componente della popolazione dello Stato però
si diversifica dalla maggior parte della popolazione italiana perché non condivide lingua,
cultura, religione, tradizioni etc. Nel diritto internazionale è un’entità protetta. Il diritto goduto
dalla minoranza etnica è il diritto di preservare il godimento della propria lingua e delle proprie
tradizioni.
Trattati internazionali
La consuetudine internazionale
Principi generali del diritto
I trattati internazionali, sono strumenti di diritto scritto. Può essere bilaterale (riguarda due stati) o
multilaterale (riguarda molti stati). Lo strumento che disciplina la vita di un trattato è contenuto nella
convenzione di Vienna sul diritto dei trattati. È un trattato sui trattati. Quindi tutte le norme che riguardano il
procedimento di formazione dei trattati sono contenute in un trattato che è stato firmato Vienna nel 1969. Il
trattato è definito all'articolo 2 della convenzione di Vienna sul diritto dei trattati. Secondo la norma un trattato
è un accordo internazionale concluso tra stati in forma scritta, disciplinato dal diritto internazionale, qualunque
sia la sua denominazione. Ogni Stato purché si sia formato regolarmente, ha la capacità giuridica di concludere
dei trattati (art.6). Quando si conclude un trattato internazionale bisogna distinguere dei passaggi: Il ministro
plenipotenziario quando negozia esibisce un documento denominato “pieni poteri”. Ci sono alcune figure
esentate dall’obbligo di presentare i pieni poteri che sono: il Capo dello Stato, il Capo del Governo, il Ministro
degli Esteri e l’ambasciatore. I plenipotenziari si riuniscono in un posto chiamato conferenza diplomatica, che
adotta il trattato e poi lo autentica (mettere una sigla). Il passaggio più importante è il consenso che è necessario
affinché il trattato possa produrre effetti giuridici. Il consenso si esprime in modo diverso a seconda che il
trattato sia bilaterale o multilaterale. Quando il trattato è bilaterale, il consenso si esprime attraverso un atto
denominato “firma”. Quando il trattato è multilaterale è preferibile applicare altri procedimenti (art.11) come
la ratifica o l’adesione (la Finlandia aderisce alla NATO).
Interpretazione oggettiva: è quella che riguarda l’analisi delle parole per come le parole sono scritte
Interpretazione soggettiva: è quella che si dà quando dall’interpretazione oggettiva non si riesce ad
desumere in modo chiaro il testo della norma. Questa attività è disciplinata all’art.42 e si fa ricorso ai
altri mezzi complementari di interpretazione
Interpretazione funzionale: è quella che riguarda lo scopo che le parti vogliono perseguire attraverso
il trattato.
Nella norma si parla di “contesto del trattato”, che è il trattato stesso, il preambolo, gli allegati.
La patologia del trattato internazionale riguarda tutte quelle cause che lo rendono invalido. Rendere
invalido un trattato significa ammettere che il trattato presenta dei vizi che sono tali da impedirne
l’efficacia giuridica.
All’art. 42 noi abbiamo disciplinate 3 categorie giuridiche:
Invalidità del trattato: è il fenomeno per cui degli elementi non sono validi e rendono il trattato
improduttivo di conseguenza giuridica. Il trattato è nullo.
Estinzione del trattato: il trattato è valido ma cessa di produrre effetti giuridici per circostanze che
non riguardano la sua validità.
Sospensione del trattato
All’art.43/44/45 della Convenzione di Vienna, sono indicati alcuni principi generali.
1. Principio di tipicità: uno Stato può domandare l’invalidità o l’estinzione di un trattato solo in base
alle norme della convenzione di Vienna. Tipicità perché le cause sono tipiche
2. Principio di divisibilità: le cause di invalidità e di estinzione sono indivisibili, colpiscono tutto il
trattato
3. Il diritto di uno stato di invocare una causa di invalidità non è assoluto, quindi non si può fare valere
se uno stato ha esplicitamente accettato di riconoscere le cause di invalidità.
Cause di invalidità
La prima causa di invalidità è prevista all’art. 48 della convenzione di Vienna e riguarda l’errore.
L'errore è una falsa conoscenza della realtà. L’errore non è scusabile.
Altre due cause sono previste all’art. 51\52. La prima ci dice che un trattato è invalido quando viene concluso
attraverso la minaccia dell’uso della forza su un diplomatico straniero (art.51). Mentre l’altra ci dice che la
violenza viene esercitata direttamente sullo Stato, quando si concretizza nella minaccia o nell’uso della forza
vietata nella Carta dell’ONU. L’art.2 della Carta ONU infatti dice che nel diritto internazionale l’uso della
forza armata contro uno Stato è proibita.
Art.46
È una norma che disciplina in parte il rapporto fra diritto internazionale e diritto italiano. Quando l’Italia
ratifica un trattato internazionale lo fa attraverso un procedimento che coinvolge il presidente della Repubblica,
il Parlamento e il governo. Secondo art. 80 della costituzione italiana quando l'Italia conclude un trattato in
alcune materie deve farlo attraverso la ratifica.
Controversie
C’è un particolare gruppo di controversie che riguarda l’interpretazione o l'applicazione delle norme più
fondamentali del diritto internazionale. Nel diritto internazionale quando uno stato vuole ricorrere a un giudice
può farlo solo se l'altro stato è d’accordo. Invece nel caso della procedura sancita dall'articolo 65 quando la
controversia riguarda l’interpretazione o l’applicazione di una norma di diritto cogente il principio del
consenso non gioca. Questa differenza c'è perché il diritto cogente tutela dei valori fondamentali.
La consuetudine
È uno strumento di diritto non scritto e vincola tutti gli stati. È costituita da due elementi: un elemento oggettivo
o materiale e un elemento soggettivo o psicologico.
L’elemento oggettivo valorizza la ripetizione costante e uniforme nel tempo di un certo comportamento dello
Stato. La durata di questo comportamento è stabilita dalla corte Internazionale di giustizia attraverso due
sentenze. La corte ha detto che non è necessario stabilire un lasso di tempo preciso all'interno del quale gli stati
si comportano sempre allo stesso modo, quindi può essere un lasso di tempo breve o lungo.
L’elemento soggettivo indica che questi comportamenti devono essere posti in essere con la consapevolezza
che sono vincolanti e obbligatori.
Dall’unione di questi due elementi che devono sussistere contemporaneamente nasce la consuetudine.
Nel caso dell’obiettore persistente, che è uno stato che nel momento in cui la consuetudine si forma, protesta
perché non vuole che la consuetudine gli sia applicata.
Quando parliamo di Sovranità dello Stato, parliamo anche di Immunità dalla giurisdizione.
Parlare di immunità della giurisdizione significa riconoscere allo Stato un diritto che questo Stato possiede da
sempre.
Si fa una differenza fra
immunità assoluta: applicata fin dal 900, dice che per qualunque atto posto in essere da uno Stato,
quello stesso Stato non può essere giudicato dai tribunali di un altro Stato.
Anche se a partire dal 900 questa regola risultava essere eccessiva, perché tutelava lo Stato anche da
quelle attività che lo stesso poneva in essere come operatore privato. Quindi lo Stato veniva messo in
una posizione superiore rispetto ai privati. Quindi si è fatta una distinzione fra atti che meritano
l’immunità assoluta e atti che non lo meritano.
Gli atti che meritano l’immunità assoluta sono quelli che lo Stato pone in essere come ente sovrano
(attività delle forze armate, caso Calipari)
immunità relativa.
Rapporto fra immunità assoluta dalla giurisdizione e la tutela dei diritti dell’uomo.
Questo problema si è posto in particolare dopo una sentenza della corte di Cassazione italiana, la sentenza
Ferrini. Ferrini era un soldato italiano. Subito dopo l'8 settembre 1943 (data dell’armistizio in cui il re dichiara
che l'Italia non può più proseguire la guerra, rompe l’alleanza con Hitler) l’esercito tedesco sequestra tutti i
soldati italiani che trova ed anche molti civili e li deporta in Germania sottoponendoli al lavoro forzato. Quindi
viene posta in essere una grande violazione dei diritti della persona. Succede che tanti anni dopo i parenti di
questo Ferrini decidono di fare un processo contro la Germania, portandola a giudizio davanti ai tribunali
italiani. La Germania per difendersi si appella all’immunità assoluta. I parenti del signor Ferrini non accettano
questa sentenza quindi vanno in Cassazione dove la situazione si ribalta, perché il giudice Adotta un giudizio
in cui fa valere la gerarchia delle fonti. La Germania non accetta questo giudizio e porta l'Italia davanti alla
corte Internazionale di giustizia.
Secondo l’articolo 94 della carta delle Nazioni Unite, la corte Internazionale di giustizia è l’organo
giurisdizionale più importante dell’ONU, ed è incaricato di risolvere le controversie tra gli stati. Lo fa
attraverso un atto chiamato sentenza, che è vincolante per le parti.
La Germania chiede alla corte di dichiarare che nel non riconoscere l’immunità dalla giurisdizione l’Italia
aveva violato una norma consuetudinaria, quindi aveva realizzato un fatto illecito.
Gli stati chiedono al giudice internazionale le conseguenze che derivano dal fatto illecito che principalmente
sono due:
-L’Italia deve cessare il fatto illecito
-L’Italia deve astenersi dal ricominciare questo fatto illecito
La corte da ragione alla Germania, perché dice che anche se la Germania aveva compiuto quegli atti bisognava
andare oltre la storia.
Il parlamento italiano dovendo rispettare la sentenza ha adottato una normativa secondo cui non si poteva più
porre in giudizio la Germania davanti ai tribunali italiani. Un giorno qualcuno ci riprova quindi davanti al
tribunale di Firenze Viene proposta un’azione contro la Germania. Il giudice di Firenze si rivolge alla Corte
Costituzionale sollevando una questione di legittimità costituzionale. La corte costituzionale adotta una
sentenza del 2014 dove dice che non solo la norma interna è costituzionalmente illegittima, ma che ad essere
costituzionalmente illegittima è la legge interna che sanciva l’ingresso dell’Italia nell’ONU. La corte dice che
è illegittima perché questa legge contiene una norma che rende obbligatorie per l’Italia le sentenze della Corte
Internazionale di Giustizia, quindi dichiarandola illegittima i tribunali italiani non sono più obbligati a
rispettarle.
La corte costituzionale per dichiarare l’illegittimità della legge si pone sotto il profilo della valutazione
gerarchica.
Quando si pone in essere una legge in contrasto con un trattato, la legge non può abrogare il trattato
internazionale perché altrimenti si porrebbe in essere un fatto illecito. Il rimedio a questa cosa è:
Tecnica della interpretazione conforme: quando il giudice si trova la norma interna successiva che
contrasta con quella precedente cerca di interpretare in modo conforme agli ordini internazionali.
Quando non riesce ad effettuare questa interpretazione chiama in causa la Corte Costituzionale e gli
chiede di annullare la legge interna per contrasto con l’art.117 della Costituzione.
Non solo lo stato può concludere un trattato internazionale ma anche le regioni (sia a statuto ordinario che
speciale)
Tradizionalmente la persona umana nel diritto internazionale, non era considerata un soggetto di diritto fino
al 1945. Questo significava che lo Stato poteva disporre a proprio piacimento dei diritti fondamentali della
persona. Nel 1945 succede che viene creata l’ONU, che è un trattato internazionale, in cui all’art.1 leggiamo
che tra i fini delle nazioni unite c’è quello della promozione e della salvaguardia dei diritti fondamentali della
persona.
Dal punto di vista giuridico dobbiamo distinguere atti che hanno un valore vincolante da atti che non hanno
un valore giuridicamente vincolante.
Quanto maggiore è l’adesione degli stati ad un trattato internazionale sui diritti dell’uomo, tanto meno effettiva
è la tutela.
Si fa una distinzione fra universalismo e regionalismo dei diritti umani.
Universalismo vuol dire che molti stati appartenenti ad una comunità universale sono legati da un trattato.
Il regionalismo consiste nel fatto che molti meno stati sono legati da un trattato e però quegli stati sono affini
dal punto di vista ideologico, culturale, politico e soprattutto giuridico.
Il processo di Norimberga vuole costituire una risposta della comunità internazionale a quelli che erano stati i
crimini commessi dal nazismo nei confronti della popolazione ebraica, quindi vengono messi alla sbarra i più
importanti criminali nazisti. Molti di questi verranno impiccati.
Nel diritto non si può processare chiunque senza individuare i capi d’imputazione, bisogna che ci sia un reato
previsto dalla legge penale. Questo in diritto si chiama principio di legalità.
I crimini per cui i nazisti venivano processati erano: il crimine contro la pace, il crimine di guerra, il crimine
contro l’umanità.
I nazisti si difesero in modo tecnico dicendo che questi crimini non erano previsti da nessuna legge e da nessun
trattato internazionale al momento dello scoppio della seconda guerra mondiale.
Crimine contro la pace: è un crimine commesso dall’uomo politico, perché è un crimine che significa
preparare una guerra di aggressione. Veniva definito nello statuto del tribunale di Norimberga. Questo
tribunale fu creato dalle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale con l’accordo di Londra.
I nazisti inoltre per difendersi dissero che il tribunale di Norimberga era illegittimo, perché composto solo da
giudici di alcune nazioni, quindi non poteva essere imparziale.
Questo argomento è un argomento giuridicamente giusto.
Crimini di guerra: tutti quei fatti che vengono compiuti dagli eserciti in lotta, contro la popolazione civile.
(Russia-Ucraina)
È crimine di guerra anche quello compiuto contro i prigionieri di guerra, che sono soldati appartenenti
all’esercito, alla marina etc.
Crimini contro l’umanità: è quel crimine che si realizza quando vengono uccise, deportate, sterminate delle
persone, non in modo singolo ma in modo massiccio. (Hitler/ebrei).
Questi crimini oggi sono stati inseriti nello statuto della corte penale internazionale.
Da questa nozione si passa poi alla nozione di genocidio.
Crimine del genocidio: c’è un trattato internazionale che disciplina il genocidio che si chiama convenzione
per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio. È un trattato adottato nel 1948 ed entrato in vigore
nel 1951. Nella presente Convenzione, per genocidio si intende ciascuno degli atti seguenti, commessi con
l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religiose, come tale:
a) uccisione di membri del gruppo;
b) lesioni gravi all'integrità fisica o mentale di membri del gruppo;
c) il fatto di sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione
fisica, totale o parziale;
d) misure miranti a impedire nascite all'interno del gruppo;
e) trasferimento forzato di fanciulli da un gruppo ad un altro.
Se il crimine di genocidio è commesso da un privato cittadino, quindi da una persona civile, esso sarà punito
da un tribunale di uno Stato.
Se invece è commesso da un militare o un politico di alto rango, la punizione in principio è affidata ad un
tribunale penale internazionale. Il tribunale penale competente è la Corte penale internazionale. È un tribunale
indipendente, non si può accusare la Corte penale internazionale di imparzialità, perché è un tribunale istituito
con un trattato firmato da moltissimi stati della comunità internazionale.
Il tribunale è competente in alcune circostanze, non è sempre competente. È competente per esempio rispetto
ai cittadini di stati parti allo statuto (es. se un soldato italiano commette un crimine di guerra è giudicabile).
In diritto quando un soggetto pone in essere un comportamento che viola il diritto, si dice che questo soggetto
pone in essere un fatto illecito, quindi deve risponderne, perché non è giusto che questo fatto illecito che ha
provocato danni a terzi, non vada punito.
Questo concetto è noto come responsabilità.
Nel diritto internazionale succede la stessa cosa, solo che a compiere un fatto illecito sono gli Stati.
Le norme che disciplinano la responsabilità internazionale dello Stato sono denominate progetto di articoli
sulla responsabilità internazionale dello Stato. È stato predisposto dalla commissione di diritto internazionale
(organo dell’assemblea nazionale delle Nazioni Unite) ed approvato nel 2001.
All’art.1 del progetto di articoli leggiamo che ogni atto internazionale illecito comporta la responsabilità
internazionale dello Stato.
All’art.2 leggiamo che esiste un fatto internazionalmente illecito di uno Stato quando un’azione o un’omissione
può essere attribuita allo stato e costituisce una violazione di un obbligo.
Da questa norma si desume che gli elementi della responsabilità dello Stato sono due: un elemento soggettivo
(il fatto illecito è attribuito ad uno Stato) ed un elemento oggettivo (il fatto illecito internazionale consiste nella
violazione di un obbligo).
L’elemento soggettivo è disciplinato all’art.4, che ci dice che il fatto illecito deve essere posto in essere da un
organo dello stato, nonché una persona oppure un ente che ricopre questa posizione secondo il diritto interno
dello stesso stato.
L’elemento oggettivo è disciplinato all’art.12 che dice che si ha una violazione di un obbligo internazionale
quando il comportamento dello stato non è conforme a quanto gli è richiesto da quella norma.
Al principio generale però (chi compie un fatto illecito deve risponderne), ci sono delle eccezioni.
Queste eccezioni si chiamano circostanze di esclusione dell’illiceità.
Questa materia è disciplinata dall’art 20 al l’art. 26 del progetto di articoli sulla responsabilità internazionale.
Art.20: la prima circostanza è il consenso. Se uno stato presta il consenso alla commissione di un determinato
fatto illecito nei suoi confronti, lo stato autore del fatto illecito non ne risponde.
Es. Se io sono lo stato A lo stato B fa entrare il suo esercito nel mio stato, chiaramente è un fatto illecito perché
viola la norma fondamentalmente relativa alla sovranità territoriale. Però se io stato A ammetto questa cosa,
dò il mio consenso, automaticamente questo fatto illecito non sussiste.
Art.21: disciplina la legittima difesa come causa di esclusione dell’illiceità. La legittima difesa è disciplinata
all’art.51 della carta delle Nazioni Unite. La carta ONU nell’art 2 paragrafo 4 vieta la minaccia o l’uso della
forza nelle relazioni internazionali, però se uno stato viene attaccato militarmente da un altro stato, secondo
l’art.51 questo stato ha il diritto di rispondere con la stessa forza armata. Quindi l’uso della forza per legittima
difesa costituisce la causa che esclude la responsabilità.
Contromisure:
Se uno stato adotta delle contromisure, lo stato non è responsabile di questa cosa.
Lo stato può rispondere ad una violazione di obblighi con una contromisura.
Questa possibilità è ammessa solo nel diritto internazionale, non in quello interno.
Art.23: la forza maggiore come causa di esclusione dalla responsabilità. La forza maggiore è un evento
imprevedibile al quale non è possibile sottrarsi ma che rende impossibile rispettare l’obbligo.
Art.24: estremo pericolo. Ipotesi simile all’art.23. Quando da una forza maggiore deriva una possibilità forte
di pericolo.
Guerra in Ucraina
La prima cosa da fare per cercare di capire se questa guerra è legittima nel diritto internazionale è qualificare
l’atteggiamento della Russia e qualificare l’atteggiamento dell’Ucraina. L’atteggiamento della Russia è
sicuramente quello che nel diritto internazionale si definisce aggressione. L’aggressione è l’attraversamento
del territorio di uno stato da parte dell’esercito di un altro stato. Abbiamo già visto che esiste un articolo nella
carta delle Nazioni Unite che vieta l'uso della forza nelle relazioni internazionali, quindi la Russia ha violato
questa norma. Dall’altra parte ci deve essere necessariamente uno stato il cui diritto è stato leso, infatti c’è
sempre una corrispondenza fra diritti e obblighi. Il diritto dell’Ucraina che è stato leso è il diritto a consacrare
la propria autorità territoriale. L’Ucraina però gode del diritto di legittima difesa.
La legittima difesa è sancita all’articolo 51 della carta delle Nazioni Unite. Questo articolo dice che uno stato
ha il diritto di agire in legittima difesa quando è oggetto di un attacco armato. Quindi la legittima difesa è quel
comportamento che lo stato aggredito può porre in essere utilizzando l’uso della forza. La norma distingue due
ipotesi di legittima difesa:
Legittima difesa individuale: è la reazione armata dello stato aggredito
Legittima difesa collettiva: è la reazione armata di più stati della comunità internazionale che
soccorrono lo stato aggredito.
La norma dice che quando uno stato esercita il proprio diritto di legittima difesa collettivo tutte le misure che
adotta devono essere portate a conoscenza del consiglio di sicurezza.
In diritto quando un soggetto pone in essere un comportamento che viola il diritto, si dice che questo soggetto pone in
essere un fatto illecito, quindi deve risponderne, perché non è giusto che questo fatto illecito che ha provocato danni a
terzi, non vada punito.
Questo concetto è noto come responsabilità.
Nel diritto internazionale succede la stessa cosa, solo che a compiere un fatto illecito sono gli Stati.
Le norme che disciplinano la responsabilità internazionale dello Stato sono denominate progetto di articoli sulla
responsabilità internazionale dello Stato. È stato predisposto dalla commissione di diritto internazionale (organo
dell’assemblea nazionale delle Nazioni Unite) ed approvato nel 2001.
All’art.1 del progetto di articoli leggiamo che ogni atto internazionale illecito comporta la responsabilità internazionale
dello Stato.
All’art.2 leggiamo che esiste un fatto internazionalmente illecito di uno Stato quando un’azione o un’omissione può essere
attribuita allo stato e costituisce una violazione di un obbligo.
Da questa norma si desume che gli elementi della responsabilità dello Stato sono due: un elemento soggettivo (il fatto
illecito è attribuito ad uno Stato) ed un elemento oggettivo (il fatto illecito internazionale consiste nella violazione di un
obbligo).
L’elemento soggettivo è disciplinato all’art.4, che ci dice che il fatto illecito deve essere posto in essere da un organo dello
stato, nonché una persona oppure un ente che ricopre questa posizione secondo il diritto interno dello stesso stato.
L’elemento oggettivo è disciplinato all’art.12 che dice che si ha una violazione di un obbligo internazionale quando il
comportamento dello stato non è conforme a quanto gli è richiesto da quella norma.
Al principio generale però (chi compie un fatto illecito deve risponderne), ci sono delle eccezioni.
Queste eccezioni si chiamano circostanze di esclusione dell’illiceità.
Questa materia è disciplinata dall’art 20 al l’art. 26 del progetto di articoli sulla responsabilità internazionale. Art.20: la
prima circostanza è il consenso. Se uno stato presta il consenso alla commissione di un determinato fatto illecito nei suoi
confronti, lo stato autore del fatto illecito non ne risponde.
Es. Se io sono lo stato A lo stato B fa entrare il suo esercito nel mio stato, chiaramente è un fatto illecito perché viola la
norma fondamentalmente relativa alla sovranità territoriale. Però se io stato A ammetto questa cosa, dò il mio consenso,
automaticamente questo fatto illecito non sussiste.
Art.21: disciplina la legittima difesa come causa di esclusione dell’illiceità. La legittima difesa è disciplinata all’art.51 della
carta delle Nazioni Unite. La carta ONU nell’art 2 paragrafo 4 vieta la minaccia o l’uso della forza nelle relazioni
internazionali, però se uno stato viene attaccato militarmente da un altro stato, secondo l’art.51 questo stato ha il diritto
di rispondere con la stessa forza armata. Quindi l’uso della forza per legittima difesa costituisce la causa che esclude la
responsabilità.
Contromisure:
Se uno stato adotta delle contromisure, lo stato non è responsabile di questa cosa. Lo stato può rispondere ad una
violazione di obblighi con una contromisura. Questa possibilità è ammessa solo nel diritto internazionale, non in quello
interno.
Art.23: la forza maggiore come causa di esclusione dalla responsabilità. La forza maggiore è un evento imprevedibile al
quale non è possibile sottrarsi ma che rende impossibile rispettare l’obbligo.
Art.24: estremo pericolo. Ipotesi simile all’art.23. Quando da una forza maggiore deriva una possibilità forte di pericolo.
Guerra in Ucraina
La prima cosa da fare per cercare di capire se questa guerra è legittima nel diritto internazionale è qualificare
l’atteggiamento della Russia e qualificare l’atteggiamento dell’Ucraina. L’atteggiamento della Russia è sicuramente quello
che nel diritto internazionale si definisce aggressione. L’aggressione è l’attraversamento del territorio di uno stato da
parte dell’esercito di un altro stato. Abbiamo già visto che esiste un articolo nella carta delle Nazioni Unite che vieta l'uso
della forza nelle relazioni internazionali, quindi la Russia ha violato questa norma. Dall’altra parte ci deve essere
necessariamente uno stato il cui diritto è stato leso, infatti c’è sempre una corrispondenza fra diritti e obblighi. Il diritto
dell’Ucraina che è stato leso è il diritto a consacrare la propria autorità territoriale. L’Ucraina però gode del diritto di
legittima difesa.
La legittima difesa è sancita all’articolo 51 della carta delle Nazioni Unite. Questo articolo dice che uno stato ha il diritto di
agire in legittima difesa quando è oggetto di un attacco armato. Quindi la legittima difesa è quel comportamento che lo
stato aggredito può porre in essere utilizzando l’uso della forza. La norma distingue due ipotesi di legittima difesa:
Legittima difesa individuale: è la reazione armata dello stato aggredito
Legittima difesa collettiva: è la reazione armata di più stati della comunità internazionale che
soccorrono lo stato aggredito.
La norma dice che quando uno stato esercita il proprio diritto di legittima difesa collettivo tutte le misure che adotta
devono essere portate a conoscenza del consiglio di sicurezza