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[Nome della società]

LEZIONI DI ISTITUZIONI DIRITTO PUBBLICO

[Sottotitolo del documento]


LEZIONI DIRITTO PUBBLIC0 28/02/2023

Iniziano 9:15- 10:45

Slide non pubblicate, solo su tutorato

Lezioni disponibili per 15 giorni

Psw: illari2020

infoidppavia@gmail.com, anche per correzione d’esame con voto >14

-Pisaneschi, Diritto Costituzionale

-Testo della Costituzione italiana, Statuto Albertino

ESAME:
- scritto, 3 domande risposta aperta (max 10p ciascuna), lode a discrezione

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01/03/2023

Definizione di diritto pubblico:


Studio della convivenza organizzata in un contrasto storico riconosciuto come Stato
Il diritto pubblico è un insieme di istituzioni giuridiche che portano alla convivenza. Le regole che porta il
diritto pubblico sono regole che rapportano l’autorità e gli associati.
(Associati perché i cittadini son quelli dotati della cittadinanza, non tutti gli associati godono di
cittadinanza)
Il Diritto Pubblico è organizzato dalle istituzioni organizzative che adottano regole giuridiche. Nel nostro
caso attuale l’organo preposto è il Parlamento.
(da ius, iugo iungere “tenere unito, legare”)
il diritto tiene insieme la convivenza organizzata in un contesto storico riconosciuto come Stato.
Poiché le regole le dà l’uomo, le regole possono cambiare: il diritto non è una scienza pura. Il diritto è un
tentativo di darsi delle regole per una convivenza organizzata. (Costituzione Francese del 1789-
Costituzione italiana del 1948) Il percorso non è lineare, ma può trovare delle rotture e delle fratture, “le
fratture costituzionali”

 Diritto costituzionale: Si occupa di studiare le regole che scaturiscono dalla costituzione (il quadro
entro il quale vengono proposte tutte le altre regole giuridiche)
-Nella nostra Costituzione: Principi fondamentali, diritti e doveri, organizzazione dello Stato
 Diritto Pubblico: Ha una parte del diritto amministrativo, come operano i ministeri, regioni, comuni,
come applicano regole e controlli.

(esempio caduta governo Draghi) Draghi rassegna le sue dimissioni, Cosa poteva fare il presidente della
Repubblica? -> Art. 88. Scioglie le camere (Chi è il presidente della Repubblica? È il capo dello Stato e
rappresenta l’unità nazionale), nuove elezioni, primo giro di consultazioni da parte del PDR *consuetudine
costituzionale*, conferisce a Meloni l’incarico, accetta senza riserva, presenta la lista dei ministri,
22/10/2020 giuramento nelle mani del presidente della Repubblica. Entro 10 giorni il governo si deve
presentare alle camere, ottiene la fiducia da entrambe le camere

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Governo di forma parlamentare:
La caratteristica saliente di questa forma è che si contempla una forma di fiducia dal Parlamento

Formato da:

 Corpo elettorale: Coloro che godono del diritto di voto, eleggono i partiti che compongono il
Parlamento.
 Parlamento: Insieme di Camera e Senato, organo di rappresentanza attraverso i Partiti
Mozione di fiducia: caratteristica saliente della forma parlamentare fatta dai leader dei
partiti politici. Nel caso della minoranza si ha più difficoltà a far passare leggi
Cosa comporta? Il Governo sarà sostenuto dalla maggioranza e potrebbe presentare un
disegno di legge sostenuto solo da questa. Più la maggioranza è forte più opererà
rapidamente ed efficacemente.

 Magistratura: è indipendente, non entra nei circuiti della forma di governo


 Corte costituzionale: dal 1948, ha il ruolo di controllo di costituzionalità (Nello Statuto Albertino
bastava una legge del parlamento per modificarla)
Nel caso delle Emergenze, il Consiglio dei ministri adotta il decreto-legge, si accantona un attimo il
parlamento a favore della legislazione del governo. Entra subito in vigore. (Caso Pandemia).

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02/03/2023

La Costituzione, dallo Statuto Albertino (1848)


alla Costituzione del 1948
Cos’è una costituzione?
>La costituzione è quell’insieme di norme che costituiscono il
fondamento di un ordinamento statuale.
È la tela sulla quale si innestano tutte le altre regole giuridiche.
Le costituzioni non ci sono da sempre negli ordinamenti statuali,
tranne alcune eccezioni come la Grecia, gli Stati nella loro
evoluzione storica iniziano ad avere un ordinamento effettivo dal
‘600; dopo la Rivoluzione francese e americana, negli ordinamenti moderni (>1700) è l’atto da cui
scaturiscono le regole giuridiche, da cui derivano diritti, doveri, attribuzioni di poteri e le rispettive regole.
Dal 1700 il movimento del costituzionalismo, facente parte della corrente Illuminista e precursore della
Costituzione francese e alla Costituzione americana, porta elementi che si sono radicati nella nostra idea di
democrazia classica:

 L’idea che la costituzione è alla base, “la Legge fondamentale dello Stato” della creazione dello
Stato,
 L’idea stessa di una costituzione scritta e verificabile,
 Il processo costituente per cui le costituzioni non sono più atti del singolo sovrano, ma dati dal
consiglio delle “Assemblee Costituzionali”,
 La rigidità della costituzione, cioè l’imposizione di conformazione delle altre forme giuridiche al
testo fondamentale
 L’impossibilità di modifica della stessa tramite tradizionali sistemi legislativi, se non con un processo
ad hoc,
 il controllo di legittimità costituzionale, nato dagli Stati Uniti.
Quando la costituzione non è posta al vertice delle fonti giuridiche la costituzione è detta flessibile, cioè
modificabile da un ordinamento del Parlamento, come nel regime fascista. Il regime politico in questo caso
può prevalere sul quadro dell’ordinamento statale.
La costituzione è anche un patto sociale, una tavola di valori, di idee e sentire di una società.
Si ha una distinzione tra la Costituzione formale, il testo scritto, e la Costituzione Materiale, cioè
l’interpretazione che ne segue dall’organo predisposto al controllo, che plasmano l’ordinamento. (esempio
articolo sulla tutela dell’ambiente, o art. 11 sulla guerra). La costituzione vivente è una via di mezzo.
A cosa serve?
La costituzione è un limite verso il potere dei governanti (principio cardine del costituzionalismo liberale)
“art.16 Dichiarazioni diritti uomo e del cittadino: Una società nei quali la garanzia dei diritti non è
assicurata, e i poteri non ben separati, non ha una costituzione”

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È difatti il vero e proprio fondamento della garanzia dei diritti. Saranno sempre presenti i criteri di
Separazione del potere e della tutela dei diritti.
L’esperienza del costituzionalismo porta ad un cambiamento sociale, economico e giuridico indirettamente
influenzato dal modello francese e americano. In questi paesi il cambiamento liberale è stato autoctono, da
noi è dovuta seguire alla parentesi fascista.

Elementi peculiari
Stabilità, Valori condivisi, Modello organizzativo dello Stato
Questi elementi nascono come strumenti di limitazione del potere del sovrano, per poi diventare elementi
di bilanciamento dei poteri dello Stato.

La Storia

Lo Statuto Albertino
Inizia ad avere effetti giuridici: Costituzione del Regno di Sardegna (4/03/1848 Approvata da Carlo
Alberto-1861)
Non furono le prime, ci furono delle precedenti costituzioni dopo i francesi, Le costituzioni Giacobine:
padana, cisalpina, partenopea ma tutto ciò non venne preso in considerazione da Carlo Alberto, approverà
questa carta su cui si fonda il regno d’Italia.
Poi diventerà adottata dal nascente Stato italiano: Costituzione del Regno d’Italia (1861-1948)
Caratteristiche:

 È una costituzione Scritta, scritta in italiano e in francese


 È una costituzione ottriata, concessa da un gruppo di consiglieri e approvata dal re, prevede
tuttavia una camera elettiva, dei Deputati, con rappresentanza molto effimera, e una camera di
nomina regale, il Senato.
 È una costituzione flessibile, non c’era un articolo che prevedesse un procedimento diverso per
una modifica costituzionale.
 È una costituzione breve, ma di lunga durata (1848-1948)
È una monarchia costituzionale, da cui parte un processo di assimilazione nazionale.
(salta parte formazione dell’Italia)
Legge 17 marzo 1861, numero 4671, nonostante entra nell’ordinamento del regno di Sardegna, si dà a
Vittorio Emanuele II il titolo di re d’Italia a sé e ai suoi successori.

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07/03/2023

Lo statuto albertino
È la carta tipica dello stato liberale e della forma di governo della monarchia costituzionale.
Struttura
Lo statuto albertino si struttura con:
1. Disposizioni relative alla corona, uso clausola “con affetto di padre”
2. Si riconoscono i diritti e doveri dei cittadini
3. Si costituisce la struttura dello stato con senato, camera e ministri
4. Le disposizioni relative all’organo giudiziario

Organizzazione dello Stato


Come detto quella della struttura albertina è tipica dello stato liberale, per via della costituzione scritta,
dell’indicazione di diritti e doveri tipici di quell’epoca, basata sull’economia liberista all’epoca al massimo
della sua espressione, come il diritto alla libertà individuale e il diritto di proprietà.
Cosa si intende per stato liberale? È uno stato in cui le disposizioni del governo non vanno ad incidere
l’individualità del singolo, se non in casi eccezionali. (in economia questo si traduce in una maggiore
separazione della politica dello stato)
L’organizzazione dello stato è sicuramente più complessa dello stato assoluto. In una monarchia
costituzionale il sovrano esiste ancora, ma le sue prerogative sono stabilite in una costituzione e a fianco al
suo operato lavora il Parlamento.
Si fonda sul re e il parlamento, mancano disposizioni sul governo e il presidente del consiglio
Il re: è il primo disciplinato dalla costituzione, ha poteri comunque sostanziali, è irresponsabile dei suoi
ministri
Bicameralismo imperfetto: il parlamento è distinto in due camere, elettiva e nomina regia, le funzioni sono
leggermente differenti
Tutela dei diritti
I diritti riconosciuti sono quelli tipici dello statuto liberale. Riguardo al principio di uguaglianza è formale,
“tutti i regnicoli sono eguali dinanzi alla legge” sono ammissibili alle elezioni civili e militari ma “salvo
eccezioni”, riserva di legge. Il principio di eguaglianza non è del tutto compiuto (diritto censitario, suffragio
solo maschile)

Con il 1861 Vittorio Emanuele II assume il titolo di Re d’Italia.

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Trasformazione con il regime fascista
Poiché non era prevista una procedura particolare per la modifica della costituzione, Mussolini riesce a
modificare a proprio piacimento la legge dello stato.
Vi sarà una vera e propria simbiosi tra il partito fascista e le alte cariche dello stato: Nel 1922 il sistema
liberale è in crisi (’29 e crisi usa), in Italia questo porta all’avvento del fascismo con la Marcia su Roma
28/10/1922.
Si accentrano i poteri, si cancellano i diritti, cancella l’istituzione parlamentare, si introduce la carta dei
fasci.
Lo statuto albertino è svuotato.
Questo regime finirà con un altro atto costituzionale. Il 25 luglio del 1943 si riunisce il Gran consiglio del
Fascismo, il governo, e si presenta un ordine del giorno per cui il re deve riprendersi il potere esecutivo.
Mussolini verrà fatto arrestare, non c’è più il parlamento.
Si vuole tornare allo statuto albertino, restaurazione monarchica, torna tutto come prima.
Si scioglie il gran consiglio, le camere dei fasci e delle corporazioni, si proporre di indire nuove elezioni per
le camere dei deputati.

08/03/2023

Iter storico corte di cassazione donna


1865-1919: fino a qui una moglie non aveva molti diritti riguardanti la proprietà privata senza il permesso
del marito. Da qui in poi intervengono le norme circa la capacità giuridica delle donne, si toglie
l’autorizzazione maritale, iniziano a poter esercitare di diritti, capacità di carriera e di ingresso nelle forze
armate
1948: Viene approvata la costituzione, nell’articolo 3 tutti i cittadini hanno parità sociale e sono uguali alla
legge, senza distinzione di sesso. Confliggeva con articolo 7 legge 1919. “tutti i cittadini posso accedere agli
esercizi pubblici senza distinzione di sesso, salvo particolari casi giuridici”.
1963: Articolo 7 viene dichiarato incostituzionale perché contro articoli 3 e 51. Ammissione della donna alla
magistratura, resta ancora esclusa alla carriera alla difesa militare

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Fascismo al governo
L’avvento del fascismo non avviene con un colpo di stato. Mussolini goderà di pieni poteri costituzionali
perché approvati dalla camera, fascistizzazione dello stato, una vera simbiosi tra stato e partito fascista,
soppressione delle istituzioni dello stato liberale. Non restano né i diritti né il parlamento, il governo è il
governo del capo dello stato affiancato dal consiglio del fascismo e dalla camera dei fasci e delle
corporazioni.
Lo stato è libero di disciplinare la totalità degli interessi individuali e collettivi. Il partito nazionale fascista è
l’unico capace di legiferare.
Nel 43 il regime fascista crolla, tra il 24 e 25 luglio c’è la riunione del gran consiglio del fascismo, progettata
da altri esponenti del partito fascista che volevano tradire mussolini. Furono presentati 3 ordini del giorno,
la posizione di mussolini presente in aula era molto traballante, solo il primo viene eseguito: Mussolini si
dimette.
Viene nominato il nuovo capo del governo, Badoglio, che restò al governo fino al 1944.
L’anno prima, nel 1943, viene firmato in segreto con gli alleati l’armistizio di Cassibile.
Nasce il Comitato di Liberazione Nazionale, verrà fatto nell’aprile 1944 Patto di Salerno con monarchia, si
decide di trovare mediazione per restaurare il paese si sospende la scelta tra la monarchia e la repubblica
fino alla fine della guerra.
Il 4 giugno del 1944 gli alleati entrano a Roma, viene liberata. Vittorio Emanuele III si ritira a vita privata,
nomina suo figlio Umberto II nuovo “luogotenente del Regno”. È un tentativo da parte della corona per
legittimarsi.
Viene nominato il primo governo di unità nazionale, governo Bonomi, presidente del CLN. Entra a far
parte l’esarchia, tutti e sei i partiti politici presenti nel CLN, (Democrazia cristiana, Democrazia del lavoro,
Partito comunista, Partito socialista, Partito d’azione, Partito liberale). È una coalizione di difficile
convivenza a favore di una transizione dell’ordinamento.

Intervengono due atti importanti


25 Aprile 1945, Liberazione: si elegge un parlamento, ma vengono istituiti il ministero per la costituente e
la consulta.
Il primo aiuta la formazione della costituente, la consulta invece è formata da ex combattenti, senatori e
partigiani consultati per gli atti dell’Assemblea costituente.
Dopo Parri si avrà il terzo governo unità nazionale con De Gasperi nuova costituzione provvisoria. Il 9
maggio 1946 Vittorio Emanuele II abdica, Umberto II diventa re d’Italia.

Le costituzioni provvisorie
Dopo la prima costituzione provvisoria del 1944, nel 1946 si avrà la seconda costituzione provvisoria. Le
due si integrano fra di loro, in particolare nella seconda si specificano alcuni aspetti e si attribuisce la scelta
tra monarchia e repubblica al popolo, da qui poi la scelta del sovrano infastidita di tare il potere al figlio
Umberto.
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Viene istituito con Parri il ministero per la costituente, per educare il popolo si incominceranno a
pubblicare periodicamente informazioni di questa in un’opera di divulgazione più ampia, si parla delle leggi
della costituente, dei partiti politici d’Italia e Gran Bretagna, e parallelamente a ciò ci sarà una raccolta
delle costituzioni, per farsi una conoscenza del costituzionalismo del 2 dopoguerra, vera e proprio opera di
divulgazione civica.

 2 giugno 1946: Referendum Istituzionale. Uomini o donne di almeno 21 anni d’età vanno a
votare. Scelta monarchia e repubblica ed elezioni Assemblea costituente. Per la prima
volta in Italia le donne votano, rappresentavano il 53% dei votanti. Vengono elette 21
donne elette all’Assemblea costituente.
La Costituzione sarà definita “scritta metà in latino e metà in russo”: democrazia cristiana e
sinistra 74,8% voti

 25 giugno 1946: Assemblea costituente si insedia, si decide che 756 persone insieme non
possono lavorare, viene eletta una commissione ristretta dei 75 Commissione per la
costituzione, presieduta da Meuccio Luini, suddivisa in 3 sottocommissioni che andranno a
scrivere il testo, una sui diritti civili dei cittadini, una sull’ ordinamento costituzionale,
l’ultima sui diritti e doveri economico-sociali dello Stato (cambia la concezione dei diritti).

 22 dicembre 1946: Approvazione del testo, mise la firma Enrico de Nicola, liberale,
“Possiamo firmare con sicura coscienza”.

 1° gennaio 1948: Entra in vigore la Costituzione Italiana (vacatio legis)

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09/03/2023

La Costituzione del ‘48


Con l’elezione del presidente della repubblica termina la fase di transizione, entra in vigore il nuovo testo
costituzionale.
Il nuovo testo è una costituzione
 Approvata con procedimento popolare
 Originaria: potere costituente e poi passa potere costituito, cioè con il potere delle istituzioni
 È la legge fondamentale delle leggi italiane
 È una costituzione rigida, si deve rispettare il testo della costituzione italiana in base al principio
gerarchico. La fonte subordinata non può contrastare con la fonte superiore. La costituzione può essere
modificata solo con una legge costituzionale. Viene istituito l’ordine della Corte costituzionale per
verificare le legislazioni.
 La costituzione prevedeva una serie di organi che andavano istituiti, questa attuazione non fu
immediata. L’Italia usciva dalla guerra, si doveva ricostruire tutto, con la guerra fredda i partiti DC e PCI
e PSI erano nemici. Non si può lavorare a pieno regime (la Corte costituzionale venne nel 1956).

Il nuovo testo si compone:


Quattro parti di ampiezza ineguale:

 1-12: Principi Fondamentali


 13-54 Diritti e doveri
 55-139 Ordinamento della repubblica
 Conclusioni e disposizioni transitorie finali

La sistematica della Costituzione Italiana


Aldo Moro: “Lo Stato è l’elemento di massima idea di socialità progressiva.”
(Istituzioni-> Formazioni Sociali-> Individuo)
Le basi della piramide rovesciata sono le istituzioni, lo stato è interventista, interviene a tutela
dell’individuo e dei suoi diritti. Viene completamente riformata l’idea liberale classica dello stato.
Questo principio entra in gioco con l’art 3: PRINCIPIO DI UGUAGLIANZA
Tutti i regnicoli sono uguali di fronte alla legge, salvo eccezioni – Statuto albertino.
Qui invece, nel nuovo testo la dignità è garantita a tutti senza distinzioni a cui viene garantita la tutela
sostanziale, il secondo comma dell’articolo serve ad affermare questo pensiero, è di movimento, tipico di
uno Stato interventista:
Art. 3 (…) è compito dello stato rimuovere ogni ostacolo (…) che limita la libertà dei cittadini.
Sono integrate le ideologie di cattolici e di centristi e di sinistra.

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La modifica della Costituzione
La costituzione non è solo un testo scritto, la costituzione è ciò che si vive.
L’applicazione della costituzione avviene grazie alla Corte costituzionale, è costantemente adattata agli usi
e costumi attuali.
Esempi:

 Legge 261 del 21 ottobre 2020: Revisione per numero parlamentari (con referendum)
 Legge Costituzionale 18 ottobre 2021: Elettorato senato a 18 anni
 Legge Costituzionale 8 febbraio 2022: Tutela dell’ambiente tra diritti fondamentali

Nel momento in cui si decide di modificare la costituzione entra in gioco il Potere costituente (colui che dà
forma all’ordinamento) una volta che il nuovo testo è stato adottato questo si esaurisce. È un potere
straordinario, irripetibile ma non del tutto privo di vincoli giuridici.
(Il vincolo del potere costituente italiano del 46 era quello della scelta popolare a favore della Repubblica.)
La costituzione è inoltre

 Antifascista
 Lunga
 Convenzionale o tripartita
Differente procedimento modifica
Statuto Albertino: era sufficiente una legge del parlamento per la sua modifica, lo statuto era pari ordinata
alla legge ordinata, non prevedeva nessuna reazione ad una violazione di esso.
Costituzione del ‘48: rigida, modifica con procedimento aggravato, grado sovraordinato, se le leggi
ordinarie in conflitto con costituzione sono illegittime e devono essere sottoposte a controllo da parte della
corte.

Articolo 138

Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da


ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e
sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda
votazione [cfr. art. 72 c.4].

Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare [cfr. art. 87 c.6] quando, entro tre
mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o
cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è
promulgata [cfr. artt. 73 c.1, 87 c.5 ], se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.

Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da


ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.

I progetti di revisione costituzionale devono essere deliberati dalla camera e dal senato e tra le due
deliberazioni devono passare almeno 3 mesi. (Prima vota una camera poi 3 mesi dopo entrambe insieme).

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Le maggioranze richieste determinano 3 ipotesi:

 Se nella seconda deliberazione votano a maggioranza assoluta e anche dei 2/3 (dei deputati e dei
senatori), diventa legge il progetto di revisione. (In genere non bastano i voti della maggioranza ma
di una coalizione intera.)

 Nella prima deliberazione, secondo l’Art. 64 della costituzione (come operano le camere, come
lavorano, comma 3:
“Per votare le leggi di revisione devono essere presenti almeno la metà+1 del totale e devono
essere approvate dalla metà+1 dei presenti), se già qui non si raggiunge la maggioranza il
procedimento di revisione si ferma.

 Se il progetto di revisione costituzionale è approvato dalla maggioranza assoluta delle camere, ma


non dai 2/3, è pubblicato ma a fini notiziari, si fa partire eventualmente il procedimento per un
referendum costituzionale per quel progetto di legge. Il referendum può essere richiesto da 500k
elettori, 1/5 dei componenti di ciascuna camera e da 5 consigli regionali. La legge sottoposta a
referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Qualora invece
non venisse indetto il referendum, il progetto di revisione verrebbe tacitamente approvato.

14/03/23

Il referendum è un referendum costituzionale. Può succedere che un istituto si muova a favore del
referendum per far sì che il popolo confermi tale riforma.
La legge non è approvata dopo il referendum se non confermata dalla maggioranza
dell’adempimento.
Se la maggioranza dei voti del referendum sarà a favore si andrà per la revisione costituzionale,
altrimenti contro.

Limiti alla revisione


Fino a che punto posso usare l’Art.138?
Non si può modificare il 138 stesso, sono state introdotte tuttavia alcune riforme sostanziali.
Quando una modificazione è legittima e quando non lo è?

 Art. 139: “La forma repubblicana dello Stato non può essere soggetta a modifica costituzionale”
la monarchia o altro piò avvenire solo con un'altra costituzione.

 Interpretazione della Corte costituzionale


La Corte costituzionale si è cimentata su questo articolo.
“1988: con la repubblica ci deve essere anche la democrazia e altri principi affini”
(dopo la modifica all’articolo nove possono essere soggetti a modifica costituzionale se vanno ad
ampliare la tutela di questi principi”

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16/03/23

Cos’è lo Stato?
È una forma di organizzazione del potere, esercita forza legittima in un determinato territorio.
È un ordinamento a fini generali, può assumere come proprio qualsiasi fine.
Con la nascita dello stato moderno (13-14 secolo, con la crisi del sistema feudale) nasce lo stato come lo
intendiamo tutt’ora.
Il sistema feudale
Il sistema feudale è caratterizzato da una sovranità divisa in pluralità frazionate che agiscono come
autonomi centri di poteri, giurano fedeltà a dei signori a loro volta organizzati in una gerarchia territoriale.
Tali signori esercitavano il potere per la difesa del patrimonio, in cambio della sottomissione i contadini
ottenevano protezione e terre.
Il sistema feudale entra tuttavia in crisi: ad un certo punto più centri autonomi entrano in contrasto fra di
loro, si arriva ad una successione infinita di guerre, saccheggi e miserie.
Tra i teorici dello stato moderno: Thomas Hobbes.
Lui inizia a parlare di Stato di Natura: gli uomini sono naturalmente tutti uguali, la differenza fra loro non è
considerevole, ma è proprio questa uguaglianza che genera il conflitto.
In questo conflitto sono 3 le principali cause di contesa: rivalità, diffidenza ed orgoglio.
Il problema è che in una società dove tutti sono uguali e tutti lottano per la supremazia, senza una fonte
forte di potere si finisce per l’autodistruzione. L’uomo, quindi, passa dall’autosufficienza ad una
accettazione di convivenza, divisa in due momenti: pactum societatis (patto tra le persone per la
convivenza sociale) e il pactum subiectionis (cedono parte della loro libertà ad un ente superiore che
esercita il potere).
Da questo contratto sociale nasce il Leviatano (lo stato come lo intende Hobbes), nasce ossia con il
trasferimento della libertà dall’uomo ad un ente superiore. La moltitudine unita si chiama Stato.

Diverse accezioni dello Stato:

 Stato-apparato: carattere impersonale e funziona sulla base di regole oggettive, (stato


organizzativo-burocratico), ma chiaramente la burocrazia necessita delle persone stesse per farla
funzionare, ma essendo le persone sostituite facilmente, è necessario che lo Stato esista a
prescindere dalle persone che lo fanno funzionare, la burocrazia oggettiva è dunque indispensabile.
 Stato-Persona: riconosce la persona giuridica (la persona fisica è chiunque, quella giuridica
riconosce diritti e doveri a delle entità), ed esercita una capacità ad agire (l’esercizio attivo della
capacità giuridica, esercitare diritti e adempiere doveri) attraverso i propri organi (parti di un
apparato)
 Stato-ordinamento: Stato come ordinamento giuridico, esercita la supremazia in tutti i soggetti di
un popolo, in un determinato territorio e in modo esclusivo (sovranità).

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SOVRANITA’

POPOLO TERRITORIO

Il POPOLO
È quell’insieme di persone fisiche e giuridiche riconosciute dallo Stato. È diverso dal concetto di Nazione,
che è invece il complesso di soggetti legati tra di loro da alcuni fattori in comune (lingua, storia, religione,
ecc.). Non è neanche uguale al concetto di POPOLAZIONE, che è quelle insieme di persone che risiedono
nel territorio dallo stato a prescindere del legame di CITTADINANZA.
(La cittadinanza indica il rapporto tra l’individuo e lo Stato, la sua appartenenza di questo allo Stato. È uno
status, lo status civitatis, a cui si riconoscono tutta una serie di diritti e di doveri.)
Fonti della Cittadinanza.

 In base all’ Art.22 nessuno può essere privato della cittadinanza per motivi politici.
 Legge 91 del 1992: acquisto di cittadinanza: ius sanguinis (cittadinanza al figlio anche adottivo se
padre o madre hanno la cittadinanza, a prescindere dal luogo in cui nato.) & ius soli (acquista la
cittadinanza italiana il figlio nato in Italia da genitori apolidi o ignoti che vengono da un paese la cui
legge non permette di trasmettere la cittadinanza)
 Trattato di Maastricht, si riconosce la cittadinanza europea.

Acquista la cittadinanza:

 Lo straniero che abita in Italia senza interruzioni fino al compimento della maggiore età è
necessaria la richiesta entro 1 anno il compimento di tale età.
 Su istanza dell’interessato al sindaco o all’entità consolare:
- Il coniuge straniero di un italiano, iuris comunicatio.
- Dallo straniero con genitore o ascendete in linea retta di secondo grado (nonni) che sia italiano
per nascita.
- Dallo straniero maggiorenne adottato e residente in Italia da almeno 5 anni.
- Dallo straniero che presta servizio allo Stato per almeno 5 anni
- Dal cittadino di uno degli stati membri dell’UE dopo quattro anni di residenza nel territorio
italiano
- Dall’apolide dopo 5 anni di residenza in Italia
- Dallo straniero dopo 10 anni di residenza.
Si perde la cittadinanza:

 Per rinuncia
 In forza di un automatismo (conseguenza automatica per un’azione contro lo Stato)
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Si riacquista

 A seguito di una dichiarazione dall’interessato


 In forza di un automatismo

La cittadinanza europea
È cittadino dell’unione chiunque abbia la cittadinanza di uno stato membro.
Art. 20 TFUE: i cittadini europei godono di diritti e doveri

 Diritto di circolare e soggiornare liberamente negli stati membri.


 Diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni del parlamento europeo, alle elezioni comunali nello
stato membro in cui risiedono, alle stesse condizioni dei cittadini di questo stato.
 Diritto di godere della tutela e della autorità diplomatiche e consolari di qualsiasi stato membro.
 Il diritto di presentare petizioni al parlamento europeo

Il Territorio
Il territorio di efficacia dell’ordinamento entro il quale lo stato esercita i suoi poteri.
I confini possono essere naturali o artificiali, nella terraferma e nel mare territoriale (12 miglia marine
dalla costa, Convenzione di Montego Bay).
Nella piattaforma continentale (il fondale marino, importante per lo sfruttamento delle risorse), nel
sottosuolo e nello spazio aereo.
Valgono anche navi, aerei (criterio della bandiera) e nel territorio diplomatico (ambasciate in altri paesi)

La Sovranita’
L’esercizio di potere esclusivo ed originario che spetta allo Stato.
Si distingue:
La sovranità interna
Cioè la supremazia nel proprio territorio su una collettività di individui. Al suo interno lo stato non
riconosce nessun’altro potere all’infuori di se, dove finiscono i propri confini esiste un altro Stato.
Nel nostro ordinamento Art.1 “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti
della costituzione” -> principio democratico.
I limiti sono:

 Il sistema rappresentativo: il popolo esercita la sovranità attraverso organi di rappresentanza.


 La rigidità della costituzione: l’intangibilità di alcune parti della costituzione (diritti fondamentali
e altri limiti, art.138 e 139)
 Garanzia della Corte costituzionale: verifica la legittimità delle leggi

17
La sovranità esterna, i modi in cui lo stato esercita il proprio potere in un contesto internazionale.
L’ordinamento giuridico italiano non è un sistema chiuso. Prima la limitazione alla sovranità esterna dello
stato era data dai trattati internazionali, dopo i conflitti mondiali si ha un’apertura verso le organizzazioni
internazionali.
Esempi:
Art.10: Conformazione alle norme del diritto internazionale.
Art. 11: Ripudio della guerra, favorisce organizzazioni internazionali per la pace e lo sviluppo.
Art.117: Potestà legislativa esercitata da Stato e regioni, nel rispetto dei vincoli comunitari e internazionali.

18
21/03/23

Le forme di Stato, classificazione in termini


diacronici
Il rapporto tra cittadini e stato non è autoritario, ma gerarchico. Si impongono delle regole, la costituzione,
ma sono presenti organi di rappresentanza politica come parlamenti ed elezioni.
Gli ordinamenti
- Regime patrimoniale
- Stato assoluto
- Stato di polizia
- Stato liberale
- Stato democratico sociale
- Stato autoritario
- Stato totalitario

Ordinamento feudale: la sovranità basata sul diritto privato


Non siamo ancora in una vera “forma di stato” (si usa il termine di regime).
Il regime patrimoniale è il punto di partenza, da qui nasce la prima forma di stato, lo stato assoluto.
Il regime patrimoniale è il regime che si instaura nel medioevo nella fase del feudalesimo. Non abbiamo
un’idea di un’autorità politica, non abbiamo un soggetto che gode di sovranità su un territorio e su un
popolo. Abbiamo un rapporto di un signore con dei soggetti, dei militari, gli abitanti del suo castello, lui li
aiuta dando protezione e in cambio riceve i beni che possono produrre, agricoltura, bestiame.
Abbiamo il signore del feudo, attraverso il contratto di diritto privato (non è il re con l’investitura divina che
arriverà dopo) abbiamo solo delle comunità politiche intorno ad un castello. Ci sono dei rapporti di
vassallaggio secondo un ordine gerarchico, è come se si firmasse un contratto tra il signore e il feudatario e
il contadino, si instaurano rapporti di protezione e di scambio, reciproco aiuto. Il signore diventerà sovrano
quando comincerà a chiedere, oltre ai beni del raccolto, anche le tasse e ulteriori attività che lo renderanno
sempre più potente e autoritario.
Questa fase è “l’embrione del diritto politico”
Intorno all’anno mille cambia la società, cambia il rapporto con i vicini, si iniziano a commerciare a distanze
più lunghe. Non c’è chiaramente ancora un concetto di sovranità divina-antropomorfica, ma c’è una
funzione di protezione che dà l’idea di relazioni che si possono creare tra soggetti.
Questa modifica della società porta alla modifica di questi rapporti, che porteranno con il tempo allo stato
assoluto.
Chiaramente questo processo non è né lineare né uniforme in ogni parte d’Europa.
Intorno al 1200-1400 la società cambia, aumenta la popolazione e l’economia si rafforza. Si instaura la
dottrina, in particolare
(legibus solutus: non vincolato, sovranità massima)

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Da qui nasce l’idea di sovrano assoluto senza aiuti, con sovranità sul territorio e sul popolo. Il sovrano è tale
per grazia divina, è dio che lo vuole a capo di un ordinamento, ci sono tutta una serie di procedure e
cerimonie che sugellano questo profondo legame.
Nasce la prima organizzazione organizzativa stabile, si instaurano le prime organizzazioni commerciali.
Si incomincia a distinguere Sovrano e Stato. Sovrano è colui che ha il potere d’imperio su un territorio, si ha
la distinzione del patrimonio del sovrano e patrimonio dello stato.
Stato assoluto: nascita del concetto di sovranità, suprema e incondizionata, legibus solutus, tutti i 3 poteri
legislativi al sovrano, non ci sono organi differenziati, ma solo il sovrano attraverso soggetti che fanno capo
a lui. Non esiste il parlamento.
Stato di polizia con la fine del 1600 in alcuni ordinamenti, Prussia fede II, impero austroungarico Giuseppe
II, 1740-80 Maria Teresa d’Austria, dal termine “polis”: dovrebbe essere più attenzione alla comunità,
prima evoluzione dello stato assoluto prima dello stato liberale.
In questi ordinamenti il sovrano guarda in modo diverso alla collettività stanziata sul territorio, si occupa
del “benessere collettivo”. È necessario che l’ordinamento governato abbia delle istituzioni per il pubblico,
si riconoscono alcune posizioni ai singoli, tutelati anche di fronte allo stato. Il fisco è attento ai bisogni
della comunità, cominciano a nascere le prime controversie per le tasse, nasce l’idea dello stato di diritto.
Stato liberale: si fonda soprattutto sulla separazione dei poteri. Questo principio è il cardine di tutta una
serie di altri principi: liberismo economico, il sistema rappresentativo (non ancora universale)
Lo stato si astiene dalla disciplina, se ne sta fuori, le libertà si chiamano le libertà negative, sono
riconosciute al massimo le libertà personale di proprietà e per riconoscere lo stato si astiene dall’
intervento.
Questi concetti danno luogo alle idee di stato di diritto. La classa sociale di riferimento è la borghesia, le
nuove forme di diritti sono garantite dalla legge.
Nuova crisi, gli stati liberali tra le due guerre entrano in crisi: i limiti sono evidenti, come la società di massa
e l’entrata in scena di movimenti estremisti, l’astinenza dell’interventismo non fa sempre bene
all’economia, (Crisi del 29) cambia la concezione economica.
Prima della fine della Seconda guerra mondiale entra sempre di più l’idea della società di massa, della
rappresentanza politica.
C’è una realtà economica diversa, lo stato interviene, corregge l’andamento dei rapporti economici.
Dal punto di vista del diritto pubblico lo stato si muove su più fronti, diventa democratico sociale, si
instaura il suffragio universale maschile e femminile.
Nel democratico, se tutti possono votare nasce l’idea del partito politico, i soggetti per esprimere le proprie
idee sono chiamati a raggrupparsi in partiti.
Nel sociale lo stato interviene per la tutela dell’individuo. Il principio di uguaglianza è compito della
repubblica di rimuovere gli ostacoli per lo sviluppo di ciò (libertà positive, “qualcosa che è vostro, libertà
disciplinate dallo stato”) welfare state e benessere comune.
Lo stato sociale modifica e reinterpreta i diritti sociali già esistenti, crea i diritti politici e di partecipazione,
introducono i diritti sociali.

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I diritti sociali non potevano esistere nello stato liberale, qui invece lo stato interviene (Diritto alla salute,
all’istruzione, all’economia di tutti ecc).

PRESUPPOSTI CONDIZIONANTI FORMA DI GOVERNO

 Principio separazioni di poteri


 Sistema dei partiti
 Sistemi elettorali
 Consuetudini e convenzioni costituzionali

22/03/2023

Stato Sociale: diversa concezione della


sovranità
La costituzione è l’ente sovrano, la legge fondamentale nella forma di stato liberal-democratica.
La sovranità non è più nelle mani di un solo soggetto ma nelle mani di più organi predisposti dallo stato.
Categorie di diritti nello stato liberale: Libertà positive, diritti sociali (prestazioni da parte dello stato),
diritti politici (diritto di voto, partecipazione ai partiti e sindacati)
Quali articoli della nostra costituzione si occupano di queste categorie?
Lo stato liberale era monoclasse, quella della borghesia che si era affiancata al monarca nel parlamento.
Si scardina l’ordinamento liberale quando le classi non si riconoscono più nelle ideologie dei partiti,
ordinamento era elitario e censitario e non pienamente democratico.
In alcuni ordinamenti questa crisi porta all’avvento degli stati totalitari, essi sono chiamati così perché
fondati sul principio del partito unico, che plasma le istituzioni e che prevede una possibilità di opposizione.
Essi coinvolgevano completamente le masse nella vita privata e pubblica, anche se non in forma
democratica.
Il concetto democratico arriva dopo, una volta superata questa fase totalitaria.
In entrambi i casi del fascismo e del nazismo, abbiamo anche l’idea che il capo del governo (il capo del
partito unico) diviene titolare di alcuni importanti poteri.

La Forma Di Governo
Il concetto di forma di governo è un’espressione ideal-tipica, si intendono quell’insieme di organi che
godono del potere di imperio e dei rapporti che tra loro intercorrono.

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Organi che godono di poteri di imperio, rapporti che si sviluppano tra loro, c’è una collaborazione, una
separazione o altro?
Es. Presidenziale: USA, separazione di poteri molto rigida, quasi si contrappongono, presidente e congresso
possono essere di colore politico differente.
Parlamentare: ITA, deriva dal passato monarchico-parlamentare, separazione dei poteri più relativa, il
governo di maggioranza parlamentare collabora tra loro. (dottrina Montesquieu “per assicurare il
funzionamento dello stato non c’è costituzione senza separazione dei poteri e tutela dei diritti”)

Legislativo: produrre regole giuridiche- >parlamento (e sovrano in monarchia parlamentare)


Esecutivo: attuare regole -> ministri (e il re)
Giudiziario: applicare e farle osservare-> magistratura (giudici di nomina regia)
Il potere: un insieme di organi che svolge la medesima funzione.
Liberale-sociale: ogni governo ha la libertà di scegliere il suo programma e di presentarlo al parlamento

I sistemi elettorali
Sistema elettorale: indica gli elementi che incidono sul procedimento elettorale e su questo, incide
maggiormente la Formula elettorale, ossia la formula matematica di traduzione dei voti in seggi

Maggioritari: majority & plurality


In questi sistemi il seggio in palio è attribuito a chi ottiene la maggioranza dei voti, contano solo i voti
confluiti sul candidato vincete, gli altri nulla. Vince chi ha ottenuto più voti. (Meccanismo del collegio
uninominale).
garantisce una maggiore governabilità, ma si perde di rappresentatività
Sistema maggioritario di tipo majority (a turno unico): GB
A:42% vince A
B:41%
C: 17%
Questo sistema funziona bene in un sistema bipartitico, a questi partiti va bene così, chi perde va
comunque all’opposizione, in un sistema come quello inglese “governo ombra” funziona, l’opposizione
controlla molto bene la maggioranza

Sistema maggioritario di tipo plurality (doppio turno con ballottaggio): FRA


Vince sempre uno, sempre sistema uninominale, bisogna raggiungere uno sbarramento di voti. Bisogna
raggiungere una significativa maggioranza
Es 1
A 51% maggioranza assoluta, vince
22
B 46%
C 3%

Es 2
A 42%
B45%
C 13%
Se nessuno ottiene la maggioranza assoluta dei voti (51%) si va al ballottaggio, i due canditati con il
maggior numero di voti si ripresentano, vince chi prende più voti.

Proporzionali:
Il principio generale è quello dei partiti che ottengono tanti seggi in proporzione ai voti presi, un partito ha
diritto a tanti seggi in parlamento quanti voti ha ottenuto. (criterio dei collegi plurinominali)
Ci sarà una maggiore rappresentanza politica, ma una minore governabilità.
I seggi in palio non saranno alla lista che ottiene più voti, ma verranno ripartiti alle varie forze politiche in
proporzione ai voti presi.
Idealmente tutti i partiti dovrebbero poter ottenere un seggio, sistema proporzionale puro; tuttavia, sono
stati poste delle clausole di sbarramento

 Soglia minima

Inoltre, il partito può imporre sui suoi candidati

 Liste bloccate (prima il 1, poi 2, poi 3 ecc) “bloccata”, l’elettore non la può modificare, il partito
ha già determinato l’elenco
 Preferenze
Può anche essere posto

 Premio di maggioranza: i partiti che hanno ottenuto più voti prendono un bonus di seggi
(50%+1 dei voti validi, ha diritto ad un numero di seggi in più)
 Correttivi: clausola di sbarramento e premio di maggioranza.

23
23/03/2023

Il Parlamento
Nella costituzione: Parte II: ordinamento della repubblica, tit. “il parlamento”, sez.1 Le camere & sez.2 La
formazione delle leggi

Il diritto di voto
IL diritto di voto è sancito nell’Art.48 della costituzione, possono votare tutti i cittadini a prescindere da
distinzioni che abbiamo raggiunto la maggiore età. Il voto è personale, uguale, libero e segreto.
Il diritto di voto non può in alcun modo essere limitato (eccezione: capacità civile o sentenza penale
irrevocabile.

Il sistema elettorale italiano: Sistema misto- Rosatellum


Prende il nome da Ettore Rosato, il promotore di questa legge elettorale.
Nel nostro sistema il 37% dei seggi del nostro parlamento (148 camera, 74 senato) assegnati con il sistema
maggioritario, in collegi uninominali, i 2/3 sono invece assegnati con formula proporzionale, all’interno di
collegi plurinominali. (244 camera,122 Senato). Vengono posti delle soglie di sbarramento del 10% alle
coalizioni e al 3% alle liste. Il 2% dei seggi è destinato al voto degli italiani all’estero. (8 camera e 4 al
senato).

La forma di governo parlamentare

 Corpo elettorale: coloro che, all’interno del popolo, godono del diritto di voto.
Elegge (art. 56 e 58)
 Il Parlamento: Deputati e camera
Elegge (art.83)
 Il presidente della Repubblica (per questo si parla di elezione indiretta)
Nomina (art.92)
 Il governo, il PDC e i ministri, il parlamento accorda la fiducia (art.94) dal governo.

Il potere giudiziario non è collegato a nessuno di questi ordini, la magistratura è soggetta solamente alla
legge.
Corte costituzionale: nominati da (art.135): 1/3 PDR, 1/3 Parlamento in seduta comune, 1/3 Supreme
Magistrature (corte cassazione, consiglio di stato, la Corte dei conti)

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Il bicameralismo
Art. 55: il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica
Tipico degli stati federali, più complessi e costituiti da un insieme di stati nel loro territorio. Il
bicameralismo nella tradizione è imperfetto, non svolgono infatti le stesse professioni. (in Germania il
senato non può votare la sfiducia), da noi è perfetto, assicura una maggiore ponderazione della legge, ma
per altri formalizza e appesantisce il processo decisionale. Le uniche differenze nelle due camere sono sulla
eleggibilità dei suoi membri.
Due revisioni recenti.
Legge revisione costituzionale, 19/10/2020
Modifica Art. 56 e 57: modifica numero dei deputati e dei senatori a 400 e 200 (prima 630 e 315), inoltre
mod. art 59: solo 5 sono i senatori a vita (prima non specificato).
Legge revisione costituzionale 18/10/2021
Modifica art 58: modifica elettorato attivo per Camera e Senato a 18 anni

LA CAMERA DEI DEPUTATI


SEDE: Montecitorio, Roma
ELETTORATO: Attivo 18 anni, Passivo 25 anni (per essere votati)
DEPUTATI: 400 di cui 8 eletti all’esterno, elezione su base nazionale

SENATO
SEDE: Palazzo Madama, Roma
ELETTORATO: Attivo 18 anni, passivo 40 anni
SENATORI: 200 di cui 4 eletti all’esterno, più 5 senatori a vita, elezione su base regionale
SENATORE di diritto a vita salvo rinunzia: ex presidenti della repubblica

IL PARLAMENTO IN SEDUTA COMUNE


Il parlamento in seduta comune è considerato un 3 collegio rispetto a camera e senato. È considerato un
collegio imperfetto perché non è autonomo nel decidere il proprio ordine del giorno.
Si riunisce per

 Elezioni presidente della repubblica


 Elezione 5 giudici corte costituzionale
 Elezioni di 1/3 dei componenti del CSM (consiglio superiore magistratura)

25
 Votazione elenco cittadini chiamati ad integrare la Corte costituzionale nei giudizi di messa in stato
d’accusa. (si fa quando il PDR attenta alla costituzione) (Art. 135.VII)
 Messa in stato d’accusa PDR (art.90.II)

I Regolamenti Parlamentari
Art.64.I Ciascuna camera adotta il proprio regolamento a maggioranza assoluta dei suoi componenti.
Maggioranza assoluta:
(ricorda) Semplice, relativa: 50%+1 dei presenti, assoluta: 50%+1 dei votanti, qualificata: richiede 2/3
componenti
I regolamenti parlamentari regolano il funzionamento interno di ciascuna camera.
Riserva di competenza regolamentare: il proprio regolamento. Sono comunque fonti primarie

L’organizzazione delle camere: i presidenti e l’ufficio di presidenza


Art.63.I
Attuali: Lorenzo fontana e Ignazio la russa.
Differenze tra i due: il presidente della camera presiede il parlamento in seduta comune, quello del senato
supplisce il capo dello stato in caso di impedimento.
In caso di crisi del governo (art.88) il presidente della repubblica, sentiti i loro presidenti, può sciogliere le
camere o anche solo una di esse. La legislatura dura 5 anni salvo scioglimento anticipato.
I regolamenti parlamentari stabiliscono le maggioranze necessarie per la loro elezione, generalmente
richiesta la maggioranza qualificata per i primi scrutini.
Il presidente non lavora da solo, ma collabora con un consiglio di presidenza:
Vicepresidenti: collaborano con il presidente e lo sostituiscono in caso di assenza
Questori: vigilano sul buon andamento di ciascuna camera, sovrintendono al mantenimento dell’ordine nei
locali
Segretari: redigono il verbale dei lavori parlamentari e sovrintendono alle funzioni connesse al voto in aula
e alla redazione delle stenotipie.

Gruppi Parlamentari
Sono la proiezione dei partiti politici all’interno del parlamento, i partiti portano singoli eletti del partito
che si sono candidati.
L’iscrizione ad un gruppo parlamentare è obbligatoria per ciascun membro della camera (numero minimo
di 20 deputati alla camera e di sei senatori al senato) altrimenti non si può costituire il gruppo
parlamentare. Entro pochi giorni dalla prima riunione devono dichiarare a quale gruppo appartengono, se
non si integrano a nessun gruppo si integrano nel gruppo misto,

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I gruppi parlamentari sono il collegamento tra parlamento e partiti politici, servono a salvaguardare
l’efficienza parlamentare, per evitare paralisi delle sue funzioni a causa delle decisioni del singolo
parlamentare.
Ogni gruppo parlamentare elegge il proprio presidente, i presidenti danno vita alla conferenza dei
presidenti, che è quella che decide il programma dei lavori dell’aula, decide se una determinata legge si
deve discutere quel giorno.
Alla camera i presidenti dei gruppi possono presentare autonomamente delle mozioni e emendamenti.
I presidenti dei gruppi parlamentari vengono sentiti dal PdR durante le consultazioni.

Le Commissioni Parlamentari
Sono organi collegiali, in modo da rispettare la proporzione di vari gruppi parlamentari, assolvono compiti
specifici per il tempo necessario all’adempimento delle loro funzioni
Le giunte sono la giunta per il regolamento per le autorizzazioni a procedere, la giunta per le elezioni. La
prima svolge principalmente un'attività tecnica di consulenza sulle interpretazioni dei regolamenti
parlamentari, la seconda svolge un'attività istruttoria sulle richieste di autorizzazione a procedere, la terza
svolge l'attività di convalida delle lezioni. Il Presidente dell'Assemblea svolge una funzione di garanzia e
controllo del corretto andamento dei lavori parlamentari

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28/03/2023

Il Presidente Della Repubblica


Il ruolo del capo dello stato è strettamente collegato alla forma di governo.
Rispetto alla forma di governo parlamentare nasce dalla monarchia costituzionale caratterizzato da due
centri di potere che si ripartivano il potere, Re e Sovrano.
Da qui avvengono due passaggi:

 Primo passaggio: Esecutivo bicefalo (re capo dello stato + scelte politiche importanti, nomina
ministri.
 Secondo passaggio: Supremazia del parlamento: governo come espressione della maggioranza che
si forma nel parlamento.
Nei sistemi parlamentari il PdR può assumere ruoli differenti, in particolare: come organo di garanzia
costituzionale e come organo governante, cioè che interviene nel momento in cui è necessario risolvere
determinati problemi.

I poteri
Art.87: “Il presidente è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale.”
La costituzione non delinea tutti i poteri del presidente della repubblica, si limita a definirlo come un
organo ampliamente rappresentativo.
Il Presidente della Repubblica ha vari poteri nei confronti del Parlamento,

 ha il potere di convocare le camere,


 di promulgare la legge e rinviarla al Parlamento,
 nomina 5 senatori a vita,
 inviare messaggi alle camere.
Il potere di scioglimento costituisce uno dei poteri più rilevanti del Presidente ed è finalizzato a risolvere la
crisi di governo. Si distingue tra scioglimento successivo e preventivo.
Lo scioglimento successivo è preceduto da un voto di sfiducia o comunque dalle dimissioni del governo,
quello preventivo si verifica quando il presidente scioglie le camere in assenza di dimissioni del governo.
Il Presidente non può sciogliere le camere negli ultimi sei mesi del suo mandato e prima di sciogliere le
camere deve sentire il parere non vincolante dei presidenti delle camere.
Nei confronti del governo, il Presidente ha molti poteri.

 Nomina il Presidente del Consiglio e, su proposta di questi, i ministri,


 autorizza la presentazione alle camere dei disegni di legge,
 emana i decreti-legge, i decreti legislativi e i regolamenti.
In caso di crisi extraparlamentare, si può rinviare il governo alle camere per la fiducia.
In relazione all'ordine giudiziario, il Presidente della Repubblica presiede il consiglio superiore della
magistratura e nomina 5 giudici della Corte costituzionale.

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I suoi poteri vengono spesso definiti Poteri a “fisarmonica”:
Quando è necessario che intervenga i poteri del presidente sono molti. In caso di frequenti crisi di governo
il suo ruolo si espande, se invece i rapporti sono stabili il ruolo del PdR si comprime.
Nello specifico, secondo l’ Art.87 il Presidente:

 Può inviare messaggi alle Camere prima di approvare una legge: art.74 messaggi a contenuto
vincolato, accompagnano il rinvio presidenziale delle leggi
 Può mandare messaggi a contenuto libero: modo formale che il presidente usa per comunicare con
le camere
 Indice la prima riunione con le camere e ne fissa la prima riunione. Art.61
 Autorizza la presentazione alle camere dei disegni di legge di iniziativa del governo. Art71
 Promulga le leggi e gli atti aventi forza di legge e i regolamenti
 Accetta e riceve i rappresentanti diplomatici, ratifica i trattati internazionali previa autorizzazione
con le camere
 Comando delle forze armate, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle camere
 Presiede consiglio superiore magistratura
 Può concedere la grazia e commutare le pene (non è come amnistia e indulto, che sono
provvedimenti generali e astratti, amnistia: estingue il reato; indulto: estingue la pena irrogata). Si
riferiscono invece a persone singole e determinate (grazia: estingue una pena; Commutazione della
pena: sostituisce con sanzione diversa).

L’elezione del PdR


ART.83:

 È eletto da parlamento in seduta comune, su iniziativa del presidente della camera


 Partecipano 3 delegati per ogni regione eletti dal consiglio regionale, rafforza il concetto di
rappresentante dell’unità nazionale
 Elezione del pdr avviene per scrutinio segreto a maggioranza dei 2/3 dell’assemblea, dopo il
terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.

Caratteristiche Carica
Può essere eletto pdr da: cittadini >50 gode diritti civili e politici, incompatibilità ufficio pdr con qualsiasi
altra carica.
La legge determina un assegno: corrisposto periodicamente, e una dotazione: attribuzione al patrimonio
con alcuni beni immobili per la residenza e uffici presidenziali.

Cessazione Carica
-Morte
-Conclusione mandato
Diventa senatore a vita 29
-Impedimento permanente
-Dimissioni
-Decadenza per difetto requisito
-Destituzione (post condanna corte cost.)

Controfirma Ministeriale
A norma dell'articolo 89 della Costituzione, gli atti posti in essere dal Presidente della Repubblica non sono
validi, sia non sono controfirmati dal ministro proponente che se ne assume la responsabilità. Gli atti che
hanno valore legislativo e gli atti indicati dalla legge sono controfirmati anche dal Presidente del Consiglio
dei ministri.

Atti Del Pdr


Poiché non tutti gli atti posti in essere dal Presidente sono proposti dal governo, la espressione ministro
proponente si intende come ministro competente. Gli atti del Presidente si distinguono in atti formalmente
e sostanzialmente presidenziali. Atti formalmente presidenziali e sostanzialmente governativi, atti
complessi.
Atti formalmente presidenziali e sostanzialmente governativi: contenuto non riconducibile pdr, firma pdr
per controllo e controfirma per assunzione responsabilità.
Atti formalmente e sostanzialmente presidenziali: atti contenuto riconducibile pdr, promulgazione delle
leggi, prassi vuole che controfirma dal ministro competente,
Atti complessi eguali: volontà non riconducibile ad un unico soggetto, come la nomina pdc o scioglimento
delle camere, controfirmati dal pdc e detti duumvirali (il pdc controfirma in rappresentanza del governo).

Irresponsabilità Del Pdr ART.90


Il pdr non è responsabile politicamente, la sua responsabilità è solo per alto tradimento per la patria o
attentato alla costituzione. Per gli atti compiuti non nell’esercizio delle sue funzioni: immunità funzionale.

29/93/2023

Il Governo
È indicato nelle sue figure principali:
30
 il Consiglio dei ministri,
 pubblica amministrazione,
 organo degli ausiliari.
Il rapporto di fiducia del governo nasce con la controfirma ministeriale, con cui la responsabilità passa dal
monarca (che poi diventerà capo di stato) ai ministri. Essi si presentano in parlamento e rendono conto
dell’operato del monarca/pdr e del premier.
Non in tutte le forme di governo parlamentare c’è un rapporto di fiducia: in quello presidenziale il rapporto
è diverso, il presidente è capo del governo ed è in genere eletto dal popolo. (non più primus inter paris).
Negli stati uniti il congresso (parlamento) non ha un rapporto di fiducia, anzi è frequente che i colori politici
tra questi due siano diversi, servono per controllarsi a vicenda.
Nel momento in cui il governo ottiene la fiducia dal parlamento, non c’è più tanto una suddivisione dei
compiti, ma una collaborazione tra i due in base agli strumenti messi loro a disposizione, ad esempio
votando le leggi di iniziativa del governo e della maggioranza.

Questa collaborazione comporta che la funzione legislativa in particolari circostanze può essere ottenuta
dal governo.
Le circostanze:

 Il Decreto-legge: art.77
In casi straordinari di necessità e di urgenza.

 Il Decreto Legislativo
Il parlamento deve votare una legge-delega, attraverso la sua funzione legislativa, che attribuisce al
governo la disciplina di riscrittura di codici

Funzione di Indirizzo Politico


In una forma presidenziale questa funzione sarebbe del presidente e dai suoi ministri. In una forma
parlamentare la maggioranza dà la fiducia al governo su un programma presentato, fa sì che l’indirizzo
politico è condiviso e attuato da governo e parlamento, da quest’ultimo controllato.
Il Parlamento controlla la giusta condotta dell’indirizzo politico:
Si parla di razionalizzazione là dove si cerca di stabilizzare meglio il rapporto di fiducia, vengono introdotti
una serie di strumenti per rendere meno “caotico” il rapporto di fiducia, per stabilizzarlo e far lavorare
meglio il governo.
4-5 settembre 1946 Ordine del giorno Perassi: attuazione sistema parlamentare e “ da disciplinarsi con
strumenti idonei alle esigenze di stabilità per evitare degenerazioni del parlamentarismo.” ; nota bene che il
risultato ottenuto è una debole razionalizzazione

Il Rapporto Di Fiducia Art.94


In una forma di bicameralismo perfetto (come il nostro).
31
GENESI:
Entro 10 giorni il governo si presenta alle camere per la fiducia, al fine di arrivare al pieno delle sue
funzioni, “mozione di fiducia” che deve essere motivata e votata per appello nominale. È richiesta la
maggioranza semplice, per la sfiducia la maggioranza assoluta.

Permanenza
Tuttavia, nei regolamenti parlamentari sono previsti alcuni strumenti del Parlamento per controllare il
governo

 Interrogazione
 Interpellanza
 Risoluzione
 Mozione Semplice: è un atto più incisivo che il parlamento mette in atto per obbligarlo a fare
qualcosa.
 Inchieste particolari

Revoca:
Attraverso mozione di sfiducia: firmata da 1/10 dai membri della camera (non può essere messa in
discussione prima di 3 giorni dalla sua presentazione.
Il voto negativo da parte del parlamento non rappresenta un obbligo alle dimissioni del parlamento, a
meno che non vi sia la “questione di fiducia”.

Quando c’è la fiducia il governo e il parlamento dovrebbero collaborare per legiferare.


Nei casi in cui la maggioranza parlamentare sia eterogenea, la maggioranza parlamentare può non
approvare un provvedimento del parlamento. Nei regolamenti parlamentari esiste un istituto nelle mani
del governo, la “questione di fiducia”.
Laddove il governo la ponga, cioè dichiarai che la votazione su un determinato argomento, in quanto
essenziale all’attuazione del suo indirizzo politico, se quel provvedimento è bocciato comporta di
conseguenza la caduta del governo. Questa è diventato uno strumento per far sì che la propria
maggioranza sia “costretta” a collaborare.
Il fondamento della questione di fiducia non è nella costituzione: legge 23 agosto 1988 n.400. la sua
disciplina è contenuta nei regolamenti parlamentari.

La Composizione Del Governo art.92


Formato da

 Presidente del consiglio (figura ind)


 i ministri (figura ind.)
 Il Consiglio dei ministri (organo collegiale)
32
Il PdC dirige la politica generale del governo e ne è responsabile (ma non è un capo).
Con la legge 400 del ’88 il governo si dota di alcune figure, non previsti dalla costituzione:

 Vicepresidenti del consiglio


 Ministri senza portafoglio (diverso dal ministro della costituzione, dotato di una voce nella legge di
bilancio)
 Viceministri
 Sottosegretari

Procedimento E Formazione

Il procedimento di formazione del governo è disciplinato in maniera assai laconica dall'articolo 92, secondo
comma, della Costituzione.
Queste scarne a disposizioni sono state integrate dalla prassi che ha delineato una sorta di procedimento
non previsto, enorme costituzionali, ma ha tuttavia ritenuto vincolante e pertanto normalmente seguito.

Le consultazioni
Il procedimento di formazione del governo veniva quindi aperto con le consultazioni da parte del
Presidente della Repubblica per scegliere un Presidente del Consiglio che avesse poi la possibilità di
formare un nuovo governo. Il premier incaricato normalmente accettava con riserva. Ciò significa che egli
poteva rinunciare all'incarico quando avesse verificato la impossibilità di formare un nuovo governo
mentre scioglieva la riserva, una volta verificata la possibilità di formare un governo che potesse ottenere
la fiducia. Una volta incaricato anche il premier, doveva svolgere consultazioni per le varie forze politiche.
Questa prassi si è modificata in maniera rilevante dopo la introduzione nel 1993 del sistema elettorale di
tipo proporzionale corretto che ha prodotto una competizione elettorale basata su due coalizioni di partiti.
In questo modello, all'esito della consultazione elettorale, normalmente si avrà una coalizione vincente con
Un leader che è presumibilmente sarà anche il prossimo Presidente del Consiglio dei ministri.

La nomina e il giuramento
Una volta individuato il Presidente del Consiglio ed una volta che questi abbia sciolto la riserva, il
Presidente viene nominato con decreto da parte del Presidente della Repubblica, decreto controfirmato
dal nuovo Presidente del Consiglio. Sulla base delle proposte di quest'ultimo vengono poi ancora con
decreto del Presidente, nominati i ministri.
Successivamente alla nomina Presidente del Consiglio, i ministri giurano nelle mani del Presidente della
Repubblica. Il giuramento ha più di un significato. Esso implica infatti l'accettazione della carica, ma anche
l'entrata in funzione del nuovo governo.

33
30/03/2023

La Magistratura
È un organo indipendente, che non ha a che fare con parlamento e governo.

Definizioni preliminari:
È necessario chiarire la differenza tra
Giurisdizione: esercizio di un potere, in questo caso giurisdizionale, dal latino “ius dicere”, “dire qual è il
diritto”
Competenza: è la porzione di giurisdizione attribuita concretamente al singolo giudice, i magistrati hanno il
potere di “ius dicere” ma non si può sempre applicare in tutti i casi e cause.

La funzione giurisdizionale
È una funzione essenziale dello stato.
Art.101 “la giustizia è amministrata in nome del popolo, i giudici sono soggetti soltanto alla legge” (da cui il
concetto di indipendenza).
Nel nostro ordinamento convivono diverse giurisdizioni:

 Da un lato abbiamo quella ordinaria, che trova il suo fondamento nell’art.102, esercitata da
magistrati ordinari istituiti e regolati dalle norme sull’ordinamento giudiziario. Possono essere
istituiti giudici specializzati per determinate materie ma non straordinari o speciali (fatta eccezione
per quelli già previsti dalla costituzione)

 Speciale: non appartiene al circuito dell’amministrazione ordinaria, riguarda materie che la legge
riserva a una magistratura speciale. Sono organi della giurisdizione speciale, ad esempio, i Tribunali
amministrativi regionali e il Consiglio di Stato, la Corte dei conti e i tribunali militari.

A seconda degli ambiti e delle competenze la giurisdizione si differenzia in costituzionale, civile, penale,
amministrativa, contabile, tributaria e militare.

art.103 “Il consiglio di stato hanno giurisdizione per la tutela nei confronti della pubblica amministrazione
degli interessi legittimi dei diritti soggettivi.”

Giurisdizione Ordinaria
Nella giurisdizione italiana vige il principio del doppio grado di giurisdizione (Anche se la costituzione parla
solo di ricorso alla cassazione). In ambito civile hanno giurisdizione di primo grado il giudice di pace e il
tribunale.

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Le sentenze promosse da questi giudici possono essere impugnate (messe in discussione) si chiede dunque
ad un altro giudice di analizzare la questione, e di decidere la correttezza del primo.
Il giudice di pace si appella al tribunale, quella del tribunale davanti alla corte d’appello. Le sentenze di
entrambi sono ricorribili per La Corte di Cassazione

Per casi semplici e


particolari GIUDICE DI PACE
Si parte con (I)
TRIBUNALE CORTE D’APPELLO
Per la maggior parte dei casi
(I) Si può fare ricorso (II)

Giurisdizione Penale:

Per quanto riguarda la giurisdizione penale, più grave e più difficile, il processo è diverso.
Vengono posti la Corte d'assise e la Corte d'assise d'appello che nell'ordinamento giuridico italiano
rappresentano gli organi giurisdizionali competenti a giudicare i reati più gravi.

Per i reati più gravi: CORTE D’ASSISE CORTE D’ASSISE D’APPELLO


Si può fare ricorso
(I) (II)

Per giudicare infine le perplessità ultime dei giudici nei vari casi giudiziari, viene preposto un ultimo organo:
La Corte suprema di cassazione che rappresenta il giudice di legittimità di ultima istanza delle sentenze
emesse dalla magistratura ordinaria.

Esiste inoltre un’ulteriore suddivisone delle funzioni della magistratura:

 La funzione giudicante è la funzione svolta dagli organi giudiziari (i giudici) a cui è attribuito il
compito di decidere le controversie o di pronunciarsi sugli affari di loro competenza.
 La funzione requirente è invece esercitata dai magistrati che svolgono attività di "pubblico
ministero" e hanno il compito di esprimere richieste o pareri in vista delle decisioni degli organi
giudicanti.
Magistratura requirente sono i magistrati del pubblico ministero, intervengono cioè a cura di interessi
pubblici. Non ha funzioni giudicanti, ha delle proprie funzioni autonome ed esercitano funzioni penali.
Con il nuovo codice di procedura penale degli anni 80, il legislatore aveva il compito di adottare un
processo penale di matrice accusatoria (contrapposta al modello inquisitorio) , nella nostra costituzione
con l’Art.112 si esplicita che “il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare la funzione penale”.
Se non ci fosse questa funzione, alcuni fatti che potrebbero costituire reato non verrebbero mai accertati.

35
Deve sempre esercitarla in presenza di una notizia di reato fondata. L’imparzialità del pubblico ministero è
prescritta dall’ Art.107 e Art.108, per evitare che l’attivazione della giurisdizione penale sia condizionata da
scelte di favore dei riguardi di taluno.

La carriera unica
Nonostante le diverse funzioni (giudicante e requirente) i magistrati giudicanti e i magistrati del pubblico
ministero fanno parte della magistratura ordinaria, è oggi possibile il passaggio di funzioni.
Ci sono state diverse critiche a questa assimilazione: renderebbe i magistrati giudicanti troppo sensibili alle
richieste dei magistrati requirenti, verrebbe meno l’imparzialità, e il grado di professionalità richiesto è
differente.
Ci sono stati alcuni tentativi di superamento:
- legge castelli 2005 (indicare quale funzione si volesse assumere durante la domanda)
- Legge Mastella 2007 (limitazione volte passaggio di funzioni)
- Referendum 2022, non passato (scegliere carriera all’inizio senza poterla più cambiare)

Giudici Speciali:
 Giurisdizione Amministrativa
L’amministrazione è tenuta a rispettare il principio di legalità, l’azione legislativa deve essere esercitata nel
rispetto della legge.
Quando la pubblica amministrazione esercita il suo potere, magari in un caso di un singolo che subisce i
suoi effetti) ha interesse affinché la pubblica amministrazione agisca legittimamente.
Il singolo parte dai TAR (Tribunali Amministrativi Regionali) ossia organi di giurisdizione amministrativa,
competenti a giudicare su ricorsi proposti avverso atti amministrativi da privati che si ritengono lesi in un
proprio interesse legittimo. Le sue sentenze sono appellabili dinanzi al Consiglio di Stato, che fornisce
pareri circa la regolarità e la legittimità, il merito e la convenienza degli atti amministrativi dei singoli
ministeri, del Governo come organo collegiale o delle Regioni.
Solo per questioni relative alla giurisdizione se una parte ritiene che il Consiglio di stato non sia
competente per tale questione (“difetto di giurisdizione”) la sentenza viene impegnata dalla Corte di
cassazione

Il singolo leso: TAR CONSIGLIO DI STATO


Si può fare ricorso
(I) (II)

Altri Giudici speciali:


 Corte dei conti

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La Corte dei conti è l'organo di rilevanza costituzionale che svolge funzioni di controllo e
giurisdizionali nelle materie di contabilità pubblica nonché amministrative e consultive.

 Giudici tributari
Le Corti di Giustizia Tributaria sono organi giurisdizionali giudicanti nelle controversie in materia
tributaria, con competenza riguardo alle controversie riguardanti i tributi di ogni genere e specie
comunque denominati.

 Giudici Militari
La magistratura militare italiana indica quella parte della magistratura italiana che, ai sensi
dell'ordinamento giudiziario militare italiano, ha giurisdizione circa i reati militari commessi dagli
appartenenti alle forze armate italiane sia in tempo di pace che di guerra.

IL diritto d’azione e di difesa


Assicurato dall’Art.24

 1 comma: diritto d’azione: tutti possono agire in giudizio per i propri diritti e interessi
 2 comma: inviolabile il diritto di difesa in ogni stato e grado di procedimento
 3 comma: sicurezze per i non abbienti
 4 comma: determina le riparazioni per gli errori giudiziari

Il giusto processo
il giusto processo deve possedere:

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Contradditorio tra le parti, condizioni di parità, davanti a un giudice terzo e imparziale, una legge ne
assicura la ragionevole durata

Composizione magistratura
Tre membri di diritto

 PdR
 Primo presidente
 Procuratore generale
I Membri togati

 Magistrati ordinari (2/3 del collegio)


I Membri laici (1/3 collegio)

 Eletti parlamento in sede comune


 Professori universitari di diritto
 Avvocati con 15 anni di esperienza

18/04/2023- registrazione con audio mancante

I diritti fondamentali
I Diritti di natura
Secondo il pensiero giusnaturalista l'uomo ha diritti originari per natura, che sono inalienabili e
imprescrittibili e che neppure lo Stato può sottrargli. Nella letteratura Giuspubblicistica italiana i diritti di
libertà sono stati tradizionalmente divisi in tre grandi gruppi,

 Le libertà di Stato,
 Le libertà nello Stato,
 Le libertà attraverso lo Stato.

 Nel primo gruppo libertà dallo Stato starebbero tutti i diritti civili, cioè quelle libertà fondate
sull'autonomia riconosciuta alla persona. Queste libertà si realizzerebbero proprio attraverso un
non intervento da parte dello Stato, tanto è vero che esse vengono anche definite come libertà
negativa.
 Le libertà nello Stato sono invece i diritti politici. Esse nacquero a cavallo dell'Ottocento con la
urbanizzazione delle città. Sono dunque diritti definibili come di seconda generazione il diritto di
voto, il diritto di associarsi in partiti politici e sindacati questi diritti non sono quindi definibili come
libertà dallo Stato, ma appunto nello Stato.

 I diritti attraverso lo Stato sono invece i diritti sociali. Essi sono definiti in tale modo perché si
realizzano attraverso un intervento da parte dello Stato. Alla base del riconoscimento dei diritti

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sociali vi è l'idea che le stesse libertà tradizionali non possono essere tutelate, se prima lo Stato non
provvede a riequilibrare le esistenti disparità sociali.
La Costituzione per proteggere i diritti di libertà utilizza gli strumenti classici del costituzionalismo
ottocentesco, come la riserva di legge e la riserva di giurisdizione. La legge è vincolata dalla norma
costituzionale e la riserva di giurisdizione si colloca nell'ambito di un procedimento giurisdizionale.
La parte prima della Costituzione disciplina i vari diritti secondo il seguente ordine:
1) Art. 13-18 diritti civili
2) 29-34 diritti sociali
3) 35-47 libertà economiche
4) 48-54 diritti politici

I diritti fondamentali nella Costituzione

 L'articolo due della Costituzione riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, non si tratta di
diritti dati dallo Stato ma di diritti naturali di cui la repubblica riconosce e ne fa carico in quanto
inviolabili. stabilendo il principio personalista.
 L'articolo tre della Costituzione, disciplina il principio di eguaglianza tra le norme. Distingue
l'eguaglianza formale, tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, dell'eguaglianza sostanziale
che implica l'esistenza di situazioni di partenza non eguali e di ostacoli che limitano l'eguaglianza
che compito dello Stato del rimuovere.

Il principio laborista
Il principio laborista segna il contrasto con i valori che qualificavano un tempo un determinato ordine
sociale. Ma costituisce anche strumento per l'affermazione dello sviluppo della personalità per il progresso
materiale della società.
Principio di laicità dello Stato
Il principio di laicità dello Stato significa neutralità dello Stato rispetto alla religione, separazione dello
Stato rispetto alla religione, riconoscimento dell'esistenza di un fenomeno di pluralismo religioso
riconosciuto e tutelato dalla Costituzione.

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19/04/2023

Le libertà individuali, libertà negative


I diritti politici, i diritti sociali
Le libertà negative sono quel gruppo di libertà sviluppate nello Stato liberale, in cui lo stato non
interferisce con l’esercizio della persona.
Gli articoli 13, 14 e 15 sono posti in un ordine di climax:
Art.13: Libertà Personale: Libertà dell’individuo, ma con riserva di giurisdizione.
Art.14: Libertà di domicilio: Libertà dell’individuo nella sua dimensione più intima, quella del domicilio,
anche se con riserva di legge.
Art. 15: Libertà di Circolazione: L’individuo nella sua versione interattiva con altri individui.

Tutti e tre articoli sono inviolabili, il cosiddetto “Nucleo Duro”


La legge prevede dei casi in cui la libertà e la segretezza possano essere violati: Il giudice che dispone
di tale ordine deve dare atto dei presupposti indicati dalla legge (Motivazione del giudice).
Le riserve sono di due tipi:

Riserva di giurisdizione: Disposta dal Giudice autonomo e indipendente dagli altri poteri dello Stato
applica la legge.
Riserva di legge: Strumento con il quale la costituzione utilizza per delegare a un'altra fonte la
disciplina di una determinata materia

 Assoluta: La costituzione attribuisce alla legge la disciplina di una determinata materia.


 Relativa: Anche nell’ambito dei presupposti della legge possono concorrere fonti secondarie (es.
art.23)
 Rinforzata: Solo la legge concorre per legiferare una determinata legge e il legislatore è vincolato
dal rispetto di canoni e principi stabili dalla costituzione

Altre libertà che si sviluppano si sviluppano come nuove categorie:


Diritti Politici: Diritto di voto, che è personale, eguale, libero e segreto.
Principio di eguaglianza: Non più solo formale, si affermano nella seconda guerra I principi di eguaglianza
sostanziale, per cui la repubblica ha il compito di eliminare gli ostacoli che limitano la partecipazione e
l’eguaglianza dei cittadini.

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Le libertà positive:
I diritti sociali: al lavoro alla salute e allo studio.

 Diritto al lavoro: definito dall’ Art.1, legato all’ Art.4. Il nostro ordinamento prescinde da qualsiasi
legge nobiliare, ma sul sacrificio di ciascuno di noi a concorrere al sacrificio materiale e spirituale
per la società.
 Diritto alla salute: è diritto fondamentale dell’individuo, a prescindere da qualsiasi categoria e
denominazione. Articolato in due dimensioni: quella individuale (integrità psicofisica, accedere alle
cure) e quella collettiva (protezione della collettività da agenti infettivi)
 Diritto allo studio: Si rifanno Art.33-34 istruzione e formazione. La scuola è aperta è tutti, tutti
hanno diritto ad accedere all’istruzione.

41
02/05/23

Altre forme di stato


Fino ad ora ci siamo occupati dell’analisi delle forme di stato secondo un punto di vista temporale
(diacronico), oggi studieremo la classificazione secondo un modello di separazione verticale del potere.
Diverso dal principio di separazione orizzontale del potere, tipico della cultura liberale.
Secondo questo modello abbiamo 3 tipi di classificazione:
- Lo stato centrale, unitario (nessun principio di separazione vert. dei poteri)
- Lo stato regionale
- Lo stato federale (riconosce il principio di separazione, “Stato di Stati”)
Nella penisola italiana, prima ancora dell’unità, erano già presenti una serie di elementi che sono stati
inglobati e normativizzati nel moderno ordinamento.
Per alcuni studiosi si parla di “federalismo come processo”, secondo cui lo stato regionale non è altro che
una forma “ibrida” di uno stato compiuto tra quello centrale e quello federale. Lo stato regionale vede
diverse manifestazioni, che può sfociare o meno nella sua espressione finale.
Connotati comuni tra regionali e federali: esistenza di livelli territoriali di governo, diversi da quelli statali.
Ciascuno di questi livelli godono di competenze proprie, costituzionalmente garantite, in particolare non
manca mai la potestà legislativa, cioè la facoltà di produrre leggi.

Lo stato federale
È uno stato composto da altri stati.
In alcuni ambiti legislativi questi stati sono indipendenti, godono di autonomia costituzionale, godono a
loro volta di una propria costituzione. Il problema è chiaramente tenere unito lo stato membro con lo stato
generale.
È la costituzione dello stato federale a stabilire il riparto di competenze con lo stato generale, inoltre è
prerogativa la presenza all’interno dell’ordinamento generale una camera di rappresentanza degli stati
membri e la partecipazione degli stati membri ai procedimenti di revisione costituzionale.
Negli stati federali: la competenza legislativa generale è in capo agli stati membri, numerate e
normativizzate dallo stato centrale, attraverso le clausole di competenze residuali.
Lo stato federale ha determinate competenze delineate dagli stati membri, con il tempo, negli Stati Uniti, è
cambiata l’interpretazione attraverso il potere del Congresso.
“I poteri non delegati dalla costituzione agli stati uniti o da essa non vietati sono riservati ai rispettivi stati”,
si indicano i poteri del congresso, tutto il resto resta agli stati membri.

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03/05/2023

Il Regionalismo
Che cos’è l’ordinamento regionale e come funziona?
Vedremo due fasi: la fase precedente alla Rif. Del 2001 e la fase successiva.
Come si è arrivati al regionalismo?
Il regno d’Italia è arrivato tardi all’unità rispetto ad altri paesi europei, per questo motivo le regioni
rimasero per molto tempo esclusivamente degli enti geografici, amministrativamente e politicamente prive
di importanza.
Appunto per mantenere in vita il potere centrale del nuovo regno si preferì evitare di conferire troppo
potere e autonomia alle regioni.
Fu solamente dopo l’Assemblea costituente che il modello delle regioni viene applicato. Furono le grandi
componenti, quella cattolica, quella liberale e quella social-comunista, ad esprimersi in merito con molte
idee contrastanti. Tuttavia, alla fine tutti arrivarono alla conclusione che era necessario proseguire verso la
strada del regionalismo:

 Per i cattolici veniva esplicato il culto della personalità, con un governo più vicino ai cittadini
 Per i liberali era un discorso per non ingigantire lo stato centrale, al fine di diminuirne i compiti
 I socialisti invece all’inizio non vedevano di buon occhio la cosa perché temevano che avrebbero
ostacolato le grandi riforme sociali per il paese.
La più grande paura era che se di colpo fossero nati 22 centri di governo non sarebbe stato detto
che le maggioranze fossero uguali a quelle del governo centrale, rendendo il tutto più difficile da
governare. (Esempio referendum costituzionale del ’46)
Alle fine, tuttavia, le varie parti si convinsero, si lasciano pressocché invariate le circoscrizioni regionali;
tuttavia, anche dopo la costituente le regioni per molto tempo rimangono solo come lettere morte.
Dal 1948-1970 è mancata la volontà politica, si aveva paura delle elezioni.
Nel 1953 con la “legge sherpa n.62” chiarifica che le regioni possono legiferare solo dove lo Stato abbia
emanato una legge quadro, è lo stato deve indicare in che direzione andare e la regione che completa la
disciplina. È chiaro, tuttavia, che rimarrà solo come escamotage, fatta solo per bloccare le regioni, in
quanto lo stato non ha mai emanato queste leggi quadre.
Nel 1968 furono approvate le leggi elettorali regionali, nel 70 tutte le regioni andarono al voto e si
formarono i primi governi regionali.
Alcune eccezioni:

 La Sicilia è sempre esistita come regione, questo statuto è “preesistito” e direttamente approvato
dalla costituente.
 Le altre regioni a statuto speciale: Sardegna, valle d’Aosta, Trentino e Friuli

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Perché esistono questi statuti? Per due ragioni: Per presenza di una grande arretratezza economica, o per
una maggior tutela delle minoranze linguistiche in quanto regioni di confine.
A partire dal 2001 inizia un vero “ritaglio delle competenze”:
Iniziano ad inquadrarsi delle potestà esclusive delle regioni, fino ad allora solo permesse solo a quelle a
statuto speciale, ma non sono illimitate. Spetta alla regione con limiti impliciti ed esterni, come la
competenza territoriale, la coerenza complessiva dell’ordinamento e il rispetto dei trattati internazionali.
Potestà concorrente: modellata sulla base della legge sherpa, funziona ancora con le leggi quadre, per cui
ancora lo stato inizia ad invadere la competenza della regione.
Potestà attuativa: Potestà regolamentare legata all’attuazione di una legge, (esempio legge
sull’ordinamento penitenziario, legge 364 dell’85, e poi dpr del 2000)

Funzioni amministrative: Chi è che fa il pubblico lavoro delle regioni.


Interviene qui il principio del parallelismo delle funzioni, a chi spetta le funzioni legislative spetteranno
anche le relative funzioni amministrative.
Autonomia finanziaria: Prima del 2001 le regioni avevano autonomia finanziaria, potevano scegliere
abbastanza liberamente come spendere i soldi. Le regioni avevano invece molta poca autonomia fiscale,
ossia poca autonomia per esigere tributi e le tasse, i soldi arrivavano dalla tesoreria centrale dello stato,
dando allo stato centrale molto più potere per condizionare l’attività regionale.
Esisteva inoltre un controllo di merito fatto dal governo centrale sugli atti legislativi regionali tramite il
commissario del governo.
Andando a crescere la comunità nazionale ed europea i vari vincoli legislativi andarono sempre di più ad
aumentare.

Riforma 2001, la riforma del titolo V,


3 leggi costituzionali in rapida successione che modificarono l’impianto regionale.
Completo ribaltamento della logica delle competenze:

 Creazione di una lista di materie che sono di competenza dello stato centrale, una di competenza
concorrente e tutto ciò che non rientra in queste è di competenza esclusiva delle regioni.
(a essere circoscritta è dunque la competenza dello stato centrale)

 Creazione Autonomia statuaria: ogni regione ha uno statuto, quello che preferisce.
Lo statuto si qualifica come una fonte regionale (fonti primarie). Lo statuto viene da un
procedimento di consiglio regionale, simile a quello di revisione costituzionale, servono due
deliberazioni del consiglio regionale, a distanza di 3 mesi l’uno dall’altra, se prese maggioranza dei
2/3 il referendum può essere richiesto solo dalla cittadinanza, altrimenti dalla minoranza consiliare.

Lo Statuto deve contenere le regole della pubblicazione degli atti normativi e disposizioni su
possibilità di referendum regionali, e indicazioni sulla forma di governo regionale.

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Nonostante questo faccia pensare a una grande libertà delle regioni la Corte costituzionale ha
sostanzialmente ridimensionato questo potere, le scelte possibili di governo sono state comunque cassate
dalla corte.
Organi necessari (indefettibili) delle Regioni:

 Il Presidente della regione


 La Giunta regionale
 Il Consiglio regionale

Ordinamento post. 2001: le funzioni amministrative


Le funzioni amministrative cambiano, se prima si applicava principio di parallelismo delle funzioni, anche se
solo per quelle esercitate, adesso le funzioni sono molto di più. Tante funzioni sono delegate alla
competenza della regione, e proprio questa dovrebbe delegare la competenza a sua volta ai comuni.
Vi vige il principio di sussidiarietà, per cui le attività e funzioni amministrative debbano essere esercitate al
livello più locale possibile, a meno che ne si pregiudichi il buon funzionamento.
Nell’ordinamento post 2001 esiste ancora il Potere sostitutivo dello Stato, un potere che si esercita nei casi
di inerzia, e il commissariamento:

 Il potere sostitutivo prevede che lo stato si sostituisca alla materia di responsabilità della regione
per motivi di inerzia e di inefficienza.
 Il commissariamento è invece la designazione di un commissario in una sede periferica da parte
dell'autorità centrale.
La forma di governo regionale
Nella forma di governo regionale vi sono degli organi necessari propri della regione.
A scanso di equivoci il presidente della regione non può essere assimilato né al Presidente del Consiglio, né
al Presidente della Repubblica, poiché a differenza loro il presidente della regione è eletto direttamente.
Che rapporto ha il Presidente della regione con il consiglio regionale?
Il loro rapporto è un rapporto di controllo, del consiglio sul presidente, il controllo si esplica con la formula:
“simul stabunt vel simul cadent”.
Ciò significa che se il consiglio regionale decide di sfiduciare il Presidente, si dimettono sia il presidente sia
il consiglio e si va a nuove elezioni.
Di cosa si occupano il Consiglio e la Giunta?
Il consiglio approva le leggi regionali, mentre l’esecutivo è in mano alla Giunta, il corrispettivo regionale del
Consiglio dei ministri del governo, gli assessori presiedono nell’ufficio di loro competenza, come i ministri
legiferano per le materie del loro ministero.
Vi sono alcune differenze: innanzitutto il presidente della regione ha molti più poteri sul consiglio se
confrontato con il PdC, Il presidente regionale può infatti nominare e revocare a suo piacimento i membri
della Giunta.

Altro elemento importante: la presenza permanente delle conferenze Stato-Regioni.

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Questa conferenza permanente è un organo a livello nazione che si occupa di mantenere una cooperazione
tra lo stato centrale e le regioni per gestire tutta la parte di legislazione concorrente.
Tornando all’ Art.117, nell’elencazione delle competenze esecutive dello stato e quelle concorrente può
essere complicato capire di cosa si sta parlando, ci sono delle materie che invadono diverse competenze.

L’autonomia differenziata
È possibile ottenere altri spazi di autonomia per le regioni facendosi delegare materie di competenza dello
Stato che non ne impattano l’unità giuridica necessaria (Art.116), come ad esempio l’istruzione o la sanità.
Federalismo fiscale
Ai sensi dell’Art. 2, per senso di solidarietà lo Stato trasferisce le risorse disponibili alle regioni più
economicamente svantaggiate. Fino al 2001 le regioni ricevevano una certa quantità di soldi basata sul
principio della spessa storica, successivamente il criterio è cambiato in base al costo medio, di determinati
servizi a determinate condizioni del mercato per fare in modo che le regioni potessero adeguarsi ad uno
standard di sostenibilità fiscale.
Per proprio conto la regione può imporre dei propri contributi e delle tasse (addizionale Irpef) anche se
entro certi limiti di sostenibilità.

Gli enti locali (i comuni)


I comuni sono l’unità amministrativa più piccola, condivide con la regione il fatto di avere il capo
dell’amministrazione, il sindaco, eletto direttamente dai cittadini.
Ciò che disciplina la vita politica di questi enti amministrativi è il TUEL, al cui interno, tra le altre leggi, vi
sono le norme della composizione del consiglio comunale a seconda della dimensione dello stesso.
Il comune gode di una sua potestà, la potestà di ordinanza.
Il sindaco è la somma autorità sanitaria e di protezione civile sul suo territorio.

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05/05/2023

Gli strumenti diretti di partecipazione popolare


Democrazia diretta e rappresentativa
Nei modelli organizzativi basati sul principio di democrazia rappresentativa il popolo non partecipa
direttamente al formarsi dell’indirizzo politico.
Questi modelli si basano infatti sui partiti e sull’espressione del voto finalizzato ad eleggerli, il controllo
popolare sulla coerenza e sull’efficacia dell’indirizzo viene esercitato attraverso le scadenze elettorali, con
la possibilità di rinnovare o meno il mandato agli eletti.
Le moderne democrazie si basano tutte su questo principio, cercando di bilanciare l’efficienza e la stabilità
dell’indirizzo politico con la massima aderenza alla volontà popolare.
Nelle forme di Governo presidenziali non vi è la possibilità di sfiduciare il governo, ma le scadenze elettorali
sono molto ravvicinate e sfalsate.
I modelli di democrazia diretta si basano al contrario sulla possibilità per i cittadini di esprimere
direttamente e senza mediazioni una manifestazione di volontà imputabile allo Stato.
Queste forme organizzative erano molto presenti nelle città-stato dell’antichità classica o più
recentemente in qualche piccolo cantone della Svizzera. Chiaramente questo modello basa il proprio
funzionamento sull’esistenza di un corpo sociale molto ristretto ed omogeneo che difficilmente si può
trovare negli Stati contemporanei.
Quasi tutti i modelli di democrazia rappresentativa sono disciplinati, al livello costituzionale, da strumenti
di democrazia diretta che prendono il nome di referendum, la funzione che esso può svolgere dipende
molto dal tipo, dalle modalità e dal contesto in cui esso è calato. Il referendum costituisce normalmente
uno strumento nelle mani delle minoranze, attribuendo una possibilità di intervento su leggi che
disciplinano materie non riconnesse all’indirizzo politico.

I tipi di referendum
La Costituzione italiana disciplina tre tipologie di referendum

 Il referendum approvativo, previsto per le leggi di revisione della Costituzione dall’ Art.138.
 Il referendum consultivo, in materia di Regioni ed enti locali
 Il referendum abrogativo, sulle leggi e gli atti avente forza di legge, disciplinato dall’Art. 75.
Questo referendum ha la funzione di abrogare una legge o un decreto avente forza di legge, quando
questo:

 È stato richiesto da 500.000 elettori o


 È stato richiesto da cinque consigli regionali.
Avendo la sua finalità nell’abrogare una norma di fonte primaria è di natura eccezionale, di controllo
ultimo dell’attività parlamentare da parte del popolo. Per questa ragione l’utilizzazione elevata del
referendum abrogativo costituisce sintono di un non corretto funzionamento degli ordinari strumenti di
canalizzazione politica.

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Non si può richiedere il referendum su:

 Leggi tributarie
 Leggi di bilancio
 Amnistia
 Indulto
 Autorizzazione alla ratifica dei trattati internazionali
Perché il referendum possa essere valido occorre che abbia partecipato alla votazione la maggioranza degli
aventi diritto (quorum) e che sia raggiunta la maggioranza dei voti validi.

Il procedimento referendario
La legge attuativa dell’Art.75 venne approvata solamente nel 1970, 20 anni dopo dall’approvazione della
Costituzione, in materia dell’approvazione della legge di divorzio.
La legge disciplina il procedimento referendario distinguendo varie fasi
1) L’iniziativa
Con tale attività, attribuita ai promotori, si presentano alla cancelleria della Corte di Cassazione la
richiesta di referendum.
2) Il deposito delle firme
Nei tre mesi successivi alla richiesta vengono depositate le firme in un periodo che va dal 1° gennaio
al 30 settembre di ciascun anno.
3) Accertamento della legittimità della richiesta
L’accertamento della legittimità della richiesta come verifica degli adempimenti formali, svolta
dall’Ufficio centrale per il referendum, presso la Corte di Cassazione.
4) Giudizio di ammissibilità da parte della Corte costituzionale
5) Si trasmette la richiesta alla Corte costituzionale che deve accettare entro il 20 gennaio la
costituzionalità degli atti del referendum.
6) Indizione
A cura del PdR, si indice il referendum.
7) Votazione e scrutinio
8) Proclamazione del risultato

La legge prevede che la procedura referendaria debba essere sospesa in caso di scioglimento delle Camere,
e che i termini riprendono a partire da 365 giorni successivi alla data dell’elezione.

L’ufficio centrale per il referendum


È un ufficio presente presso la Corte di Cassazione, esso non svolge solo compiti di verifica formale sulla
correttezza delle firme, ma anche di valutazioni di natura sostanziale che possono incidere sul
procedimento referendario.

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In primo luogo, valuta se in presenza di più quesiti essi possano essere accorpati, per via della natura
eccezionale del referendum, e in secondo luogo, con l’art39 della legge 352 del 1970, prevede che in caso
di abrogazione della legge oggetto del referendum, l’ufficio centrale dichiari la cessazione di medesimo.
Tuttavia, per via della possibilità che l’abrogazione della legge possa contenere principi diversi o non
soddisfacenti, questa norma è stata dichiarata in parte incostituzionale.
Da qui è stata aggiunta la previsione che in questo caso l’ufficio centrale deve valutare se e come la nuova
disciplina possa essere scontante dall’oggetto referendario, effettuando nuove disposizioni legislative.
Il giudizio di ammissibilità della Corte costituzionale
Per via della natura stessa della Corte costituzionale, per cui la competenza nel processo referendario è
stata introdotta solo con la legge 352 del 70, la sentenza della Corte ha conseguentemente il solo fine di
consentire o meno l’indizione del referendum.
Accanto ai limiti espressi dalla costituzione per il referendum, la Corte ha evidenziato vari limiti impliciti:
1) Tutte le leggi che complessivamente fanno parte della manovra finanziaria e sulle attuazioni dei
trattati internazionali
2) Le leggi di revisione della Costituzione
3) Le leggi a contenuto costituzionalmente vincolato (quelle necessario per il funzionamento degli
organi costituzionali)
4) Esclusi i referendum cui quesiti multipli non sono riconducibili ad una stessa ratio
Nel corso degli anni l’istituto del referendum abrogativo è molto modificato, i referendum sulla legge
elettorale in particolar modo hanno dato alla luce un nuovo tipo di referendum: il referendum
manipolativo. Si tratta di un referendum che attraverso l’abrogazione di più norme, producono una
normativa, detta di risulta, nuova e diversa dalla precedente. Il risultato che si vuole ottenere è infatti una
nuova normativa che risulta da parti abrogate (e parti rimasti in vita) di una legge.

Il diritto di petizione
Il diritto di petizione si può distinguere dalla iniziativa legislativa perché la richiesta non segue le forme
previste dalla Costituzione, senza alcun requisito formale di presentazione di un progetto di legge.
La petizione è usata per esporre comuni necessità e quindi non necessariamente in collegamento con un
provvedimento legislativo del quale si sollecita l’adozione.

49
09/05/23

Le fonti del diritto, p.1


Che cos’è la norma giuridica? È necessario ripartire dal concetto di diritto:
<<Il diritto è lo studio della convivenza in un contesto storico riconosciuto come stato>>
 L’insieme di queste regole di convivenza è definito ordinamento
Per capire com’è fatto un ordinamento è necessario capire a priori i caratteri delle regole giuridiche al suo
interno.
Aspetti interni del diritto:

 Caratteri della norma giuridica


 Differenza disposizione e norma
 Ordinamento giuridico

Caratteri della norma giuridica:


Che cosa differisce una semplice regola da una regola giuridica? Generalità, novità, esteriorità,
bilateralità, imperatività

 Esteriorità: è indipendente da convincimenti, la norma giuridica non ha a che fare con il


comportamento interiore dei soggetti, non ha come presupposto iniziale un’convincimento interno
ed è indipendente da esso.
 Generalità e astrattezza della norma: La norma è applicabile a tutti coloro che si trovano nella
situazione da essa disciplinata.
 Irretroattività: Sotto il profilo temporale si applica generalmente a tutti i fatti che siano intervenuti
in seguito alla formulazione della stessa regola
 Bilateralità (esteriorità): Quando si è in presenza di una regola giuridica essa dà origine ad una
situazione giuridica di vantaggio, un diritto, un dovere, una potestà a favore di qualcuno, correlata
ad una situazione soggettiva di svantaggio di qualcun’altro affinché quel diritto si realizzi.
 Imperatività: L’elemento più importante, permette alla regola giuridica di operare, essa indica
meccanismi sanzionatori volti ad esprimere le eventuali violazioni nel caso in cui non venga
rispettata la regola giuridica.
Nonostante questi caratteri, in particolare quello dell’astrattezza, la norma giuridica può comunque
produrre regole speciali ed eccezionali per particolari situazioni, rispettando comunque il senso generico
della norma.
Gli ordinamenti moderni
Negli ordinamenti del passato queste regole non erano scritte, è stata proprio l’iscrizione di queste norme
che ne ha sancito l’importanza e la tutela degli individui della collettività. Con il passare del tempo anche la
definizione stessa di ordinamento è cambiata via via che andava mutando la società, ci si è reso conto
quanto l’ordinamento fosse sempre più influenzato dalla società in cui esso nasceva.

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L’ordinamento, nella sua definizione di insieme di regole giuridiche della collettività, non è estromesso da
essa, al contrario, viene plasmato al suo interno, all’interno della società civile stessa. Non si può scindere
l’ordinamento giuridico dalla società civile e dall’indirizzo politico che essa rappresenta, l’elemento politico
interagisce con l’elemento giuridico influenzandosi a vicenda.
Santi Romano scrive:
<<Il diritto è assai più che l’insieme delle regole che un ordinamento si è dato, ma è anche l’insieme delle
istituzioni che ne hanno dato vita, che le fanno rispettare e le interpretano, dalla genesi alla sua efficacia>>.
Quando un ordinamento giuridico è riconosciuto come tale?
Un ordinamento giuridico è dotato dei seguenti requisiti:

 La stabilità del gruppo sociale, intesa come dimensione temporale durevole di quel gruppo.
 L’organizzazione, le distribuzioni di funzioni, competenze, diritti e doveri.
In una stessa società possono convivere anche più di un ordinamento giuridico, si veda il caso dei vari
codici penali, civili in Italia o anche il semplice regolamento sportivo. Questi chiaramente vengono ordinati
in base ad una gerarchia di importanza, il cui ordinamento massimo è sempre lo Stato.
Esistono inoltre:

 Ordinamenti Storici: i cui ordinamenti giuridici non producono più effetti ma di cui è utile lo studio
e la riflessione per capirne i principi alla base.
 Ordinamenti Vigenti: le cui regole giuridiche sono efficaci e producono effetti giuridici.

Differenza Disposizione e Norma


 La disposizione è l’enunciato astratto scritto dal legislatore, ossia tutti coloro abilitati a produrre
regole giuridiche.
 La norma è contenuta nella disposizione ed è il significato che l’interprete, il giudice o altri soggetti,
attribuisce alla disposizione.

Le norme si suddividono in principi e regole:


 I principi si distinguono per un elevato grado di genericità, come quelli presenti nella costituzione.
Es. Art.13-Libertà personali
 Le regole sono puntuali e rendono concreti i principi, Es. i vari commi dell’Art.13.

L’attività interpretativa delle disposizioni com’è regolata?


Intervengono alcuni principi regolatori, tra cui
Art.12: “Nell’opera del giudice non si può interpretare altro senso se non quello attribuito alle parole stesse
della legge”
Il giudice, pertanto, si limita a leggere la disposizione e a interpretarla con le stesse parole con cui è stata
scritta, “interpretazione letterale”.
Partendo dall’enunciato permette di determinare il significato concreto, la norma. Qualora una
controversia non possa essere decisa con una decisa disposizione, si passano alle disposizioni che regolano
“casi simili o materie analoghe”.

51
10/05/23

Le fonti del diritto, p.2


Le Fonti del diritto sono tali perché qualificate dall’ordinamento nel quale sono inserite, ogni ordinamento
giuridico sceglie di quali fonti del diritto fare uso (le fonti dell’ordinamento italiano potrebbero non valere
per quelli di un altro stato).
Per questo si può parlare del principio della relatività delle fonti del diritto, ogni ordinamento ha costruito
un sistema di certezza del diritto.
Come nasce il diritto? Quali sono queste fonti?
Il diritto scaturisce da atti o fatti mediante i quali vengono poste le norme giuridiche.
Quali sono quegli atti o fatti che producono le fonti del diritto?
Negli ordinamenti moderni è la costituzione che indica quali sono gli atti o fatti che possono produrre il
diritto (le fonti). In parte è così, per molte fonti è proprio la costituzione che ne conferisce legittimità, altre
volte intervengono altre forme di regolamento, come quello parlamentare, o altri articoli di leggi ordinaria.
La classificazione delle fonti del diritto si occupa di:

 Fonti atto
 Fonti fatto
 Fonti di produzione del diritto
 Fonti sulla produzione del diritto
 Fonti di cognizione

Questo pluralismo di fonti, sebbene già nella natura del nostro ordinamento per garantire una forma di
sistematicità delle norme, può però portare a non pochi contrasti delle fonti.
È compito dell’ordinamento stesso, pertanto, quello di stabilire delle regole con cui risolvere i possibili
contrasti tra questa pluralità di fonti con caratteristiche diverse, utilizzando un criterio prestabilito
piuttosto di un altro.

Le fonti atto
Sono le fonti che provengono da un atto, cioè da una manifestazione di volontà espressa dal legislatore in
senso lato, dal parlamento, dal governo o da atri soggetti che godono dalla potestà legislativa e abilitati a
produrre regole giuridiche.
Questa manifestazione si concretizza nell’ iniziativa legislativa, che può spettare ai diversi soggetti abilitati,
e in caso dal proseguo dell’iter, nella sua fase di formazione e di entrata in vigore.

Le fonti fatto
In questo caso non vi è una volontà espressa dal legislatore di imporre quella regola giuridica, in questo
caso le fonti provengono da un comportamento, dalla consuetudine, da un comportamento materiale
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ripetuto nel tempo che diviene obbligatorio nel tempo, al quale si aggiunge la convinzione della forza
vincolante di quel comportamento, l’elemento soggettivo, “opinio iuris”.

Le fonti di produzione del diritto


Sono le fonti che producono il diritto oggettivo, quello che diviene efficace e che produce i suoi effetti
nell’ordinamento.

Le fonti sulla produzione del diritto


Quelle che contengono regole destinate ad organizzare il sistema delle fonti, che ne determinano i criteri di
vigenza, quali producono effetti e secondo quali procedure, identificano i criteri di interpretazione delle
fonti. Sono definite anche “metanorme”, esse non possono mancare negli ordinamenti contemporanei.

Le fonti di cognizione
Sono documenti o fatti attraverso i quali è data notizia delle fonti di produzione, con cui i consociati
vengono a conoscenza delle regole che sono alla base della convivenza nei confronti di una categoria di
consociati, lo Stato.
La nostra fonte di cognizione più importante è La Gazzetta dello Stato italiano, dove sono pubblicati tutti gli
atti normativi dello stato.

Nell’ordinamento italiano non è un’operazione facile individuare tutte le fonti di diritto, non esiste un unico
testo di riferimento, è necessario integrare il testo costituzionale con altre fonti successive ed anche
anteriori alle predisposizioni del Codice civile.

La prima grande distinzione che possiamo fare è quella della scala gerarchica in base alla loro forza, ossia
dalla loro capacità di modificare altre fonti e di resistere alla modifica da parte di altre.
Per via del principio per cui “Nessuna fonte può istituire altre fonti aventi forza superiore o pari alla fonte di
origine”, la gerarchia delle fonti si compone di tre classi:
1. Fonti costituzionali
2. Fonti primarie
3. Fonti secondarie

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1. Fonti costituzionali
Sulla base della struttura stessa della Costituzione, e sul suo carattere di rigidità, possiamo distinguere tre
tipi di fonti costituzionali:

 La Costituzione: in sé, il testo originario.


 Le varie leggi costituzionali: le leggi che possono essere emanate allo scopo di integrare la
Costituzione.
 Le leggi di revisione costituzionale: le leggi che possono essere emanate al solo scopo di modificare
alcune parti della Costituzione.

2. Le fonti primarie
Sono composti di tutti gli atti dotati della stessa forza di legge della legge ordinaria del parlamento. Sono in
un rapporto diretto con la Costituzione anche se non possono istituire fonti costituzionali in quanto
subordinate, trovano la loro fonte sulla produzione all’interno di essa seppure non completamente.

All’interno di queste fonti possiamo trovare diverse fonti molto eterogenee tra loro:

 La legge ordinaria del parlamento


 Gli atti avente forza di legge
 Il referendum abrogativo
 La legge regionale
 Gli statuti ordinari delle regioni
 I regolamenti parlamentari

Il Criterio Gerarchico
Nel criterio gerarchico, fatto osservare già nel diritto romano, è previsto che nel caso di contrasto tra due
norme vince quella che nella gerarchia delle fonti occupa il posto più elevato, lex superior.
Questa prevalenza ha come risultato l’annullamento della fonte inferiore sulla fonte superiore,
l’annullamento opera sulla validità della norma, se viene annullata significa che si ritiene non conforme
alle norme che la disciplina.
I vizi possono essere di due tipi:

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Vizi formali: riguarda la forma dell’atto, il procedimento legislativo o la competenza di chi emana un atto
presenta un’irregolarità.
Vizi sostanziali: riguardano i contenuti normativi di una disposizione, la disposizione è viziata perché
produce un’antinomia per via di un contrasto del contenuto delle due fonti. In conseguenza di un
procedimento per la verifica del vizio la norma può essere dichiarata illegittima.
Se fonte è di tipo primario e questa è in contrasto con la Costituzione, la verifica del vizio è di competenza
della Corte costituzionale, se invece è tra una fonte secondaria che contrasta una fonte primaria allora è
previsto il ricorso alla giustizia amministrativa.

Il concetto di illegittimità è più ampio di quello di invalidità, difatti vi possono essere fonti valide, che
hanno rispettato le regole procedurali per la loro approvazione, che però sono illegittime.
Legittima significa infatti che la fonte inferiore deve le regole procedimentali per la sua approvazione e
deve rispettare il contenuto previsto nella fonte superiore

Effetti dell’annullamento
La dichiarazione di illegittimità comporta la perdita di efficacia della norma dichiarata invalida con effetto
retroattivo (ex tunc, da allora) l’atto annullato non può essere applicato a nessun rapporto giuridico anche
se sorto in precedenza all’annullamento, in questo modo l’atto annullato scompare dall’ordinamento.

Per superare casi di antinomie, cioè di confronto di due fonti diverse ma poste nello stesso grado
gerarchico, dovremmo avvalerci di altri criteri di risoluzione, come quello cronologico e di competenza.

Il Criterio Cronologico
Opera su fonti poste sullo stesso grado, esso deriva dal principio della lex posterio, la prevalenza la vince la
fonte successiva a quella anteriore. La fonte più recente prevale su quella più antica.
L’effetto di questo criterio è l’istituto dell’abrogazione, che consiste della cessazione dell’efficacia pro
futuro della norma giuridica precedente. Non opera in termini di validità ma in termini di efficacia, la fonte
abrogata non è più in grado di produrre effetti giuridici per il futuro dal momento di entrata in vigore della
norma abrogartice.
Nel momento in cui la norma successiva entra in vigore in automatico perde efficacia e non è più in vigore
la norma giuridica precedente.
Cosa succede alle norme più vecchie per tutti i rapporti regolati prima della norma abrogartice? I rapporti
antecedenti l’abrogazione continueranno ad essere regolati dalla fonte anteriore.
Ci sono 3 tipi di abrogazione previsti dall’Art.15 D.L.G

 Abrogazione espressa (direttamente il legislatore dichiara le norme precedenti abrogate)


 Abrogazione tacita (dal confronto delle nuove e delle vecchie disposizioni prevale la norma
successiva)

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 Abrogazione implicita (le nuove disposizioni regolano per intero la materia già regolata da
quella precedente, per contrasto vince la nuova)

11/05/23

Le fonti del diritto, pt.3


Il Criterio di Competenza:
Nasce dall’esigenza di garantire spazi normativi indipendenti a soggetti costituzionalmente autonomi. Ha
come sua premessa un riparto per materia, attribuisce la competenza a legiferare solo ad una particolare
fonte escludendo di conseguenza tutte le altre.
La fonte competente è quasi sempre indicata in costituzione, tutte le altre fonti sono escluse, e se altri
organi dovessero disciplinare materie non per cui non competenti, l’atto prodotto dagli organi non
competenti sarebbe invalido, perché adottato in assenza di competenza.

Criterio di specialità
Nel caso di norme opposte di uguale grado, o anche dello stesso atto, si deve preferire la norma speciale a
quella generale. La norma speciale deroga a quella generale, entrambe le norme sono efficaci e valide,
tuttavia l’interprete opera una scelta che nella fattispecie è regolata dalla disposizione generale senza che
intervengono fattori indicati dalla norma speciale. Questo criterio è “interpartes”, ossia che vale fra le due
parti, è il giudice che sceglie se usare la norma generale, se applicabile, o quella speciale.

Altro elemento caratteristico della norma giuridica è la novità.


Un elemento è novo quando modifico la fonte della norma o quando per la prima volta viene disciplinata
una materia fino a quel momento non disciplinata.

La Riserva di Legge
Le riserve di legge sono di vario tipo:

 Riserva di legge in generale: si riferisce in genere alle leggi ordinarie, alle leggi parlamentari e
talvolta agli atti aventi forza di legge del governo.
 Riserva di Legge costituzionale: vedi art.116, art.71 “iniziativa legislativa”.
 Riserva di legge per regolamento parlamentare

La finalità della riserva di legge è che sia sempre la fonte legislativa, e non amministrativa, come le fonti
secondarie, a disciplinare la materia. L’esempio è quello della Costituzione che disciplina la competenza
alle fonti primarie, cosicché nessun’altra fonte subordinata alla legge possa disciplinare quella materia,
escludendo le fonti secondarie del governo.
56
La Costituzione stabilisce riserve di legge soprattutto a tutela di diritti e doveri, (es. Art.13), essa nasce così
essenzialmente per motivi storici: nel passato il re manteneva la sanzione regia ma la funzione legislativa
rimaneva anche del parlamento, in questo modo i rappresentanti potevano aver parola sulla tutela dei
diritti del popolo libero.
In base a chi può intervenire sulla riserva di legge si distinguono:

 Riserva di legge formale: solo la legge del parlamento può intervenire, (art.76 e 77)
 Riserva di legge ordinaria: la fonte primaria che può intervenire sulla norma è la legge del
parlamento e gli atti aventi forza legge del parlamento.

16/05/23

Il procedimento legislativo
La legge formale
All’interno dell’ordinamento italiano esistono molteplici fonti del diritto, all’interno della categoria delle
fonti primarie troviamo divere leggi molto eterogenee tra loro, sono fonti primarie le leggi ordinarie, gli
atti aventi forza di legge e le leggi delle Regioni e delle province autonome.
Si usa il termine di legge formale per indicare sia la legge che nella gerarchia delle fonti occupa lo stesso
gradino della costituzione (legge costituzionale), sia la legge che occupa il gradino immediatamente
inferiore (legge ordinaria).
La legge formale è un atto normativo prodotto dalla deliberazione delle camere e promulgato dal
presidente della repubblica, in passato è stata la fonte di diritto per eccellenza, massima espressione della
rappresentanza politica legiferante, che la borghesia usava per contrapporsi al sovrano.
La forma della legge è quindi data dal particolare procedimento prescritto dalla costituzione per la sua
formazione.

Fonti sulla produzione:

 Costituzione: produce fonti sulla


produzione di fonti primarie, tra
l’Art.70 e l’Art.81
 Fonti primarie: produce fonti
sulla produzione delle fonti
secondarie con la “Legge 400,
1988”.

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Con questo procedimento sono formate sia le leggi ordinarie che le leggi costituzionali, (infatti, il
procedimento di formazione delle leggi costituzionali non è che una variante aggravata del procedimento
legislativo ordinario).

 Le leggi ordinarie sono gli atti deliberati dal parlamento secondo il procedimento disciplinato dall’
Art.70 e dai regolamenti parlamentari.

 Gli atti con forza di legge, invece, sono atti normativi che non hanno la “forma” della legge, non
sono prodotti dalla deliberazione delle camere e promulgati dal presidente della repubblica, ma
sono equiparati alla legge formale ordinaria perché il parlamento partecipa alla loro formazione:
occupano la stessa posizione nella scala gerarchica, e perciò possono validamente abrogarla ed
essere da essa, e solo da essa abrogati.
Sono quindi fonti che possono sostituirsi alla legge, almeno laddove la costituzione non ponga una
riserva di legge formale
.

Decreto-legge e Decreto Legislativo

Il Decreto-legge e il Decreto legislativo sono entrambi fonti del governo “aventi forza di legge”, hanno la
stessa forza di legge seppur con caratteristiche diverse.

Decreto Legislativo
Art.76: La condizione per cui il governo possa adottare un decreto legislativo avente forza di legge sta
nell’adozione da parte delle camere di una determinazione di principi e criteri direttivi.
Il Decreto Legislativo può essere emanato dal Governo soltanto su delega del Parlamento, nella quale e ai
sensi dell’art. 76 della Costituzione, devono essere indicati contenuti e tempi dell’emanazione. Con la
legge delega il Parlamento demanda al Governo il potere di emanare Decreti Legislativi su materie
complesse e specifiche, come Testi Unici o Codici, che se sottoposte al procedimento ordinario di
formazione delle leggi causerebbero ritardi e rallentamenti nei lavori parlamentari.
58
Decreto-Legge
Art.77 : “il Governo non può senza delegazione delle camere emanare decreti legge che abbiano valore di
legge ordinaria”.
Nel caso del Decreto-Legge non si la condizione preventiva dell’atto del parlamento, esso è adottato dal
governo senza nessun intervento preventivo delle camere in casi straordinari di necessità e di urgenza.
Il Decreto-legge ha una efficacia limitata nel tempo: produce i suoi effetti giuridici entro 60 giorni dopo il
quale il parlamento potrà convertite il decreto-legge in legge ordinaria adottando un provvedimento
provvisorio il giorno stesso, presentando alla camera il disegno di legge per la conversione.
Chiaramente, il problema principale del decreto-legge è l’interpretazione che i politici danno alle
“situazioni di necessità e urgenza”, dandone un’interpretazione volutamente ampia per facilitare le proprie
legislazioni.

Il procedimento legislativo

Gli articoli della Costituzione che vanno dal 70 al 74 si occupano del procedimento legislativo, delineando,
seppur nelle linee generali, i momenti fondamentali del procedimento e le sue possibili varianti.
Mentre la Costituzione determina le linee generali del procedimento, le regole di dettaglio sono stabilite
nei regolamenti parlamentari, che sono fonti espressione dell’autonomia del Parlamento, approvate da
ciascuna Camera a maggioranza assoluta.
Il procedimento legislativo è tradizionalmente scomposto in varie fasi:
1. Iniziativa Legislativa
2. Fase Decisoria (Approvazione Delle Camere)
3. Fase Integrativa Dell’efficacia (eventuale)
4. Fase Conoscitiva

Iniziativa Legislativa
È fissata all’Art. 71 in termini generali: esercita l’iniziativa il Governo, ciascun membro delle camere, a
50.000 elettori, e gli altri organi predisposti a legiferare (regioni, consiglio nazionale per economia e lavoro
“CNEL”).
Se l’iniziativa è del governo viene definita “disegno di legge”, se è degli altri agenti “progetto di legge”.
A premessa della proposta è messa una relazione che accompagna il testo e ne spiega gli elementi più
caratterizzanti. L’iniziativa più importante è quella governativa, se il governo ha una forte maggioranza
quella proposta può facilmente diventare legge.

Fase Decisoria
La fase più complessa che trova disciplina nei regolamenti parlamentari, la costituzione si occupa di dare le
indicazioni fondamentali nell’Art. 72.
Per approvare una legge la Costituzione prevede tre tipi di procedimenti: il procedimento in sede
referente (o ordinario), il procedimento in sede deliberante e il procedimento in sede redigente.

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Questo tipo di procedimento decisorio è a sua volta diviso in quattro fasi, come indicato nell’ Art.72: la fase
istruttoria, la fase dell’esame delle linee generali, la fase dell’esame e dell’approvazione degli articoli, la
fase dell’approvazione finale.

1) Procedimento in sede referente-ordinario


Il procedimento in sede referente è caratterizzato dal fatto che le quattro fasi delineate sopra si svolgono
prima all’interno di una commissione parlamentare, e poi davanti a Camera e al Senato. Il procedimento in
sede referente segue il seguente percorso:
Una volta che il progetto di legge è pervenuto al Presidente di una delle Camere questi lo deve assegnare
ad una commissione competente per materia.
Dopo che il progetto di legge è stato assegnato alla commissione competente inizia la fase istruttoria.
Essa ha il compito di predisporre un testo da sottoporre alla Camera nel quale siano palesi le ragioni della
normativa, dare la possibilità di unificare altri progetti che hanno medesimo oggetto e accogliere pareri
dalle altre commissioni. Nella commissione si svolge prima una discussione sulle linee generali del progetto
di legge, alla quale segue poi un voto. Seguono discussione e voto articolo per articolo, e infine viene poi
votato il testo per intero che verrà presentato in Aula. (esame linee generali e approvazione degli articoli).

In Aula il procedimento ripete sostanzialmente le stesse fasi: viene presentata la relazione generale per
introdurre una discussione che può concludersi anche con un voto di “non passaggio per gli articoli”, ossia
la chiusura immediata del procedimento, se questo non accade il procedimento prevede la discussione
articolo per articolo con voto sugli emendamenti, e voto finale su ogni articolo.
Quando un testo è approvato nella sua versione definitiva da una Camera deve essere inviata all’altra. La
seconda Camera è sovrana nello sceglier il tipo di procedimento, ma il testo finale approvato dovrà essere
identico al primo, solo così sarà conclusa la fase dell’approvazione.
Se viceversa il testo si discosta anche di un solo articolo questo viene rinviato nuovamente all’altra Camera
sino al momento in cui non vi sia un testo eguale da entrambe le parti (la navetta parlamentare).

2) Procedimento in sede deliberante


La Costituzione prevede la possibilità di un procedimento molto più rapido per l’approvazione di un
progetto di legge, procedimento che si basa sulla semplice attribuzione del progetto ad una commissione
competente per materia, che non ha solo il compito di istituire il progetto, ma anche quello di approvarlo
definitivamente senza passare dalla Camera. Questo procedimento è molto più rapido ma assai meno
garantistico.
Le ipotesi di esclusione di questo procedimento sono previste dall’ Art. 72, che pone una riserva di
procedimento ordinario, “riserva di legge di assemblea” per alcune categorie di leggi. Queste sono: le leggi
in materia elettorale, le leggi di delegazione legislativa, le leggi di autorizzazione alla ratifica dei trattati
internazionali, le leggi di approvazione dei bilanci.
Infine, sotto il profilo delle garanzie, la Costituzione prevede che un progetto di legge attribuito alla sede
deliberante possa essere rimesso all’assemblea quando lo chiedano un quinto dei componenti della
commissione, un decimo dei componenti della Camera o il Governo.

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3) Procedimento in sede redigente
Il procedimento in sede redigente è previsto dai regolamenti parlamentari e non dalla Costituzione. È detto
anche “misto” in quanto mette insieme le caratteristiche del procedimento in sede deliberante e quelle
della sede referente, è delineato in maniera diversa dai regolamenti di Camera e Senato.
Al Senato costituisce un vero e proprio terzo procedimento intermedio, all’aula è riservata soltanto la
votazione finale del progetto di legge, mentre discussione e approvazione degli emendamenti è
concentrata in commissione.
Alla Camera invece il procedimento redigente è delineato come un sub-procedimento della sede referente:
è infatti la Camera, una volta conclusa la discussione generale, a decidere di affidare la decisione sugli
articoli alla Commissione, riservandosi poi il voto sui medesimi e il voto finale.

La copertura finanziaria
La Costituzione pone un vincolo positivo espresso alla legge del Parlamento, l’Art. 81 mira ad assicurare il
pareggio del bilancio e il sostanziale equilibrio tra entrate ed uscite. La legge deve essere determinata o
mediante modifiche legislative a norme che comportino maggiori entrate, o mediante riduzioni di
autorizzazioni precedenti di spesa. Tutti i disegni di legge di iniziativa governativa inoltre debbono essere
dotati di una relazione tecnica verificata dal Ministero dell’economia.

Fase conoscitiva
La promulgazione
Una volta che la legge è stata approvata nella stessa identica versione da parte delle due Camere, essa è
giuridicamente perfetta ma non ancora efficace, poiché deve essere promulgata dal Presidente della
Repubblica. La promulgazione deve avvenire entro un mese dall’approvazione, con tale decreto egli attesta
che la legge è stata approvata dalle camere e dichiara la propria volontà di promulgarla, pubblicandola
sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. Secondo l’Art.74 qualora il Presidente della Repubblica
ritenesse non soddisfacenti i caratteri della nuova norma potrebbe decidere di chiedere una nuova
deliberazione. Questo rinvio alle camere, tuttavia, non può essere eseguito più di una volta.

La pubblicazione
A seguito della promulgazione la legge viene pubblicata, sotto la responsabilità del Ministro di Grazia e di
Giustizia. La legge diviene applicabile dopo un termine di 15 giorni, la cosiddetta vacatio legis, che serve a
rendere la legge conoscibile e conosciuta.

61
17/05/23

Le leggi rinforzate
La legge è caratterizzata da un punto di vista formale dall’essere “prodotta” attraverso il procedimento che
abbiamo descritto, e da un punto di vista sostanziale dal contenere norme generali ed astratte. Tuttavia, vi
sono dei casi in cui la legge presenta elementi di difformità rispetto a tale procedimento, e vi sono dei casi
in cui la legge non contiene norme generali ed astratte.
Nel primo caso le leggi sono dette rinforzate, nel secondo caso sono dette leggi provvedimento.

Leggi Rinforzate
La legge rinforzata prevede da parte della Costituzione una procedura aggravata, senza tuttavia modificare
il “tipo” di fonte. È a tutti gli effetti una legge ordinaria con la sola caratteristica che il procedimento
aggravato previsto nella Costituzione per la sua approvazione le attribuisce una resistenza passiva
maggiore rispetto alle altre leggi ordinarie. Per abrogare una legge rinforzata occorrerà un’altra legge
avente pari rinforzo.
La Costituzione prevede modelli diversi di leggi rinforzate:

 In alcuni casi il rinforzo è procedimentale, perché la Costituzione prevede una fase ulteriore del
normale procedimento. Questa fase si sostanzia nella previsione di “intese” con altri organi per una
consultazione che si inserisce nel procedimento legislativo.

Un esempio di rinforzo per procedimento è la legge che regola i rapporti tra lo Stato e le confessioni
diverse da quella cattolica, poiché prima dell’inizio del procedimento legislativo occorre acquisire
un accordo tra lo Stato e le rappresentanze di quelle confessioni. Il rinforzo sta proprio nella
necessità di raggiungere un’intesa anteriormente il procedimento legislativo.

 In altri casi il rinforzo riguarda la maggioranza necessaria per approvare la legge: costituisce un caso
di rinforzo per maggioranza la legge che prevede l’amnistia e l’indulto. Essi sono concessi con legge
deliberata a maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera in ogni suo articolo. La
maggioranza molto ampia costituisce il rinforzo necessario per l’approvazione di questa legge

 In altri casi ancora si riscontra sia un rinforzo procedimentale e sia per maggioranza, si vedano ad
esempio la legge prevista dalla costituzione all’Art. 116 a proposito della attribuzione di altre
competenze alle Regioni.

La ratio delle leggi rinforzate


La Costituzione prevede varie tipologie di leggi rinforzate, la cui volontà specifica è diversa a seconda della
tipologia di rinforzo.

62
Quando vi è un rinforzo per procedimento, l’intesa si sostanzia in una sorta di accordo tra lo Stato e l’ente
interessato, lo scopo è quello di attribuire all’ente interessato un potere negoziale del quale altrimenti non
è dotato.
Nel caso invece del rinforzo per maggioranza le leggi che adottano tale rinforzo non sarebbero
strettamente collegabili all’indirizzo politico del Governo, in quanto pur senza essere leggi costituzionali,
impattano fortemente sui suoi valori, tanto da richiedere per la loro approvazione anche il consenso della
maggioranza.

Leggi Provvedimento
Le leggi provvedimento costituiscono una categoria di leggi che non contengono norme generali e astratte,
ma hanno invece un contenuto concreto e specifico: si tratta di leggi che invece di disporre, provvedono
direttamente su un caso concreto, svolgendo quindi una attività tipicamente amministrativa.
Si tratta di leggi auto applicative, poiché non necessitano di essere attuate dalla Pubblica Amministrazione
attraverso la produzione di altre norme.
Dalle leggi provvedimento debbono essere tenute distinte le leggi definibili “a basso contenuto di
generalità e di astrattezza”. Queste leggi differiscono dalle leggi provvedimento perché sono comunque
dotate della caratteristica della generalità, sia pure limitata.
Esempio
-legge che pone vincolo di inedificabilità (classica legge provvedimento)
-legge che esclude il pagamento delle tasse per una popolazione terremotata (legge a basso contenuto di
generalità)
Queste tipologie di leggi sono costituzionalmente legittime poiché la Costituzione non prevede una riserva
di amministrazione che escluda la possibilità per il potere legislativo di intervenire in ambiti tipici
dell’amministrazione.

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18/05/23

Atti con forza di legge e regolamenti


Emergenza e stato di necessità

Lo Stato di emergenza non è disciplinato nella costituzione italiana.


Ciò non implica che in presenza di una situazione di emergenza debba farsi riferimento alla necessità come
fonte extra ordine superiore rispetto alla Costituzione. In presenza di una situazione di emergenza,
debbono essere applicati i principi di proporzionalità, ragionevolezza e temporaneità della misura.
Accanto alla legge, la costituzione disciplina altri atti con forza di legge, atti cioè che hanno la stessa forza
attiva e la stessa resistenza passiva della legge, sono i Decreti-legge e i Decreti legislativi.
I primi si basano su presupposti di necessità e di urgenza, mentre secondi su di una legge di delegazione
delle camere. Trattandosi di una deroga al principio di separazione dei poteri, la Costituzione li considera
strumenti non ordinari di normazione e pone regole per consentire al Parlamento un controllo su di essi.

Decreti-legge
I decreti-legge esistevano anche, sia pure non codificati nello statuto albertino, mentre poi sono stati
codificati nella legge numero 100 del 1926. La Costituzione prevede che il decreto-legge sia fondato sui
requisiti straordinari di necessità e di urgenza, che sia convertito in legge entro 60 giorni e che in mancanza
di conversione il decreto-legge decade con effetti retroattivi. Negli anni il decreto-legge è stato utilizzato in
maniera abnorme, attraverso una interpretazione molto larga dei requisiti di necessità e di urgenza.
Inoltre, in caso di mancata conversione, esso veniva reiterato più volte, cosicché, invece di essere un atto
provvisorio di breve durata è divenuto stabile nel tempo.

I rimedi
Il Filtro Parlamentare
Come primo rimedio è stata introdotta una norma nel regolamento parlamentare che prevedeva un filtro
preliminare di costituzionalità per verificare la sussistenza dei requisiti di necessità e di urgenza.
Questa previsione, tuttavia, non ha svolto alcuna funzione di limitare il numero dei decreti-legge: la
commissione affari costituzionali era composta da deputati in misura proporzionale rispetto ai gruppi
parlamentari, ed era poco incline a svolgere funzioni di giudizio su temi talmente vaghi e ampi.
Legge n.400 del 1988
Con la legge numero 400 del 1988 sono state determinate alcune materie che non potrebbero essere
disciplinate da decreti-legge. Tuttavia, la legge in questione è una legge ordinaria e quindi i vincoli posti
non sono di livello costituzionale. Inoltre, la esclusione della decretazione di urgenza su molte delle materie
indicate era già implicitamente ricavabile dai principi costituzionali.
Legittimità Costituzionale
La giurisprudenza costituzionale a partire dalla fine degli anni 80 ha introdotto una linea più rigorosa sul
controllo di legittimità costituzionale dei decreti-legge:

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La Corte costituzionale può dichiarare incostituzionale un decreto-legge quando manchino
manifestamente i presupposti di necessità e di urgenza e può dichiarare illegittima la reiterazione del
decreto quando non vi siano fatti nuovi che lo giustificano.

Decreti Legislativi
L’altro strumento previsto dalla Costituzione per attribuire un potere normativo primario al Governo è la
delegazione legislativa.
Attraverso lo strumento della delegazione, un soggetto titolare di potere attribuisce ad altri l'esercizio di
quel potere, potere, attraverso lo strumento della delegazione legislativa, circoscrivendo, con regole
predeterminate, la sua capacità di agire.
Il Parlamento attribuisce quindi l'esercizio della funzione legislativa al Governo.
L'articolo 76 della Costituzione consente infatti, che il Parlamento attribuisca l'esercizio della funzione
legislativa al governo, ma non invece il potere legislativo che permane in capo al Parlamento.
Poiché il potere rimane al delegante, quest'ultimo non si spoglia mai del suo potere.
L'articolo 76 delinea il modello della delegazione legislativa attraverso una sequenza di due atti:
1. La legge di delegazione approvata dal parlamento
2. Il decreto legislativo approvato dal Governo

La legge di delegazione è sottoposta ad un vincolo procedimentale e ad un vincolo sostanziale:

 Il vincolo procedimentale è determinato dall'articolo 72, che prevede che sia approvata con il
procedimento legislativo ordinario.

 Il vincolo sostanziale è invece determinato dall'articolo 76, che prevede che la legge di delegazione
debba contenere alcuni elementi necessari, tra cui: i principi e criteri direttivi, conferita solo per un
tempo limitato e solo per oggetti definiti.
Il decreto legislativo, infine, deve essere approvato dal Consiglio dei ministri ed emanato dal Presidente
della Repubblica con le regole procedurali di forma previste dall'articolo 14 della legge numero 400 del
1988.

Le trasformazioni
Nel tempo questo modello ha subito trasformazioni.
La legge di delegazione non si limitò più a prevedere i principi e criteri direttivi, l'oggetto e il tempo, ma
spesso prevedeva norme di immediata applicazione. La determinazione dei principi e criteri direttivi è
andata via via sempre più sfumata, e spesso, inoltre, il governo adottò decreti legislativi che poi vennero
corretti da altri decreti legislativi, secondo il modello della delegazione polifasico.
La Corte costituzionale può sindacare il rispetto della legge di delegazione da parte del decreto legislativo,
poiché il decreto legislativo che viola la legge di delegazione viola indirettamente l'articolo 76 della
Costituzione.

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I titoli unici
I testi unici sono raccolti di norme in un unico testo, si distinguono in:

 Testi unici compilativi, che mirano unicamente alla raccolta di norme


 Testi unici innovativi che hanno anche lo scopo di modificare le norme esistenti
Il legislatore, inoltre, all'interno di fornire uno strumento normativo complessivo nel quale siano riunite sia
le forme primarie che le forme secondarie della materia, ha delineato una nuova figura di testo unico, il
testo unico misto. Questo tipo di testo unico era finalizzato a ricomprendere in un unico contesto le
disposizioni legislative e regolamentari riguardanti materie e settori omogenei allo scopo di assicurare il
coordinamento formale delle disposizioni vigenti.
L'epoca dei testi unici ha avuto tuttavia breve durata. E infatti con la legge numero 229 del 2003 il testo
unico misto è stato sostituito con il codice di settore. Il codice di settore si propone l'obiettivo di riunificare
la disciplina legislativa di una determinata materia proponendone del pari il riassetto attraverso lo
strumento del decreto delegato.

Altri poteri del Governo


In caso di guerra
Il governo in caso di guerra ha il potere di emanare atti con forza di legge nei limiti conferiti dal
Parlamento.
Tali atti presentano tratti comuni ai decreti legislativi, in quanto prima un conferimento da parte del
parlamento dei poteri necessari e in seguito l’emanazione degli atti in forma di decreti-legge, e tratti
comuni ai decreti-legge per via della grande ampiezza di poteri in relazione alle necessità della guerra.

I regolamenti governativi
I regolamenti governativi costituiscono la più importante delle fonti secondarie.
La Costituzione prevede solo che essi vengano emanati dal Presidente della Repubblica, ma non stabilisce
norme in relazione alla loro tipizzazione e al procedimento di approvazione.
La legge numero 400 del 1988 si poneva l'obiettivo di determinare i tipi di regolamenti, ampliare il potere
normativo dell'Esecutivo, spingendo altresì il Parlamento ad approvare leggi di principio, effettuare
un'ampia delegificazione e tipizzare il procedimento.

 In primo luogo, distingue i regolamenti tra governativi e ministeriali e interministeriali. I primi sono
deliberati dall’intero Consiglio dei ministri, i secondi da un singolo ministro e gli ultimi da più
ministri congiuntamente.
 In secondo luogo, distingue i regolamenti governativi in: esecutivi, integrativi-attuativi,
indipendenti, organizzativi e di delegificazione

 I regolamenti ministeriali sono regolamenti approvati da un singolo ministro nell'ambito delle sue
competenze, quando la legge gli attribuisca questo potere. Essi debbono rispettare i regolamenti
governativi e sono dunque fonti di terzo grado.
 I regolamenti esecutivi sono finalizzati a rendere concretamente applicabili le norme generali, quelli
integrativi-attuativi finalizzati a disciplinare l’attuazione e l’integrazione delle leggi, quelli
indipendente per disciplinare materie nelle quali non vi sia disciplina legislativa, e quelli
organizzativi per il funzionamento e l’organizzazione delle amministrazioni pubbliche.

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Regolamenti di delegificazione
La delegificazione svolge la funzione di snellire il sistema delle fonti primarie.
Materie coperte da legge, e purché per esse non sia prevista la riserva assoluta di legge, possono essere
normati da un regolamento governativo, quando questo sia a ciò autorizzato da una legge.
La legge stabilisce i principi e i criteri direttivi ai quali il regolamento deve adeguarsi e dispone
l'abrogazione della norma a far data dalla entrata in vigore del regolamento.
Progressivamente la delegificazione ha perso il suo carattere rigoroso, spesso le leggi delegificazione non
contengono principi e criteri direttivi e la delegificazione è contenuta in decreti legislativi. Allo scopo di
alleggerire il sistema delle fonti, sono state emanate sia leggi taglie-leggi sia regolamenti taglie-
regolamenti. Il meccanismo, tuttavia, ha creato molti dubbi di ordine giuridico e non ha contribuito affatto
alla semplificazione del sistema normativo.

Le fonti europee e i vincoli all’ordinamento


interno
Se normalmente i trattati istituiscono organizzazioni internazionali basate sul principio della cooperazione,
che hanno come scopo non quello di emanare norme, ma di facilitare i rapporti tra gli Stati aderenti, il
Trattato che istituisce l'Unione europea prevede competenze attribuite all'organizzazione dalle quali deriva
il potere di emanare norme con effetto giuridico all'interno degli Stati membri. Si verifica dunque una vera
e propria cessione di sovranità.
I principali organi dell'Unione europea:
● Consiglio europeo
● Consiglio dei ministri
● Parlamento europeo
● Commissione europea
● Corte di Giustizia
● Banca centrale europea
● Corte dei conti

Le competenze
Il riparto di competenze tra Stati membri e Unione europea si basa sul principio di attribuzione: l'Unione
esercita solo le competenze attribuite dai Trattati, ciò che non è attribuito rimane agli Stati.
Le competenze Ue possono essere esclusive (solo l'Unione può legiferare), concorrenti (gli Stati possono
legiferare se non lo fa l'Unione), di sostegno, coordinamento o completamento delle competenze degli
Stati.

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Le competenze sono esercitate secondo:
● il principio di sussidiarietà: se non c'è competenza esclusiva, l'Unione interviene solo se i suoi obbiettivi
possono essere raggiunti in modo migliore dall'Unione rispetto ai singoli Stati;
● il principio di proporzionalità: l'intervento dell'Unione non può andare oltre quanto strettamente
necessario a raggiungere i suoi obbiettivi.
Le materie sulle quali interviene l'Unione europea sono dette “politiche”.
Alcuni esempi:
● Libera circolazione di merci, persone, servizi, capitali;
● Trasporti
● Energia
● Ambiente
● Istruzione

Nell'ambito delle varie materie l'Unione adotta veri e propri atti giuridici che hanno efficacia all'interno
degli Stati membri. Si tratta di:

● Regolamenti, atti di portata generale, obbligatori in tutti i propri elementi, direttamente applicabili in
tutti gli Stati membri senza necessità di atti di recepimento;

● Direttive, atti che vincolano lo Stato a un obbiettivo da raggiungere, lasciando allo Stato stesso la scelta
dello strumento più opportuno. Esse, dunque, non sono direttamente applicabili, hanno bisogno di un atto
di recepimento.
Secondo la Corte di Giustizia, però, bisogna distinguere la categoria delle cd. Direttive dettagliate: se una
direttiva contiene norme sufficientemente precise e incondizionate, queste diventano direttamente
applicabili quando scade il termine per lo Stato per provvedere all'attuazione
di esse.
● Decisioni, non hanno contenuto normativo ma si rivolgono a destinatari precisi e predeterminati,
● Raccomandazioni, atti non vincolanti con funzione di indirizzo.

La “forza” del diritto europeo


Come spiegare la “forza” del diritto europeo?
Dipende dalla diversa natura del Trattato: mentre normalmente i trattati internazionali pongono diritti ed
obblighi solo tra gli Stati, il Trattato comunitario si rivolge direttamente ai cittadini, in una prospettiva
tipicamente costituzionale.
Nel 1963, sentenza Van Gend en Loos, la Corte di Giustizia ha sostenuto che la Comunità costituisce un
ordinamento giuridico di nuovo genere, a favore del quale gli Stati hanno rinunciato a parte della propria
sovranità e che riconosce come soggetti non solo gli Stati membri, ma anche i cittadini.
La conseguenza di questa impostazione è che non solo gli Stati ma anche i cittadini
sono titolari di diritti in conseguenza dell'adesione all'Unione europea del proprio Paese: le norme

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comunitarie, dunque, dovranno essere sia direttamente applicabili negli Stati membri, sia superiori
rispetto alle fonti interne.

Effetto diretto delle norme


Secondo il principio dell'effetto diretto alla norma UE è attribuita la capacità di produrre effetti giuridici
diretti in tutti gli Stati membri, senza la necessità di atti interni di recepimento.
La Corte di giustizia nel 1976, sentenza Defrenne v. Sabena, ha affermato che per avere effetto diretto le
norme debbono essere precise e sufficientemente incondizionate.
L'effetto diretto può garantire i diritti dei cittadini solo se assistito dal principio del primato del diritto
comunitario rispetto al diritto degli Stati membri. Non potrebbe infatti parlarsi di cessione di sovranità,
infatti, se gli Stati membri potessero liberamente modificare le norme UE. Sul principio del primato del
diritto UE, la Corte di Giustizia ha reso due fondamentali sentenze:

 sentenza Costa v. Enel, 1964,


 sentenza Simmenthal, 1978
Nella prima la Corte afferma che atti interni contrari al diritto europeo sarebbero inefficaci, a causa
dell'avvenuta cessione di sovranità.
Nella seconda la Corte afferma che le norme UE fanno parte integrante degli ordinamenti degli Stati
membri, con rango giuridico superiore.

Contrasti con gli ordinamenti


Ordinamento comunitario e ordinamenti interni non sarebbero dunque distinti e separati: il diritto UE
entrerebbe a far parte dei singoli ordinamenti, con forza superiore alle norme interne. Di conseguenza
qualsiasi giudice nazionale ha l'obbligo di applicare il diritto UE, tutelando i diritti che questo assicura, e di
disapplicare le disposizioni eventualmente contrastanti della legge interna, sia anteriori che successive,
senza doverne chiedere la previa rimozione.
Cosa succede se la norma europea contrasta con la Costituzione? Sindacare le norme europee per
contrasto con la Costituzione presenta alcuni problemi:
- in primo luogo, se assumiamo che i due ordinamenti sono separati, le norme di diritto comunitario non
sono atti dello Stato ma fatti. Secondo l'art. 134 Cost., invece, la Corte costituzionale giudica su atti dello
Stato;
- inoltre, poiché il diritto comunitario ha una copertura costituzionale nell'art. 11 Cost., non ogni violazione
della Costituzione che da esso derivi è sindacabile, ma solo quelle che riguardino il suo “nucleo
fondamentale”. Si tratta della teoria dei controlimiti, che garantisce la possibilità di un controllo di
costituzionalità “di ultima istanza”.

Il Diritto comunitario
Il diritto comunitario è ormai parte integrante del diritto interno degli Stati membri. È dunque molto
importante per gli Stati partecipare attivamente alla formazione di queste regole.
Si parla di due fasi:

 la fase ascendente riguarda la formazione del diritto europeo;


 la fase discendente riguarda il recepimento del diritto europeo nel nostro ordinamento.
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In base alla normativa vigente, il Governo trasmette ai Presidenti di Camera e Senato atti e documenti.
Questi li trasmettono alle rispettive commissioni permanenti, che possono esprimere un parere e dare
indirizzi al Governo. È stata inoltre prevista una legge annuale, detta legge europea, che in alcuni casi
recepisce direttamente le direttive comunitarie, in altri fornisce deleghe al Governo per recepirle. Infine, le
Camere esaminano la relazione annuale del Governo sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo
comunitario.
Legge europea e relazione annuale costituiscono una sorte di “sessione comunitaria” all'interno delle
attività parlamentari.

Le norme di diritto internazionale


Le fonti che sono riconosciute all'interno dell'ordinamento non provengono solo da organi statali, ma
anche dall'esterno. La Costituzione contiene norme di collegamento con il diritto internazionale: le norme
della Costituzione funzionano in questo caso come fonti sulla produzione, mentre quelle di diritto
internazionale sono fonti di produzione.

La Costituzione e il diritto internazionale


Perché la nostra Costituzione è aperta al diritto internazionale?
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale si diffuse la consapevolezza dell'interdipendenza tra le varie
nazioni e della necessità di costruire organizzazioni internazionali e sovranazionali per prevenire altri
conflitti. La nostra, dunque, è una Costituzione aperta alla comunità internazionale, che considera la
possibilità di cedere una parte della sovranità statale a organizzazioni sovranazionali.
Se leggiamo gli articoli 10 e 11 della Costituzione, ritroviamo questi concetti espressi con grande chiarezza:
Tre punti fondamentali, dunque:

 l'apertura alle norme di diritto internazionale;


 la fiducia nelle organizzazioni internazionali e sovranazionali: un’apertura “flessibile”, una “porta
aperta” che ha permesso tutto il grande processo di integrazione europea;
 il principio pacifista: le limitazioni di sovranità sono legittime perché mirano a garantire la pacifica
convivenza della comunità internazionale.
Analizziamo ora l'art. 10 della Costituzione. Questa disposizione prevede l'adattamento automatico del
nostro ordinamento alle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute.
Queste fonti, dunque, vengono immesse nell'ordinamento direttamente dalla Costituzione. Esse vigono in
modo continuativo e permanente, senza necessità che ulteriori atti le recepiscano. Si tratta delle
consuetudini di diritto internazionale: comportamenti uniformi tenuti dai diversi Stati e da essi sentiti come
obbligatori.
Un esempio: l'immunità diplomatica. I diplomatici che operano sul territorio di uno Stato straniero non
sono sottoposti alle norme giuridiche dello Stato in cui si trovano, ma a quelle dello Stato da cui
provengono.
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Queste consuetudini sono recepite, come abbiamo visto, direttamente dalla Costituzione e per questo si
ritiene che ricevano forza costituzionale. Le leggi italiane che contraddicessero queste consuetudini
violerebbero l'art. 10 della Costituzione. L'unico limite che le consuetudini internazionali incontrano è il
rispetto dei principi fondamentali della Costituzione, come è stato specificato dalla Corte costituzionale.

Diritto internazionale pattizio


Diverso è il regime delle norme di diritto internazionale pattizio. Parliamo dei trattati internazionali,
accordi tra due o più Stati che regolano una determinata sfera dei loro rapporti. Se le norme di diritto
internazionale generalmente riconosciute operano nel nostro ordinamento con un meccanismo di
adattamento automatico, quelle di diritto pattizio operano con un meccanismo di adattamento speciale.
Le principali fasi per la conclusione di un trattato internazionale sono:

 la firma, che non ha ancora effetto vincolante;


 la ratifica, da parte dell'organo costituzionale competente: si tratta in Italia del Presidente della
Repubblica, che deve essere autorizzato dal Parlamento se il trattato ha natura politica, prevede
regolamenti giudiziari
Concluso il trattato, bisogna distinguere tra:

 trattati self executing, che contengono norme sufficientemente chiare e tali da poter essere
direttamente applicate: per questi l'adattamento si verifica attraverso l'ordine di esecuzione, un
semplice riferimento al trattato che spesso viene inserito nella legge che autorizza il Presidente
della Repubblica alla ratifica.

 trattati non self executing, che prevedono impegni e obblighi che necessitano di atti interni di
esecuzione e implementazione. Questi necessiteranno di norme primarie di diritto interno per
funzionare nell'ordinamento.

La “forza” del trattato


Qual è la forza del trattato internazionale all'interno dell'ordinamento?

 Con legge costituzionale n. 3/2001 è stato modificato l'art. 117 della Costituzione, che oggi dispone
che la potestà legislativa sia esercitata nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti
dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.

 Nel 2007, con due famose sentenze, la Corte costituzionale ha precisato che la legge interna che
contrasta con la legge di ratifica di un trattato internazionale è incostituzionale per violazione
dell'art. 117 della Costituzione. Si tratta delle “sentenze gemelle”, n. 348 e 349/2007, rese a
proposito di un celebre trattato internazionale, la Convenzione europea dei diritti dell'uomo La
Corte ha utilizzato per i trattati internazionali lo schema delle norme interposte: la legge che viola il
Trattato, viola anche la Costituzione che impone alla legge di rispettarlo.
L'art. 10 della Costituzione si occupa anche del trattamento giuridico dello straniero.
La condizione dello straniero in Italia è regolata dalla legge. Essa, nel regolarla, dovrà rispettare la
Costituzione che, mentre riconosce alcuni diritti ai soli cittadini (ad es. la libertà di circolazione), all'art. 2
riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo.
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