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Il 17 marzo 1861 venne proclamato dal re Vittorio Emanuele II il Regno d’Italia.

Le leggi del regno di


Sardegna vennero allargate a tutto il Regno con lo Statuto Albertino. Questa costituzione metteva il
sovrano al centro di tutto, il quale era titolare del potere esecutivo insieme ai suoi ministri, mentre il
potere legislativo era affidato al parlamento bicamerale, composto dalla camera dei deputati (i cui membri
venivano eletti) e il Senato (i cui membri erano scelti dal re), ma comunque ogni legge doveva essere
approvata dal re. Il potere giudiziario era nelle mani del re e dei suoi giudici.
Lo Statuto albertino era una costituzione: breve, perché dedicava solo 9 articoli ai diritti dei cittadini;
flessibile, perché poteva essere modificata con una semplice legge ordinaria; ottriata, perché era concessa
dal re; confessionale, perché riconosceva la religione cattolica come unica religione di Stato.
Con gli anni, il potere del re diminuì e aumentò quello della Camera dei Deputati, il Parlamento poteva far
cadere il Governo con il voto di sfiducia, i ministri scelti dal re dovevano essere approvati dal Parlamento, il
re non poteva più rifiutare le leggi proposte e la scelta dei membri alla Camera dei Deputati venne votata a
suffragio universale maschile, permettendo ai ceti popolari di parteciparne. Così l’Italia divenne una
Monarchia costituzionale parlamentare.

Dopo la Prima Guerra Mondiale ci fu in Italia un periodo di crisi, perché le ostilità tra la popolazione povera
favorirono la nascita del Partito nazionale fascista, che voleva sistemare il Paese con autorità. Nel 1922 ci
fu la marcia su Roma, e il re diede a Mussolini il compito di formare un nuovo governo. Nel 1925 vennero
emanate le leggi fascistissime, che sopprimevano le libertà sindacali e civili e lo sciopero, inoltre
rafforzavano il potere del capo del governo, il quale ottenne il nome di Duce. Quest’ultimo era responsabile
solo di fronte al re, aveva un ruolo superiore rispetto al Parlamento, a cui rimase solo il compito di
ratificare le leggi, e ai ministri, che lui eleggeva e revocava. La camera dei deputati fu soppressa e venne
istituita la Camera dei fasci e delle corporazioni, i cui membri erano scelti dal Governo o dal partito
fascista. Tutti i partiti tranne quello fascista divennero illegali e il Gran Consiglio del fascismo ottenne ampi
poteri, come quello di coordinare le attività del regime, approvare gli incarichi e doveva essere consultato
per le questioni più importanti. Venne reintrodotta la pena di morte, usata anche per i reati politici, i quali
venivano giudicati dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Anche la polizia ottenne poteri di
repressione politica, come quello di disporre il confino, cosa che succedeva a molti politici che andavano
contro il fascismo. Nel 1936 venne fatto l’Asse Roma-Berlino e nel 1938 vennero applicate le leggi razziali.
Nel 1943 Mussolini venne destituito e il nuovo capo del governo firmò l’armistizio con gli anglo-americani.
L’Italia si trovava divisa in due: al nord c’erano ancora i tedeschi e le milizie di mussolini, mentre al sud
c’erano gli anglo-americani. A nord si sviluppò la resistenza dei partigiani, che aiutarono a raggiungere la
liberazione nazionale.

Il 2 giugno 1946 ci fu la consultazione elettorale per eleggere i 556 membri dell’Assemblea costituente, fu
la prima votazione libera dopo il fascismo e furono ammesse anche le donne. Venne anche fatto, lo stesso
giorno, il referendum per scegliere tra monarchia e repubblica, e vinse la repubblica. I partiti più votati
furono la democrazia cristiana, il partito socialista e quello comunista, mentre quello liberale perse quasi
tutta la sua importanza. La stesura del testo della Costituzione fu affidata all’Assemblea costituente: una
prima bozza venne fatta da 75 deputati che si occuparono, in 3 gruppi diversi, dei diritti e doveri dei
cittadini, dei rapporti economici-sociali e dell’ordinamento statale. La Costituzione venne approvata il 22
dicembre 1947, e entrò in vigore il 1° gennaio 1948.

La Costituzione italiana è formata da 139 articoli. All’inizio troviamo i Principi fondamentali, che vanno dal
1° al 12° articolo, dove vengono evidenziate le colonne portanti della Repubblica Italiana, come la
democrazia, il lavoro, la libertà e l’uguaglianza. Dopo si trovano la Prima parte, cioè i doveri e diritti dei
cittadini (art. 13-54), e la Seconda Parte, cioè l’organizzazione dello Stato (art. 55-139). Alla fine, si trovano
le Disposizioni transitorie e finali, che sono 18 articoli fatti per consentire un passaggio dalla monarchia alla
repubblica. La Costituzione Italiana è: popolare, perché è stata emanata da un organo votato dal popolo;
rigida, perché può essere modificata solo con una procedura di revisione costituzionale; lunga, perché
dedica molti articoli ai diritti e doveri dei cittadini, al contrario dello Statuto Albertino; compromissoria,
perché è stata scritta grazie a compromessi tra diverse ideologie; democratica, perché si basa sul principio
della democrazia, cioè il potere del popolo; programmatica, perché è un programma da seguire per i
politici (alla sua scrittura venne inteso come programma antifascista, ma alcuni dei suoi obbiettivi sono
perseguiti ancora oggi). La procedura di revisione costituzionale viene regolarizzata dall’art. 138, e per
entrare in vigore deve essere approvata a maggioranza assoluta da entrambe le camere del Parlamento,
con due deliberazioni a distanza da minimo 3 mesi da ciascuna. Se nella seconda votazione si raggiunge la
maggioranza assoluta ma non i due terzi dei componenti, può essere richiesto (da 1/5 dei membri di una
camera, o da 500000 elettori, o da 5 consigli regionali) un referendum costituzionale confermativo.

L’art. 1 della Costituzione afferma che “l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro, la
sovranità è del popolo, che la esercita nelle forme e nei limite della Costituzione”. La democrazia è la
forma di governo in cui il popolo è sovrano e a questo spettano le decisioni relative al funzionamento dello
Stato. La democrazia può essere esercitata in modo diretto, come quando si vota un referendum
abrogativo o confermativo, o in modo indiretto, come quando si votano i rappresentati politici. Il potere
legislativo è detenuto dal Parlamento, e i suoi rappresentati vengono votati dal popolo. Il parlamento
elegge il Presidente della repubblica, che a sua volta nomina il Governo, che detiene il potere esecutivo.
Ovviamente, la libertà dei cittadini può essere esercitata nei limiti dettati dagli articoli della Costituzione,
infatti i cittadini possono esprimere la loro volontà in modo chiaro e trasparente, seguendo i principi
costituzionali. La web democracy è l’esercizio della sovranità del popolo attraverso Internet, come quando
si usano i siti dello Stato italiano o quando si vota una petizione online. L’art. 1 parla anche del principio del
lavoro, sul quale si basa la Repubblica, ed è un diritto dei cittadini, ma anche un dovere poiché aiuta allo
sviluppo dello Stato.

L’art. 2 dichiara che “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia nel singolo sia
nelle formazioni sociali”. Quest’articolo sottolinea l’importanza che i costituenti hanno attribuito al
riconoscimento dei diritti umani, che in passato erano stati limitati. Le libertà inviolabili in quanto singolo
sono quelle come la libertà di pensiero, mentre quelle nelle formazioni sociali indicano il diritto di riunione
o associazione. Oltre a diritti inderogabili, i cittadini hanno anche dei doveri inderogabili, e quindi devono
rispettare dei doveri di ambito politico, economico e sociale.

L’art. 3 dichiara che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza
distinzione di nessun tipo. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e
l’uguaglianza dei cittadini.” Nel primo comma viene sancita l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, e
si chiama uguaglianza formale, mentre nel secondo comma viene specificato l’intervento dello Stato, che
si chiama uguaglianza sostanziale. Questo viene specificato dai costituenti proprio per indicare che lo Stato
deve porre le condizioni necessarie affinché un diritto possa essere esercitato. Il diritto all’uguaglianza
comprende anche quello alla differenza, cioè che ciascun individuo non può essere discriminato per
nessuna ragione. Questo principio di uguaglianza e l’intervento dello Stato si può ritrovare nella forma di
Stato Sociale, che va a tutelare gli inabili al lavoro o gli sprovvisti di mezzi per vivere con l’assistenza sociale.

CAPO DEL GOVERNO DOPO MUSSOLINI: PIETRO BADOGLIO

PRIMO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: ENRICO DE NICOLA

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