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Struttura della Costituzione della Repubblica italiana

La Carta costituzionale repubblicana, approvata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre


1947 ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948, si compone di 139 articoli (di cui 5 abrogati
dalla L. Cost. 3/2001) e 18 disposizioni finali e transitorie. Essa comprende in particolare:
 i Principi fondamentali(art. 1-12) che costituiscono le radici del nostro ordinamento
costituzionale fornendo le basi del vivere quotidiano di tutti i cittadini;
 la Parte prima, intitolata ai diritti e doveri dei cittadini comprende gli art. 13-54 e si divide
in quattro titoli (rapporti civili, rapporti etico-sociali, rapporti economici, rapporti
politici;
 la Parte seconda, intitolata all’ordinamento della Repubblica , comprende gli art. 55-139 e
si divide in sei titoli (il Parlamento, il Presidente della Repubblica, il Governo, la
Magistratura, le Regioni, le Province, i Comuni, garanzie costituzionali);
 le Disposizioni finali e transitorie, comprendono norme destinate a completare il testo
costituzionale o aventi efficacia limitata nel tempo.

I fondamenti della Costituzione


1. DEMOCRAZIA
 La sovranità popolare. Democrazia significa in primo luogo sovranità del popolo
(art. 1 della Costituzione: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul
lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei
limiti della Costituzione). Il popolo non si intende come una totalità, come soggetto
unitario con una sola volontà, esigenze e modi di vedere la vita uniformi.
 Libertà e pluralismo. Secondo la Costituzione italiana, il popolo non è una realtà
collettiva uniforme, ma l’insieme di individui e numerosi gruppi sociali, portatori di
ideologie, programmi, interessi differenziati e in competizione tra loro. NOTA BENE!!!
Democrazia, da noi, significa allora che il potere politico deriva da una libera
competizione tra tutti i soggetti sociali. Questa democrazia significa libere elezioni, diritto
di voto garantito a tutti, pluralità di partiti politici, esistenza di una maggioranza e di
opposizioni, passaggio dall’opposizione alla maggioranza e viceversa, formazione di nuovi
partiti, ecc. Tutto ciò è la condizione per una vita politica libera, i cui protagonisti e la loro
forza siano determinati dal basso, cioè dal popolo (qui si può ribadire il significato profondo
del ripudio della monarchia, come regime in cui il soggetto principale – il Re – fonda il suo
potere su una base non democratica). Il popolo sovrano opera nelle forme e nei limiti della
Costituzione (art.1): la sovranità popolare è dunque regolata e limitata, affinché il potere
politico non possa contraddire la democrazia pluralistica e i diritti delle minoranze siano
tutelati come quelli della maggioranza. Secondo il nostro concetto, democrazia è: diritto
della maggioranza e diritto delle minoranze. In questo essa si distingue dalle democrazie
totalitarie, che riconoscono solo il diritto della maggioranza e negano il diritto di esistenza
alle minoranze.
 La Costituzione “regola il gioco politico”. Questa democrazia si qualifica dunque
non solo relativamente a chi esercita il potere politico (il popolo), ma anche relativamente al
modo in cui e ai limiti entro i quali lo esercita. NOTA BENE!!! La Costituzione è appunto
il testo che prescrive le forme e i limiti del potere politico; tali regole non sono identiche nei
vari Paesi, ciascuno dei quali ha la propria Costituzione. Come per qualsiasi gioco, le regole
sono stabilite prima e non possono essere modificate a loro piacimento dai giocatori. Anche

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per il gioco politico è così: le regole costituzionali non sono in potere delle forze politiche,
nemmeno della maggioranza, altrimenti sarebbero modificate per sopprimere i diritti delle
minoranze e la democrazia pluralistica diverrebbe totalitaria.
 La Costituzione rigida. NOTA BENE!!! La Costituzione non modificabile con
decisioni della maggioranza (cioè con una semplice legge ordinaria, votata a
maggioranza) è una Costituzione rigida. La rigidità è una garanzia che ha ragion d’essere
quando le forze che partecipano alla grande competizione politica siano numerose. La
modifica della Costituzione, anche se rigida, è tuttavia possibile. Occorre però una legge
speciale (detta “di revisione costituzionale”), per approvare la quale è previsto un
procedimento complesso (art. 138 Costituzione), con maggioranze speciali che coinvolgono
necessariamente anche le minoranze. In ciò sta il valore di garanzia.
 Il controllo di costituzionalità delle leggi. Alla rigidità costituzionale si collega
un’altra novità capitale del nostro sistema costituzionale. Abbiamo detto che una semplice
legge non può cambiare la Costituzione. Ma cosa succede se la maggioranza, abusando del
proprio potere, approva una legge non conforme o contraria alla Costituzione? Come
rendere effettivo il limite del potere politico rappresentato dalla Costituzione rigida? A
questo fine è stato previsto il controllo di costituzionalità delle leggi, attribuito ad un organo
speciale, la Corte Costituzionale. Questa può annullare le leggi incostituzionali e con ciò
assicurare la garanzia della Costituzione.
2. AUTONOMIA
Il principio dell’autonomia nella democrazia pluralistica significa che i singoli possono
organizzarsi insieme per svolgere le attività che stanno loro a cuore, senza interferenze da
parte dello Stato. Nel concetto di autonomia (che non è totale indipendenza) è compresa
però l’idea del limite e del coordinamento con le esigenze del resto della società, senza i
quali non si avrebbe più autonomia, ma anarchia. Alla base della Costituzione c’è una
concezione personalistica: la Costituzione italiana, pone NOTA BENE!!! al centro
dell’ordinamento l’uomo e i suoi diritti inviolabili, che sono le posizioni giuridiche della
persona considerate essenziali, in quanto insite nella natura umana. Il singolo è concepito
come entità in grado di unirsi ad altri soggetti e di dare così luogo alle “formazioni sociali”
(art. 2 della Costituzione: la Repubblica riconosce e garantisce i diritti
inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si
svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di
solidarietà politica, economica e sociale). Lo Stato quindi riconosce le autonomie
sociali.
 Diversi tipi di autonomia. Vi sono diversi tipi di formazioni sociali in cui gli individui
hanno modo di organizzarsi autonomamente: alcuni sono necessari, perché istituiti dalla
Costituzione stessa e perché a questi non ci si può sottrarre. Sono gli enti territoriali: i
Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni, dotati di autonomia più o meno
vasta. Le altre formazioni sociali non sono “necessarie” e sono disciplinate in modo tale da
lasciare larghi margini di autonomia ai privati, come nel caso della famiglia, dei sindacati,
dei partiti politici, delle confessioni religiose e, in genere, delle innumerevoli associazioni e
comunità in cui i singoli entrano a far parte.
3. LIBERTA’
Presupposto della democrazia e dell’autonomia è la libertà degli individui.
 Il diritto di essere se stessi. La libertà è la possibilità di essere se stessi e di differenziarsi
dagli altri. Da essa può derivare una società non conformista, condizione di qualunque
società aperta. Le diverse libertà che la Costituzione garantisce come diritti inviolabili (art.

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2 della Costituzione) si esplicano nello svolgimento delle fondamentali attività umane: il
pensiero, la pratica religiosa, i contatti con le altre persone, ecc. Da questo diritto nasce la
possibilità di costruire la propria personalità e di partecipare perciò in modo libero e creativo
alla vita sociale.
 La priorità della persona. Da questo punto di vista, la garanzia costituzionale della
libertà individuale esprime NOTA BENE!!! la priorità della persona rispetto alla società
(la società è in funzione della vita dei singoli e non viceversa) e la priorità della società
rispetto allo Stato (lo Stato è in funzione della società e non viceversa). La società è la
somma dei rapporti che gli individui stabiliscono volontariamente, liberamente, tra loro, la
costruiscono per servirsene ai propri scopi. La nostra Costituzione accoglie quindi
pienamente un punto di vista individualistico, non nel senso dell’egoismo dell’individuo
isolato. Per questo la Costituzione può richiedere l’adempimento degli “inderogabili doveri
di solidarietà politica, economica e sociale” (art. 2 della Costituzione), a fianco del
riconoscimento dei diritti inviolabili.
 Libertà ed esigenze sociali. Nella Costituzione Repubblicana NOTA BENE!!! la
concezione sociale della libertà consente limiti e regole di essa non solo al fine di non
nuocere alla libertà degli altri, ma per promuovere il benessere generale.
4. GIUSTIZIA
 Il compito dell’Assemblea Costituente: il “programma” della
Costituzione. Dice l’art. 3, vera e propria architrave della Costituzione: “Tutti i
cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di
condizioni personali e sociali.
NOTA BENE!!!: E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e
sociale del Paese”. La nostra Costituzione si pone rispetto alla società italiana “in
tensione”, cioè ne richiede una trasformazione nel senso della giustizia. Non si parla di
giustizia in senso generico e vuoto di contenuto. NOTA BENE!!! Si indica il compito
concreto di abolire le disparità di vita tra le varie categorie di cittadini, che impediscono ai
meno favoriti lo sviluppo delle possibilità che loro spettano in quanto persone. Lo Stato è
interventista nel senso che deve combattere i più gravi squilibri della nostra società. Tanto
maggiori sono le ingiustizie da correggere (come per esempio in periodo di crisi
economica), tanto più importante è questo compito dello Stato. La nostra Costituzione si
dice perciò Costituzione-programma: essa contiene molte norme dette “programmatiche”,
che tracciano le linee fondamentali delle politiche sociali (per la scuola, il lavoro, la salute,
la sicurezza sociale, ecc.). Di queste norme l’art. 3 Costituzione è l’inquadramento generale.
 La democrazia sociale. La giustizia non è solo un imperativo di ordine etico, ma un
requisito del buon funzionamento della democrazia. Una forte democrazia può radicarsi solo
quando le differenze sociali non superino certi limiti, quando cioè anche la società sia
democratica. A questo mira l’imperativo di giustizia contenuto nella Costituzione.
5. UGUAGLIANZA
NOTA BENE!!! La prima parte dell’art. 3 della Costituzione proclama il principio di
uguaglianza come divieto di discriminazione tra i cittadini (per sesso, razza, religione,
ecc).

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 Uguaglianza e società aperta. Uguaglianza non significa che tutti si sia o si debba
essere uguali. Uguaglianza significa che le differenze che ci sono tra gli individui
(differenze di ogni tipo: culturali, fisiche, di origine etnica, ecc.) non possono giustificare
trattamenti differenziati. Dunque NOTA BENE!!! uguaglianza nella possibilità di
manifestare la propria diversità: principio rivolto a proteggere le differenze come si addice
a una società che voglia essere dinamica e valorizzare le proprie capacità creative, non
soffocarle e reprimerle; al contrario di uno Stato che attuasse politiche di livellamento
forzato degli individui che porterebbero a una società disumana e massificata in cui non
potrebbe più esistere libertà.
 Uguaglianza e giustizia. Il secondo aspetto dell’uguaglianza sta in ciò: NOTA
BENE!!! promuovere le condizioni dei meno abbienti e dei più deboli nella società
richiede spesso leggi che trattano diversamente, e in modo più favorevole, coloro che
hanno minori possibilità. Ecco allora l’ammissibilità di leggi differenziate. Esse sono
necessarie per l’intento sociale dello Stato contemporaneo. L’uguaglianza come pari
trattamento può allora cedere di fronte alla NOTA BENE!!! giustizia, che richiede leggi per
la protezione dei più fragili socialmente. Anche in questo si può cogliere la distanza
rispetto allo Stato liberale, quando uguaglianza significava uguale trattamento da parte di
una legge valida per tutti, per i ricchi e i poveri, i potenti e i deboli. Si trattava allora di un
concetto formale di uguaglianza, mentre oggi l’esigenza di giustizia ha fatto nascere un
NOTA BENE!!! concetto sostanziale: l’uguaglianza come garanzia di pari opportunità di
fatto nell’esercizio dei propri diritti. Così dove esistono differenze nelle condizioni di
partenza, la legge può disporre trattamenti differenziati di favore per sopperire a tali
disparità.
6. DIRITTO AL LAVORO
 La Costituzione italiana sancisce all’art. 1 e all’art. 4 il principio lavorista: il lavoro
costituisce il valore centrale dell’ordinamento e il criterio guida della politica nazionale, che
deve essere indirizzata verso la massima occupazione. NOTA BENE!!! La Carta
costituzionale considera il diritto al lavoro (art. 4: La Repubblica riconosce a tutti i
cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo
questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie
possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al
progresso materiale o spirituale della società) come mezzo necessario per
l’affermazione della personalità dell’individuo e nello stesso tempo come strumento di
progresso materiale e sociale. In quest’ottica, il lavoro rappresenta il primo diritto sociale,
in quanto costituisce idealmente la fonte privilegiata di sostentamento dell’individuo e
rappresenta uno strumento imprescindibile per affermare la sua autonomia e indipendenza
per consentirgli l’esercizio di ogni altro diritto costituzionalmente garantito. Pertanto, il
diritto al lavoro si configura come:
 diritto di libertà: ogni cittadino dev’essere libero di scegliere quale attività lavorativa
svolgere, e
 diritto civico: ogni cittadino ha diritto di pretendere dallo Stato che si attivi per promuovere
le condizioni che lo rendano effettivo
7. INTERNAZIONALISMO
 Il ripudio del nazionalismo. La Costituzione respinge nettamente il nazionalismo che
era stato un cardine del fascismo. NOTA BENE!!! L’Italia è uno Stato nazionale, non
nazionalistico; è uno Stato sovrano che riconosce e difende la propria identità rispetto agli
altri Stati, ma adotta con essi atteggiamenti aperti, di collaborazione e perfino di

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integrazione. La sua sovranità non le impedisce di partecipare alla collaborazione
internazionale e alla creazione di istituzioni sovranazionali.
 Le limitazioni della sovranità. L’art. 11 della Costituzione ( l’Italia ripudia la
guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di
risoluzione delle controversie internazionali; consente in condizioni di parità
con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento
che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le
organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo ) afferma che NOTA BENE!!! la
sovranità può essere limitata, in condizioni di parità con gli altri Stati, allo scopo di creare
un ordinamento internazionale che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni; la guerra
viene espressamente rifiutata sia come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, sia
come mezzo per risolvere le controversie internazionali. Inoltre, la Costituzione impegna
l’Italia a promuovere le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. La Costituzione
vuol dunque dire che la pace e la giustizia internazionali giustificano la limitazione di quello
che tradizionalmente si considerava il carattere essenziale e assoluto degli Stati, la loro
sovranità.
 Il ripudio della guerra. NOTA BENE!!! La Costituzione esprime una concezione
della guerra come “male”, che viene ripudiato come strumento di offesa della libertà degli
altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; male, anche se
necessario alla propria difesa.

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