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ORDINAMENTO GIURIDICO

- L'uomo tende a formare organizzazioni più o meno ampie al fine di raggiungere gli
obiettivi in modo più agevole
-> per il funzionamento del gruppo (es. partito politico, associazione culturale, religiosa,
. sportiva) l'uomo deve cooperare e, a tal fine, si impegna a rispettare delle regole di
. condotta
-> il gruppo sociale sorge quando dei soggetti si organizzano e si danno delle regole
. al fine di raggiungere degli obiettivi comuni
-> quando ciò accade siamo di fronte a ciò che il diritto chiama "ordinamento
. giuridico"

- Ordinamento giuridico (= gruppo sociale organizzato, con una propria stabilità, che si
dota di un insieme di regole di condotta per il conseguimento di certi fini)

- Le norme giuridiche sono scelte dal gruppo in base a ciò di cui hanno bisogno per
raggiungere il fine comune, quindi non necessariamente valgono anche per un altro
gruppo
- Le norme giuridiche possono sempre essere cambiate dal gruppo

- L'ordinamento giuridico può essere distinto in base ai suoi fini:


• Ordinamento a fini particolari: se ha obiettivi specifici (es. culturali, sportivi, politici)
• Ordinamento a fini generali: se nasce per soddisfare una gamma illimitata di
finalità)

ORDINAMENTO GIURIDICO STATALE

- Stato: ordinamento a fini generali per eccellenza


-> è un gruppo sociale organizzato che si dà un insieme di norme giuridiche per
perseguire una gamma illimitata di finalità
-> si occupa di assicurare tutti gli interessi e le esigenze che i componenti presentano

- Possibilità di introdurre nuovi concetti:


• Pluralità degli ordinamenti: accanto allo Stato ci sono altri ordinamenti giuridici
• Relatività degli ordinamenti: le regole che un ordinamento sceglie sono relative
per quell'ordinamento e possono essere indifferenti per un altro
• Effettività degli ordinamenti: l'ordinamento funziona a condizione che le sue
regole vengano osservate dai suoi componenti (necessaria una "media osservanza")
ELEMENTI COSTITUTIVI DELLO STATO

- Stato (= ordinamento giuridico a fini generali che esercita la propria sovranità in un dato
territorio e in relazione a un determinato popolo

- Elementi costitutivi:

Sovranità: lo Stato è l'ordinamento sovrano per eccellenza, che detiene la potestà


di governo assoluta, esclusiva e originaria (perchè può anche fare
legittimamente uso della forza pubblica e ne detiene il monopolio)
La sovranità si differenza se considerata:
• Dal punto di vista interno all'ordinamento statale (lo Stato è superiore
rispetto agli ordinamenti al suo interno, che esistono solo perchè ammessi
dallo Stato)
• Dal punto di vista esterno all'ordinamento statale (indipendenza, parità,
poichè ciascuno è sovrano nel proprio ambito) es. Francia vs Italia
La sovranità è individuata attraverso il popolo e il territorio

Popolo: è dato dall'insieme dei soggetti che hanno la cittadinanza di un dato


ordinamento
N.B: la legge di riferimento in Italia per la cittadinanza è la legge 91 del
1992 ("è cittadino per nascita il figlio di padre o di madre cittadini; chi è nato
nel territorio della Repubblica se entrambi i genitori sono ignoti o apolidi; il
figlio di ignoti trovato nel territorio della Repubblica, se non venga provato in
possesso di altra cittadinanza")
N.B2: la cittadinanza può essere persa (es. se risiedo in un altro Stato o
se presto servizio alle dipendenze di un altro governo e non smetto anche se
l'Italia me lo chiede) e riacquistata -> se ho la cittadinanza italiana ho
automaticamente quella europea

Territorio: è delimitato da vari elementi e comprende terraferma, acque interne,


spazio aereo, sottosuolo, mare territoriale (+12 miglia dalla costa)

CRISI DELLA SOVRANITA' - CRISI DELLO STATO

- I motivi della crisi nascono:


• Da un punto di vista interno (= all'interno dello Stato ci sono altri soggetti con cui
condivide il potere) es. regioni
• Da un punto di vista esterno (= lo Stato fa parte di diverse organizzazioni e ciò
comporta una limitazione della sovranità di questo) es. Onu -> vd. Articolo 11
Costituzione
• A causa della globalizzazione -> imprese multinazionali, mercato internazionale

RECENTI CONTROTENDENZE

- Ci sono delle controtendenze che, al giorno d'oggi, spingono affinchè lo Stato sia
sovrano a causa della riemersione dei partiti di estrema destra (Brexit)
LA FORMA DI STATO

- Forma di stato = rapporto che intercorre tra le autorità dotate di potestà d'imperio e la
società civile, cioè tra i governanti e i governati, nonchè all'insieme delle
finalità, degli obiettivi e dei valori a cui lo Stato ispira la sua azione
- A una certa forma di Stato corrisponde una forma di Governo

- Evoluzione delle forme di Stato:

Stato assoluto:
-> tipico di fine 400 e inizio 500, è caratterizzato dalla concentrazione del potere
nelle mani di unico soggetto (il re).
-> Il re è titolare della funzione legislativa, esecutiva e giurisdizionale e non è
subordinato alla legge
-> si occupa di politica estera, sicurezza interna e vita concreta dei sudditi e a tal
fine si dota di eserciti, apparati amministrativi e sistema di imposizione
fiscale (tutto per il bene dei sudditi)
-> nel 700 in Austria, Prussia e Francia si evolve in stato di polizia (da polis =
comunità)
-> come lo stato di polizia è sempre molto invasivo nella vita dei sudditi
-> il re è l'unico interprete dell'interesse della comunità

-> CRISI: nell'800 aumentano le imposizioni fiscali che ricadono sulla classe
borghese che è perno dell'economia; ma all'imposizione fiscale non
corrisponde un potere politico decisionale. Ciò porta la borghesia a
rivendicare i propri diritti politici (è convinta che il bene collettivo si
raggiunga attraverso quello individuale -> idea individualista) e a chiedere
allo Stato che non ostacoli il libero mercato, lasciandone la gestione ai
singoli individui.
Si presenta quindi la necessità di cambiare la classe dei governanti e i
borghesi riescono ad ottenere dei diritti politici, primo fra tutti il diritto di
voto.

Stato liberale:
-> anche il potere è subordinato alla legge
-> nascono i primi codici (es. Statuto Albertino)
-> si afferma il principio della separazione dei poteri, dell'indipendenza del potere
giudiziario e il principio rappresentativo

-> CRISI: rimane comunque uno Stato invasivo (si occupa di economia e mercati:
protezionismo) ed elitario (borghesia).
I ceti meno abbienti non hanno rappresentanti e diritto di voto (borghesi
sono circa il 2% della popolazione) ma, dopo essersi battuti a lungo,
ottengono il suffragio universale.
Si passa, quindi, da uno Stato monoclasse a uno pluriclasse.

Stato di democrazia pluralista:


-> comporta l'aumento degli apparati amministrativi e prevede l'intervento anche
a livello economico dello Stato, al fine di appianare le disuguaglianze tra i
cittadini (mirano a ridistribuzione delle risorse).
-> prevede l'affermarsi di diritti sociali (= prima non erano considerati; sono tutti
quei diritti che per essere concretizzati richiedono l'intervento dello Stato es.
diritto all'istruzione, alla salute, alla previdenza... )

->CRISI: vive fasi di crisi dovute a problematiche economiche in quanto i diritti


sociali costano.

Perchè possiamo definire l'Italia uno Stato di democrazia pluralista?


-> articolo 2 Costituzione (pone il principio della personalità):
"La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come
singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede
l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e
sociale"
-> articolo 3 Costituzione (pone principio di uguaglianza):
"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge,
senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali.
E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e
sociale del Paese"

-> è formato da due commi: 1. Uguaglianza formale


2. Uguaglianza sostanziale
-> articoli 32, 34, 51 della Costituzione: applicazioni dell'articolo 3 (diritto alla
salute, diritto all'istruzione, cariche elettive)

LE FUNZIONI FONDAMENTALI DELLO STATO

- Funzione legislativa (Parlamento): emanare le leggi generali e astratte


- Funzione esecutivo-amministrativa (Governo): dare attuazione alla legge applicandola
- Funzione giurisdizionale (giudici): risolvere controversie applicando la legge
- Funzione di indirizzo politico: attività attraverso cui e con cui si determinano i fini a cui
deve tendere l'azione dello Stato (= determinare in un determinato periodo
storico, in base alle risorse disponibili ed alle ideologie, le esigenze da soddisfare
ed i fini da raggiungere)
N.B: Condiziona la funzione legislativa ed esecutiva perchè si emanano leggi al fine
di perseguire quel particolare indirizzo politico
LA FORMA DI GOVERNO

- Forma di governo: indica quali sono i rapporti che intercorrono tra gli organi di vertice
di un dato ordinamento e come le funzioni fondamentali sono tra loro distribuite
(in particolare chi detiene la funzione di indirizzo politico)

- Tipologie di forme di governo contemporanee:


I. Parlamentare
II. Presidenziale
III. Semi-presidenziale
IV. Direttoriale
V. Neo-parlamentare

LA FORMA DI GOVERNO PARLAMENTARE

- E' caratterizzata da un necessario rapporto di fiducia tra Governo e Parlamento

- Consideriamo la sua evoluzione tramite l'esperienza della Gran Bretagna (progressivo


trasferimento dei poteri dalle mani del re al Parlamento):

1. Monarchia assoluta (Stato assoluto)


-> tutto il potere è incentrato nelle mani del re
-> nascono i primi esempi di 'governi' perchè il re si circonda di collaboratori di
origine nobile
-> quando i borghesi ottengono il diritto di voto si forma il Parlamento (diviso in
Camera dei Lord per i nobili e Camera dei Comuni per i borghesi)

2. Monarchia costituzionale (Stato liberale)


-> i due centri del potere si bilanciano: la Camera dei Comuni inizia ad avere
influenza sul governo, in quanto il Parlamento poteva mettere in stato
d'accusa per motivi penali i collaboratori del re (impeachment)
-> la funzione legislativa è affidata al Parlamento, ma il e deve approvare le
leggi
-> la funzione esecutiva è affidata al re e ai suoi collaboratori, che però devono
rendere conto al Parlamento dei propri comportamenti
-> il re può sciogliere le Camere ma il Parlamento può sfiduciare i ministri

-> passaggio alla prossima fase perchè:


• Iniziano a crearsi dei club in cui si individuano ideologie diverse
• Il re nello scegliere i collaboratori deve tenere conto dell'ideologia del
Parlamento
• Impeachment finisce con il condizionare il re fin dalla scelta dei
collaboratori
• Si affermano i partiti di massa (nasce il partito dei laburisti, che
rappresenta le classi meno abbienti)
• Cambia il sistema dei partiti
• Si raggiunge il suffragio universale
3. Monarchia parlamentare (Stato di democrazia pluralista)
-> nasce dal suffragio universale
-> il ruolo del re è sempre meno forte
-> il Governo si slega sempre di più dal re per legarsi al Parlamento

- Modelli di forma di governo parlamentare:

• Parlamentarismo maggioritario (a prevalenza del Governo):


Si presentano alle elezioni solo due partiti (conservatori e laburisti) con propri
rappresentanti; in questa forma di governo c'è una forte investitura del
Primo Ministro che non è eletto direttamente ma è come se lo fosse perchè
è capolista.
Si crea quindi un Governo stabile, con forte sostegno in Parlamento (è nelle
mano del Governo l'indirizzo politico).

• Parlamentarismo compromissorio (a prevalenza del Parlamento):


Alle elezioni si presentano più partiti senza capolista e tutto si decide in base
agli esiti delle elezioni. Basandosi sui compromessi tra i partiti si cerca di
formare un Governo che abbia sostegno (multipartitismo).
Si crea un Governo tendenzialmente più instabile, che resiste fino a che c'è il
compromesso (ma c'è maggiore rappresentatività della volontà del popolo).

FORMA DI GOVERNO PARLAMENTARE IN ITALIA

- Prima fase (dalla nascita della Repubblica al 1993): parlamentarismo compromissorio


- Seconda fase (dal 1993 al 2006): iniziano a formarsi le coalizioni che si presentano alle
elezioni ognuna con il proprio leader, quindi si va verso un
parlamentarismo maggioritario

- Terza fase (dal 2006 al 2013): i partiti si presentano in coalizioni ma formate da tanti
partiti, quidi comunque è un sistema multipartitico che coincide con un
graduale ritorno ad un parlamentarismo compromissorio

- Quarta fase (dal 2013 ad oggi): parlamentarismo compromissorio

CARATTERISTICHE DELLA FORMA DI GOVERNO PARLAMENTARE

- Organi principali:
• Capo dello Stato: eletto dal Parlamento, può scioglierne le Camere
• Governo: nominato dal Capo dello Stato
• Parlamento: eletto direttamente dal corpo elettorale
- L'indirizzo politico è detenuto dal Governo o dal Parlamento, a seconda dei casi (= in
Italia dal Governo)
FORMA DI GOVERNO PRESIDENZIALE

- Si può trovare, ad esempio, negli Stati Uniti


- Organi principali:
• Capo dello Stato: eletto direttamente dal corpo elettorale -> da ciò deriva una
forte legittimazione politica del Capo dello Stato, che è portatore di indirizzo politico
• Governo: nominato dal Capo dello Stato, che presiede ed è a capo dello stesso
• Parlamento: eletto direttamente dal corpo elettorale

- Tra Governo e Parlamento non c'è nessun rapporto di fiducia -> sistema con più netta
separazione tra il potere esecutivo e quello legislativo
- Affinchè il sistema non degeneri e il Parlamento o il Capo dello Stato non diventino
troppo forti, esistono delle forme di controllo reciproche tra il potere esecutivo e
legislativo
-> il Parlamento ha la funzione legislativa ma il CdS può porre il veto sospensivo,
. quindi bloccare una legge sgradita, che poi il Parlamento dovrà rivotare ottenendo i
. 2/3 dei voti.
D'altro canto il Parlamento ha lo strumento dell'impeachment, ovvero può mettere in
. stato d'accusa il CdS per reati penali.
- Tendenzialmente l'indirizzo politico è in mano al Capo dello Stato
- Si può parlare di modello dualista, in quanto ci sono due organi che si bilanciano

FORMA DI GOVERNO SEMI-PRESIDENZIALE

- Si può trovare, ad esempio, in Francia


- Ha tratti del modello parlamentare e di quello presidenziale
- Organi principali:
• Capo dello Stato: eletto direttamente dal corpo elettorale -> grande legittimazione
• Governo: nominato dal Capo dello Stato, che nomina anche il Primo Ministro, che
è a capo del Governo
• Parlamento: eletto direttamente dal corpo elettorale

- Tra il Parlamento e il Governo c'è rapporto di fiducia


-> da ciò deriva che il potere esecutivo è legato sia al CdS (nomina il Governo), sia al
. Parlamento (può sfiduciare il Governo)
- N.B: in passato ci sono stati casi di cosiddetta 'coabitazione' (= il CdS e il Primo
Ministro sono di due indirizzi politici diversi perchè la maggioranza in Parlamento è di
indirizzo politico diverso da quello del CdS e quindi lui si vede obbligato a scegliere un
Primo Ministro di quell'indirizzo politico)
FORMA DI GOVERNO DIRETTORIALE

- Si può trovare, ad esempio, in Svizzera


- Organi principali:
• Parlamento: eletto direttamente dal corpo elettorale
• Direttorio: eletto dal Parlamento, (in Svizzera composto da 7 membri), fa da
Governo e da CdS
• Capo dello Stato: un membro del Direttorio per un anno, a rotazione, assume
questa carica

- il Parlamento, anche se elegge il Direttorio, non può revocarne la fiducia

FORMA DI GOVERNO NEO-PARLAMENTARE

- Si può trovare, ad esempio, nelle regioni


- Organi principali:
• Primo Ministro: eletto direttamente dal corpo elettorale -> forte legittimazione,
presiede, nomina e può revocare il Governo
• Parlamento: eletto direttamente dal corpo elettorale
• Governo: nominato e presieduto dal Primo Ministro
- Le elezioni di Primo Ministro e Parlamento devono essere contestuali

- Tra Governo e Parlamento c'è rapporto di fiducia, ma c'è anche il cosiddetto 'Governo
di legislatura' (= se per un qualunque motivo il Governo dà le dimissioni o entra in
crisi, viene sciolto anche il Parlamento; se il Parlamento si scioglie per un qualsiasi
motivo, viene meno anche il Governo -> questi organi vengono eletti insieme e cadono
insieme)
LA COSTITUZIONE

- Costituzione (= si colloca al vertice del sistema delle fonti ed è il testo normativo che
individua l'assetto fondamentale di un dato ordinamento)
- La Costituzione delinea:
1. Forma di Stato
2. Forma di Governo
3. Sistema delle fonti del diritto (= come nascono le norme giuridiche, chi le pone in
essere e attraverso quali procedimenti)
-> le fonti del diritto sono una scala gerarchica: al vertice c'è la Costituzione, che
. individua l'assetto fondamentale di un ordinamento; tutte le fonti al di sotto di
. essa non possono essere con essa in contrasto

CARATTERISTICHE DELLE COSTITUZIONI

- Le Costituzioni possono essere:

1. Scritte o non scritte: la maggior parte degli ordinamenti ha una Costituzione


scritta ma ci sono esempi, tipo la Gran Bretagna, che non presentano una
Costituzione scritta poichè si tratta di una Costituzione consuetudinaria

2. Flessibili o rigide: un esempio di Costituzione flessibile è lo Statuto Albertino,


che non prevedeva un procedimento per la sua modifica diverso da quello con cui si
approvavano le leggi ordinarie; quindi accadeva che una legge contraddicesse lo
Statuto; inoltre non c'era un organo che valutasse che le leggi rispettassero lo Statuto.
Per la Costituzione rigida, invece, c'è un apposito procedimento di modifica della
Costituzione, diverso e aggravato rispetto a quello che serve per approvare le leggi
ordinarie; inoltre c'è un organo (la Corte Costituzionale) che può dichiarare
incostituzionale una legge che non rispetta la Costituzione

3. Concesse o votate: le Costituzioni concesse, come quelle dell'epoca dello


Stato liberale, sono quelle in cui il sovrano concede ai sudditi la Costituzione, che
quindi non veniva votata (es. Statuto Albertino); le Costituzioni votate, come la
nostra, sono scritte da un organo eletto dalla popolazione

4. Brevi o lunghe: brevi, es. Statuto Albertino; lunghe, come la nostra, disciplinano
maggiormente anche il rapporto tra governanti e governati

- È possibile effettuare anche un'ulteriore distinzione tra:


• Costituzione in senso formale: fa riferimento al testo scritto, che non
necessariamente coincide con la Costituzione in senso materiale, ovvero quella vivente,
effettiva
• Costituzione in senso materiale: quella effettiva, che viene applicata nella vita di
tutti i giorni

N.B: queste ultime due tipologie possono anche coincidere.


DALLO STATUTO ALBERTINO ALLA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA
ITALIANA

- Statuto Albertino (1848):


• Concesso dal re Carlo Alberto
• È scritto, flessibile, concesso e breve
• La forma di governo che esso delineava definiva due centri del potere: il re, che
deteneva la funzione esecutiva e sceglieva i suoi collaboratori, e il Parlamento, che era
formato da due Camere (= Camera dei nobili e Camera dei borghesi) -> modello
dualista

- 1919: da poco ottenuto il suffragio universale maschile, a queste elezioni partecipano


anche i partiti di massa, che rappresentano le classi meno abbienti

- 1919-1922: si susseguono 5 governi diversi

- 1922:
• A seguito della marcia su Roma viene nominato Primo Ministro Mussolini ->
cambiamento nella forma di Governo
• Progressivo rafforzamento del potere esecutivo (Governo e Primo Ministro) e
indebolimento sempre più forte del Parlamento, fino a che la funzione legislativa diviene
detenuta unicamente dal Governo
• Istituzione del partito unico -> negata la libertà politica
• Reati a mezza stampa -> negata la libertà di pensiero
-> il tutto accade a Statuto invariato, in quanto l'Albertino poteva essere
contraddetto dalle leggi

- 1943:
• Il Granconsiglio del Fascismo approva l'ordine del giorno in cui chiede al re di
revocare Mussolini e di scegliere un diverso Presidente del Consiglio
• Vittorio Emanuele II revoca Mussolini e lo sostituisce con il Generale Badoglio
• Riemergono dalla clandestinità i partiti antifascisti, che vengono invitati a far parte
del nuovo governo -> rifiutano perchè erano convinti che tutta la situazione fosse colpa
del re
• I partiti antifascisti chiedono che si elegga un'Assemblea Costituente per decidere
la 'questione istituzionale' (= monarchia o repubblica)

- Patto di Salerno (1944):


• Pone la cosiddetta tregua costituzionale (= fin tanto che la guerra non fosse finita
si sarebbe rinviata la decisione tra il modello repubblicano o monarchico)
• Il re deve comunque ritirarsi a vita privata, ma senza abdicare
• Al suo posto viene nominato Luogotenente del regno il figlio Umberto II

- Prima Costituzione provvisoria (1944): il Patto di Salerno è formalizzato nella prima


Costituzione provvisoria (= prevede che le forme istituzionali saranno scelte
dall'Assemblea Costituente, eletta dal popolo italiano in suffragio universale al termine
del conflitto mondiale)

- Seconda Costituzione provvisoria (1946): approvata la seconda Costituzione


provvisoria (= rivede in parte la prima -> la differenza più grande è che sarà
direttamente il popolo, attraverso un referendum, a decidere tra la monarchia e la
repubblica e, a seconda della scelta, poi l'Assemblea Costituente scriverà la
Costituzione, in linea con la scelta)

- 9 maggio 1946: viene rotta la tregua istituzionale poichè il re abdica (atto a favore della
monarchia) e gli succede il figlio

- Referendum istituzionale (2 giugno 1946):


• Referendum con elezione dell'Assemblea Costituente (556 membri, derivanti da
diversi partiti) e scelta istituzionale tra monarchia e repubblica
-> Al proprio interno l'Assemblea Costituente nomina una commissione di 75
. membri con il compito di porre in essere il progetto iniziale.
Il progetto si divide in 3 parti: per i diritti e i doveri dei cittadini, per l'ordinamento
. della repubblica, per i doveri economico-sociali.
Il progetto viene poi presentato all'intera Assemblea che lo rivede e alla fine lo
. approva a larga maggioranza (22 dicembre 1947).

- 1 gennaio 1948: entra in vigore la Costituzione della Repubblica italiana (scritta, votata,
rigida -> art. 138, programmatica -> tante norme pongono obiettivi da raggiungere,
aperta -> nonostante siano passati 70 anni essa ha saputo adattarsi al tempo; anche
se in parte revisionata la sostanza maggiore è rimasta intatta ed è tutt'ora da
considerarsi vivente)

COME DARE ATTUAZIONE ALLA COSTITUZIONE?


- Quando la Costituzione è entrata in vigore era in contrasto con tutta una serie di leggi
del regime precedente
- Si prevedeva che fin tanto che non fosse stata eletta la Corte Costituzionale si
sarebbero occupati di queste questioni i giudici comuni
- Ma i giudici provenivano dal regime precedente quindi, richiamandosi ad una
distinzione tra norme precettive (= immediatamente applicabili) e programmatiche (=
pongono obiettivi), abrogarono solo le leggi in contrasto con le norme precettive della
Costituzione
- La Corte Costituzionale cominciò ad operare nel 1956 e, nella sentenza numero 1,
affermò che, anche se ricnosciuta la distinzione tra norme precettive e
programmatiche, sono entrambe da imporre sin da subito, quindi vanno abrogate
anche le leggi che sono in contrasto con le norme programmatiche
LE FONTI DEL DIRITTO

- La Costituzione tratta delle fonti del diritto.


- Si individuano 3 tipologie di fonti:
3. Fonti di produzione del diritto: ciascun atto o fatto abilitato dall'ordinamento
giuridico a porre in essere norme giuridiche e, pertanto, abilitato a innovare
l'ordinamento giuridico stesso
4. Fonti sulla produzione del diritto: fonti specifiche che individuano i soggetti
che possono approvare gli atti giuridici (titolari di potere normativo) e le procedure che
devono essere seguite (es. articolo 70-72 Cost.)
5. Fonti sulla cognizione del diritto: testi che servono a dare conoscibilità legale
degli atti giuridici normativi approvati (es. a livello statale -> la gazzetta ufficiale; a
livello regionale -> bollettino regionale)
(Se non si specifica ci si riferisce alla numero 1)

- La Costituzione è sia fonte di produzione che fonte sulla produzione del diritto.

L'INTERPRETAZIONE

- Distinzione fondamentale per l'interpretazione:


• Disposizione: enunciato letterale, formulazione linguistica scritta così come la
vediamo
• Norma: regola di condotta che è possibile ricavare dalla disposizione attraverso
l'interpretazione, è quindi la disposizione interpretata

- L'interpretazione è il processo intellettivo attraverso il quale, partendo dall'enunciato


letterale contenuto negli atti normativi (disposizione), si perviene al suo contenuto
normativo, cioè alle norme

- Tecniche di interpretazione (= sono in parte delineate dalle '3 leggi' o 'Disposizioni sulla
legge in generale', che si trovano prima del Codice Civile e risalgono al 1942)
-> in particolare nelle '3 leggi' l'articolo 12 si occupa di interpretazione della legge:

- Si possono distinguere diverse tecniche di interpretazione:


VI. Letterale: si basa sulla semplice lettura
VII. Logica: si basa sulla connessione tra le parole, sul senso complessivo della
frase
VIII.Teleologica: fa riferimento all'intenzione del legislatore, ovvero alla ratio legis
(= ragione della legge) -> il legislatore, ovvero il Parlamento, cosa vuole conseguire
con questa legge? Qual è l'obiettivo della legge?
IX. Sistematico-adeguatrice: (non c'è nelle '3 leggi') l'interprete interpreta la
disposizione non in maniera isolata ma ponendola all'interno dell'ordinamento, ovvero
adeguandola al contesto normativo -> questa interpretazione diventa tanto più
importante nel momento in cui entra in vigore la Costituzione
X. Evolutiva: (non c'è nelle '3 leggi') nell'interpretare si deve comunque tenere in
considerazione l'evoluzione/il cambiamento della società e dei concetti -> es. idea di
buon costume
XI. Analogica: (c'è nelle '3 leggi', in caso le 3 non bastassero) se non c'è una
disposizione che disciplina il caso posso fare riferimento a disposizioni che regolano
casi o materie simili (= si parla di analogia legis)
-> N.B: leggi penali ed eccezionali non si applicano oltre ai casi e tempi in esse
considerati
Se ancora rimane dubbio il caso, allora faccio riferimento ai principi generali
dell'ordinamento (= si parla di analogia iuris).

TIPOLOGIE DI INTERPRETAZIONE (dal punto di vista di chi interpreta)

- L'ordine è per grado di vincolatività (= dalla meno vincolante alla più vincolante):
6. Interpretazione dottrinale: è quella fatta dagli studiosi della materia. Non è
giuridicamente vincolante ma più l'opinione è ben argomentata e sostenuta, più sarà
seguita.
7. Interpretazione burocratica: è quella che viene fatta all'interno degli organi
dello Stato, in particolare dal potere esecutivo. Sono vincolati tutti coloro che sono
subordinati alla struttura gerarchica del Ministero (ovvero da dove viene
l'interpretazione).
8. Interpretazione giurisprudenziale: è quella dei giudici, ovvero le sentenze.
Sono vincolate le parti del processo (= i contendenti), ma non tutti i giudici.
9. Interpretazione autentica: è quella fatta direttamente dallo stesso legislatore.
Può accadere che ci siano certe disposizioni talmente controverse che danno vita ad
orientamenti giurisprudenziali contrastanti, di fronte a ciò il Legislatore può ritenere di
approvare una legge di interpretazione autentica, in cui indica come interpretare la
disposizione controversa.

LE FONTI DEL DIRITTO: FONTI ATTO E FONTI FATTO

- Fonte atto = consiste in fonti scritte poste in essere da un soggetto legittimato


dall'ordinamento, e in particolare dalla Costituzione, a porre in essere norme giuridiche
- Fonte fatto = consiste in comportamenti oggettivi che prendono giuridicamente il
nome di 'consuetudini' o 'usi', od in atti ma posti in essere da un soggetto esterno dal
nostro ordinamento, che sono considerati come presupposti per la formazione/
produzione di norme interne
-> coincidono con le fonti non scritte (consuetudini) o con le fonti-atto di altri
ordinamenti esterni al nostro

LA CONSUETUDINE

- È tra le fonti-fatto per eccellenza.


- È la tipica fonte non scritta.
- Nel nostro ordinamento le consuetudini hanno una posizione marginale, perchè si
privilegia la legge scritta.
- La consuetudine sorge nel momento in cui si hanno contemporaneamente 2 condizioni:
10. L'elemento oggettivo: consiste nella ripetizione costante nel tempo di un dato
comportamento -> ogni volta che si verifica una certa situaizone ci si comporta in
quel modo (diuturnitas, longa repetitio)
11. L'elemento soggettivo: consiste nella ripetizione costante nel tempo di un dato
comportamento che si ritiene debba avvenire in quanto giuridicamente vincolante
ancorchè non scritto (opinio iuris ac necessitatis)

TIPOLOGIE DI CONSUETUDINE

- Le '3 leggi' dicono che sono fonti: le leggi (fonti primarie), i regolamenti (fonti
secondarie), gli usi (fonti terziarie).

- Ci sono anche consuetudini di altra tipologia:


• Consuetudini costituzionali (= quelle consuetudini che integrano, attuano la
costituzione -> es. procedimento di formazione del governo).
• Consuetudini del diritto comune (= livello più basso della gerarchia delle fonti)
• Consuetudini internazionali (= quelle richiamate dall'art. 10 della Costituzione,
primo comma -> "L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto
internazionale generalmente riconosciute"; sono norme che a livello internazionale tutti
riconoscono, ancorchè non scritte) -> consuetudini vigenti tra gli stati, es. principio di
immunità delle sedi diplomatiche

TECNICHE DI RINVIO AD ALTRI ORDINAMENTI

- Rinvio (= tecnica attraverso cui è consentito a fonti esterne di entrare nel nostro
ordinamento).

- Il rinvio può essere:


• Mobile: meccanismo attraverso il quale una disposizione dell'ordinamento statale
richiama direttamente la fonte di un altro ordinamento.
Il richiamo è alla fonte per come essa vive, per come essa è nell'ordinamento di
riferimento -> se la fonte a cui io rinvio subisce delle modifiche, queste modifiche si
impongono anche nel mio ordinamento
• Fisso: meccanismo attraverso il quale una disposizione dell'ordinamento statale
richiama un determinato atto di un altro ordinamento.
È rivolto all'atto specifico (es. i trattati internazionali) -> nel momento in cui l'atto a
cui ho fatto rinvio subisce delle modifiche queste non valgono per il mio ordinamento,
poichè il rinvio è fisso a quello specifico atto, non a sue successive modifiche; se
vogliamo aderire al nuovo trattato è necessario un nuovo rinvio a quel trattato.

- L'Art. 80 della Costituzione individua una serie di trattati che necessitano di una
particolare procedura per entratre nell'ordinamento: serve l'autorizzazione del
parlamento e, successivamente, la ratifica del Presidente della Repubblica, che
dev'essere autorizzata dalle Camere (Legge di autorizzazione alla ratifica dei trattati
internazionali).
FONTE-ATTO

- Servono criteri per capire quando siamo davanti ad un atto giuridico normativo e
quando l'atto è non normativo.
- Criteri formali:
12. Denominazione dell'atto (= il nome dell'atto mi fa capire che è un atto
normativo)
13. Individuazione dell'organo competente (= chi ha approvato quell'atto)
14. Procedimento da seguire (= se è stata approvata dalle due Camere e i criteri
previsti)
- Criteri sostanziali:
15. Generalità (= la norma giuridica dev'essere generale, ovvero applicabile ad un
numero indeterminato e indeterminabile di soggetti poichè non ha un destinatario
specifico come le leggi ab personam)
16. Astrattezza (= la norma giuridica dev'essere astratta, poichè la legge si presta
ad essere applicata un numero indefinito di volte)
17. Innovatività (= la norma giuridica dev'essere innovativa, ovvero deve introdurre
regole nuove, volte a cambiare l'ordinamento o regole precedenti)

GERARCHIA DELLE FONTI

- In passato prevalevano le consuetudini -> nel momento in cui si arriva allo Stato
liberale si arriva all'affermazione della legge, approvata dalla classe borghese

- Rappresentazione dello Stato liberale:


• Fonti primarie: leggi (approvate dal Parlamento) + decreti legge e decreto
legislativo (= atti aventi forza di legge) (approvate dal Governo)
• Fonti secondarie: regolamenti (approvati dal Governo)
• Consuetudini (= stavano già andando in declino)

- La situazione cambia quando, nel 1948, entra in vigore la costituzione:


- Nuova rappresentazione della gerarchia delle fonti:
• Fonte sovraprimaria: Costituzione
• Fonti primarie: leggi + decreti legge e decreto legislativo
• Fonti secondarie: regolamenti
RIASSUMENDO: LE FONTI DEL DIRITTO

1. Fonte sovraprimaria:
• Costituzione
+
• Consuetudine costituzionale
• Consuetudine internazionale
• Legge costituzionale (= integra la Costituzione)
• Legge di revisione costituzionale (= modifica la Costituzione)
• A livello regionale: Statuto delle regioni speciali (in base all'art. 116)

2. Fonte primaria:
• Legge ordinaria del Parlamento
+
• Decreto legge
• Decreto legislativo
• Legge atipica
• Legge rinforzata
• Referendum abrogativo (= può essere considerato fonte primaria perchè permette
di modificare una legge, e quinid ha un effetto innovativo)
• Regolamento parlamentare
• A livello regionale: legge regionale + Statuto delle regioni ordinarie

3. Fonte secondaria:
• Regolamenti dell'esecutivo***
+
• A livello regionale: regolamento regionale + fonti enti locali (statuti e regolamenti)

4. Fonte terziaria:
• Consuetudine di diritto comune (usi)

***
Sarebbe necessaria una sottodistinzione, perchè i Regolamenti dell'esecutivo si
distinguono a loro volta in:
- Regolamenti governativi (= del Governo inteso nella sua totalità)
- Regolamenti Ministeriali e Interministeriali (= sono quelli voluti da uno o più ministri)
. -> devono comunque rispettare i Regolamenti governativi (= per questo si
potrebbero pensare come fonte terziaria e quindi gli usi diventerebbero fonte di quarto
grado)

- N.B: Si dice che il sistema delle fonti primarie sia un sistema chiuso, perchè per
aggiungerne una sarebbe necessario modificare la Costituzione.
LE ANTINOMIE TRA LE FONTI: I CRITERI RISOLUTIVI DELLE ANTINOMIE

- È impossibile che tutte le fonti siano tra loro coerenti senza nessun contrasto, a causa
della pluralità di fonti
- Le antinomie (= contrasti) tra le fonti sono naturali nel sistema

- L'ordinamento non può comunque permettersi di non possedere degli strumenti, dei
meccanismi, dei criteri per risolvere questi contrasti
- Criteri:

• Criterio gerarchico: opera tra fonti di grado gerarchico diverso -> fa sì che la
fonte gerarchicamente superiore prevalga su quella subordinata.
Possiamo pensare che ogni fonte abbia due forze: una forza attiva (= capacità di
innovare l'ordinamento) e una forza passiva (= capacità di resistere all'innovazione).

Es. legge del 2016, subentra un regolamento del governo nel 2018 in contrasto con la
legge precedente. In base al criterio gerarchico il regolamento non può contraddire la
legge (la forza attiva del regolamento è inferiore alla forza passiva della legge), quindi se
esso venisse approvato sarebbe ritenuto un regolamento invalido e, per eliminarlo
dall'ordinamento, dev'essere richiesto ad un giudice l'annullamento.
Una volta che esso è stato annullato si dice che opera 'erga omnes', ovvero è valido per
tutti ed 'ex tunc', ovvero da allora.

• Criterio cronologico: comporta che la fonte che è stata approvata


successivamente prevalga sulla precedente (in linguaggio tecnico si dice che la fonte
successiva va ad abrogare la legge precedente).

Es. legge ordinaria del 1999 è in contrasto con una legge ordinaria, decreto legge o
decreto legislativo del 2005, per il criterio cronologico la legge del 1999 è abrogata.

L'ABROGAZIONE

- L'abrogazione opera 'ex nunc', ovvero da ora.


- È quell'istituto che concretizza il criterio cronologico, ovvero la fonte posteriore
produce un effetto abrogativo sulla fonte anteriore.
- L'articolo 15 delle '3 leggi' individua le categorie di abrogazione:
5. Abrogazione espressa o esplicita: dichiarazione espressa del legislatore -> il
legislatore, nella nuova legge approvata, dice espressamente cosa è abrogato della
legge precedente.
-> è quella meno frequente
-> vale nei confronti di tutti = erga omnes

6. Abrogazione tacita: Incompatibilità tra le nuove disposizioni e le precedenti -> il


legislatore ha approvato una nuova legge, che entra in contrasto con una precedente,
ma il legislatore non ha esplicitato cosa è o non è abrogato, quindi sono io, giudice o
cittadino, che nel leggere la legge ravviso delle incongruenze.
-> ha un effetto inter partes= è compito dell'interprete ravvisare gli eventuali
contrasti, quindi l'incompatibilità è trovata da qualcuno e può non essere trovata da tutti
7. Abrogazione implicita: La nuova legge regola la materia già regolata dalla legge
anteriore, come ad esempio quando viene approvato un testo unico che ridisciplina
completamente una materia intera.
-> opera inter partes = il legislatore non dice cos'è rimasto e cosa superato ed è
compito dell'interprete capirlo

- L'abrogazione delimita nel tempo l'efficacia della legge, perchè nel momento in cui
subentra l'effetto abrogativo entra in vigore la nuova legge, che delimita nel tempo
l'efficacia della precedente
-> la legge è efficace fino a che non ne subentra un'altra che la abroga; la legge che
viene abrogata continua a trovare applicazione per i fatti sorti durante la sua vigenza, in
base al principio di irretroattività della legge.

IL PRINCIPIO DI IRRETROATTIVITÀ DELLA LEGGE

- Irretroattività della legge (= la legge non dispone che per l'avvenire -> non si può
applicare al passato).
- Esistono però leggi retroattive, ma la loro retroattività dev'essere espressamente
dichiarata nella legge.
- Anche se le precedenti due affermazione sono in contrasto, poichè il principio di
irretroattività si trova nelle '3 leggi' (fonte primaria), è possibile che la legge ordinaria del
parlamento possa derogare il principio di irretroattività.

- Tuttavia nella Costituzione c'è un articolo ( art. 25) che afferma che il principio di
irretroattività della legge penale di sfavore non è assolutamente derogabile (= "nessuno
può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto
commesso")

• Criterio di competenza: si utilizza quando a certe fonti viene riservata/attribuita la


disciplina di una certa materia (una fonte sarà competente, l'altra incompetente a
disciplinare la materia).

Es. il regolamento parlamentare è quella fonte che si occupa dell'organizzazione, del


funzionamento interno delle camere e del procedimento legislativo (è previsto dalla
Costituzione).

• Criterio della specialità: è un criterio residuale (si usa meno) -> se c'è una legge
generale e subentra una legge speciale, la legge speciale è una deroga a quella
generale e continuano ad operare ambedue (una come eccezione e l'altra come regola).
-> opera 'ex nunc' ed 'erga omnes o inter partes', perchè dipende dall'interpretazione.
LA RISERVA DI LEGGE

- Si è in presenza di una riserva di legge quando la Costituzione prevede che certe


materie, ritenute di particolare importanza e delicatezza, debbano essere disciplinate
dalla legge, escludendo altre fonti.
- Riserva di legge = strumento con cui la Costituzione regola il concorso delle fonti nella
disciplina di una determinata materia
- La riserva di legge è uno strumento importante perchè è un'importante garanzia
-> quella materia sarà necessariamente vista dalla legge e non da una fonte inferiore
gerarchicamente + obbliga il legislatore ad occuparsene.

- Tipologie di riserva di legge:


1. Riserva ad altri atti: caso in cui la Costituzione riserva la disciplina di una
materia ad un altro atto specifico rispetto alla legge.
ESEMPI: riserva di legge Costituzionale, ovvero di quella materia si deve occupare
una legge costituzionale; riserva di regolamento parlamentare.

2. Riserva di legge formale ordinaria: in questi casi è la legge del Parlamento ad


occuparsi di quelle materie, il che comporta l'esclusione dei cosiddetti atti aventi forza
di legge (= decreto legge e decreto legislativo). Sono tutti i casi in cui approvando la
legge formale ordinaria il Parlamento controlla il Governo.
ESEMPI: art. 80 -81.

3. Riserva di legge semplice: in questo caso il riferimento è alle fonti primarie,


ovvero le fonti che possono occuparsi della materia sono la legge formale del
Parlamento ma anche il decreto legge e il decreto legislativo.
Si distingue in assoluta (= se la materia dev'essere interamente disciplinata dalla
fonte primaria, con esclusione delle fonti secondarie) e relativa (= se la fonte primaria
deve porre i principi base della materia, ma tutto il dettaglio può essere disciplinato dalla
fonte secondaria).

4. Riserva di legge rinforzata: può essere distinta in rinforzata per contenuto


(= non soltanto la Costituzione prevede che di quella materia debba occuparsi la fonte
primaria ma dà anche delle indicazioni di contenuto che la legge deve avere) o
rinforzata per procedimento (= la legge deve seguire un procedimento in parte
diverso, previsto dalla Costituzione, con degli elementi aggiuntivi).

LE FONTI STATALI DEL PARLAMENTO

- Parlamento = titolare naturale della funzione legislativa, composto da un'assemblea


eletta dal corpo elettorale

- Fonti approvate dal Parlamento:


1. Leggi costituzionali
2. Leggi di revisione costituzionale
3. Legge formale ordinaria
4. Leggi rinforzate
5. Leggi atipiche
6. Regolamento parlamentare
I PROCEDIMENTI LEGISLATIVI

- Si possono distinguere in:

A. IL PROCEDIMENTO DI FORMAZIONE DELLA LEGGE FORMALE ORDINARIA:

Art. 70 dice che "La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere"
-> il sistema parlamentare prende il nome di bicameralismo perfetto, paritario (= le due
Camere svolgono le stesse identiche funzioni)
-> svantaggio: comporta pocedimenti più lunghi.

Possiamo individuare 3 fasi in cui si articola:


1. LA FASE DELL'INIZIATIVA LEGISLATIVA (= riguarda i soggetti che possono
presentare un progetto di legge)
-> art. 71 dice che i soggetti che posono presentare l'iniziativa delle legi sono,
nell'odrine: il Governo; ciascun parlamentare; altri soggetti (se fosse approvata una
nuova legge costituzionale); il popolo, mediante la proposta di 50mila elettori; il Consiglio
nazionale dell'economia e del lavoro (CNEL); ciascun consiglio regionale.
-> L'iniziativa legislativa predominante è quella del Governo, almeno per 2 ragoni:
perchè attraverso i disegni di legge porta avanti il suo indirizzo politico, cercando di
realizzare i suoi obiettivi e perchè ci sono delle materie in cui l'iniziativa legislativa è
riservata al governo (es. bilancio).

2. LA FASE COSTITUTIVA (= riguarda l'approvazione da parte del Parlamento della


legge)
Non c'è un'unica procedura ma sub-procedure, perchè la Camera può seguire
procedimenti differenziati: una volta che il progetto è stato presentato da chi competente
il Presidente di ciascuna Camera lo assegna a una Commissione (sia alla Camera che al
Senato ci sono 14 Commissioni permanenti e competenti per materia es. giustizia, lavoro,
ambiente, agricolura, cultura ...) competente per materia, quindi a seconda di come la
Commissione opera ci sono i sub-procedmenti:
• Procedimento ordinario-normale: Commissione in sede referente
-> La commissione svolge 3 letture: una prima generale, una seconda fatta
articolo per articolo con possibilità di apporre emendamenti, una terza con votazione
finale da parte della Commissione e con la predisposizione di una relazione al testo.
Quindi viene nominato un relatore, poichè è compito della Commissione riferire
all'assemblea (art. 72 cost): nella Camera si svolgono nuovamente le tre letture
(complessiva, con possibilità di apportare modifiche ed emendamenti, complessiva del
testo finale) e il testo viene approvato o meno.
Possiamo dire che il potere legislativo è della Camera, perchè è lei ad approvare.
• Procedimento decentrato (= Commissione in sede legislativa-deliberante)
-> Il testo viene definitivamente votato dalla Commissione, quindi l'iter inizia
e si conclude all'interno della Commissione stessa, senza il passaggio in aula.
-> Pregi della procedura: è molto più veloce
-> Difetti: è più ristretta e non ha pubblicità dei lavori, quindi ci sono molte meno
garanzie, di conseguenza dovrebbe essere seguita per materie meno importanti, tuttavia
accade che essa venga seguita più di quello che dovrebbe essere perchè è più semplice
e veloce.
-> Art. 72 individua delle ipotesi nelle quali si deve seguire la procedura normale, per
evitare che si segua questa procedura in determinate leggi, ritenute di particolare
importanza (=si parla di 'riserva d'assemblea').
-> N.B: prima che la Commissione arrivi ad approvare il testo definitivo una serie di
soggetti (il Governo, un decimo dei componenti della Camera o un quinto della
Commissione) possono interrompere la procedura e chiedere che si torni ad una
procedura normale, con le garanzie che questa dà (art. 72)
• Procedimento misto (= Commissione in sede redigente)
-> È una sorta di via di mezzo tra la prima e la seconda procedura, perchè in
questo caso è compito della Commissione, attraverso le 3 letture, redigere il testo,
trasmetterlo poi alla Camera che o lo approvi o lo respinga, ma che perde il potere di
emendamento (=non può modificarlo).
-> Non è previsto in Costituzione ma solo nei regolamenti parlamentari,
inoltre anche in questo caso si può tornare al procedimento ordinario.
• Procedimento d'urgenza
-> È dato dal fatto che vi è la possibilità, con regole particolari, di dichiarare
urgente un certo testo, al fine di ridurre il tempo di approvazione. Il testo dev'essere
approvato in maniera identica dalle due Camere, se una apporta delle modifiche,
dev'essere riapprovato dall'altra (= navette).

3. LA FASE PERFETTIVA-INTEGRATIVA D'EFFICACIA (= riguarda la promulgazione e la


pubblicazione)
-> l'art. 73 afferma che "le leggi sono promulgate dal PdR entro un mese
dall'approvazione", a meno che non siano dichiarate urgenti.
-> Il PdR, là dove ritenga che la legge appena approvata sia in contrasto con la
Costituzione, può rinviarla alle Camere (art. 74), con un messaggio motivato che sottolinei
i motivi dell'incostituzionalità. Il PdR attuerà, in seguito, un controllo: formale (per vedere
se le Camere hanno approvato lo stesso testo, seguendo la corretta procedura) e
sostanziale (per valutare se la legge rispetta la Costituzione). Ma se le Camere
approvassero di nuovo lo stesso testo, il PdR dovrebbe necessariamente promulgare la
legge.
-> Dopo essere stata promulgata dal PdR la legge viene pubblicata in Gazzetta
ufficiale, poi decorrono 15 giorni (=si parla di vacatio legis) al termine dei quali la legge
entra in vigore e vale per tutti.

B. IL PROCEDIMENTO DI FORMAZIONE DELLA LEGGE COSTITUZIONALE E DELLA LEGGE DI


REVISIONE COSTITUZIONALE:

-> Il procedimento è descirtto dall'art. 138 :


• Sono previste quattro votazioni sul testo identico, due da parte di ciascuna
Camera (votazioni di Camera dei deputati + Senato della Repubblica - pausa di almeno
3 mesi - votazioni di Camera + Senato (anche scambiate d'ordine))
• Ogni volta che si cambia il testo si ricomincia
• In prima votazione la maggioranza è quella semplice (= si può anche modificare il
testo)
• In seconda votazione sono richieste maggioranze particolari (= non si possono
presentare emendamenti, ordini del giorno): la maggioranza assoluta o la maggioranza
dei 2/3
N.B: se in seconda delibera il testo viene approvato con maggioranza semplice salta
tutto.
N.B2: Se si raggiunge la maggioranza assoluta ma non si arriva ai 2/3, la delibera viene
pubblicata in Gazzetta ma è una pubblicazione notiziale (= serve solo per dare notizia
della votazione), da qui decorrono 3 mesi entro i quali si può chiedere un referendum
costituzionale (ha effetto sospensivo sulla legge costituzionale) che conferma o meno il
progetto approvato dalle Camere
-> il referendum può essere chiesto da: 500mila elettori, 5 consigli regionali o 1/5 dei
membri di ciascuna camera (art. 138).
Nel referendum non c'è un quorum di partecipazione.
Ad oggici sono stati 3 referendum costituzionali:
1. Nel 2001, riguardante la riforma del cosiddetto 'titolo quinto' che ha rivisto la
parte relativa alle regioni -> ha avuto una bassa partecipazione con poco più del 30%
ma sono prevalsi i sì a favore della riforma;
2. Nel 2006, incideva anche sulla forma di governo -> partecipazione poco al di
sopra del 50% e contro la riforma che è stata bocciata;
3. Nel 2016, che avrebbe rivisto la Costituzione e il mdello bicamerale ->
partecipazione circa 65% e 59% circa contro la riforma.

-> Ci sono dei limiti alla revisione costituzionale:


• La forma repubblicana e i principi fondamentali che ad essa si ricollegano (art.139
-> es. sovranità popolare, ugualianza, principio personalista, democratico, laburista) + i
diritti inviolabili.
• Non possono essere eliminati gli organi costituzionali, possono solo essere rivisti,
magari riducendone il numero o modificandone la struttura.
• L'art. 138 può essere modificato solo se lo si rende più gravoso, in modo da
rendere la Costituzione più rigida.

VALIDITÀ DELLA SEDUTA E MODALITÀ DI VOTO

- La seduta è valida solo se sono presenti metà +1 dei componenti del gruppo
(= definito quorum strutturale/numero legale.
-> Il numero legale è presunto, a meno che non si chieda espressamente la verifica.

- La delibera è valida con la metà +1 dei presenti (= definito quorum funzionale).

- Per quanto riguarda le maggioranze ce ne sono 3 tipologie:


• Maggioranza semplice o relativa: metà +1 dei presenti (se non è specificato, si
intende questa)
• Maggioranza assoluta: metà +1 dei componenti dell'Aula
• Maggioranza qualificata: porzione più elevata dei componenti dell'Aula (es. la
maggioranza dei 2/3)

- I parlamentari che si astengono valgono per il qorum strutturale (= validità seduta) ma


non per il quorum funzionale (= conteggio della maggioranza).

- Modalità di voto:
• Voto segreto: utilizzato per lo più quando si deve votare su singole persone
• Voto palese: maggiormente utilizzato perchè si evitano coloro che sembrano in
linea con il partito ma poi votano contro, con il voto palese il parlamentare si assume la
responabilità del voto che dà.

- Tipologie di voto: voto per alzata di mano, appello nominale, procedimento elettronico
(segreto o palese), per scheda.
C. IL PROCEDIMENTO DI FORMAZIONE DELLE LEGGI RINFORZATE:

-> Le leggi rinforzate sono leggi che prevedono di seguire un procedimento rinforzato
rispetto a quello ordinario
-> Può essere rinforzata la fase dell'iniziativa (attraverso un referendum o chiedendo un
parere a qualcuno), o il procedimento approvativo (se viene stabilita una maggioranza più
elevata)
-> Sono esempi di leggi rinforzate:
• L'art. 79: "L'amnistia (=estingue il reato) e l'indulto (= estingue in tutto o in parte la
pena), sono concessi con legge deliberata a maggioranza dei 2/3 dei componenti di
ciascuna Camera, in ogni suo articolo e nella votazione finale";
• L'art. 81: "Il contenuto della legge di bilancio [...] è stabilito con legge approvata a
maggioranza assoluta dei componenti di ciacuna Camera";
• L'art. 116: "Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, [...] la legge è
approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti".

LE LEGGI ATIPICHE

- Sono leggi che hanno un'atipicità, ovvero che hanno qualcosa di diverso rispetto a
quelle ordinarie
- Le leggi sono considerate atipiche se hanno una:
1. Forza attiva potenziata: tutte quelle leggi che non sono sottoponibili a
referendum abrogativo ( es. art. 75: leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di
indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali).
2. Forza attiva depotenziata: leggi che prendono il nome di 'meramente formali',
perchè hanno la forma della legge ma non il contenuto poichè non innovano
l'ordinamento ( es. art. 80 e art. 81: quest'ultimo riguardante la legge di bilancio,
introduce il fatto che il Governo debba presentare il rendiconto consuntivo, che non
può essere modificato ma solo approvato con una legge meramente formale).

IL REGOLAMENTO PARLAMENTARE

- È un particolare tipo di fonte (primaria) che ciascuna Camera adotta (a maggioranza


assoluta -> art. 64), che disciplina l'organizzazione e il funzionamento interno alle
Camere stesse
- Ciascuna Camera può porre a se stessa regole diverse dall'altra, attraverso il
regolamento parlamentare.
- Se il regolamento violasse la Costituzione, c'è un organo che può sanzionarlo?
La Corte costituzionale non è mai voluta entrare nel merito perchè attravverso il
regolamento ciascuna Camera determina la propria autonomia e il proprio modo di
operare, quindi la Corte non vuole entrare in conflitto politico con le Camere.
LE FONTI STATALI DEL GOVERNO

- Al Governo è riconosciuta la possibilità di approvare:


1. Decreto legislativo (fonte primaria), detto anche 'atto avente forza di legge'
2. Decreto legge (fonte primaria), detto anche 'atto avente forza di legge'
3. Deleghe anomale (fonte primaria)
4. Regolamenti dell'esecutivo (fonte secondaria)

- Dare potere primario al Governo non dà le stesse garanzie del Parlamento, perchè il
Governo è costituito dalla maggioranza; tuttavia sia nell'1 che nel 2 il Parlamento non è
del tutto escluso dalla procedura, poichè nel decreto legge il Parlamento interviene ex
post (= in sede di conversione in legge), in quello legislativo interviene ex ante (= in
sede di conferimento della delega).

IL DECRETO LEGISLATIVO

- È previsto dall'art. 76, che afferma che "L'esercizio della funzione legislativa non può
essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e
soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti".
-> Quindi avremo il decreto legislativo quando il Parlamento decide di trasferire al
Governo l'esercizio della funzione legislativa (il titolare della funzione resta sempre il
Parlamento); ciò accade, ad esempio, quando la materia è particolarmente tecnica e
richiede delle conoscenze particolari (tutti e 4 i codici sono decreti legislativi).

- Procedimento di approvazione del decreto legislativo:

1. Il Parlamento approva una 'legge di delega' (= delega l'esercizio della funzione


al Governo) che può essere conferita con una riseva di legge formale e deve
contenere degli elementi necessari (previsti dall'art. 76) che vincolano il Governo;
infatti devono essere indicati:
• Principi e criteri direttivi (= consistono rispettivamente nei principi base della
materia che viene delegata e negli scopi che devono essere raggiunti attraverso il
criterio legislativo/mezzi da usare per questo obiettivo) -> non sempre nel concreto la
distinzione è tanto distinta
• Oggetto definito (= riguarda la materia oggetto di delega -> non possono
essere delegate tutte quelle materie in cui il Parlamento esercita una funzione di
controllo sul Governo)
• Termine (= tempo fisso od eventualmente un certo avvenimento futuro, che
segnano il termine entro cui la delega dev'essere esercitata dal Governo).
A volte sono previsti 2 termini per i decreti legislativi correttivi: il primo termine
per approvare il decreto legislativo e il secondo termine per approvare un decreto
legislativo utilizzato per correggere il primo.
Se il termine è superiore ai 2 anni l'art. 14 della legge numero 400 del 1998
prevede che ci sia un monitoraggio da parte del Parlamento, eseguito tramite le
Commissioni permanenti competenti per materia, al fine di controllare il Governo.
N.B: Entro il termine non soltanto il decreto legislativo dev'essere approvato
dal Governo ma anche emanato dal PdR.

2. Proposta del decreto legislativo da parte di uno o più ministri competenti per
materia
3. Delibera da parte dell'intero Consiglio dei ministri

4. Eventuali adempimenti ulteriori (= es. parere delle Commissioni permanenti in


caso di delega pluriennale)

5. Emanazione da parte del PdR

6. Pubblicazione - vacatio legis - entrata in vigore

- Il Governo ha interesse ad esercitare la delega perchè in questo modo può portare


avanti il proprio indirizzo politico; tuttavia se il Governo non esercitasse la delega non
sono previste sanzioni giuridiche, ma ciò potrebbe lenire il rapporto di fiducia tra
Parlamento e Governo.
- È sempre possibile che il Parlamento revochi la delega.

N.B: Se il decreto legislativo viola la legge delega, allora è illeggittimo, poichè non
rispettando la legge delega non rispetta nemmeno l'art. 76 della Costituzione.
(Questo meccanismo è detto del 'parametro interposto' (= quando una fonte è chiamata
dalla Costituzione a rispettare un'altra fonte che si interpone tra essa, detta oggetto, e la
Costituzione).

IL DECRETO LEGGE

- A differenza del decreto legislativo è il Governo che si autoinveste, sotto la sua


responsabilità, della funzione normativa primaria, senza una previa legittimazione da
parte del Parlamento (come descritto dall'art.77).
- I presupposti del decreto legge sono i casi straordinari di necessità e di urgenza.
- Il procedimento è più rapido del decreto legislativo: il decreto legge entra in vigore
subito o al più il giorno successivo la pubblicazione.
- È un atto provvisorio perchè, una volta approvato dal Governo, deve il giorno stesso
essere presentato alle Camere per la conversione in legge (se le Camere sono sciolte
vengono convocate e si riuniscono entro 5 giorni); se viene trasformato in legge dal
Parlamento diventa atto definitivo.
- I decreti legge perdono efficacia sin dall'inizio se non sono convertiti in legge e
promulgati dal PdR entro 60 giorni dalla pubblicazione, nel qual caso decadono ex tunc
(= come se non fossero mai esistiti).
- Procedimento di approvazione del decreto legge:

1. Approvazione da parte del Governo

2. Emanazione - pubblicazione - entrata in vigore

3. Trasmissone alle Camere

4. Conversione in legge entro 60 giorni dalla pubblicazione (a pena di decadenza


retroattiva ex tunc, fin dall'inizio, come se il decreto non fosse mai stato approvato)

- Particolarità e aspetti problematici del decreto legge:


I. Presupposti che legittimano il decreto legge: il Governo adotta il decreto legge nei
casi straordinari di necessità e di urgenza ( es. casi di calamità); tuttavia ora i decreti
legge vengono usati ampiamente dal Governo, intendendo come caso di necessità e
di urgenza anche l'urgenza politica.
-> Il primo soggetto che deve controllare che ci siano questi presupposti è
innanzitutto il Governo, successivamente il PdR in sede di emanazione e infine le Camere
in sede di conversione; inoltre si può eventualmente arrivare al controllo da parte della
Corte costituzionale.
-> A partire dal 2007 la Corte costituzionale ha deciso che se vi è un'evidente
mancanza di presupposto, si è in presenza di un vitio in precedendum, ovvero un vizio
nella procedura, poichè non sono stati controllati i presupposti necessari.

II. Limiti di materia: ci sono casi in cui il Governo non può decidere autonomamente di
approvare un decreto legge. Sono tutti i casi in cui c'è una riserva di legge (l'art. 15
individua tutti i casi in cui non si può approvare un decreto legge ed afferma che
l'oggetto del decreto legge dev'essere omogeneo, secifico e corrispondente al titolo).

III. Modifiche in sede di conversione: il Parlamento non è obbligato a convertire in


legge il decreto legge; in sede di conversione le Camere possono modificare il decreto
legge.
-> Se il Parlamento aggiunge qualcosa esso avrà effetto da quando entra in vigore la
legge di conversione; se il Parlamento toglie qualcosa (emendamento soppressivo) la
parte che è stata tolta decade retroattivamente, come se non ci fosse mai stata.

IV. Effetti della mancata conversione: se il Parlamento entro 60 gg dalla pubblicazione


non converte in legge il decreto legge, questo decade retroattivamente, come non
fosse mai stato approvato (si trasforma da fonte del diritto a illecito).
Tuttavia se nei 60 giorni il decreto ha prodotto degli effetti (es. ho pagato una tassa) e
poi non viene convertito in legge, bisognerebbe cercare di ripristinare la situazione
precedente, eliminando gli effetti prodotti dal decreto (ma non sempre è possibile).
-> Esistono comunque 3 strumenti per far fronte alla situazione e tornare allo stato
antecedente il decreto legge:
• Là dove il decreto legge non viene convertito dalle Camere, comunque c'è il
Governo che risponde della mancata conversione, perchè il decreto legge era sotto la
sua responsabilità;
• Legge dissanatoria: il Parlamento può approvare una legge che fa fronte agli
effetti prodotti durante i 60 giorni.
V. Reiterazione dei decreti legge: prassi che veniva utilizzata in passato dal Governo:
accadeva che il Governo approvasse un decreto legge, lo trasmettesse alle camere,
passassero 60 gg e il Parlamento non lo convertisse, a quel punto il Governo
decideva di ripresentare lo stesso decreto legge.
-> Ci sono stati casi di ripresentazione dello stesso decreto legge per circa 28 volte.
-> Si arrivò ad una fase negli anni '90 in cui il numero dei decreti legge superava
quello delle leggi; di fronte a questa situazione intervienne la Corte costituzionale, che
pose fine alla prassi di reiterazione dei decreti legge nella sentenza numero 360 del 1996,
perchè riteneva la pratica non in linea con la Costituzione in quanto: mancava il
presupposto di necessità e urgenza; il decreto legge tendeva a diventare un atto definitivo
(di solito provvisorio); il Governo diventava legislatore e il Parlamento doveva solo
convertire in legge; la certezza del diritto veniva meno, perchè dopo i 60 gg il decreto
legge non è decaduto se viene ripresentato uguale.
-> Oggi c'è una drastica riduzione dei decreti legge e soprattutto della reiterazione,
poichè oggi essa è possibile solo quando un decreto legge viene ripresentato ma con
contenuti sostanzialmente diversi, oppure può essere ripresentato lo stesso testo se
effettivamente ci sono nuovi casi di necessità e di urgenza (difficile che questi casi si
verifichino).

LE DELEGHE ANOMALE

- Tra le deleghe anomale vanno differenziati:

1. Testi unici: quando in una data materia nel corso degli anni si sono sovrapposti
diversi interventi normativi, per cui si è creata una situazone di confusione normativa
con testi che si contraddicevano/sovrapponessero, si pose un'esigenza di ordinare la
disciplina di una certa materia.
Il Parlamento con una legge di delega può conferire al Governo il compito di
adottare un testo unico (= decreto legislativo che riordina la suddetta materia, abrogando
o colmando le possibili lacune).
Tra i testi unici vanno distinti:
• Testi unici innovativi: il decreto legislativo riorganizza la materia, rivedendola;
questi testi unici sono una vera e propria fonte del diritto
• Testi unici compilativi: il Governo si limita a raggruppare in un unico testo la
normativa già esistente in quella materia, senza coordinare, armonizzare ed abrogare;
non c'è una delega del Parlamento e non possono essere considerate una fonte del
diritt perchè non innovano l'ordinamento. Al più possono essere considerata una fonte
di cognizione non ufficiale (= per conoscere).

2. Decreti in caso di guerra: (art. 78 prevede che "Le Camere deliberano in caso
di guerra e conferiscono al governo i poteri necessari").
Questi decreti sono considerati deleghe anomale perchè non hanno termine nè
oggetto nè principi e crieri direttivi.
Non hanno mai trovato applicazione.

3. Decreti legislativi attuativi degli statuti delle regioni speciali: gli statuti delle
regioni speciali sono leggi costituzionali, negli statuti ci sono delle previsioni in cui si
dà compito al Governo di dare attuazione al rispettivo statuto. La delega è
direttamente nello statuto, non c'è un termine e non c'è un oggetto definito.

REGOLAMENTI DELL'ESECUTIVO

- Sono una fonte secondaria, chiamata a dare attuazione alla legge.


- La Costituzione non si occupa in particolar modo dei regolamenti dell'esecutivo, ne fa
cenno all'art. 87 dove dice che il PdR emana i regolamenti e all'art. 117, dove si
occupa della potestà stato-regioni.
- Nella costituzione non si parla di come si forma il regolamento e delle sue modalità.
- È necessaria una prima distinzione tra :
4. Regolamenti governativi: deliberati dall'intero Consiglio dei Ministri
5. Regolamenti ministeriali ed interministeriali: adottati da uno o più Ministri;
questi regolamenti devono rispettare i regolamenti governativi, quindi sono una fonte
sub-secondaria o terziaria
I REGOLAMENTI GOVERNATIVI

- Il procedimento di approvazione è descritto nell'art. 17:

• Iniziativa da parte di uno o più Ministri competenti per materia


• Viene chiesto un parere al Consiglio di Stato (= organo ausiliario del Governo, di
giustizia amministrativa), che lo deve dare entro 45 giorni.
-> il parere è obbligatorio (= deve essere chiesto) ma non vincolante (= il Governo può
discostarsi da esso)
• Delibera da parte dell'intero Consiglio dei Ministri
• Emanazione da parte del PdR
• Il regolamento viene trasmesso alla Corte dei Conti (= organo ausiliario del
Governo, di controllo) che verifica che il regolamento sia legittimo e rispetti in
particolare le fonti primarie.
-> se la Corte ritiene che il regolamento sia legittimo appone il visto e registra il
regolamento
-> se la Corte ravvisasse delle irregolarità (di solito per motivi di bilancio) allor
sottoprrebbe le irregolarità al Governo e, se lui non si adeguasse, la Corte dei Conti
registrerebbe il regolamento con riserva (= l'atto verrebbe trasmesso al Parlamento
affinchè lo valutasse)
• Pubblicazione del regolamento in Gazzetta Ufficiale
• Entrata in vigore del regolamento, dopo vacatio legis

- Tipologie di regolamenti governativi:

1. REGOLAMENTI DI ESECUZIONE (= danno esecuzione alla legge, sono quei


regolamenti attraverso cui il Governo specifica e rende più facile l'applicazione della
fonte primaria)
2. REGOLAMENTI DI ATTUAZIONE E INTEGRAZIONE (= hanno un contenuto più ampio
perchè attuano ed integrano, aggiungendo dettagli alla legge)
3. REGOLAMENTI INDIPENDENTI O AUTONOMI (= intervengono in una materia che fino a
quel momento non è stata ancora disciplinata dalla fonte primaria, ovvero dove c'è un
cosiddetto vuoto normativo)
-> un problema connesso a questi regolamenti riguarda il principio di legalità: la
fonte secondaria dev'essere prevista dalla fonte primaria, quindi ci si accontenta del
principio di legalità in senso formale per cui l'art.17 prevede la categoria dei regolamenti
autonomi, anche se non prevede in particolare gli specifici regolamenti
-> Non è ammesso in caso di materia in cui c'è una riserva di legge
4. REGOLAMENTI DI ORGANIZZAZIONE (= riguardano l'organizzazione e il funzionamento
delle amministrazioni pubbliche)
5. REGOLAMENTI DELEGATI-AUTORIZZATI, detti anche di delegificazione (= sono quei
regolamenti che intervengono in materie che fino a quel momento sono state
disciplinate dalla fonte primaria e intervengono ponendo regole che contrastano con
la fonte primaria con un effetto abrogativo sulla legge, delegificando al fine di ridurre il
numero delle leggi)
-> tuttavia la fonte secondaria non ha il potere di contrastare la primaria, quindi
qual è il meccanismo di esistenza di questi regolamenti?
C'è una fonte primaria che si occupa della materia;
Attraverso una legge di delegificazione del Parlamento si prevede che venga
approvato un regolamento di delegificazione che si occupi della stessa materia anche
andando contro quello che prevedeva la fonte primaria, con effetto abrogativo su
quest'ultima, che avrà effetto nel momento in cui entra in vigore il regolamento.
È quindi la legge del Parlamento che consente questo meccanismo.

I REGOLAMENTI MINISTERIALI ED INTERMINISTERIALI

- Procedimento di approvazione:
• Iniziativa da parte di uno (ministeriali) o più (interminiteriali) Ministri
• Parere del Consiglio di Stato (obbligatorio, non vincolante) entro 45 giorni
• Trasmissione dello schema del regolamento al Presidente del Consiglio dei
Ministri, affinchè controlli che il regolamento sia in linea con l'indirizzo del Governo
-> se ritiene che il regolamento non rispetti l'indirizzo politico chiede che venga
votato dall'intero Consiglio dei Ministri
• Approvato ed emanato dal singolo Ministro (o dai più Ministri)
• Controllo della Corte dei Conti (visto e registrazione oppure registrazione con
riserva)
• Pubblicazione in Gazzetta Ufficiale
• Entrata in vigore dopo vacatio legis

I REFERENDUM

- Tipologie di referendum previste dalla Costituzione:


6. Referendum di revisione costituzionale approvativo-sospensivo, o referendum
costituzionale: tipo di referendumche rivede le leggi costituzioali -> è descritto dall'art.
138
7. Referendum consultivo: referendum in cui si consultano i soggetti interessati ->
è descritto dagli art. 132 e 133
8. Referendum abrogativo: descritto dall'art. 75
9. Referendum abrogativi e consultivi su leggi e provvedimenti amministrativi delle
Regioni: N.B: solo a livello regionale è ammesso il referendum abrogativo anche sulle
fonti secondarie

IL REFERENDUM ABROGATIVO

- Può essere considerato fonte del diritto perchè l'abrogazione innova


- È un istituto di democrazia diretta attraverso cui il corpo elettorale è direttamente
chiamato a votare, partecipando alle decisioni
- È lo strumento di democrazia attraverso il quale si può abrogare in tutto o in parte una
legge o un atto avente forza di legge.
- È disciplinato dall'art. 75 della Costituzione, a completamento del quale c'è la legge
numero 352 del 1970 (= fino al 1970 non si potè svolgere referendum abrogativi perchè
la Costituzione non dava tutta la procedura da seguire).

- Procedimento referendario:
• Si avvia con una richiesta referendaria (= dev'essere depositata entro il 30
settembre di ciasun anno presso la Corte di Cassazione)
-> la richiesta referendaria può essere effettuata da 500mila elettori o 5 consigli
regionali, in particolare servono almeno 10 promotori che, dopo aver depositato la
richiesta, hanno 3 mesi di tempo per raccogliere le 500mila firme (in caso di iniziativa
popolare)
• Primo controllo: controllo di legittimità-conformità (= svolto da un organo istituito
presso la Corte di Cassazione: l'Ufficio centrale per i referendum, che controlla la
regolarità della procedura, che siano stati rispettati i tempi previsti, che le firme siano
effettive di elettori reali e che non ci siano due richieste uguali)
-> il controllo deve concludersi entro il 15 dicembre di ciascun anno
• Secondo controllo: controllo di ammissibilità di referendum (= svolto dalla Corte
costituzionale, che verifica che la richiesta rispetti la Costituzione)
-> il controllo deve concludersi entro il 10 febbraio di ogni anno
• Indizione del referendum da parte del PdR (= il referendum può svolgersi tra il 15
aprile e il 15 giugno di ciascun anno)
• Accertamento degli esiti
• Se prevalgono i sì all'abrogazione c'è un decreto del PdR

- Limiti procedurali:
• Il più grande limite procedurale del referendum abrogativo è il quorum di
partecipazione previsto dall'art. 75.
-> Il referendum produce effetto solo se partecipano almeno il 50% + 1 degli aventi
diritto di voto; quindi l'astensione diventa un'arma per far fallire il referendum
• Se si raggiunge il quorum e prevalgono i no subentra un altro limite procedurale:
quella richiesta referendaria non può essere ripresentata per i successivi 5 anni.
-> Se non si raggiunge il quorum si può ripresentare la stessa richiesta referendaria
anche l'anno successivo.

- Limiti di materia:
• Non può essere richiesto il referendum abrogativo per una fonte secondaria, ma
solo per leggi o atti aventi forza di legge.
• Non può essere richiesto il referendum per la Costituzione.
• L'art. 75 individua una serie di materie che non possono essere sottoposte al
referendum: leggi tributarie e di bilancio, leggi di amnistia e di indulto e leggi di
autorizzazione alla ratifica dei trattati interazionali.
• La Corte Costituzionale con il giudizio di ammissibilità valuta che la richiesta
referendaria rispetti i limiti di materia.
-> Tale giudizio è stato nel tempo ampliato includendo limiti impliciti che si
ricavano dalla Costituzione, ad esempio la corte ha affermato che non è sottoponibile a
referendum la materia costituzionale + le cosiddette leggi costituzionalmente necessarie/
obbligatorie (= danno diretta attuazione alla costituzione, sono necessarie per l'attuazione
della stessa) + tutte le leggi collegate all'art 75.
• La Corte Costituzionale dice, inoltre, che il quesito referendario affinchè sia
ammissibile deve essere chiaro, univoco e omogeneo, tale per cui, attraverso un si od
un no, l'elettore possa manifestare realmente la sua volontà.

Cosa succede se il Parlamento modifica la legge prima che si svolga il referendum?


Potrebbe essere questo un modo attraverso cui il Parlamento non permette un
referendum non gradito.
Quindi ciò che succede dipende dalla modifica della legge: se il Parlamento con la
modifica non cambia la sostanza della richietsa, il referendum non cambia l'oggetto e si
svolge lo stesso sul nuovo testo; se cambia la sostanza, non c'è più l'oggetto, quindi il
referendum non può più svolgersi.
IL PARLAMENTO

- È il primo organo che viene preso in considerazione dalla Costituzione (art. 55-82)
- La prima scelta fu sul sistema parlamentare da adottate: monocamerale (= unica
camera) o bicamerale (= due Camere) differenziato o paritario
- Solitamente il modello bicamerale si adotta quando si vuole differenziare le due
Camere, quindi si parla di bicameralismo differenziato (es. negli USA una Camera
rappresenta il tutto e l'altra gli stati membri)
- La differenziazione può essere, ad esempio, per la composizione e per i compiti

- L'Assemblea costituente ha scelto un modello bicamerale con l'idea che una delle due
Camere rappresentasse le regioni (Senato); in realtà poi tutte le differenziazioni sono
venute meno, quindi di fatto noi abbiamo un bicameralismo paritario perfetto (= le due
Camere sono una la copia dell'altra e non si differenziano nè per composizione nè per
funzioni).
- Ci sono tuttavia delle differenze tra le nostre due Camere:
• Nell'età per poter eleggere: per leggere alla Camera bisogna aver compiuto 18
anni, per eleggere al Senato bisogna aver compiuto 25 anni
• Nell'età per essere eletti: per essere eletti alla Camera bisogna aver compiuto 25
anni, per essere eletti al Senato bisogna aver compiuto 40 anni
• Nel Senato ci sono i senatori a vita (= ex PdR e altri nominati da PdR per merito).
-> poichè le differenze sono limitate e le due Camere svolgono le stesse funzioni, il
nostro bicameralismo è comunque perfetto.

- N.B: la Camera dei deputati è composta da 630 membri, il Senato della Repubblica è
composto da 315 membri + senatori a vita

SISTEMA DI ELEZIONE: ELETTORATO ATTIVO E PASSIVO

ELETTORATO ATTIVO

- Riguarda la capacità di eleggere


- Se ne occupa l'art. 48, che afferma che "Sono elettori tutti i cittadini (= è necessaria la
cittadinanza), uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale
ed eguale (= pesa come quello degli altri), libero (= non oggetto di costrizioni) e segreto.
Il suo esercizio è un dovere civico".
- È previsto che l'elettorato attivo sia limitato:
• per incapacità civile
• per effetto di sentenza penale irrevocabile
• nei casi di indegnità morale indicati dalla legge

ELETTORATO PASSIVO

- Riguarda la capacità di essere eletti


- Per poter essere eletti bisogna avere l'elettorato attivo, e non devono sussistere cause
di:
• Incompatibilità: le cause di incompatibilità vanno ad escludere il soggetto eletto
che svolge contemporaneamente funzioni ritenute tra loro incompatibili; esse sono
caducanti, poichè comportano che il Parlamentare non possa svolgere
contemporaneamente i due incarichi e debba scegliere tra uno o l'altro. L'elezione in
questo caso è valida, ma poi il soggetto deve scegliere.
(Esempi: art. 65 -> "Non si può appartenere contemporaneamente alle due
Camere" (= essere contemporaneamente Deputato e Senatore); art. 84 -> "L'ufficio di
Presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica"; art. 135 ->
"L'ufficio di giudice della Corte Costituzioale è incompatibile con quello di membro del
Parlamento, di un Consiglio regionale, con l'esercizio della professione di avvocato e con
ogni carica ed ufficio indicati dalla legge").
• Ineleggibilità: si ha quando il soggetto che vorrebbe essere eletto si trova in una
situazone che inquina il rapporto elettorale. I casi di ineleggibilità non sono sanabili: non
si può essere eletti e l'eventuale elezione è nulla; questo per vietare che determinati
soggetti che ricoprono cariche importanti possano essere avvantaggiati nell'elezione.
Tutto ciò è finalizzato a garantire la parità tra i candidati e la libertà di voto (= per timore
o reverenza potrei essere indotto a votare il suddetto soggetto).
(Esempi: il sindaco di un comune con più di 20mila abitanti non è eleggibile, a meno
che non smetta l'incarico almeno 180 giorni prima della scadenza delle Camere; i
Magistrati non sono eleggibili, a meno che non diano le dimissioni 6 mesi prima
dell'accettazione della candidatura).
• Incandidabilità: il soggetto non si può candidare alle elezioni se condannato con
sentenza definitiva con reclusione superiore a due anni per gravi reati. Se
l'incandidabilità sopraggiunge dopo la sua elezione, il parlamentare decade dalla carica.
Se durante il mandato il candidato viene condannato ma in primo grado (condanna non
definitiva), allora viene sospeso dalla carica.

N.B: I casi di ineleggibilità, incompatibilità e incandidabilità sono valutati dallo stesso


Parlamento, che svolge la cosiddetta verifica dei poteri.

I SISTEMI ELETTORALI

- Il sistema elettorale è indispensabile per il funzionamento di un ordinamento


democratico.
- È il meccanismo con il quale si trasformano i voti degli elettori in seggi elettorali in
Parlamento.

- È necessaria la distinzione tra:


• Sistema maggioritario: utilizzato in Inghilterra, USA eCcanada.
-> Divide il territorio in collegi elettorali uninominali (= che eleggono un solo
rappresentante).
-> Ogni seggio è attribuito al candidato che ottiene più voti (con maggioranza
semplice o assoluta).
-> La maggioranza è detta relativa poichè il rappresentante che prende più voti
degli altri ottiene il seggio e tutti gli altri soggetti che rappresentano l'elettorato restano
senza rappresentanza in Parlamento.
-> Il sistema tende a lasciare in vita solo i partiti più forti, gli altri vengono tagliati
fuori dalla politica
-> Difetto: molto selettivo, favorisce il bipartitismo.
-> Pregio: consente il raggiungimento di maggioranze abbastanza stabili e di
un'alternanza di governo.
-> Può accadere la situazione paradossale in cui il partito che prende meno voti
può comunque conquistare più seggi perchè magari i voti sono meno ma distribuiti in più
seggi.
• Sistema proporzionale:
-> Il territorio nazionale è diviso in collegi elettorali plurinominali.
-> I seggi sono attribuiti alle liste in proporzione ai voti ottenuti.
-> In Parlamento tutti i partiti vengono rappresentati (= rispecchia fedelmente in
Parlamento la consistenza delle forze politiche esistenti nell paese).
-> Difetti: se all'interno del Parlamento ci sono tanti partiti eterogenei, difficilmente
si formerà una maggioranza omogenea, di conseguenza le maggioranze sono meno
stabili e si creano in conseguenza ad accordi post-elettorali; possono anche formarsi
blocchi di partiti, e quindi i partiti al governo potrebbero essere sempre gli stessi.

SISTEMI ELETTORALI ADOTTATI IN ITALIA PER LE CAMERE

1. SISTEMA ELETTORALE DAL 1948 AL 1993:


• L'Italia adottò il sistema proporzionale per garantire la partecipazione a tutte le
forze plitiche esistenti nel paese
• Le maggioranze di governo non erano stabili
• Frammentazione del sistema politico causato dalla scissione dei partiti
• Mancanza di alternanza politica, in quanto pur cambiando spesso i governi i partiti
che li sostenevano rimanevano gli stessi
• I partiti si ispiravano ad idee di impostazione della società diverse

• Ciò ha causato un blocco di potere che ha gestito la politica italiana per diversi
anni (= crisi del sistema: tangentopoli).
• Si arrivò alla necessità di una legge elettorale nuova, per avere governi più stabili
ed un'alternanza politica.
• Queste due esigenze crearono i presupposti per un cambiamento.
• Inoltre ci furono due referendum elettorali: 1) Referendum 1991: abolite le
preferenze plurime -> attraverso queste si esercitava il controllo del voto -> preferenza
unica; 2) Referendum 1993: abolita buona parte della legge per l'elezione del Senato.

2. LEGGE MATTARELLUM DAL 1993 AL 2005:


• Obiettivo di garantire la stabilità e l'alternanza politica
• Cambia il sistema da proporzionale a misto, con prevalenza del maggioritario
• Le liste non prevedevano comunque la preferenza
• La legge fu sottoposta a referendum (1999-2000) che non raggiunsero il quorum
per trasformare il sistema in totalmente maggioritario.

• Si assistette ad una polarizzazione del sistema con la formazione di due coalizioni:


centrodestra e centrosinistra.
• Entrambe erano formate da grandi e piccoli partiti.
• Si votò con detto sistema nel 1994, 1996, 2001.
• Le maggioranze di governo non erano mai troppo stabili e sicure, inoltre le liste
che presero meno voti vinsero le elezioni, perchè i voti erano meglio distribuiti.
• La stabilità politica non fu dunque netta.
3. PORCELLUM DAL 2005 AL 2014:
• Voleva evitare l'inconveniente che una lista potesse prendere meno voti ma più
seggi, e dare più stabilità.
• Si è abbandonato il maggioritario e si è tornati a un sistema proporzionale ma con
soglie dii sbarramento e premio di maggioranza, tale da garantire il 55% dei seggi in
Parlamento per il partito o la coalizione che avesse ricevuto più voti su base nazionale
per la Camera e su base regionale per il Senato.
• Abolizione del voto di preferenze.

• Il sistema fu fin da subito costellato da critiche di varia natura (es. non si voleva
che il premio di maggioranza fosse dato alla coalizione che prendeva più voti, perchè
c'era troppa differenza tra i voti presi e i seggi conquistati) e sottoposto a referendum
nel 2009 che non raggiunse il quorum.
• Non si formò una maggioranza stabile ma più maggioranze eterogenee fra forze
politiche avversarie.
• Risultarono necessarie coalizioni tra partiti diversi, che magari si erano presentati
separatamente alle elezioni.

4. SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE NUMERO 1 DEL 2014:


• Annullò la parte della legge elettorale che prevedeva il premio di maggioranza,
poichè non era prevista una soglia minima di voti che una lista o coalizione avesse
dovuto raggiungere per ottenerlo.
• Dichiarò illeggittima la parte che riguardava la mancanza delle preferenze, in
quanto l'assenza dei nomi sulla scheda elettorale in collegi troppo grandi avrebbe
limitato il diritto di voto.

5. ITALICUM DEL 2015:


• Legge mai entrata in vigore.
• Predisposta solo per la Camera dei deputati.
• Il sistema resta proporzionale con soglia di sbarramento al 3% e premio di
maggioranza al partito che al primo turno avesse superato il 40% dei voti; se nessun
partito avesse raggiunto il 40% si sarebbe andati al ballottaggio fra i primi due dopo 15
giorni
• I capilista non potevano essere eletti ma venivano nominati dai partiti, il resto dei
candidati era eletto con preferenze

6. SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE NUMERO 37 DEL 2017:


• Ha ribadito i principi già esposti nella numero 1 del 2014
• Ha abrogato il ballottaggio senza soglia minima dei voti per ottenere il premio di
maggioranza.

7. CONSULTELLUM:
• Sistema elettorale mai applicato.
• Prevedeva per la Camera un sistema prporzionale (capilista bloccati, voti di
preferenza per gli altri cadidati in lista, premio di maggioranza per la lista che avesse
raggiunto il 40% dei voti al primo turno, sbarramento al 4%).
• Prevedeva per il Senatoe un sistema sostanzialmente proporzionale senza premio
di maggioranza.
• Il sistema doveva essere reso omogeneo tra Camera e Senato per raggiungere
stabilità ed alternanza politica.

8. SISTEMA ELETTORALE VIGENTE: ROSATELLUM, LEGGE NUMERO 165 DEL 2017:


• È un sistema misto proporzionale e maggoritario.
• Sono eletti complessivamente 618 deputati e 309 senatori.
• Metodo maggioritario: 232 deputati e 116 senatori vengono eletti in altrettanti
collegi uninominali; il seggio è attribuito al candidato che prende più voti (= first-past-
the-post).
• Metodo proporzionale: 386 deputati e 193 senatori vengono eletti nei collegi
plurinominali, 63 per la Camera e 33 per il Senato; i seggi sonno assegnati con metodo
proporzionale (= da 2 a 8 in ciascun collegio).
• Il territorio è inoltre diviso in circoscrizioni, di solito una per regione, che
raggruppano più collegi plurinominali.

• Candidature:
Nei collegi uninominali:
• ogni forza politica presenta un candidato in un collegio
• ogni candidato può presentarsi su tutto il territorio nazionale, in un solo collegio
uninominale e in massimo 5 liste proporzionali.
Nei collegi plurinominali:
• le liste sono composte da 2 a 4 candidati in almeno 2/3 dei collegi plurinominali
della circoscrizione;
• possono presentarsi da sole o raggruppate in coalizioni su tutto il territorio
nazionale;
• ogni lista deve depositare un programma e indicare un 'capo politico' -> le
coalizioni non hanno l'obbligo di indicare programma e capo comune.

• Parità di genere:
Nei collegi uninominali:
• ciascun genere non può essere rappresentato per più del 60% delle
candidature.
Nelle liste proporzionali:
• nessun genere può essere rappresentato più del 60% sia nelle liste che fra i
capilista;
• fra i candidati ci deve essere l'alternanza fra i generi;
• i capilista di ciascuna lista debbono rispettare l'alternanza fra i generi.

• Modalità di voto per l'elettore:


• ogni elettore ha a disposizione un'unica scheda e può esprimere un solo voto;
• può votare per un candidato al collegio uninominale indicando anche una lista
collegata nel collegio plurinominale;
• può votare solo il candidato uninominale senza indicare alcuna lista collegata
nel collegio plurinominale;
• Può votare solo una lista del collegio plurinominale;
• Non può votare una lista collegata ad un candidato diverso al collegio
uninominale (voto disgiunto);
• Non può esprimere la propria preferenza per alcun candidato contenuto nelle
liste del collegio plurinominale (liste bloccate)
• Attribuzione dei voti:
• Se un elettore vota indicando lista e candidato uninominale i voti andarnno ad
entrambi;
• Se indica solo la lista il voto andrà sia alla lista che al candidato al collegio
uninominale;
• Se indica solo il candidato del collegio uninominale il voto va a questi e tutti i
voti espressi, senza indicatore di lista, verranno ripartiti fra tutte le liste collegate in
proporzione ai voti complessivi che otterranno.

• Riparto dei seggi:


• Nei collegi unonominali: 232 alla Camera e 116 al Senato, i candidati vengono
eletti col sistema maggioritario a turno unico (= colui che prende più voti in ciascun
collegio);
• Nei collegi plurinominali: 386 alla Camera e 193 al Senato, i candidati vengono
eletti con il sistema proporzionale.

• Accesso al riparto dei seggi (clausole di sbarramento):


• Le liste che superano il 3% dei voti a livello nazionale;
• Le coalizioni che superano il 10% dei voti a livello nazionale, purchè
contengano una lista che abbia preso almeno il 3% dei voti;
• Solo per il Senato accedono al riparto nazionale le liste che non superano gli
sbarramenti ma abbiano ottenuto il 20% in una regione;
• Le liste espressione di minoranze linguistiche presentate in Regioni ad
autonomia speciale sono ammesse al riparto se hanno raggiunto il 20% nella
circosccrizione o, alternativamente, hanno conseguito eletti in almeno due collegi
uninominali della cirrcoscrizione.

• Candidati plurieletti:
• Se un candidato risulta eletto in un collegio uninominale ed in uno plurinominale
questo è considerato eletto nel collegio uninominale;
• Se un candidato è eletto in più collegi plurinominali questo si considera eletto
dove la lista ha conseguito la minor cifra elettorale nel collegio plurinominale.

• Liste sotto soglia di sbarramento:


• Nel caso delle liste che non superano il 3% ma ottengono più dell'1% e sono in
coalizione, non prendono seggi ma i loro voti vengono attrubuiti alla coalizione;
• Contribuiscoo a che la coalizione prenda seggi ed in cambio possono pattuire
anticipatamente candidature per propri esponenti in collegi uninominali sicuri;
• Se pur essendo in coalizione non raggiungono l'1% i loro voti non vengono
computati.

• Liste che hanno diritto a maggior numero di seggi rispetto ai candidati:


• Nell'ipotesi in cui ad una lista spettino in un collegio plurinominale un numero di
seggi maggiore a quello dei candidati presenti, questi vengono attribuiti ad altri
candidati nella stessa lista in altri collegi della stessa circoscrizione;
• Se spetta ad una lista un numero di seggi in una circoscrizione addirittura
superiore a quello die candidati, nella circoscrizione vengono eletti per quella lista i
candidati dei collegi uninominali ricompresi nel collegio plurinominale che abbiano
ottenuto più voti e non siano stati eletti.
• Parità di voti:
• Se due candidati ottengono gli stessi voti in un collegio uninominale il seggio
viene attribuito al candidato più giovane.

• Considerazioni finali:
• Mancano le preferenze -> continuano ad esserci le liste bloccate come nel
"Porcellum";
• I dirigenti di partito, e non i cittadini direttamente, continuano a scegliere i
candidati che diverranno parlamentari;
• La Corte aveva statuito che potessero non esserci le preferenze se ci fossero
state liste corte in collegi piccoli, per garantire la conoscibilità dei candidati: le liste sono
corte, i collegi però sono enormi (oltre 500 mila elettori) ed i candidati poco conoscibili;
• L'assenza di un premio di maggioranza non incentiva l'aggregazione dei partiti
in coalizioni nè la formazione di una maggioranza,, anche se garantisce più
rappresentatività;
• Non si garantisce una maggioranza: la stessa potrebbe formarsi in base ad
accordi post elettorali e a volte anche fra forze politiche avversarie durante le elezioni;
• Possibile frammentazione ulteriore del quadro politico (3% ed addirittura 1% è
infatti la soglia miinima per partecipare alla vita politica del paese)

ORGANIZZAZIONE E FUNZIONAMENTO INTERNO ALLE CAMERE

- Il funzionamento e la struttura della Camera sono trattate nella Costituzione e, in


attuazione di essa, nel Regolamento parlamentare
- Il regolamento parlamentare disciplina l'organizzazione e il funzionamento interno di
ciascuna Camera, e in particolare il procedimento legislativo -> è una fonte primaria a
competenza riservata

- Organi interni alle Camere:

1. Presidente (= alla Camera è l'esponente della maggioranza, al Senato


dell'opposizione):
• programma i lavori
• dirige la discussione
• regola l'attività della Camera
• mantiene l'ordine
• fa osservare il Regolamento

2. Ufficio di Presidenza/Consiglio di Presidenza (= è composto dal Presidente, 4


Vicepresidenti, 3 questori e almeno 8 segretari, per l'esigenza di garantire la
proporzionalità ai gruppi parlamentari):
• supporta il Presidente nel suo lavoro

3. Gruppi parlametari (= attualmente ci sono 7 gruppi alla Camera e 7 gruppi al


Senato):
• Rappresentano una proiezione dei movimenti politici all'interno delle Camere
• A livello nazionale c'è un numero di partiti superiore ai gruppi parlamentari,
perchè non tutti sono presenti in Parlamento in quanto non hanno ottenuto seggi
• Una volta eletto un parlamentare deve aderire ad un gruppo (= deve dichiarare
di quale fa parte)
• Se un parlamentare dichiara di non far parte di alcun gruppo, confluisce nel
gruppo misto, in quanto l'appartenenza ad un gruppo è obbligatoria
• Affinchè non ci siano troppi gruppi, servono almeno 20 deputati alla Camera e
10 senatori al Senato affinchè si crei un gruppo
• Il principio descritto dall'art. 67 ("Ogni membro del Parlamento rappresenta la
Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato), ovvero il DIVIETO DI
MANDATO IMPERATIVO, è una norma di garanzia che permette al parlamentare di sottrarsi
alla disciplina di partito e anche di poter cambiare gruppo parlamentare nel corso della
legislatura -> il parlamentare rappresenta il tutto, non il singolo soggetto che lo ha
eletto, quindi non deve necessariamente portare avanti la volontà del singolo elettore,
per cui se non si ritrova più nell'ideologia del gruppo di cui fa parte, esso è libero di
spostarsi in propria coscienza verso il gruppo che ritiene migliore: non è un soggetto
subordinato al regime del partito)
• Il problema è il fenomeno del transfughismo (= eccesso di spostamenti): per
ridurre gli spostamenti c'è stata un'azione del Senato -> l'art. 14 del Regolamento del
Senato prevede che 1) "I Senatori di diritto e a vita, possono non entrare a far parte di
alcun Gruppo"; mentre l'art. 15 prevede che è consentito ancora oggi lo spostamento
del senatore da un gruppo ad un altro, ma "nuovi Gruppi possono costituirsi nel corso
della legislatura solo se risultanti dall'unione di Gruppi già costituiti" -> non si possono
crare ex novo gruppi che non c'erano alle elezioni
• Il gruppo dà la linea dell'indirizzo politico del partito
• Vicepresidenti e segretari che cambiano gruppo decadono dalla rispettiva
carica

4. Conferenza dei Capigruppo (= è composta dai Presidenti dei Gruppi


parlamentari):
• Ha un ruolo importante ad esempio nella programmazione dei lavori
dell'assemblea, può presentare emendamenti e mozioni, indicano i membri che faranno
parti delle Commissioni parlamentari
• Viene consultata dal PdR per la formazione del Governo

5. Commissioni (= organi interni allla Camera, composti in modo da rispecchiare la


proporzione dei Gruppi parlamentari -> quindi sono delle 'mini' Camere e Senato):
• Possono essere monocamerali (= composte da parlamentari di una sola
Camera) o bicamerali (= composte da parlamentari di entrambe le Camere)
• Dal punto di vista della durata possono essere permanenti (= se sono in carica
per l'intera legislatura -> sono le 14 Commissioni competenti per materia: 14 alla
Camera e 14 al Senato) o temporanee (= quelle istituite per compiti specifici, di durata
determinata
• Tra le Commissioni temporanee ricordiamo le COMMISSIONI D'INCHIESTA previste
dall'art. 82, che sono organi interni alla Camera, composti in maniera proporzionale ai
gruppi. Queste Commissioni vengono nominate dal Parlamento al fine di svolgere
inchieste/indagini in materie di pubblico interesse es. ciclo dei rifiuti, errori in campo
sanitario, uranio impoverito.
Alla Commissione vengono riconosciuti gli stessi poteri e limiti dell'autorità
giudiziaria, quindi potrà utilizzare gli strumenti tipici del Parlamento e dei giudici.
La Commissione d'inchiesta fa luce sulla responsabilità sul piano politico, non
giuridico.
Alla fine dell'inchiesta pone in essere una relazione, ovvero un resoconto dove
mette in luce i risultati raggiunti.
N.B: su un medesimo fatto può esserci l'azione della Commissione d'inchiesta e
un procedimento penale da parte dei giudici -> giudici e Commissione d'inchiesta
dovrebbero cooperare nel condurre l'indagine

6. Giunte parlamentari (= organi interni tendenzialmente composti in maniera


proporzionale):
• Alla Camera dei deputati troviamo:
• Giunta per il regolamento (= propone modifiche o dà interpretazioni sul
Regolamento parlamentare)
• Giunta per le autorizzazioni
• Giunta per le elezioni (= deve valutare se ci sono i requisiti per le elezioni,
ovvero se gli eletti non sono incompatibili, ineleggibili ecc)
• Al Senato della Repubblica troviamo:
• Giunta per il regolamento
• Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari (= valuta i requisiti per le
elezioni e dà un parere alla Camera sulle immunità parlamentari)

LE PREROGATIVE DEI PARLAMENTARI (O GUARENTIGIE)

- La Costituzione, all'art. 68, affinchè i parlamentari possano esercitare il loro mandato in


piena libertà e senza condizionamenti e timori di ripercussioni da parte di altri poteri
dello Stato (es. Magistratura), riconosce due prerogative, le quali non sono privilegi ma
sono prerogative finalizzate a garantire il miglior funzinamento dell'Assemblea:

1. Insindacabilità:
• Prevista dal primo comma dell'art. 68, che afferma che "I membri del
Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti
dati nell'esercizio delle loro funzioni" -> Possono votare in libertà, anche non in linea con
il Gruppo e possono esprimere anche opinioni ingiuriose nei confronti di qualcuno
• Percosse e lesioni non sono 'coperte' dall'insindacabilità: in particolare se un
parlamentare offende un soggetto non è chiamato a rispondere dell'offesa solo se è
nell'esercizio delle funzioni
• Non è così facile capire se il parlamentare è nell'esercizio delle funzioni, è
necessaria quindi una distinzione:
Se esprime un'opinione intra moenia (= all'interno della Camera) è
nell'esercizio;
Per i casi in cui esprime un'opinione extra moenia (= all'infuori dell'Aula) la
Corte costituzionale ha elaborato il concetto del nesso funzionale (= il parlamentare è
nell'esercizio delle funzioni se quello che sta svolgedo ha un nesso con le funzioni tipiche
dello stesso; se questo nesso è riscontrabile la copertura c'è)
• Se al di fuori dell'Aula il parlamentare ripete quello che ha già detto in Aula
allora la copertura si estende
• Se invece durante un'attività esterna offende qualcuno e in Aula non aveva
manifestato quel pensiero, allora non c'è la copertura.

Perchè centra la Corte costituzionale?


Se il parlamentare offende qualcuno si avvia un procedimento giudiziario; ma se la
Camera delibera l'insindacabilità allora la delibera ha un effetto inibitorio sul procedimento
giudiziario (= lo blocca).
Tuttavia se il giudice non condivide il pensiero della Camera, può sollevare il conflitto
d'attribuzione tra poteri dello Stato davanti alla Corte costituzionale.

2. Immunità penale:
• Prevista dal secondo comma dell'art. 68, che afferma che "Senza
autorizzazione da parte della Camera alla quale appartiene, nessun membro del
Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, nè può
essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale" -> La Camera di
appartenenza deve valutare che non ci sia da parte della Magistratura un intento
persecutorio
• Eccezioni:
Se il parlamentare è colto in flagranza di reato per il quale sia previsto l'arresto
obbligatorio
Oppure per l'esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna.
In questi casi non serve l'autorizzazione della Camera e il parlamentare può
essere arrestato e sottoposto a detenzione.
• Sulla base della notizia del reato è sempre possibile avviare un procedimento
penale, nel momento in cui nel corso del procedimento fosse necessario intercettare/
perquisire il parlamentare, allora servirebbe l'autorizzazione della Camera (N.B: prima
della riforma del 1993 anche solo per iniziare procedimenti penali serviva
l'autorizzazione)

LE FUNZIONI DEL PARLAMENTO

1. Il Parlamento in seduta comune (-> il Presidente del Parlamento in seduta comune è


il Presidente della Camera)
• È un organo diverso e con vari compiti elencati di seguito:
• Elezione il PdR
• Elezione dei 5 giudici della Corte costituzionale
• Elezione di 1/3 dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM)
• Messa in stato d'accusa del PdR per i reati penali
• Votazione dell'elenco dei cittadini da cui vengono estratti 16 membri che integrano
la Corte costituzionale nel giudizio di accusa al PdR

2. La funzione legislativa (= quella vista e considerata sino ad ora)

3. La funzione di controllo politico:


• Attraverso questa funzione il Parlamento esercita un controllo sul Governo
• Il controllo è esercitato tramite:
• Le inchieste e il rapporto di fiducia
• L'interrogazione (= viene presentata dal Parlamentare al Governo od al Ministro
competente; in essa il Parlamento pone una domanda al Governo in relazione ad un
determinato fatto (es. se un fatto è vero, se il Governo ne è a conoscenza, cosa intende
fare). La risposta del Governo può essere scritta od orale)
• L'interpellanza (= può presentarla ciascun parlamentare al Ministro d'interesse. A
differenza dell'interrogazione i fatti sono già noti e si vuole chiedere, in merito a quel
determinato fatto, il perchè del comportamento del Governo)

4. La funzione di indirizzo politico:


• Attraverso questa funzione il Parlamento esercita un controllo sul Governo
• Questa funzione si serve di vari strumenti:
• La mozione (= presentata dal Presidente alla Camera o ad un Gruppo; attraverso
questa si vuole aprire un dibattito su un certo tema e all'esito della discussione, se la
mozione viene approvata, il Parlamento impegna il Governo ad attuare determinate
direttive di comportamento, vincolandolo)
• La risoluzione (= orientamento del Parlamento su un determinato tema; a chiusura
del dibattito, se la risoluzione viene approvata, il Governo è obbligato ad avere un
determinato comportamento)
• L'ordine del giorno (= può essere un atto accessiorio od un atto principale -> ad
esempio possiamo avere una mozione od un disegno di legge con un ordine del giorno
allegato, ad esempio può impegnare il Governo ad adottare determinati provvedimenti
attuativi -> si approva l'atto di legge principale ma anche l'accessorio, ovvero che il
Governo si impegni in quel determinato modo)
LA LEGGE DI BILANCIO

- Approvando la legge di bilancio il Parlamento esercita sia la funzione legislativa sia la


funzione di indirizzo e controllo politico
- L'art. 81, che si occupa della procedura della legge di bilancio, è stato revisionato nel
2012 -> in particolare è stato sottoscritto il Trattato sulla stabilità, che introduce il
principio del pareggio di bilancio
- L'ultimo comma dell'art. 81 prevede che "Il contenuto della legge di bilancio, le norme
fondamentali e i criteri volti ad assicurare l'equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci
[...] sono stabiliti con legge approvata a maggioranza assoluta dei componenti di
ciascuna Camera, nel rispetto dei principi definiti con legge costituzionale"

PRINCIPALI DOCUMENTI DELLA MANOVRA DI BILANCIO

I. DEF (= documento di economia e finanza) -> contiene 3 parti:


• Parte 1: programma di stabilità, in cui ci sono gli obiettivi che devono essere
raggiunti
• Parte 2: andamento generale dell'ordinamento
• Parte 3: programma nazionale di riforma, ovvero quello che in prospettiva si
intende fare
II. Nota di aggiornamento al DEF
III. Documento programmatico di bilancio
IV. Disegno di legge di bilancio
V. Legge di bilancio

FASI DEL CICLO DI BILANCIO

1. Semestre europeo (31 gennaio - 31 marzo): la Commissione europea presenta


l'analisi annuale sulla crescita generale di ciascuno stato membro e formula proposte
strategiche. Fissa inoltre le linee guida recanti i principali obiettivi di politica
economica.
2. Entro il 10 aprile il Governo presenta al Parlamento il DEF. Il Parlamento approva il
DEF con una risoluzione.
3. Il governo trasmette il DEF entro il 30 aprile anche alla Commissione europea, che dà
le proprie raccomandazioni in merito.
4. Entro il 27 settembre il Governo presenta al Parlamento la nota di aggiornamento del
DEF, adeguandosi anche alle raccomandazioni dell'UE. Il Parlamento approva la nota
con una risoluzione.
5. Entro il 15 ottobre il Governo trasmette alla Commissione europea il documento
programmatico di bilancio (che si rifà al DEF).
6. Entro il 20 ottobre il Governo presenta in Parlamento il disegno di legge del bilancio.
7. Entro il 30 novembre la Commissione europea esprimerà un parere sul documento
programmativco di bilancio, nel frattempo il Parlamento entro il 31 dicembre deve
approvare la legge di bilancio -> se non viene approvata scatta l'esercizio
provvisorio, per un periodo non superiore ai 4 mesi.
IL GOVERNO

- Trattato nel titolo terzo, parte seconda della Costituzione


- La composizione del Governo è tuttavia più articolata rispetto a quanto prevede la
Costituzione, perchè ci sono anche i cosiddetti 'organi non necessari'

PROCEDIMENTO DI FORMAZIONE DEL GOVERNO

- Il PdR ha il compito di formare il Governo


- L'art. 92 afferma che "Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del
Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri. Il PdR
nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri"

Fasi del procedimento di formazione del Governo:

1. Fase preparatoria:
• Si svolgono le consultazioni presidenziali (= il PdR consulta una serie di personalità
al fine di individuare un soggetto che avrà la possibilità di essere sostenuto dalla
maggioranza del Parlamento che darà la fiducia al Governo)
• In particolare il PdR consulta i Presidenti delle Camere, gli ex Presidenti della
Repubblica, i Segretari dei Partiti presenti in Parlamento e i capi dei Gruppi parlamentari
• Volendo può consultare anche soggetti esterni
• Se la situazione è particolarmente complessa il PdR ha due strumenti aggiuntivi: il
mandato esplorativo (= si dà il compito ad un soggetto super partes, di solito il
Presidente di una delle due Camere, di svolgere a sua volta delle consultazioni in modo
da fornire al PdR delle informazioni ulteriori) e il pre incarico (= viene incaricato colui che
potrebbe essere incaricato di essere il Presidente del Consiglio, in modo che svolga
delle consultazioni, per poi eventualmente avere l'incarico)
• Le consultazioni cambiano profondamente a seconda del sistema

2. Fase costitutiva:
• Prevede il conferimento dell'incarico di formare il Governo
• Il soggetto che viene incaricato non è ancora il Presidente del Consiglio ma solo
l'incaricato, che deve accettare l'incarico con riserva, perchè deve a sua volta svolgere
delle consultazioni e valutazioni per capire se è in grado di formare un gruppo di ministri
sulla base di un programma che il Parlamento sarà disposto a sostenere
• Se l'incaricato vede che non ci sono le condizioni per formare il Governo, scioglie
negativamente la riserva e rinuncia all'incarico, altrimenti scioglie positivamente la
riserva e si presenterà al PdR con la lista dei possibili ministri

3. Fase perfettiva:
• Fase delle nomine
• Ci sono in particolare 3 decreti: un primo decreto con il quale viene nominato il
Presidente del Consiglio dei ministri; un secondo di nomina dei ministri e un terzo con
cui il Presidente accetta le dimissioni del precedente Governo, posto che il Governo
dimissionario rimane in carica fino a che non subentra il nuovo Governo
• Tutti questi 3 decreti vanno controfirmati dal Presidente del Consiglio entrante
(controfirma la propria stessa nomina)
4. Fase integrativa d'efficacia:
• Prevede il giuramento
• In base all'art. 93 "Il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri, prima di
assumere le funzioni, prestano giuramento nelle mani del PdR" al fine di accettare il
ruolo che gli è stato dato
• Il Governo entra quindi in carica -> è immesso nell'esercizio delle sue funzioni ma
non è nella pienezza dei suoi poteri, perchè manca ancora il passaggio fondamentale
della fiducia del Parlamento
• Come previsto dall'art. 94 "Entro 10 giorni dalla sua formazione il Governo si
presenta alle Camere per ottenerne la fiducia"
• Nel lasso di tempo che intercorre tra il giuramento ed il conferimento della fiducia il
Governo può svolgere la cosiddetta ordinaria amministrazione

COMPOSIZIONE DEL GOVERNO

- Nella composizione del Governo è fondamentale la distinzione tra:

• Organi necessari (= quelli che troviamo indicati nella Costituzione):

1. PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI:


• È a capo dell'esecutivo
• Il suo ruolo tende a cambiare a seconda della situazione (nel sistema
maggioritario il suo ruolo è forte, mentre nel sistema compromissorio il suo ruolo è più
debole)
• Come previsto dall'art. 95 "Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la
politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico
ed amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei ministri"
• Rappresenta il Governo nei rapporti con gli Stati esteri
• Ha una struttura a sostegno che è la Presidenza del Consiglio dei ministri

2. MINISTRI:
• Ministri con portafoglio (= tra gli organi necessari)
• Ministri senza portafoglio (= tra gli organi non necessari)

3. CONSIGLIO DEI MINISTRI:


• È dato dall'insieme tra Presidente del Consiglio e ministri

• Organi non necessari (= possono esserci o meno):

1. INDIVIDUALI:
• Vice-Presidente del Consiglio dei ministri: a uno o più ministri può essere
attribuita questa carica; di solito viene attrubiuta all'esponente del secondo partito se
siamo in presenza di due partiti forti
• Ministri senza portafoglio: attualmente 6; sono diretti collaboratori del
Presidente del Consiglio a cui vengono delegate delle funzioni: svolgono soprattutto un
ruolo di supporto al Presidente
• Sottosegretari di Stato: collaboratori del ministro
• Vice-ministri: incarico che può essere dato, con deleghe più ampie, ai
sottosegretari di Stato, che comporta incarichi più ampi
• Commissari straordinari di Governo: soggetti che vengono nominati per far
fronte ad incarichi urgenti e straordinari, che possiedono un accentramento dei poteri
(es. ponte di Genova)

2. COLLEGIALI:
• Consiglio di Gabinetto: formato dal Presidente del Consiglio con alcuni suoi
ministri
• Comitati interministeriali: raggruppamento di alcuni ministri competenti per
un certo settore per il quale il comitato è istituito; ha funzioni consultive e deliberative
• Comitati di ministri: organo disposto dal PdR con funzioni solo consultive

IL RAPPORTO DI FIDUCIA E LE CRISI DI GOVERNO

- La caratteristica principale della forma di Governo parlamentare è il rapporto di fiducia


tra il Governo ed il Parlamento
- Come previsto dall'art. 94 "Il governo deve avere la fiducia delle due Camere"
- La fiducia non è presunta: dev'essere formalmente e solennemente accordata dalle
Camere con una votazione per appello nominale
- Senza la fiducia del Parlamento il Governo è obbligato a dare le dimissioni

- Distinguiamo tra 3 istituti:

1. Mozione di fiducia:
• Chiesta e accordata all'inizio della formazione del Governo -> entro 10 giorni
dal giuramento il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia
• Il Presidente del Consiglio si presenta separatamente a ciascuna Camera ed
espone il proprio programma
• Avviene poi un dibattito con replica del Presidente del Consiglio per
specificazioni e chiarimenti
• Successivamente i Presidenti dei Gruppi, in particolare di quelli che
sostengono quel Governo, presentano la 'nozione di fiducia' che dev'essere motivata
• La votazione si svolge per appello nominale (forma più palese di voto)
affinchè il singolo parlamentare assuma la responsabilità della propria scelta dinanzi
all'opinione pubblica e agli elettori
• La fiducia si vota con maggioranza semplice
• Ad oggi ci sono stati solamente 5 casi in cui il Governo non ha ottenuto la
fiducia iniziale

2. Mozione di sfiducia:
• Nel corso della legislatura il rapporto di fiducia può interrompersi e può
essere presentata una mozione di sfiducia per sfiduciare il Governo in carica
• Basta anche l'approvazione di questa mozione in una sola delle due Camere
per far entrare in crisi il Governo
• Questa mozione dev'essere firmata da almeno 1/10 dei componenti della
Camera, non può essere messa in discussione prima di 3 giorni dalla presentazione ed
è motivata
• Le modalità di votazione sono le stesse della mozione di fiducia (appello
nominale, maggioranza semplice)
• Ad oggi sono state presentate mozioni di sfiducia ma non sono mai passate,
quindi nessun Governo ha mai dovuto dimettersi
3. Questione di fiducia:
• Non si trova nella Costituzione
• È un istituto previsto e disciplinato dai Regolamenti parlamentari
• In questo caso è lo stesso Governo che mette in discussione il rapporto di
fiducia
• In particolare accade che il Governo su un determinato atto che il Parlamento
sta per approvare (es. disegno di legge ...) pone la questione di fiducia; ciò comporta
che se il Parlamento non approva quell'atto allora è revocata la fiducia
• La votazione avviene per appello nominale, a maggioranza semplice
• È uno strumento molto forte nelle mani del Governo (strumento di ricatto)
• Ad oggi ci sono stati 2 casi su progetti sui quali è stata posta la questione di
fiducia e non sono stati approvvati, causando 2 crisi di Governo

- In totale ci sono state 7 crisi di Governo, che vanno distinte tra:


VI. Crisi parlamentari (= sono quelle sorte all'interno del Parlamento a seguito di
una votazione)
VII. Crisi extraparlamentari (= nascono al di fuori del Parlamento, non c'è una
votazione formale in Aula da parte della Camera; infatti sono quelle date dalla scelta
del Governo di dare le dimissioni): tra le cause individuiamo la rottura tra i partiti della
maggioranza, le dimissioni del Presidente del Consiglio, il caso in cui tanti ministri
danno le dimissioni in blocco, il forte dissenso tra i ministri o tra i vari pariti

I SINGOLI MINISTRI

- Le dimissioni di un singolo ministro non portano alla caduta del Governo, ma ne viene
nominato uno in sua sostituzione oppure il ministero viene dato ad interim a uno dei
ministri già presenti
- Se i ministri sono vari avremo ancora la sostituzione e in questo caso si parla di
rimpasto
- La situazione dipende sempre da quali ministri si dimettono, se sono quelli chiave o
meno
- Giuridicamente il singolo ministro può essere revocato da parte del PdR e sfiduciato da
parte del Parlamento
- Tuttavia il problema è politico perchè i ministri sono espressione del Gruppo da cui
provengono e quindi se si sfiducia il singolo ministro si perde l'appoggio di quel
Gruppo
- Ciò è accaduto nei governi tecnici (= formati da esperti (es. Monti), in cui non c'è una
vera appartenenza politica dei ministri)
VICENDE DI FORMAZIONE DELL'ATTUALE GOVERNO

1. Inizio aprile 2018: Varie consultazioni del PdR (= ruolo importante perchè non c'era
una netta maggioranza)
2. Tra il 18 e il 23 aprile 2018: Due mandati esplorativi al Presidente del Senato e della
Camera con l'obiettivo di verificare se c'era la possibilità di coalizione e intesa
3. Tra il 7 e il 22 maggio 2018: Nuove consultazioni del PdR
4. 23 maggio 2018: Conferito l'incarico a formare il Governo al professor Giuseppe
Conte, che accetta con riserva
5. Proposto come ministro dell'economia il professor Paolo Savona
6. Rifiuto da parte del PdR
7. 27 maggio 2018: Conte scioglie negativamente la riserva e rimette l'incarico nelle
mani del PdR
8. 28 maggio 2018: il PdR conferisce l'incarico a formare un Governo tecnico
all'economista Carlo Cottarelli, che accetta l'incarico con riserva
9. 31 maggio 2018: essendosi nuovamente create le condizioni per la formazione di un
governo politico, Cottarelli rimette l'incarico
10. Il PdR affida nuovamente l'incarico a Giuseppe Conte, che eccetta l'incarico e
rivede la lista dei ministri
11. 1 giugno 2018: il Governo presta giuramento nelle mani del PdR
12. 5 e 6 giugno 2018: il Governo ottiene la fiducia da entrambe le Camere

LE FUNZIONI DEL GOVERNO

I. Funzione esecutiva: (= dare attuazione alle norme)

II. Funzione normativa: l'atto normativo di esecuzione della funzione normativa è il


Regolamento, ma il Governo può anche approvare decreti legge e decreti legislativi

III. Funzione di indirizzo politico: anche se è una funzione condivisa con il Parlmento,
resta il Governo che individua gli obiettivi e le priorità attraverso i procedimenti che
vanno realizzati

- Situazioni in cui il Governo ha un ruolo nevralgico:


• Settore della politica di bilancio e finanziaria
• Settore della politica estera
• Settore della politica europea
• Settore della politica militare
• Settore della sicurezza
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

- È trattato nella parte seconda, titolo secondo della Costituzione, dall'art. 83 al 91


- È un ruolo particolare perchè varia a seconda del contesto politico in cui il Presidente
opera, per questo si dice che oscilla da organo garante a governante

SISTEMA DI ELEZIONE

- Come sancito dall'art. 83 "Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in
seduta comune dei suoi membri. All'elezione partecipano tre delegati per ogni
Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza
delle minoranze. La Valle d'Aosta ha un solo delegato. L'elezione del Presidente della
Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell'assemblea.
Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta"
- Il ruolo delle regioni è più che altro simbolico perchè non hanno peso particolare sul
voto

- Il PdR presta giuramento davanti al Parlamento in seduta comune ma senza i delegati


regionali
- Non deve essere portatore di un suo indirizzo politico e per questo l'elezione non è
diretta

- I requisiti di eleggibilità sono descritti dall'art. 84: "Può essere eletto PdR ogni
cittadino che abbia compiuto 50 anni d'età e goda dei diritti civili e politici"
- L'ufficio di PdR è incompatibile con qualunque altra carica

- L'art. 85 afferma che "Il PdR è eletto per 7 anni (per slegare il Presidente dal
collegamento con le Camere). 30 giorni prima che scada il termine il Presidente della
Camera dei deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per
eleggere il nuovo PdR. Se le Camere sono sciolte, o manca meno di 3 mesi alla loro
cessazione, l'elezione ha luogo entro 15 giorni dalla riunione delle Camere nuove. Nel
frattempo sono prorogati i poteri del Presidente in carica"

CESSAZIONE DALLA CARICA

- La cessazione dalla carica può avvenire:


• Alla conclusione del mandato (= terminati i 7 anni) -> è possibile essere rieletti
• Per dimissioni volontarie
• Per decadenza (= si ha quando vengono meno i requisiti di eleggibilità)
• Per destituizione (= pena cessoria là dove il PdR venisse condannato per i reati
presidenziali)
• Per impedimento, che può essere temporaneo (= breve malattia, viaggio all'estero
-> in questo caso le funzioni sono esercitate dal Presidente del Senato) o permanente
(= morte, dimissioni -> se ipotizziamo che l'impedimento permanente non consenta al
PdR di presentare una volontà (es. ictus), allora il Presidente in un momento di lucidità
dà le dimissioni, in quanto non è presente una procedura scritta per la casistica)
RUOLO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

- Come affermato nell'articolo 87 "Il PdR è il capo dello Stato e rappresenta l'unità
nazionale"
- Il ruolo oscilla da organo garante a organo governante:
• In una situazione politica in cui c'è una maggioranza e il Governo è stabile il suo
ruolo è soprattutto quello di garante del rispetto della Costituzione -> ruolo più neutrale;
• In una situazione di instabilità o di crisi, in cui ci sono maggiori contrasti, il suo
ruolo diventa più determinante in quanto il PdR diventa un organo governante, che
regge il sistema (es ha potere di scioglimento anticipato delle Camere) -> in questo
caso può essere chiamato a fare scelte con risvolti politici

FUNZIONI DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

1. Art. 59: Può nominare senatori a vita 5 cittadini


2. Art. 62: Può convocare in via straordinaria le Camere
3. Art. 73: Deve promulgare la legge una volta approvata
4. Art. 74: Può rinviare una legge, chiedendo una nuova delibera alle Camere
5. Art. 80: Può ratificare i trattati internazionali
6. Art. 87: Elenco di numerose competenze:
• Può inviare messaggi alle Camere per interloquire (è un metodo solenne, per
questo a volte si preferisce un dialogo informale)
• Può presentare disegni di legge
• Può indire referendum
• Nomina i funzionari dello Stato
• Ha il comando delle forze armate
• Presiede il Consiglio Superiore della Magistratura
• Può concedere la grazia (= atto di clemenza individuale nei confronti di un
soggetto condannato per estinguere la pena)
7. Art. 88: Può sciogliere anticipatamente le Camere (= ad esempio se c'è una crisi di
governo il PdR deve formare un nuovo governo; ma se non si riesce a formare un
Governo che ottenga la fiducia del Parlamento può, come ultima possibilità, sciogliere
anticipatamente le Camere)
N.B: il PdR non può sciogliere anticipatamente le Camere nel cosiddetto SEMESTRE
BIANCO (= ultimi 6 mesi del suo mandato).
Ciò è finalizzato a far sì che il PdR non sia indotto a sciogliere anticipatamente le
Camere nella speranza di essere rieletto dalle Camere entranti.
Solo nell'ipotesi di un INGORGO COSTITUZIONALE (= avviene quando gli ultimi 6 mesi del
PdR coincidono con gli ultimi 6 mesi della legislatura delle Camere) il PdR può sciogliere
anticipatamente le Camere anche se è nel semestre bianco.
IRRESPONABILITA' DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E CONTROFIRMA
MINISTERIALE

- L'art. 90 afferma che "Il PdR non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle
sue funzioni (= principio dell'irresponabilità del PdR), tranne che per alto tradimento o
per attentato alla Costituzione (= reati presidenziali). In tali casi è messo in stato
d'accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri",
dopo di che viene giudicato dalla Corte Costituzionale integrata da 16 cittadini estratti
dalla lista formata dal Parlamento in seduta comune
- Di fatto non si è mai arrivati alla condanna del PdR

- L'art. 98 afferma che "Nessun atto del PdR è valido se non è controfirmato dai ministri
proponenti, che ne assumono la responsabilità"
- Attraverso questa controfirma, detta controfirma ministeriale, la responsabilità passa
dal PdR al Governo
- L'assunzione di responsabilità da parte del Governo varia, perchè dipende dal tipo di
atto che si controfirma
- N.B: in alcuni casi la controfirma è fatta anche o solo dal Presidente del Consiglio dei
ministri (vd. Art. 89)
- Ci sono degli atti del PdR detti 'personalissimi' come ad esempio le dimissioni, che non
richiedono la controfirma

TIPOLOGIE DI ATTI DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

1. Atti formalmente e sostanzialmente presidenziali:


• L'atto è adottato con decreto del PdR dal PdR
• L'atto è anche deciso nella sostanza dal PdR
• La controfirma è del ministro competente, il quale è obbligato alla controfirma
• Es. nomina dei senatori a vita, rinvio della legge, invio dei messaggi alle Camere,
nomina dei 5 giudici della Corte Costituzionale

2. Atti formalmente presidenziali e sostanzialmente governativi:


• L'atto è proposto e voluto nei suoi contenuti dal Governo
• La controfirma è del ministro proponente
• Es. emanazione del decreto legge e del decreto legislativo, nomina dei funzionari

3. Atti complessi uguali:


• Atti il cui contenuto è deciso insieme dal PdR e dal Governo, ovvero da entrambi i
soggetti con concorso della volontà
• Es. scioglimento anticipato delle Camere (anche se dipende dalle ipotesi)

- Non sempre è facile ricondurre un atto ad una o all'altra categoria


-> Si è discusso, ad esempio, sulla concessione della grazia: il procedimento prevede
un'iniziativa di richiesta della grazia, proposta dal ministro della giustizia al PdR dopo aver
analizzato il caso; per questo si potrebbe pensare che la concessione della grazia rientri
nella categoria degli atti complessi uguali, ma nella sentenza del 2006 la Corte
Costituzionale ha affermato che rientra negli atti formalmente e sostanzialmente
presidenziali, quinid il ministro della giustizia è obbligato alla controfirma, anche se non
condivide la scelta del PdR
DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI

- I diritti e i doveri dei cittadini sono trattati dall'art. 13 al 54 della Costituzione


- Questa parte è strutturata da quattro titoli distinti:
1. Titolo I: Rapporti civili (art. 13 - 28)
2. Titolo II: Rapporti etico-sociali (art. 29 - 34)
3. Titolo III: Rapporti economici (art. 35 - 47)
4. Titolo IV: Rapporti politici (art. 48 - 54)

- Tuttavia i diritti dei cittadini si trovano già negli articoli fondamentali della Costituzione;
tra questi:
• Articolo 2: riferimento al principio personalista (= "La Repubblica riconosce e
garantisce i diritti inviolabili dell'uomo")
• Articolo 3: principio di uguaglianza (= "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e
sono eguali davanti alla legge ..")
• Articolo 4: diritto al lavoro (= "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al
lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto")
• Articolo 6: diritti delle minoranze linguistiche (= "La Repubblica tutela con
apposite norme le minoranze linguistiche")
• Articolo 10: diritti fondamentali ai non cittadini

- Il riconoscimento di diritti e doveri ai cittadini delinea la forma di Stato di un


determinato ordinamento (es. l'Italia è uno stato sociale)

LA LIBERTA' PERSONALE (ARTICOLO 13)

- Il primo comma afferma che "La libertà personale è inviolabile"


- Con 'libertà personale' si intende che "Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di
ispezione o perquisizione personale", quindi si fa riferimento:
1. Alla libertà in senso fisico (= habeas corpus) -> libertà da qualunque misura
limitativa della propria persona
2. Alle restrizioni che violano la dignità sociale della persona -> sono ricondotte a
questo concetto tutte le misure che erano previste dal 'Testo unico' (= prevedeva
per una serie di soggetti quali gli oziosi, i vagabondi e le persone ritenute
pericolose degli obblighi da fare o non fare (non potevano riunirsi in associazioni,
dovevano avere dimora fissa, dovevano tornare a casa ad una certa ora...))
3. Criterio quantitativo (= fa riferimento alla quantità di limitazione della libertà) ->
rientrano nella libertà personale, in base a questo criterio, delle misure limitative della
libertà ma che sono temporanee, brevi (es. obbligo al rilascio delle impronte digitali,
rilievi fotografici)

- A tutela della libertà personale c'è una duplice garanzia:


• Riserva assoluta di legge -> "Non è ammessa forma alcuna di detenzione [...] se
non nei soli casi e modi previsti dalla legge"
• Riserva di giurisdizione -> " Non è ammessa forma alcuna di detenzione [...] se non
per atto motivato dell'autorità giudiziaria"

- La duplice garanzia è importante contro l'abuso dei pubblici poteri


- Il terzo comma deell'art. 13 afferma che "In casi eccezionali di necessità ed urgenza,
indicati tassativamente dalla legge (= garanzia di riserva assoluta rinforzata per
contenuto di legge), l'autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti
provvisori, che devono essere comunicati entro 48 ore all'autorità giudiziaria e, se
questa non li convalida nelle successive 48 ore, si intendono revocati e restano privi di
ogni effetto"
-> ciò garantisce che la libertà personale può essere limitata senza l'intervento di un
giudice al massimo per 96 ore
-> ciò serve, ad esempio, se un'autorità di pubblica sicurezza coglie in flagranza di
reato un soggetto e decide di trattenerlo, anche senza un atto motivato del giudice che ne
dispone l'arresto
-> Se non si rispettano le 48 ore di termine, anche le eventuali prove raccolte
decadono
-> Le ipotesi previste dal Codice penale sono la flagranza di reato e il fermo di polizia

- È comunque punita ogni violenza fisica e morale sulle persone sottoposte a restrizione
di libertà

- La legge stabilisce inoltre i limiti massimi alla carcerazione preventiva (= misura


cautelare che viene adottata durante il processo ad esempio se si ritiene che vi sia
pericolo di fuga o di inquinamento delle prove, comunque per reati gravi), perchè i
processi in Italia tendenzialmente hanno una durata elevata e potrebbe accadere una
fattispecie in cui la carcerazione preventiva supera gli anni previsti dalla condanna
- I limiti alla carcerazione preventiva sono:
1. Misure cautelari (= misure applicate in via cautelare durante il processo e le
indagini)
2. Misure di sicurezza (= misure accessorie alle pene, es. riformatorio, libertà
vigilata)
3. Misure di prevenzione (= misure applicate a prescindere dall'accertamento del
compimento di un reato a persone ritenute presuntivamente pericolose, soprattutto
nelle fattispecie di sospetto, es. soggetti vicini alla mafia hanno obblighi di dimora o di
evitare determinati luoghi)
-> queste misure possono portare alla discussione perchè si applicano a
prescindere dalla verifica concreta del reato, in quanto si basano su presunzioni, per cui si
può ritenere che non siano in linea con la Costituzione, ma la Corte Costituzionale le
ammette in nome dell'ordine e dell'interesse pubblico

LA LIBERTA' DI DOMICILIO (ARTICOLO 14)

- Innanzitutto è necessario comprendere il concetto di 'domicilio':


• Nel codice civile, all'articolo 43, viene definito come il luogo in cui una persona ha
la sede principale dei suoi affari;
• Nel codice penale, all'articolo 614, viene definito come l'abitazione od il luogo di
privata dimora

- Nell'art. 14 il concetto di domicilio si intende nella sua definizione più ampia, in modo
che i cittadini risultino tutelati maggiormente
- L'art. 14 afferma infatti che si considera domicilio "Qualsiasi spazio isolato
dall'ambiente esterno di cui il privato disponga legittimamente (non necessariamente
proprietario) e da cui possa escludere i terzi"
-> Ne deriva che, ai sensi dell'art. 14, è considerato domicilio la sede degli affari, la
residenza, la stanza d'albergo, il bagno all'università, il bagagliaio dell'automobile ...

- L'art. 14 non riguarda tanto la tutela del luogo, ma la tutela della persona nel luogo
-> può essere considerato la proiezione della libertà personale nello spazio

- A tutela della libertà di domicilio c'è una duplice garanzia:


• Riserva assoluta di legge
• Riserva di giurisdizione

- Sono previsti casi eccezionali pe cui si rrinvia all'art.13 (= al massimo 48 + 48 ore)


- L'ultimo comma dell'art. 14 afferma che "Gli accertamenti e le ispezioni per motivi di
sanità e di incolumità pubblica o a fini economici e fiscali (es. NAS, Guardia di Finanza,
ispettori sanitari) sono regolati da leggi speciali"
- Le leggi speciali devono attenersi a queste motivazioni
- Normalmente queste forme di controllo si basano sulla collabrazione del soggetto, in
quanto non sono previste perquisizioni nè sequestri
- C'è una minore garanzia rispetto alle altre fattispecie

N.B: ci sono misure limitative della libertà personale che avvengono per la possibilità di
accesso ad un determinato ambito (es. aereoporto, stadio) e sono obbligatorie

LE LIBERTA' COLLETTIVE

- Le libertà collettive sono quelle libertà la cui titolarità spetta al singolo ma il cui
esercizio necessita di una pluralità di soggetti
- Sono:
• Libertà di riunione (art. 17) -> con riunione si intende la compresenza volontaria
di più persone in un determinato luogo per uno scopo comune (es. comizio, convegno,
manifestazione)
• Libertà di associazione (art. 18) -> associazione si intende una forma di
aggregazione attraverso la quale più soggetti, a seguito di un impegno reciproco, si
organizzano per obiettivi comuni (es. boyscout, partito politico)
-> Libertà di associazione sindacale
-> Libertà di associazione politica
-> Libertà di associazione religiosa

- Ci sono elementi in comune tra la riunione e l'associazione:


• Entrambe sono caratterizzate dal pluralismo
• Entrambe tendono ad uno scopo comune al gruppo
- Le principali differenze sono:
• Durata/stabilità: la riunione è temporanea, di durata limitata, mentre l'associazione
è duratura, con sua stabilità nel tempo
• Legame tra soggetti: la riunione necessità della presenza fisica, l'associazione no,
in quanto è un legame che lega i soggetti a prescindere dalla presenza fisica
LA LIBERTA' DI RIUNIONE (ARTICOLO 17)

- La libertà di riunione è importante perchè è funzionale all'esercizio di altre libertà,


come ad esempio della libertà di manifestazione del pensiero
- Il primo comma dell'art. 17 prevede che "I cittadini hanno diritto di riunirsi
pacificamente e senz'armi (= condizioni generali delle riunioni)"

- L'articolo distingue tre tipi di riunione a seconda del luogo in cui si svolgono:
1. Riunione in luogo privato: rimanda alla libertà di domicilio perchè chi ha la
disponibilità del luogo può ammettere o non ammettere i terzi (es. casa,
appartamento)
-> non è richiesto preavviso
2. Riunione in luogo aperto al pubblico: luogo delimitato ma con un un libero
accesso, in cui è ammessa una generalità di persone (es. teatro, aula, cinema)
-> non è richiesto preavviso
3. Riunione in luogo pubblico: riunione che si svolge in un luogo aperto non
delimitato (es. piazza, strada)
-> è richiesto un preavviso, almeno 3 giorni prima della riunione, all'autorità
competente, ovvero il questore Questore, che può vietare la riunione solo per motivi di
sicurezza e incolumità pubblica.
Il preavviso è necessario perchè, dato che la riunione si svolge in un luogo
pubblico, in tale luogo ci sono altre persone con esigenze diverse che vanno tutelate e
perchè è necessario predisporre delle misure di sicurezza.
In ogni caso si tratta di un preavviso e non di un'autorizzazione.
Il preavviso non è una condizione di legittimità della riunione stessa, ma del
mancato preavviso rispondono penalmente i promotori della riunione.

- Il 'Testo unico' prevede una procedura per lo scioglimento delle riunioni che smettono
di essere pacifiche:
• Si allontanano i soggetti che creano disturbo
• (Se non sufficiente il puto 1) Ordine di scioglimento: intimazioni precedute da
squilli di tromba
• (Se non sufficiente il punto 2) L'autorità di pubblica sicurezza può fare uso della
forza pubblica

- Il 'Testo unico' tratta anche la fattispecie delle riunioni non programmate (= sono
lecite, nonostante non ci sia o non possa esserci il preavviso)
LA LIBERTA' DI ASSOCIAZIONE (ARTICOLO 18)

- Il primo comma dell'art. 18 prevede che "I cittadini hanno diritto di associarsi
liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge
penale (= limite generale)"
- In passato il Codice penale prevedeva dei reati per le associazioni che non erano
considerati reati per i singoli, successivamente tali reati sono stati dichiarati
incostituzionali

- L'articolo 18 inoltre prevede 2 tipologie di associazioni vietate in quanto tali:


1. Associazioni segrete:
• La definizione di associazioni segrete è stata data dalla legge numero 17
dell'1982 con la quale venne sciolta la loggia massonica (Loggia P2)
• Le associazioni segrete sono associazioni che occultando la loro presenza e
che svolgono attività dirette a interferire sull'esercizio delle funzioni delle istituzioni
pubbliche
2. Associazioni paramilitari:
• Sono associazioni che perseguono anche indirettamente scopi politici
mediante l'organizzazione di carattere militare
• La definizione è data dalla legge numero 43 del 1948
• Un'associazione ha organizzazione di carattere militare quando è costituite
mediante lìinquadramento degli associati con disciplina e uniformi e all'interno ha una
struttura gerarchica
• N.B: non sono vietate tutte le associazioni strutturate gerarchicamente, ma
solo quelle con struttura gerarchica attraverso cui si persegue uno scopo politico

- N.B: nelle disposizioni transitorie finali della Costituzione viene vietata la


riorganizzazione del partito fascista (= definito come il partito che persegue finalità
antidemocratiche, esltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta
politica)

- La libertà di associazione è tale sia se viene garantita la possibilità di associarsi, sia se


viene garantita la possibilità di non associarsi (devo essere libero di sciegliere)
- Sono tuttavia previste delle assciazioni obbligatorie (es. albo degli ingegneri) perchè ci
sono altri interessi che devono essere tutelati
LA LIBERTA' E LA SEGRETEZZA DELLA CORRISPONDENZA E DELLA
COMUNICAZIONE (ARTICOLO 15)

- L'art. 15 prevede che "La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra
forma di comunicazione sono inviolabili (= chiamata terza dimensione)"
- Si differenzia dalla libertà di pensiero perchè la corrispondenza è rivolta ad un
destinatario specifico, mentre il pensiero è indirizzato ad una generalità di soggetti

- È necessaria una duplice tutela:


• La tutela alla libertà
• La tutela alla segretezza

- Questa libertà prevede una duplice garanzia:


• Riserva assoluta di legge
• Riserva di giurisdizione

- Questa libertà e la libertà con tutela maggiore perchè:


1. La sentenza del giudice non può avvenire successivamente
2. Va tutelato anche chi riceve la comunicazione
3. È difficile che ci siano casi di necessita ed urgenza

- Caso particolare: possibilità di sospendere la corrispondenza per un numero


determinato di ore

LA LIBERTA' DI MANIFESTAZIONE DEL PENSIERO (ARTICOLO 21)

- È un diritto individuale ma anche un diritto attraverso cui si è parte di una società, di un


gruppo sociale
- Ha un profilo attivo (manifestare il pensiero, informare) e uno passivo (essere
informati, ricevere informazioni)
- È assicurata dall'art. 21, il cui primo comma dice che "Tutti hanno diritto di manifestare
liberamente il proprio pernsiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione"

- Limiti della libertà di pensiero:


1. Limite esplicito:
• Buon costume:
• Nel sesto comma l'art. 21 afferma che "Sono vietate le pubblicazioni a
stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume"
• Il buon costume è un concetto legato alla società e alla sua evoluzione
• Per il codice civile coincide con la morale corrente
• Per il codice penale coincide con il pudore sessuale
• L'articolo 21 intende il buon costume come ciò che lede il pudore
sessuale (perchè vietando le opinioni contrarie alla morale corrente non ci sarebbero più
opinioni anticonformiste) e ciò che lede la dignità umana (es. immagini impressionanti,
raccapriccianti)

2. Limiti impliciti:
• Diritto all'onore e alla reputazione -> Reato di ingiuria e diffamazione
• Onorabilità, prestigio delle istituzioni -> reati là dove il pensiero lede il
prestigio delle istituzioni (es. vilipendio alla bandiera, al PdR)
• Interesse al regolare svolgimento della giustizia
• Segreto di Stato, segreti d'ufficio
• Ordine pubblico -> vietate l'istigazione al suicidio, l'istigazione al
compimento di un reato

- L'unico mezzo di diffusione del pensiero che viene disciplinato in maniera dettagliata è
la libertà di stampa:
• È previsto che sulla stampa non ci siano forme di controllo preventivo ma forme di
controlli successivi, dati anche dal sequestro della stampa
• Il sequesto è disciplinato da una duplice riserva:
• Riserva di giurisdizione
• Riserva di legge rinforzata (= nel caso di delitti per i quali la legge sulla
stampa espressamente autorizzi il sequestro, o nel caso di violazione delle norme che la
legge prescrive per l'indicazione dei responsabili (= stampa anonima))

- I casi eccezionali sono descritti del quarto comma dell'art. 21: "Quando vi sia assoluta
urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequesto
della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono
immediatamente, e non mai oltre 24 ore, fare denuncia all'autorità giudiziaria. Se questa
non lo convalida nelle 24 ore successive, il sequestro si intende revocato e privo di ogni
effetto"
-> I tempi sono dimezzati perchè le notizie 'invecchiano' in fretta

- Deve essere sempre garantito il pluralismo dell'informazione (= la stessa


informazione deve arrivare tramite mezzi di comunicazione diversi, es. editoria, radio,
televisione)

- Oggi si riiscontrano problemi derivanti dai nuovi mezzi di comunicazione:


1. Fake news
2. Ricerca assistita (= i sistemi di ricerca riescono a carpire ciò che cerchiamo di
solito e ci propongono nuove ricerche basate su ciò -> il sistema ci porta a restare
legati a quell'idea, veicolando il nostro pensiero)
DIRITTI SOCIALI

- Sono diritti pubblici di prestazione (= sono quei diritti che per definizione pretendono
un intervento, un'azione da parte dello Stato)
- Sono quei diritti che, per eccellenza e più degli altri, costano
- È una libertà positiva, perchè chiede un'azione
- Tra i diritti sociali ci sono:
1. Diritto alla salute
2. Diritto all'istruzione
3. Diritto all'assistenza e alla previdenza sociale

DIRITTO ALLA SALUTE (ARTICOLO 32)

- Il primo comma dell'art. 32 afferma che "La Repubblica tutela la salute come
fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure
gratuite agli indigenti (Servizio sanitario nazionale e TSO)"
-> È il diritto all'integrità psicofisica, ma anche ad avere delle previdenze, delle
prestazioni sanitarie da parte dello Stato
-> Il primo comma è un'applicazione del principio di uguaglianza

- Il secondo comma afferma che "Nessuno può essere obbligato a un determinato


trattamento sanitario se non per disposizione di legge (riserva di legge)"
- Per rientrare nel diritto alla salute un trattamento deve:
• Essere previsto dalla legge
• Rispettare la persona umana
• Tutelare la salute sia idividuale che pubblica (es. i vaccini obbligatori si giustificano
per l'esigenza di tutelare la salute collettiva)

DIRITTO ALL'ISTRUZIONE (ARTICOLI 33 E 34)

- L'art. 33 riguarda il diritto di istruzione:


• Comma 1: Libertà di insegnamento
• Comma 2: Determinazione di norme generali e istituzione scuole statali
• Comma 3: Libertà della scuola (= pluralismo scolastico) -> accanto alle scuole
pubbliche possono esserci anche altre scuole private o paritarie
• Comma 4: Scuole paritarie
• Comma 5: Obbligatorietà dell'esame di stato
• Comma 6: Autonomia universitaria

- L'art. 34 riguarda il diritto all'istruzione:


• Comma 1: Diritto all'istruzione
• Comma 2: Obbligatorietà e gratuità
• Comma 3: Diritto allo studio
• Comma 4: Principio dell'assistenza scolastica e della meritocrazia -> i capaci e
meritevoli, anche se privi di mezzo, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli
studi, per questo la Repubblica rende effettivo questo diritto tramite sussidi e borse di
studio che devono essere attribuite per concorso
DIRITTO ALL'ASSISTENZA E ALLA PREVIDENZA (ARTICOLO 38)

- Il primo comma dell'art. 38 prevede che "Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto
dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale"

- Il secondo comma afferma che "I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed
assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia,
invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria"
-> Diritto alla previdenza

- Il terzo comma prevede che "Gli inabili e i minorati hanno diritto all'educazione e
all'avviamento professionale"

- Il quarto comma specifica che "Ai compiti previsti in questo articolo provvedono
organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato"
-> Es. INPS (= istituto nazionale previdenza sociale) e INAIL (= istituto nazionale per
l'assicurazione contro gli infortuni del lavoro)

- È previsto, tra le competenze dello Stato, il compito di definire i livelli essenziali delle
prestazioni concernenti i diritti sociali (è assicurato un minimo di diritti sociali a tutti)

LIBERTA' ECONOMICHE (ARTICOLI 41, 42 E 43)

- Questi articoli sono il frutto di un grande compromesso dell'Assemblea Costituente,


perchè all'interno di essa c'erano ideologie fortemente contrapposte tra chi voleva
un'economia di mercato libera e chi voleva l'intervento dello Stato in materia
economica
- L'art. 41 (= iniziativa economica) e il 42 (= proprietà privata) sono diritti
costituzionalmente garantiti ma al contempo sono fortemente contemperati e limitati
da una serie di finalità pubbliche

- L'articolo 41 tratta l'INIZIATIVA ECONOMICA:


• Afferma che "L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto
con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità
umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perchè l'attività
economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali"

- L'articolo 42 parla della PROPRIETÀ PRIVATA:


• Afferma che "La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne
determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti all scopo di assicurarne la funzione
sociale e di renderla accessibile a tutti. La proprietà privata può essere, nei casi
preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d'interesse generale"

- L'articolo 43 parla della POSSIBILITÀ DELLE NAZIONALIZZAZIONI:


• Afferma che "A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o
trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a
comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si
riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed
abbiano carattere di preminente interesse generale"
- L'iniziativa economica e la proprietà privata subiscono delle limitazioni per:
1. Utilità sociale
2. Sicurezza, dignità e libertà umana
3. Fini sociali
4. Funzione sociale
5. Motivi d'interesse generale
6. Fini di utilità generale
7. Nazionalizzazione
8. Preminente interesse generale

- Evoluzione della posizione dello Stato nei confronti dll'economia negli anni:

I. Dagli anni '50 agli anni '80-'90:


• Questi principi hanno originato un'economia statalista (= lo Stato partecipava
all'economia ad esempio con enti di gestione statale)
• Per questo si può parlare di "Stato imprenditore"

II. A partire dagli anni '80-'90:


• Si è assistito a processi di privatizzazione (S.p.a.) e liberalizzazione (vengono
meno via via tutti i monopoli)
• Questo processo è fortemente voluto dall'Unione Europea
• Lo Stato da imprenditore passa a un modelo di "Stato regolatore", in cui c'è
il riconoscimento di libertà economica (libera concorrenza), se pur regolamentata dallo
Stato

- Sulla base di questo cambiamento ci fu la necessità di capire se gli articoli 41, 42 e 43


fossero ancora attuali o se si potevano ritenere superati
- Si è giunti alla conclusione che:
• Il 43 è superato
• Per il 41 e 42 la dottrina maggioritaria invita a una rilettura degli articoli della
Costituzione, in quanto essi non vanno contro l'idea di libero mercato perchè possono
essere interpretati in una chiave diversa, portando quindi a uno Stato regolatore

- Con la crisi del 2008 ci sono tuttavia stati nuovi interventi dello Stato nell'economia

LA TUTELA DEI NUOVI DIRITTI

- Nel corso degli anni si sono affermati una serie di diritti che in passato non erano
ritenuti importanti
- Sono esempi di ciò:
1. Il diritto alla privacy
2. Il diritto all'identità sessuale
3. Il diritto alla procreazione medicalmente assistita
- Questi diritti non sono elencati nella Costituzione, pechè appunto in passato non erano
importanti -> per questo prendono il nome di "nuovi diritti"

- È necessario capire se questi diritti siano comunque coperti da garanzia


costituzionale, se pur non elencati nella Costituzione
- La dottrina è divisa
- La norma di riferimento è l'art. 2, che afferma che "La Repubblica riconosce e
garantisce i diritti inviolabili dell'uomo":
• Secondo una prima tesi l'art. 2 viene letto come un catalogo aperto:
l'espressione 'diritti inviolabili' serve a tutelare tutti i diritti che vengono ritenuti tali, sia
che siano elencati in Costituzione sia che non lo siano
• Secondo un altro punto di vista l'art. 2 viene letto come un catalogo chiuso:
l'espressione 'diritti inviolabili' si limita a riassumere solo i diritti che sono elencati nella
Costituzione (dall'art.13 in poi)
-> Questa parte della dottrina ritiene che si possa comunque arrivare a garantire
gli altri diritti tramite una lettura più ampia dei diritti presenti (es. il diritto alla salute + il
diritto al paesaggio creano il diritto all'ambiente salubre): si tratta quindi di interpretare gli
articoli presenti in maniera più ampia e ricavarne i nuovi diritti

LA TITOLARITA' DEI DIRITTI

- È importante capire chi è il titolare di un determinato diritto, ovvero a chi viene


riconosciuto
- Ci sono dei casi in cui la Costituzione individua i cittadini come i titolari dei dati diritti:
• Art. 17: "I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi"
• Art. 18: "I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per
fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale"
- In altri casi la Costituzione afferma che i titolari del dato diritto sono tutti:
• Art. 19: "Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa [...]"
• Art. 21: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la
parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione"

- Ci sono dei diritti che necessariamente si ricollegano alla cittadinanza: sono tutti i diritti
politici (es. diritto di voto)
- Ma ci sono altri diritti che devono essere riconosciuti anche ai non cittadini, tra cui i
diritti fondamentali
- Come estendere quindi i diritti fondamentali anche ai non cittadini?
• Una prima possibilità è data dall'analisi dell'art. 2, che si riferisce all'uomo in
generale, quindi estende i diritti fondamentali a tutti
• Una seconda possibilità è l'analisi dell'art. 10 che fa riferimento alla condizione
dello straniero, affermando che "La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla
legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia
impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla
Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le
condizioni stabilite dalla legge"
• Un'ulteriore strada, preferita dalla Corte Costituzionale, è quella che fa riferimento
ad un'interpretazione sistematica, in cui di volta in volta si distingue tra cittadini e
non, in base al caso
-> I diritti inviolabili sono riconosciuti a prescindere dalla cittadinanza
-> Ciò non esclude delle differenziazioni riguardo al soggiorno, alle espulsioni ecc.
LA TUTELA MULTILIVELLO DEI DIRITTI

- Nel nostro odinamento abbiamo più livelli in cui i diritti vengono riconosciuti e garantiti:

1. Livello statale: fa riferimento alla Costituzione e l'attuazione dei diritti è in mano


alla Corte Costituzionale e ai giudici

2. Livello europeo: fa riferimento alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione


europea e l'attuazione dei diritti è in mano alla Corte di giustizia (= è l'organo
giudiziario a livello di Unione europea; ha sede a Lussembburgo)

3. Livello internazionale: fa riferimento alla CEDU (composta da 47 Stati) e


l'attuazione dei diritti è in mano alla Corte europea de diritti dell'uomo (= Alla Corte
europea possono rivolgersi le persone fisiche e giuridiche che a livello statale hanno
già affrontato tutti i diversi gradi del giudizio previsti, nel momento in cui ritengano che
il loro Stato abbia violato la Convenzione europea -> se lo Stato non ha rispettato la
Convenzione può essere disposto un risarcimento, ma l'Unione europea non può
modificare l'ordinamenro statale. La Corte europea ha sede a Strasburgo)

- Il fatto che vi siano vari livelli di diritto rappresenta una garanzia ma può anche essere
fonte di contrasti -> in un ordinamento può essere fondamentale qualcosa che per gli
altri ordinamenti non lo è

- L'art. 117 prevede che "La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel
rispetto della Costituzione, nonchè dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e
dagli obblighi internazionali"
-> Quindi la legge dello Stato deve rispettare la Convenzione europea dei diritti
dell'uomo

- Poniamo il caso in cui la legge statale violi la CEDU


-> allora la legge statale sta violando la Costituzione, perchè non si attiene all'art. 117
-> in questo caso la legge statale è l'oggetto, l'art. 117 è il parametro del giudizio e la
CEDU prene il nome di parametro interposto
-> Ciò a condizione che la norma della CEDU rispetti la Costituzione, altrimenti la
CEDU non costituirebbe il parametro interposto

- La Corte Costituzionale in due sentenze afferma che se la legge statale viola la


Convenzione il giudice deve impugnare la legge statale davanti alla Corte
Costituzionale, a cui poi spetta eventualmente il compito di dichiarare la legge
incostituzionale
L'ORDINAMENTO REGIONALE

- L'Italia è uno Stato regionale, composto da 5 regioni a statuto speciale e 15 a statuto


ordinario
- Possiamo distinguere, a seconda dei centri di potere politico, differenti modelli di
Stato:
1. Stato unitario: ordinamento dove c'è un unico centro di potere/di Governo e
tutto il potere politico è accentrato a livello statale
2. Stato composto: Stato in cui ci sono più centri di potere, che presenta una
suddivisione e condivisione del potere, in parte in mano allo Stato centrale ed in parte
in mano agli enti territoriali al suo interno (= si parla di pluralismo politico)
-> A sua volta può essere suddiviso tra:
• Stato federale (= Stato centrale e Stati membri es. USA, Germania,
Svizzera)
• Stato regionale (= Stato centrale e Regioni es. Italia, Spagna)

- Per distinguere lo Stato federale da quello regionale esistono due criteri differenti:
3. Fa riferimento al soggetto che ha la cosiddetta competenza generale: nello
Stato federale di norma lo Stato centrale può operare nelle materie e nei settori che gli
vengono attribuiti, mentre la competenza generale è degli Stati membri; nel modello
regionale le regioni hanno competenze stabilite e la competenza generale è dello
Stato
4. Fa riferimento alla quantità dei poteri: gli Stati membri del modello federale
hanno quantità di poteri più ampia rispetto a quella delle regioni nel modello regionale
(Es. stati membri hanno potere in materia penale -> pena di morte o no in base allo
stato); inoltre nel modello federale gli Stati membri hanno anche dei rappresentanti in
Parlamento

- In Italia fu l'Assemblea Costituente a creare le regioni, riconoscendo 4 regioni a statuto


speciale e 14 regioni a statuto ordinario, perchè l'Italia prima era uno Stato unitario (ad
eccezione delle regioni a statuto speciale)
- Per cerare le regioni ha utilizzato i cosiddetti compartimenti statistici (= suddivisioni
fittizie create dallo Stato per la raccolta di dati)
-> le regioni non hanno una tradizione storica molto antica

- Regioni, province e comuni sono trattate nella Parte II, Titolo quinto della Costituzione,
dall'art. 114 al 133
- Dopo l'entrata in vigore della Costituzione era necessario dare attuazone al Titolo
quinto, eleggendo i consigli regionali, trasferendo personale e beni dallo Stato alle
Regioni
- Per una serie di ragioni si dovettero attendere oltre vent'anni (= le regioni ordinarie
iniziarono ad operare solo nel 1970)

- Il riconoscimento delle autonomie locali è già fissato nei principi fondamentali della
Costituzione (art. 5: "La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le
autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio
decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle
esigenze dell'autonomia e del decentramento)
- Tuttavia è dall'art. 114 in poi che troviamo gli articoli dedicati agli enti locali
- Questa parte della Costituzione è quella che più è stata oggetto di revisioni
costituzionali (= 2 revisioni):
• Una prima legge costituzionale nel 1999 ha modificato i contenuti ed il
procedimento dell'approvazione degli Statuti e la forma di governo delle Regioni,
introducendo l'elezione diretta del Presidente della regione;
• Una seconda legge costituzionale molto più ampia nel 2001 ha rivisto le
competenze tra Stato e Regioni, soprattutto per quanto riguarda le competenze
legislative
-> è l'unica sulla quale si è svolto il referendum costituzionale nel quale hanno
prevalso i sì alla revisione

- Alcune delle princiali differenze tra la Costituzione del 1948 e l'attuale Costituzione:
1. Articolo 114:
• 1948: "La Repubblica si riparte in Regioni, Province e Comuni"
• Attuale: "La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città
metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e
le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi
fissati dalla Costituzione [..]"
-> equiparazione tra gli enti che compongono la Repubblica, compreso lo
Stato (= in realtà pprmangono delle differenze)

LE FONTI DELLE REGIONI

- Le fonti regionali sono:


1. Statuto delle Regioni speciali
2. Statuto delle Regioni ordinarie
3. Legge regionale
4. Regolamenti regionali

LO STATUTO DELLE REGIONI SPECIALI

- L'art. 116 prevede che "Il Friuli-Venezia Giulia, la Sardegna, la Sicilia, il Trentino-Alto-
Adige/Sudtirol e la Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste dispongono di forme e condizioni
particolari di autonomia, secondo i rispettivi statuti speciali adottati con legge
costituzionale"
- Sono approvati con legge costituzionale
- Sono vere e proprie leggi costituzionali

LO STATUTO DELLE REGIONI ORDINARIE

- L'art. 123 prevede che "Ciascuna Regione ha uno statuto che, in armonia con la
Costituzione, ne determina la forma di governo e i principi fondamentali di
organizzazione e funzionamento [...]"
- Ogni regione adotta il proprio statuto (= atto che assicura la massima autonomia
organizzativa delle regioni stesse ed è la principale manifestazione dell'autonomia
organizzativa di ciascuna regione)
- I contenuti dello statuto sono elencati nel primo e nell'ultimo comma dell'art. 123; lo
statuto:
• Determina la forma di governo della Regione
• Determina i principi fondamentali di organizzazione e funzionamento della Regione
• Disciplina il diritto di iniziativa legislativa a livello regionale
• Regola l'esercizio del referendum su leggi e provvedimenti amministrativi regionali
• Disciplina la pubblicazione di leggi e regolamenti regionali
• Disciplina il CAL (= Consiglio delle autonomie locali)
• È un organo di raccordo tra la Regione e gli enti locali (= Comuni, Province)

PROCEDIMENTO DI FORMAZIONE

- Il procedimento di formazione degli statuti ordinari è deliberato dal Consiglio regionale


a maggioranza assoluta e poi sottoposto al Parlamento, che lo approva con legge
statale
- Il procedimento di formazione prevede il coinvolgimento della Regione e dello Stato
- La riforma del 1999 ha modificato la procedura per dare più autonomia alle Regioni
- La procedura attuale è descritta nei commi 2 e 3 dell'art. 123:
• Lo statuto è approvato dal Consiglio regionale con una doppia delibera a
maggioranza assoluta a distanza non inferiore di 2 mesi l'una dall'altra;
• Il testo è pubblicato nel bollettino regionale (= pubblicazione notiziale);
• Dalla pubblicazione nel bollettino regionale decorrono 30 giorni entro cui il
Governo può proporre un ricorso impugnando la delibera statutaria davanti alla Corte
Costituzionale se ritiene che lo statuto violi la Costituzione
-> procedura eventuale
• Dalla pubblicazione nel bollettino decorrono inoltre 3 mesi entro i quali alcuni
soggetti (= 1/5 del Consiglio regionale o 1/50 degli elettori regionali) possono chiedere
che si svolga un referendum statutario, a conferma o no dell'atto che il Consiglio ha
approvato
-> procedura eventuale
• Promulgazione del Presidente della Regione
• Pubblicazione effettiva

- Alla luce di questo procedimento risulta chiaro che lo statuto ordinario è una legge
regionale rinforzata

LA LEGGE REGIONALE

- Fonte primaria che viene approvata dal Consiglio regionale (= organo legislativo delle
Regioni)

- Procedimento di formazione della legge regionale:


• Iniziativa legislativa (= i soggetti che possono disegnare progetti di legge sono
definiti dai vari statuti)
• Istruttoria
• Approvazione da parte del Consiglio regionale
• Promulgazione
• Pubblicazione
- Limiti della legge regionale -> come previsto dall'art. 117 la legge regionale deve
rispettare:
1. La Costituzione
2. I vicoli derivanti dall'ordinamento comunitario
3. Gli obblighi internazionali

- Il criterio applicato nel contrasto tra la legge regionale e la legge statale è quello della
competenza (= ci sono materie di competenza dello Stato e altre di competenza della
Regione)

IL RIPARTO DELLE COMPETENZE LEGISLATIVE STATO- REGIONI (REGIONI ORDINARIE)

- Nel 2001 una riforma ha modificato l'art.117, che riguarda la ripartizione legislativa
Stato-Regioni:

• La versione originaria dell'articolo prevedeva un elenco di materie di cosiddetta


"competenza concorrente" stato-regioni (= potestà legislativa concorrente Stato-
Regioni).
Nelle materie di competenza concorrente spettava allo Stato porre i cosiddetti
principi fondamentali della materia, definiti 'legge quadro'.
Tutto quello che era il dettaglio andava disciplinato con legge regionale, con
normative anche diverse ma nel rispetto dei principi statali.
Tutte le materie non in elenco erano di competenza esclusiva dello Stato (=
potestà legislativa esclusiva dello Stato)

• La nuova versione dell'art. 117 prevede che "La potestà legislativa è esercitata
dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonchè dei vincoli derivanti
dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi iinternazionali".
C'è un primo elenco di materie di competenza esclusiva dello Stato (es. politica
estera, immigrazione, difesa e forze armate, moneta, cittadinanza, ordine pubblico); in
queste materie legifera solo lo Stato perchè si ritiene che vi sia l'esigenza di una
normativa unitaria (= potestà legislativa esclusiva statale).
C'è quindi un secondo elenco di materie in cui lo Stato pone i principi
fondamentali delle determinate materie e la Regione si occupa del resto (= potestà
legislativa concorrente Stato-Regioni).
C'è infine la clausola residuale, per cui spetta alle Regioni la potestà legislativa di
ogni materia non espressamente riservata allo Stato (= potestà legislativa residuale
delle Regioni).

Rovesciamento del riparto:


A. La competenza generale non è più dello Stato ma della Regione
B. Le competenze enumerate non sono più quelle regionali ma quelle statali
C. Eventuali contrasti si risolvono con il criterio della competenza
ASPETTI PROBLEMATICI

1. Individuazione della materia (= ricondurre a una o all'altra materia no è sempre


facile, a volte si toccano più materie)
2. Determinazione dei principi fondamentali e dei dettagli (= fin dove può arrivare il
principio fondamentale per non diventare dettaglio?)
3. Quali sono le competenze residuali (= cosa rimane fuori dagli elenchi ed è
esclusivamente di potestà delle regioni?)
4. Presenza di materie trasversali (materie non materie) (= es. tutela della concorrenza,
determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni sui diritti sociali, tutela
dell'ambiente, tutela della salute, armonizzazione dei bilanci pubblici -> di quante
cose ci si può occupare in nome di ogni materia? Queste materie, che sono in parte
concorrenti e in parte esclusive, sono in realtà obiettivi e in nome di queste materie lo
Stato può finire ad occuparsi di argomenti che in apparenza magari non gli
dovrebbero competere)
5. Chiamata in sussidiarietà (= se ci sono in un caso specifico esigenze unitarie, in
nome del principio di sussidiarietà la competenza della Regione passa dalla Regione
allo Stato)

POTESTA' LEGISLATIVA DELLE REGIONI A STATUTO SPECIALE

- Nonostante il cambiamento negli statuti delle regioni ordinarie, non c'è stata una
revisione costituzionale degli statuti speciali
- Quindi anche oggi gli statuti speciali sono ispirati alla vecchia logica, quella per cui la
competenza generale è dello Stato

- Di conseguenza hanno le seguenti caratteristiche:


• Competenza esclusiva delle Regioni speciali: le Regioni speciali hanno da
sempre avuto delle competenze esclusive, per questo ogni singola Regione ha i propri
elenchi di materie di competenza esclusiva
• Competenza concorrente Stato-Regioni: è presente un elenco di materie dove
legifera la Regione nel rispetto dei principi fondamentali posti dallo Stato
• Competenza integrativa-attuativa: è presente un ulteriore elenco di materie in
cui è consentito alle Regioni di adeguare la legislazione statale alle specifiche esigenze
regionali
• Competenza esclusiva statale: tutto ciò che non è negli elenchi è di competenza
dello Stato

- A seguito della riforma dell'art. 117 poteva accadere in alcuni casi che per certe
materie alle Regioni ordinarie venisse addirittura riconosciuta più autonomia delle
Regioni speciali
-> Per questo tramite una nuova legge del 2001 viene applicata la clausola di maggior
favore: "Sino all'adeguamento dei rispettivi Statuti, le disposizioni della presente legge
costituzionale si applicano anche alle Regioni a Statuto speciale e alle province autonome
di Trento e Bolzano per le parti in cui prevedono forme di autonomia più ampie rispetto a
quelle già attribuite"
-> (= le Regioni nello specifico caso confrontano quello che prevede il nuovo 117 e
quello che prevede lo Statuto speciale e se ritengono che il 117 dia più autonomia dello
Statuto speciale, allora possono applicare l'art.117 anzichè lo Statuto)
I REGOLAMENTI REGIONALI

- A livello Statale rappresentano la fonte secondaria


- C'è stato un cambiamento nella formulazione dell'art. 117 anche riguardo i
Regolamenti regionali
- L'attuale art. 117, al sesto comma, prevede che "La potestà regolamentare spetta allo
Stato nelle materie di legislazione esclusiva, salvo delega alle Regioni. La potestà
regolamentare spetta alle Regioni in ogni altra materia. I Comuni, le Province e le Città
metropolitane hanno potestà regolamentare iin ordine alla disciplina dell'organizzazione
e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite"
-> Ovvero:
• Nelle materie di competenza esclusiva dello Stato si applica il principio del
parallelismo (= lo Stato adotta le leggi e parallelamente anche i Regolamenti);
• È prevista la possibilità che lo Stato in quelle materie deleghi alla Regione il
compito di approvare i Regolamenti;
• In tutte le altre materie i Regolamenti vengono adottati dalle Regioni.

- In passato la Costituzione prevedeva che i Regolamenti fossero adottati dal Consiglio


regionale
- Con la riforma del 1999 la Costituzione oggi non specifica chi adotta i Regolamenti a
livello regionale
- Per questo motivo ogni Statuto decide chi è il soggetto che ha competenza
regolamentare (= molti hanno dato il compito alla Giunta ma in veneto è ancora il
Consiglio regionale)

SISTEMI DI RACCORDO: LA CONFERENZA STATO-REGIONI

- Il riparto delle competenze tra lo Stato e le Regioni genera numerosi conflitti


- Il problema è dato anche dal fatto che non ci sono veri e propri strumenti di raccordo
tra Stato e Regioni (= ad esempio all'interno del Parlamento non c'è una Camera delle
Regioni, quindi a volte gli interessi delle Regioni sono messi in secondo piano)
- Per far fronte ai contrasti:
• Tra Stato e Regioni si invooca il principio della leale colaborazione (= lo Stato
nel legiferare dovrebbe sempre tenere conto della collaborazione con le Regioni)
• È prevista dalla riforma del 2001 la Commissione bicamerale integrata, che
prevede la presenza in Parlamento di una Camera rappresentativa delle Regioni, anche
se non è mai stata istituita
• Gli unici strumenti di raccordo sono dati dal sistema delle conferenze:
• CONFERENZA STATO-REGIONI (= organo che opera per favorire la cooperazione
tra l'attività dello Stato e quella delle Regioni)
-> si tratta della sede privilegiata per la negoziazione politica tra
l'amministrazione centrale e il sistema delle autonomie regionali
-> è presieduta dal Ministro per gli affari regionali, su delega del Presidente
del Consiglio dei Ministri
-> è composta dai 20 Presidenti delle Regioni a Statuto ordinario e speciale
e dai 2 Presidenti delle Province autonome di Trento e Bolzano
-> questi soggetti, tuttavia, provengono dai vertici dell'esecutivo e non del
legislativo, quindi non saranno loro che si occuperanno di emanare le leggi
• CONFERENZA STATO-CITTÀ E AUTONOMIE LOCALI
• CONFERENZA UNIFICATA (= unione delle due precedenti)
LA FORMA DI GOVERNO DELLE REGIONI

- Organi regionali:
• Presidente della Regione (= contemporaneamente anche Presidente della
Giunta)
• Giunta regionale (= composta dagli assessori)
• Consiglio regionale (= elegge il suo Presidente)

- Nell'art. 121 sono elencati i compiti dei vari organi regionali:


• Il Consiglio regionale ha compito legislativo, con potere di inziativa statale;
• La Giunta è l'organo esecutivo delle Regioni (pragonabile al Governo);
• Il Presidente della Giunta rappresenta la Regione, dirige la politica della Giunta, ne
è responsabile, promulga le leggi, emana i Regolamenti, dirige le funzioni amministrative
delegate dallo Stato alla Regione (è portatore di un suo inidirizzo politico)

- La riforma costituzionale del 1999 ha portato un cambiamento nella forma di governo


(= nei rapporti tra gli organi regionali):
• In precedenza la Costituzione prevedeva che il Consiglio regionale fosse eletto
direttamente dal corpo elettorale + il Consiglio eleggeva il Presidente della Regione e la
Giunta
(= il legislativo sceglieva l'esecutivo e poteva sfiduciarlo, cambiare gli assessori
ecc)
-> era un modello di governo parlamentare a predominanza dell'assemblea
. -> questo comportava che ci fosse una situazione in cui legislativo aveva piena
libertà di decisione sull'esecutivo e questo portava all'instabilità delle Giunte, che erano
spesso cambiate, modificate e sfiduciate;
• La riforma modifica la forma di governoo rafforzando l'esecutivo, introducedo
l'elezione diretta del Presidente della Giunta (= eletto direttamente dai cittadini)
-> da allora i Presidenti della Regione vengono definiti 'governatori'

- La forma di governo attuale è delineta da alcuni articoli modificati appunto nel 1999,
in particolare dagli art. 122, 123 e 126:

• Art. 122: afferma che "Il Presidente della Giunta regionale, salvo che lo statuto
regionale disponga diversamente, è eletto a suffragio universale diretto. Il Presidente
eletto nomina e revoca i componenti della Giunta" (= la Costituzione propone (ma non
impone) un modello di forma di governo, questo entra immediatamente in vigore in
attesa che poi le Regioni con i propri statuti confermino od eventualmente cambino la
forma di governo proposta)

• Art. 126: elenca le cause che portano alla cessazione della carica dei soggetti e le
successive conseguenze:
1. PRIMO COMMA: afferma che la cessazione dalla carica di Presidente della
Giunta e di Consiglio regionale è dovuta al compimento di atti contrari alla
Costituzione; a gravi violazioni della legge o a ragioni di sicurezza nazionale
-> il PdR può sciogliere il Consiglio e/o rimuovere il Presidente
2. SECONDO COMMA: delinea le cause di cessazione dalla carica di Presidente
della Giunta legate ad una volontà politica
-> il Consiglio regionale può sfiduciare il Presidente mediante una mozione
motivata, sottoscritta da almeno 1/5 dei suoi componenti
3. TERZO COMMA: descrive le conseguenze della sfiducia:
• Tutti i motivi che portano al termine del compito del Presidente
comportano le dimissioni della Giunta e lo scioglimento del Consiglio;
• Se è il Consiglio a venir meno (si dimette o viene sciolto dal Presidente)
produce il medesimo effetto.
-> le sorti dell'uno (esecutivo) sono indissolubilmente legate alle sorti
dell'altro (legislativo); per questo si parla di clausola di stabilizzazione (= aut simul
stabunt aut simul cadent = 'o insieme staranno o insieme cadranno')
-> Questa forma di governo è definita neo-parlamentare
-> -> questa forma di governo proposta toglie potere al Consiglio
regionale, rispetto a quello che aveva precedentemente

• Art. 123: afferma che spetta allo statuto di ogni Regione determinare la forma di
governo della stessa

- Le regioni, davanti a questo modello di governo proposto in Costituzione che le


depotenzia, devono capire cosa possono e cosa non possono cambiare:
III. È derogabile l'elezione diretta del Presidente della Giunta (N.B: la clausola di
stabilizzazione è prevista solo se il Presidente è eletto direttamente, quindi se le
Regioni non scelgono l'elezione diretta possono non sottostare alla clausola di
stabilizzazione)
IV. È vincolante e non derogabile la sfiducia che il Consiglio può esprimere nei
confronti del Presidente

- All'indomani della riforma le Regioni tentano di trovare una forma di governo diversa
per non sottostare alla clausola di stabilizzazione:

1. Tentativo del Friuli Venezia Giulia (= tornare all'elezione indiretta del


Presidente): il FVG passa a un modello in cui il Presidente è scelto dal Consiglio
regionale. La delibera statutaria viene sottoposto al corpo elettorale che però è
favorevole all'elezione diretta del Presidente, quindi il tentativo viene bocciato.
-> Anche le altre Regioni capiscono che se avessero cercato un modello di
elezione indiretta del Presidente il corpo elettorale lo avrebbe bocciato.

2. Tentativo delle Marche: in caso di morte o di impedimento del Presidente eletto


direttamente, il vice-Presidente subentra al Presidente. Ma la delibera statutaria va
contro la Costituzione e quindi viene presentata alla Corte Costituzionale, che
conferma che questa strada non è accettabile.

3. Tentativo della Calabria: il suo statuto prevedeva che il corpo elettorale


indicasse il Presidente ed il vice-Presidente e votasse i Consiglieri regionali. Quindi il
Consiglio avrebbe nominato il Presidente ed il vice-Presidente indicati. Se il Consiglio
non avesse nominato quelli indicati dal corpo elettorale si sarebbe dovuto sciogliere;
tuttavia in caso di dimissioni, impedimento, morte e rimozione del Presidente gli
sarebbe subentrato il vice-Presidente. La delibera statutaria giunge alla Corte
Costituzionale, che si trova divisa e in questo caso il giudice relatore (= colui che
studia la causa) era diverso dal redattore (= colui che scrive la sentenza), appunto per
la differenza dei punti di vista. Questo tetativo non può essere la soluzione perchè
l'elezione è alla fin fine diretta, anche se mascherata, visto che il Consiglio è vincolato
da coloro che il corpo elettorale indica. Quindi il tentativo viola la Costituzione ed è
bocciato.

- Tutte le Regioni capiscono che questo modello non può essere stravolto e quindi, di lì
in poi, applicano il modello proposto dalla Costituzione, che alla fine risulta quasi
imposto
- N.B: lo Statuto del Veneto è entrato in vigore nel 2012 con forma di governo neo-
parlamentare

ENTI LOCALI

- Accanto alle Regioni troviamo gli enti locali, distinguibili in:


1. Comuni
2. Province
3. Città metropolitane (= introdotte in Costituzione con la riforma del 2001)

COMUNI

- Sono l'ente più vicino al cittadino


- Hanno il compito di rappresentare la comunità, curarne gli interessi e promuoverne lo
sviluppo
- Caratteristiche:
• Hanno funzioni normative in quanto adottano gli Statuti e i Regolamenti comunali
(= fonti secondarie subordinate alla legge statale e regionale)
• La Costituzione (nel nuovo art. 118, modificato nel 2001) prevede che le funzioni
amministrative spettino in primis al Comune, in quanto è l'ente più vicino alla comunità
• Ha una forma di govenro basata sui seguenti organi:
1. Sindaco (= eletto direttamente, nomina e revoca gli assessori)
2. Giunta (= composta dagli assessori)
3. Consiglio comunale (= eletto direttamente)
-> è presente la clausola di stabilizzazione

PROVINCE

- Sono definite "Ente territoriale di area vasta"


- Negli ultimi anni si è assistito ad un tentativo di soppressione delle Province, ritenute
enti inutili; ma poichè il tentativo fu effettuato tramite un decreto legge non ebbe effetto
(= poichè previste in Costituzione non possono essere eliminate con decreto legge)
- Sono state depotenziate
- La legge Delrio (= n. 54 del 2014) le ha trasformate in enti di secodo grado, quindi non
più eletti direttamente dla corpo elettorale ma dalle istituzioni comunali
- Le Province sono composte dai seguenti organi:
1. Presidente della Provincia (= eletto da Sindaci e consiglieri comunali, sceltro tra i
Sindaci: cumula le due cariche, se ne perde una perde anche l'altra)
2. Consiglio provinciale (= eletto da Sindaci e consiglieri comunali, scelto tra i
Sindaci e consiglieri stessi: cumula le due cariche)
3. Assemblea dei Sindaci (= formata dai Sindaci dei vari comuni)
CITTA' METROPOLITANE

- Previste già nel 1990 ma costituzionalizzate nel 2001


- Concretamente istituite nel 2014 con la legge Delrio
- Attualmente ci sono 10 città metropolitane nelle Regioni ordinarie, con contestuale
soppressione della Provincia corrispondente (= Torino, Milano, Venezia, Genova,
Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Roma, Reggio Calabria)
- Definite "Enti territoriali di area vasta per la cura dello sviluppo strategico del
territorio metropolitano"
- Sono enti di secodo grado
- Sono composte da:
1. Sindaco metropolitano (= automaticamente anche Sindaco del Comune
capoluogo)
2. Coniglio metropolitano (= eletto dai Sindaci e dai consigli comunali tra i Sindaci e
i consiglieri stessi)
3. Conferenza metropolitana (= composta dal Sindaco metropolitano e dai Sindaci
dei comuni)
- È previsto dalla legislazione che sulla base di una legge statale che ancora non c'è
potranno in futuro istituire l'elezione diretta tramite lo Statuto della Città metropolitana
- Anche le Regioni speciali possono istituire le Città metropolitane
L'ORDINAMENTO EUROPEO

- Negli anni '50 nascono la CECA (= comunità europea del carbone e dell'acciaio) e la
CEE (= comunità europea)
- Sei Stati, tra cui l'Italia, decidono di collaborare e di entrare a far parte delle due
comunità
- I trattati vengono in seguito modificati e sempre più Stati aderiscono (= atttualmente gli
Stati membri sono 28)
- L'ultima modifica dei trattati risale al Trattato di Lisbona
- Principali organi europei:
• Consigli dei ministri dell'UE
• Commissione europea
• Parlamento europeo
• Consiglio europeo
• Corte di giustizia

LE FONTI EUROPEE

- È necessaria una distinzione tra:

1. Diritto europeo originario (o convenzionale): fa riferimento alle fonti da cui


l'ordinamento ha origine, ovvero ai trattati istitutivi (= CECA, CEE, EURATOM; Trattato
di Maastricht; Trattato di Amsterdam; Trattato di Nizza; Trattato di Lisbona)
-> la procedura per porre in essere i Trattati europei è la stessa dei Trattati
internazionali:
• Negoziazione dei vari Governi
• Il Trattato è posto in essere
• Ratifica del Trattato da parte del PdR (autorizzato da una legge del
Parlamento)

2. Diritto europeo derivato: distinguiamo le fonti derivate tra:


• ATTI VINCOLANTI:
1. Regolamenti UE:
• Hanno una portata generale (= il Regolamento si rivolge a tutti i
soggetti che fanno parte dell'ordinamento);
• Sono obbligatori in tutti i loro elementi (= il Regolamento
dev'essere rispettato nella sua interezza);
• Sono direttamente applicabili (= una volta approvato il
Regolamento è direttamente applicabile negli Stati membri, senza la necessità di un
atto statale di recepimento);
• Il Regolamento dev'essere trattato fin da subito come una fonte
interna;
• Si impongono per forza propria.

2. Direttive UE:
• Vincolano lo Stato ponendo un obiettivo che esso deve
raggiungere, ma lasciano libertà in merito alla forma ed ai mezzi utilizzati per
raggiungerlo;
• Hanno portata particolare (= si rivolgono agli Stati membri);
• Obbligazione di risultato (= è obbligatorio solo l'obiettivo);
• Necessità di recepimento (= è necessario che gli Stati recepiscano
la Direttiva; di norma prevede un termine per il recepimento).

3. Decisioni UE:
• Sono obbligatorie in tutti i loro elementi;
• Sono direttamente applicabili;
• Hanno portata particolare (= si rivolgono ad un singolo Stato
membro, o ad una persona fisica giuridica).

• ATTI NON VINCOLANTI:


1. Pareri (= l'istituzione fa conoscere al destinatario il proprio punto di
vista su un dato argomento).

2. Raccomandazioni (= l'istituzione sollecita il destinatario a tenere un


certo comportamento).

LA DIRETTA APPLICABILITA' E L'EFFETTO DIRETTO

- Le Direttive non sono direttamente applicabili, in quanto necessitano di recepimento,


tuttavia in determinate situazioni esse vengono applicate direttamente
- Supponiamo che una Direttiva che riconosce un diritto al cittadino non venga recepita
dallo Stato nel termine -> il cittadino può richiedere un risarcimento del danno
- Per questo la Corte di Giustizia ha riconosciuto l'affetto diretto quando la Direttiva ha le
seguenti caratteristiche:
• È chiara
• È precisa
• È incondizionata (= non subordinata ad altri atti)
-> se una Direttiva ha tutte queste caratteristiche, allora il giudice può applicarla anche
in mancanza di recepimento da parte dello Stato

N.B: il Regolamento ha diretta appplicabilità, la Direttiva ha effetto diretto.

- Due casi concreti che permettono di comprendere meglio:


1. Caso Francovich: il signor F., dipendente di una ditta vicentina insolvente, non
riusciva ad ottenere lo stipendio arretrato. Si rivolse ad un giudice, appellandosi ad
una Direttiva che assicurava un minimo di tutela in caso di insolvenza del datore di
lavoro. La Direttiva non era stata recepita dall'Italia. Questa Direttiva era tuttavia
subordinata e condizionata al recepimento (ogni Stato doveva decidere quali fossero
gli organi di garanzia, quali fossero gli importi ecc..) quindi il giudice potè disporre solo
il risarcimento del danno per il signor F.
2. Caso Van Duyn: il caso riguarda una cittadina olandese che era alle dipendenze di
una chiesa di Scientology, alla quale fu negato l'ingresso in Gran Bretagna. Una
Direttiva prevedeva che la libertà di circolazione dei lavoratori sarebbe stata limitata
solo per motivi di pubblica sicurezza legati a comportamenti della determinata
persona in questione. Poichè la Direttiva era incondizionata, il giudice potè applicarla,
nonostate non ci fosse stato il recepimento della Gran Bretagna.
FONDAMENTO NORMATIVO
(della partecipazione dell'Italia all'ordinamento europeo)

- Per derogare la Costituzione è necessaria una fonte costituzionale


- Per questo la base normativa della partecipazione dell'Italia all'ordinamento europeo è
ricavata dall'art. 11, che afferma che "L'Italia [...] consente, in condizioni di parità con
gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la
pace e la giustizia fra le Nazioni"
- L'art. 11 era stato scritto per l'adesione dell'Italia all'ONU, ma ora è diventato la norma
di riferimento per l'adesione all'Unione Europea

IL PRINCIPIO DEL PRIMATO: CORTE DI GIUSTIZIA E CORTE COSTITUZIONALE

- Il principio del primato del diritto europeo comporta la prevalenza delle fonti europee
sulle fonti statali
- Criterio di risoluzione delle antinomie tra le fonti:

1. La CORTE DI GIUSTIZIA si basa sul criterio gerarchico:


• Ha un'impostazione monista (= secondo la Corte di giustizia l'ordinamento
europeo e l'ordinamento statale formano un tutt'uno, in cui le fonti europee sono
gerarchicamente sovraordinate a quelle statali)

2. La CORTE COSTITUZIONALE attraversa un lungo cammino per arrivare alla


medesima conclusione della Corte di giustizia:
• Anni '60: nel contrasto viene applicato il criterio cronologico
• Anni '70: nel contrasto viene applicato il criterio gerarchico per violazione
dell'art. 11 della Costituzione (= se un Regolamento UE viola la legge statale allora viola
l'art. 11 e il giudice deve sollevare la questione di legittimità costituzionale)
-> questa impostazione fu ampiamente criticata in quanto il Regolamento
UE è direttamente applicabile, ma questo meccanismo non garantisce la sua diretta
applicabilità
• Anni '80: nel contrasto viene applicato il criterio della competenza (= se un
Regolamento UE viola una legge statale viene comunque applicato perchè ci sono
settori di competenza riguardo i quali lo Stato ha deciso di cedere parte della propria
sovranità all'UE)
-> questo criterio si basa su un'impostazione dualista (= l'ordinamento
statale e quello europeo sono coordinati, ma autonomi)
-> il criterio si applica salvo controlimiti (= se la fonte europea viola i principi
fondamentali della Costituzione allora non viene applicata)

CONTRASTI TRA FONTI EUROPEE E FONTI STATALI

1. Regolamento UE =/ legge dello Stato:


• Applico il regolamento e disapplico la fonte statale, in base al criterio della
competenza
• Se la questione riguarda anche l'ordinamento europeo, allora applico la fonte
europea e disapplico quella statale
• Se la questione è solo interna, applico la fonte statale
2. Direttiva UE =/ legge dello Stato:
• Se la Direttiva ha effetto diretto allora applico la Direttiva e disapplico la legge
statale
• Se la Direttiva non ha effetto diretto allora se la legge statale viola la Direttiva,
comunque viola l'art. 11 e quindi il giudice deve impugnare la legge statale per
violazione della Costituzione davanti alla Corte

3. Norme UE =/ fonti secondarie:


• Applico le norme europee e disapplico le fonti secondarie, in base al criterio
gerarchico

4. Norme UE =/ Costituzione:
• Per il principio del primato prevalgono le norme UE, ma vanno sempre tenuti
presenti i controlimiti

ATTUAZIONE DEL DIRITTO EUROPEO

- Se uno Stato viola un diritto europeo viene attuato un procedimento d'infrazione


contro lo Stato stesso, che può portare a sanzioni nel caso in cui non ci fosse
l'adeguamento da parte dello Stato nelle modalità previste dall'UE
- Ad oggi sono in corso 68 procedure d'infrazione contro l'Italia

- Ogni anno vengono approvate:


• Legge di delegazione europea (= delega al Governo per recepire gli atti dell'UE)
• Legge europea (= fa riferimento a tutto ciò che serve allo Stato per adeguarsi alle
norme dell'UE)

- Se le Regioni non adempiono al diritto europeo è lo Stato che risponde delle


conseguenze davanti all'UE
-> in base a quanto previsto dall'art. 120 di fronte all'inerzia delle Regioni lo Stato ha un
potere sostitutivo (= può sostituirsi alle Regioni stesse)

LA PROCEDURA PER DEFICIT O DEBITO ECCESSIVO

- Quando il deficit di un Paese supera il 3% del Pil (o ne sussiste il rischio) oppure il


debito, già oltre il 60% del Pil non scende di 1/20 l'anno:
1. La Commissione UE prepara una relazione
2. Il Comitato economico/finanziario (= Ecofin) formula un parere
3. Il Consiglio UE decide se c'è il problema e formula una raccomandazione,
indirizzata al Governo dello Stato in difetto
4. Se lo Stato non adempie entro 3-6 mesi la raccomandazione è resa pubblica
5. Se lo Stato disattende ancora il Consiglio intima le misure da prendere
6. Il Consiglio può invitare lo Stato a presentare relazioni periodiche
7. Se ancora lo Stato rimane inadempiente il Consiglio può decidere:
• Obbligo di fornire informazioni supplementari prima dell'emissione di titoli di
Stato
• Invito alla Banca Europea Investimenti o alla BCE a restringere i loro prestiti
• Ammende di entità adeguata (la base fissa delle sanzioni pecuniarie è pari allo
0.2% del Pil)
LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

- Pubblica Amministrazione o pubbliche amministrazioni (= insieme delle strutture,


delle persone, delle risorse e delle attività preposte dalla legge alle gestione e alla cura
concreta degli interessi pubblici)
- La pubblica amministrazione è descritta nella Parte II, Titolo III, Sezione II della
Costituzione
- Attraverso i provvedimenti amministrativi la pubblica amministrazione dà esecuzione
alle norme
- Nella nostra forma di Stato non c'è più una pubblica amministrazione accentrata, ma
un pluralismo (per questo possiamo parlare di "pubbliche amministrazioni")

- Accanto allo Stato, che rappresenta il governo centrale, il soggetto che in primis
esercita le funzoni amministrative è il Comune (regioni ed enti locali), seguono poi gli
enti pubblici, le agenzie, le autorità amministrative indipendenti (= enti pubblici
indipendenti dal Governo es. anti-trust, garante della privacy, garante del mercato e del
commercio)

- La Pubblica Amministrazione è trattata negli articoli 97 e 98:


• Art. 97: "Le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l'ordinamento dell'Unione
europea, assicurano l'equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico"
• Art. 98: "I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione"

I PRINCIPI COSTITUZIONALI SULL'AMMINISTRAZIONE

1. Il Principio di legalità:
• È previsto dall'art. 97, comma 2
• L'art. prevede che "I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge"
• Ciò comporta una subordinazione della Pubblica Amministrazione alla legge

2. Il Principio del buon andamento:


• È previsto dall'art. 97, comma 2
• L'art. prevede che "I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge,
in modo che siano assicurati il buon andamento"
• L'azione della Pubblica Amministrazione deve a sua volta essere:
• Efficiente (= quando c'è il miglior rapporto tra le risorse utilizzate ed i risultati
programmati)
• Efficace (= indica la capacità dell'azione di raggiungere i risultati richiesti)
• Deve rispondere all'economicità (= ottimizzazione tra mezzi e risultati, miglior
possibile utilizzo dei mezzi)

3. Il Principio di imparzialità:
• È previsto dall'art. 97, comma 2
• L'art. prevede che "I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge,
in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione"
• Imparzialità significa che la Pubblica Amministrazione non può fare discriminazioni
o favoritismi e deve essere equidistante rispetto ai soggetti con cui ha a che vedere
nella propria attività
• È compito della Pubblica Amministrazione identificare e considerare tutti gli
interessi che entrano in gioco durante la sua attività, ponderarli nella realizzazione del
fine pubblico perseguito e far prevalere l'interesse pubblico

4. Il Principio di ragionevolezza e proporzionalità:


• La Pubblica Amministrazione deve provvedere alla ponderazione dei diversi
interessi, pubblici e privati, e all'adozione di misure riduttive nei confrontii di un soggetto
se sono strettamente necessarie e se il provvedimento è congruo rispetto all'obiettivo
preposto

5. Il Principio dell'equilibrio di bilancio e della sostenibilità del debito pubblico:


• È previsto dall'art. 97, comma 1
• L'art. prevede che "Le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l'ordinamento
dell'Unione europea, assicurano l'equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito
pubblico"
• Questo comma è stato modificato nel 2012 quando è stato introdotto il principio
dell'equilibrio di bilancio

6. Il Principio della separazione tra politica e amministrazione:


• È importante la distinzione tra gli organi politici (= quelli che prendono le decisioni
politiche, che determinano gli obiettivi politici) e quelli burocratici (= quelli che hanno la
gestione amministrativa)

7. Il Principio della responsabilità dei pubblici funzionari:


• È previsto dall'art. 28
• L'art. prevede che "I funzionari e i dipendenti pubblici dello Stato e degli enti
pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative
degli atti compiuti in violazione dei diritti"
• C'è una responsabilità dei pubblici funzionari se nella loro attività violano i diritti
dei cittadini

8. Il Principio dell'assunzione per concorso:


• È previsto dall'art. 97, comma 4
• L'art. afferma che "Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede
mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge"
• I dipendenti pubblici vengono assunti, salvo eccezioni previste dalla legge, a
seguito di un concorso su base meritocratica
• Anche le promozioni si devono sempre basare su un concorso pubblico

9. Dovere di fedeltà:
• È previsto dall'art. 54, comma 2
• L'art. prevede che "I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere
di adempierle con discipline e onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge"

10. Il Principio del decentramento:


• È previsto dall'art 5 che prevede che "La Repubblica [...] attua nei servizi che
dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo"
• È inoltre previsto dall'art. 118, comma 1, che afferma che "Le funzioni
amministrative sono attribuite ai Comuni"
• Decentramento amministrativo verticale: le funzioni amministrative sono affidate ai
Comuni; nel caso in cui non possano adempiere a tali funzioni, in base al principio di
sussidiarietà, le funzioni possono passare dal Comune allo Stato
• Decentramento amministrativo orizzontale: le funzioni amministrative possono
essere anche gestite dai cittadini, individualmente o in gruppi (es. onlus)

LE FASI DEL PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO

- Le fasi del procedimento amministrativo sono descritte nella legge n.241 del 1990
- Sono le seguenti:

1. Fase dell'iniziativa:
• L'iniziativa può essere di parte (= quando la richiesta viene effettuata dal soggetto
interessato ad un determinato provvedimento) o d'ufficio (= la stessa Pubblica
Amministrazione avvia la procedura)
• Obbligo di comunicazione dell'avvio del procedimento agli interessati (= il
destinatario e tutti coloro che potrebbero avere delle conseguenze a seguito del
provvedimento (controinteressati) ) affinchè questi soggetti possano partecipare al
procedimento stesso
• Obbligo di indicazione del responsabile del procedimento (= colui che
concretamente seguirà la procedura)

2. Fase istruttoria:
• Il responsabile del procedimento avvia la procedura, acquisendo documenti,
chiedendo pareri (se il caso di specie lo richiede), individuando tutti gli elementi di fatto
e di diritto che gli permettono di adottare o meno il provvedimento
• Il responsabile del procedimento deve individuare tutti gli interessi coinvolti e
ponderarli

3. Fase costitutiva:
• Adozione del provvedimento amministrativo

4. Fase integrativa d'efficacia:


• È una fase eventuale perchè non riguarda tutti i provvedimenti amministrativi, ma
solo quellli che sono perfetti ma per essere efficaci hanno bisogno di un passaggio
ulteriore (es. essere pubblicati, notificati all'interessato)
• I casi sono previsti dalla legge (ad esempio gli esiti di un concorso pubblico vanno
pubblicati)
I PRINCIPI CHE REGOLANO IL PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO

1. Principio del minor aggravio possibile: si adotterà il provvedimento cercando di


limitare il più possibile i sacrifici subiti dalle parti coinvolte

2. Dovere di provvedere: dall'avvio del procedimento si deve arrivare ad una decisione,


concludento il procedimento

3. Obbligo di conclusione entro un termine certo e perentorio: di regola il termine è


di 90 giorni, salvo che la legge preveda diversamente; decorsi i 90 giorni, senza
l'adozione di un provvedimento, c'è l'istituto del 'silenzio in adempimento' con cui si
può fare ricorso

4. Obbligo di motivazione degli atti: i provvedimenti vanno motivati, in modo che il


provvedimento sia impugnabile là dove si ritenga non corretto

5. Obbligo di individuazione del responsabile del procedimento: colui che si occupa


della procedura dev'essere individuato

6. Diritto di partecipazione: i soggetti direttamente interessati o comunque coinvolti


devono poter partecipare; ciò comporta l'obbligo di comunicare l'avvio del
procedimento

7. Principio della semplificazione amministrativa: il procedimento dev'essere snello,


rapido

8. Principio della trasparenza: possibilità di accesso agli atti dei provvedimenti pubblici

9. Diritto di accesso: il soggetto con interesse concreto può prendere visione dei
provvedimenti e della procedura

10. Obblighi di pubblicazione: gli enti delle Pubbliche Amministrazioni devono avere nei
siti un'apposita sezione in cui scrivono tutti i provvedimenti che adottano

- Il principio della trasparenza, il diritto di accesso e l'obbligo di pubblicazione sono


connessi e sono stati introdotti negli ultimi anni

LA STRUTTURA DEL PROVVEDIMENTO AMMINISTRATIVO

- Ogni provvedimento amministrativo dev'essere composto da:

• Intestazione: chi adotta il provvedimento


• Preambolo: premessa al provvedimento
• Motivazione: perchè si adotta quel provvedimento
• Dispositivo: decisione
• Luogo, data, sottoscrizione del provvedimento
LE TIPOLOGIE DI PROVVEDIMENTI AMMINISTRATIVI

• Di organi politici (es. Deliberazione del Sindaco e del rettore)


• Di organi gestionali: (es. provvedimenti dei Dirigenti degli Enti locali)

• Di organi collegiali: più soggetti (es. Giunta comunale)


• Di organi monocratici: un soggetto (es. Sindaco o Dirigente)

• Ampliativi: provvedimento a favore del soggetto (es. autorizzazioni, concessioni ->


quando si dà al privato l'utilizzo di un bene pubblico es. apertura di stabilimento
balneare)
• Restrittivi o ablativi: provvedimento sfavorevole per il soggetto (es. divieti, ordini,
espropriazioni, sanzioni amministrative)

• A contenuto vincolato: la Pubblica Amministrazionn di fronte alla richiesta ed in


presenza dei requisiti non può non concedere la richiesta (es. rilascio del passaporto,
carta d'identità)
• A contenuto discrezionale: c'è un margine di valutazione da parte della Pubblica
Amministrazione che può decidere se concedere o meno la richiesta (es. se c'è un
edificio pericolante la PA può ordinarne la demolizione o la messa in sicurezza)

VIZI DEL PROVVEDIMENTO AMMINISTRATIVO

- L'atto si intende invalido quando presenta dei vizi

- Distinguiamo tra:

1. Nullità del provvedimento:


• Comporta la vera e propria inesistenza del provvedimento
• L'atto è nullo in questi 3 casi:
• MANCANZA DI ELEMENTI ESSENZIALI (= il provvedimento è nullo quando
manca dei suoi elementi essenziali, es. la forma scritta, l'oggetto)
• INCOMPETENZA ASSOLUTA (= avviene quando l'atto è adottato da un
soggetto che non appartiene alla Pubblica Amministrazione, o da una Pubblica
Amministrazine diversa rispetto a quella che aveva competenza per quel provvedimento
-> Es. rettore che emana provvedimento al posto del sindaco)
• VIOLAZIONE ELUSIONE DEL GIUDICATO (= quando il provvedimento è
adottato contro la decisione di un giudice)
• La nullità non è sanabile e va dichiarata da un giudice amministrativo, ma non
ci sono termini di decadenza, perchè può sempre essere rilevata
2. Annullabilità del provvedimento:
• Avviene quando il provvedimento esiste ma non rispetta i requisiti o di forma
o di sostanza
• L'atto è annullabile quando presenta:
• INCOMPETENZA RELATIVA (= provvedimento adottato dalla PA competente
ma dall'organo sbagliato all'interno della PA. Es. spettava al sindaco e lo ha adottato la
giunta)
• ECCESSO DI POTERE (= quando la PA eccede dai suoi poteri e dalla
discrezionalità che le è riconosciuta -> in concreto non è sempre delineabile, quindi
sono state individuate una serie di fattispecie sintomatiche:
I. Sviamento di potere (= amministrazione ha tutelato un
interesse diverso rispetto a quello che doveva perseguire)
II. Travisamento dei fatti (= il responsabile del procedimento
interpreta male la situazione)
III. Contraddittorietà (= non corrispondenza tra premesse e
provvedimento)
IV. Disparità di trattamento (= si ravvisano trattamenti
differenziati)
V. Motivazione incongrua o carente (= se non c'è motivazione, se
è insufficiente o illogica)
VI. Violazione della prassi amministrativa (= ci si discosta dalle
prassi in uso)
VII. Ingiustizia manifesta (= atto assurdo o sproporzionato)
• VIOLAZIONE DI LEGGE (= tutti gli altri casi di violazione che non siano
incompetenza o eccesso di potere)
TUTELA CONTRO IL PROVVEDIMENTO AMMINISTRATIVO VIZIATO

1. Autotutela amministrativa:
• È la stessa Pubblica Amministrazione ad attivarsi per porre rimedio all'invalidità
dell'atto
• Se il vizio è sanabile possiamo avere la ratifica e la successiva convalida
• Se il vizio non è sanabile c'è l'annullamento d'ufficio

2. Ricorsi amministrativi:
• RICORSO GERARCHICO PROPRIO (= quando il soggetto presenta un ricorso all'organo
gerarchicamente sovraordinato a quello che ha adottato il provvedimento)
-> il ricorso va presentato entro 30 gg dalla conoscenza del provvedimento;
-> il ricorso si intende respinto se la Pubblica Amministrazione non risponde entro
90 gg (= silenzio rigetto)

• RICORSO GERARCHICO IMPROPRIO (= quando il soggetto presenta un ricorso


all'organo che la legge prevede contro il provvedimento viziato, che non è
necessariamente l'organo gerarchicamente sovraordinato)

• RICORSO IN OPPOSIZIONE (= ricorso che viene presentato direttamente all'organo


che ha adottato il provvedimento, nei casi previsti dalla legge, nella speranza che cambi
idea)

• RICORSO STRAORDINARIO AL PDR (= esperibile solo quando non ci siano ricorsi


amministrativi disponibili o tutti i ricorsi amministrativi sono stati respinti)
-> questo ricorso è alternativo al ricorso giurisdizionale;
-> si ricorre a questo solo per motivi di legittimità;
-> può avvenire entro 120 gg dalla ratifica o dalla conoscenza del provvedimento;
-> la decisione spetta al Conisglio di Stato, sebbene sia imputato il Presidente

3. Ricorsi giurisdizionali (= l'art. 113 prevede che "Contro gli atti della pubblica
amministrazione è sempre ammessa la tutela giurisdizionale dei diritti e degli interessi
legittimi dinanzi agli organi di giurisdizione ordinaria o amministrativa"):
• Prevede 60 gg dalla ratifica o dalla conoscenza del provvedimento per poter fare
ricorso
• Se nel conflitto tra privato e pubblica amministrazione il privato vanta un interesse
legittimo (= predominanza del pubblico) il competente è un giudice amministrativo
• In primo grado il giudice amministrativo è il TAR
• In sencondo grado è il Consiglio di Stato
• Se la pubblica amministrazione e il cittadino sono sullo stesso piano (= il cittadino
vanta un diritto soggettivo), allora la competenza è del giudice ordinario
IL POTERE GIUDIZIARIO

- Trattato nel Titolo IV, Parte II della Costituzione


- Dev'essere separato dagli altri poteri, in particolare da quello esecutivo ->
particolarmente importante il principio della separazione dei poteri
- Garanzia della separazione tra i poteri è già l'art. 101, che afferma che "I giudici sono
soggetti soltanto alla legge" (= sono subordinati solo alle legge e non ad altri poteri)

- Giurisdizione (= Attività esercitata secondo diritto, in consizioni di indipendenza dal


potere politico e in posizione di terzietà e imparzialità rispetto agli interessi in causa, dai
soggetti che l'ordinamento qualifica giudici, dotati, sulla base di regole processuali, di
poteri decisori idonei a tradurre, nel caso concreto, la volontà della legge in un
provvedimento finale, che può assumere l'autorità di cosa giudicata)

ARTICOLAZIONE DEL SISTEMA GIUDIZIARIO

- L'art. 102 afferma che "La funzione giurisdizionale è esercitata da magistrati ordinari
istituiti e regolati dalle norme sull'ordinamento giudiziario. Non possono essere istituiti
giudici straordinari o giudici speciali"
- Dal combinato disposto degli art. 102 e 103 possiamo ricavare il fatto che non si
possono istituire giudici speciali al di fuori di quelli previsti nel 103 (= Consiglio di Stato,
Corte dei conti, tribunali militari)
- Le disposizioni transitorie finali della Costituzione prevedevano che, entro 5 anni
dall'entrata in vigore della Costituzione stessa, vi fosse una revisione degli organi
speciali, ad eccezione di quelli elencato nell'art. 103 -> alcuni giudici sono statai rivisti
ma tuttavia mantenuti (es. Commissioni tributarie)

- Nel secondo comma l'art. 102 afferma che "Possono istituirsi presso gli organi giudiziari
ordinari sezioni specializzate per determinate materie, anche con la partecipazione di
cittadini idonei estranei alla magistratura"
-> esempi di sezioni specializzate sono:
• Tribunale per i minorenni
• Tribunale regionale delle acque pubbliche
• Sezioni specializzate agrarie
• Sezione specializzata in materia di proprietà indistriale e intellettuale

- Si presenta una triplice suddivisione:

• Giudici straordinari: giudici che vengono istituiti dopo il compimento di un fattto


ed in funzione di quel fatto (= per giudicare quel fatto)
-> succede qualcosa e viene creato un giudice straordinario che si occupi della
fattispecie
-> nel nostro ordinamento sono vietati

• Giudici speciali: si distinguono in:


1. TAR e Consiglio di Stato -> giudici amministrativi
2. Corte dei Conti -> giudice contabile
3. Tribunali militari -> giudice militare
• Giudici ordinari (magistrati): distinti in base alla materia in:
1. Magistratura ordinaria in ambito civile (= quando si tutelano i diritti dei
soggetti, pubblici o privati)
2. Magistratura ordinaria in ambito penale (= aspetto che riguarda il
compimento di eventuali reati, la fondatezza di un'accusa)

1. AMBITO CIVILE

- Il processo in ambito civile si articola in:


• Primo grado: a seconda della causa a decidere può essere il Giudice di pace od il
Tribunale ordinario
• Secondo grado (appello): a decidere sarà il Tribunale ordinario (se in primo grado
ha deciso il Giudice di pace) o la Corte d'appello (se in primo grado ha deciso il
Tribunale ordinario)
• Terzo grado: a decidere è la Corte di Cassazione civile

2. AMBITO PENALE

- Nel processo in ambito penale troviamo i cosiddetti "organi giudicanti"


- Il processo in ambito penale si articola in:
• Primo grado: a seconda della causa a decidere può essere il Giudice di pace, il
Tribunale ordinario o la Corte d'Assise
• Secondo grado: a decidere sarà il Tribunale ordinario (se in primo grado ha deciso
il Giudice di pace), la Corte d'appello (se in primo grado ha deciso il Tribunale ordinario)
o la Corte d'Assise d'appello
• Terzo grado: a decidere è la Corte di Cassazione civile

- È fondamentale la distinzione tra:


• Giudici di merito (= decidono in primo e secondo grado; si chiamano così perchè
valutano il merito della questione, le testimonianze, le prove)
• Giudici di legittimità (= Corte di Cassazione; definita così in quanto non entra nel
merito della questione ma si deve limitare a valutare che i gradi precedenti abbiano
correttamente valutato ed applicato la legge, assicurando l'esatta interpretazione della
legge stessa)
-> Se ritiene che il giudice dei gradi precedenti abbia mal interpretato la legge la
Corte di Cassazione può rinviare la decisione

- Può essere effettuata, inoltre, un'ulterore distinzione tra:

• Organi requirenti (= quelli che vengono definiti "Pubblici Ministeri"; sono quei
soggetti che sono parte del processo)
-> nell'ambito penale è il soggetto che ha il compito di portare avanti l'accusa,
svolgendo le indagini, nell'interesse dello Stato (= propone la condanna o la soluzione,
ma non è lui che decide)
-> a volte vengno coinvolti anche in ambito civile, per lo più nelle cause che
riguardano l'incapacità
-> l'art. 112 prevede che "Il pubblico ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione
penale", ovvero quando ha notizia di un reato non può decidere se avviare o meno le
indagini perchè ha l'obbligo di agire di conseguenza.
-> opera nell'interesse dello stato affinchè vengano puniti i reati commessi
-> un profilo problematico riguarda il fatto se il giudice possa diventare Pubblico
Ministero e viceversa (= c'è un sistema complicato affinchè ciò avvenga, ma non c'è una
netta separazione delle carriere)

• Organi giudicanti (= giudici; sono quei soggetti che in posizione di imparzialità si


trovano a giudicare la controversia che hanno dinanzi)

PRINCIPI COSTITUZIONALI IN MATERIA GIUDIZIARIA RELATIVAMENTE ALLA


MAGISTRATURA

- Per quanto riguarda la magistratura possiamo individuare tre principi costituzionali,


sulla base degli Art. 104 e 111:

1. Autonomia della magistratura:


• Fa riferimento al profilo interno della magistratura
• Consiste nell'autonomia di ciascun magistrato rispetto agli altri magistrati,
tanto che l'uno non potrà essere subordinato agli altri
• Tre profili garantiscono l'autonomia dal punto di vista interno:
I. L'assenza di gerarchia tra i magistrati (art. 107: "I magistrati si
distinguono fra loro soltanto per diversità di funzioni")
II. L'assunzione per concorso (art. 106: "Le nomine dei magistrati hanno
luogo per concorso") -> ci sono tuttavia delle eccezioni in cui avviene invece la
nomina dei giudici (es. magistrati onorari, consiglieri di cassazione per meriti insigni,
giudici popolari)
III. L' inamovibilità (art. 107: "I magistrati sono inamovibili") -> un
magistrato può essere spostato da una sede ad un'altra o con il suo consenso o sulla
base di un procedimento disciplinare del Consiglio Superirore della Magistratura

2. Indipendenza della magistratura:


• Fa riferimento al profilo esterno della magistratura
• Consiste nell'indipendenza del potere giudiziario rispetto agli altri poteri

3. Terzietà e imparzialità:
• È prevista dall'art. 111)
• Ci sono degli istituti previsti dal Codice di Procedura Penale finalizzati a
garantire la terzietà e l'imparzialità, ovvero:
I. Incompatibilità (= se il giudice ha deciso in primo grado non può
decidere anche il secondo)
II. Astensione (= il giudice si deve astenere se ad esempio una delle parti
è un suo parente)
III. Ricusazione (= avviene quando la parte ricusa il giudice, perchè
magari ha una parentela con una delle parti e non si è astenuto)
IV. Rimessione del processo per legittimo sospetto (= si ritiene che
l'intera struttura giudiziaria sia di parte, quindi si chiede lo spostamento del processo
in un altro luogo)
IL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA (CSM)

- Il CSM assicura l'autonomia e l'indipendenza della magistratura ordinaria


- La sua COMPOSIZIONE è descritta nell'art. 104
- Il CSM è composto da:
• 3 membri di diritto (= il PdR, che è anche il Presidente del CSM; il primo
Presidente della Corte di Cassazione; il Procuratore generale della Corte di Cassazione)
• 24 membri elettivi (= i 2/3 di questi sono detti 'membri togati' e sono eletti dai
magistrati tra i magistrati; 1/3 è detto 'membri laici' ed è eletto dal Parlamento in seduta
comune tra professori ordinari universitari in materie giuridiche ed avvocati che
esercitano la professione da almeno 15 anni) -> la Costituzione dà la proporzione ma
non il numero, che è fissato dalla legge ordinaria (attualmente 1/3 corrisponde a 8 e 2/3
a 16)
- La composizione è mista perchè si vuole evitare di estremizzare, ovvero di arrivare a
creare una casta di magistrati che si occupano di magistrati in maniera staccata dal
resto dell'ordinamento
- Per questo motivo il vicepresidente dev'essere scelto tra i membri laici

- Le FUNZIONI sono descritte negli art. 104 e 105


- Il CSM deve adempiere le seguenti funzioni:
• Assunzioni (= organizzazione dei concorsi e gestione dgli stessi)
• Assegnazioni (= ad una sede o ad un'altra)
• Trasferimenti (= spostamenti di sede)
• Promozioni (= sempre su base concorsuale gestita dal CSM)
• Provvedimenti disciplinari (= si avviano là dove il magistrato abbia dei
comportamenti scorretti, magari nel caso in cui rilasci delle dichiarazioni indecorose per
il prestigio dell'ordine giudiziario, e possono portare a varie sanzioni quali la censura, il
trasferimenti o la rimozione)
- Il CSM si occupa di tutta quella che è la carriera del magistrato, dall'assunzione fino ai
provvedimenti disciplinari

PRINCIPI COSTITUZIONALI IN MATERIA GIUDIZIARIA RELATIVAMENTE AI


CITTADINI

- I principi costituzionali relativi ai cittadini sono i seguenti:

1. Principio del giudice naturale:


• Previsto dall'art. 25, il quale stabilisce che "Nessuno può essere distolto dal
giudice naturale precostituito per legge"
• Con "Giudice naturale precostituito per legge" ci si riferisce al fatto che la
legge deve già predeterminare, in base a vari criteri, quale giudice valuterà una
determinata causa -> si contrappone ai giudici straordinari, che vengono creati in
funzione del fatto
• Con "giudice naturale" si intende la struttura non il giudice in sè (es. Tribunale
di Vicenza)

2. Diritto di azione e di difesa:


• Previsto dall'art. 24, il quale afferma che "Tutti possono agire in giudizio per la
tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa è un diritto inviolabile in ogni stato e
grado del procedimento. Sono assicurati ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per
agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione"

3. Principio della irretroattività della legge penale:


• Prevede che la legge pensale di sfavore non retoroagisce
• È previsto dall'art. 25 che afferma che "Nessuno può essere punito se non in
forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso"

4. Principio della personalità della responsabilità penale:


• Consiste nel fatto che ognuno risponda solo per quello che compie e non per
atti commessi da altri soggetti
• È previsto dall'art. 27, che afferma che "La responsabilità penale è personale"

5. Principio della presunzione di non colpevolezza:


• Consiste nel fatto che il soggetto non è ritenuto colpevole fino alla sentenza
definitiva
• È previsto dall'art. 27, che afferma che "L'imputato non è considerato
colpevole sino alla condanna definitiva"

6. Principio del giusto processo:


• È previsto dall'art. 111 che fu riformato nel 1999 appunto per introdurre
questo concetto
• Il processo è giusto quando:
I. Le parti sono considerate in maniera paritaria
II. È presente il cosiddetto contraddittorio, per cui le parti possono
controbattere e interrogare
III. Il giudice è terzo e imparziale
IV. La durata del processo è ragionevole
V. Tutte le decisioni sono motivate
LA GIUSTIZIA COSTITUZIONALE

- È una delle principali garanzie per assicurare la rigidità e la prevalenza gerarchica della
Costituzione
- Fondamentali furono le parole del giudice Marshall nella sentenza Marbury/Madison del
1803

I SISTEMI DI GIUSTIZIA COSTITUZIONALE

- I sistemi di giustizia costituzionale si distinguono in:

1. Sindacato diffuso:
• Modello in cui se un giudice qualunque ravvisa un contrasto tra la legge
ordinaria e la Costituzione, disapplica la legge e applica la Costituzione
• È il modello degli USA
• Uno dei maggiori limiti di questo modello è che vale inter partes (= è una
decisione che viene presa in quel giudizio, magari un altro giudice non ravvisa quel
contrasto)

2. Sindacato accentrato:
• Modello in cui il giudizio della costituzioalità è nelle mani di un unico soggetto
specializzato; un organo apposito che garantisce la supremazia della Costituzione
dichiarando l'illegittimità costituzionale della legge che è in contrasto con la
Costituzione stessa
• Ha effetto erga omnes (= vale per tutti)

3. Sindacato preventivo:
• Modello in cui la legge è valutata prima dell'entrata in vigore

4. Sindacato successivo:
• Modello in cui si valuta una legge già vigente

- Il nostro ordinamento si allinea ad un modello di sindacato accentrato


- Nel nostro ordinamento è la Corte costituzionale l'organo competente a valutare la
costituzionalità delle leggi
- Tuttavia sono presenti anche nel nostro ordinamento elementi del modello diffuso, in
quanto i giudici possono rivolgersi alla Corte
LA CORTE COSTITUZIONALE

- È trattata nella Parte II della Costituzione


- Il Titolo VI della parte II disciplina le garanzie costituzionali
- La Corte costituzionale è un organo che ha tratti giuridici (= perchè opera con il
classico procedimento giudiziario, così come opera un giudice) ma anche politici (= si
occupa e giudica quello che è l'atto politico per eccellenza, voluto dal Parlamento,
ovvero la legge)
- Questa natura si riflette nella composizione

- COMPOSIZIONE della Corte costituzionale


- La Corte costituzionale è composta da 15 giudici, di cui:
• 1/3, ovvero 5, sono eletti dal Parlamento in seduta comune -> riflettono l'anima
politica (= sono spesso scelti giudici con un'ordinamento politico che vada ad
equilibrare con coloro che sono al potere)
• 1/3, ovvero 5, sono eletti dalle Supreme magistrature -> riflettono l'anima giuridica
della Corte (= 3 sono scelti dalla Corte di Cassazione, 1 dalla Corte dei Conti, 1 dal
Consiglio di Stato -> di solito sono scelti all'interno della stessa categoria)
• 1/3, ovvero 5, sono scelti dal PdR che cerca di riequilibrare, a seconda della
composizione politica del momento o per l'esigenza di determinate competenze
(= possono essere scelti tra magistrati delle giurisdizioni superiori, professori universitari
ordinari in materie giuridiche, avvocati che esercitano la professione da almeno 20 anni)

- STATUS E PREROGATIVE DEI GIUDICI COSTITUZIONALI:


• Insindacabilità
• Immunità penale
• Inamovibilità
• Convalida delle nomine: è la Corte costituzionale che valuta se i giudici hanno i
requisiti per essere giudici costituzionali
• Trattamento economico: per garantire autonomia e indipendenza, a livello
economico il giudice costituzionale non può essere pagato meno dei magistrati di
categorie inferiori
• Autonomia finanziaria
• Autonomia normativa: la Corte costituzionale si dà i propri Regolamenti
• Autonomia amministrativa (autodichia): è la Corte costituzionale a decidere nelle
controversie tra il proprio stesso personale
• Cause di incompatibilità: il ruolo di giudice costituzionale è incompatibile con
qualunque altra funzione e carica

- ORGANIZZAZIONE E FUNZIONAMENTO della Corte costituzionale:


• Durata dell'incarico: è il più lungo perchè dura 9 anni
• Presidente: presiede la corte ed organizza le udienze
• Principio della collegialità: le decisioni vengono prese a maggioranza, in caso di
parità il voto del Presidente vale doppio

- Le FUNZIONI della Corte costituzionale sono elencate nell'art. 134


- La Corte giudica:
• Sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti
aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni: valuta il rispetto della legge nei
confronti della Costituzione
• Sui conflitti di attrubuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le
Regioni e tra le Regioni
• Sulle accuse promosse contro il PdR, a norma della Costituzione
• Sull'ammissibilità del referendum abrogativo (non prevista dal 134 ma dalla
legge costituzionale del 1953)

- Il GIUDIZIO DI LEGITTIMITÀ costituzionale:

1. Oggetto del giudizio (= cosa è sottoponibile al giudizio):


• La Corte è chiamata a valutare se la legge rispetta la Costituzione, per questo
è detta anche 'giudice delle leggi'
• L'art. 134 già individua l'oggetto principale del giudizio (= fonte primaria
statale o regionale)
• Non possono essere sottoposte al giudizio di legittimità costituzionale le
FONTI SECONDARIE, perchè tra la Costituzione e la fonte secondaria, in base al principio di
legalità, c'è una fonte primaria, che deve prevedere la secondaria
-> quindi se il problema è la fonte secondaria ci sono due opzioni:
1. La fonte secondaria è in linea con la fonte primaria, e allora è
impugnabile la fonte primaria, che poi farà venire meno la secondaria, in quanto dipende
dalla primaria;
2. La fonte primaria è in linea con la Costituzione e la secondaria è in
contrasto con la fonte primaria, ma allora per il criterio gerarchico decade la fonte
secondaria, rivolgendosi al giudice ordinario e chiedendone l'annullamento, ed il
problema non giunge alla Corte costituzionale
• Una LEGGE DI REVISIONE COSTITUZIONALE è sottoponibile a controllo solo nella
procedura (è ovviamente diversa dalla Costituzione perchè vuole modificarla), o nel fatto
che proponga di modificare parti della Costituzione che non possono essere oggetto di
revisione, quali i diritti inviolabili (= revisione solo negli aspetti procedurali e nel
contenuto)
• I REGOLAMENTI PARLAMENTARI non possono essere oggetto del giudizio della
Corte ma di fatto non lo sono (= la Corte potrebbe sindacare i Regolamenti ma
preferisce non farlo perchè i Regolamenti rappresentano l'atto di massima autonomia
delle Camere e la Corte preferisce non entrare nel merito delle scelte politiche ed
organizzative delle Camere per non entrare in contrasto con altri poteri dello Stato)
• Le FONTI EUROPEE possono essere impugnate dalla Corte se la Costituzione,
ma, di fatto, ad esere oggetto del giudizio non sarebbe la fonte europea ma la legge di
esecuzione della fonte stessa nella parte in cui fa entrare in vigore la parte lesiva della
Costituzione

2. Tipologie di vizi (= per quali vizi si può impugnare l'oggetto):


• Vizi formali (= casi in cui non viene seguita la procedura corretta es. decreto
legge, legislativo)
• Vizi materiali (= ricordano i vizi dell'atto amministrativo), sono:
A. Incompetenza (= quando l'atto è adottato dal soggetto sbagliato)
B. Eccesso di potere (= quando l'atto è adottato per un fine diverso da
quello per il quale avrebbe dovuto essere adottato -> legge irragionevole)
C. Violazione della Cotituzione (= tutti gli altri vizi che non rientrano nelle
altre categorie)
3. Procedimento (= le modalità di accesso alla Corte costituzionale sono due):
• In via incidentale (= disciplinato da due leggi del 1948 e 1953): sorge
all'interno di un processo giudiziario ed è promossa da un giudice (è l'incidente che
accade all'interno di un processo ed è il giudice a sottoporre la questione alla Corte)
• In via principale (= disciplinato dall'art. 127): riguarda l'impugnativa che può
essere promossa dallo Stato contro la legge regionale e dalla Regione contro la legge
statale

IL GIUDIZIO DI LEGITTIMITÀ COSTITUZIONALE IN VIA INCIDENTALE

- È un procedimento non descritto dalla Costituzione


- L'art. 137 pone una riserva di legge, in quanto afferma che "Una legge costituzionale
stabilisce le condizioni, le forme, i termini di proponibilità dei giudizi di legittimità
costituzionale"
- Per questo venne approvata la legge n.1 del 1948 e successivamente, in aggiunta, la
legge n.87 del 1953

- La questione di legittimità costituzionale sorge nell'ambito di un procedimento


giudiziario in corso, instaurato davanti ad un giudice
- Il giudice, nel risolvere la controversia, deve applicare la legge
- Immaginiamo che il giudice ravvisi una incostituzionalità nella legge che deve applicare
per la risoluzione del processo -> il giudice deve rivolgersi allla Corte costituzionale
- Il giudice prende il nome di giudice a quo (= da cui proviene la questione)

- Il giudice prima di sottoporre la questione alla Corte deve ravvisare la presenza di due
condizioni, dette condizioni di proponibilità della questione:
1. Rilevanza:
• Descritta nell'art. 23 della legge n.87 del 1953
• La questione è rilevante quando "il giudizio non possa essere definito
indipendentemente dalla risoluzione della questione di legittimità costituzionale", ovvero
quando è rilevante ai fini della risoluzione della controversia
-> il giudce per risolvere la controversia deve applicare per forza quella
legge, che è rilevante in concreto ai fini del processo
-> Se il giudice potesse usare un'altra legge per risolvere il caso allora la
questione non sarebbe rilevante

2. Non manifesta infondatezza:


• Descritta nell'art. 1 della legge n.1 del 1948
• La questione è non manifestamente infondata quando c'è un legittimo
dubbio, ovvero quando presenta un minimo di fondamento

- In presenza dei due requisiti di proponibilità il giudice è obbligato a rivolgersi alla Corte
costituzionale -> per questo si definisce "giudizio indisponibile" (= là dove il giudice
riscontra i requisiti è obbligato a rivolgersi alla Corte, non può decidere se fare o meno
ricorso)

- Nel momento in cui il giudice riscontra le condizioni di proponibilità sospende il proprio


processo e si rivolge alla Corte costituzionale con un atto che prende il nome di
'ordinanza di rinvio/di riemessione'
- In questa ordinanza ci devono essere degli elementi necessari:
• NOME DELL'AUTORITÀ GIUDIZIARIA da cui proviene la questione: affinchè si valuti che
provenga da un giudice, che è il soggetto legittimato a sollevare la questione
-> N.B: il concetto di giudice è stato recentemente allargato
• NOTIZIE SUL GIUDIZIO A QUO: indicazioni sul procedimento in corso
• OGGETTO: disposizione di legge di cui si dubita
• PARAMETRO: norma costituzionale che si ritiene violata
-> oggetto e parametro formano i cosiddetti 'termini della questione'
-> può accadere che tra oggetto e parametro ci sia il cosiddetto parametro
interposto (= quando il parametro prevede che l'oggetto debba rispettare anche una fonte
che si interpone tra la Costituzione e la legge, ovvero tra il parametro e l'oggetto; es.
legge statale che viola la CEDU viola il 117)
• MOTIVAZIONE IN PUNTO DI RILEVANZA: perchè è rilevante la questione ai fini della
risoluzione del caso
• MOTIVAZIONE IN PUNTO DI NON MANIFESTA INFONDATEZZA: perchè, dal punto di vista del
giudice, la questione è non manifestamente infondata
• THEMA DECIDENDUM: cosa il giudice chiede esattamente alla Corte

- La Corte deve poi attenersi alla domanda che le viene posta (= dev'esserci
corrispondenza tra chiesto e ordinato) -> Non può dichiarare incostituzionale una legge
per altri motivi diversi da quelli posti dal giudice

- Dopo aver delineato l'ordinanza il giudice sospende il processo in attesa che la Corte
risolva il dubbio -> viene inoltre data pubblicazione della questione, in modo che
eventualmente altri giudici che stanno affrontando la stessa questione, se lo ritengono
opportuno, sospendano il processo in attesa della Corte

IL GIUDIZIO DI LEGITTIMITÀ COSTITUZIONALE IN VIA PRINCIPALE

- Si parla di giudizio in via principale quando c'è un procedimento apposito attraverso


cui ci si rivolge alla Corte costituzionale
- C'è, in sostanza, un'impugnazione diretta della legge, non legata ad un processo, che
prescinde dall'applicazione concreta della legge stessa -> la legge è impugnata in
quanto tale, in astratto
- Il giudizio in via principale è a parti necessarie perchè se uno tra lo Stato e la Regione
rinuncia a ricorrere allora la Corte non prenderà una decisione

- Il giudizio di legittimità costituzionale in via principale può essere promosso:

1. Dalla Regione contro le leggi statali o contro le leggi di un'altra Regione


(casi più rari):
• È cambiata la procedura dopo la riforma del 2001
• PRIMA DELLA RIFORMA la legge costituzionale n.1 del 1948 prevedeva che:
I. La Regione che riteneva che una legge statale invadesse la sua
competenza poteva impugnare tale legge entro 30 giorni dalla pubblicazione della
stessa;
II. La Regione che riteneva che una legge di un'altra Regione ledesse le
sue competenze poteva impugnare tale legge entro 60 giorni dalla pubblicazione della
stessa.
III. In entrambi i casi si trattava di un'impugnativa successiva dal punto di
vista temporale
• DOPO LA RIFORMA è stato modificato l'art. 127 della Costituzione, il quale
prevede che:
IV. La Regione che ritiene lesa la sua sfera di competenza può impugnare la
legge statale o la legge di un'altra Regione entro 60 giorni dalla pubblicazione
V. C'è una parificazione del termine dal punto di vista temporale, anche se
resta comunque un'impugnativa successiva
VI. La Regione nel promuovere la questione deve dimostrare che ha un
interesse a ricorrere contro quella determinata legge (= deve dimostrare che la legge
ha leso le sue competenze -> di solito i parametri sono gli articoli 117 e 118

2. Dallo Stato contro una legge regionale:


• È cambiata la procedura dopo la riforma del 2001
• PRIMA DELLA RIFORMA:
I. Il Consiglio regionale approvava un testo che veniva sottoposto ad un
commissario incaricato di porre il visto;
II. Il Governo poteva, quando riteneva che questo testo violassse la
Costituzione, rinviarlo al Consiglio affinchè lo rivalutasse
III. Se il Consiglio avesse riconfermato lo stesso testo, il Governo poteva
rivolgersi alla Corte costituzionale per motivi di legittimità
IV. Si trattava di un ricorso preventivo dal punto di vista temporale
(= avveniva prima che il testo fosse approvato e pubblicato in via definitiva)
• Dopo la riforma:
V. Quando il Governo ritiene che una legge regionale ecceda la
competenza della Regione, può promuovere la questione di legittimità costituzionale
entro 60 giorni dalla pubblicazione
VI. Oggi il procedimento, dal punto di vista temporale, avviene in via
successiva

CONFRONTO TRA CONTROLLO STATALE E CONTROLLO REGIONALE

- Termine parificato:
• La regione può impugnare la legge statale entro 60 giorni dalla pubblicazione
• Lo stato può impugnare la legge regionale entro 60 gg dalla pubblicazione

- Entrambi i controlli avvengono in via successiva

- Presenza di un verbo diverso:


• Il Governo impugna la legge che eccede (= la legge regionale non eccede le sue
competenze solo quando lede quelle dello Stato, ma anche tutte le volte in cui viola la
Costituzione)
• La Regione impugna la legge che lede (= la legge statale lede quando interferisce
con le competenze della Regione)

- Interesse a ricorrere:
• La Regione deve dimostrare l'interese a ricorrere
• Lo Stato non deve dimostrare l'interesse a ricorrere (= si dice che ha sempre
interesse a ricorrere) -> lo Stato ha il controllo più ampio
IL RICORSO

- L'impugnativa si presenta attraverso uno strumento che prende il nome di ricorso


- Nel ricorso sono indicati:
• Oggetto
• Parametro (se c'è dev'essere indicato anche il parametro interposto)
• Motivazione (= se l'impugnativa è della Regione dev'essere dimostrato l'interesse
a ricorrere)

GIUDIZIO IN VIA INCIDENTALE VS GIUDIZIO IN VIA PRINCIPALE

- Giudizio in via incidentale:


• Concreto (= riguarda la legge che sta concretamente per essere applicata)
• Indisponibile (= ravvisati i due requisiti di proponibilità il giudice è obbligato a
rivolgersi alla Corte)
• Successivo (= riguarda leggi che sono già entrate in vigore)

- Giudizio in via principale:


• Astratto (= viene impugnata la legge a prescindere dalle applicazioni concrete della
stessa)
• Disponibile (= le Regioni e lo Stato valutano se impugnare o meno la legge, anche
in base a valutazioni politiche; es. una legge può essere impugnata da 4 Regioni ma
non da tutte e 20)
• Successivo (= riguarda leggi che sono già entrate in vigore)

- N.B: ancora oggi rimane un unico ricorso in via preventiva, che riguarda
l'impugnazione degli Statuti ordinari regionali da parte dello Stato.
-> come previsto dall'art. 123, dopo che lo Statuto è stato deliberato, il Governo ha a
disposizione 30 giorni dalla pubblicazione notiziale in cui può impugnare lo Statuto stesso
DECISIONI DELLA CORTE COSTITUZIONALE

- La Costituzione non tratta le tipologie di decisioni della Corte costituzionale, ma parla


più in generale di "decisioni"
- È quindi la legge ordinaria a distinguere tre tipologie di decisioni della Corte (la
distinzione non è sempre netta):
1. Decreti:
• Atti ordinati dal Presidente della Corte
• Atti per lo più residuali
2. Sentenze:
• Atto pronunciato in nome del popolo italiano
• Decisioni sempre prese in Camera di consiglio (= non pubbliche)
• Udienza pubblica
• Atti motivati in fatto e in diritto
• Definiti 'atti definitivi'
3. Ordinanze:
• Atti motivati in maniera più succinta
• Molto più breve della sentenza
• Non è necessariamente un atto definitivo

- Poichè la distinzione tra decreti, sentenze ed ordinanze non è sempre netta; si


distingue più che altro tra:

1. Decisioni processuali:
• La Corte non entra nel merito della questione sottoposta in quanto per
ragioni di tipo procedurale deve fermarsi prima
• Il merito rimane del tutto pregiudicato
• Tipologie di decisioni processuali:

I. ORDINANZA DI RESTITUZIONE DEGLI ATTI:


• La Corte riceve una richiesta dal giudice e con un'ordinanza
restituisce gli atti
• Può avvenire quando c'è un mutamento del contesto normativo
(es. viene approvata una nuova legge che potrebbe incidere sulla pronuncia del giudice)
• In questo caso si parla di 'ius super benis': il giudice deve
rivalutare la rilevanza della questione alla luce di una nuova normativa
• Ciò non comporta una chiusira del dialogo tra il giudice e la
Corte in quanto può accadere che nonostante la nuova normativa la questione rimanga
rilevante e il giudice la riproponga alla Corte stessa

II. ORDINANZA DI MANIFESTA INAMMISSIBILITÀ E SENTENZA DI INAMMISSIBILITÀ:


• Si parla di inammissibilità quando mancanoo i requisiti (es.
un'ordinanza in cui non c'è la motivazione sulla rilevanza o sulla non manifesta
infondatezza, in cui mancano oggetto o parametro ecc...)
• Ciò chiude il dialogo con la Corte in base al tipo di vizio (es. se
la Regione ha impugnato oltre 60 giorni o ha impugnato una fonte secondaria il dialogo
è chiuso; ma se il vizio è una carenza di motivazione in punto di rilevanza, allora il
giudice può riargomentare meglio ed il dialogo non risulta chiuso)
2. Decisioni di merito:
• La Corte valuta la questione entrando nel merito
• La Corte decide se la questione è fondata o meno
• Pronunce che rientrano nelle decisioni di merito:
I. ORDINANZA DI MANIFESTA INFONDATEZZA
II. SENTENZA DI RIGETTO
III. SENTENZA DI ACCOGLIMENTO
IV. SENTENZA INTERPRETATIVA (= è di rigetto o di accoglimento)
V. SENTENZA MANIPOLATIVA DI ACCOGLIMENTO

LA SENTENZA DI RIGETTO

- Con questa sentenza la Corte rigetta la questione che le è stata posta, poichè la ritiene
infondata
- La Corte non si pronuncia sulla legittimità della legge, ma dice semplicemente che la
questione, così come posta, non ha fondamento (= quindi può avvenire che la legge sia
costituzionale o incostituzionale)
- Può quindi accadere che una stessa legge venga nuovamente impugnata da un altro
giudice ma sulla base di termini diversi e che la Corte accolga la richiesta
- Effetti della sentenza di rigetto:
• La questione ritenuta non fondata è vincolante per quel giudice che aveva
sottoposto alla Corte la questione stessa (= il giudice ha una preclusione, in quanto non
può riproporre di nuovo la stessa questione e dovrà applicare la suddetta legge oppure
trovare nuove motivazioni)
• Ha effetto inter partes (= l'effetto è obbligatorio solo nei confronti del giudice che si
è rivolto alla Corte, ovvero del giudice a quo; tutti gli altri giudici possono, volendo,
riproporre la stessa identica questione alla Corte, sperando che la stessa cambi idea)
-> es. questione sull'adulterio della donna punibile penalmente negli anni '60

- Quando la Corte rigetta la questione, se essa viene ripresentata da un altro giudice, la


Corte può adottare un'ordinanza di manifesta infondatezza, che è più snella rispetto
alla sentenza di rigetto

LA SENTENZA DI ACCOGLIMENTO (non è mai con ordinanza)

- Con questa sentenza la Corte accoglie la questione che le è stata posta, in quanto la
ritiene fondata e, di conseguenza, ritiene che la legge sottopostale sia incostituzionale
- La Corte dichiara quindi l'illegittimità costituzionale della legge impugnata
- Effetti della sentenza di accoglimento:
• Ha effetto erga omnes (= nei confronti di tutti)
• Con riferimento al tempo ha effetto:
1. Per il futuro: l'art. 136 afferma che "Quando la Corte dichiara l'illegittimità
costituzionale di una norma di legge o di atto avente forza di legge, la norma cessa di
avere efficacia dal gorno successivo alla pubblicazione della decisione" (= per questo
si dice che la norma di legge è INEFFICACE PRO FUTURO)
2. Per il passato: è necessario distinguere tra quelle situazioni che sono
ancora aperte/pendenti e quelle chiuse/definite:
• Questioni aperte: La legge n.87 del 1953 afferma che "Le norme
dichiarate incostituzionali non possono avere applicazione dal giorno successivo alla
pubblicazione della decisione" (= con riferimento ai casi pregressi la legge non può
trovare appicazione, in quanto non può essere usata quella norma con riferimento a tutti
i casi sorti in precedenza che risultino ancora aperti, ovvero per i quali si possono
presentare appelli ecc: PARZIALE RETROATTIVITÀ PER I RAPPORTI PENDENTI (LIMITE DEL
GIUDICATO: RAPPORTI ESAURITI)
• Questioni chiuse: casi in cui la legge è già stata applicata, e quindi non
si può fare più nulla
-> in base alla legge n.87 del 1953 fanno eccezione quei casi in cui "In
applicazione della norma dichiarata incostituzionale è stata pronunciata sentenza
irrevocabile di condanna, ne cessano la esecuzione e tutti gli effetti penali": RETROATTVITÀ
ASSOLUTA (TRAVOLGE IL GIUDICATO)

- Vi sono poi delle sottotipologie di sentenze che rientrano nelle sentenze di


accoglimento e nelle sentenze di rigetto

LA SENTENZA INTERPRETATIVA

- Questo tipo di sentenza si basa sulla distinzione tra disposizione e norma:


• Disposizione: enunciato letterale, formulazione linguistica;
• Norma: regola di condotta che, attraverso l'interpretazione, si ricava dalla
disposizione
-> da una determinata disposizione si ricavano più norme

- Quando il giudice si rivolge alla Corte costituzionale impugna la norma; dando, quindi,
la sua interpretazione della disposizione

- In questa tipologia di sentenza la Corte rigetta la questione perchè c'è almeno un'altra
interpretazione che salva la disposizione in questione

- Ci possono essere diversi tipi di sentenze interpretative:

1. Sentenza interpretativa di rigetto:

• Da ogni disposizione si possono ricavare più norme, quindi da una stessa


disposizione si può ricavare una norma che rende la disposizione stessa in linea con la
Costituzione ed una che la rende in contrasto
• Quando il giudice rivolge alla Corte la questione di legittimità costituzionale,
prende ovviamente in cosiderazione la norma che rende la disposizione in contrasto
con la Costituzione
• La Corte rigetta quindi la questione perchè ritiene che ci sia un'altra
interpretazione che salvi la disposizione
• Per questo motivo si potrà trovare la formula "Dichiara non fondata, nei sensi
di cui in motivazione, la questione di legittimità costituzionale ...", tramite cui la Corte
invita il giudice a seguire un'altra interpretazione
• La Corte indica inoltre l'interpretazione corretta da seguire
• Questo tipo di sentenza vincola il giudice che si è rivolto alla Corte, ma tutti
gli altri giudici possono scegliere se seguire o meno l'interpretazione suggerita dalla
Corte
2. Sentenza interpretativa di accoglimento:

• Nel caso in cui molti giudici continuino a presentare alla Corte


l'interpretazione che pone la disposizione in contrasto con la Costituzione, la Corte può
arrivare all'accoglimento della questione
• Si trova quindi la formula "Dichiara, nei sensi e nei limiti indicati dalla
motivazione, l'illegittimità costituzionale ...", tramite cui la Corte afferma che la
disposizione in questione non è più interpretabile in quel modo
• La disposizione rimane ma non può essere interpretata nel modo
sottolineato dalla Corte
• Questo tipo di sentenza vincola tutti i giudici
- È fondamentale l'affermazione storica della Corte costituzionale, in cui afferma che "Le
leggi non si dichiarano costituzionalmente illeggittime perchè è possibile darne
interpretazioni incostituzionali ma perchè è impossibile darne interpretazioni
costituzionali"

LE SENTENZE MANIPOLATIVE DI ACCOGLIMENTO

- Queste sentenze sono tutte forme di accoglimento


- Con queste pronunce la Corte manipola il testo di legge
- La Corte adotta queste sentenze quando dichiarare incostituzionale la norma
creerebbe più danno che lasciarla
- Le sentenze manipolative di accoglimento sono:

1. Sentenza di accoglimento parziale (detta anche ablativa o riduttiva):


• Si ha quando la disposizione dice troppo per essere in linea con la
Costituzione
• La Corte dichiara incostituzionale la norma nella parte in cui prevede
qualcosa che non ci dovrebbe essere
• La Corte elimina quindi una parte del testo
• Es. nella libertà di riunione venivano puniti sia i promotori che gli oratori di
riunioni per cui non era stato dato preavviso: viene tolto oratori

2. Sentenza addittiva (o aggiuntiva):


• Riguarda una disposizione che dice troppo poco
• La norma viene dichiarata incostituzionale dove non prevede qualcosa che
dovrebbe essere previsto
• La Corte aggiunge quindi qualcsa che è carente
• Es. il codice di procedura penale prevedeva che il difensore potesse
assistere l'imputato in ogni momento del processo ma non all'interrogatorio: viene
aggiunta la possibilità di assistere anche all'interrogatorio

3. Sentenza sostitutiva:
• Si ha quando una certa disposizione prevede quacosa anzichè prevedere
qualcos'altro
• La Corte toglie e aggiunge
• La norma viene dichiarata incostituzionale nella parte in cui prevede una cosa
anzichè prevederne un'altra
- Le sentenze manipolative di accoglimento possono creare delle obiezioni (= soprattutto
le addittive) perchè potrebbe sembrare che la Corte svolga il ruolo del legislatore
(= Parlamento)
- Si risponde a questa perplessità perchè la Corte, nel momento in cui aggiunge
qualcosa, sta in realtà applicando la Costituzione
-> si dice che la Corte opera a rime obbligate (= non crea nulla ma semplicemente
applica la Costituzione, che impone quella soluzione)

- Nei casi in cui la Corte potrebbe scegliere un'altra aggiunta, essa non può scegliere
quale aggiungere, ma deve fare un monito al legislatore che ne scelga una
- In questo caso la Corte adotta la strada dell'adittiva di principio (= dà un principio a
cui poi si rifà il legislatore nello scegliere)

I CONFLITTI DI ATTRIBUZIONE

- La Corte costituzionale giudica sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato, tra lo
Stato e le Regioni e tra le Regioni

I CONFLITTI DI ATTRIBUZIONE TRA POTERI DELLO STATO

- Vengono detti conflitti inter-organici (= avvengono tra organi all'interno dello Stato)
- La risoluzione di un conflitto che insorge tra due poteri dello Stato prevede
l'attribuzione ad un giudice (= Corte costituzionale) il compito di risolvere in via
giuridica il conflitto in questione
- Quindi se un potere dello Stato ritiene lese le proprie attribuzioni da parte di un altro
potere dello Stato, può rivolgersi alla Corte costituzionale

- L'art. 37 della legge n. 87 del 1953 afferma che "Il conflitto tra poteri dello Stato è
risoluto dalla Corte costituzionale se insorge tra organi competenti a dichiarare
definitivamente la volontà del potere cui appartengono e per la delimitazione della sfera
di attribuzioni determinata per i vari poteri da norme costituzionali":

• È fondamentale la differenza tra:


I. Potere dello Stato (= soggetto dal punto di vista sostanziale, ovvero ciascun
soggetto al quale la Costituzione assegna un'attribuzione);
II. Organo dello Stato (= soggetto dal punto di vista processuale, ovvero i
soggetti che all'interno di un determinato potere dello Stato possono promuovere il
conflitto dinanzi alla Corte costituzionale)

• È importante, inoltre, capire qual è l'organo all'interno del potere:


Come previsto dall'art. 37 "L'organo è il soggetto che all'interno del potere è
competente a dichiarare in via definitiva la volontà del potere a cui appartiene"

• Poteri dello Stato:


1. Classici tre poteri: legislativo, esecutivo, giudiziario
2. Ministro della giusitzia
3. PdR
4. Corte costituzionale (= può promuovere il conflitto contro un altro soggetto
davanti a se stessa, anche se non è mai successo)
5. Consiglio Superiore della Magistratura
6. Commissioni parlamentari

(= è potere dello stato ogni soggetto a cui la Costituzione conferisce delle


specifiche attribuzioni)

• Organi dello Stato:


1. Per il PdR l'organo che promuove il conflitto è il PdR stesso (= coincidenza tra
potere e organo)
2. Per la Corte costituzionale l'organo è la stessa corte (= coincidenza tra potere
e organo)
3. Per il CSM l'organo è lo stesso CSM (= corrispondenza tra potere e organo)
4. Per il consiglio dei ministri (= potere esecutivo) l'organo è l'intero consiglio dei
ministri
5. Per il ministro della giustizia l'organo è il ministro della giustizia (= coincidenza
tra potere e organo)
6. Per il potere legislativo l'organo è: per la Camera la Camera stessa; per il
Senato il Senato; per la Commissione parlamentare la Commissione parlamentare
7. Per il potere giudiziario l'organo è ciascun giudice

- Un potere dello Stato può quindi rivolgersi allla Corte contro un altro potere dello Stato
che ha leso le sue attribuzioni

- Motivi del conflitto tra i poteri dello Stato:

1. Vindicatio potestatis:
• Avviene quando un potere dello Stato rivendica l'attribuzione esercitata da un
altro potere dello Stato
• Es. il potere giudiziario che approva una legge -> allora il potere legislativo
promuove un confllitto di attribuzione rivendicando l'attribuzione esercitata dall'altro

2. Menomazione (prevalenza dei casi):


• Avviene quando l'attribuzione era di un determinato potere dello Stato, solo
che quello ha male esercitato la propria attribuzione e quindi ha menomato le
attribuzioni di un altro potere dello Stato
• Non si contesta la titolarità dell'attribuzione ma il modo attraverso cui è stata
esercitata
• Es. un parlamentare offende una persona, allora si avvia il procedimento
penale; ad un certo punto il potere legislativo, ovvero la Camera di appartenenza del
parlamentare, dice che il parlamentare era nell'esercizio delle funzioni e quindi era
insindacabile, quindi il procedimento giudiziario si blocca e il giudice non può più
procedere; se invece il giudice ritiene che il potere legislativo non ha ragione, perchè
ritiene che abbia male esercitato l'attribuzione dichiarando insindacabile un
parlamentare quando non lo era, allora il potere giudiziario si rivolge alla Corte
- La Corte costituzionale decide attraverso due passaggi:
1. Ammissibilità:
• La Corte valuta se il conflitto è ammissibile
• Si tratta di una valutazuone preliminare, senza entrare nel merito
• Se il giudizio è inammissibile si blocca il procedimento
• Se il giudizio è ammissibile avviene una seconda fase

2. Fase di merito:
• La Corte entra nel merito della questione e risolve il conflitto
• L'art. 38 della legge n. 87 del 1953 afferma che "La Corte costituzionale
risolve il conflitto sottoposto al suo esame dichiarando il potere al quale spettano le
attribuzioni in contestazione e, ove sia stato emanato un atto viziato da incompetenza, lo
annulla"

I CONFLITTI DI ATTRIBUZIONE TRA STATO E REGIONI E TRA REGIONI

- Si dicono conflitti inter-soggettivi (= avvengono tra enti diversi, quali lo Stato e la


Regione)
- L'art. 39 della legge n. 87 del 1953 afferma che "Se la Regione invade con un suo atto
la sfera di competenza assegnata dalla Costituzione allo Stato ovvero ad un'altra
Regione, lo Stato o la Regione rispettivamente interessata possono proporre ricorso alla
Corte costituzionale per il regolamento di competenza. Del pari può produrre ricorso la
Regione la cui sfera di competenza costituzionale sia invasa da un atto dello Stato. Il
termine per produrre ricorso è di sessanta giorni a decorrere dalla notificazione o
pubblicazione ovvero dall'avvenuta conoscenza dell'atto impugnato"
-> Ovvero se lo Stato ritiene che la Regione invada le sue competenze può ricorrere
alla Corte e viceversa quando è la Regione a ritenere che lo Stato invada le sue
competenze

- N.B: nel caso in cui la Regione ritienga che lo Stato abbia invaso le sue competenze, la
stessa Regione può decidere se promuovere il giudizio di legittimità costituzionale od il
conflitto di attribuzione
- Per capire in quali casi va applicato l'uno e in quali casi l'altro, è necessario
considerare l'oggetto:
• Quando la lesione deriva da una fonte primaria (= l'oggetto è la fonte primaria), lo
strumento rimane la questione di legittimità costituzionale in via principale
• Quando la lesione deriva da ciascun altro atto che non sia una fonte primaria, lo
strumento da utilizzare è il conflitto di attribuzione

- La lesione può derivare da:


1. Un atto regolamentare (= lo Stato adotta un regolamento in una materia della
Regione)
2. Un atto amministrativo
3. Un atto giurisdizionale
4. Un comportamento od un'omissione
-> In tutti i casi in cui la lesione delle competenze dello Stato o della Regione deriva da
ciò che non è atto legislativo, viene utilizzato come strumento il conflitto di attribuzione
- Motivi del conflitto tra Stato e Regione e tra Regioni:
1. Vindicatio potestatis (= rivendico l'attribuzione)
2. Menomazione (= male esercizio dell'attribuzione es. quando è prevista la
richiesta di un parere alla Regione e ciò non viene fatto)

- Quello proposto dinanzi alla Corte è un ricorso


- N.B: La lesione deve essere attuale e concreta
- Differenze tra il conflitto di attribuzione ed il giudizio di legittimità costituzionale in via
principale:
1. Oggetto (= differenza sostanziale): a seconda dell'oggetto viene applicata una o
l'altra procedura
2. Nel conflitto di attribuzione sia la Regione che lo Stato devono dimostrare
l'interesse a ricorrere

- Il ricorso va promosso entro 60 giorni dalla notifica o dalla conoscenza dell'atto


- La Corte delibera sulla spettanza della competenza o sul suo corretto esercizio
-> può eventualmente annullare l'atto

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