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INTRODUZIONE ALLA LEGISLAZIONE

La funzione del diritto molto basicamente è quella di garantire la sopravvivenza e l'ordinato


sviluppo di una società evitando che l’ordine sociale venga minacciato dai comportamenti
egoistici degli individui. Potremmo sintetizzare dicendo che il diritto esprime l'organizzazione
di una società e si manifesta attraverso un insieme di norme che costituiscono le regole a
cui tutti i consociati devono adeguarsi. Quindi, in generale, le norme servono per garantire la
conservazione di un gruppo sociale e la convivenza al suo interno. Dobbiamo specificare
che, innanzi tutto, alcune regole, sebbene perseguono il fine generale di pacifica
convivenza, hanno un carattere soprattutto repressivo in quanto stabiliscono le conseguenze
sfavorevoli da applicare a chi viola le regole. Quali sono queste conseguenze? Sono le
cosiddette sanzioni. Quindi l'ordinamento reagisce nei miei confronti applicando una
sanzione per aver violato la regola generale. Esistono anche altre funzioni, ad esempio le
regole giuridiche che organizzano la distribuzione dei beni e le utilità o altre regole che
invece determinano l’organizzazione dei poteri. Questo gruppo di norme si occupa
soprattutto di distribuire il potere, di organizzare le autorità, il potere e il suo relativo
esercizio. Di cosa si compone il diritto? Bisogna innanzitutto distinguere tra norme sociali e
norme giuridiche, ma cos'è una norma? Una norma è una regola di condotta, una regola di
comportamento posta da una fonte del diritto che ci dice che tipo di comportamento bisogna
adottare. Per cui, le norme sociali sono regole di condotta tramandate dalle tradizioni, dal
costume di un popolo in un dato momento storico. La norma giuridica, invece, è una regola
di condotta accompagnata da una sanzione.
- Quali sono le caratteristiche della norma giuridica?
- Generale: si riferisce a tutti quei casi che vengono a trovarsi in quella
situazione prevista dalla norma, si rivolge a una cerchia indeterminata di
soggetti ed è applicabile a tutti coloro che si trovano nella situazione prevista
dalla norma;
- Astratta: non si riferisce ad un fatto concreto, ma ad una serie ipotetica di
fatti ripetibili nel tempo;
- Innovativa: la norma giuridica disciplina dei casi che non erano regolate
precedentemente, o viene modificata una norma precedente;
- Eteronoma: non disciplina uno stato psicologico, ma un comportamento che
va a manifestarsi esteriormente;
- Coattiva: la violazione della norma dà origine a una sanzione.
Il nostro diritto si divide in:
- Penale= reati gravi con processo penale
- Civile= rapporti civili tra soggetti dell’ordinamento

Nell’ambito del diritto civile ci sono diverse branchie:


- Diritto privato o civile
- Diritto pubblico (beni culturali) = disciplina l’attività e l’organizzazione delle
pubbliche amministrazioni e i rapporti pubblicistici che intercorrono tra le pubbliche
amministrazioni e i privati o soggetti terzi
Le pubbliche amministrazioni sono tutte quelle organizzazioni attraverso cui stato, comune,
province ecc svolgono la propria attività pubblicistica di interesse pubblico
La legge attribuisce a ogni singola amministrazione un interesse pubblico da perseguire (es.
ASL= sanità pubblica, AGENZIA DELLE ENTRATE= riscossione dei tributi, GUARDIA DI
FINANZA= accertare che i cittadini rispettano norme tributarie ecc...) ma ci sono
amministrazione che svolgono anche interessi più ampi e generali localizzati nel proprio
territorio (es. regione, comune ecc)

CODICE DEI BENI CULTURALI


- Decreto legislativo del 22 gennaio 2004 n°42
- Il ministero dei beni culturali si occupa specificatamente della cura e della tutela dei
beni culturali= interesse pubblico primario costituzionalmente garantito
- Si occupa anche del paesaggio
- è una materia - normativa sui beni culturali che rientra in una branca del diritto civile:
il diritto pubblico/diritto amministrativo

DIRITTO PRIVATO: Ulpiano definisce il diritto privato come “l'utilità dei singoli”. Regola i
rapporti delle persone private fra loro, ma anche fra i privati e la pubblica amministrazione
quando quest’ultima agisce come un privato. Infine il diritto può essere inteso in due
significati principali:
- diritto oggettivo: è l'ordinamento giuridico, l'insieme delle norme giuridiche;
- diritto soggettivo: è la particolare situazione individuale di vantaggio di un soggetto
che è protetta da una norma giuridica. È una posizione giuridica che l'ordinamento
giuridico riconosce e tutela in capo al suo titolare.
Il diritto privato disciplina i rapporti tra tutti i soggetti del nostro ordinamento, pubblici e
privati.
- I cittadini occupano la stessa posizione e nessuno prevarica sull’altro, i rapporti sono
paritetici
- Qualsiasi soggetto può stabilire un rapporto con altro soggetto tramite CONTRATTO:
un accordo (principio 1321)
- ACCORDO: incontro tra 2 o più volontà concordi su un determinato bene e il
suo prezzo
- i soggetti sono equiordinati: nessuno può imporre la volontà all’altro soggetto
ma entrambi devono essere d’accordo
- vale anche per la pubblica amministrazione
- Il rapporto giuridico è un fascio di azioni, di comportamenti, e dal contratto ne
nascono 2:
- obblighi
- diritti
- detto anche rapporto obbligatorio: il soggetto si assume un'obbligazione nei
confronti dell’altro che, in via correlata, acquisirà il diritto a ottenere
soddisfazioni dell’obbligazione.
- il venditore avrà il diritto di ottenere il pagamento e l’obbligo di
consegnare il prodotto. Viceversa il compratore.
DIRITTO PUBBLICO: É quella parte del diritto che regola l’organizzazione e l'attività delle
persone giuridiche pubbliche e i limiti dei loro poteri in rapporto ai diritti dei cittadini. Si
occupa di come ristabilire e di com’è organizzato un ente pubblico, e che tipo di attività può
svolgere. Comprende numerosi settori: diritto costituzionale, diritto amministrativo, diritto
processuale, diritto ecclesiastico, diritto tributario.
➢ É definito “diritto speciale” perché si applica a tutti i soggetti dell’ordinamento, anche
alle pubbliche amministrazioni stesse quando non agiscono con autorità secondo le
regole generali stabilite dal Codice Civile
➢ Esso è caratterizzato da un atteggiamento di SUPREMAZIA esercitando il proprio
potere amministrativo.

Si occupa dei rapporti tra pubblica amministrazione, in senso soggettivo (ministeri, governo,
regione, comune, provincia, asl,...), dei rapporti tra le diverse amministrazioni (Stato -
regione, comuni - province,...) e i rapporti tra la pubblica amministrazione e i privati cittadini.
- è derogatorio rispetto ai principi generali stabiliti dal codice civile
- Deroga al diritto civile
- disciplina organismo particolari sottoposti ad una specificità pubblicistica distinta e
autonoma rispetto alla disciplina stabilita dal diritto privato
- i rapporti tra i soggetti pubblici sono disciplinati in modo specifico rispetto al diritto
privato come la loro attività
- la pubblica amministrazione nei confronti del cittadino può, nei casi previsti dalla
Legge, esercitare attività di IMPERIO
- può imporre la propria volontà attraverso degli obblighi unilateralmente (a
prescindere e contro la volontà del soggetto per perseguire il proprio
interesse)
- Nel diritto pubblico, gli obblighi sono correlati ad un’attività imperiativa: potere
amministrativo
- La pubblica amministrazione deve perseguire l’interesse della collettività e
questo prevale sull’interesse del singolo (potere di supremazia)
Legge 241 - 1990
Fa parte del diritto pubblico la pubblica amministrazione: soggetti del nostro ordinamento,
previsti dalla Legge, con disciplina normativa specifica, diversa e derogatoria, rispetto alle
soggettive disciplinate dal Codice Civile.
- Hanno disciplina autonoma
- amministrazione in senso soggettivo: strutture pubbliche
- amministrazione in senso oggettivo: attività
- pubbliche amministrazioni fondamentali:
- STATO: potere legislativo, giudiziario ed esecutivo
- REGIONI
- COMUNI
- PROVINCIE
- CITTÀ METROPOLITANE
→ Costituiscono il nucleo fondamentale del nostro Stato senza i quali non ci sarebbe
(previste come necessarie dalla nostra Costituzione)
- A livello centrale, la pubblica amministrazione, è divisa in ministeri
- Ogni ministero ha una serie di competenze omogenee definite sempre dalla
Legge (es: Salute, Trasporti, Interni, Esteri,...)
- La materia dei Beni Culturali rientra nella competenza del Ministero della
Cultura (MiC)
- Regioni, comuni, province e città metropolitane sono altri enti autonomi, distinti e
perseguono propri interessi pubblici.
- Definiti enti pubblici territoriali
- Hanno competenze amministrative e la loro finalità è tutelare tutti gli aspetti
del territorio (come i Beni Culturali)
IL POTERE AMMINISTRATIVO
È il potere di imporre obblighi di fare/non fare/ sopportare,... al soggetto destinatario
imperativamente, della pubblica amministrazione.
- Anche detto attività amministrativa o attività di supremazia / autoritaria della pubblica
amministrazione
- È sempre esercitato per un’interessante pubblico stabilito dalla Legge
- È un’attività procedimentalizzata = deve seguire un procedimento specifico cioè una
serie di adempimenti disciplinati dalla Legge che devono essere rispettati -> garanzia
per il cittadino che deve essere tutelato, deve conoscere i motivi, valutare, poter
interloquire, contestare ecc...
- È derogatorio rispetto alle norme comuni che valgono per qualsiasi soggetto
dell’ordinamento
- È, quindi, espressamente previsto dalla Legge e sottoposto al principio di Legalità
- si divide in 2:
- NOMINATIVITÀ: previsto da una singola norma di Legge
- La norma deve attribuire il potere ad una pubblica
amministrazione.
- Deve individuare, al suo interno, l’organo (ufficio) che può
esercitare quel potere → Principio di competenza
- Deve definire puntualmente l’esercizio del potere
- Deve stabilire l’interesse pubblico per il quale può esercitare
quel potere.
- TIPICITÀ: gli effetti che può produrre l’esercizio del potere devono
essere predeterminati dalla Legge
- Non possono essere cambiati o modificati dalla pubblica
amministrazione.
- La pubblica amministrazione non può inventarsi il
potere
Per esercitare il potere, nel provvedimento amministrativo, l’atto finale applica al singolo
caso concreto il potere astrattamente previsto dalla norma.
Tutti i poteri amministrativi pubblici sono esercitabili per il raggiungimento e cura
dell’interesse pubblico.
- per esempio: per i Beni Culturali i poteri hanno la finalità specifica di tutelare e
valorizzare i Beni.
CARATTERISTICHE DEL POTERE AMMINISTRATIVO:
1. Imperatività o autoritatività: capacità della pubblica amministrazione di imporre
obblighi al soggetto, incidendo nella sfera giuridica del destinatario,
indipendentemente dalla volontà e, talvolta, contro la volontà del soggetto.
2. Attività unilaterale: capacità di imporre obblighi o effetti indipendentemente dalla
stipulazione di un contratto bilaterale e quindi dall’accoglimento/collaborazione del
soggetto coinvolto.
3. Esecutività: capacità di produrre effetti giuridici nel momento in cui si è concluso
l’esercizio del potere → effetti immediati
4. Esecutorietà o autotutela esecutiva: la pubblica amministrazione può portare a
esecuzione coattiva il provvedimento emanato
- Espressamente prevista dalla Legge
- Non per tutti i poteri amministrativi
- Quando il soggetto destinatario di un provvedimento non adempie
spontaneamente all’obbligo, la pubblica amministrazione richiede autotutela
esecutiva
- Giudice → esecuzione forzata
5. Autotutela decisoria: la pubblica amministrazione. una volta emesso un
provvedimento, può ritornare sulle proprie decisioni → riesaminare, modificare o
eliminare il provvedimento.
- per ragioni di pubblico interesse.
- 2 poteri di autotutela (di 2° grado):
- Potere di annullamento d’ufficio: la pubblica amministrazione emana
un provvedimento amministrativo e si accorge di aver violato alcune
norme giuridiche.
- la pubblica amministrazione procede all’annullamento del
provvedimento che lei stessa ha emanato.
- Non è obbligata a farlo (non è un giudice) ma lo farà solo
quando ha un interesse pubblico specifico all’eliminazione del
provvedimento
- è diverso dall’annullamento giurisdizionale (del giudice)
- Quando un soggetto ritiene che il provvedimento
amministrativo, di cui è destinatario, sia illegittimo.
- il giudice amministrativo si accerta che sia stata fatta
effettivamente una violazione di Legge e, in caso
positivo, è obbligato ad annullare il provvedimento.
- è diverso dal ricorso amministrativo
- invece di andare dal giudice, il soggetto, fa un ricorso
alla stessa pubblica amministrazione chiedendo
l’annullamento del provvedimento
- la pubblica amministrazione dovrà annullare il
provvedimento se riscontra illegittimità (come il
giudice).
- Potere di revoca: la pubblica amministrazione rivaluta e riesamina il
provvedimento affinché sia conforme all’interesse pubblico che deve
perseguire → valutazione di merito
- Controlla che il provvedimento emanato sia il migliore ( cioè
quello che consente la migliore cura e soddisfazione per
l’interesse pubblico.
- Controlla che l’intervento prescritto nel provvedimento sia
adeguato alla soddisfazione dell’interesse pubblico e alla
conservazione dell’interesse culturale.
- Con la revoca, il provvedimento non produrrà più ulteriori effetti
e verrà eventualmente sostituito con un altro provvedimento.

Ogni potere amministrativo viene esercitato per la cura dell’interesse pubblico, che prende il
nome di interesse pubblico primario.( interesse previsto dalla Legge che disciplina quel
singolo potere) → per i Beni Culturali l’interesse pubblico primario sono la Tutela e la
Valorizzazione

IL PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO
I poteri amministrativi possono essere esercitati solo attraverso un procedimento
amministrativo.
- è il processo di formazione finale del provvedimento amministrativo; cioè quella serie
di atti e adempimenti necessari per consentire la formazione del provvedimento.
- Deve rispettare diverse fasi, diversi adempimenti, per svolgere diverse funzioni e
attività, disciplinate dalla Legge.
- Funzione di Garanzia: Serve per garantire il soggetto destinatario; cioè esso deve
avere la possibilità di difendersi prima che venga emanato il provvedimento e di
influenzare l’attività della pubblica amministrazione
- Funzione di Collaborazione: Il procedimento amministrativo deve essere il miglior
provvedimento volto alla cura dell’interesse pubblico e, per fare questo,
l’amministrazione procederà ad un’istruttoria e a fare una serie di valutazioni
- consente la collaborazione di soggetti e di altre amministrazioni interessate
nella formazione del provvedimento
- La legge generale sul procedimento amministrativo è la Legge 241 del 1990
- Ha poi anche una serie di norme speciali
- Nel procedimento amministrativo sono previste 3 fasi necessarie:
1. Avvio
2. Istruttoria: fase in cui si raccolgono le prove, atti e documenti
3. Decisoria: fase in cui viene adottato il procedimento finale
- Due tipi di potere amministrativo:
- Poteri vincolati: avviene quando la Legge che attribuisce il potere definisce
tutte le condizioni soggettive e oggettive (principio di attribuzione,
competenza, interesse pubblico, effetti, come deve essere esercitato,
condizioni, contenuto, presupposti,...) e la pubblica amministrazione non deve
fare altro che dare mera attuazione al dato normativo
- la pubblica amministrazione ha il dovere di esercitare il potere quando
si verificano tutti i presupposti della Legge
- esempio: imposizione fiscale
- In molti casi dei poteri vincolanti sono previste, durante il
procedimento, valutazioni tecnico discrezionali
- A volte, i presupposti previsti dalla Legge richiedono una
regola tecnica che comporta valutazioni tecnico discrezionali
(es. Perizia medica)
- Poteri discrezionali: La Legge non definisce tutti gli aspetti e condizioni, ma
riserva alla pubblica amministrazione il compito di fare valutazioni autonome
dette valutazioni discrezionali.
- Le valutazioni variano a seconda dei poteri amministrativi
- Può riguardare diversi aspetti dell’esercizio del potere (es. se
emanare il provvedimento)
- Quando è più opportuno e conveniente, per la pubblica
amministrazione, emanare il provvedimento.
- La pubblica amministrazione quando ha un potere
discrezionale fa una valutazione comparativa di interessi
coinvolti nell’esercizio del potere= valuta gli interessi coinvolti
(secondari) in funzione dell’interesse pubblico primario previsto
dalla Legge del potere
- Il potere deve essere sempre previsto dalla Legge. Ci sono degli
aspetti che necessariamente devono essere disciplinati da ogni Legge
?? del potere:
- Attribuzione
- Competenze
- Interesse pubblico primario
- Effetti
- L’amministrazione fa una valutazione di opportunità e convenienza
all'emanazione del provvedimento
- Valutazione comparativa di interessi tra quelli pubblici e privati
secondari coinvolti nell’esercizio del potere
- Sceglie la soluzione migliore che consente: il miglior sacrificio
possibile di tutti gli interessi secondari e la massima
soddisfazione dell’interesse pubblico primario.
- Si possono distinguere due figure:
- La discrezionalità pura/amministrativa: valutazione
comparativa di interessi secondari in funzione del
raggiungimento dell’interesse pubblico primario
- non può essere delegata
- La discrezionalità tecnica: L’amministrazione per assumere
una decisione, ed emettere un provvedimento amministrativo,
ha dei margini di scelta valutativi in relazione e funzione
dell'applicazione dell’esercizio del potere di discipline o norme
tecniche specialistiche
- Deve risolvere problemi tecnici (es. Stabilire se un
ponte è stato costruito bene dal punto di vista
architettonico ed ingegneristico)
- Il margine di valutazione è autonomo. Riguarda norme
tecniche specialistiche che non danno risultati certi
- Molto spesso sono devolute ad altri soggetti
- La pubblica amministrazione non ha le
competenze tecniche adeguate
- Quando l'amministrazione ha un potere discrezionale, non è libera
qualsiasi tipo di valutazione ma deve seguire delle regole e principi
importanti:
- il fine: deve essere sempre perseguito l’interesse pubblico
- regole di comportamento:
➔ tutte le valutazioni devono essere indicate e motivate.
➔ La valutazione si deve basare su una istruttoria
puntuale, completa ed esaustiva.
➔ rispettare il principio di ragionevolezza: la decisione
assunta deve essere logica e non irrazionale.
➔ rispettare il principio di proporzionalità: la decisione
deve essere proporzionata al fine pubblico che deve
essere perseguito.
➔ Non ci deve essere contraddittorietà.
➔ Deve essere imparziale: deve valutare oggettivamente i
fatti e non deve avere interessi personali nell’esercizio
del potere.
IL POTERE ESPROPRIATIVO O ABLATORIO
È quel provvedimento che incide negativamente sulla sfera giuridica del soggetto
destinatario, perché la comprime, la riduce
- ha effetti limitativi
- impone un obbligo (es. impone di pagare una tassa o un provvedimento sanitario
obbligatorio o leva militare)
- limitazione o eliminazione della proprietà privata
- riduzione di quella proprietà dell’immobile alla pubblica amministrazione
IL POTERE AMPLIATIVO O AMPLIATORIO
Poteri che attribuiscono un diritto o un potere ad un soggetto ampliando la sua sfera
giuridica
- Provvedimenti autorizzazioni: Legge prevede che per esercitare un diritto deve
essere prima fatto un controllo (autorizzazione)
- la finalità è quella di rimuovere un ostacolo di ordine giuridico
- il soggetto ha un diritto e l’autorizzazione controlla che abbia tutti requisiti per
esercitare quel diritto con una valutazione preventiva
- Se il soggetto ha tutti i requisiti la pubblica amministrazione rilascia
l’autorizzazione → Assenso preventivo
- provvedimenti concessori: il soggetto chiede alla pubblica amministrazione un
diritto che prima non aveva (es. concessione balneare)
- si dividono tra:
- Concessioni traslative: Concessioni attraverso il quale
l'amministrazione attribuisce al soggetto il potere di esercitare
un’attività che è riservata dalla Legge alla pubblica amministrazione.
- l’amministrazione trasferisce sul privato la possibilità di
esercitare il potere
- il soggetto diventerà concessionario
- sono concessioni di servizi pubblici o beni demaniali (beni che
appartengono allo Stato)
- Concessioni Costitutive: Viene attribuita una qualificazione giuridica
che spetta all’amministrazione creare. (es. onorificenze, concessione
cittadinanza italiana, permesso di soggiorno, di lavoro temporaneo,...)

LEGGE 241 DEL 1990


La legge 241 del 1990 stabilisce norme generali che si applicano a tutti i procedimenti
amministrativi e a tutti i provvedimenti amministrativi salvo che le singole leggi di settore non
prevedano norme speciali.
- La Legge, salvo casi eccezionali, non può essere derogata.
Il codice dei beni culturali stabilisce norme specifiche che riguardano la materia integrando
quelle previste dalla legge 241.
L’attività amministrativa è sempre procedimentalizzata, sia che eserciti un potere
amministrativo, sia che eserciti un potere speciale di supremazia nei confronti dei soggetti,
sia che agisca con norme previste dal diritto civile come ogni altro cittadino.
- il Procedimento amministrativo è una serie concatenata di atti e adempimenti
necessari, previsti dalla Legge, al fine di esercizio del potere amministrativo.
- Definito anche come attività di trasformazione del potere, previsto in modo
generale ed astratto dalla Legge, in regola che disciplina il caso concreto.
- Funzione amministrativa
- Finalità del procedimento:
1. Garanzia di difesa del soggetto nei confronti del quale l’esercizio del
potere è destinato a produrre effetti.
a. Possibilità per il soggetto di fare un ricorso amministrativo, che
annulli o revochi il provvedimento
2. Interesse dalla pubblica amministrazione di rendere il procedimento
frutto di una valutazione dei fatti imparziale e completa
3. Garantire pubblicità e trasparenza
a. Tutti i cittadini, coinvolti o meno, devono poter controllare il
processo di formazione della decisione pubblica
- Fasi del procedimento:
1. Avvio
2. Istruttoria
3. Decisoria
4. Integrativa dell’efficacia. (Non prevista per tutti ma per procedimenti
con norme speciali)
ARTICOLO 1
1. l’attività amministrativa persegue sempre i fini pubblici determinati dalla Legge. Essa
è retta dai criteri di:
- economicità (minor dispendio di denaro e risorse umane)
- efficacia (massimizzazione del risultato col minor sacrificio possibile degli
altri interessi)
- imparzialità
- pubblicità (tutti gli atti devono essere pubblici e conoscibili dal soggetto
interessato)
- trasparenza (l’attività deve essere conoscibile da tutta la collettività e non
solo dal soggetto interessato)
2. Stabilisce anche che la pubblica amministrazione adotta gli atti di natura autoritativa,
qualora siano previsti dalla Legge
3. I rapporti tra cittadino e pubblica amministrazione sono improntati al principio della
collaborazione e della buona fede
4. Principio di non aggravamento del procedimento amministrativo
- l’amministrazione svolge l’attività strettamente necessaria per arrivare alla
decisione finale. Non aggravare con adempimenti inutili o non rilevanti per il
procedimento amministrativo
ARTICOLO 2
1. Il procedimento amministrativo deve avere tempi delimitati
- Non è possibile che l’amministrazione apra un procedimento e non lo
concluda o lo concluda dopo tanto tempo. (svantaggioso per il soggetto
destinatario e per l’amministrazione stessa)
2. Ogni procedimento amministrativo avviato dalla pubblica amministrazione deve
essere concluso con un provvedimento espresso (atto formale scritto)
3. Il procedimento deve concludersi entro i termini stabiliti dalla Legge che disciplina il
singolo procedimento
- Se la singola legge non prevede termini, la Legge 241 prevede che il termine
sia di 30 giorni dal momento in cui viene avviato.
4. Se non vengono rispettati i tempi stabiliti, il silenzio non assume nessun significato e
non produce nessun effetto (non è silenzio assenso e non è silenzio diniego) e il
soggetto destinatario può
a. Rivolgersi al superiore gerarchico, il quale, avrà il termine dimezzato della
metà (es. se per l’amministrazione era 30, per lui 15) per emanare il
provvedimento.
b. Chiedere tutela giurisdizionale: facendo ricorso al giudice amministrativo può
chiedere che l’amministrazione concluda il procedimento amministrativo con
l’adozione di un provvedimento espresso.
5. Se il soggetto ha subito dei danni, per l’inerzia della pubblica amministrazione, potrà
chiedere anche il risarcimento del danno.
6. Il soggetto può richiedere che per ogni giorno di ritardo, della pubblica
amministrazione, un indennizzo forfettario (che non può essere mai superiore ai
2000 euro)
7. Il funzionario che rimane inerte avrà delle conseguenze sotto profilo amministrativo:
a. Sarà sottoposto ad un procedimento disciplinare (passivo di sanzioni
amministrative)
b. Verrà considerata l’inerzia ai fini della valutazione delle performance annuali
ARTICOLO 3
1. Qualsiasi provvedimento della pubblica amministrazione deve essere motivato
- Devono essere rese esplicite dal soggetto destinatario le ragioni in fatto e in
diritto su cui si basa la decisione dell’amministrazione e le norme su cui si
basa l’esercizio del potere.
- Vale per tutti gli atti della pubblica amministrazione (anche un contratto) a
eccezione per gli atti normativi e gli atti a contenuto generale.
- In ogni atto devono essere indicati i termini e le autorità cui il soggetto può
ricorrere.

IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO


ARTICOLO 4: Per ogni procedimento che l’amministrazione apre, deve nominare un
responsabile del procedimento. La sua è una funzione essenziale: deve compiere tutti gli
adempimenti e atti necessari per arrivare all’adozione del provvedimento finale.
ARTICOLO 5: Per tutti i procedimenti amministrativi, la Legge individua l’unità responsabile
nell’ambito dell'amministrazione. Il dirigente di questa unità dovrà individuare per ogni
singolo procedimento il funzionario che ha il compito di assumere il ruolo di responsabile.
- Se non c’è questa nomina, la Legge 241 dice che sarà lo stesso dirigente il
responsabile.
ARTICOLO 6: stabilisce il responsabile del procedimento che ha diversi compiti
fondamentali:
1. Cura l’avvio, la prima fase del procedimento
2. É responsabile dell’istruttoria: valuta ai fini istruttori le condizioni di ammissibilità, i
requisiti di legittimazione, il presupposto che siano rilevanti per l’emanazione del
provvedimento amministrativo
3. Accerta l’ufficio e i fatti o attribuisce a soggetti terzi il compito di svolgere
accertamenti istruttori e tecnici
4. Valuta che ci siano tutti i presupposti oggettivi e soggettivi per l’emanazione del
provvedimento
5. Indice eventualmente la conferenza di servizi
6. Se è previsto dalla Legge, adotta il provvedimento finale
- Normalmente non è lui il soggetto che emana il provvedimento finale ma
l’organo decidente

FASE DI AVVIO DEL PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO


- 2 modi di apertura:
1. Avvio d'ufficio: Quando si verifica l’ipotesi prevista dalla Legge attribuita al
potere, l’amministrazione DEVE avviare il procedimento, salvo che si tratti di
un caso discrezionale.
a. L’amministrazione agisce d’ufficio, normalmente in tutti i casi in cui
esercita un potere ablatorio
b. L’amministrazione dovrà dare comunicazione dell’avvio del
procedimento ai soggetti interessati che sono:
- soggetti pubblici o privati che per Legge devono intervenire nel
procedimento
- i futuri destinatari del procedimento amministrativo, su cui esso
avrà effetti diretti e immediati
- i soggetti, diversi dal destinatario e dunque non diretti
interessati, ma a cui il provvedimento possa causare un
pregiudizio (danno) dalla sua emissione.
- Soggetti che possono partecipare al procedimento pur non
essendo interessati (contro interessati)
- qualsiasi soggetto pubblico che sia interessato
- Soggetti privati (comitati e associazioni) che il
procedimento possa pregiudicare.
- essi hanno la facoltà di accedere al fascicolo d’ufficio in
modo da valutare tutti i documenti e gli atti ed
eventualmente potersi difendere.
2. Avvio su istanza di parte: Su espressa domanda del soggetto
a. Quando il procedimento avrà ad oggetto un provvedimento ampliativo
b. Verrà presentata l’istanza alla pubblica amministrazione
ARTICOLO 7
l’amministrazione deve avvertire i soggetti dell’avvio del procedimento tramite
comunicazione.I soggetti sono
● Coloro che subiranno gli effetti diretti e immediati del provvedimento
● Coloro che per legge devono intervenire (es. altre amministrazioni coinvolte
indirettamente)
● Coloro che possono avere un interesse contrario all’emanazione del provvedimento
amministrativo (che siano individuati o facilmente individuabili)
Nel caso in cui il procedimento sia ad istanza di parte questa comunicazione si riduce a due
categorie (chi deve intervenire e i contro-interessati) poiché è proprio chi ne subirà gli effetti
a richiederlo.
Al soggetto che ha presentato l’istanza deve essere data la ricevuta (sopra sono indicati i
termini entro i quali la pubblica amministrazione è tenuta a rispondere e concludere il
procedimento amministrativo -> dalla data di protocollazione decorre il termine)
ARTICOLO 9: cita le parti eventuali del procedimento amministrativo e cioè qualunque
soggetto portatore di interessi pubblici/privati/diffusi a cui il provvedimento possa arrecare
dei problemi diretti → contro-interessati non individuati o non facilmente individuabili e
associazioni di categoria da cui possa derivare un pregiudizio
Possibilità partecipative del soggetto interessato:
1. Possibilità di prendere visione degli atti del procedimento e presentare memorie e
documenti in relazioni del procedimento che, se pertinenti, l’amministrazione è
obbligata a visionare
2. Richiedere l’accesso al fascicolo d’ufficio del procedimento
a. Ottenere la conoscenza ed eventualmente la copia di tutti i documenti e atti
su cui si fonda l’esercizio del potere

FASE ISTRUTTORIA DEL PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO


Il responsabile del procedimento eseguirà direttamente gli atti istruttori necessari oppure
chiederà a soggetti terzi di espletare atti istruttori che il responsabile non può fare perché
non ne ha le competenze.
La fase istruttoria è caratterizzata da:
1. Accettazione dei fatti, che può essere:
- Semplice: L’amministrazione deve valutare i documenti e verificarne il
contenuto.
- Complessa: Oltre ad acquisire e apprendere il contenuto del documento è
necessario fare delle valutazioni di fatti e interessi, compiendo dei veri e
propri accertamenti tecnici discrezionali da parte di soggetti terzi ( organi, enti
pubblici con le proprie competenze o enti privati) (es. dopamina)
- Articolo 17: il soggetto a termine di 90 giorni dovrà scrivere la propria
valutazione e restituirla al responsabile.
2. Acquisizione degli interessi:
- L’amministrazione responsabile del procedimento può acquisire tutti gli
interessi che reputa opportuni, anche se non espressamente previsti dalla
Legge, e valutarli (valutazione di discrezionalità pura→ valutazione
comparativa degli interessi) ma con il limite del NON AGGRAVAMENTO
- É fatta dal soggetto destinatario
- La pubblica amministrazione, per acquisire un interesse tutelato da un'altra
amministrazione, chiede un PARERE = giudizio con cui l’amministrazione
esprime una propria valutazione in funzione degli interessi di cui è titolare
- parere obbligatorio: pareri che DEVONO essere richiesti in quanto
la Legge che disciplina uno specifico procedimento lo impone
- es. modifica di un immobile tutelato: il soggetto dovrà chiedere
il parere all’amministrazione che cura l’immobile
- Parere facoltativo: Anche se non è previsto dalla Legge, il
responsabile può richiedere comunque un parere per avere una
visione completa.
- Il parere non vincola il responsabile del procedimento. É un giudizio
che viene dato e che deve essere tenuto conto, ma che non vincola.
- Può adeguarsi al parere o discostarsi con motivazione.
- In casi eccezionali il parere può essere vincolante (previsto dalla
Legge) e l’amministrazione non potrà discostarsene.
ARTICOLO 16: prevede che il parere debba essere rilasciato entro 20 giorni dalla richiesta.
- Se ciò non avviene, l'amministrazione procede indipendentemente dal parere
- Per le amministrazioni preposte alla cura di interessi pubblici (tutela ambientale,
tutela paesaggistica-territoriale, tutela della salute del cittadino) non si può
prescindere dal parere e quindi non vale il limite di 20 giorni perché esse rientrano
negli interessi primari che lo Stato deve perseguire (previsti dalla costituzione).
ARTICOLO 17: Per le valutazioni tecniche, il termine è di 90 giorni (la valutazione tecnica è
più complessa rispetto alla valutazione di interessi meramente discrezionale).
Nel caso in cui questo termine non sia rispettato, l’Amministrazione non può prescindere
dalla valutazione tecnica ma dovrà richiedere le stesse valutazioni ad altre amministrazioni o
enti pubblici qualificati e con una capacità equipollente → istituti universitari.
- Il vincolo di 90gg non si applica sempre nel caso di tutela ambientale, tutela
paesaggistica-territoriale e tutela della salute del cittadino.
STRUMENTI SEMPLIFICATORI
Se vengono richieste più valutazioni tecniche e/o pareri, esiste un modo più semplice per
acquisirli: La conferenza di servizi (ARTICOLO 14)
- Essa è prevista dalla legge nel caso di più pareri o valutazioni tecniche ed è
OBBLIGATORIA
- L’amministrazione responsabile del procedimento avvierà questa conferenza dei
servizi e potrà richiedere un parere a tutte le amministrazioni riunite nella stessa
sede (conferenza sincrona). In questo modo le amministrazioni possono anche
discutere tra loro e si giunge e valutazioni uniforme, omogenee, unanimi...
- Un altra modalità è quella della conferenza asincrona →l’amministrazione
responsabile del procedimento chiede a tutte le altre amministrazioni, con un’unica
richiesta, di esprimere un parere fissando un termine uguale per tutte (45gg)

Una volta conclusa la fase istruttoria, toccherà all’organo decisionale concludere il


provvedimento.
Nel caso della richiesta ad istanza di parte, se il responsabile ritiene che la richiesta non
possa essere accolta, deve dare risposta immediata al soggetto, prima che venga adottato il
procedimento finale → PREAVVISO di rigetto
ARTICOLO 10 BIS: Il soggetto ha tempo 10 giorni per proporre memorie, osservazioni e
documenti volti a superare i motivi del preavviso di rigetto.
- Qualora lo faccia, queste osservazioni e documenti, dovranno essere valutati nel
provvedimento finale.
- Se confermerà il preavviso di rigetto, dovrà essere motivato anche in merito
alle osservazioni del preavviso (organo decisorio)
- comporterà un ulteriore aggravamento dell’obbligo generale di
valutazione del provvedimento finale
FASE DECISORIA DEL PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO
Normalmente il procedimento si conclude con un provvedimento espresso (art. 2).
Si prende la decisione in base ai risultati dell’istruttoria. L’organo decidente emana il
provvedimento; nel caso sia vincolato dovrà basarsi esclusivamente sull’istruttoria, nel caso
sia discrezionale ci saranno autonome valutazioni di interessi e avrà più margini di
decisione.
→ la soluzione più adeguata è quella che consente di soddisfare l’interesse pubblico
primario con il minor sacrificio possibile di tutti gli altri interessi privati e pubblici coinvolti
(interessi secondari)

La fase decisoria è adottata da un organo diverso dal responsabile del procedimento, salvo
casi eccezionali stabiliti dalla Legge.
Sono previste 3 ipotesi:
1) Fase decisoria Provvedimentale: il procedimento si conclude secondo l’articolo 2,
con l’adozione di un provvedimento espresso (scritto).
a) Provvedimento= Atto che conclude il procedimento e produce gli effetti
autoritativi, imperativi, unilaterali propri dell’esercizio del potere.
b) Diverse possibilità:
- Organo monocratico: soggetto che emana il provvedimento finale
(ipotesi più semplice)
- Organo collegiale: più membri → regole apposite
- Provvedimento assunto sulla base di accordi e interventi all’interno
della fase decisoria di altri soggetti. Emanato dall’organo decidente
previa proposta di un’altra amministrazione.
2) Fase decisoria Tacita: Quando il provvedimento è sostituito da un silenzio della
pubblica amministrazione → la Legge prevede che se l’amministrazione non si
esprime entro il termine di conclusione del provvedimento (30 giorni) il silenzio
assume un significato preciso:
a) Silenzio assenso: accoglimento dell’istanza.
b) Silenzio diniego: rigetto dell’istanza. Riguarda solo quei procedimentale
specifici per i quali la Legge prevede il rigetto.
➔ Per i procedimenti ad istanza di parte, di norma, il silenzio non assume
nessun significato (articolo 2).
◆ L’articolo 20, prevede un’eccezione per alcune situazioni in cui il
silenzio assume il significato di assenso anche per i procedimenti ad
istanza di parte.
◆ Secondo l comma 4 dell’articolo 4, non si applica il silenzio assenso
per:
● Patrimonio culturale e paesaggistico
● L’ambiente
● La difesa nazionale
● La sicurezza pubblica
● La salute
● La pubblica incolumità
● Immigrazione
● Cittadinanza
● …

3) Fase decisoria Negoziale: il procedimento si conclude con un accordo tra pubblica


amministrazione e privato destinatario dell’esercizio del potere.
a) No contratto normale ma accordo pubblicistico
b) l’articolo 11 regola gli accordi procedimentali
■ Accordi integrativi: integrano il contenuto del provvedimento finale;
riguardano solo una parte del provvedimento, che dovrà essere
emanato. (parte discrezionale)
■ Accordi sostitutivi: sostituiscono integralmente il provvedimento
amministrativo. Il procedimento si concluderà con l’accordo.
ARTICOLO 19 stabilisce il modello semplificatorio per procedimenti ad istanza di parte (in
casi specifici disciplinati dalla legge in cui NON SONO PREVISTE VALUTAZIONI
DISCREZIONALI)
È possibile sostituire l’autorizzazione di un provvedimento amministrativo con la SCIA→
Segnalazione Certificata di Inizio Attività
- In questo caso è il privato cittadino che, invece di chiedere l’apertura del
procedimento, segnala (propria dichiarazione) all’amministrazione di essere
legittimato direttamente dalla Legge ad esercitare una determinata attività.
- Dichiara di avere tutti i presupposti per l’esercizio dell’attività sostituendosi
all’amministrazione
- L’amministrazione farà comunque un controllo successivo all’inizio dell’attività
- Se non ci sono i requisiti presupposti, l’amministrazione interviene ordinando
la cessazione dell’attività ed eventualmente la rimozione di tutti gli effetti
prodotti.
- Generalizzata per tutti i procedimenti ad istanza di parte qualora non siano previste
valutazioni discrezionali da parte dell’amministrazione (controllo vincolato dalla
Legge)
Nei casi in cui non è prevista la quarta fase, il provvedimento adottato produce degli effetti
immediati nella sfera giuridica del soggetto.
- Se incide negativamente, l'effetto sarà sempre subordinato alla previa
comunicazione del provvedimento al soggetto destinatario.
- Entra in vigore dopo la comunicazione
FASE INTEGRATIVA DELL’EFFICACIA DEL PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO
Non è una fase COSTITUTIVA del provvedimento.
Questa fase incide sull’efficacia del provvedimento e ne posticipa gli effetti.
Il provvedimento anche se adottato e idoneo di produrre effetti, non può produrli →
condizione sospensiva
- per entrare in vigore deve superare questa 4 fase che comporta un controllo da parte
di un altro organo o amministrazione
- Solo se il controllo preventivo avrà esito positivo, il provvedimento adottato potrà
entrare in vigore e diventare esecutivo
- Se non supera il controllo, rimane in uno stato di quiescenza → c’è il provvedimento
ma non può produrre effetti
Il controllo può essere:
- Di legittimità: l’organo o amministrazione deve valutare se il procedimento sia
conforme a Legge
- Se così non fosse, potrà essere rimandato all’organo decidente per essere
modificato
- Di merito: oltre alla Legge il provvedimento deve essere conforme all’interesse
pubblico primario perseguito
- Valuta l'opportunità, la convenienza, l’adeguatezza del provvedimento
all’interesse pubblico primario
L’ATTIVITÀ LEGISLATIVA
Le leggi sono discipline generali da seguire (noi le vediamo nella materia specifica della
disciplina dei beni culturali)
C’è una gerarchia di fonti
1. Costituzione è la Legge fondamentale. Fonte primaria che regola tutte le altre
Leggi
2. Fonti normative primarie → Leggi (emanate dallo Stato, attraverso le Camere, e
dalle regioni)
- caratteristiche:
- generalità: si rivolge a tutti i consociati (cittadini)
- astrattezza: regola un rapporto, e questa regola è applicabile in un
numero infinito di volte
- innovatività: secondo alcuni la legge deve essere innovativa e
apportare una novità rispetto all’ordinamento precedente (ipotesi
molto contestata poiché esistono molte leggi, tipo quelle
“interpretative”, che si limitano a interpretare norme precedenti)
- In via eccezionale il governo può emanare decreti legge che hanno un
efficacia di 60gg, entro il termine il Parlamento si deve riunire e convertire il
decreto in Legge, in caso contrario decade e non avrà più effetti (es. occorre
un intervento rapido e non si può aspettare che il parlamento bicamerale di
accordi) → Storicamente il governo ha abusato molto di questo strumento
legislativo.
- Un altro caso è quello della DELEGA del Parlamento al governo per emanare
uno o più decreti legislativi (aventi la medesima forza di una legge). Questa
delega deve stabilire il termine entro il quale il governo deve emanare i
decreti, la materia, l’oggetto e i criteri a cui si deve conformare nel legiferare.
Si tratta di materie tecniche di attività amministrativa ed esecutiva in cui il
governo ha maggior confidenza.
3. fonti normative secondarie → statuti e regolamenti
- Subordinate alla Legge
- Atti con finalità di dare attuazione alle Leggi (fonti normative primarie)
- Sono Generali: si rivolgono a tutta la collettività (statali= territorio nazionale /
regionali= ambito regionale…)
- Disciplinano CASI SPECIFICI (non hanno il carattere dell’astrattezza)
- Sono limitatamente innovative (devono dare attuazione a norme primarie già
vigenti)

COMPETENZE E RAPPORTI TRA STATO E REGIONI


Disciplinato dall’ARTICOLO 117 della Costituzione.
La legge costituzionale n° 3 del 2001 ha modificato radicalmente la materia in questione,
prevedendo:
- Competenza esclusiva dello Stato: solo lo Stato in determinate materie può legiferare
- per quelle materie che richiedono una disciplina uniforme e omogenea su
tutto il territorio nazionale
- (rapporti internazionali, immigrazione, politica estera, moneta, difesa e forze
armate…)
- Lo Stato può comunque delegare le regioni
- Competenza concorrente o ripartita: lo Stato disciplina i principi generali (deve
emanare Leggi cornice) e la regione avrà il compito di disciplinare il dettaglio di
quella Legge
- Competenza residuale ed esclusiva: in tutte le altre materie non rientranti nelle due
competenze precedenti, ha competenza residuale ed esclusiva la regione
- la regione non è vincolata dai principi stabiliti dallo Stato
- non nominata (non sono indicate le materie di questa terza tipologia)

ARTICOLO 9 della Costituzione (principi fondamentali)


La Repubblica promuove la cultura. Lo Stato tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della
Nazione.
- La tutela beni culturale è una competenza esclusiva dello Stato
- la valorizzazione dei beni culturali, invece, spetta allo Stato in competenza
concorrente o ripartita con la regione
Tutela: conservazione del patrimonio artistico-culturale per tramandarlo alle generazioni
future (conservare, proteggere e tramandare) → STATO
Valorizzazione: concetto nato a cavallo tra gli anni 90 e 2000. Si è visto che non basta
tutelare, conservare e proteggere il patrimonio culturale, ma invece è necessario
VALORIZZARLO rendendolo noto e conoscibile ai soggetti (diffondere la conoscenza e la
fruibilità) →STATO & REGIONE

Le regioni sono:
- 15 a statuto ordinario:
- Hanno una medesima autonomia legislativa e cioè da un punto di vista
legislativo hanno o una competenza concorrente e ripartita oppure, in via
residuale, una competenza esclusiva
- valorizzazione e norme di dettaglio in materia dei Beni culturali
- 5 a statuto speciale: Sicilia, Sardegna, Valle d’aosta, Trentino Alto adige e Friuli
Venezia Giulia
- hanno una autonomia differenziata, più ampia.
- Stabilita da uno Statuto speciale approvato con Legge Costituzionale
- Sicilia e Valle d’Aosta hanno un’autonomia molto più ampia
- Sicilia: Competenza legislativa piena (esclusiva) in materia di
conservazione dell’antichità delle opere artistiche.
- Valle d’Aosta: Competenza legislativa integrativa ed attuativa in
materia di antichità delle arti.
- Il Codice dei Beni culturali è una legge peculiare dello Stato, norma
fondamentale di grande riforma economica sociale
- Deve essere applicata anche dalle regioni speciali che hanno una
competenza legislativa piena
Le regioni a statuto ordinario possono richiedere allo Stato maggiori formi di autonomia
- Estensione della propria autonomia in deroga alla disciplina generale stabilita
dall’articolo 117 della Costituzione
- Non in tutte le materie ma solo per alcune
- tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei Beni culturali.
- Norme generali sull’istruzione
- Giurisdizione e norme processuali
- Materie che rientrano nella competenza concorrente e ripartita
- Se accolta questa richiesta, ci sarà una competenza più o meno limitata in materia
della tutela dei beni culturali.
- L’autonomia viene individuata attraverso un’intesa Stato-regione
- La regione deve:
1. Individuare le norme in cui chiede maggiore autonomia
2. Deve, sentiti gli enti locali (comuni e province), fare una espressa
istanza richiesta allo Stato.
3. Deve essere concessa dallo Stato, la maggiore autonomia, con un
Legge che deve essere approvata dalle Camere con maggioranza
assoluta e sulla base dell’intesa.

RIPARTO DELLE COMPETENZE AMMINISTRATIVE


L’ARTICOLO 118 della Costituzione si occupa di ripartire le competenze tra Stato, regioni,
comuni, province e città metropolitane attraverso 3 criteri:
- Criterio di sussidiarietà: prevede che il potere amministrativo deve essere in linea
generale attribuito all’ente locale più vicino al cittadino (comune).
- Solo quando il livello comunale non sia adeguato, conforme a garantire la
tutela e la cura dell’interesse collettività e quindi non idoneo ad esercitare nel
miglior modo il potere o la funzione, allora in via sussidiaria verrà attribuito
all’ente immediatamente superiore al comune → provincia o città
metropolitana.
- Quanto anche la provincia o la città metropolitana non sia adeguata a
soddisfare l’interesse pubblico, in via sussidiaria la competenza viene
attribuita dalla Legge alla regione.
- Quando anche a livello regionale non si arriva ad una adeguata soddisfazione
dell’interesse pubblico, in via residuale e sussidiaria interverrà lo Stato.
(Sussidiarietà verticale)
- Per lo svolgimento di attività di interesse generale, lo stato, le regioni, le
province e i comuni possono ricorrere e favorire l’autonoma iniziativa dei
cittadini come singoli o associati (cioè farsi assistere non solo da enti pubblici
ma anche da privati cittadini (sussidiarietà orizzontale)
- Criterio di differenziazione: Per far sì che l’ente possa essere in grado di garantire
un adeguato esercizio del potere, la medesima funzione amministrativa può essere
attribuita:
- ad un comune grande (come Milano) che ha la capacità di riceverla ed
esercitarla.
- in riferimento ad un singolo comune piccolo che non ha le medesime
caratteristiche e viene esercitata dalla provincia o addirittura dalla regione.
- Criterio di adeguatezza: L’ente pubblico deve avere i mezzi per poter assolvere in
modo ottimale alla funzione attribuita (potere).
- Deve essere dotato dell’apparato burocratico organizzativo delle finanze e del
personale e di una competenza territoriale adeguata.
In materia di Beni Culturali, le competenze amministrative sono ripartite in modo diverso:
seguono le competenze legislative (principio di parallelismo). Il Codice in questa materia,
non le distingue in base ai criteri (articolo 118) ma attraverso alla:
- Funzione di tutela: attribuite in via esclusiva al ministero della Cultura → Stato
- Funzione di valorizzazione: Attribuite allo Stato spettano i compiti di indirizzo e
coordinamento generale, e alla regione i compiti di esercitare i singoli poteri in
materia di valorizzazione
- eccezionalmente se si tratta di valorizzare Beni culturali che appartengono
allo Stato, il principio è che la valorizzazione di questi beni spetta solo ed
esclusivamente allo Stato
Nel Comma 3, dell’articolo 118 della Costituzione, si prevede che la Legge statale
disciplina forme di coordinamento tra stato e regione in determinate materie (ordine pubblico
e immigrazione) e disciplina forme di intesa e coordinamento nella materia di tutela dei beni
culturali tra Stato e regione.
- Lo Stato deve favorire il più possibile il coordinamento e intesa tra gli enti sociali.

Le funzioni amministrative statali, in materia dei beni culturali, spettano al Ministero


della Cultura
Per molto tempo le funzioni di cura del patrimonio storico artistico erano attribuite ad altri
ministeri in modo generale. (pubblica istruzione durante il periodo fascista, poi è passato al
ministero degli interni)
- Solo nel 1974 è stato creato un apposito ministero con il compito di occuparsi di
disciplinare e gestire la materia dei beni culturali → Ministero dei Beni Culturali e
Ambientali
- Il nome e le competenze sono state riformulate recentemente. Noi esamineremo il
regolamento n° 169 contenuto nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri
(DPCM) del 2.12.2019
Ogni struttura amministrativa interna si distingue in
- ORGANI: uffici qualificati a cui sono attribuiti dei veri e propri poteri amministrativi→
svolgono attività giuridica per conto della pubblica amministrazione
- UFFICI: unità organizzativa di base di cui si compone ogni pubblica amministrazione.
All’ufficio è attribuito uno specifico compito → non svolgono attività giuridica in senso
stretto bensì attività interna/preparatoria/organizzativa
Tutti i Ministeri e la maggioranza delle pubbliche amministrazioni hanno un’organizzazione
che si differenzia tra:
- Organi centrali: svolgono le loro funzioni di controllo e organizzazione presso la
sede centrale del Ministero→ a Roma
- Organi periferici: svolgono le loro funzioni di vera e propria tutela e valorizzazione
disseminati sul territorio nazionale → avendo maggiore conoscenza dei fatti danno
attuazione alle attività di verifica, coordinamento e controllo (principio di sussidiarietà)
Gli organi centrali hanno il compito di stabilire le regole, le Leggi che gli organi periferici
dovranno attuare.
Un’altra differenziazione è tra
- Organi politici: nominati dal Presidente della Repubblica e ai quali viene data la
fiducia dal Parlamento (es. il ministero) → esprimono la volontà politica e gli indirizzi
generale che dovranno essere attuati dall’apparato burocratico. Non c’è un rapporto
di subordinazione di pubblico impiego ma se perdono la fiducia del parlamento
decadono.
- Ministero; organo di vertice e di elezione politica
- Due sottosegretari di Stato nominati politicamente; svolgono i compiti che
gli vengono delegati dal Ministro con proprio decreto
- Uffici di collaborazione diretta; svolgono funzioni di supporto
- Comando dei carabinieri; se ne avvale il Ministero per la sua attività
istituzionale, in particolare la repressione di reati in materia di tutela dei Beni
culturali (non di nomina politica!!!)
- Segretario generale; si occupa di importanti funzioni in quanto assicura il
coordinamento e l’unità dell’azione amministrativa, elabora le strategie,
coordina gli uffici e l’attività del Ministero, vigila sull’efficienza e riferisce
periodicamente al Ministero gli esiti
- Organi burocratici: organi che svolgono funzioni tecniche rispettando e applicando
gli indirizzi generali espressi dal ministero e dall’apparato di vertice→ non solo è
diversa la competenza; gli apparati burocratici sono soggetti con una competenza
tecnico-giuridica comprovata attraverso un concorso pubblico.
- Organi consultivi;
- Organi tecnici;
- Dirigente generale al vertice delle dirigenze generali
- Uffici delle direzioni generali centrali
STRUTTURA CENTRALE
Le direzioni generali: Svolgono una serie di compiti che devono essere svolti dal Ministero
L’attività delle singole direzioni è coordinata dal Dirigente generale.
1. Direzione educazione e ricerca istituti culturali
2. Direzione archeologia, belle arti e paesaggio: in base all’art. 16 svolge i compiti di
tutela dei beni e del paesaggio. Può adottare i provvedimenti di verifica e
dichiarazione dell’interesse culturale nonché delle prescrizioni di tutela indiretta
3. Direzione sicurezza del patrimonio culturale
4. Direzione generale musei
5. Direzione generale archivi
6. Direzione generale biblioteche e diritti d’autore
7. Direzione generale creatività contemporanea
8. Direzione generale dello spettacolo
9. Direzione generale di cinema e audiovisivo
10. Direzione generale dell’organizzazione
11. Direzione generale del bilancio
Le funzioni sono specifiche e riguardano specifiche materie attinenti ai beni culturali
Il coordinamento delle attività e dell’interesse delle direzioni generali sono compito del
segretario generale
Gli uffici centrali: hanno specifici compiti; es. gestione di specifici beni culturali
particolarmente importanti o materie di rilievo
- Sono dotati di autonomie speciali (scientifica, finanziaria, organizzativa e contabile)
3 uffici di livello dirigenziale generale
- L’archivio centrale dello Stato
- L’istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio librario (digital library)
- Soprintendenza generale per l’archeologia, belle arti e paesaggio di Roma
15 uffici con minore autonomia:
- Opificio pietre dure
- Istituto centrale per il restauro
- Istituto centrale per archeologia
- Istituto centrale per il catalogo e documentazione
- Biblioteca nazionale centrale di Roma
- Galleria degli Estensi
- ecc… (art. 33)
Gli organi consultivi tecnici: A livello centrale ci sono due organi consultivi tecnici molto
importanti; formati da persone esperte in materia di beni culturali e paesaggistici.
- Consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici: ha una competenza
generale in riferimento a qualsiasi bene culturale e paesaggistico.
- É un organo consultivo a carattere tecnico- scientifico
- Dura 3 anni
- Esprime pareri su richiesta dell’ufficio di gabinetto o del direttore generale
centrale competente
- Emette pareri obbligatori su programmi nazionali per i beni culturali e
paesaggistici e i relativi piani di spesa proposti dall’amministrazione,su
programmi nazionali per lo sviluppo della cultura e della tutela dei beni
culturali, ma anche su schemi di accordi internazionali.
- Emette pareri facoltativi sui piani strategici di sviluppo culturale, sui
programmi di valorizzazione, sul piano nazionale dell’educazione, sui piani
paesaggistici elaborati con le regioni ecc
- Composto da i presidenti dei comitati tecnico-scientifici e da 8 eminenti
personalità del mondo della cultura (professori universitari, storici dell’arte,
esperti,...), nominati direttamente dal Ministero (in carica per 3 anni)
- Comitati tecnico-scientifici: Sono 7 e hanno una specifica competenza in specifici
settori: per l’archeologia, per le belle arti, paesaggio, arte e architettura
contemporanea, musei ed economia della cultura, archivi, biblioteche e istituti
culturali.
- i comitati esprimono diversi pareri ma possono anche avanzare proposte
nella materia di loro competenza per la definizione di programmi nazionali e
relativi piani di spesa.
- Ciascun comitato è composto da un rappresentante eletto internamente tra
professionalità attenenti alla sfera di competenza + due esperti di chiara fama
+ un professore universitario di ruolo nei settori disciplinari in quella sfera =
nomina ogni 3 anni
STRUTTURA PERIFERICA
Riguarda gli organi periferici che hanno il compito di attuare norme generali, principi di
indirizzo politico stabiliti dal Ministero e indirizzi amministrativi tecnico-generali o pareri
tecnico-scientifici. Ad essi sono attribuiti il compito di gestire i Beni Culturali in tutti i loro
aspetti a livello territoriale. (regionale o subregionale)
Segretari regionali del Ministero: assicurano il rispetto delle linee di indirizzo inerenti alla
tutela e il controllo dell’attività svolta da tutti gli enti.
- Sono costituiti in ciascuna delle 15 regioni a statuto ordinario
- non sono organi regionali ma organi dello Stato ma con sede nel capoluogo di ogni
regione.
- Hanno funzioni di raccordo→ di coordinamento e gestione di tutte le attività delle
strutture periferiche
- es. Ha il compito di strutturare gli accordi e le convenzioni con il proprietario dei beni
culturali per l’accesso al bene.
Commissioni regionali per il patrimonio culturale: è un organo collegiale che ha
competenza intersettoriale.
- Hanno funzioni di amministrazione attiva e gestione dei beni culturali fondamentali,
previste dal Codice dei Beni Culturali.
- Verifica la sussistenza dell’interesse culturale in relazione ai beni culturali pubblici
- Emana il provvedimento di dichiarazione dell’interesse culturale delle cose a
chiunque appartenenti
- Stabilisce le prescrizioni della tutela indiretta dei beni culturali
- Autorizza gli interventi di demolizione, rimozione e modifica del bene culturale
- Autorizza lo smembramento
- Esprime pareri sugli interventi da inserire in programmi annuali e pluriennali,
- A capo della commissione vi è il segretario regionale che la convoca e dai
soprintendenti del settore
Soprintendenze: erano già previste nel 1904. Hanno il compito di occuparsi della gestione
dei Beni Culturali
- la riforma del 2016 ha unificato le soprintendenze in:
- Soprintendenza di archeologia, belle arti e paesaggio
- Diffuse su tutto il territorio nazionale tranne Sicilia e Valle d’Aosta
- Ha funzioni di attività istruttoria funzionale all’emissione dei
provvedimenti emessi dalla commissione regionale
- Ha funzioni di discrezionalità tecnica (esprime un giudizio tecnico sul
valore storico/artistico/antropologico/archivistico di un certo bene
affinché possa essere dichiarato di interesse culturale).
- Sono articolate in almeno 7 aree funzionali riguardanti
l’organizzazione, il patrimonio archeologico, quello storico-artistico,
quello architettonico, quello antropologico, il paesaggio, l’educazione
e la ricerca.
- Soprintendenze archivistiche e bibliografiche
- Sede in ogni regione
- Devono occuparsi degli archivi statali che sono nella regione
- Sono sottoposti alla Direzione centrale archivista e delle biblioteche
ed applicano a livello locale i loro compiti, provvedendo alla tutela e
alla valorizzazione dei beni librari e archivistici.
- Altre soprintendenze dotate di autonomia speciale che si occupano di singoli
beni culturali
- Alcune con competenza regionale, altre con competenza infraregionale (a livello
provinciale) o per più regioni
Musei: enti pubblici preposti per la tutela e la conservazione ed esposizione dei beni
culturali
- Ha la funzione di gestire le raccolte di beni culturali
- Affinché venga gestita e garantita la possibilità di accesso, devono essere gestiti da
apposite strutture
- Direzione generale dei musei: si occupa del sistema museale italiano → deve
adottare appositi piani e programmi di sviluppo dei musei
- Direzione regionale dei musei: si occupa di applicare le direttive e indirizzi generali
adottati dalla direzione generale a livello territoriale.
- Si occupa dell’attività di promozione, favorisce la creazione di reti museali,
stipula accordi con altri enti o privati cittadini per la valorizzazione dei beni
culturali ecc..
- I musei hanno finalità educative → aperti al pubblico
- Ogni museo ha un direttore che viene individuato attraverso un concorso effettivo e
resta in carica dai 3 ai 5 anni.
- Stabilisce gli orari di apertura e chiusura
- Come valorizzare i beni culturali del museo
- Stipula vari accordi tra i musei per il prestito o trasferimento dei beni culturali
- Accanto al direttore c’è il consiglio di amministratore
- Supporta il direttore
- Programma le linee di ricerca e gli indirizzi tecnico dell’attività
- adotta lo statuto
- approva il programma dell’attività annuale
- Comitato scientifico:
- Svolge attività consultiva del direttore su questioni di carattere scientifico
- Ci sono musei statali dotati di speciale autonomia
- Ci sono musei privati e musei regionali
- Ci sono musei vaticani, ecclesiastici

CONVENZIONI INTERNAZIONALI DEI BENI CULTURALI


Ci sono diverse disposizioni internazionali o dell’UE che riguardano i Beni Culturali e sono
state ratificate dallo stato italiano. L’Italia è infatti uno degli stati fondatori della Comunità
Economica Europea, successivamente divenuta Unione Europea con il trattato istitutivo del
‘57.
L’UNESCO, agenzia specializzata dell’Onu, è un’organizzazione che si interessa di
istruzione, scienza e cultura, con sede a Parigi, dove è stato istituito nel 1946
- Ha come finalità istituzionale quella di favorire gli scambi culturali internazionali,
l‘educazione popolare, lo sviluppo della cultura, la diffusione del sapere ecc al fine di
contribuire al mantenimento della pace, dei diritti dell’uomo, delle libertà
fondamentali… → si è fatto promotore di convenzioni internazionali che riguardano
specificatamente i beni culturali.
- UNESCO: Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, Scienza e Cultura
- Promuove la stipulazione di convenzioni internazionali aperte dagli Stati che vogliono
aderire
PRIMA CONVENZIONE: Convenzione dell’ Aja (maggio 1954)
“convenzione per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato”
- È la prima convenzione dopo la guerra che ha riguardato i beni culturali. Stabilisce
dei principi fondamentali in materia di tutela e conservazione dei beni culturali in
tempo di guerra. Durante le guerre erano stati infatti distrutti o depredati molti beni di
interesse storico-artistico o archeologico.
- Per la prima volta nel 1954 si inizia a parlare di Bene Culturale attraverso una
convenzione, e non più di “cose di interesse storico-artistico” o di “beni
paesaggistici”.
Il principio fondamentale è che i beni culturali che appartengono ad un popolo e sono
collocati in un determinato territorio costituiscono il patrimonio culturale di quel popolo e
come tale devono essere rispettati da tutti.
Nel preambolo viene detto che il patrimonio ha rilevanza MONDIALE ed è necessaria una
protezione internazionale
Articolo 1→ definizione di Bene culturale: sono considerati Beni Culturali indipendentemente
dalla loro origine e proprietario quelli inquadrabili in tre categorie specifiche:
- Beni mobili e immobili che rappresentano una grande importanza per il patrimonio
culturale popoli (monumenti, opere d’arte, manoscritti, chiese ed edifici laici,
collezioni scientifiche, archivi, libri, opere di scavo...)
- Edifici di esposizione la cui destinazione principale è quella di conservare o
esporre i beni culturali espressi in precedenza
- Centri o complessi che contengono un numero considerevole di beni culturali
(centri monumentali; es. Centro di Roma)
Articolo 2 → dice che la protezione dei Beni Culturali comporta per tutti gli Stati aderenti la
necessità della loro salvaguardia e il loro rispetto.
Gli articoli successivi stabiliscono gli obiettivi e gli impegni delle parti contraenti che hanno
aderito al trattato (principi)
Articolo 3 → I soggetti dovranno prendere tutte le misure necessarie volte a conservare e
tutelare i beni culturali già in tempo di pace prendendo tutte le misure considerate
appropriate (prevenzione) per garantire il rispetto del Bene culturale nel territorio ma anche
negli altri Stati
Articolo 4 → i soggetti devono trattare i Beni Culturali degli altri Stati come fossero i propri,
astenendosi dal deteriorarli, danneggiarli o sottrarli.
- Nel caso di conflitto armato inoltre devono limitare l’uso della violenza evitando che
questa venga rivolta ai Beni culturali.
- Non è più possibile appropriarsi di un bene culturale in un territorio occupato
- È vietato senza eccezione di sorta qualsiasi atto di vandalismo o rappresaglia verso i
Beni, oltre al furto, ai saccheggi e alla depravazione.
- I soggetti sono tenuti ad assicurare le necessarie misure di conservazione
necessarie in collaborazione con le autorità specializzate.
Inoltre si prevede l’instaurazione di uno spirito di rispetto delle culture e dei beni culturali
degli altri popoli + la predisposizione di rifugi appositi per conservare i beni culturali nel caso
di conflitto + vi è una lista di beni che devono godere di una protezione speciale (scritti in un
registro ufficiale).
Questo diritto convenzionale però è applicabile solo agli Stati che avevano aderito (126),
non ha effetto retroattivo, stabilisce norme generalissime, non prevede sanzioni
non prevede un organo internazionale di controllo. In sostanza è tutto lasciato alla libera
determinazione
L’efficacia della convenzione è molto limitata poiché si applica principalmente ai conflitti
armati tra due stati e non nei casi di guerra civile.
Anche nel caso in cui non si trattasse di una vera e propria guerra (es. polizia internazionale
e ingerenza internazionale; attività di Peacekeeping) la convenzione non è applicabile.

CONVENZIONE DI PARIGI DEL 14 NOVEMBRE 1970


Ha come oggetto le misure da adottare per impedire l’illecita esportazione, importazione e
trasferimento di proprietà di Beni Culturali.
Articolo 1→ sono considerati Beni Culturali quelli che a titolo religioso o profano siano
considerati da ciascuno Stato come importanti per l’archeologia, la preistoria, storia,
letteratura, arte e scienza e che siano indicati nell’art. 1 della convenzione
(monumenti-siti-complessi)
Articolo 2→ gli stati aderenti riconoscono che l’esportazione, l’importazione e il trasferimento
illecito dei beni culturali costituiscono le cause principali dell’impoverimento culturale dei
paesi d’origine e che sia necessaria una stretta collaborazione per impedirlo.
Articolo 3→ Per individuare se l’esportazione, importazione o trasferimento sia illecita
bisogna fare riferimento alle norme adottate dagli Stati di riferimento:
- Nel caso di esportazione bisogna fare riferimento alle norme dello stato in cui si
trovava il Bene;
- Nel caso dell’importazione bisogna fare riferimento alle norme dello stato nel quale
deve essere introdotto il Bene.
Articolo 4→ prevede che venga istituito un organo che si occupi dell’esportazione,
dell’importazione e del trasferimento
Articolo 5→Ogni stato si deve preoccupare di controllare l’esportazione e l'importazione ed a
costituire un inventario nazionale dei beni culturali per i quali è vietata l’esportazione.
Articolo 6→ Prevede che ogni Stato istituisca un certificato di esportazione (atto
autorizzatorio) per controllare l’esportazione e verificare che il Bene che si vuole esportare
sia esportabile.
Articolo 7→ dice che gli Stati devono prevedere appositi sistemi per prevenire l’importazione
illecita di Beni Culturali esteri, adottando tutte le misure necessarie per evitare e proibire
l’acquisizione di Beni Culturali provenienti da altri Stati e mettendo in atto misure specifiche
per la restituzione
Articolo 10→ Obbliga gli Stati a tenere un apposito registro degli antiquari che menzioni la
provenienza, la descrizione e il prezzo del Bene venduto e l'acquirente del Bene Culturale
Articolo 11→ stabilisce che in caso di occupazione, il soggetto che occupa non potrà mai
sottrarre, deteriorare e impedire la conservazione in loco di un bene culturale.
Articolo 12 → prevede che gli Stati membri debbano fare tutto il possibile per sensibilizzare i
cittadini in materia di tutela e valorizzazione dei beni culturali.
Articolo 13→ stabilisce che gli Stati si impegnano a impedire con tutti i mezzi i trasferimenti
di proprietà di beni culturali diretti a favorire l’importazione e l’esportazione illecita
- Si impegnano a riconoscere il diritto imprescindibile di ciascuno Stato di poter
dichiarare l’assoluta inalienabilità di determinati Beni Culturali
Un principio importante per la convenzione del 70 è quello dell’INDENNIZZO= il soggetto
che ha acquisito in buona fede il Bene illecitamente importato/esportato avrà diritto a un
indennizzo.
- L’indennizzo è una forma di ristoro ridotta che si ha nel caso in cui il soggetto che ha
acquisito il Bene in buona fede sia obbligato dalla Legge a restituirlo. Il ristoro non
sarà mai equivalente a un vero e proprio risarcimento dei danni (solo una parte del
valore del bene)

CONVENZIONE DEL 23 NOVEMBRE 1972


ha come oggetto la protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale che appartiene a
tutti i popoli del mondo e deve essere tutelato, conservato e salvaguardato da essi
- Hanno aderito 196 Stati
- Il patrimonio naturale si riferisce al paesaggio
La degradazione o sparizione di un Bene del patrimonio culturale, costituisce un
impoverimento nefasto di tutti i popoli del mondo.
Taluni beni culturali, per la loro importanza, vanno protetti non solo dai singoli Stati in cui si
trovano ma anche a livello internazionale come “patrimonio mondiale di tutta l’umanità”
mediante assistenza collettiva.
Articolo 1→ definisce cosa si intende per patrimonio culturale e distingue i diversi beni che
fanno parte del patrimonio culturale universale (riguarda solo i beni IMMOBILI):
- Monumenti (opere di architettura, scultura, pittura monumentali; elementi o sculture
di carattere archeologico, iscrizioni, grotte, elementi che abbiamo un valore
universale eccezionale dal punto di vista della storia, arte e scienza)
- Complessi (Gruppi di costruzioni isolati o riuniti che per loro unità e integrazione del
paesaggio hanno un valore universale eccezionale dal punto di vista della storia, arte
e scienza)
- Siti (Comprendono opere dell’uomo o creazione unita dell’uomo e della natura di
valore universale eccezionale dal punto di vista della storia, arte e scienza)
Articolo 4→ ogni stato riconosce che l’obbligo di tutela, conservazione e trasmissione alle
future generazioni costituiscono un obbligo primario. Inoltre si impegnano a collaborare con
gli altri Stati sul piano finanziario, artistico, scientifico e tecnico.
Articolo 5→ Prevede apposite strutture centrali in ogni Stato che abbiano la funzione di
tutelare, conservare e valorizzare il patrimonio culturale e apprestare la cooperazione
internazionale della valorizzazione dei beni culturali degli altri Stati→ principio di
collaborazione
Articolo 6→ stabilisce il principio per cui tutti gli Stati debbano collaborare e astenersi da
qualsiasi iniziativa che possa direttamente o indirettamente arrecare danno a un bene
culturale internazionale che si trovi in un altro Stato aderente alla convenzione.
Articolo 7→ per l’applicazione del trattato si stabilisce la creazione di un comitato
intergovernativo denominato COMITATO PER IL PATRIMONIO MONDIALE (ha lo scopo di
applicare i principi e le disposizioni della convenzione e garantire la cooperazione
internazionale tra Stati)
- compila, aggiorna e pubblica un elenco dei beni del patrimonio culturale che hanno
valore universale eccezionale
- compila un secondo elenco dei Beni del patrimonio mondiale minacciati da pericoli di
sparizione o progressivo deterioramento, per la cui salvaguardia e tutela siano
necessari lavori considerevoli
- Gli Stati possono presentare al Comitato domande di assistenza internazionale e
accedere al fondo del Comitato e utilizzarlo per la protezione, conservazione,
valorizzazione e restauro del Bene
- L’assistenza può essere di tipo finanziario, ma può anche comprendere il Comitato o
singoli Stati esteri per studi su problemi scientifici/tecnici, la nomina di esperti tecnici
e manodopera qualificata, programmi di formazione di specialisti a tutti i livelli nel
campo del restauro e della valorizzazione, la fornitura di attrezzature non possedute,
la concessione di prestiti senza interessi o a interessi ridotti che possano essere
rimborsati a lungo termine, la concessione di sovvenzioni non rimborsabili ulteriori
rispetto all’utilizzo del fondo e prestiti...

CONVENZIONE UNIDROIT
Stipulata a Roma nel 1995 e promossa dall’istituto Unidroit: istituto internazionale per
l’unificazione del diritto privato la cui finalità è la tutela degli acquirenti in buona fede dei Beni
Culturali rubati o illecitamente importati = disciplina il ritorno.
La convenzione stabilisce regole comuni per la restituzione e il ritorno.
- Gli Stati aderenti sono solo 36 (tra cui l’Italia).
Devono essere restituiti con dei limiti precisi
- Limite di tempo: 50 o 75 anni a seconda dei casi
- Lo Stato che richiede la restituzione deve dimostrare che l’esportazione sia stata
illecita e che abbia determinato un significativo pregiudizio allo Stato (per la
conservazione fisica del Bene, per l’integrità, la conservazione dell’informazione
scientifica e storica, per l’uso tradizionale e nel caso in cui lo stato dimostri che quel
Bene aveva un’importanza culturale significativa)
- Questa convenzione costituisce una deroga all’articolo 1153 del Codice Civile
- Colui, al quale sono alienati Beni mobili da parte di chi non è proprietario, ne
acquista la proprietà mediante possesso purché sia in buona fede al
momento della consegna; in caso contrario il legittimo proprietario potrà
chiedere la restituzione non solo a chi lo ha rubato, ma anche al nuovo
proprietario.
QUESTA REGOLA NON È CONTESTABILE NEL CASO DI UN BENE CULTURALE
- Il soggetto in buona fede DEVE RESTITUIRLO senza opporsi ma ha il diritto
di ottenere un indennizzo → no restituzione somma ma comunque un
indennizzo stabilito dal giudice che ripari al danno causato.

CONVENZIONE GATT (accordo generale sulle tariffe doganali e il commercio)


Stipulata a Ginevra il 30 ottobre 1947 e ratificato in Italia nel 1951 con la legge 1172.
Stabilisce il principio di libero commercio tra Stati e prevede espressamente che gli Stati
possano prevedere i limiti al libero commercio e all'applicazione dei gat imposti alla
protezione di tesori nazionali aventi valore storico, artistico e archeologico alla sola
condizione che esso non costituisca un mezzo di discriminazione arbitraria o ingiustificata
tra paesi in cui vige la regola di libero scambio.

CONVENZIONE DI PARIGI DEL 17 OTTOBRE- 2 NOVEMBRE 2003


Ha ad oggetto i Beni Culturali immateriali che hanno un alto valore culturale.
- Beni che non sono costituiti da cose reali, da beni tangibili
- Es. tradizioni popolari, folklore,musiche, cibi, tradizioni orali, canti, inni,
consuetudini,...
- Al codice dei beni culturali del 2004, nel 2008 è stato aggiunto l’art. 7 bis in cui si
riconosce che anche i beni culturali immateriali sono tutelati in quanto espressione
dell’identità collettiva, da un apposito comitato (Comitato Unesco)
- Non prevede specifiche sanzioni
Le condizioni però sono due e sono cumulative (devono ricorrere entrambe):
1. che siano rappresentati da testimonianze materiali (es. una canzone non può essere
tutelata in quanto pura canzone, ma solo se ci sia un disco, una casetta, un cd... = si
riduce la tutela di un bene immateriale a quella più superficiale di un bene materiale)
2. che rappresentino un interesse storico, artistico, culturale, antropologico… ai sensi
dell’art.10 del codice dei beni culturali
CONVENZIONE DI PARIGI DEL 20 OTTOBRE 2005
Disciplina taluni aspetti che riguardano i Beni Culturali immateriali.
Ha ad oggetto la protezione, promozione delle diversità culturali che, nell’ambito di questa
disciplina, stabilisce alcune norme che riguardano i Beni culturali immateriali

IL CONSIGLIO D’EUROPA
Ha promosso delle convenzioni con oggetto i Beni e il patrimonio culturale ristretto a livello
europeo. Non fa parte dell’ Unione Europea ma è un'organizzazione autonoma e
indipendente internazionale, fondata nel 1949 con il Trattato di Londra.
- 47 Stati membri (Tra cui l’Italia)
- Ha sede a Strasburgo nel palazzo d’europa
Ha la finalità di tutelare i diritti dell’uomo, la democrazia parlamentare e funge da garanzia di
primato del diritto
- Promuove la stipulazione di convenzioni con oggetto i Beni culturali
CONVENZIONE CULTURALE EUROPEA
Stipulata a Parigi 19 dicembre 1954 e ratifica in Italia nel 19 febbraio 1957 con Legge 268
- Tra le prime convenzioni dopo la seconda guerra mondiale sulla quale sono state
adottate altre convenzioni
- Fa riferimento al patrimonio culturale comune → lo scopo del Consiglio d’europa è
realizzare unione più stretta anche dal punto di vista culturale tra i diversi Stati
- Sviluppare e riconoscere un patrimonio culturale comune
- Il Patrimonio Culturale viene stabilito secondo proposte da parte degli stessi
Stati
- Stabilisce i principi generali per cui tutti gli Stati che fanno parte del Consiglio
d’Europa devono tutelarsi per lo sviluppo dell'attività culturale e il riconoscimento del
patrimonio culturale comune
- Dovranno adoperarsi per salvaguardare e garantire l'accesso al patrimonio
culturale comune
CONVENZIONE PER LA SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO
D’EUROPA
Stipulata a Granada (Spagna) nel 1985
L’articolo 1 definisce patrimonio architettonico i:
- Monumenti: tutte le opere particolarmente notevoli per il loro interesse storico,
artistico, archeologico, scientifico, sociale e tecnico
- Insiemi architettonici: agglomerati omogenei di costruzioni urbanistico-rurali
notevoli per il loro interesse storico, artistico, archeologico, scientifico, sociale e
tecnico
- Siti: Opere combinate dell’uomo e della natura, parzialmente costituiti di spazi
sufficientemente caratteristici ad oggetto di una delimitazione topografica notevoli per
il loro interesse storico, artistico, archeologico, scientifico, sociale e tecnico
- Questi beni fanno parte del patrimonio architettonico e devono essere
salvaguardati
- Ogni stato del Consiglio d’Europa, dovrà disporre un inventario dei Beni architettonici
presenti sul territorio
- Dovrà prevedere norme e procedure volte ad evitare che i Beni vengano snaturati,
degradati e demoliti
- Dovranno impegnarsi a limitare spostamenti o divisioni del patrimonio
architettonico e a procedere dove necessario al restauro e preservazione del
Bene
- Dovranno essere adottate politiche di conservazione specifiche → politiche
volte alla produzione del patrimonio, restauro del patrimonio, riassetto del
territorio finalizzati a tutelare il patrimonio
- Dovranno favorire la conoscenza del patrimonio e l’accesso
- Promuovere politiche di formazione e sensibilizzazione riguardo
alla tutela e valorizzazione dei Beni architettonici
- Non prevede sanzioni
CONVENZIONE DI FARO
Stabilita nel 2005 a Faro (Portogallo) e Ratificata in Italia nel 2020 con Legge n 133.
Ha ad oggetto il valore dell’eredità culturale per la società.
- La sua finalità è quella di salvaguardare e promuovere gli ideali e principi fondati sul
rispetto del diritto dell’uomo, della democrazia e dello stato del diritto che
costituiscono il loro patrimonio comune
- Riconoscere il valore dell’identità culturale comune
- Non impone obblighi ma lascia libertà agli Stati di decidere i mezzi più
convenienti per l’attuazione
- Definisce il patrimonio come insieme di risorse ereditate dal passato che
alcune persone identificano come riflesso ed espressione del loro lavoro
credenze e tradizioni costantemente in evoluzione
- Comprende tutti gli aspetti dell’ambiente derivati da interazione nel tempo tra
persone e luoghi → Concezione antropologica
- Definizione aperta e dinamica
- Il Bene culturale può anche essere immateriale
- Definisce la comunità patrimoniale: persone che attribuiscono valori degli
aspetti specifici del patrimonio culturale che loro vogliono sostenere o
trasmettere alle future generazioni
- La finalità di tramandare i beni culturali non è compito solo dello Stato ma di tutta la
collettività
- Si applica il principio di solidarietà orizzontale: partecipazione attiva della
popolazione
- Diritto al patrimonio culturale: qualunque cittadino d’europa ha il diritto di
trarre beneficio dal patrimonio culturale e contribuire al suo arricchimento
- Diritto individuale
- Il patrimonio culturale è un fattore essenziale di sviluppo dell’essere umano e
della società
- Risorsa per lo sviluppo socio economico del Paese e dell’Europa
- Il Patrimonio culturale deve essere organizzato anche per essere una risorsa
economica
L’UNIONE EUROPEA
Dalla Comunità Economica Europea prevista dal trattato istitutivo del 1957 si è arrivati
all'Unione Europea con il Trattato di Maastricht del 1992
- Il principio cardine dell’UE garantisce 4 libertà fondamentali: libertà di circolazione
delle merci, persone, capitali e dei servizi
Originariamente i beni culturali non erano previsti, successivamente la cultura è stata
inserita nel trattato originario e prevede che:
- debba contribuire allo sviluppo delle culture degli stati membri
- incoraggi la cooperazione tra stati per sviluppare le culture
- stabilisce il principio generale per cui una della finalità dell’UE sia quello di migliorare
la conoscenza della storia dei popoli
- conservare e salvaguardare il patrimonio culturale dei singoli stati favorendo scambi
culturali non commerciali e la creazione artistica e letteraria compreso il settore
audiovisivo
L’articolo 167 del trattato sul funzionamento dell’UE, prevede che è obiettivo dell’UE anche
sviluppare la cultura degli Stati membri
- Favorisce la cooperazione e l’azione volta al miglioramento delle conoscenze
culturali, alla conservazione e salvaguardia del patrimonio culturale, favorire
gli scambi commerciali culturali e alla creazione artistica letteraria del settore
culturale
- Viene introdotta una norma che riguarda appositamente il patrimonio culturale
che in deroga al principio di libera circolazione
L’articolo 36 del trattato sul funzionamento dell’UE, stabilisce un eccezione molto importante
e cioè che ci possano essere restrizioni, limitazioni ed esclusione di esportazione e
importazione ai fini della protezione del patrimonio artistico-culturale. Queste limitazioni,
come nella Convenzione Unidroit, vanno motivate e non devono costituire un mezzo di
discriminazione arbitraria ingiustificata o una limitazione dissimulata al commercio tra gli stati
membri.
- Spetta ad ogni Stato membro definire ed individuare il proprio patrimonio culturale e
le norme di tutela con eventualmente i limiti e restrizioni all’importazione o all’
esportazione

Le istituzioni dell’Unione Europea sono disciplinate dal trattato, che stabilisce norme
direttamente applicabili da tutti gli stati membri (in Italia art. 10 della costituzione).
Le istituzioni comunitarie (parlamento europeo e commissione europea) possono emanare
anche provvedimenti legislativi/amministrativi = gli atti normativi europei sono di due tipi:
- I regolamenti contengono norme che sono immediatamente applicabili e vincolanti
per tutti gli Stati membri e per tutti i cittadini
- Le direttive sono sempre norme vere e proprie ma DI PRINCIPIO, infatti per essere
applicate nei vari Stati hanno bisogno di Leggi di attuazione nazionali che le
recepiscano (gli stati devono scrivere delle norme nazionali così che quelle europee
possano essere applicabili)

REGOLAMENTO 116 DEL 2009


Ha come oggetto specifico l’esportazione di un bene appartenente ad uno Stato membro
dell’UE al di fuori dell’Unione Europa.
- Ha la finalità di proteggere i beni culturali, a tal fine garantire che l’esportazione
dall’UE verso altri stati esterni debba essere sottoposta a controlli uniformi alle
frontiere.
Esiste un allegato 1 che prevede un particolare gruppo di beni culturali che per loro rilevanza
devono essere oggetto di particolari forme protezioni negli scambi
- Può essere anche esclusa l’esportazione
Articolo 2→ stabilisce che per l’esportazione è necessaria una licenza richiesta dallo Stato
all’autorità competente (lo stato membro in cui si trova il bene) solo se il Bene ha le
condizioni adeguate.
Articolo 3→ prevede che gli stati membri comunichino alla commissione l’elenco delle
autorità competenti sul territorio nazionale e la commissione dovrà mettere a disposizione
questo elenco per gli altri Stati di modo che sappiano qual è la struttura che si occupa
dell’esportazione e di rilasciare la licenza.
Articolo 9→ Sono gli Stati membri a determinare le sanzioni in caso di violazione delle
norme previste dal regolamento

DIRETTIVA 15 MAGGIO 2014 → Riguarda la restituzione dei Beni culturali usciti


illecitamente da un territorio di uno Stato membro dell’UE
La legge originaria di recepimento è la n° 88 del 1998, il cui testo è confluito nel Testo Unico
dei Beni Culturali e successivamente nel Codice dei Beni Culturali del 2004.
- Integra la convenzione del 1970 dell’UNESCO
- Ha la finalità di dare attuazione all’art. 36 del trattato e di garantire che gli Stati
membri mantengano il proprio patrimonio nazionale attraverso la protezione alle
frontiere e all’interno del singolo stato.
- Lo stato da cui è stato illecitamente esportato un bene culturale ha diritto alla
restituzione quando questo sia classificabile come bene del patrimonio culturale ai
sensi dell’art. 36 del trattato. L’esportazione è illecita quando il bene è stato esportato
in violazione alle norme nazionali che disciplinano la materia.
- Tutti gli stati devono cooperare con provvedimenti amministrativi per individuare dove
è stato portato il Bene, recuperarlo, individuare il soggetto trasgressore e agire per il
trasferimento e la restituzione.
- Stabilisce puntualmente il procedimento di restituzione
Articolo 1→ definisce quello che si intende per bene culturale
Articolo 2→ stabilisce che i beni debbano essere restituiti seguendo le modalità della
direttiva. Ogni stato deve designare una o più autorità centrali che hanno il compito di
cooperare e alle quali si deve rivolgere lo Stato dal quale è stato esportato illecitamente un
bene.
Articolo 4→ Lo stato in cui è stato ritrovato il bene ha l’obbligo di notificare il ritrovamento.
L’autorità centrale in cui il bene è stato ritrovato deve anche svolgere il ruolo di intermediario
tra lo Stato di appartenenza e il soggetto detentore.
Articolo 5→ prevede che lo stato che richiede la restituzione debba proporre contro il
possessore o il detentore l’azione di restituzione davanti al giudice
Articolo 7→ prevede che gli Stati membri debbano disciplinare un’azione di restituzione; tale
azione si prescrive nel termine di un anno a decorrere dalla data in cui lo Stato membro
richiedente è venuto a conoscenza del luogo di ritrovamento o dell’identità del suo
detentore/possessore.
L’azione di restituzione si prescrive entro il termine di:
- 30 anni a decorrere dalla data in cui il bene culturale è uscito illecitamente
- 75 anni nel caso in cui il bene faccia parte di collezioni pubbliche o si tratti di un bene
ecclesiastico
Articolo 9→ stabilisce che in ogni caso il giudice competente dovrà accordare un indennizzo
equo al possessore del bene quando questo abbia usato la diligenza richiesta durante l’atto
di acquisizione del bene (buona fede disciplinata dalla legislazione dello stato membro).
Articolo 16→ prevede che tutti gli Stati membri ogni 3 anni debbano inviare alla
commissione europea una relazione circa l’attività svolta presente nella direttiva.

REGOLAMENTO 880 DEL 2019 → Riguarda l’introduzione e importazione in territorio UE


dei Beni Culturali da paesi terzi
- Ha il compito di proteggere dal commercio illecito di Beni Culturali
- Prevede 3 regimi diversi di beni Culturali
- Allegato A - 11 categorie di beni culturali particolarmente importanti o beni
tutelati che hanno una soglia di almeno 100 anni
- Vietata l'importazione in modo assoluto nell’UE
- Allegato B - Altri beni Culturali con minore rilevanza o una soglia d'età
superiore ai 250 anni
- L’importazione nel territorio UE è possibile ma con previa
autorizzazione (licenza) rilasciata entro 40 giorni dalla ricezione della
domanda
- Allegato C - Beni Culturali
- Possibile importazione con dichiarazione in cui il titolare attesta che i
Beni sono esportati dal paese in conformità alle Leggi del paese di
origine del Bene Culturale e deve essere anche redatto un documento
standardizzato in cui viene descritto puntualmente e in modo
dettagliato il Bene per poter essere rintracciato.
- Prevede anche una disciplina speciale nel caso in cui il paese in cui i Beni Culturali
sono stati creati o scoperti non può essere determinato in modo attendibile
- Permette di individuare il paese d’origine in cui da cui il Bene è stato portato
via
- Se il Bene è stato importato illegalmente deve essere restituito e verranno stabilite
sanzioni specifiche per i soggetti responsabili
- Non assoggetta a limiti per quanto riguarda le importazioni temporanee di beni
culturali a fini formativi, scientifici, di conservazione e di restauro del Bene culturale.

DIRITTO EUROUNITARIO : diritto dell’unione europea

IL CODICE DEI BENI CULTURALI


La prima Legge che ha iniziato a disciplinare la tutela dei beni culturali è la legge 185 del 12
giugno 1902 → Legge Correnti
- Prevedeva che, ai fini della tutela, fosse necessario la iscrizione di un apposito
catalogo ufficiale
- Venivano escluse le opere risalenti a meno di 50 anni
Viene sostituita il 20 giugno 1909 con la Legge 364 Rosadi → la prima legge organica che
riguarda le antichità delle Belle Arti.
- Più ampia ed esaustiva e prevedeva la tutela di “cose” di interesse storico, artistico,
archeologico…
- Viene abbandonata la necessità di una preventiva iscrizione del Bene in un catalogo
ufficiale e viene estesa la tutela alle cose immobili e mobili di interesse storico,
archeologico e artistico → ampliata la categoria dei beni
- Stabiliva che in caso di trasferimenti e circolazione nazionale questi beni fossero
tracciati
- Viene sancita l’inalienabilità dei Beni dello Stato e l’obbligo di denuncia di qualsiasi
trasferimento della proprietà di Beni privati
- Prevede il diritto di prelazione
- Nel caso in cui un soggetto privato venda un proprio Bene Culturale,
denunciando preventivamente la vendita allo Stato prima del trasporto,
quest’ultimo ha il diritto di sostituirsi all'acquirente.
- Prevede l'esclusione del patrimonio culturale all’esportazione dal territorio dello
Stato, in quanto fosse un grave danno per la storia, archeologia e arte del patrimonio
nazionale
- Diritto di acquisto coattivo: se il soggetto intende esportare il Bene, dopo
avere presentato un’istanza, lo Stato ha il diritto di acquistare in modo
coattivo il Bene per evitarne l’esportazione
Due Leggi del 1939 → Riforme Bottari
Il ministro dell’educazione in epoca fascista (1939) fu il promotore della legge dell’1 giugno
1939 n° 1089 (Bottari) e la legge 29 giugno 1939 n° 1497.
Sono importanti perché per quasi 60 anni hanno rappresentato le Leggi fondamentali della
materia dei Beni Culturali
Legge 1089 del 1 giugno 1939 → Si occupa della tutela delle cose di interesse storico e
artistico
- Cose mobili e immobili di interesse artistico, storico, archeologico, etnografico,
paleontologico, preistorico, manoscritti, autografi,…
- Venivano compresi nei beni immobili anche ville, parchi, giardini e cose di interesse
per la storia politica, militare, arte, scienza e letteratura
- 73 articoli
- Prevedeva un potenziamento dei controlli amministrativi sui Beni, sul loro uso,
sull’esportazione, delle procedure di vincolo sui beni privati di interesse pubblico
- Stabiliva il principio per cui vi era in assoluto il divieto di rimozione, demolizione,
modificazione e restauro senza autorizzazioni, di tutti i Beni
- Garantisce la conservazione, l’integrità e la sicurezza
- le opere e i beni di proprietà privata potevano dover essere visitabili dal pubblico
Legge 1497 del 29 giugno 1939 → Si occupa del paesaggio e dei Beni paesaggistici →
Bellezze naturali
- Con l’avvento della costituzione repubblicana si è posto, nel 1948, il problema di
riformare la materia
- Vengono avviate commissioni di studio per indagare sui principali orientamenti in
materia di beni culturale, esaminare lo stato della nostra legislazione e proporre
eventuali modifiche alla Legge 1089
Commissione Franceschini - con Legge 310 del 26 aprile 1964
Viene istituita una specifica commissione che aveva la finalità di indagine per la tutela e la
valorizzazione dei beni di interesse storico, artistico, archeologico del paesaggio
(commissione Franceschini)
- I risultati dell’indagine sono stati raccolti in 3 volumi chiamati “Per la salvezza dei
beni culturali in Italia”
- Si componeva di 84 dichiarazioni con proposte relative all'estensione della nozione
del patrimonio storico-artistico e una nuova definizione di Bene tutelabile
- Si prevedeva una nozione di bene culturale più ampia che superava la concezione
estetizzante delle Leggi Bottai
- Per la prima volta si parla di Bene culturale inteso come ogni bene che
costituisce testimonianza materiale avente valore di civiltà e nozione
storicistica
- Il Bene Culturale è un bene materiale, concreto.
- Per la prima volta nasce anche il concetto di valorizzazione ovvero di promuovere la
conoscenza e garantire l’accessibilità generale
- Il Bene Culturale deve poter essere tramandato di generazione in
generazione
Il Bene Culturale deve essere dichiarato → la qualità deve essere attestata dalla pubblica
amministrazione mediante un’apposita dichiarazione per garantire certezza legale
Commissione Papaldo del 9 aprile 1968 rinominata nel 1971
Con il compito di formulare un disegno di Legge, raccogliendo le indicazioni di massa della
commissione Franceschini
- Formulò una proposta che però non vide mai la luce perché non venne approvata
Legge Ponte n 775 del 1967
Riguardava l’attività urbanistica ma aveva come finalità quella di tutelare i Beni storici
presenti nel centro della città
Legge dpr 805 del 1975
Per la prima volta viene istituito e organizzato il Ministero con il compito di tutelare e
valorizzare i Beni Culturali e ambientali
Solo nel 1997 viene delegato il Governo con la legge 8 ottobre 1997 n° 352 ad emanare un
decreto legislativo avente ad oggetto un testo unico in cui far confluire tutte le disposizioni
legislative in maniera di beni culturali e ambientali.
Dopo la legge delega è stato emanato il decreto legislativo 29 ottobre 1999 n° 490 che ha
redatto il testo unico delle delle disposizioni legislative in materia dei Beni Culturali
ambientali
- É una raccolta di tutte le norme che riguardano la tutela dei Beni Culturali,
organizzandole in modo organico e sistematico
- Vengono eliminate le norme doppioni
- Concezione normativa dei Beni culturali: sono Beni Culturali quelli indicati dalla
Legge
Subito dopo l’entrata in vigore del testo unico c’è stata un’importante riforma costituzionale -
legge costituzionale n° 3 del 2001
- ha riformato gli articoli 117 e 118 della Costituzione e le competenze legislative tra
stato e regione + il sistema di distribuzione delle competenze amministrative
Nel 2004 su delega del Parlamento, il Governo ha dovuto emanare un nuovo Codice dei
Beni Culturali e del paesaggio che avesse come funzione quella di adeguare la legislazione
alla nuova riforma costituzionale e che introducesse gli istituti di valorizzazione,
partecipazione e gestione dei beni culturali.
Questo è confluito nel decreto legislativo n°42 del 24 gennaio 2004 = attuale disciplina.

IL CODICE DEI BENI CULTURALI


Prima parte: tutela e conservazione dei Beni Culturali, circolazione interna ed esterna dei
Beni Culturali
Seconda parte: Beni paesaggistici
Terza parte: Valorizzazione dei Beni Culturali

I principi sono previsti dai primi 6 articoli


L’articolo 1 chiarisce i principi generali
- Stabilisce che la finalità è quella di dare attuazione all’art. 9 e all’art. 117 della
Costituzione
- Stabilisce che la tutela a la valorizzazione del patrimonio culturale sono fondamentali
perché concorrono a preservare la memoria della comunità nazionale, del suo
territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura (finalità del codice)
- individua i soggetti responsabili; lo stato, le regioni, le città metropolitane, le province
e i comuni che devono assicurare e sostenere la conservazione del patrimonio
culturale e favorire la pubblica fruizione e valorizzazione.
- Stabilisce che anche i soggetti privati sono tenuti a garantire la conservazione e
valorizzare Beni Culturali
- Principio di sussidiarietà orizzontale
L’articolo 2 disciplina che cosa si intende per patrimonio culturale: è costituito dai beni
culturali e dai beni paesaggistici.
- cose mobili e immobili che, ai sensi dell’art. 10 e 11 presentano un interesse storico,
artistico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico + le altre cose
individuate dalla Legge o in base alla Legge quali testimonianza aventi valore di
civiltà

Gli articoli dal 3 al 7 riguardano la tutela e valorizzazione dei Beni Culturali e le competenze
L’articolo 3 Stabilisce cosa si intende per tutela dei Beni Culturali come azione tecnica
- È un'attività volta ad individuare il patrimonio culturale e garantire la protezione e
conservazione dei beni individuati
- Per protezione si intende l’attività che garantisce l’integrità materiale e fisica
- La finalità fondamentale della tutela è la pubblica fruizione → consentire conoscenza
e accesso al Bene da parte della comunità
- L’attività di tutela si esplica attraverso provvedimenti amministrativi regolatori e quindi
attraverso l’esercizio del potere amministrativo.
L’articolo 4 stabilisce che le funzioni di tutela sono attribuite al Ministero
- No principio della sussidiarietà, ma la funzione di tutela è una competenza
amministrativa del ministero.
- Vige il principio del parallelismo: la funzione di tutela (competenza legislativa) spetta
allo Stato e di conseguenza anche le funzioni di tutela amministrative (articolo 18)
- Lo Stato può delegare le funzioni di tutela anche alle regioni
- Funzioni amministrative
L’articolo 5 ai sensi dell’art. 118 tutti gli altri enti pubblici devono collaborare per garantire la
tutela (obbligo di cooperazione)
- Le regioni, oltre che il comune, città metropolitane e province, cooperano con il
ministero nell’esercizio di funzioni di tutela
- Attraverso accordi e intese le regioni possono esercitare funzioni di tutela su specifici
Beni Culturali (manoscritti, autografi, carteggi, incunaboli, raccolte librarie, libri,
stampe, incisioni, carte geografiche, spartiti musicali, fotografie, e altro materiale
audiovisivo)
- La titolarità spetta allo Stato → comma 7
- Il ministero esercita la potestà d’indirizzo, di vigilanza e può esercitare il
potere sostitutivo in caso di inerzia o inadempienza da parte degli enti
delegati
L’articolo 6 Stabilisce cosa si intende per valorizzazione dei Beni Culturali
- La valorizzazione è azione giuridica e consiste nell’esercizio delle funzioni e le
attività volte a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e assicurare le
migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio al fine di
promuovere lo sviluppo della cultura.
- Comprende anche l’attività di promozione e sostegno degli interventi di
conservazione del patrimonio culturale
- La valorizzazione è un fine secondario rispetto alla tutela
- La Repubblica favorisce e sostiene la partecipazione dei soggetti privati singoli o
associati alla valorizzazione del patrimonio culturale
- Principio di sussidiarietà orizzontale (articolo 118)
- Alcune attività di interesse pubblico possono essere svolte anche dal cittadino
in sostituzione o aggiunta alle amministrazioni pubbliche
L’articolo 7 fissa i principi fondamentali in materia di valorizzazione del patrimonio culturale
e nel rispetto di tali principi le regioni esercitano la loro potestà legislativa
- Riprende l’articolo 117 della Costituzione
- Il codice stabilisce le norme cornice che poi ogni singola regione legifera.
- Normativa di dettaglio
- Il ministero, le regioni e gli enti pubblici territoriali perseguono il coordinamento
(disciplina armonizzata rispetto alle altre regioni).
Articolo 9 bis→ riguarda i Beni Culturali di interesse religioso.
- Per essi il Ministero e le regioni devono provvedere a tutelarli tenendo conto delle
esigenze di culto e accordandosi con le comunità religiose affinché le due cose siano
compatibili e contemporaneamente garantite.
- Per i beni della Chiesa Cattolica si applicano i Patti Lateranensi e le intese
sottoscritte.
DEFINIZIONE SPECIFICA DI BENE CULTURALE (art. 10)
L’articolo 10 contiene la definizione specifica di bene culturale ed è NORMA
FONDAMENTALE
Differenzia i Beni Culturali pubblici dai Beni Culturali privati (beni demaniali)
- I Beni Culturali pubblici (definiti dal comma 1 e 2) sono le cose mobili e immobili
appartenenti a Stato, regione, enti pubblici territoriali nonché ad ogni altro ente e
istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fini di lucro (enti ecclesiastici
civilmente riconosciuti) che presentano interesse artistico, storico, archeologico ed
antropologico
- Sono Beni Culturali anche: raccolte di musei, pinacoteche, gallerie e altri
luoghi espositivi dello Stato, delle regioni e di altri enti pubblici territoriali
- Gli archivi e altri documenti dello Stato, regioni e altri enti pubblici territoriali
- Sono Beni anche le raccolte librarie e delle biblioteche dello Stato, regioni e
altri enti pubblici territoriali
- Due categorie di Beni:
1. Beni Culturali pubblici in base alla Legge, quindi salvo verifica del
ministero
- Il ministero dovrà controllare se effettivamente hanno valore
culturale
2. Beni Culturali pubblici ex lege → in base all’articolo 10 sono
certamente Beni Culturali
- I Beni Culturali privati (definiti dal comma 3) per essere tali è necessario uno
specifico provvedimento dichiarativo
- L’amministrazione del ministero avvia il procedimento di dichiarazione e in
base all’istruttoria, accerti che quel Bene rientri nelle categorie e abbia un
effettivo interesse culturale.
- No provvedimento favorevole per l’interesse privato, perché ha vincoli
sulla proprietà privata
- Sono Beni Culturali le cose mobili o immobili, che presentano interesse
artistico, storico, archeologico ed antropologico, appartenenti a soggetti
diversi dal comma 1
- Gli archivi e singoli documenti appartenenti a privati che rivestono un
interesse particolarmente storico e importante
- Sono Beni anche le raccolte librarie appartenenti a privati di
eccezionale interesse culturale.
L’ultimo comma stabilisce un limite temporale che vale per tutti i beni demaniali (pubblici e
privati) = per essere dichiarati beni di interesse culturale, essi devono risalire nel tempo
- Non sono soggette alla disciplina del Codice le cose e cose esplicitate nel comma 1
e nel comma 2 che siano opera di autore vivente o la cui esecuzione non risalga ad
oltre 70 anni
- le cose esplicitate nel comma 3 che siano opera di autore vivente la cui
esecuzione non risalga ad oltre 50 anni
- Per le cose che rientrano nel patrimonio culturale nazionale, l’esecuzione non
deve risalire da almeno 50 anni.
- Questo serve per tutelare la proprietà (l’autore) del bene e quindi la
possibilità di commerciare
Nell’articolo 10 si parla di Beni culturali materiali. Ma con le convenzioni del 2003 e 2005
dell’UNESCO, trovano posto anche i beni culturali immateriali.
- Devono essere rappresentati da supporti materiali (documenti)
- Devono rientrare in una delle categorie dell’articolo 10
I Beni Culturali di interesse religioso sono sottoposti alla disciplina dei Beni pubblici ma
hanno un particolare status: il ministero con competenza delle religioni deve provvedere a
fare in modo che la natura di Bene Culturale sia rispettosa, conforme e compatibile con le
esigenze di culto
- Deve essere rispettato dalla disciplina stabilita dal ministero o regione, la
destinazione del culto
- La modalità di utilizzo da parte delle confessioni religioni deve essere garantito e
oggetto di uno specifico accordo tra ministero e confessioni religiose
L’articolo 11 prevede Beni che in realtà non sono Beni Culturali → Definiti Beni Culturali
Minori
- Hanno rilevanza Culturale minore, rispetto a quelli dell’articolo 10, e quindi sottoposti
solo a talune specifiche norme di tutela
- Affreschi, stemmi, graffiti, ogni altro elemento decorativo di edifici
esposti o non alla pubblica vista
- Applicabile il divieto di distacco → Articolo 50 comma 1
- Sono vietate modificazioni di un bene esaminato→ articolo 51
- Le aree repubbliche di il valore culturale locale e tradizionale sono sottoposte alle
limitazioni previste dall’articolo 52 del Codice
- Per le opere di scrittura, scultura, grafica e qualsiasi altro oggetto d’arte di autore in
vita o la cui esecuzione non risalga ad oltre 70 anni (articolo 64 e 65) devono essere
rilasciati attestati di autenticità e provenienza ed è previsto il divieto di uscita dal
territorio nazionale se non con autorizzazione
- Per le opere d’arte che hanno meno di 50 anni devono essere
rilasciati attestati di autenticità e provenienza ed la loro vendita deve
essere registrata in un apposito registro
- Per le opere di architettura contemporanea di particolare interesse artistico è previsto
un divieto di uscita definitiva dal territorio dello Stato e la possibilità di essere oggetto
di contributi e finanziamenti da parte del ministero
- Per quanto riguarda le fotografie, fotografie negative, matrici, esemplari opere
cinematografiche, audiovisive, sequenze di immagini in movimento, le
documentazione di manifestazioni sonore, verbali comunque realizzate la cui
produzione risalga oltre 25 anni è previsto che la loro uscita definitiva dal territorio
nazionale sia sottoposta ad autorizzazione.
- Anche i mezzi di trasporto con più di 75 anni (articolo 65) sono sottoposti ad
autorizzazione per l’uscita definitiva e temporanea
- Strumenti per interesse della storia e della scienza aventi più di 50 anni sono
sottoposti ad autorizzazione per l’uscita definitiva dal territorio nazionale
- Le vestigia che siano testimonianza della prima guerra mondiale sono sottoposte ad
autorizzazione in caso di distacco
I BENI CULTURALI PUBBLICI

I Beni Culturali pubblici sono particolari in quanto sono sottoposti a una disciplina che
riguarda la proprietà pubblica e incide sul Codice dei Beni Culturali
- La proprietà dei Beni Culturali Pubblici è una proprietà speciale e ha caratteristiche
diverse rispetto alla normale proprietà privata
- Alcuni Beni Culturali pubblici hanno specifiche discipline previste dal Codice Civile.
- In particolare per i Beni appartenenti allo Stato, Enti Pubblici ed Ecclesiastici
(Articolo 822 e seguenti)
Alcuni Beni sono definiti ex lege (in base all’articolo 10) altri, invece vengono
provvisoriamente sottoposti alla disciplina del Codice salvo verifica.

I beni IMMOBILI pubblici si distinguono in:


- Beni demaniali
- Beni del demanio necessario → Beni immobili che necessariamente
appartengono allo Stato (mare, lidi, spiagge, porti, fiumi, torrenti, laghi, acque
e opere destinate alla difesa nazionale)
- Beni del demanio accidentale → possono appartenere sia a soggetti privati
che allo Stato/comune/province/regioni (strade, autostrade, strade ferrate,
aerodromi, acquedotti… + immobili riconosciuti di interesse storico,
archeologico e artistico e raccolte di musei, pinacoteche, archivi e biblioteche
e gli altri beni che sono assoggettati al regime proprio del demanio pubblico
- Se appartengono allo Stato, rientrano nell'ambito dei beni demaniali
- I beni demaniali sia accidentali che necessari (articolo 823) seguono il
principio di inalienabilità e incommerciabilità
- Spetta all’autorità amministrativa la tutela dei Beni demaniali
(autotutela esecutiva)
- Beni del patrimonio
- Beni del patrimonio indisponibile→ Beni che appartengono allo Stato e hanno
un vincolo di destinazione stabilito dalla Legge e non possono essere oggetto
di compravendita, sono assoggettati alla medesima disciplina pubblicistica
prevista per i Beni demaniali.
- La pubblica amministrazione potrà eliminare il vincolo di destinazione
e diverranno Beni del patrimonio disponibile
- Rientrano le cose di interesse storico, artistico, archeologico,
paleontologico ritrovate nel sottosuolo → beni mobili
- Beni del patrimonio disponibile→ Sono assoggettati alle normali norme e
regole previste dal Codice Civile

Articolo 12 → PROCEDIMENTO DI VERIFICA DELL'INTERESSE CULTURALE


Questo procedimento si applica alle cose previste dall’articolo 10 (comma 1)
- cose mobili e immobili appartenente agli enti pubblici territoriali, a tutti gli altri enti o
istituti pubblici e agli enti equiparati
- cose che presentino un interesse storico, artistico, antropologico o etnoantropologico
- cose di autore non più vivente o la cui esecuzione risalga ad oltre 70 anni
É un procedimento doveroso che si apre d’ufficio su richiesta della soprintendenza
(Ministero) o su richiesta formulata dei soggetti interessati.
- Finalizzato a verificare la sussistenza dell’interesse storico, artistico, archeologico,..
delle cose sulla base di indirizzi di carattere generale stabiliti dal ministero
Il provvedimento di verifica è emesso dalla Commissione regionale per il Patrimonio
Culturale su proposta della soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio.
Il procedimento
- Qualora l’esito sia negativo (e quindi non è riscontrato un interesse culturale
adeguato), il bene è definitivamente escluso dal nomino dei beni culturali e quindi
dall’applicazione del Codice dei Beni Culturali
- In caso di esito negativo su cose appartenenti al demanio culturale dello
Stato, delle regioni e di altri enti pubblici territoriali, (ai sensi dell’art. 54) si
procede alla sdemanializzazione del bene.
- Questo comporta che esso diventi un bene liberamente alienabile,
cioè del patrimonio disponibile dello Stato
- Se l’esito è positivo, la verifica ha lo stesso effetto della dichiarazione→ il bene è
definitivamente sottoposto alla disciplina del Codice dei Beni Culturali e diviene un
bene demaniale ai sensi dell’art. 54
- Il bene verrà poi trascritto nei registri immobiliari o mobiliari e le schede descrittive
confluiranno in un apposito archivio informatico tenuto dal Ministero che consente il
monitoraggio dei Beni Culturali e la programmazione degli eventuali interventi di
protezione e conservazione.
Il procedimento di verifica si deve concludere entro 120 giorno dalla richiesta.

Articolo 13→ PROCEDIMENTO DICHIARATIVO


La dichiarazione dell’interesse culturale accerta la sussistenza dell’interesse culturale
presente nel bene.
- Non è necessaria per i beni che rientrano nel comma 2 dell’articolo 10
- Il provvedimento dichiara una qualità già presente nel provvedimento. Riconosce una
qualità che il bene ha già.
Questo provvedimento non è un mero atto di accertamento bensì un vero e proprio
provvedimento costitutivo LIMITATIVO della sfera giuridica del privato → ablatorio
Articolo 14→ Il procedimento è avviato d’ufficio dal soprintendente → è lo stesso ministero
che avvia il procedimento e il responsabile è il sovrintendente.
- gli enti o i privati possono segnalare alla soprintendenza ma NON richiederne
l’apertura
- Il soggetto privato non ha alcun interesse che il proprio Bene sia dichiarato
d’interesse culturale.
Articolo 15 →Comporta l’obbligo di comunicazione dell’avvio al proprietario, prossessore o
detentore del bene
- Non è una condizione di efficacia del provvedimento. Serve solo per rendere
noto al soggetto l’avvio del procedimento
- Nel momento in cui è avviato, la comunicazione permette che diventino
applicabili immediatamente le misure di protezione e conservazione
- Le misure cautelari scadono nel momento in cui termina il procedimento
La dichiarazione finale viene fatta sulla base della proposta del soprintendente e sarà la
commissione regionale del patrimonio culturale a dichiarare o meno il valore
- Se l’esito sarà positivo, la dichiarazione dell’interesse culturale deve essere
comunicata al proprietario della cosa
- Se si tratta di beni immobili o beni mobili soggetti a registrazione, il
provvedimento dichiarativo deve essere trascritto nel registro pubblico
- Se si interessi che il procedimento ha un’efficacia costitutiva che produce effetti
dispositivi negativi nella sfera giuridica del proprietario, questo ha il diritto ad un
indennizzo
Articolo 16 → Al provvedimento conclusivo della verifica o della dichiarazione è possibile il
ricorso amministrativo al Ministero per motivi di legittimità (si contestano le norme
tecniche/specialistiche) o merito (questioni di convenienza e opportunità del provvedimento
rispetto all’interesse e all’esigenza della pubblica amministrazione) entro 30gg dalla notifica
- Questo comporta la sospensione degli effetti del provvedimento pur rimanendo ferma
la protezione in via cautelare
- Il Ministero decide sul ricorso entro il termine di 90gg dalla presentazione → egli può
annullare o riformare l’atto
La commissione quando dichiara interesse culturale, fa un accertamento di discrezionalità
tecnica
- Accertamento complesso altamente soggettivo
- Il giudice, però, non può sostituirsi alla pubblica amministrazione e può
annullare il provvedimento solo in caso si manifesti che il ministero abbia
compiuto un’errore nella sua valutazione di discrezionalità tecnica

MISURE DI PROTEZIONE
Regole da rispettare nel caso in cui il soggetto voglia fare un intervento sul bene culturale
- Non può essere svolto dal soggetto se non con previa autorizzazione da parte del
Ministero.
Articolo 20→ Interventi vietati: i Beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati,
deteriorati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico, artistico o aventi
qualsiasi tipo di pregiudizio
- Gli archivi, sia pubblici che privati, non possono essere smembrati
Articolo 21→ Interventi soggetti ad autorizzazione (alcuni da parte della commissione
regionale dei Beni Culturali altri da parte del soprintendente): sono subordinati
all’autorizzazione del ministero la rimozione, demolizione con anche successiva
ricostruzione di qualsiasi bene culturale, lo spostamento anche temporaneo, lo
smembramento di collezioni, serie e raccolte, scarto di documenti di archivi pubblici o privati
ìo materiale bibliografico trasferimento ad altre persone giuridiche di complessi organici,
documentazioni di archivi pubblici o privati.
- Autorizzazione: atto con il quale la pubblica amministrazione dà un assenso
all’esercizio di un diritto che il soggetto ha già
- Finalità:
1. identificare che non si prevedono i casi previsti dall’articolo 20
2. Che l’intervento non produca pregiudizi o danni al valore culturale del
Bene
3. Stabilire delle prescrizioni che devono essere attuate nell'esercizio del
potere di intervento da parte del soggetto
Qualora lo spostamento dei beni culturali dipenda esclusivamente dal mutamento di dimora
o di sede del possessore, questo non è sottoposto ad autorizzazione ma ad una semplice
denuncia
- Lo spostamento degli archivi correnti dello Stato e di altri enti pubblici, non è
soggetto ad autorizzazione ma comporta solo l’obbligo di comunicazione al ministero
.
Ogni altro intervento compiuto sul Bene Culturale deve comunque essere autorizzato ma
questa volta dal soprintendente
- Per qualunque autorizzazione è necessario un progetto di opera di intervento e deve
essere prevista una descrizione tecnica dell'intervento che si vuole effettuare.
Se rilasciata, l’autorizzazione conterrà le norme, regole e misure che devono essere
rispettate per poter eseguire l’intervento.
- Se i lavori non iniziano entro 5 anni dal rilascio dell’autorizzazione, il soprintendente
potrà dettare prescrizioni nuove o integrare e allargare le prescrizioni già date.
Articolo 22→ disciplina l’attività edilizia sui beni culturali→ che modificano un bene immobile
- l’autorizzazione è competenza della soprintendenza e deve essere rilasciata nel
termine di 120gg dalla richiesta fatta dal soggetto interessato
- Se non viene rilasciata, non si forma il silenzio assenso, il soggetto può
diffidare l’amministrazione chiedendo di provvedere e se l’amministrazione
non provvede nei successivi 30 giorni il soggetto può chiedere al giudice di
condannare l’amministrazione all’emissione del provvedimento
- Se l’opera comporta una valutazione di impatto ambientale, ed essa è negativa,
l’intervento non potrà essere effettuato
Articolo 27→In caso di urgenza, gli interventi possono essere fatti dal proprietario
provvisoriamente per evitare pregiudizi permanenti sul bene culturale
- Con l’obbligo di dare immediata comunicazione al soprintendente e forniti i
progetti degli interventi
- Quest’ultimo ha la possibilità di adottare misure cautelari preventive, nel
corso del procedimento, per tutelare il bene
Il soprintendente, in tutti i casi in cui sia richiesta un’autorizzazione, può ordinare la
SOSPENSIONE di qualsiasi intervento a lavori iniziati se non conformi con quanto
autorizzato

MISURE DI CONSERVAZIONE
Lo Stato si preoccupa di formare i soggetti a cui spetta procedere alla conservazione dei
Beni Culturali
- Non può essere fatta da chiunque → scuole di restauro
Possono essere interventi volontari o imposti dal ministero
- La finalità è quella di conservare il valore, le caratteristiche materiali, estetiche e
storiche del bene
Articolo 29→la conservazione del patrimonio culturale è assicurata attraverso un’accurata
attività di studio di prevenzione, manutenzione e restauro
- Prevenzione: attività idonea a limitare le situazioni di rischio connesse al
Bene Culturale nel suo complesso
- Manutenzione: complesso di attività di interventi destinati al controllo delle
condizioni del Bene Culturale e al mantenimento della sua integrità,
dell’efficienza funzionale e dell’integrità del bene e delle sue parti
- Restauro: intervento diretto sul Bene attraverso un complesso di opere per
garantire l’integrità materiale e al recupero del Bene medesimo
Il ministero definisce anche le linee di indirizzo, le norme tecniche e i criteri per effettuare la
di conservazione
- No attività libera
- Gli interventi di manutenzione e restauro su beni mobili e superfici decorate di beni
architettonici sono eseguiti in via esclusiva da coloro che sono i restauratori specifici
dei Beni Culturali
Articolo 30 → Stato, regioni e altri enti pubblici territoriali hanno l’obbligo di garantire la
sicurezza e la conservazione dei Beni Culturali
- Anche i soggetti privati sono tenuti a garantire la conservazione
- Hanno l’obbligo di conservare anche i propri archivi, e ciò comporta che venga
garantita l’integrità, l’organicità e l’ordine dell’archivio
- Obbligo anche di inventariare i propri archivi
Articolo 31→ Interventi conservativi volontari: Il restauro e gli interventi conservativi
possono essere su iniziativa del proprietario, possessore o detentore e vige il principio
dell’autorizzazione
- Rilasciata dal soprintendente che certifica, a richiesta del proprietario, il carattere
necessario dell’intervento stesso ai fini dell’ulteriore concessione di agevolazione
fiscale.
- È possibile richiedere un sostegno finanziario dal ministero
Articolo 32→ Interventi conservativi imposti: il ministero può imporre al proprietario,
possessore, detentore del Bene Culturale, interventi necessari per assicurare la
conservazione del Bene Culturale
- Può imporre al soggetto di intervenire o, in casi estremi, potrà intervenire
direttamente e immediatamente sostituendosi al proprietario
Articolo 33→prevede un procedimento che disciplina l’intervento di conservazione imposto
→ il Soprintendente redige una relazione tecnica e dichiara, all’inizio, la necessità
dell’intervento
- La relazione tecnica è inviata, insieme alla comunicazione di avvio del procedimento,
al proprietario, possessore o detentore del Bene che può fare osservazioni entro 30
giorni
Se il soprintendente non ritiene necessaria l’esecuzione diretta dell’intervento, assegna al
proprietario, possessore o detentore, un termine per la presentazione del progetto esecutivo
- Il progetto deve essere approvato dal soprintendente, che potrà stabilire eventuali
prescrizioni e la fissazione di un termine per l’inizio e fine dei lavori
- Per i beni immobili, il progetto presentato è trasmesso dalla soprintendenza anche al
comune o città metropolitana che, a loro volta, posso esprimere un proprio motivato
parere sempre entro 30 giorni
- Se il proprietario, possessore o detentore del Bene, non adempie all’obbligo di
presentazione del progetto o non provvede a modificarlo secondo le indicazioni del
sorprendente o se il progetto è respinto, il soprintendente procederà all’esecuzione
diretta dell’intervento
In caso di urgenza, il soprintendente può adottare immediatamente tutte le misure
conservative necessarie
- Tutti gli oneri sugli interventi imposti sono a carico del proprietario, anche se richiesti
dal ministero.
Articolo 34→ se gli interventi sono di particolare rilevanza (Beni ad uso e godimento del
ministero) il ministero può contribuire alla spesa. Esso determina anche l’ammontare
dell'onere che intende sostenere e ne dà comunicazione al soggetto interessato
- Se le spese sono sostenute dal proprietario, il ministero può procedere a rimborsi
graduali oppure all'erogazione di acconti sul rimborso, qualora i lavori fossero molto
costosi
- Per le spese di intervento immediato, il ministero determina la somma a carico del
proprietario e provvederà al recupero delle spese che ha sostenuto
Articolo 35→ per gli interventi volontari il Ministero ha facoltà di concedere contributi statali
non superiori alla metà della spesa sostenuta dal proprietario
- Se l’intervento è di particolare rilevanza o riguarda Beni di uso e godimento pubblico,
il Ministero può concorrere alla spesa in linea superiore all’ammontare della metà
- Il contributo pubblico, del ministero, se concesso, viene erogato a fine lavori e
fa riferimento alla spesa effettivamente sostenuta dal beneficiario e
dimostrata
- Il beneficiario è tenuto alla descrizione degli acconti percepiti se gli interventi
non sono stati tutto o in parte eseguiti e se non sono eseguiti perfettamente
come previsto dalla prescrizione del soprintendente
- Il ministero può anche concedere contributi in conto impresso su mutui e
potrà fare altre forme di finanziamento durante i lavori
Articolo 38 → nel caso in cui il Bene Culturale Privato sottoposto ad interventi conservativi,
sia stato eseguito per il concorso totale o parziale dello Stato il Bene deve essere reso
accessibile al pubblico, secondo le modalità stabilite dall’apposito accordo o convenzione
stipulato tra Ministero e singole proprietà.
- Per i Beni Pubblici appartenenti ad altri soggetti pubblici che non sia lo Stato, i lavori
vengono fatti dall’amministrazione che ne ha la proprietà su accordo con il Ministero
- Sarà necessaria l’amministrazione e il controllo del ministero sull’ intervento
Articolo 41: disciplina obblighi di versamento negli archivi dello Stato
- I documenti di valore storico, artistico,… devono essere versati negli archivi dello
Stato
- Gli organi giudiziari e amministrativi dello Stato, hanno l’obbligo di versare
nell'archivio centrale dello Stato tutti i documenti degli affari esauriti da oltre 30 anni
- le liste di leva militare versate dopo 70 anni rispetto l’anno di nascita della
classe a cui si riferiscono,
- Il soprintendente dei Beni archivistici può accettare versamenti di documenti più
recenti quando vi sia pericolo di dispersione o danneggiamento
- in ogni caso nessun versamento può essere ricevuto se non è stato prima
effettuato lo scarto dei Beni inutili o che non hanno un adeguato interesse
storico
Sono istituite apposite Commissioni di sorveglianza che hanno il compito di vigilare sulla
corretta tenuta degli archivi dello Stato e di stabilire l’organizzazione, gestione e
conservazione dei documenti versati
- Ci sono appositi archivi → Archivio centrale dello Stato e archivi specifici per materie
e documenti
Articolo 42→ Presidenza della Repubblica, la Camera dei Deputati e del Senato, la Corte
Costituzionale e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, sono organi Costituzionali con
propri archivi storici
- devono tenere, presso la propria sede, appositi archivi storici in cui sono versati tutti i
documenti che vengono formati da questi organi.

LA CUSTODIA COATTIVA
Articolo 43→ il Ministero ha il potere di far trasportare temporaneamente e custodire, in
pubblici istituti, i Beni Culturali mobili al fine di garantire la sicurezza e assicurare la
conservazione
- Dà la possibilità di prendere la custodia coattiva del bene
- Su proposta del soprintendente, il Ministero ha anche la possibilità di disporre di
deposito coattivo di archivi dello Stato o di singoli documenti qualora sia necessario

COMODATO D’USO
Dare in comodato il Bene Culturale al ministero da parte del soggetto privato
- Consegna il Bene al Ministero affinché lo gestisca
Articolo 44→ il direttore di archivi o istituti che abbiano in amministrazione depositi o raccolte
o collezioni artistiche, archeologiche, bibliografiche o scientifiche, possono ricevere in
comodato da privati proprietari, previo assenso dal Ministero, beni culturali mobili, al fine di
consentire la fruizione da parte della collettività
- Il Comodato non può avere durata inferiore ai 5 anni
I direttori di archivi/istituti adottano ogni misura necessaria per la conservazione dei beni
ricevuti in comodato dandone comunicazione al comodante; le relative spese sono a carico
del Ministero
I direttori di archivi/istituti possono ricevere in deposito, previo assenso dell’organo
competente, beni culturali appartenenti a ENTI PUBBLICI; le spese di conservazione e
custodia sono a carico degli enti depositanti (salvo che non si decida insieme al Ministero
che quest’ultimo ne copri almeno una parte)

PRESCRIZIONE DI TUTELA INDIRETTA


Attività di Conservazione di altri Beni che sono in collegamento stretto con i Beni Culturali
- Misure di protezione su altri Beni Immobili che sono nell’ambiente e nel contesto in
cui è inserito il Bene Culturale che si vuole tutelare
- Garantisce la conservazione delle condizioni originali del contesto storico in cui il
Bene Culturale è inserito
Vengono imposti vincoli sugli immobili per garantire l’integrità del Bene.
- Il soprintendente ha anche discrezionalità tecnica nel decidere quali sono le misure
da imporre sui Beni in stretta correlazione con il Bene Culturale
- Possono essere anche misure molto stringenti e possono comportare
l'impossibilità assoluta di intervenire sul Bene
Articolo 45 →l Ministro ha la facoltà di prescrivere le distanze, le misure e le norme dirette a
evitare che sia messa in pericolo l’integrità dei Beni Culturali immobili, che sia danneggiata
la prospettiva, la luce e che siano alterate le condizioni generali di decoro.
Articolo 46 → Le prescrizioni di tutela indiretta sono dotate e notificate con un procedimento
di attività indiretta.
- Gli enti pubblici territoriali interessati recepiscono le prescrizioni stabilite dal Ministero
nei propri regolamenti edilizi
L’avvio del procedimento d’ufficio può essere su richiesta motivata della regione o di altri enti
pubblici territoriali interessati e viene data comunicazione al possessore, proprietario o
detentore dell’immobile su cui sono riferite le prescrizioni
- Ne comporta la temporanea immodificabilità dell’Immobile negli aspetti che
riguardano le prescrizioni stesse
- Misure che cessano al termine del procedimento (120 giorni dall’avvio)
Alla fine del procedimento viene adottato il provvedimento
Articolo 47 →É ammesso il ricorso amministrativo contro il provvedimento di tutela indiretta
che, però, non comporta la sospensione automatica degli effetti del provvedimento
impugnato.
Articolo 48 → Prevede che sia soggetto ad autorizzazioni il prestito per mostre ed
esposizioni di tutti i Beni Culturali (sia Beni Pubblici sottoposti a verifica, sia Beni Privati
dichiarati di interesse culturale)
- Qualora l’autorizzazione abbia oggetto un Bene appartenente allo Stato sottoposti ad
intesa Statale, la richiesta è presentata al Ministero almeno 4 mesi prima dell’inizio
dell’esposizione o mostra
- L’autorizzazione viene rilasciata tenendo conto delle esigenze di
conservazione del Bene e dovranno essere considerate tutte le misure
necessarie per garantire:
- l’integrità del Bene
- il ritorno del Bene
- L’ autorizzazione può anche essere sostituita dall’assunzione diretta delle
responsabilità e dei rischi da parte del Ministero
Articolo 49→ Riguarda le autorizzazioni per manifesti e cartelli pubblicitari da apporre, nel
caso di lavori, sui Beni Culturali
- É vietato collocare o affiggere manifesti, cartelli o altri mezzi di pubblicità sugli uffici o
sulle aree tutelate come Beni Culturali, in quanto deve essere autorizzato dal
soprintendente.
- Autorizzazione rilasciata se il cartello o manifesto non danneggiano l’aspetto
di decoro e funzione pubblica dell’immobile.
- É vietato collocare o affiggere cartelli o altri mezzi di pubblicità lungo le strade site
nell’ambito o in prossimità di Beni Culturali, salvo autorizzazione
- In questo caso non è rilasciata dal soprintendente ma dall’autorità stradale,
dietro parere favorevole della soprintendenza
- Nel caso in cui si debba coprire con ponteggi il Bene Culturale, il soprintendente
deve rilasciare il nullaosta per permettere l’affissione di cartelli sui ponteggi.
- Il sovraintendente deve valutare la compatibilità di questi con il carattere
storico-artistico dell’immobile
Articolo 50→ È previsto in generale il divieto di distacco di affreschi, stemmi, iscrizioni,
graffiti, tabernacoli e altri elementi decorativi sui Beni Culturali immobili, salvo autorizzazione
Articolo 51→ Prevede il divieto di modificare la destinazione d’uso degli studi d’artista o
modificarne il contesto in cui è previsto, nel caso in cui l’artista sia dichiarato di interesse
particolarmente importante
Articolo 52→ Si occupa della aree pubbliche aventi valore storico, artistico, archeologico,
paesaggistico in generale e le attività svolte riconosciute come identità culturale collettiva
stabilite dall’articolo 7 Bis
- Articolo 7 Bis→I beni immateriali e le attività culturali sono sottoposti alla disciplina
del Codice solo se rientrano in una delle categorie indicate dall’articolo 10 e se sono
rappresentate da un supporto materiale (libro, disco, cassetta,...)
Prevede che il comune, sentito il soprintendente, individua le aree pubbliche aventi valore
storico, artistico, archeologico, paesaggistico su cui vietare o sottoporre a condizioni
particolari l’esercizio del commercio.
- Sempre il comune, sentito il soprintendente, individua altri siti locali a chiunque
appartenenti, nei quali si sono applicati artigianato tradizionale e altre attività
commerciali tradizionali riconosciuti come espressione dell’identità culturale ai sensi
della Convenzione Unesco del 2005
- Al fine di assicurare il decoro dei complessi monumentali, o di altri immobili del
demanio culturale, interessati da flussi turistici particolarmente rilevanti, i competenti
del Ministero, in intesa con la regione o il comune, possono vietare gli usi non
compatibili con le specifiche esigenze di tutela e valorizzazione dei Beni e le forme di
uso pubblico, limitando o escludendo l’attività ambulante, l’occupazione del suolo
pubblico, limitare le concessioni…

LA CIRCOLAZIONE
Sia i beni pubblici che quelli privati sono sottoposti ad una disciplina che riguarda la
circolazione (trasferimento, vendita, donazione, passaggio di proprietà e tutti gli atti di
disposizione)
Le norme sono particolarmente stringenti per i beni culturali pubblici, mentre nel caso di
quelli privati la disciplina è più generica.
Può essere:
INTERNA
PER I BENI CULTURALI PUBBLICI il principio è quello della inalienabilità
- La circolazione è molto limitata e sottoposta ad autorizzazione Ministeriale
- Si tratta perlopiù di Beni Demaniali
- Il Bene Pubblico ha il vincolo della fruibilità pubblica
- Si evita che con i trasferimenti si venga pregiudicata la fruibilità pubblica del
Bene
Articolo 53→Il Bene Culturale Pubblico, secondo l’articolo 822 del Codice Civile, che
costituisce il demanio culturale non può essere alienato né formare oggetto di diritto di favori
terzi
Articolo 54→ Sono beni del demanio culturale (e quindi inalienabili): gli immobili, le aree di
interesse archeologico, gli immobili dichiarati monumenti nazionali, le raccolte di musei,
pinacoteche, biblioteche, gallerie, gli archivi, gli immobili dichiarati di interesse
particolarmente importante per la storia politica, militare, della letteratura, arte, scienza,
tecnica, industria e della cultura, le cose mobili opere di autori viventi o esecuzioni che non
risalgono oltre 70 anni, le cose appartenenti ad enti o istituti pubblici di autore vivente o la
cui esecuzione risalga ad oltre 70 anni
- Non è esclusa però la possibilità di trasferimento all’interno delle proprie
amministrazioni, garantendone l’integrità
Articolo 55→ Consente in taluni casi eccezionali, la possibilità del Ministero di autorizzare la
circolazione del Bene Culturale
- Riguarda i Beni Culturali immobili appartenenti al demanio culturale non rientranti
nell’articolo 54
- La richiesta di autorizzazione fatta dal soggetto pubblico interessato che intende
alienare deve essere corredata dall’indicazione della destinazione del Bene, dal
programma delle misure necessarie per la conservazione del Bene, dall’indicazione
degli obiettivi di valorizzazione che si intendono perseguire con l’alienazione del
bene
- L’autorizzazione può essere rilasciata su parere del soprintendente dopo aver sentito
la regione e gli altri pubblici territoriali interessati
- Qualora sia consentita, l'autorizzazione dovrà dettare prescrizioni volte a
garantire la conservazione e la congruità delle modalità e dei tempi previsti
per il conseguimento degli obiettivi di valorizzazione indicati nella richiesta.
- L'autorizzazione non può essere rilasciata qualora la destinazione d'uso proposta sia
suscettibile di arrecare pregiudizio alla conservazione e fruizione pubblica del bene o
comunque risulti non compatibile con il carattere storico e artistico del bene
medesimo.
- Il Ministero ha facoltà di indicare, nel provvedimento di diniego, destinazioni d'uso
ritenute compatibili con il carattere del bene e con le esigenze della sua
conservazione.
- Il Ministero ha altresì facoltà di concordare con il soggetto interessato il contenuto del
provvedimento richiesto, sulla base di una valutazione comparativa fra le proposte
avanzate con la richiesta di autorizzazione ed altre possibili modalità di
valorizzazione del bene.
- L’autorizzazione, se rilasciata, comporta la sdemanizzazione del bene (che resta
comunque sottoposto a tutte le disposizioni di tutela)
- Le prescrizioni contenute nell’autorizzazione sono vere e proprie obbligazioni e se
non vengono rispettate, questo comporta il Bene tornerà a far parte del demanio o
della proprietà.
Articolo 56→ È soggetta ad autorizzazione da parte del Ministero anche:
- l'alienazione dei beni culturali appartenenti allo Stato, alle regioni e agli altri enti
pubblici territoriali, non appartenenti al demanio pubblico.
- l'alienazione dei beni culturali appartenenti a soggetti pubblici diversi da quelli indicati
precedentemente o a persone giuridiche private senza fine di lucro, compresi gli enti
ecclesiastici.
- L’autorizzazione all’alienazione di Beni Culturali pubblici, può essere rilasciata
quando essi non abbiano interesse per raccolte pubbliche, non derivi danno alla loro
conservazione e non ne sia menomata la pubblica fruizione.
- Le prescrizioni e condizioni contenute nell'autorizzazione sono riportate nell'atto di
alienazione e sono trascritte, su richiesta del soprintendente, nei registri immobiliari.
Articolo 57→ Non è prevista alcun tipo di autorizzazione per gli atti che comportano
alienazione di beni culturali a favore dello Stato, comprese le cessioni in pagamento di
obbligazioni tributarie
Articolo 58→ Lo Stato può accettare anche in permuta Beni, ovvero lo scambio di Beni, con
la condizione che dalla permuta stessa derivi un incremento del patrimonio culturale
nazionale ovvero l'arricchimento delle pubbliche raccolte.
- Può essere effettuata solo con autorizzazione

PER I BENI CULTURALI PRIVATI vige il principio della libertà


- Il Bene può circolare in base ai principi propri della proprietà privata
Articolo 59→ Deve essere denunciato al Ministero che il Bene culturale deve essere donato
e trasferito ad altro soggetto o semplicemente spostato.
- La denuncia deve essere eseguita entro 30gg dalla stipula del contratto di vendita e
deve essere presentata al competente soprintendente del luogo ove si trovano i beni.
- Deve essere fatta dall'alienante o dal cedente la detenzione, in caso di alienazione a
titolo oneroso o gratuito o di trasferimento della detenzione.
- Deve essere fatta dall'acquirente, in caso di trasferimento avvenuto nell'ambito di
procedure di vendita forzata o fallimentare ovvero in forza di sentenza che produca
gli effetti di un contratto di alienazione non concluso.
- Deve essere fatta dall'erede o dal legatario, in caso di successione a causa di morte.
Per l'erede, il termine decorre dall'accettazione dell'eredità o dalla presentazione
della dichiarazione ai competenti uffici tributari.
- La denuncia deve contenere i dati identificativi delle parti e la sottoscrizione delle
medesime o dei loro rappresentanti legali; i dati identificativi dei beni; l'indicazione del
luogo ove si trovano i beni; l'indicazione della natura e delle condizioni dell'atto di
trasferimento; l'indicazione del domicilio in Italia delle parti ai fini delle eventuali
comunicazioni previste dal presente Titolo.
- La pubblica amministrazione deve sapere a chi verrà venduto, a quale
prezzo, a quali condizioni, dove verrà trasferito ecc
- Si considera non avvenuta la denuncia priva delle indicazioni previste o con
indicazioni incomplete o imprecise.
- Nel caso di compravendita, lo Stato e altri enti pubblici territoriale possono esercitare
il diritto di prelazione→ diritto del Ministero di sostituirsi all’acquirente previsto nel
contratto,
Articolo 60→ La denuncia consente all’amministrazione la possibilità di acquistare in via di
prelazione i Beni Culturali alienati a titolo oneroso o conferiti in società.
- Qualora il bene sia alienato con altri per un unico corrispettivo o sia ceduto senza
previsione di un corrispettivo in denaro ovvero sia dato in permuta, il valore
economico è determinato d'ufficio dal soggetto che procede alla prelazione.
Articolo 61→La prelazione è esercitata nel termine di 60 giorni dalla data di ricezione della
denuncia
- Se la denuncia è stata omessa o presentata tardivamente oppure risulti incompleta,
la prelazione è esercitata nel termine di 180 giorni dal momento in cui il Ministero ha
ricevuto la denuncia in modo incompleto
- Fino a che non viene esercitato il diritto di prelazione, non può essere
stipulato il contratto di compravendita
- Entro i 60 o 180 giorni, il provvedimento di prelazione è notificato all'alienante ed
all'acquirente. La proprietà passa allo Stato dalla data dell'ultima notifica.
- Le clausole del contratto di alienazione non vincolano lo Stato.
- Nel caso in cui il Ministero eserciti la prelazione su parte delle cose alienate,
l'acquirente ha facoltà di recedere dal contratto.
Articolo 62→ Il soprintendente, ricevuta la denuncia di un atto soggetto a prelazione, ne dà
immediata comunicazione alla regione e agli altri enti pubblici territoriali nel cui ambito si
trova il bene
- La regione e gli altri enti pubblici territoriali, nel termine di 20 giorni (o 90**) dalla
denuncia, formulano al Ministero una proposta di prelazione, corredata dalla
deliberazione dell'organo competente indicando l’eventuale copertura finanziaria
delle spese
- Il Ministero può, sempre entro 20 giorni (o 120**) dalla denuncia, rinunciare
all'esercizio della prelazione, trasferendone la facoltà all'ente interessato oppure
decidere di esercitare la prelazione
- In quel caso il bene sarà acquisito dall’ente pubblico che ha fatto la proposta nel
termine dei 60gg dalla denuncia (o 180gg**)
** Nel caso in cui la denuncia sia stata omessa o presentata tardivamente oppure risulti
incompleta, il termine indicato dal comma 2 (di 20 giorni) diventa di 90 giorni ed i termini
stabiliti al comma 3 (20 giorni e 90 giorni), diventano, rispettivamente, di 120 e 180 giorni.
Articolo 63→ Coloro che esercitano il commercio delle cose antiche o usate, devono fare
una preventiva dichiarazione di inizio attività commerciale all’autorità locale e poi trasmessa
alla regione e al soprintendente
- Devono anche tenere un registro in cui annotano giornalmente le operazioni
eseguite, descrivendo le caratteristiche delle cose medesime.
- è diviso in due elenchi: un primo elenco relativo alle cose per le quali occorre
la presentazione all'ufficio di esportazione; un secondo elenco relativo alle
cose per le quali è previsto l'attestato di libera circolazione.
- Il registro è tenuto in formato elettronico con caratteristiche tecniche tali da
consentire la consultazione in tempo reale al soprintendente.
- Il soprintendente verifica l'adempimento dell'obbligo della tenuta del registro
con ispezioni periodiche.
Coloro che esercitano il commercio di documenti, così come i privati proprietari di archivi che
acquisiscono documenti aventi interesse culturale, devono comunicare al soprintendente
l’elenco dei documenti di interesse storico posti in vendita entro 90gg dall’acquisizione.
Articolo 64→ Chiunque esercita l'attività di vendita al pubblico, di esposizione a fini di
commercio o di intermediazione finalizzata alla vendita di opere di pittura, di scultura, di
grafica, ha l'obbligo di consegnare all'acquirente la documentazione che ne attesti
l'autenticità o almeno la probabile attribuzione e la provenienza delle opere medesime.
ESTERNA
La circolazione internazionale è molto limitata. La regola generale è che l’uscita definitiva del
bene culturale dal patrimonio nazionale è esclusa, mentre quella temporanea è assoggettata
ad autorizzazione.
Articolo 64 Bis→ Il controllo sulla circolazione internazionale è finalizzato a preservare
l'integrità del patrimonio culturale in tutte le sue componenti
Articolo 65→ È vietata l'uscita definitiva dal territorio della Repubblica di tutti i beni culturali
mobili indicati nell'articolo 10
- È vietata altresì l'uscita delle cose mobili, che siano opera di autore non più vivente e
la cui esecuzione risalga ad oltre 70 anni, fino a quando non sia stata effettuata la
verifica
- È vietata altresì l'uscita dei beni, a chiunque appartenenti, che il Ministero abbia
individuato come Beni particolarmente rilevanti, la cui uscita potrebbe essere
dannosa.
Per tutti gli altri casi, l’uscita è soggetta ad autorizzazione:
- delle cose, a chiunque appartenenti, che presentino interesse culturale, siano opera
di autore non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre 70 anni, il cui valore sia
superiore ad 13.500 euro.
- degli archivi e dei singoli documenti, appartenenti a privati, che presentino interesse
culturale.
- delle cose rientranti nelle categorie dell'articolo 11, comma 1(fotografie con negativi e
matrici, opere cinematografiche e audiovisive, documentazioni di manifestazioni
sonore o verbali la cui produzione risalga ad oltre 25 anni, mezzi di trasporti aventi
più di 75 anni, beni e strumenti di interesse per la storia, la tecnica, la scienza..
aventi più di 50 anni)
Non è soggetta ad autorizzazione l'uscita delle opere di pittura, di scultura, di grafica e
qualsiasi oggetto d'arte di autore vivente o la cui esecuzione non risalga ad oltre 70 anni e
delle cose che presentino interesse culturale, siano opera di autore non più vivente e la cui
esecuzione risalga ad oltre 70 anni, il cui valore sia inferiore ad 13.500 euro.
Articolo 66→ Può essere autorizzata l'uscita temporanea solo per talune ragioni
- dietro autorizzazione e garantendone l’integrità e sicurezza
- per mostre, esposizioni e manifestazioni d’arte che presentino alto interesse culturale
Non possono comunque uscire nemmeno temporaneamente i beni suscettibili a subire danni
nel trasporto o nella permanenza in condizioni ambientali sfavorevoli e i beni che
costituiscono il fondo principale di una determinata ed organica sezione di un museo,
pinacoteca, galleria, archivio o biblioteca o di una collezione artistica o bibliografica.
Articolo 67→ è ammessa l’uscita temporanea per beni che:
- costituiscano mobilio privato dei cittadini italiani che ricoprono, presso sedi
diplomatiche o consolari, istituzioni comunitarie o organizzazioni internazionali, per
un periodo non superiore alla durata del loro mandato
- costituiscano l'arredamento delle sedi diplomatiche e consolari all'estero
- debbano essere sottoposti ad analisi, indagini o interventi di conservazione da
eseguire necessariamente all'estero
- la loro uscita sia richiesta in attuazione di accordi culturali con istituzioni museali
straniere, in regime di reciprocità con durata che non può essere superiore a 4 anni
- per mezzi con più di 75 anni per manifestazioni o raduni internazionali
Articolo 68→ Chi intende far uscire in via definitiva dal territorio della Repubblica i Beni, deve
ottenere l'attestato di libera circolazione e presentarlo all’ufficio di esportazione
(soprintendenza) indicando il valore al fine di ottenere l’autorizzazione.
- L'ufficio di esportazione, entro 3 giorni dall'avvenuta presentazione della cosa, ne dà
notizia ai competenti uffici del Ministero, che segnalano ad esso, entro i successivi
10 giorni, ogni elemento necessario per l'uscita definitiva.
- L'ufficio di esportazione rilascia o nega con motivato giudizio, l'attestato di libera
circolazione, dandone comunicazione all'interessato entro 40 giorni dalla
presentazione della cosa.
- La negazione dell’autorizzazione comporta l’avvio del procedimento di dichiarazione
dell’interesse culturale d’ufficio
- L'attestato di libera circolazione ha validità di 5 anni ed è redatto in tre originali: il
primo va depositato agli atti d’ufficio presso la soprintendenza, l’altro viene
consegnato al soggetto interessato e deve sempre accompagnare il bene, l’ultimo
viene trasmesso al Ministero per la formazione del registro ufficiale degli attestati.
Articolo 70→ Entro il termine di 90 giorni dalla denuncia, qualora non abbia già provveduto
al rilascio o al diniego dell'attestato di libera circolazione, lo Stato può esercitare l'acquisto
coattivo della cosa per la quale è richiesto l'attestato di libera circolazione
- L’unico modo per sottrarsi dall’acquisto coattivo è che il soggetto rinunci all’uscita
prima dei 90 gg e prima che lo Stato denunci l’acquisto.
- Il Ministero può acquistare la cosa per il valore indicato nella denuncia.
Qualora il Ministero non intenda partecipare all’acquisto ne dà comunicazione alla regione e
ai comuni interessati entro 60gg. Essi, potranno a loro volta, esercitare l’acquisto coattivo
assumendosi l’impegno di spesa (termine di 90gg).
- Al termine dei 90 giorni, il Bene rimane in custodia presso l’ufficio di esportazione.
Articolo 71→ Chi intende far uscire in via temporanea dal territorio della Repubblica deve
avere l’attestato di circolazione temporanea e per ottenerlo bisogna presentare una
denuncia con il motivo per cui si vuole portare fuori il Bene Culturale.
- Bisogna presentare il Bene Culturale stesso all’ufficio di esportazione che rilascerà o
negherà l’uscita temporanea entro il termine di 40 gg
- Qualora per l'uscita temporanea siano presentate cose che rivestano l'interesse
culturale indicato dall'articolo 10, si procederà alla contestuale apertura d’ufficio del
procedimento di dichiarazione
- L'attestato indica anche il termine per il rientro delle cose o dei beni che non può
essere comunque superiore a diciotto mesi dalla loro uscita dal territorio nazionale
- Il rilascio dell'attestato è sempre subordinato ad un’assicurazione dei beni da parte
dell'interessato.
- l'assicurazione può essere sostituita dall'assunzione dei relativi rischi da parte
dello Stato
- Per i beni culturali cui l'uscita temporanea è garantita mediante autorizzazione, deve
essere prestata una cauzione, costituita anche da polizza fideiussoria, emessa da un
istituto bancario, per un importo superiore del dieci per cento al valore del bene.
- La cauzione non è richiesta per i beni appartenenti allo Stato e alle
amministrazioni pubbliche.
- Il Ministero può esonerare dall'obbligo della cauzione istituzioni di particolare
importanza culturale.

INGRESSO NEL TERRITORIO NAZIONALE


Il principio è che non c’è alcun tipo di restrizioni NON C’E’ ALCUN TIPO DI PROBLEMAAAA
Articolo 72→ É possibile, a richiesta del soggetto interessato, che l’ufficio di esportazione
emani un certificato di avvenuta spedizione e importazione
- Questi certificati hanno una validità non superiore di 5 anni e possono essere
prolungati sempre su richiesta del soggetto interessato
Articolo 73→ richiama il regolamento CE 2009 relativo all’esportazione di beni culturali dal
territorio dell’unione a paesi terzi e la direttiva UE 2014 che disciplina la restituzione dei beni
culturali usciti illecitamente dai territori di uno stato membro,
Articolo 74→ stabilisce che l’esportazione al di fuori dell’UE è disciplinata dal regolamento
CE del 2009 (relativo all’esportazione di beni culturali dal territorio dell’unione a paesi terzi +
direttiva UE 2014 relativa alla restituzione dei beni culturali usciti illecitamente dai territori di
uno stato membro).
- Il principio è lo stesso della convenzione UNESCO del 1970 sulle illecite esportazioni
internazionali = è necessaria quindi la licenza di esportazione rilasciata dall’ufficio di
esportazione del Ministero insieme all’attestato di libera circolazione
- La licenza di esportazione può anche essere temporanea.
- La licenza di esportazione ha validità di un anno
Articolo 75→ Integra la disciplina regolata dalla direttiva del 2014 che riguarda, nell'ambito
dell'Unione europea, la restituzione dei beni culturali usciti illecitamente dal territorio di uno
Stato membro
Per bene culturale si intende
- un Bene che è classificato come tale dal paese di origine dal quale è stato esportato
illecitamente
- quelli che sono tali ai sensi della direttiva del 2014
È illecita l’uscita dai territori di uno Stato membro quando
- questa sia avvenuta in violazione della normativa dello Stato in cui si trovava o in
violazione delle disposizioni previste dalla direttiva
- nel caso in cui sia stato portato fuori in conformità della normativa ma non riportato
allo scadere dell’autorizzazione
- sia stata autorizzata l’uscita temporanea qualora siano state violate le prescrizioni
stabilite con il provvedimento di autorizzazione
La restituzione è ammessa se ricorrono le condizioni indicate →deve esserci una violazione
delle norme che vietano la fuoriuscita o la disciplinano e non sono state rispettate
Articolo 76→ L’autorità centrale in Italia che si occupa della restituzione, è il Ministero
- Deve cooperare per ricercare il bene, trovarlo e restituirlo: deve far eseguire delle
ricerche volte a localizzare il bene e identificare chi lo possieda
- Deve avvisare dell’eventuale ritrovamento, valutare se ci sono i presupposti e le
condizioni per la restituzione, disporre la temporanea custodia del Bene presso
edifici pubblici e assicurare la conservazione, favorire l’amichevole composizione tra
lo Stato richiedente e il detentore del Bene risolvendo eventuali controversie
Articolo 77→ stabilisce le norme in materia di attuazione; per i beni culturali usciti
illecitamente, gli stati membri dell’UE possono esercitare l’azione di restituzione.
- Quest’azione è proposta davanti al tribunale civile del luogo in cui il Bene si trova
attraverso un atto di citazione, che deve contenere alcune specifiche riguardanti il
bene:
- descrizione del Bene che ne certifichi la qualità di Bene Culturale
- dichiarazione dell’autorità competenti relativa all’uscita illecita
- Questo atto deve essere notificato al possessore e al Ministero.
- Il Ministero notifica immediatamente l'avvenuta trascrizione alle autorità centrali degli
altri Stati membri
Articolo 78→ L’azione di restituzione deve essere emessa nel termine di 3 anni dal giorno in
cui l’autorità centrale richiedente ha avuto conoscenza dell’uscita illecita del Bene dal proprio
territorio, del luogo in cui si trova e del suo identificato detentore.
- L’azione si prescrive generalmente nel termine di 30 anni dall’uscita illecita
- L’azione non si prescrive, in via eccezionale, per i beni appartenenti a collezioni
pubbliche museali, archivi, biblioteche e istituzioni ecclesiastiche o altri istituti religiosi
Articolo 79→ Il tribunale, nel disporre la restituzione del bene, può, su domanda della parte
interessata, liquidare un indennizzo.
- L'interessato è tenuto a dimostrare di aver usato, all'atto dell'acquisizione, la
diligenza necessaria a seconda delle circostanze. (Buona fede)
- Per determinare l'esercizio della diligenza richiesta da parte del possessore si
tiene conto di tutte le circostanze dell'acquisizione,
- Nel caso in cui il Giudice non riconosca l’indennizzo, dovrà essere pagato dallo Stato
richiedente della restituzione al possessore quando egli abbia acquisito in buona
fede il Bene usando tutte le cautele e ottenendo tutti i documenti necessari per
l’acquisto
Articolo 80→ Lo Stato ha diritto ad un rimborso da parte del soggetto responsabile della
fuoriuscita del Bene
Articolo 81→Lo Stato richiedente deve assumersi tutte le spese relative sia all’azione di
restituzione, sia a tutte le spese necessarie per la custodia del Bene.
- Una volta ottenuta la restituzione potrà, poi, richiedere il rimborso dal proprietario del
Bene
- Lo Stato ha il diritto di non restituire il Bene, fino a che il legittimo proprietario non
abbia pagato e rimborsato le spese
- Se non paga le spese o se non è noto il proprietario del Bene, il Bene rimane ed è
acquisito di diritto allo Stato.
Articolo 83→ Nel caso in cui non sia noto il proprietario del Bene, il Ministero deve dare
avviso di restituzione sulla Gazzetta Ufficiale ma, qualora nessuno rivendichi la consegna
entro 5 anni, questo viene acquisito al demanio dello Stato
Articolo 84→Il Ministero deve informare la Commissione Europea delle misure adottate per
rispettare il regolamento 2009 e informare il Parlamento dell’attuazione della direttiva 2014.
Articolo 85→ Presso il Ministero inoltre è istituita una banca dati dei Beni illecitamente
sottratti e dei Beni restituiti
Articolo 86→ Al fine di sollecitare e favorire una reciproca, maggiore conoscenza del
patrimonio culturale nonché della legislazione e dell'organizzazione di tutela dei diversi Stati
membri dell'Unione europea, il Ministero può stipulare accordi con le corrispondenti autorità
degli altri Stati membri.
Articolo 87→ si richiama alla convenzione UNIDROIT
- La convenzione UNESCO 1995 secondo cui Il bene culturale che sia stato sottratto
illecitamente DEVE essere restituito, riconoscendo l’indennizzo al soggetto in buona
fede.
- Non vale per i Beni Culturali
Da applicazione anche alla convenzione UNESCO di Parigi del 1970 sull’illecita
importazione, esportazione e trasferimento dei beni culturali al di fuori dell’UE

RICERCA E RITROVAMENTO SUL TERRITORIO NAZIONALE


Riguarda principalmente i beni di carattere archeologico, paleontologico, storico, artistico…
ritrovati da chiunque nel sottosuolo dello Stato
- fanno parte del patrimonio indisponibile dello Stato
- Sono Beni con vincolo di diestinazione e quindi sono sottoposti alla stessa disciplina
dei Beni demaniali → NON sono liberamente commerciabili. Sono inalienabili.
Articolo 88 → disciplina l’attività di ricerca dei Beni archeologici, degli eventuali ritrovamenti
e scoperte.
- Stabilisce che le opere di ritrovamento delle cose nel sottosuolo dello Stato Italiano,
sono riservate al Ministero
- Lo Stato può anche occupare temporaneamente gli immobili, anche privati, per
svolgere ricerche archeologiche;
- il proprietario dell’immobile ha diritto a un indennizzo in denaro o, a richiesta,
mediante rilascio delle cose ritrovate o parte di esse quando non interessino
più allo Stato.
Articolo 89→Lo Stato, con l’atto di concessione, può consentire a soggetti terzi la possibilità
di svolgere, al posto suo, attività di ricerca
- in caso di inosservanza delle prescrizioni o quando il Ministero intenda sostituirsi, la
concessione può essere revocata.
- Nel caso di sostituzione del Ministero, al concessionario vanno rimborsate le
spese che sono state sostenute per le opere già eseguite.
- Qualora il concessionario non sia d’accordo sulla somma rimborsata,
l’importo, viene deciso da un perito tecnico scelto dal tribunale.
- Il Ministero può consentire, a richiesta, che le cose rinvenute rimangano, in tutto o in
parte, presso la Regione od altro ente pubblico territoriale per fini espositivi.
Articolo 90→ stabilisce che nel caso di scoperta fortuita di cose mobili o immobili, il soggetto
ne deve fare denuncia al sindaco/al soprintendente entro 24h
- Deve, poi, provvedere alla conservazione temporanea, lasciando il Bene
preferibilmente nel luogo del ritrovamento.
- Lo scopritore ha la facoltà di rimuovere il bene dalla sede originaria per meglio
garantire la sicurezza fino all’arrivo dell’autorità competente.
- Le spese sostenute per la custodia e la rimozione devono essere rimborsate dal
Ministero.
Articolo 91→ Le cose ritrovate nel sottosuolo o nei fondali marini, appartengono allo Stato e
fanno parte del demanio (ai sensi dell’art. 822) o del patrimonio indisponibile (ai sensi
dell’art. 826 del Codice Civile)
Articolo 92→Il Ministero dovrà anche disporre un premio al soggetto che ha rinvenuto il
Bene, normalmente non superiore a un quarto del valore
- Hanno diritto al premio, in particolare, il proprietario dell’immobile in cui è avvenuto il
ritrovamento, l’eventuale concessionario, lo scopritore fortuito
- Il proprietario dell'immobile che abbia ottenuto la concessione (e quindi sia scopritore
della cosa) ha diritto ad un premio non superiore alla metà del valore delle cose
ritrovate.
- Nessun premio spetta allo scopritore che si sia introdotto o abbia ricercato nel fondo
altrui senza il consenso del proprietario o del possessore.
- Il premio può essere in denaro, mediante rilascio di parte delle cose ritrovate o
scalandolo dal credito di imposta
Articolo 93→ Il Ministero provvede alla determinazione del premio previa stima delle cose
ritrovate.
- In corso di stima, è possibile corrispondere ad acconti sul premio, in misura non
superiore ad un quinto del valore, determinato in via provvisoria, delle cose ritrovate.
- L'accettazione dell'acconto non comporta acquiescenza alla stima definitiva.
- Se il soggetto interessato non accetta la stima definitiva del Ministero, il valore delle
cose ritrovate è determinato da un terzo, designato concordemente dalle parti
- Se esse non si accordano per la nomina del terzo ovvero per la sua
sostituzione, la nomina è effettuata dal presidente del tribunale del luogo in
cui le cose sono state ritrovate.
Articolo 94 → fa riferimento alla convenzione UNESCO adottata a Parigi nel 2001 sul
patrimonio culturale subacqueo
- gli oggetti archeologici rinvenuti fuori della zona di mare nazionale (oltre le 12 miglia
a partire dal limite di mare territoriale), si applica la convenzione

ESPROPRIAZIONE DI BENI CULTURALI


Provvedimento ablatorio per definizione che produce effetti maggiori nella sfera giuridica del
soggetto destinatario → lo priva o della proprietà o di alcune facoltà connesse alla proprietà
per attribuirle alla pubblica amministrazione
- Sempre e solo per ragioni di pubblico interesse e di pubblica utilità
- Articolo 42 della Costituzione
Nel caso dei Beni culturali, l’espropriazione fa riferimento ad essi per motivi di protezione,
tutela e valorizzazione
Le norme generali che vengono applicate sono contenute nel Testo Unico per la pubblica
espropriazione
L’espropriazione ha 3 ipotesi:
1. ESPROPRIAZIONE PER MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI TUTELA E
FRUIZIONE PUBBLICA
Articolo 95→ stabilisce che i Beni Culturali mobili e immobili possono essere espropriati dal
Ministero quando sia necessaria per migliorare o le condizioni di tutela del Bene o le
condizione di fruizione pubblica del Bene,
- Il Ministero può autorizzare le regioni o gli altri enti pubblici territoriali ad attuare
l’espropriazione (in questo caso dovrà preventivamente dichiarare la pubblica utilità)
2. ESPROPRIAZIONE PER RAGIONI STRUMENTALI
Articolo 96→ Si espropria per finalità strumentali qualora sia necessario isolare o restaurare
beni culturali immobili, assicurarne la luce e la prospettiva, garantirne o accrescerne il
decoro o il godimento da parte del pubblico, facilitarne l'accesso.
- Quando le misure di tutela indiretta non siano sufficienti, adeguate a garantire la
tutela, il decoro, la conservazione e alla salvaguardia del Bene
3. ESPROPRIAZIONE PER RAGIONI DI INTERESSE ARCHEOLOGICO
Articolo 97 → L’ espropriazione di interesse archeologico avviene sugli immobili ai fini di
eseguire interventi ed effettuare ricerche di interesse archeologico
Articolo 98 → La pubblica utilità va dichiarata dal Ministro con un decreto che dovrà essere
comunicato ai soggetti interessati.
Articolo 99→ Il soggetto espropriato ha diritto ad un indennizzo che deve consistere al giusto
prezzo che il bene avrebbe in una libera contrattazione di compravendita (valore di mercato)
Articolo 100→ Nei casi di espropriazione disciplinati dagli articoli 96 e 97 si applicano, in
quanto compatibili, le disposizioni generali in materia di espropriazione per pubblica utilità.

FRUIZIONE PUBBLICA
La fruizione pubblica è la possibilità per la collettività di accedere, conoscere i Beni Culturali
- Vale per tutti i Beni Pubblici
- L’unico limite è se il Bene Pubblico ha destinazione definita.
- La proprietà Privata non è fruibile salvo casi previsti dalla Legge.
Articolo 101→ La fruizione è interesse e dovere generale. Distingue gli istituti e i luoghi di
cultura che si occupano direttamente di questo aspetto
- Museo: struttura permanente che acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone
beni culturali per finalità di educazione e studio
- Biblioteca: struttura permanente che raccoglie, cataloga e conserva un insieme
organizzato di libri, materiali e informazioni su qualunque supporto e ne assicura la
consultazione per promuovere la lettura e lo studio
- Archivio: struttura permanente che raccoglie, inventaria e conserva documenti
originali di interesse storico e ne assicura la consultazione per finalità di studio e
ricerca
- Area archeologica: sito caratterizzato dalla presenza di resti di natura fossile o
manufatti e strutture preistoriche/di età antica
- Parco archeologico: ambito territoriale caratterizzato da importanti evidenze
archeologiche e dalla compresenza di valori storici, paesaggistici e ambientali
attrezzato come un museo all’aperto (più vasto dell’area)
- Complesso monumentale: insieme formato da una pluralità di fabbricati edificati in
epoche anche diverse che col tempo hanno acquisito nell’insieme una rilevanza
storica, artistica, antropologica, etnoantropologica..
Gli Istituti e i luoghi di cultura se appartengono a soggetti privati sono aperti al pubblico e
svolgono attività, comunque privata, di utilità sociale
Articolo 102 → prevede che gli enti e istituti pubblici e territoriali assicurano la fruizione dei
Beni assicurando le forme di tutela, protezione e conservazione previste dal codice.
- La fruizione al di fuori dei luoghi di cultura deve essere compatibile con lo
svolgimento degli scopi istituzionali a cui i Beni sono destinati
- Al fine di coordinare, armonizzare ed integrare la fruizione agli istituti ed ai luoghi
della cultura di appartenenza pubblica lo Stato, il Ministero, le regioni e gli altri enti
pubblici territoriali definiscono accordi
- Con gli accordi il Ministero può trasferire ai vari enti, tramite il principio di
sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza (art. 118) la disponibilità di
Istituti e luoghi di cultura
- In assenza di accordo, ciascun soggetto pubblico è tenuto a garantire la fruizione dei
beni di cui ha comunque la disponibilità.
Articolo 103 → L’accesso agli istituti e luoghi di cultura deve essere sempre garantito
- Può essere gratuito (biblioteche, archivi per finalità di lettura, studio, ricerca…) o a
pagamento → spetta a colui che ha la proprietà stabilirlo
- Nel caso di accesso a pagamento il Ministero e i vari enti stabiliscono i casi di libero
accesso, le categorie di biglietti e i criteri per la determinazione del prezzo, le
modalità di emissione/distribuzione/vendita, le eventuali % dei proventi dei biglietti da
assegnare all’ente nazionale di assistenza e previdenza per
pittori/scultori/musicisti/scrittori/autori drammatici
- Eventuali agevolazioni devono essere regolate e non creare discriminazioni
ingiustificate nei confronti dei cittadini degli altri Stati membri dell'Unione europea.
Articolo 104 → L’accesso agli istituti e luoghi di cultura appartenenti a privati può essere
assoggettato a visita del pubblico per scopi culturali nel caso di Beni Culturali immobili
indicati dall’art. 10 comma 3 (valore storico, archeologico, antropologico, etnoantropologico
con un interesse ECCEZIONALE) e le collezioni dichiarate di interesse culturale
- Le modalità di visita sono concordate tra il proprietario e il soprintendente mediante
convenzione

DIRITTI DI USO E GODIMENTO INDIVIDUALE DEI BENI CULTURALI


Possibilità per singoli soggetti di utilizzare i Beni Culturali pubblici e privati
Articolo 105→ Il Ministero e le regioni vigilano affinché siano rispettati i diritti di uso e
godimento che il pubblico abbia acquisito sulle cose e i Beni di loro competenza.
Articolo 106→ prevede che lo Stato, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali, possono
concedere l’uso dei beni culturali che abbiano in consegna per finalità compatibili con la loro
destinazione culturale.
- L’uso viene concesso attraverso un provvedimento concessorio che viene rilasciato
ed è dovuto un canone per l’uso (la concessione stabilisce la durata, la finalità, le
prescrizioni da rispettare e il canone).
- la concessione in uso è subordinata all'autorizzazione del Ministero, rilasciata a
condizione che il conferimento garantisca la conservazione e la fruizione pubblica del
bene e sia assicurata la compatibilità della destinazione d'uso con il carattere
storico-artistico del bene medesimo.
Articolo 107→ Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali possono consentire la
riproduzione nonché l'uso strumentale e precario dei beni culturali che abbiano in consegna
- É vietata la riproduzione di beni culturali che consista nel trarre calchi per contatto
dalle originali sculture o rilievi di qualunque materiale.
- Essa è concessa solo in via ECCEZIONALE con apposito decreto
ministeriale.
Sono invece consentiti, previa autorizzazione del Ministero, i calchi da copie di originali da
esistenti o quelli ottenuti con tecniche che escludano il contatto diretto dall’originale.
Articolo 108→ Il canone di concessione è determinato dal Ministero/dalla regione che ha in
consegna i Beni tenendo conto del carattere dell’attività a cui si riferiscono le concessioni in
uso, dei mezzi e delle modalità di esecuzione delle riproduzioni, del tempo e dei modi di
utilizzazioni di spazi e beni, dall’uso e dalla destinazione delle riproduzioni, nonché dei
benefici economici che ne derivano al richiedente.
- I canoni e i corrispettivi sono corrisposti, di regola, in via anticipata.
- Non è previsto un canone per le riproduzioni eseguite o richieste da privati per uso
personale/motivi di studio/attività di valorizzazione SENZA scopo di lucro
Nei casi in cui dall’attività in concessione possa derivare un pregiudizio ai Beni Culturali,
l’autorità che ha in consegna il Bene, determina l’importo della cauzione (garanzia)
- restituita quando sia stato appurato che i Beni non abbiano subito danni/le spese
sostenute siano state rimborsate
Articolo 109→ Qualora la concessione abbia ad oggetto la riproduzione di Beni Culturali per
fini di raccolta e catalogo di immagini fotografiche e di riprese in genere, il provvedimento
concessorio prescrive il deposito del doppio originale di ogni ripresa o fotografia e la
restituzione, dopo l'uso, del fotocolor originale con relativo codice.
Articolo 110 → proventi derivanti dalla vendita dei biglietti di ingresso agli istituti ed ai luoghi
della cultura, nonché dai canoni di concessione e dai corrispettivi per la riproduzione dei
beni culturali, sono versati ai soggetti pubblici cui gli istituti, i luoghi o i singoli eni
appartengono o sono in consegna.
- I proventi derivanti dalla vendita dei biglietti d'ingresso agli istituti ed ai luoghi
appartenenti o in consegna allo Stato sono destinati alla realizzazione di interventi
per la sicurezza e la conservazione, al funzionamento, alla fruizione e alla
valorizzazione degli istituti e dei luoghi della cultura stessi; nonché all'espropriazione
e all'acquisto di beni culturali.

VALORIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI


L’art. 6 dice che la valorizzazione consiste nell’esercizio delle funzioni e delle attività dirette a
promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e assicurare le migliori di utilizzazione e
di fruizione pubblica, al fine di sviluppare anche la cultura.
La valorizzazione dei Beni Culturali è stabilita da norme generali perché, secondo l’art. 117
della Costituzione, la valorizzazione rientra nella competenza concorrente o ripartita
stato-regione
- La valorizzazione è comunque subordinata alle esigenze di conservazione.
Articolo 111→ Le attività di valorizzazione consistono nella costituzione e organizzazione
stabile di risorse, strutture, reti finalizzate al perseguimento delle finalità indicate nell’art. 6
- La valorizzazione può essere ad iniziativa pubblica (principi di libera
partecipazione, pluralità di soggetti, continuità di esercizio, parità di trattamento,
economicità e trasparenza nella gestione) o privata (attività socialmente utile e di
solidarietà sociale)
Articolo 112→ Valorizzazione dei beni culturali di appartenenza pubblica
- Lo Stato e gli enti pubblici territoriali assicurano la valorizzazione dei Beni presenti
negli istituti e luoghi di cultura nel rispetto dei principi fondamentali fissati dal Codice.
- Le regioni disciplinano funzioni e attività di valorizzazione dei beni presenti NON
appartenenti allo Stato o dei quali abbia trasferito la disponibilità
- La valorizzazione dei beni culturali al di fuori degli istituti e dei luoghi di cultura è
assicurata dal soggetto che ne abbia titolarità compatibilmente con lo svolgimento
degli scopi istituzionali a cui sono destinati
Tutti i soggetti pubblici devono cooperare e stabilire accordi per definire strategie ed obiettivi
comuni di valorizzazione, nonché per elaborare i conseguenti piani strategici di sviluppo
culturale e i programmi, relativamente ai beni culturali di pertinenza pubblica.
- Le regioni e i vari enti pubblici possono costituire appositi soggetti giuridici (società,
organizzazioni, enti) per elaborare e sviluppare piani di valorizzazione
- a queste organizzazione possono partecipare anche privati proprietari di beni
culturali suscettibili di essere oggetto di valorizzazione nonché persone
giuridiche private senza fine di lucro anche quando non dispongano di beni
privati
- In assenza degli accordi ciascun soggetto pubblico è tenuto a garantire la
valorizzazione dei beni di cui ha comunque la disponibilità.
Possono essere stipulati accordi tra lo Stato/gli enti pubblici territoriali e i privati per regolare
servizi strumentali comuni destinati alla valorizzazione e alla fruizione dei beni culturali o
accordi per la promozione, diffusione e conoscenza dei beni culturali
Articolo 113→ Le attività e le strutture di valorizzazione, ad iniziativa privata, di Beni Culturali
di proprietà privata possono beneficiare del sostegno pubblico da parte dello Stato, delle
regioni e degli altri enti pubblici territoriali.
- Le modalità di valorizzazione sono stabilite tramite accordo con il proprietario, ma gli
enti pubblici territoriali possono concorrere con il Ministero alla valorizzazione dei
Beni di proprietà privata partecipando a questi accordi.
Articolo 114→ stabilisce che sia in caso di Beni pubblici che in caso di Beni privati, vanno
garantiti determinati livelli di qualità nell’attività di valorizzazione
- il Ministero e gli altri enti pubblici, anche con il concorso dell’università, fissano dei
livelli minimi e uniformi di qualità dell’attività di valorizzazione sui beni.
- I soggetti che hanno in gestione le attività di valorizzazione dovranno adeguare la
propria condotta a questi livelli.
Articolo 115→ stabilisce le forme di gestione della valorizzazione:
- Forma diretta→ è svolta dalla stessa pubblica amministrazione per mezzo di
strutture organizzative interne, dotate di adeguata autonomia scientifica,
organizzativa, finanziaria e contabile, e provviste di idoneo personale tecnico. (organi
della PA, società partecipate, Ministero, regione, consorzi pubblici…)
- Forma indiretta→ è attuata tramite soggetto esterno alla Pubblica amministrazione.
- Concessione a terzi mediante l'affidamento di appalti pubblici di servizi, da
parte delle amministrazioni cui i Beni pertengono
- Si sceglie tra diversi candidati che presentano un progetto di valorizzazione
pluriennale in gare pubbliche = principi di trasparenza, pubblicità e
imparzialità)
- I privati che eventualmente partecipano, non possono comunque essere
individuati quali concessionari delle attività di valorizzazione.
- La forma di gestione indiretta viene scelta solo quando essa possa garantire
una migliore efficienza = valutazione comparativa discrezionale in termini di
sostenibilità economica, finanziaria e di efficacia
- L’amministrazione stipula un contratto di servizio che disciplina i diritti e gli
obblighi del concessionario (contenuti del progetto e tempi di attuazione, livelli
qualitativi, attività assicurate, servizi da erogare, professionalità degli addetti,
servizi essenziali da garantire per la pubblica fruizione del bene…)
- Inoltre l’amministrazione vigila e determina, in caso di inadempimento, la
cessazione del contratto concessorio e del conferimento in uso dei beni
(senza indennizzo)
- Alla concessione per l’attività di valorizzazione può essere connessa una
concessione in uso degli spazi necessari all’esercizio dell’attività di
valorizzazione
- se la prima viene meno, perde efficacia anche l’altra
Articolo 116→ I Beni Culturali che siano stati conferiti o concessi, restano a tutti gli effetti
assoggettati al regime giuridico loro proprio.
- Le funzioni di tutela sono esercitate dal Ministero in conformità alle disposizioni del
presente codice.
Articolo 117→ Negli Istituti e nei luoghi di cultura possono essere istituiti servizi di assistenza
culturale e di ospitalità del pubblico (in forma diretta/consortile o in forma indiretta mediante
concessione a soggetti privati)
- Servizio editoriale e di vendita (negozi di gadget)
- Servizio riguardante beni librario e archivistici per la fornitura di riproduzioni
- Servizi di accoglienza, assistenza e intrattenimento per l’infanzia
- Servizi di informazione, guida, assistenza didattica, centri di incontro…
- Servizi di caffetteria, ristorazione e guardaroba
- Servizi di pulizia, vigilanza e biglietteria
- Servizi igienici
Articolo 118→ stabilisce che il Ministero e gli enti pubblici territoriali possano realizzare
programmi e progetti per la promozione e il sostegno, anche congiunto, di ricerche, studi e
tutte le attività conoscitive aventi oggetto il patrimonio culturale.
- Ai fini di garantire la raccolta sistematica dei risultati degli studi, possono essere
stipulati accordi tra il Ministero e le regioni per istituire centri di studio, catalogazione
e documentazione prevedendo anche il concorso delle università.
Articolo 119→ Il Ministero può concludere accordi con i Ministeri della pubblica istruzione e
dell'università e della ricerca, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali interessati, per
diffondere la conoscenza del patrimonio culturale e favorirne la fruizione.
- Sulla base degli accordi, i responsabili degli istituti e dei luoghi della cultura possono
stipulare apposite convenzioni con le università, le scuole di ogni ordine e grado,
nonché con ogni altro istituto di formazione, per l'elaborazione e l'attuazione di
progetti formativi e di aggiornamento, dei connessi percorsi didattici e per la
predisposizione di materiali e sussidi audiovisivi, destinati ai docenti ed agli operatori
didattici.
Articolo 120→ si occupa delle Sponsorizzazioni dei beni culturali
- Contratto tramite il quale, il soggetto privato, finanzia la valorizzazione/restauro del
Bene e ottiene in cambio di poter associare il bene al proprio
nome/marchio/immagine/attività.
- L’aspetto e il decoro del bene da valorizzare sono stabiliti nel contratto di
sponsorizzazione.
Articolo 121→ si occupa di accordi con le Fondazioni Bancarie
- le cui finalità sono varie: opere di beneficienza, servizi di pubblica utilità nei confronti
del cittadino→sussidiarietà orizzontale, assicurare la conoscenza/la tutela/la
valorizzazione dei beni culturali pubblici
- questi accordi coordinano interventi per la valorizzazione e garantiscono il giusto
impiego delle risorse finanziare messe a disposizione dalla Fondazione
VALORIZZAZIONE DEGLI ARCHIVI (DI STATO, PRIVATI, PUBBLICI…)
Essa comporta la possibilità di consultare i documenti presenti (la conoscenza della storia
economico/sociale della collettività nazionale è possibile solo attraverso la consultazione dei
documenti storici contenuti negli archivi)
Articolo 122→ stabilisce che i documenti conservati negli archivi pubblici sono liberamente
consultabili ad eccezione di:
- documenti di carattere riservato relativi alla politica estera/interna che diventano
consultabili dopo 50 anni da quando sono stati formati
- documenti contenenti dati sensibili relativi a provvedimenti di natura penale che
diventano consultabili dopo 40 anni o 70 anni se rivelano lo stato di salute/dettagli
della vita privata/dettagli sessuali di determinati individui
- documenti presenti negli archivi privati
- documenti presenti in archivi privati donati allo Stato ma con esplicita richiesta di
renderli non consultabili prima di 70 anni (clausola del soggetto)
Articolo 123 → Il Ministero dell’interno può autorizzare la consultazione, solo per scopi
storici, dei documenti di carattere riservato conservati negli archivi di Stato anche prima della
scadenza del termine di 50 anni (parere reso dalla direzione generale/dal soprintendente
archivistico)
Articolo 124→ Lo Stato e gli altri enti pubblici territoriali disciplinano la consultazione degli
archivi correnti/di deposito rispettando la riservatezza, la diffusione dei dati sensibili ecc.
- Qualora ci siano delle controversie, sarà il Ministero degli interno di intesa con il
Ministero della cultura a stabilire se il documento possa essere accessibile o meno.
Articolo 126→ Il titolare dei dati personali può richiedere un blocco qualora questi non siano
di carattere pubblico e il loro trattamento comporti un concreto pericolo di lesione della
dignità, della riservatezza o dell’identità personale.
Articolo 127→ stabilisce che i privati proprietari di archivi o singoli documenti hanno l’obbligo
di permettere agli studiosi la consultazione degli stessi, facendone motivata richiesta tramite
il soprintendente archivistico (concordate le modalità di accesso in base ad un'apposita
convenzione)

SANZIONI
Vi sono 3 tipi di sanzioni:
● Amministrative: hanno la finalità di ripristinare/reintegrare il bene culturale dopo gli
effetti dell’intervento negativo (garantire la conservazione e la tutela)
● Civili: riguarda l’annullamento di contratti o gli atti tra privati stipulati in violazione
delle norme di tutela, conservazione e valorizzazione
● Penali: vengono aggiunte alle sanzioni amministrative/civili (ammenda→
multa / arresto o detenzione)

SANZIONI AMMINISTRATIVE
Articolo 160→ disciplina l’ordine di reintegramento;se per effetto della violazione degli
obblighi di protezione e conservazione c’è un danno, il Ministero ordina al responsabile
l’esecuzione a sue spese delle opere di reintegrazione e ripristino (vanno eliminate tutte le
opere di modifiche per riportare il bene allo status originale)
- In caso di non temperanza, il Ministero procede all’esecuzione d’ufficio (sempre a
spese del soggetto).
- Quando la reintegrazione non sia possibile, il soggetto è tenuto a corrispondere allo
Stato una somma pari al valore della cosa perduta
- Se il bene scompare o non sia più rintracciabile sul territorio nazionale, il
trasgressore dovrà corrispondere allo Stato una somma pari al valore della cosa

SANZIONI CIVILI
Articolo 164→ stabilisce che le alienazioni, le convenzioni, gli atti giuridici compiuti da privati
contro i divieti stabiliti dal Codice o senza l’osservanza delle condizioni sono NULLI.
- Il Ministero potrà esercitare la prelazione (sostituirsi all’eventuale venditore)
- Chiunque trasferisce all’estero i beni indicati dall’art. 10 dovrà pagare una somma
che va da 77,50 a 465 euro.
- Chi effettua un’esportazione fuori dall’UE è punito con un'ulteriore sanzione e dovrà
pagare una somma che va da 103 a 120 euro.

SANZIONI PENALI
Articolo 169→ È punito con l’arresto da 6 mesi a 1 anno + ammenda che va da 775 a 38.800
euro
- chi effettua opere non autorizzate su beni culturali
- chi procede al distacco di affreschi/stemmi/graffiti/iscrizioni
- chi esegue lavori provvisori indispensabili per la conservazione senza darne
immediata notizia alla sovraintendenza
- chi destina i beni culturali ad un uso incompatibile con il loro carattere
- chi colloca o rimuove illecitamente il bene dal luogo a cui il sovraintendente l’ha
destinato
- chi non osserva le prescrizioni date dal Ministero
È punito con la reclusione fino a 1 anno + ammenda che va da 1550 a 77.500 euro
- chi aliena beni culturali senza autorizzazione
- chi non presenta la denuncia degli atti di trasferimento
- l’alienante di un bene culturale soggetto a prelazione
È punito con la reclusione da 1 a 4 anni + ammenda che va da 260 a 5200 euro
- chi trasferisce all’estero cose di carattere artistico, storico, archeologico,
etnoantropologico…senza attestato di libera circolazione o licenza di esportazione
- chi non fa rientrare un bene culturale per il quale sia stata autorizzata l’uscita o
l’esportazione temporanea alla scadenza del termine -> il giudice può disporre anche
la confisca del bene da parte dello stato
È punito con la reclusione fino a 1 anno + ammenda che va da 380 a 3100 euro
- chi esegue ricerche archeologiche senza concessione
- chi non denuncia le cose ritrovate casualmente nel sottosuolo
È punito con la reclusione fino a 3 anni + ammenda che va da 31 a 520 euro
- chi si impossessa di beni culturali appartenenti allo Stato
- La pena applicabile è ridotta se il colpevole fornisce una collaborazione
decisiva o rilevante per il recupero del bene sottratto
È punito con la reclusione da 3 mesi a 4 anni + ammenda che va da 100 a 3100 euro
(aumenta se i fatti sono commessi da attività commerciali) → ordinata la confisca degli
esemplari contraffatti
- chi contraffà, altera o riproduce un opera al fine di trarne profitto
- chi pone in commercio, detiene per farne commercio o introduce nel territorio dello
Stato un opera contraffatta
- chi, conoscendone la falsità, autentica opere di interesse storico/artistico
Articolo 178→ Tutte le sanzioni per i reati di contraffazione di opere d’arte NON si attuano
per chi detiene, riproduce, diffonde o pone in vendita copie di oggetti d’arte, scultura, grafica
(…) dichiarando esplicitamente la NON autenticità mediante annotazione scritta sull’opera o
sull’oggetto/dichiarazione rilasciata durante l’atto di vendita

È punito con l’arresto fino a 3 mesi + ammenda che va fino a 206 euro chi non si adoperi per
un obbligo del Ministero volto alla tutela dei beni culturali

CONVENZIONE UNESCO 2001 SULLA PROTEZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE


SUBACQUEO
È stata ratificata ed è entrata in vigore in Italia solo nel 2010.
La convenzione è stata adottata a Parigi, si rifà alla convenzione delle Nazioni Unite sui
diritti del mare del 1982 ed è strutturata in due parti:
- un testo principale composto da 35 articoli in cui vengono stabiliti principi generali
- allegato composto da 36 regole specifiche (manuale per l’effettiva conservazione e
valorizzazione dei beni del patrimonio culturale subacqueo)
Articolo 1→ fanno parte del patrimonio culturale subacqueo tutte le tracce di esistenza
umana che abbiano carattere culturale, storico o archeologico che siano state sommerse per
almeno 100 anni.
Articolo 2→ gli obiettivi generali della convenzione sono assicurare e rafforzare la protezione
del patrimonio culturale subacqueo
- la tutela si basa su 4 regole fondamentali
1. obbligo per gli Stati di proteggere il patrimonio subacqueo
2. preservare in sito il patrimonio culturale sommerso -> preferenza dettata dalla
volontà di rispettare il contesto storico/scientifico in cui si trova il bene
3. divieto di sfruttare commercialmente il patrimonio culturale subacqueo ->
posto al fine di fermare il traffico illecito
4. cooperazione degli stati membri per la tutela -> richiamata in diverse sezioni
(accordi tra Stati)
Articolo 6→ la cooperazione viene disciplinata in base a delle aree:
- acque interne: entro le 12 miglia, nell’ambito della Nazione → diritto esclusivo di
regolamentare le attività per la tutela del patrimonio culturale sommerso
- zone economiche esclusive: è la fascia di mare che può estendersi fino a 200
miglia dalla costa→ a tutti i soggetti della convenzione è richiesta la cooperazione
facendo in modo che i cittadini e le proprie navi si impegnino a comunicare ogni
scoperta agli Stati e, a loro volta, al Direttore Generale Unesco
- piattaforma continentale: è il naturale prolungamento della terra emersa ad una
profondità costante di circa 200 metri
- area: area di mare aperto al di fuori dei limiti della giurisdizione nazionale → tutti gli
stati hanno la responsabilità di proteggere il patrimonio culturale subacqueo

La convenzione propone inoltre un apposito ente chiamato “conferenza degli stati parte” che
si deve riunire con cadenza biennale e stabilirà le proprie funzioni, responsabilità e
orientamento interno
- dovrà vigilare sul rispetto della convenzione, favorire la cooperazione, elaborare
strategie e progetti per la tutela…

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