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CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.

it GC

DIRITTO dell’INFORMAZIONE e COMUNICAZIONE


Diritto privato: relazioni tra i singoli privati (es. diritto commerciale, diritto della famiglia, ...)
Diritto pubblico: relazione tra noi e il sistema di governo e tra gli organi di governo tra loro.

L’ Informazione è una dinamica fra due soggetti di cui è noto l’emittente del messaggio (Rai 1, giornale) ed è
assolutamente irrilevante e non identificabile chi lo riceve. Invece la comunicazione è fra due soggetti
entrambi noti ed identificabili (email, Amazon).

Istituzioni del diritto pubblico


Un’organizzazione per essere tale ha bisogno di regole che ne disciplinano la vita e l’attività; considerate nel
loro insieme costituiscono un ordinamento giuridico. Ogni organizzazione produce un diritto ed è essa stessa
prodotta dal diritto.

Uno degli strumenti dei giuristi sono le norme, ovvero l’insieme delle prescrizioni giuridiche in tutte le forme
che possono assumere. Esiste una differenza sostanziale tra le leggi naturali e le leggi dell’uomo.
La legge di natura descrive il mondo così com’è (legge di gravità; la legge dell’uomo, invece, descrive il
mondo per come vorremmo che fosse, sterza la realtà verso ciò che vorremmo che fosse.

Tra queste leggi troviamo le norme giuridiche, le norme religiose ed etiche. A queste ultime norme interessa
ciò che rende una persona migliore. Al diritto, invece, interessa il momento in cui si entra in relazione con gli
altri. Inoltre, nel momento in cui si viola una norma religiosa non si hanno conseguenze, a differenza delle
norme giuridiche. Le norme giuridiche, quindi, possiedono dei meccanismi per la loro osservanza coattiva
(metodi per farsi rispettare).

Le caratteristiche formali delle norme giuridiche sono:

• Generalità ® applicabile a tutti coloro che si trovino nella situazione disciplinata dalla norma.
Sono applicabili potenzialmente a tutti (es. non si deve rubare, non si deve uccidere).
• Astrattezza ® esprime una volontà preliminare e disciplina situazioni che potranno verificarsi.
Sono formulate come ipotesi (se succede.. allora ci sarà la conseguenza).
• Novità ® deve innovare l’ordinamento, o disciplinando situazioni prima non considerate o
modificando una precedente disciplina.

L’idea di darci regole, che comprende anche i diritti, è connessa all’essere umano secondo un pensiero
cattolico (concetto utopico); la costituzione non concede diritti, ma li riconosce, quindi sono già esistenti
(Jusnaturalismo).

Ordinamento giudico: insieme di più elementi – prescrizioni, fatti normativi – accomunati dal fatto di essere
tutti espressione di una determinata organizzazione sociale e coordinati fra loro secondo criteri sistematici.

Ogni ordinamento è un sistema: presume sé stesso come unitario (ha un principio fondante che ne assicura
l’unità), coerente (non ammette contraddizioni tra norme) e completo (non ammette lacune o vuoti
normativi). Il suo essere sistema è il prodotto sia di consapevole volontà del legislatore sia dall’attività degli
interpreti (studiosi che cercano di mantenere, con la dovuta regolarità, l’ordine giuridico). Inoltre, l’interprete
del diritto deve presupporre che il diritto costituisca un sistema, così contribuendo a far sì che lo divenga
effettivamente.

Ognuno di noi è soggetto ad una pluralità di sistemi di norme (ordinamento italiano, ordinamento dell’UE,
ordinamento sportivo, …).
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Un altro strumento con cui operano i giuristi sono le sentenze. La sentenza è singolare e concreta, è l’opposto
logico della norma. La costituzione mette in campo vari diritti, che molto spesso vanno in conflitto tra loro.
Per questo motivo sono importanti le sentenze, in quanto sono l’interpretazione ufficiale della norma.
Il diritto non è teologia, è interpretabile e plasmabile, ma l’interpretazione dei giudici pesa di più perché poi
diventano concrete.

Il nostro sistema giuridico – italiano – è definito civil law, ovvero prima si scrivono le regole e dopo si
interpretano e si applicano. Ha il vantaggio di mettere già in chiaro le norme che poi vengono applicate,
quindi l’interpretazione del giudice è limitata. Per questo motivo è difficile cambiare una norma -> rigidità
del sistema -> svantaggio.

Il sistema giuridico americano o inglese, invece, è definito common law, e prevede che le regole vengano
create in tribunale dai giudici (normazione minima). La flessibilità è quindi il punto di forza di questo sistema,
ma dall’altra parte c’è il rischio di cambiare anche diritti civili già esistenti -> svantaggio.

Lo Stato
Lo Stato è un’organizzazione prodotta dall’umanità e che produce l’ordinamento giuridico.

Caratteristiche di uno stato:


§ Politicità: l’ordinamento statale assume come finalità la cura di tutti gli interessi generali di una
determinata collettività stanziata su un determinato territorio. Inoltre, lo stato tende a sottoporre
alle proprie regole tutti i diversi ordinamenti.
§ Sovranità: ovvero la sua supremazia rispetto a ogni altro potere costituito al suo interno e la sua
indipendenza rispetto a poteri esterni.

Uno stato può definirsi tale se riesce a conseguire, sopra un determinato territorio, il monopolio di forza:
agire senza resistenze al proprio interno e senza interferenze dall’esterno. Può esercitarlo in forma diretta
grazie all’uso della forza legale (tribunali, forze di polizia), oppure in forma indiretta ponendosi come unico
soggetto in grado di legittimare altri soggetti all’uso della forza (autorizzando la costituzione di forze di polizia
locali con compiti delimitati).

Con la parola Stato possiamo intendere tre concetti ben distinti:


• Stato-comunità: popolo, stanziato su un territorio definito ed organizzato attorno a un potere
centrale (Stato-nazione).
• Stato-persona: soggettività dello Stato come entità/persona nel suo complesso.
• Stato-apparato: organizzazione centrale, ovvero l’organizzazione del potere centrale sovrano, che
detiene il monopolio della forza.

Per poter parlare di Stato abbiamo bisogno di tre elementi:


1. Popolo ® insieme delle persone che hanno con lo Stato un rapporto di cittadinanza, che conferisce
alla persona diritti e doveri. Una volta che si è cittadini di uno Stato si accede a tutti i diritti che lo
Stato riconosce.

La cittadinanza si può acquisire al momento della nascita per jus sanguinis (se si nasce da genitori
italiani) oppure per jus soli (nascita sul territorio dello Stato se i genitori sono ignoti o apolidi). Inoltre,
possono acquisire la cittadinanza, per jus culture, i figli di stranieri nati in Italia dopo aver
familiarizzato con la cultura italiana. Infine, esistono anche altri metodi come per matrimonio o per
residenza.
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Quando una persona è cittadino di uno Stato europeo, automaticamente diventa anche cittadino
europeo.

È straniero colui che non è cittadino italiano e non è apolide. È extracomunitario colui che non è
cittadino italiano o di altro stato appartenente all’Unione Europea.
Il d.lg. 25/1998 riconosce:
§ Allo straniero comunque presente nel territorio i diritti fondamentali della persona umana
previsti dal diritto interno e dalle convenzioni internazionali.
§ Allo straniero regolarmente soggiornante (con permesso di soggiorno o carta di soggiorno) i
diritti civili riconosciuto al cittadino italiano.
§ Ai lavoratori stranieri regolarmente soggiornanti parità di trattamento e piena eguaglianza di
diritti rispetto ai cittadini italiani.
§ Allo straniero la parità di trattamento relativamente alla tutela giurisdizionale dei diritti e degli
interessi legittimi.

Inoltre (art. 10):


• Allo straniero che lascia il proprio paese perché non può esercitare in modo effettivo le libertà
democratiche garantite dalla Cost. Italiana, viene riconosciuto il diritto di asilo.
• Allo straniero che abbandona il proprio paese a cause del timore di essere perseguiti, viene
riconosciuto lo status di rifugiato.
• Allo straniero che correrebbe un rischio effettivo di subire un grave danno, viene riconosciuta la
protezione sussidiaria.
• L’articolo permette l’estradizione dello straniero tranne che per reati politici (escluso il
genocidio).
• L’articolo permette l’espulsione che è prevista: come conseguenza dell’ingresso o del soggiorno
illegale, come misura di sicurezza o per motivi di ordine pubblico o sicurezza dello stato. È
eseguita dal questore tramite l’accompagnamento alla frontiera.
• Cosa diversa è il respingimento alla frontiera, che non può in ogni caso essere fatto verso uno
stato in cui lo straniero può subire persecuzioni o torture. Sono vietati anche i respingimenti
collettivi.
L’ingresso e il soggiorno illegale costruiscono un illecito pensale: reato di immigrazione
clandestina.

Il concetto di popolo è diverso dal concetto di popolazione (ovvero quante persone sono presenti
nello Stato - è un dato numerico e comprende sia i cittadini che gli stranieri) e dal concetto di nazione
(ovvero l’insieme delle persone accumunate per la lingua, tradizioni, religione - è un concetto
culturale e quindi può esistere una nazione senza Stato).

2. Territorio ® parte della superficie terrestre su cui si costituisce lo Stato e gli è coessenziale,
essendone sia lo spazio indispensabile sia la sfera di validità e di efficacia del proprio ordinamento e
del proprio impero. Esso è un elemento molto importante in quanto un sistema giuridico vige entro
i confini dello Stato.

Gli elementi del territorio sono la terraferma (porzione di superficie terrestre delimitata da confini
naturali o stabiliti mediante accordi internazionali), il mare territoriale (fasce di mare lungo le coste
sulle quali esercita la propria sovranità entro le 3 e 12 miglia marittime), lo spazio aereo (comprende
lo spazio fino all’atmosfera) e il sottosuolo.
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Fanno parte del territorio italiano anche le ambasciate (luogo della rappresentanza politica) e i
consolati (servono a sostegno dei cittadini di un certo paese all’estero). Inoltre, fanno parte dello
Stato anche le navi e gli aerei:
- Se civili: dalla partenza fino all’atterraggio.
- Se militari: sempre.

3. Sovranità ® è il potere nella sua massima espressione, che si concretizza nell’affermazione


dell’originarietà dell’ordinamento giuridico e della sua indipendenza. Con originarietà si intende che
ogni ordinamento statale si autolegittima; l’indipendenza comporta che ogni Stato, in quanto
sovrano, non possa essere subordinato.
La sovranità può essere limitata solo se uno Stato decide autonomamente di cedere la sua sovranità
ad un altro ente, come l’Italia ha fatto con l’Unione Europea.

Ogni Stato stanziato su un determinato territorio può affermare di essere superiore ad ogni altro soggetto
entro i confini dello stesso, indipendente nei rapporti con gli altri Stati e originario dato che il potere che
esercita lo crea lui stesso.

Le forme di Stato
Con forma di Stato si esprime una relazione tra i tre elementi dello Stato (popolo, territorio e sovranità), o
anche il modo in cui si atteggia il rapporto fra i cittadini e il potere politico.

® relazione tra sovranità e popolo


Forme di Stato:
• Stato patrimoniale ® il titolare del potere è padrone delle terre e degli uomini che le coltivano.

• Stato assoluto ® la sovranità è nelle mani del sovrano, l’ordine sociale è fondato sul principio della
potestà assoluta sovrana e della gerarchia. Il sovrano si eleva sulla collettività, escludendo qualsiasi
frazionamento dei poteri. Il sovrano è il potere e questo potere si trasmette per generazioni.
(es. Luigi XIV)

• Stato di polizia ® il sovrano è sempre più funzionario dello Stato, il potere è un’entità oggettiva di
cui il sovrano è il primo “suddito” ad usufruirne. La finalità dello Stato è quindi usare il potere per
curare i fini di benessere collettivo concedendo libertà terriera e facendo giustizia amministrativa.
(es. monarchie illuminate)

• Stato liberale ® emerge dalla lotta vittoriosa della borghesia contro l’aristocrazia e l’alto clero.
Questa forma di Stato porta alla Rivoluzione Francese che dà vita alla prima generazione di diritti di
libertà dal potere, ovvero il fatto che ogni persona possiede una serie di diritti che lo Stato non può
togliere. Queste libertà dal potere si chiamano libertà negative (dichiarazione dei diritti e doveri dei
cittadini, 1789). Per la prima volta lo Stato scrive delle regole che lui stesso deve rispettare (® stato
di diritto). Noi obbediamo non più a regole che crea un singolo, ma a regole create da un’istituzione.

Nasce successivamente la seconda generazione di diritti, ovvero la libertà nel potere. La sovranità
non appartiene più ad una sola persona, ma ognuno è sovrano (Art. 1 Cost. “la sovranità appartiene
al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”).
Nascono dei meccanismi, detti sistemi elettorali, per scegliere chi del popolo deve rappresentarci e
governarci. Quando parliamo di stato democratico intendiamo che il popolo è il potere.

• Stato democratico ® il popolo è il potere.


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Circa 100 anni dopo si manifesta un nuovo fenomeno economico, nascono le industrie e gli operai
iniziano a vivere del salario (proletariato). Secondo Marx, con la nascita di questa nuova classe,
avverrà un’altra rivoluzione che si svolge innanzitutto in Russia. Questa nuova classe non è come la
borghesia che ha bisogno dell’affermazione della proprietà o della libertà di pensiero, ha bisogno di
alcune garanzie come l’istruzione e la sanità. Giuridicamente nasce la terza generazione di diritti, che
sono “diritti di” in quanto chiediamo che le istituzioni mi diano determinati servizi, chiediamo i
cosiddetti diritti sociali (welfare), ovvero diritti che aiutino le classi più deboli.
Si può quindi parlare di stato democratico sociale, ovvero lo Stato non si limita a garantire le libertà
e ad assicurare il metodo democratico, ma interviene sui rapporti sociali. La democrazia può essere
esercitata in due modi: democrazia diretta (quando il popolo sceglie direttamente) e democrazia
rappresentativa (quando il popolo sceglie i suoi rappresentanti che prenderanno le decisioni).

® relazione tra sovranità e territorio

• Nelle forme di stato antiche nella capitale è dove si concentra il potere. Il centro manda in periferia dei
propri emissari, ovvero degli incaricati chiamati prefetti. Questa forma di stato si chiama Stato unitario. È
un modello di esercizio del potere dove il potere non viene riconosciuto agli altri, ma decentra sui territori
l’esercizio di determinate persone.

• Le prime 13 colonie americane dopo la rivolta, dopo essere diventate degli stati, capiscono di dover agire
assieme e decidono quindi di creare uno spazio a cui delegare una parte del loro potere per creare un
centro comune, ovvero Washington DC. Questa seconda forma di stato viene definito Stato federale e
prevede che un insieme di stati decide di conferire una parte della loro sovranità al centro. Ogni stato
rimane stato con il proprio codice civile e penale. Questa è la forma più diffusa, a differenza dello stato
unitario che sta scomparendo in quanto sta diventando sempre più difficile governare tenendo il potere
incentrato nella capitale.

• L’Italia rappresenta una soluzione intermedia in quanto, secondo la Costituzione, è uno stato unico ed
indivisibile, ma riconosce delle comunità e gli da autonomia politica. Non solo alle regioni è riconosciuta
questa autonomia, ma anche alle città in quanto sono state le prime comunità italiane della storia. Lo Stato
italiano al proprio interno attua politiche in modo da valorizzare l’autonomia politica delle regioni,
province, comuni e città metropolitane. Questa forma di stato viene definita Stato regionale. (Art.5)
o Prefetto: risponde al ministro, in quanto rappresentante dello Stato.
Compito: controllo ordine pubblico.
o Sindaco: risponde ai suoi elettori.
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Le fonti del diritto


Il nome fonti ci aiuta a capire come dietro alle norme giuridiche (leggi) esistono vari procedimenti per farle
scaturire. Ogni ordinamento definisce e riconosce le proprie fonti giuridiche.
La norma giuridica è prodotta da atti o fatti idonei a porre regole di comportamento costitutive del diritto
oggettivo: tali fatto o atti sono definiti fonti del diritto.
La costituzione è la massima fonte sulle fonti. Essa legittima tutti i processi di produzione del diritto.

Si distinguono:
- Fonti di produzione del diritto, cioè di norme giuridiche, quei fatti o atti ai quali l’ordinamento
attribuisce la capacità di produrre imperativi che esso riconosce come propri.
- Fonti sulla produzione, ovvero quelle norme che disciplinano i modi di produzione del diritto
oggettivo.

Esistono due tipi di fonti:


• Fonti fatto ® sono collegate alla ripetitività di comportamenti o all’assunzione di determinati
accadimenti o situazioni quali fatti idonei a determinare regole di comportamenti obbligatori e per
tutti i consociati, dando vita ad un diritto non volontario perché derivante da fatti. (es.rubare)
• Fonti atto ® sono manifestazioni volontarie dei soggetti cui è riconosciuta la competenza a dettare
regole di comportamento e in quanto tali si traducono in documenti, produttivi di norme giuridiche
adottati secondo le procedure prescritte, che hanno la forza ad essi attribuita dall’ordinamento
(costituzione, legge).
La fonte di produzione che esprimeva il alto comando normativo era considerata un fonte primaria
ed a essa è riconosciuta la forza di legge, la quali si esprime in due profili:
o attivo: capacità di innovare al diritto oggettivo subordinatamente alla Costituzione intesa
come fonte suprema;
o passivo: capacità di resistere all’abrogazione o modifica da parte di atti fonte che non siano
dotati della medesima forza.

Le fonti del diritto italiano

COSTITUZIONE DELLA
REPUBBLICA
STATUTI REGIONI AD
TRATTATI ISITUTIVI UE
AUTONOMIA SPECIALE
LEGGI ATTUAZIONE/REVISIONE
COSTITUZIONALE
STATUTI REGIONI AUTONOMIA
DIRETTIVE COMUNITARIE LEGGI ORDINARIE
ORDINARIA
REGOLAMENTI COMUNITARI ATTI AVENTI FORZA DI LEGGE
LEGGI REGIONALI
STATUTI
REGOLAMENTI GOVERNATIVI COMUNALI/PROVINCIALI
REGOLAMENTI REGIONALI
REGOLAMENTI MINISTERIALI REGOLAMENTI
COMUNALI/PROVINCIALI

Quando esistono molteplici fonti dobbiamo trovare i criteri secondo i quali applicare una fonte al posto di
un’altra:
• gerarchia (verticale) ® esistono fonti che contano più delle altre ed hanno due effetti:
1) le leggi che si trovano più in basso devono obbedire ed essere coerenti con quelle che stanno
sopra. Nell’applicare la norma sovra-ordinata, la norma sotto-ordinata non viene abrogata, ma è
invalida.
2) se cambiano delle leggi non si alterano i principi delle leggi che stanno sopra, le norme che stanno
sopra quindi resistono ad ogni mutamento delle norme inferiori.
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La costituzione è alla base della gerarchia delle fonti, detta regole che devono essere rispettate dalle
leggi. Successivamente c’è un giudice (Corte Costituzionale) che dice se tali fonti sono coerenti con
la costituzione.
• competenza (orizzontale) ® riguarda il criterio di materia. Quando due norme si trovano allo stesso
livello significa che si occupano di due materie diverse e quindi riguardano competenze diverse. La
norma non competente è una norma invalida che deve essere eliminata dall’ordinamento mediante
annullamento.
• cronologico ® prevale sempre la legge più nuova.
In caso di contrasto fra norme stabilite da fonti equiparate, ovvero del medesimo rango gerarchico
e la medesima competenza, prevale la norma posta successivamente nel tempo. La norma
precedente è abrogata rispetto alla successiva. L’abrogazione può essere espressa, ovvero
direttamente dal legislatore; per incompatibilità, quando il giudice rivela un contrasto tra due norme
dal contenuto incompatibile; per nuova disciplina dell’intera materia, quando la nuova legge si
sostituisce alla precedente.

L’interpretazione del diritto


L’applicazione del diritto presuppone un’attività interpretativa: attività che parte dal testo degli atti normativi
e mira alla ricostruzione del loro significato.
a. Interpretazione letterale o testuale: secondo il senso del significato proprio delle parole secondo la
connessione di esse.
b. Interpretazione teleologica: secondo il fine o l’intenzione del legislatore.
c. Interpretazione logico-sistematica: secondo la connessione tra le diverse disposizioni all’interno
dell’atto normativo considerato, collocate nel contesto dell’ordinamento complessivo.
d. Interpretazione analogica: rimedio per colmare lacune o vuoti normativi rilevanti.
Questi tipi di interpretazioni vanno differenziati dall’interpretazione autentica: interpretazione effettuata dal
legislatore stesso con riferimento a un precedente testo legislativo di dubbio significato.

Le fonti dell’Unione Europea


Le autorità amministrative e giurisdizionali italiane applicano il diritto dell’unione europea in parte
direttamente (nel caso dei regolamenti), in parte previo adeguamento dell’ordinamento interno (nel caso
delle direttive) e lo fanno non applicando il diritto italiano eventualmente incompatibile: primato del diritto
dell’Unione.
è Per i regolamenti: le fonti europee e le fonti interne erano considerate fonti equiparate e doveva
essere applicato il criterio cronologico. Successivamente la Corte Costituzionale ha riconosciuto il
primato del diritto comunitario ® necessaria applicazione del regolamento dell’Unione da parte del
giudice comune. Non per questo, il diritto interno è da considerarsi come abrogato o invalido, ma è
semplicemente non applicabile quando esiste una normativa europea.
è Per le direttive: recepite come atto normativo interno, avranno nel sistema delle fonti la collocazione
che è propria dell’atto di recepimento (legge o regolamento). La Costituzione riconosce alle regioni
il potere di attuare immediatamente le direttive.

La legge ordinaria dello Stato


È la fonte a competenza generale che può disciplinare qualsiasi oggetto, tranne quando è disciplinato
direttamente dalla costituzione stessa o da questa attribuita ad altre fonti. Quelle riservate alla legge dello
stato vanno considerate materie che riguardano interessi e valori generali, che si estendono a tutto il
territorio nazionale.
L’Art. 117 ponte dei limiti: rispetto dei vincoli dell’ordinamento dell’Unione Europea e di quelli derivanti dagli
obblighi internazionali.
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La riserva di legge, inserita nella costituzione, prevede che la disciplina di una determinata materia sia
regolata dalla legge primaria e non da fonti di tipo secondario. Inoltre, ha lo scopo di garantire il principio
democratico, tutelare i diritti fondamentali e il principio di eguaglianza.

Ci sono tre diversi tipi di riserve di legge:


• Riserve assolute: la materia deve essere regolata integralmente dalla legge.
• Riserve relative: i principi sono stabiliti dalla legge, riducendo la discrezionalità dell'esecutivo, che
però potrà intervenire dettando la disciplina di dettaglio con propri regolamenti.
• Riserve rinforzate: riserve, assolute o relative, dove la Costituzione pone dei limiti alla discrezionalità
del legislatore, predeterminando alcuni dei contenuti che la legge deve avere.

La pubblicazione degli atti normativi


Tutti gli atti normativi devono essere pubblicati nelle forme previste dalla legge:
- Atti normativi statali pubblicati nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana;
- Atti normativi regionali pubblicati nel Bollettino Ufficiale di ciascuna regione;
- Atti normativi locali pubblicati nell’albo dell’ente locale.

Gli atti legislativi e i regolamenti entrano in vigore il 15esimo giorno seguente alla pubblicazione, ma possono
prevedere un termine diverso. In tutti i casi, le leggi e gli atti normativi si citano indicando giorno, mese, anno,
della promulgazione.

I testi unici sono testi che raccolgono atti normativi preesistenti che disciplinano una medesima materia,
unificando e coordinando le norme prodotte da quegli atti. Lo scopo è il riordino della legislazione vigente e
facilitare la reperibilità delle fonti. Si distinguono quelli compilativi (agevolano la conoscenza del diritto
esistente) e normativi (armonizzano la legislazione innovando la disciplina positiva e abrogando atti
preesistenti).
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

La Costituzione
La prima Costituzione italiana è stata lo Statuto Albertino concessa dal sovrano Carlo Alberto.
Nel 1948, al termine del regime fascista e di una guerra civile, viene ottenuta (violentemente) la seconda
Costituzione.
Le tre forze che sconfiggono il fascismo decidono di darsi una nuova costituzione e promuovono nel 1947
delle elezioni nelle quali si vota:
1. per il referendum tra monarchia e repubblica.
2. per le forze politiche che andranno a formare l’Assemblea Costituente.
In queste elezioni per la prima volta votano anche le donne (suffragio universale).
Vince la Repubblica e le forze che prendono più voti sono i cattolici, comunisti-socialisti e i liberali. Queste
tre forze non avevano le stesse idee politiche e quindi la Costituzione si può dire essere un compromesso
politico tra le posizioni di tutti (accordo).

La Costituzione, quindi, è un insieme di principi e valori, rapporti con i cittadini e linee di organizzazione.
Ogni paese ha una Costituzione, anche quelli che non ce l’hanno scritta (es. Inghilterra), in quanto possiedono
un nucleo di norme che costituiscono l’ordinamento costituzionale di quel paese.
Si può distinguere la Costituzione in senso materiale (tutto ciò che ci sta attorno) e formale (il testo scritto).

L’ordinamento costituzionale di un determinato paese può definirsi come il complesso delle norme
fondamentali, scritte e non scritte, che danno forma all’ordinamento giuridico e rappresentano, il codice
genetico che determina l’identità dell’ordinamento stesso, ovvero il suo ordine costituzionale.

Esso aiuta a:
a. Meglio interpretare le norme costituzionali vigenti tenendo conto di ciò che caratterizza
l’ordinamento nel suo complesso.
b. Individuare i limiti di potere di revisione costituzionale, in quanto il potere di revisione non è un
potere costituente, ma un potere costituito (previsto e disciplinato dalla Costituzione stessa).
c. Stabilire se una carta costituzionale è in vigore oppure no.

La differenza tra la Costituzione e ordinamento costituzionale è che la prima è la carta costituzionale entrata
in vigore l’1 Gennaio 1948, il secondo è il complesso dei principi e delle norme costituzionali, legati insieme
da un progetto costituente che li percorre dando loro senso e capacità espansiva.
Il diritto costituzionale costituisce il nucleo dell’ordinamento, ed è il punto da cui derivano le basi
dell’ordinamento giuridico.

I caratteri formali della Costituzione italiana sono:


• scritta, è redatta per iscritto.
• rigida, è molto difficile modificarla in quanto ha un meccanismo di salvaguardia del suo testo molto
complesso. Può essere modificata solo con un procedimento di revisione aggravata (non vale per i
primi 12 articoli).
• lunga, non contiene solo i diritti e doveri dei cittadini, ma anche il funzionamento delle istituzioni del
paese (governo, parlamento, magistratura, corte costituzionale (..)).
§ 1 parte: principi fondamentali
§ Parte prima: diritti e doveri dei cittadini.
§ Parte seconda: ordinamento della repubblica.
• aperta/elastica, è possibile modificarla e bisogna attualizzarne l’interpretazione.
• programmatica, (come premessa)
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Tipi di Costituzione:
- Costituzione liberale: lo Stato garantisce e tutela i diritti degli individui.
- Costituzione socialista: lo Stato mira a una trasformazione dell’assetto economico che abolisca la
proprietà privata.
- Costituzione democratico-sociale: lo Stato assicura i diritti e si impegna attivamente ad una
trasformazione della società (uguaglianza formale sostanziale) in certi limiti (legalità e mantenimento
del libero mercato).

La nostra Costituzione accoglie e si occupa di ciascun individuo, ma si pone il tema delle formazioni sociali.
Abbiamo il diritto di aggregarci a partiti e associazioni, ma abbiamo anche il diritto di essere liberi all’interno
di ciascuna organizzazione di cui facciamo parte. [Art.3]

Diritti fondamentali
Quattro generazioni di diritti:
1. Libertà positive/diritti di libertà (dallo Stato – stato monoclasse): libertà fondate sulla rivendicazione
per l’individuo di una sfera propria, dove egli è autonomo e indipendente rispetto allo Stato.
• Libertà personale, libertà di domicilio, libertà e segretezza della corrispondenza, libertà di
impresa, libertà di manifestazione del pensiero.
2. Libertà/diritti politici (nello Stato – stato pluriclasse): diritti di partecipazione alla vita dello stato.
• Diritto di voto, diritto di associazione in partiti e sindacati
3. Libertà negative/diritti sociali (mediante lo Stato – stato pluriclasse):
• Diritto all’istruzione, diritto alla salute, diritto alla previdenza sociale, diritto al lavoro.
4. Nuovi diritti: riguardano la dignità dell’uomo tenendo conto delle problematiche legate a:
• Tutela dell’ambiente, informazione, nuove tecnologie informatiche, procreazione artificiale..

Ø Diritti fondamentali: diritti civili, politici, sociale, diritti di ultima generazione.


Ø Diritti umani: diritti che l’ordinamento internazionale, attraverso le Nazioni Unite, si sforza di
riconoscere a tutti i popoli e a tutte le persone.

Sono soggetti di diritto coloro che godono della capacità giuridica, la quale si acquisisce al momento della
nascita. Un soggetto può venirsi a trovare in diverse situazioni giuridiche, le quali possono essere:
þ Favorevoli: poteri, diritti soggettivi, interessi legittimi.
þ Sfavorevoli: obblighi, doveri, soggezioni.

ü Il potere giuridico è la possibilità di ottenere determinati effetti giuridici (es. potere di accedere alle
cariche elettive).
ü Il diritto soggettivo si determina quando l’ordinamento giuridico tutela l’interesse del soggetto, il
quale riconosce al titolare non solo determinate facoltà, ma anche la pretesa di condizionare il
comportamento degli altri soggetti.
ü L’interesse legittimo vede il titolare godere di poteri strumentali, i quali però devono coincidere con
uno specifico interesse pubblico.

C Gli obblighi sono comportamenti che un soggetto deve tenere per rispettare un diritto altrui.
C I doveri sono comportamenti dovuti indipendentemente dall’esistenza di un corrispettivo diritto
altrui, in funzione di uno specifico interesse.
C Le soggezioni sono le situazioni di chi è soggetto a un potere giuridico.
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I diritti inviolabili
Art. 2 “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni
sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica,
economica e sociale.”
® Secondo la Costituzione i diritti sono di natura, in quanto prima li riconosce e poi li garantisce. A livello di
peso, i diritti e i doveri sono due forze assolute, nessuno dei due prevale sull’altro, per questo motivo vanno
considerati alla pari e in continuo lavoro.
La prima sentenza della Corte Costituzionale (1956), afferma: “Ogni diritto evoca il proprio limite. Non c’è
nessun diritto assoluto e nessun dovere assoluto”.
Quanto al fatto che riguardano anche le formazioni sociali, significa che il diritto del singolo è tutelato anche
all’interno di una formazione sociale, affermato così due principi: principio personalista e principio
pluralista.

Caratteristiche dei diritti inviolabili:


§ Assolutezza (possono essere fatti valere nei confronti di tutti)
§ Inalienabilità e indisponibilità (non possono essere trasferiti)
§ Imprescrittibilità (non esercitarli non comporta la perdita del diritto)
§ Irrinunciabilità (non vi si può rinunciare)

Art. 3 “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso,
di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, condizioni personali e sociali.
Il compito della Repubblica è rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la
libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economico e sociale del Paese.”
® Questo articolo da forma alla nostra Costituzione e parla del principio di uguaglianza. Quando parliamo
di un individuo diciamo che ha una sfera dentro la quale ci sono le sue libertà (comportamenti leciti), la
Costituzione è la carta sulla quale si disegna la sfera. Libertà e uguaglianza però non vanno d’accordo, in
quanto se massimizzo la libertà nego l’uguaglianza e viceversa. Questo articolo cerca una mediazione tra
libertà e uguaglianza.
I. Il primo comma indica l’uguaglianza formale, ovvero non discrimina i cittadini in base ad una data
caratteristica. Esistono, però, discriminazioni giuste come quella tra i sessi negli ambiti lavorativi e
non riconoscere queste discriminazioni significa aumentare il divario tra potenti e deboli.
II. Il secondo comma, invece, parla dell’uguaglianza sostanziale, ovvero una promessa di impegno a
rimuovere gli ostacoli economici e sociali. Si garantisce quindi la possibilità di arrivare tutti allo stesso
traguardo (es. essere tutti ugualmente istruiti).

I diritti fondamentali dei cittadini non sono un elenco prestabilito, è una lista in continuo aggiornamento
dato che non sappiamo come si evolverà la nostra società nel futuro. Rispetto a quando è stata scritta, la
Costituzione ha già ampliato i suoi diritti come quello della libertà sessuale, il diritto alla privacy, ecc. Molti
diritti non sono espliciti in Costituzione, ma hanno radici nella Costituzione.

DOVERI FISSATI DALLA COSTITUZIONE


• difesa della patria (Art. 52)
• tributario (Art. 53)
• verso i figli (Art. 30)
• fedeltà alla Repubblica (Art. 54)
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

FORME DI GOVERNO

La forma di governo attiene al modo come fra gli organi di una comunità politica organizzata si distribuisce il
potere di indirizzarla verso determinati fini generali (politici). Inoltre, le forme di governo vengono
condizionate dal sistema partitico e dalla cultura politica che si affermano in ciascun paese.

Forma di governo presidenziale (Stati Uniti): il potere esecutivo è in prima persona il presidente. Il
presidente viene scelto dal corpo elettorale, il quale elegge anche il Congresso (formato dalla Camera dei
rappresentanti e dal Senato), che ha il potere legislativo. Vige un regime di separazione dei poteri, per il quale
il legislativo non può sfiduciare il presidente e il presidente non può sciogliere le assemblee.
Le leggi le fa il Congresso e il presidente ha poteri limitati: ha il potere di veto (può rimandare una legge, ma
il Congresso può riapprovarla solo a maggioranza dei 2/3).
Il presidente deve esercitare il suo potere di nomina (ministri, alti funzionari, ambasciatori, giudici) con il
parere favorevole del Senato.
N.B. è possibile il governo diviso: il presidente può appartenere a un partito non uguale a quello delle Camere
e viceversa. In questo caso, è necessario un accomodamento con la maggioranza congressuale.
® sistema più stabile: il presidente ha la fiducia del popolo, non cade finché non ci sono le elezioni.

Forma di governo parlamentare (Inghilterra): l’esecutivo è espressione del parlamento e viene nominato da
un organo terzo, il capo dello Stato. Inoltre, l’esecutivo dipende dalla disponibilità del parlamento di
mantenerlo in vita: il parlamento, votando la sfiducia del governo, può obbligarlo a dimettersi. Questo è il
motivo per cui tutte le forme di governo parlamentari prevedono la possibilità di scioglimento del parlamento
prima della scadenza naturale, potere attribuito di diritto o di fatto al capo del governo.
Tra tutte le forme di governo, questa è quella maggiormente sensibile al formato e alla meccanica del sistema
partitico: ci sono casi in cui le elezioni assumono carattere immediatamente decisivo, di fatto assicurando
l’investitura di chi governerà. Viene chiamato governo di partito quando si realizza quella continuità fra
partito, maggioranza ed esecutivo.
® sistema meno stabile: il presidente può cadere se non ha la fiducia del parlamento.

Forma di governo semi-presidenziale (Francia): il popolo vota il parlamento e il presidente, e il parlamento


dà la fiducia al governo. Il PdR, votato dal popolo, fa da supervisore al lavoro del governo. Si tratta quindi di
una forma di governo che combina quella presidenziale e quella parlamentare.
Punto di vista giuridico-formale: il presidente ha il potere di condizionare la durata del parlamento (con lo
scioglimento) e il parlamento ha il potere di far dimettere il governo (con la sfiducia).
Punto di vista politico-elettorale: si può verificare uniformità, quando il presidente e maggioranza sono
espressione dello stesso schieramento; oppure difformità quando sono di opposti schieramenti. In
quest’ultimo caso si ha la coabitazione tra presidente e un primo ministro di partiti diversi.
® differenza con la forma di governo presidenziale: l’esecutivo è a due teste (presidente e primo ministro) e
il presidente ha la possibilità di indire le elezioni anticipate.

Forma di governo direttoriale (Svizzera): il direttorio è al vertice del governo e dello Stato (come il presidente
nella presidenziale). Questo collegio è eletto dal parlamento, ma questo non determina l’instaurarsi di alcun
rapporto fiduciario: infatti, il parlamento non può sfiduciare il governo e obbligarlo a dimettersi.
Le due camere del Parlamento si riuniscono in Assemblea federale ed eleggono: l’esecutivo e il Consiglio
federale (formato da 7 componenti). All’interno del governo non c’è alcuna gerarchia: il presidente funge
solo da rappresentante e viene cambiato, a rotazione, ogni anno.
Il governo direttoriale funziona secondo la dinamica della democrazia consensuale, alla quale concorrono
insieme forze politiche dagli ideali diversi, ma tutte coinvolte nella co-gestione del governo.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

Repliche del modello classico di governo parlamentare di tipo Inglese:


Forma di governo del primo ministro e a premier direttamente elettivo, sono forme di governo nelle quali
la figura di primo ministro è molto forte, perché:
§ nomina e revoca i ministri
§ è il solo titolare del rapporto fiduciario
§ può indire elezioni anticipate
§ ha poteri che gli consentono di determinare l’indirizzo politico del governo
Nel secondo caso, l’investitura del primo ministro avviene attraverso l’elezione popolare diretta, questo
significa che è possibile un’eventuale sfiducia del primo ministro con conseguente scioglimento del
parlamento.

ITALIA - storica
Fino all’avvento del fascismo il regime italiano fu un governo parlamentare dualista: nei periodi di crisi il re
non mancava mai di intervenire. Nel 1946, l’Assemblea Costituente approva la scelta del governo
parlamentare, successivamente integrato con strumenti giuridici per evitare la degenerazione del
parlamentarismo.
Secondo la nostra costituzione, è il presidente della repubblica a nominare il presidente del consiglio senza
alcuna indicazione sul procedimento da seguire; ed è il presidente del consiglio a proporre i ministri al
presidente della repubblica che poi li nomina. Il governo, inoltre, necessita della fiducia di entrambe le
camere, ciascuna delle quali può approvare una mozione di sfiducia.
Si iniziarono a creare governi di coalizione: ciascun ministro rispondeva al proprio partito e alla propria
corrente, e non al presidente del consiglio → questo aveva ridotto la forma di governo a un esempio di
governo a direzione plurima dissociata. Formato un governo, i partiti che lo sostenevano senza mai
identificarsi troppo, lo indebolivano con lo scopo di sostituirlo con un altro più rappresentativo.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

La mancanza di una direzione monocratica e l’instabilità caratterizzarono fino all’inizio degli anni 90 anche
regioni, provincie e comuni, dando luogo ad un sistema affidato alla mediazione dei partiti.
Si iniziarono ad intravedere segni di crisi nel governo a direzione plurima dissociata, e parole come
governabilità e stabilità iniziarono ad essere fondamentali. Si verificarono alcuni cambiamenti:
• Strategia di referendum popolari per costringere il parlamento dei partiti a cambiare.
• Da sistema proporzionale a maggioritario.
• Grande importanza del presidente del consiglio.
L’ordinamento italiano si è orientato, quindi, verso governi di legislatura a direzione monocratica (fondati
su coalizioni).
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

Gli organi costituzionali

1. IL POPOLO E LA SOVRANITÀ POPOLARE


Art. 1 - “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
L’ordinamento italiano si fonda sul principio che il popolo costituisce la fonte di legittimazione di ogni potere
costituito. Tuttavia, alcuni poteri disciplinati dalla Costituzione restano affidati a quella parte del popolo cui
l’ordinamento riconosco il diritto di voto: il corpo elettorale. Ad esso, infatti, è destinata l’effettiva capacità
di decidere sulle questioni politiche: è il popolo stesso ad assumersi la responsabilità del proprio destino.
Il popolo, in senso giuridico, è l’insieme di tutti coloro che sono legati all’ordinamento giuridico: la
cittadinanza.
Il popolo, quindi, da un lato è l’attivatore del potere (fonte del potere) e dall’altra lo subisce (destinatario
del potere).
Altrettanto importanti sono anche altre prerogative che compongono il quadro di ciò che possiamo fare
come:
• Diritto di prendere decisioni collettive ® quando gli stati hanno progressivamente adottato il
modello democratico, la scelta è stata quella di montare dei sistemi rappresentativi, ovvero la
democrazia rappresentativa con voto. Il corpo elettorale, tramite il voto, elegge i propri rappresenti,
i quali eserciteranno le funzioni che l’ordinamento attribuisce all’organo di cui sono chiamati far
parte. Il corpo elettorale elegge:
ü I membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia.
ü I deputati e i senatori.
ü I presidenti delle regioni e i consiglieri regionali.
ü I sindaci e i consigli comunali.
ü I consiglieri municipali.

In tutti i sistemi si sono salvate però alcune forme di democrazia diretta (accessorie alle forme della
democrazia rappresentativa) come il referendum (quesito).
Mediante referendum venne assunta la decisione fondamentale alla base della Costituzione italiana:
2 Giugno 1946 i cittadini elettori, per la prima volta, scelsero la Repubblica.
La caratteristica di tutti i referendum è di essere “giochi a somma zero”: la volontà di coloro che
prevalgono diventa la volontà del popolo senza mediazioni; è un procedimento che non ammette
compromessi e vie di mezzo. Posso avere carattere consultivo (viene chiesto un parere politico ai
cittadini) o possono essere decisivi o deliberativi (incidono di per sé sull’ordinamento).
Ne esistono varie forme, ma quello abrogativo e costituzionale hanno la caratteristica di essere
promossi su iniziativa popolare (referendum dal basso):

- Referendum costituzionale: è di tipo approvativo o confermativo. Può essere promosso


entro tre mesi dalla pubblicazione di una legge costituzionale. Possono richiederlo:
o 1/5 dei componenti della Camera o del Senato;
o 500.000 elettori.
o 5 consigli regionali.
Quando ciò accade, l’ufficio centrale per il referendum costituito presso la Corte di
Cassazione decide con ordinanza sulla legittimità della richiesta. Successivamente il
Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, indice il
referendum.

- Referendum abrogativo: consiste nel richiedere al corpo elettorale se vuole che sia
abrogata una legge per intero, o parti di essa. Possono richiederlo:
o 500.000 elettori.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

o 5 consigli regionali.
Questo tipo di referendum riguarda atti legislativi di rango ordinario.
Esistono una serie di limiti all’ammissibilità di questo referendum:
Ø Leggi tributarie, di bilancio, di amnistia e indulto, leggi che autorizzano la ratifica
di trattati internazionali;
Ø Costituzione e leggi costituzionali, leggi a contenuto costituzionalmente
vincolato, leggi obbligatorie o necessarie.
Al fine di garantire la libera e consapevole espressione del voto, la richiesta deve essere
chiara, univoca e omogenea.

Avvengono due controlli: 1) controllo formale da parte dell’ufficio centrale per il


referendum presso la Corte di Cassazione; 2) controllo di sostanza della Corte
Costituzionale che verifica la coerenza, la logicità e gli effetti possibili del referendum.
Successivamente c’è il voto del popolo: deve votare il 50%+1 degli aventi diritto al voto.
Per abrogare una norma deve votare “si” un quarto di quelli che hanno votato, la
difficoltà sta nel raggiungere il quorum (soglia minima del 50%+1), se non si raggiunge
per i successivi 5 anni non sarà possibile proporre referendum sulle stesse disposizioni.

Un’altra forma di democrazia diretta è l’iniziativa legislativa popolare: il popolo deve portare 50.000
firme per fare una proposta di legge al Parlamento.
Inoltre, tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere, rivolte a chiedere provvedimenti
legislativi o esporre comuni necessità.

• Diritto ad associarsi in partito (Art. 49) ® i destinatari sono i cittadini, i quali hanno il diritto ad
“associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica
nazionale.”
La Costituzione considera i partiti come “organizzazioni proprie della società civile” – non poteri dello
Stato. Il Tribunale costituzionale può essere chiamato a decidere sulla legittimità di partiti che si
prefiggano di attentare all’ordinamento costituzionale libero e democratico o di sovvertilo.
I partiti, composti da cittadini con la stessa visione di come va governato il paese, devono essere
messi nelle condizioni di competere in maniera corretta, con le stesse armi secondo il principio di par
condicio (tutti lo stesso tempo).
Essi si finanziano attraverso:
o Contribuzioni volontarie fiscalmente agevolate, ovvero erogazioni liberali di privati che
danno diritto a detrazioni fiscali, con il limite di 100 mila € l’anno.
o Contribuzioni indirette sulla base delle scelte espresse dai cittadini, che hanno la facoltà di
destinare il 2 x 1000 della propria imposta sul reddito.
I controlli sono stati affidati a un organismo composto da 5 magistrati: commissione di garanzia degli
statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici. Questo ha il compito di
controllare la conformità alla legge degli statuti dei partiti.
I sindacati, invece, rappresentano una categoria specifica di lavoratori e hanno una visione specifica
su quella determinata categoria, a differenza dei partiti che hanno una visione generale.

Cittadini come corpo elettorale: elettorato attivo (Art. 56 e 58)


Il diritto di voto è un dovere civico e un diritto di tutti i cittadini, il cui libero esercizio deve essere garantito
e promosso dalla Repubblica. Prevede il suffragio universale diretto: sono elettori tutti i cittadini che hanno
la maggiore età (18 anni per la Camera dei Deputati; 25 anni per la Camera del Senato) e coloro che non sono
sottoposti a misure di prevenzione o sicurezza previste dal codice penale.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

I caratteri del voto sono: libero, esente da qualsiasi forma di costrizione; segreto, non possiamo essere forzati
a rivelarlo; uguale, il voto di ciascuna persona vale come quello di tutte le altre (vale 1); personale, ognuno
deve votare per sé e non può delegare altri.

Oltre al diritto di elettorato attivo, però, esiste anche quello di elettorato passivo, ovvero il diritto di essere
votati, sempre avendo alcuni requisiti.

Sistemi elettorali
Un sistema elettorale (o formula elettorale) consiste in un meccanismo per trasformare in seggi i voti che il
corpo elettorale esprime.
§ Quando si tratta di eleggere una sola persona, si può stabilire che vince chi ottiene più voti, ovvero
la maggioranza relativa; in alternativa, si può stabilire che vince chi prende non solo più voti di
qualsiasi altro candidato, ma almeno una certa quota minima dei voti complessivi, se la quota è
fissata nella metà più 1, allora si chiama maggioranza assoluta.
§ Quando si tratta di eleggere un organo collegiale, si può far in modo che solo una parte vinca, quindi
si fanno votare liste di candidati e quella che ottiene più voti elegge l’intero organo (ma questo va
contro il principio del pluralismo ® si cerca di far in modo che non tutti gli eletti appartengano allo
stesso partito). Per questo si fa ricorso al sistema maggioritario e proporzionale.

• Sistema maggioritario ® il paese viene diviso in una serie di collegi territoriali (ripartizione del
territorio per l’assegnazione dei posti a sedere in parlamento), ovvero territori che hanno circa la
stessa popolazione. Ogni collegio sceglie un rappresentante da mandare in Parlamento (Roma).
ü Vantaggi: viene fatta la coalizione prima ed è chiaro chi vince e chi perde. Viene spinto il
sistema a un bipolarismo (A vs B).
C Svantaggi: non viene tenuta in considerazione l’opinione e il voto di coloro che hanno perso.

• Sistema proporzionale ® si riproducono le stesse percentuali di voto del popolo anche in


Parlamento.
ü Vantaggi: è una fotografia esatta dei voti che ogni partito ha ricevuto (=opinioni politiche del
paese).
C Svantaggi: estremo frazionamento dei partiti (è difficile raggiungere la maggioranza) che
porta instabilità del governo.
Sono state introdotte delle variazioni per diminuire gli aspetti negativi dei vari sistemi. In Italia, ad esempio,
è stata introdotta una quota proporzionale, ovvero che se si sceglie il maggioritario si possono eleggere solo
il 75% dei seggi e il restante 25% dei seggi vengono assegnati con un sistema proporzionale.
Per attenuare il proporzionale, invece, si usa la soglia di sbarramento: se non si prende almeno il 4 o 5% dei
voti non è possibile entrare in Parlamento; oppure il premio di maggioranza: al primo partito vengono
regalati i voti che non ha preso per raggiungere la maggioranza (solo in caso abbia già il 40% dei voti).
Il collegio può essere in forma:
Ø Uninominale quando deve mandare un rappresentante in Parlamento.
Ø Proporzionale quando deve mandare più rappresentanti in Parlamento.

Esistono anche due tipi di turno per le elezioni. Il turno unico e il doppio turno nel quale si va alle elezioni
due volte in quanto al primo turno tutti si possono candidare, al secondo turno, invece, si voterà tra le due
forze politiche che hanno ricevuto più voti.

La legge elettorale attuale


La legge prevede un sistema unico alla Camera e al Senato. Configura un sistema elettorale misto a
separazione completa per entrambe le camere:
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

- il 37% dei seggi (232 alla Camera e 116 al Senato) è assegnato con un sistema maggioritario a turno
unico in altrettanti collegi uninominali; in ciascun collegio è eletto il candidato più votato, secondo il
sistema noto come uninominale secco.
- il 61% dei seggi (rispettivamente 386 e 193) è ripartito proporzionalmente tra le coalizioni e le singole
liste che abbiano superato le previste soglie di sbarramento nazionali. La ripartizione dei seggi è
effettuata a livello nazionale per la Camera e a livello regionale per il Senato.
- il 2% dei seggi (12 deputati e 6 senatori) è destinato al voto degli italiani residenti all’estero e viene
assegnato con un sistema proporzionale che prevede il voto di preferenza.

2. IL PARLAMENTO
Il Parlamento è il secondo organo costituzionale – è l’organo che rappresenta l’affermazione della sovranità
popolare. Una caratteristica di quasi tutti i paesi democratici è il bicameralismo, ovvero che il Parlamento
non è solo un luogo dove si ritrovano i rappresentanti del popolo, ma dispone di due camere con funzioni
diverse. In tutti i paesi c’è una camera bassa (che da noi è la camera dei deputati) e una camera più alta
(ovvero il senato).

Il nostro è definito bicameralismo perfetto perché le due camere si distinguono solo per alcune
caratteristiche, ovvero il numero dei componenti e l’età richiesta per votare.
§ Camera dei deputati: formata da 630 membri, possono votare i cittadini con più di 18 anni e possono
essere eletti i maggiori di 25.
§ Senato della Repubblica: formato da 315 senatori + i senatori a vita, possono votare i maggiori di 25
anni e possono essere eletti i maggiori di 40 anni.

Esistono dei casi per i quali non si può essere eletti:


a. Incompatibilità: la legge vieta di detenere contemporaneamente due cariche o uffici.
b. Ineleggibilità: quando il cittadino, in ragione della carica o dell’ufficio che ricopre al momento della
candidatura, non può essere eletto.
c. Incandidabilità: preclude la possibilità di esercitare il diritto di elettorato passivo e vi incorre chi abbia
subito una condanna definitiva a una pena detentiva di almeno due anni per reati.

Status giuridico di parlamentare


Essendo il Parlamento il luogo per eccellenza della sovranità, esso possiede uno status/condizione di
assoluta autonomia da tutti gli altri poteri, ragione per cui ai parlamentari si danno condizioni particolari
(indennità stabilita per legge). Inoltre, chi viene eletto non ha un mandato e quindi è libero di dire, fare e
votare ciò che vuole dato che si trova in Parlamento solo per rappresentare i cittadini e non ha un “contratto”,
ma il suo ruolo in Parlamento è sostenuto solo dalla fiducia che gli elettori gli danno (divieto del vincolo di
mandato).
Attorno ad ogni parlamentare esiste uno “scudo di protezione”: non si può portare a giudizio un
parlamentare senza l’approvazione della camera alla quale appartiene. Essi hanno, quindi, queste protezioni
per fare in modo di non compromettere la loro piena attività (® inviolabilità).
Inoltre, i parlamentari non possono essere in alcun modo chiamati a rispondere per come votano e per ciò
che dicono nell’esercizio delle loro funzioni (® insindacabilità).

Le camere
Le Camere durano in carica 5 anni e non possono essere prorogate se non per legge nel solo caso in cui il
paese sia in guerra. Le Camere possono essere sciolte in anticipo, ma solo dal presidente della Repubblica.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

Il Parlamento in seduta comune, formato appunto dai membri delle due Camere, si riunisce sempre nell’aula
della Camera dei deputati. Le funzioni affidate al Parlamento in seduta comune sono quasi sempre elettive.
Ø Elegge il presidente della Repubblica.
È sempre presente il presidente della Camera a indire l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica,
questo sottolinea l’equilibrio fra le due Camere, stante il fatto che supplente del PdR è il presidente del
Senato.
Ø Elegge 1/3 dei componenti del CSM.
Ø Elegge 1/3 dei componenti della Corte Costituzionale.

L’organizzazione e il funzionamento delle due Camere sono disciplinati da fonti costituzionali e da fonti di
autonomia parlamentare: il complesso di tali disposizioni si chiama diritto parlamentare. Le regole
fondamentali del diritto parlamentare sono stabilite dalla Costituzione.
è Ciascuna delle due Camere deve eleggere: un presidente (a maggioranza qualificata) che organizza
le discussioni, mette ordine, detta l’agenda e coordina le attività (alla camera abbiamo Fico e al
Senato Casellati) e un ufficio di presidenza, composto in modo da rappresentare tutti i gruppi
parlamentari e svolge funzioni amministrative.
è Ciascuna camera adotta il proprio regolamento e lo fa a maggioranza assoluta dei componenti.
è Le sedute sono sempre pubbliche, a meno che non sia deliberata la seduta segreta.
è Le decisioni della camera sono assunte con il voto
favorevole della maggioranza dei presenti (quorum
funzionale), purché sia presente la maggioranza dei loro
componenti (quorum strutturale o numero legale).
Quando manca il numero legale, le deliberazioni non sono
valide.
è I componenti del governo hanno diritto di assistere alle
sedute e di essere ascoltati.

Organizzazione interna delle camere


A seconda della lista di elezione, i parlamentari si siedono in un’area della camera dando vita così ai gruppi
parlamentari, ovvero organizzazioni interne dei parlamenti che sono state elette nella stessa lista (gruppo
lega, del PD, Forza Italia) e sono dotati di un proprio statuto. Per formare un gruppo parlamentare è
necessario essere almeno in 20 per la camera dei deputati, e al senato, invece, almeno in 10. Ogni gruppo ha
un leader (capogruppo) che insieme al presidente decide l’agenda dei lavori, in modo che si mettano in
calendario anche le proposte della minoranza, e prevede il programma dei lavori, il calendario e l’ordine del
giorno delle singole sedute.
Il gruppo, inoltre, serve a disciplinare il lavoro e il comportamento di quelli che sono eletti insieme.
Siede davanti il cosiddetto gruppo misto al quale appartengono coloro che non sono più andati d’accordo
con il loro partito o i partiti che non sono riusciti a raggiungere il numero minimo (10) per formare un gruppo.
Un ruolo importante lo svolgono le commissioni parlamentari. Ogni parlamentare fa parte di una
commissione. Esistono vari tipi di commissioni:
• Commissioni permanenti ® lavorano per materia (es. scuola, salute, ambiente, giustizia, ecc.) e ne
esistono 14 per ogni camera. Si lavora in commissioni per snellire il lavoro dell’assemblea, sono
fondamentali per preparare il lavoro della camera e sono, quindi, come una piccola rappresentazione
del Parlamento e devono rispettare le stesse proporzioni e gli stessi rapporti di forza della camera
alla quale si riferiscono (metodo proporzionale).
• Commissioni temporanee ® sono quelle che si formano per lavori straordinari che trattano temi
specifici in poco tempo. Alcune vengono chiamate commissioni d’inchiesta e hanno lo stesso potere
dei magistrati inquirenti (perquisizioni, interrogatori), tranne quello di emettere sentenze.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

• Commissioni bicamerali ® costituite da un numero uguale di deputati e senatori per svolgere


funzioni che spettano ad entrambi i rami del parlamento per evitare dualismi.
o Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica: 5 deputati, 5 senatori, ai quali è
affidata la funzione di controllo sull’attività dei servizi segreti e sull’uso segreto di stato.

Funzione legislativa
La funzione più importante del Parlamento è la produzione delle leggi in quanto per produrre una
determinata norma esiste un procedimento specifico. Il procedimento legislativo ordinario si compone di 5
fasi:
1. Iniziativa legislativa ® possono proporre un disegno di legge il popolo con le 500.000 firme, ogni
parlamentare, il Governo, 5 consigli regionali e il CNEL (Comitato Nazionale dell’Economia e del
Lavoro).

2. Istruttoria ® istruire significa approfondire, acquisire gli elementi di conoscenza necessari per
completare il disegno di legge e poter arrivare ad una discussione.

3. Discussione e approvazione ® durante questa fase il disegno di legge viene discusso e vengono fatte
eventuali modifiche. La discussione si conclude con il voto, prima si vota articolo per articolo con
eventuale voto degli emendamenti (modifiche) e il secondo voto, invece, per la legge nel suo intero.
Il disegno di legge viene presentato al Presidente della Camera, il quale la invia ad una commissione
specifica decidendo la modalità di lavoro. Le commissioni possono lavorare in tre modi:
• sede referente ® la commissione discute il disegno di legge e poi lo rimanda alla camera per
il voto. Questa modalità è privilegiata in quanto le commissioni sono più piccole e quindi è
più facile discutere in piccoli gruppi e approfondire un disegno di legge.
• sede redigente ® la commissione discute il disegno di legge e da il primo voto (articolo per
articolo), redige la legge quasi nella sua forma definitiva. Quello che si porta in camera è un
“materiale” già redatto.
• sede deliberante ® la commissione discute il disegno di legge e avvengono tutte e due le
votazioni. La legge viene, quindi, eletta in commissione, senza l’intervento della camera.
Questa modalità è vietata per alcuni temi in quanto non è positivo che poche persone
discutano e decidano per tutti quanti.
Il problema sta nel fatto che il disegno di legge deve essere approvato nel suo testo intero sia dalla
camera dei deputati sia dalla camera del senato, se una delle due camere cambia una parola il
disegno deve tornare all’altra camera che deve approvarlo un’altra volta (navetta).

4. Promulgazione ® una volta approvato alle due camere, il disegno di legge arriva al PdR, il quale lo
legge e verifica casi di incostituzionalità. In caso di modifiche, il disegno di legge torna alle camere le
quali non sono obbligate ad apportare le modifiche del PdR. Se le camere non approvano le
modifiche, il PdR è costretto a firmare il disegno di legge.
5. Pubblicazione ® una volta che il disegno di legge è stato firmato dal PdR diventa legge e viene
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale. Per 15 giorni sta in sospensione (vacatio legis) in modo che tutti
i cittadini possano venirne a conoscenza. Passati i 15 giorni la legge entra in vigore.

Per modificare la Costituzione, però, il procedimento è leggermente diverso: una volta che si è ottenuta
l’approvazione da entrambe le camere, si torna a votare dopo tre mesi per la stessa modifica. Nella seconda
votazione, però, per essere approvata deve ottenere almeno i 2/3 dei parlamentari favorevoli. Nel caso non
si raggiungano i 2/3, ma solamente il 50%+1, si va al referendum costituzionale. Questo procedimento ci
permette di mantenere la rigidità della Costituzione.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

L’unica parte non modificabile, espresso nell’ultimo articolo della Costituzione, è il fatto che non si può
cambiare la forma di stato, ovvero non si può tornare alla monarchia. Inoltre, la Corte Costituzionale ritiene
altrettanti intangibili i primi 12 articoli e la parte dei diritti e doveri.

Funzione di indirizzo politico


La composizione politica del Parlamento è fondante per quello che fa il governo, quindi l’indirizzo politico è
fondamentale per il Parlamento. L’indirizzo politico del paese si costruisce in un dialogo tra il Governo e il
Parlamento e consiste nell’indicare cosa si deve fare, per quale fine, nel rispetto di quali principi e
privilegiando quali interessi.

Funzione di controllo sul governo


L’ultima funzione del Parlamento è quella di controllo sul Governo, in quanto il lavoro del Governo si basa
sulla fiducia che il Parlamento gli dà.
Il Parlamento controlla il Governo attraverso:
• Interrogazione ® essa avviene in forma orale dove il Governo deve rendere conto al Parlamento, il
quale gli pone domande su quello che sa riguardo a certi temi.
• Interpellanza ® con questo procedimento il Parlamento chiede al Governo come intende agire, cosa
intende fare. Generalmente avviene per iscritto.
• Mozione ® vengono fatte delle domande al governo e alla fine della discussione si va al voto.

Il parlamento e i suoi rapporti con gli altri organi


CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

Il Governo
Il Governo è l’espressione della maggioranza. Il nostro sistema funziona sulla base di una maggioranza che si
crea in Parlamento e che da vita all’esecutivo. Il Governo è il centro dell’azione politica del nostro paese.

Il Governo ha una doppia natura:

• Politica ® il governo sceglie le sue priorità e i suoi obiettivi: è il potere esecutivo.


• Amministrativa ® rendere possibile quanto scelto a livello di priorità e obiettivi.

Questa duplice funzione rende il Governo un organo complesso, ovvero articolato in più sottostrutture.
Organi che compongono il governo:

• Presidente del Consiglio dei Ministri ® è la persona che costruisce il Governo, non è però superiore agli
altri Ministri in quanto ne è semplicemente il coordinatore (primo fra pari, primarietà non supremazia).
Ad egli spetta mantenere l’unità dell’indirizzo politico e amministrativo; promuovere e coordinare
l’attività dei ministri; controfirmare ogni atto deliberato dal Consiglio e presentare alle Camere i disegni
di legge d’iniziativa governativa e ha il potere di apporre il segreto di stato.
Solo in due casi si pone in una situazione di supremazia, ovvero quando sceglie i ministri da nominare al
PdR; nella conduzione dei lavori nel Consiglio dei Ministri, è lui che decide l’ordine del giorno e solo su
sua iniziativa può essere posta la questione di fiducia dinanzi alle Camere.

• Ministri ® nei Ministri la doppia faccia politica e amministrativa è evidente, in quanto quando si
riuniscono con il Presidente scelgono gli obiettivi (fanno politica), ma quando tornano ai loro ministeri
mettono in atto le azioni per raggiungere gli obiettivi (fanno amministrazione). I Ministri possono essere
di due tipi:
Ø con portafoglio, ovvero i Ministri d’azione. Hanno uno stanziamento monetario.
Ø senza portafoglio, ovvero i Ministeri di sola relazione che tengono i rapporti con qualcuno e che
quindi non necessitano di ingenti somme di denaro, i quali non sono a capo di alcun ministero.

• Consiglio dei Ministri ® è un organo collegiale che determina la politica generale del governo e assume
tutte le deliberazioni relative all’indirizzo politico. Ne fanno parte il Presidente del Consiglio dei Ministri
e i Ministri. Tutti in ugual modo votano e si prendono le decisioni in base alla maggioranza dei voti. Nel
Consiglio dei Ministri non sempre tutti sono d’accordo, l’importante è non tradire il principio di
solidarietà: i Ministri all’interno del Consiglio possono non essere d’accordo, ma all’esterno deve parlare
con una voce unica. All’interno del Consiglio i Ministri possono chiamare altre persone in modo che
aiutino nella discussione di un tema:
Ø vicepresidenti del Consiglio dei ministri, ovvero ministri ai quali si attribuisce la funzione di
supplenza in caso di assenza del presidente stesso.
Ø sottosegretari di stato, ovvero dei vice-ministri che aiutano i Ministri che hanno un ruolo politico.
Uno dei sottosegretari viene nominato segretario del Consiglio dei ministri ed è il responsabile del
verbale.
Ø commissari, ovvero incaricati speciali chiamati a gestire problemi specifici che vengono in Consiglio
per dar conto della situazione (es. commissario per il terremoto).
Ø comitati interministeriali, istituiti per legge in determinati settori (es. per la programmazione
economica, per il credito e il risparmio); i comitati di ministri svolgono compiti istruttori (es. consiglio
di gabinetto).
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

La nostra Costituzione, all’Art. 95, dice “ci vuole una legge che determini quanti sono i ministeri, cosa fanno
e che struttura organizzativa hanno”. Il problema sta nel fatto che il numero dei ministeri è sempre stato
oggetto di trattativa tra i partiti.
A questa legge si arrivò solo nel 1999, con un decreto legge nel quale si stabilì che il numero di ministeri era
di 12. I Governi successivi però modificarono ulteriormente il numero (arrivando a 16), perché il primo atto
di ogni Governo è quello di modificare tale decreto: ogni Governo deve darsi la forma che lui vuole
modificando il numero dei ministeri.

I ministeri hanno due forme possibili, ovvero due modelli organizzativi:

• Dipartimenti ® tale struttura è formata da più sotto-strutture, ovvero più dipartimenti, ognuno con un
ruolo di competenza diverso. Ci sono più capi dell’amministrazione, ognuno a capo del proprio
dipartimento.
• Segretario generale ® è una struttura gerarchica: al di sotto del Ministro c’è un sotto-segretario generale,
responsabile di tutto l’apparato.

Formazione del Governo

Durante le elezioni si profila una maggioranza e una minoranza. Generalmente prima delle elezioni le due
coalizioni hanno deciso e chiamato chi vogliono come Presidente del Consiglio dei Ministri, il quale viene
chiamato al Quirinale e viene incaricato di formare il Governo.

Può succedere che le coalizioni non siano d’accordo sul nome da dare al PdR, il quale allora decide di fare
una consultazione. Egli quindi parla con entrambe le coalizioni e finita la consultazione esce con il nome del
presunto Presidente del Consiglio al quale dà l’incarico di formare la lista dei Ministri.

Una volta che il Presidente del Consiglio ha la lista dei Ministri, torna dal PdR, il quale può modificare la lista
e poi avviene la nomina, quindi si dice che i Ministri sono nominati dal PdR su consiglio del Presidente del
Consiglio. Successivamente avviene il giuramento, ovvero l’evento formale. In seguito viene elaborato il
programma. Il Presidente del Consiglio e i Ministri presentano il programma alle due camere e chiedono il
voto di fiducia. Quella per la fiducia viene definita mozione di fiducia, la quale implica un voto. Questo
passaggio è molto importante in quanto la fiducia non è per sempre.

Se avviene una crisi di Governo, ovvero se un partito non dà più la fiducia al Governo, il PdR deve prima
verificare che in Parlamento si possa formare un’altra maggioranza. Nel caso questa maggioranza non
dovesse esistere, si torna al voto. Questo avviene perché bisogna andare alle elezioni il minor numero
possibile di volte.

Si usa chiamare rimpasto la semplice sostituzione di uno o più ministri senza crisi di governo. Quando un
ministro si dimette e in attesa di individuarne il successore, si chiama ad interim l’incarico di reggere un
ministero, a titolo provvisorio. Le dimissioni sono da ritenersi un dovere di correttezza costituzionale.

La fiducia non è solida e va gestita. Spesso si sente dire che il Governo ha messo la fiducia su una
determinata legge, ciò significa che il Governo se su certi passaggi nota che c’è indecisione (anche nella
maggioranza), mette la fiducia e chiede alla maggioranza di votare per non far cadere il governo.
Questa è una forma di pressione e ricatto verso i parlamentari, in quanto ogni parlamentare dovrebbe
essere libero di votare quello che vuole.

Funzione normativa del Governo


Come in ogni sistema, anche in Italia, il Governo ha un ruolo molto importante nella funzione legislativa.
Le strade con cui il Governo forma una legge sono:
• Disegno di legge
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

• Atti aventi forza di legge ® atti che sono messi al pari della legge.
Ø decreto legge ® è motivato da necessità e urgenza. Il
Governo si riunisce, scrive il decreto, lo approva e lo
invia al Parlamento e alla Gazzetta Ufficiale. Questo
decreto entra in vigore il giorno dopo, è un atto
immediato. Il Parlamento, a questo punto, ha 60 giorni
per trasformarlo in una legge vera e proprio,
ovviamente adeguandolo. Se il Parlamento non lo
approva in tempo, il decreto legge decade ed è come
se non fosse mai esistito.
Ø decreto legislativo ® il Parlamento con una legge
delega al Governo un pezzo di legislazione. Questa
legge delega contiene l’oggetto, il termine, le modalità
d’attuazione con cui il Governo deve formare il
decreto. Questo succede nel caso di materie molto
complesse ed al Governo, essendo un apparato molto
più tecnico, risulta più facile.
Ø regolamenti ® normalmente seguono una legge,
ovvero sono una specificazione di una legge già approvata. ne esistono di due tipi: regolamenti
governativi, approvati dall’intero Governo, e regolamenti ministeriali, approvati da un solo ministro
che però deve rispettare l’intero Governo.

Le responsabilità del Governo


Per reati commessi al di fuori delle proprie funzioni, i membri del governo sono giudicati come ogni altro
cittadino.
Per reati commessi dal presidente del Consiglio e dai ministri nell’esercizio delle loro funzioni, si disciplinano
nel seguente modo:
1. le indagini preliminari sono affidate a un collegio composto da 3 magistrati (tribunale dei Ministri).
Gli atti sono trasmessi a una delle Camere per l’autorizzazione a procedere;
2. l’autorizzazione è deliberata dalla camera di appartenenza e può essere negata solo quando
l’assemblea reputa a maggioranza assoluta dei componenti che l’indagato abbia agito per la tutela di
un interesse dello Stato: tale valutazione è insindacabile.
Se l’autorizzazione viene concessa, il tribunale è giudice naturale di primo grado.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

Presidente della Repubblica


Negli Stati Uniti, il Presidente della Repubblica (Donald Trump) è il capo dello Stato e il capo del governo degli
Stati Uniti d’America. È di nomina elettiva (eletto dal popolo) ed è responsabile delle funzioni esecutive del
governo federale ed è anche il comandante in capo delle Forze Armate statunitensi.

Il Italia, il Presidente della Repubblica (Sergio Mattarella) ha funzione di:


- Garante del sistema e del funzionamento delle altre istituzioni.
- Intermediario tra i tre poteri (Parlamento, Governo e Magistratura).
- Ruolo di rappresentante del Paese. Prende parola in caso di assenza delle altre istituzioni (proclama
gli eletti e forma il governo dando degli incarichi).

Viene eletto dal Parlamento in seduta comune: nelle prime tre votazioni è richiesta una maggioranza
qualificata dei 2/3 dei componenti del collegio; nella quarta è richiesta, invece, la maggioranza assoluta
(votanti). I requisiti sono minimi: avere almeno 50 anni ed essere cittadini italiani.
La durata della carica è di 7 anni.
Il PdR gode di un assegno personale e di una dotazione finanziaria, entrambi fissati per legge.
è la legge ha istituito un apparato amministrativo autonomo che risponde direttamente al presidente:
il segretario generale della presidenza della Repubblica. Questo apparato, che è posto a capo di una
struttura organizzata in uffici e servizi, ha un bilancio annuo di 224M di euro.

Qualora il presidente non sia in grado di adempiere temporaneamente alle sue funzioni per qualsiasi ragione,
esse passano al presidente del Senato della Repubblica, l’istituto viene chiamato supplenza. Il supplente
deve attenersi a un’interpretazione misurata del proprio ruolo.
Se la causa è una grave malattia (impedimento permanente), si può anche pensare a un pieno esercizio della
supplenza.
Il presidente che cessa dalla carica, salvo in caso di destituzione da parte della Corte costituzionale (sanzione
disciplinare), diventa senatore di diritto a vita, a meno che non vi rinunci (per ricandidarsi a cariche elettive).

Poteri presidenziali
Per Costituzione, il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e il rappresentante dell’unità nazionale.
Non ha funzioni di indirizzo politico, ma funzioni di garanzia. Poteri che la Costituzione gli attribuisce:
§ In ordine all’esercizio delle funzioni parlamentari:
o Nomina 5 senatori a vita, i quali vanno a integrare la composizione del Sentato (per un totale
di 315 membri + senatori a vita).
o Induce le elezioni e fissa la prima riunione delle camere: strumento di stabilizzazione del
governo parlamentare.
o Convoca le camere in plenum (camere in seduta comune) in via straordinaria.
o Può sciogliere le Camere o una di esse (non nel semestre bianco, ultimi 6 mesi del mandato).

§ In ordine alla funzione legislativa:


o Promulga le leggi approvate dal Parlamento (può chiedere una deliberazione -> rinvio).
o Autorizza la presentazione dei disegni di legge del governo.
o Emana gli atti del governo aventi forza di legge.
§ Attribuzioni di natura esecutiva e di governo:
o Nomina il capo del Governo (Presidente del Consiglio) e i ministri su proposta del Presidente
del Consiglio.
o Conferisce le onorificenze (es. nomina di cavaliere della Repubblica).
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

o Ha il comando delle forze armate e preside il Consiglio supremo della difesa (organo
composto dal Presidente del Consiglio, 5 ministri e dal capo di stato maggiore della difesa,
avente la funzione di discutere linee generali strategiche e impiego delle forze armate).

§ In ordine all’esercizio della sovranità popolare:


o Indice i referendum previsti dalla Costituzione.

§ Attribuzioni di natura giudiziaria:


o Nomina 1/3 dei giudici della Corte costituzionale.
o Presiede il CSM (Consiglio Superiore della Magistratura).
o Ha il potere di concedere la grazia e di cambiare la pena ai condannati: eccezionale
strumento destinato a soddisfare straordinarie esigenze di natura umanitaria.

Gli atti del presidente non sono riconosciuti come validi se non sono controfirmati da un componente del
governo, il quale se ne assume la responsabilità.

Le responsabilità
Per il periodo del mandato, il PdR non può essere indagato o perseguito per quello che dice o per quello che
fa (forma di irresponsabilità), ma ha due forme di responsabilità specifiche per le quali può essere perseguito:
1. Attentato alla costituzione: comportamenti che mettono a repentaglio l’unità del sistema e il
sovvertimento del normale ordine costituzionale del Paese.
2. Alto tradimento: comportamento che mina il sistema a favore di un altro Paese (collusione con
potenze straniere).
Per quanto riguarda tutte le azioni compiute fuori dall’esercizio delle sue funzioni, il presidente deve
rispondere come ogni altro cittadino.
Il procedimento per far valere la responsabilità si articola in:
1. Messa in stato d’accusa da parte del Parlamento in seduta comune con voto a maggioranza assoluta
dei componenti.
a. istruttoria: condotta dal comitato parlamentare per i procedimenti d’accusa, il quale compie
delle indagini in relazione alle denunce trasmesse dal presidente della Camera.
b. decisione: può concludersi con un’archiviazione per manifesta infondatezza delle accuse o
con una relazione da presentare al Parlamento in seduta comune contenente le conclusioni
cui è giunto il comitato (favorevoli o contrarie all’accusa). Infine, il PdR può essere sospeso
dalla carica in via cautelare.
2. Giudizio della Corte costituzionale.
a. istruttoria: il presidente della Corte acquisisce tutti gli elementi di prova ritenuti utili per la
decisione.
b. dibattimento: le parti discutono sulle risultanze dell’istruttoria e fanno le loro richieste.
c. decisione: la Corte si riunisce in camera di consiglio e può decidere per assoluzione o
condanna. La sentenza è definitiva e non può essere impugnata in alcun modo, ad eccezione
delle ipotesi di revisione.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

La Corte Costituzionale
È formata da 15 giudici (in carica 9 anni) di cui:
- 5 nominati dal PdR.
- 5 scelti dalla Camere.
- 5 eletti dalle supreme Magistrature (Corte di Cassazione, Consiglio di Stato e la Corte dei Conti).

Funzioni:
Ø Giudicano penalmente il Presidente della Repubblica.
Ø Autorizzano o meno il referendum.
Ø Assicurano e garantiscono che le leggi siano coerenti con la Costituzione. È un sistema di controllo
accentrato ® solo la Corte Costituzionale svolge questo compito, al quale ci può arrivare:
è in via incidentale (rilevanza e fondatezza): durante un qualunque processo avviene un
incidente (quando si viene accusati) che porta al blocco di tale processo per capire se è
vero quanto detto. Il giudice deve verificare:
1. se quella norma ritenuta incostituzionale trova applicazione nel processo
in corso (valuta la rilevanza della norma nel processo).
2. Se quello che l’avvocato ha detto è fondato.
Se entrambe le verifiche/condizioni sono presenti allora il giudice manda la questione
alla Corte Costituzionale.
è in via diretta (al centro della questione c’è sempre una legge): vanno direttamente
davanti alla Corte Costituzionale gli organi dello Stato ® lo Stato contro la regione (e
viceversa), e una regione contro un’altra regione.

Tipi di sentenze della Corte Costituzionale:


• Sentenze di rigetto: la Corte, dopo aver ricevuto la segnalazione dell’incostituzionalità di una legge,
rigetta la richiesta di dichiarare incostituzionale tale norma.
• Sentenze di accoglimento: il giudice accoglie l’ipotesi che una legge è incostituzionale. Il giorno dopo
della pubblicazione della sentenza, la legge non esiste più.
• Sentenze di monito: la Corte concede un intervallo di tempo al Parlamento per discutere riguardo a
una legge.

La Magistratura
v Giustizia civile: risolve i conflitti tra i privati (questioni di denaro, eredità, divisione di proprietà). Il
giudice fa da mediatore tra le parti, interpreta la legge e decide chi ha ragione. L’unica sanzione in
questo tipo di giustizia è il risarcimento dei danni.
v Giustizia penale: si occupa dei reati, ovvero comportamenti che rispondono al codice penale
(rapporto di causa-effetto tra le azioni fatte e le conseguenze).
Si tiene in considerazione anche l’atteggiamento psicologico: dolo, quando è intenzionale; colpa,
quando non c’è l’intenzione ma si ha comunque un effetto dannoso).
In questi casi, la magistratura si divide in:
ª Giudice giudicante
ª Tribunale d’accusa a carico dell’indagato
Le sanzioni sono l’ammenda (pagamento di una somma di denaro), detenzione (carcere) e l’ergastolo
(carcere a vita).
v Giustizia amministrativa: regola i rapporti e risolve le controversie tra i cittadini e la pubblica
amministrazione (es. multa).
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

Principi costituzionali:
o Più gradi di giudizio: ognuno ne ha diritto.
è 2 grado: riappello (ri-esame).
è 3 grado: Corte di Cassazione (giudice solo della legittimità: valuta se i giudici precedenti hanno
considerato tutte le norme rilevanti e se le hanno applicate bene).
o Giudice naturale: nessuno si sceglie il giudice e nessun giudice sceglie noi.
o Assistenza tecnica durante i processi: diritto a una difesa e un avvocato difensore.

Il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM)


La Magistratura è un organo indipendente.
Il CSM è l’organo con cui i magistrati si auto-governano.
I membri di diritto (3) sono:
I. Presidente della Repubblica.
II. Primo Presidente della Corte di Cassazione.
III. Procuratore generale della Corte di Cassazione.

I membri eletti (24) sono:


- 16 membri (2/3) eletti dai magistrati.
- 8 membri (1/3) eletti dal parlamento.

Il CSM ha la funzione di amministrare il corpo della magistratura con:


þ Assunzioni
þ Assegnazioni e trasferimenti
þ Promozioni
þ Provvedimenti disciplinari
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

Stato ed Enti territoriali


[Art.5. la Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che
dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua
legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.]
In un sistema giuridico, il termine autonomia si ricollega a uno spazio di autodeterminazione e
autoregolamentazione (capacità di potersi scegliere le regole da soli).
L’autonomia dell’Art.5 riguarda l’autonomia politica. Questo è possibile perché il popolo sovrano elegge il
proprio rappresentate politico e quindi questo gode di autonomia politica.
La Repubblica fu ripartita in regioni, province e comuni.
Regioni -> enti autonomi con proprio poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione;
Province e comuni -> enti autonomi nell’ambito dei principi fissati da leggi generali della Repubblica, che ne
determinano le funzioni.
I livelli di autonomia sono:
a. Livello regionale: le regioni sono un’invenzione della Costituzione del 1948 e riprende la geografia
del Risorgimento (es. gran Ducato di Toscana, Venezia, le due Sicilie).

La costituzione della Repubblica Italiana prevede 20 regioni, ma 5 le considera speciali (per


minoranze linguistiche, per confine o perché sono isole). Alla nascita, queste si trovano con uno
Statuto speciale: Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.
Nel 1962 vengono create le altre 15 regioni con autonomia ordinaria (competenza legislativa limitata
ad un numero ristretto di materie (art. 117).

ª Caratteristica delle regioni: fanno leggi in quanto godono autonomia politica, sono dotate di
autonomia legislativa.
Dato che Stato e Regioni hanno entrambi il potere di fare le leggi, è necessario consultare l’elenco
in cui viene descritta la competenza esclusiva della regione.

COSTITUZIONE DELLA STATUTI REGIONI AD


REPUBBLICA AUTONOMIA SPECIALE

STATUTI REGIONI
LEGGI ORDINARIE
AUTONOMIA ORDINARIA

[Art. 114. La Repubblica è costituita dai Comuni, dalla Province, dalle Città metropolitane, dalle
Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi
con propri stati, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione. Roma è la capitale della
Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento.]
Tale articolo afferma il pluralismo politico – pari dignità istituzionale: più livelli di governo che si
occupano di cose diverse ma nello stesso piano.
Le regioni fanno leggi, mentre i comuni le amministrano.
Art. 117. Norma che si occupa di chi fa le leggi su quali materie: riparte il potere di fare le leggi tra il
Parlamento e le regioni. Chi fa leggi ha dei limiti: rispetto della Costituzione e vincoli derivanti
dall’ordinamento comunitario (EU) e dagli obblighi internazionali (trattati firmati con altri paesi).
Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: difesa, rapporti con l’estero, rapporti con le
religioni, giustizia, tutela dell’ambiente.
Spetta alle Regioni la podestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata
alla legislazione dello Stato.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

→ Lo Stato detta il quadro dei principi, ma della sostanza se ne occupa la regione.


Intorno al 2010, durante la crisi economica, furono riordinate le province, istituite le città
metropolitane e promuoveva le unioni e fusioni di comuni per rendere le regioni autonome
finanziariamente.
Le regioni godono di autonomia finanziaria (possono indebitarsi per spese di investimento ed il
garante è lo Stato) ed autonomia statuaria (sul proprio statuto): elezione diretta del presidente della
regione, e vengono sottoposte a controllo di legittimità da parte di un organo dello Stato.
Le risorse finanziarie delle regioni e degli enti sono: tributi ed entrate propri, compartecipazione al
gettito di tributi erariali (Irpef, Iva) e quote derivanti da un fondo perequativo.
Le regioni possono concludere accordi internazionali sia con stati sia con enti territoriali stranieri,
possono anche attuare subito le direttive europee.
Esiste la conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome,
ovvero riunioni convocate dal presidente del consiglio per creare meccanismi di leale collaborazione
tra enti e stato.
Le regioni a statuto speciale funzionano al contrario: hanno un elenco di cose che possono fare, tutto
il resto è competenza dello Stato.

Le leggi costituzionali delle regioni a Statuto Speciale vengono approvate dal Parlamento poiché
adottati con legge costituzionale (es. lo Statuto della Sicilia viene approvato dal Parlamento di Roma),
hanno un numero di materie più ampio di quello per le regioni ordinarie, hanno una forma di governo
uguale alle regioni ordinarie.
Le regioni ad autonomia ordinaria, invece, hanno statuti approvati da loro stesse.

ª Organi della regione:


o Consiglio regionale: esercita legislativa e le altre funzioni attribuite alla Costituzione e
leggi, può sfiduciare il presidente della Giunta.
o Giunta regionale: organo esecutivo, esercita di norma podestà regolamentare e ha
potere di iniziativa e impulso.
o Presidente della Giunta: rappresenta la Regione, promulga le leggi regionali, emana
regolamenti, dirige le funzioni amministrative delegate dalla Stato, ha potere di nomina
e revoca dei membri della Giunta. Si elegge tramite suffragio universale diretto.
o Consiglio delle autonomie locali:

b. Livello comunale:
[Art. 118 “Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio
unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di
sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza.”]
Gli enti locali sono definiti: comuni, città metropolitane, province e Roma capitale.
Hanno autonomia impositiva e finanziaria, hanno il compito di esercitare i compiti che la legge
assegna loro o che hanno deciso autonomamente di assumere.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

→ la gestione del paese parte dal basso ovvero a livello comunale (è più vicino ai cittadini).
Addossiamo la funzione di governo il più possibile al territorio (principio di sussidiarietà: se un
comune non ce la fa, interviene la regione, altrimenti lo Stato e infine l’Europa).
Tale principio va a pari passo con il principio della differenziazione in quanto non è detto che una
soluzione adottata da un comune debba essere estesa a tutti gli altri. Alcuni possono gestire una
determinata cosa a livello provinciale e altri a livello comunale.

ª Organi degli Enti Locali:


o Sindaco – Presidente della provincia.
o Consiglio comunale – provinciale
o Giunta comunale – provinciale.

Il sindaco viene eletto con suffragio universale diretto, resta in carica 5 anni, nomina e revoca gli assessori
che con lui compongono la Giunta. Rappresenta l’ente, convoca e presiede la Giunta, adotta provvedimenti
straordinari. Può cessare la sua carica se viene mossa la sfiducia da parte del consiglio con maggioranza
assoluta dei componenti.
La Giunta collabora con il sindaco nel governo del comune e ha competenza generale ovvero fa tutto quello
che la legge o lo statuto non attribuiscono alla competenza del sindaco o del consiglio.
Il consiglio deve approvare gli atti fondamentali dell’ente e formulare indirizzi su come sindaco e giunta
devono agire, e deve controllare come sindaco e giunta assolvono le funzioni esecutive.
L’ordinamento dei comuni e province venne completamente ridisegnato dandosi un proprio statuto e
introducendo la riforma elettorale comunale e provinciale con elezione diretta dei sindaci e presidenti.
Per sopperire alla crisi economica tra il 2007/2014 si è attuata l’unione dei comuni, è un ente locale costituito
da due o più comuni ed è dotata di potestà statuaria, oppure la fusione fra due o più comuni che dà vita ad
un nuovo comune.
Le competenze legislative possono essere:
Ø Materie di competenza statale, con competenza esclusiva dello Stato;
Ø Materie di competenze regionale, competenza concorrente, spetta alle regioni;
Ø Materie di competenza regionale residuale, spetta alle regioni in riferimento ad ogni materia non
espressamente riservata alla legislazione dello stato.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC

L’UNIONE EUROPEA
Nasce nel 1993 con il trattato sull’unione europea firmato a Maastricht, è una costruzione singolare perché
è stato un processo durato 40 anni ed è un’unione di stati e un’unione di popoli.
Iniziò tutto nel 1951 con il trattato di Parigi (Ceca – comunità europea del carbone e dell’acciaio) poiché la
seconda guerra mondiale aveva lasciato in ginocchio l’Europa.
Si puntava ad avere un mercato unico interno, ad avere un parlamento europeo ed un consiglio. Nel 1992 si
introdusse la moneta unica (Euro, in circolo dal 2002).
Le istituzioni dell’Ue sono:
o Consiglio europeo, organo politico che è composto da capi di stato o di governo degli stati membri,
presidente del consiglio europeo, che viene eletto dal consiglio europeo a maggioranza qualificata
con mandato di 2 anni e mezzo, rappresenta l’Ue nella politica estera e sicurezza comune; alto
rappresentante dell’unione, presidente del parlamento europeo. Il consiglio viene riunito almeno 2
volte ogni 6 mesi e decide per consenso, ovvero senza votare.
o Consiglio, composto da un rappresentante per ogni stato membro, ha funzione legislativa e di
bilancio, coordina e sorveglia le politiche economiche e prende decisioni sulle politiche estere e di
sicurezza comune. Per presiedere il consiglio esiste un sistema di rotazione, in cui ogni membro lo è
per 6 mesi.
o Parlamento europeo, ha funzioni: legislativa con il consiglio, di bilancio, di controllo politico e
funzioni consultive, elegge il presidente della commissione ed elegge il mediatore europeo. E’
composto da 751 membri, eletti per 5 anni direttamente dai cittadini europei. Non ha una sede unica
ma si divide tra: Strasburgo, Bruxelles e Lussemburgo.
o Commissione, organo che ha l’iniziativa degli atti legislativi e presenta il programma legislativo
annuale e di bilancio, rivolge avvertimenti agli stati membri e sorveglia la situazione di bilancio. E’
composta da 1 membro per ogni stato. Essa dura in carica 5 anni e ha sede a Bruxelles.
o Corte di Giustizia, assicurare l’applicazione dei trattati, giudica le controversie tra stati, membri. E’
composta da 1 giudice per ogni stato, degli avvocati e presidente che viene eletto dai giudici, durata
6 anni.
o Corte dei conti, deve assicurare il controllo dei conti dell’Ue. Un membro per ciascuno stato, durata
6 anni.
o Organi consultivi, organi che assistono il Parlamento, Consiglio e Commissione.
La cittadinanza europea è riconosciuta di diritto a tutti i cittadini di uno stato membro.
Le competenze dell’Ue sono esclusive, nei settori in cui solo lei può legiferare; concorrenti, nei settori in cui
entrambi (Stato e Ue) possono legiferare; di sostegno, coordinamento o completamento delle azioni degli
Stati.
Recentemente si è sviluppata una nuova competenza ovvero la cooperazione giudiziaria in materia penale e
cooperazione di polizia per la lotta contro il terrorismo.
Nei trattati, l’Italia e gli altri paesi in condizioni di parità cedono sovranità in favore dell’Unione Europea. La
direttiva e il regolamento sono gli strumenti con cui fa le leggi l’UE.
§ Regolamento: viene approvato a Bruxelles ed entra subito in vigore nei 27 paesi dell’UE. Tratta di
questioni molto semplici (es. dimensioni dei seggiolini nei bus). Nel caso in cui una legge italiana entri
in conflitto con uno dei regolamenti, la legge nazionale viene messa da parte e non viene più
applicata: la fonte comunitaria (EU) prevale su quella nazionale.
§ Direttiva: non entra in vigore subito. È rivolta ai parlamenti nazionali e tratta questioni più serie (es.
regolazione tutta uguale dei sistemi di istruzione).
La crisi finanziaria globale esplosa nel 2008, ha colpito alcuni Stati dell’Ue a partire dalla Grecia: quasi
sull’orlo di dichiarare il fallimento. Gli Stati della zona euro hanno dovuto ricorrere a grossi interventi di
sostegno, tanto da portare una riforma della governance economica europea e si è completata l’unione
bancaria per sostenere la stabilità finanziaria.

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