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L’ Informazione è una dinamica fra due soggetti di cui è noto l’emittente del messaggio (Rai 1, giornale) ed è
assolutamente irrilevante e non identificabile chi lo riceve. Invece la comunicazione è fra due soggetti
entrambi noti ed identificabili (email, Amazon).
Uno degli strumenti dei giuristi sono le norme, ovvero l’insieme delle prescrizioni giuridiche in tutte le forme
che possono assumere. Esiste una differenza sostanziale tra le leggi naturali e le leggi dell’uomo.
La legge di natura descrive il mondo così com’è (legge di gravità; la legge dell’uomo, invece, descrive il
mondo per come vorremmo che fosse, sterza la realtà verso ciò che vorremmo che fosse.
Tra queste leggi troviamo le norme giuridiche, le norme religiose ed etiche. A queste ultime norme interessa
ciò che rende una persona migliore. Al diritto, invece, interessa il momento in cui si entra in relazione con gli
altri. Inoltre, nel momento in cui si viola una norma religiosa non si hanno conseguenze, a differenza delle
norme giuridiche. Le norme giuridiche, quindi, possiedono dei meccanismi per la loro osservanza coattiva
(metodi per farsi rispettare).
• Generalità ® applicabile a tutti coloro che si trovino nella situazione disciplinata dalla norma.
Sono applicabili potenzialmente a tutti (es. non si deve rubare, non si deve uccidere).
• Astrattezza ® esprime una volontà preliminare e disciplina situazioni che potranno verificarsi.
Sono formulate come ipotesi (se succede.. allora ci sarà la conseguenza).
• Novità ® deve innovare l’ordinamento, o disciplinando situazioni prima non considerate o
modificando una precedente disciplina.
L’idea di darci regole, che comprende anche i diritti, è connessa all’essere umano secondo un pensiero
cattolico (concetto utopico); la costituzione non concede diritti, ma li riconosce, quindi sono già esistenti
(Jusnaturalismo).
Ordinamento giudico: insieme di più elementi – prescrizioni, fatti normativi – accomunati dal fatto di essere
tutti espressione di una determinata organizzazione sociale e coordinati fra loro secondo criteri sistematici.
Ogni ordinamento è un sistema: presume sé stesso come unitario (ha un principio fondante che ne assicura
l’unità), coerente (non ammette contraddizioni tra norme) e completo (non ammette lacune o vuoti
normativi). Il suo essere sistema è il prodotto sia di consapevole volontà del legislatore sia dall’attività degli
interpreti (studiosi che cercano di mantenere, con la dovuta regolarità, l’ordine giuridico). Inoltre, l’interprete
del diritto deve presupporre che il diritto costituisca un sistema, così contribuendo a far sì che lo divenga
effettivamente.
Ognuno di noi è soggetto ad una pluralità di sistemi di norme (ordinamento italiano, ordinamento dell’UE,
ordinamento sportivo, …).
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC
Un altro strumento con cui operano i giuristi sono le sentenze. La sentenza è singolare e concreta, è l’opposto
logico della norma. La costituzione mette in campo vari diritti, che molto spesso vanno in conflitto tra loro.
Per questo motivo sono importanti le sentenze, in quanto sono l’interpretazione ufficiale della norma.
Il diritto non è teologia, è interpretabile e plasmabile, ma l’interpretazione dei giudici pesa di più perché poi
diventano concrete.
Il nostro sistema giuridico – italiano – è definito civil law, ovvero prima si scrivono le regole e dopo si
interpretano e si applicano. Ha il vantaggio di mettere già in chiaro le norme che poi vengono applicate,
quindi l’interpretazione del giudice è limitata. Per questo motivo è difficile cambiare una norma -> rigidità
del sistema -> svantaggio.
Il sistema giuridico americano o inglese, invece, è definito common law, e prevede che le regole vengano
create in tribunale dai giudici (normazione minima). La flessibilità è quindi il punto di forza di questo sistema,
ma dall’altra parte c’è il rischio di cambiare anche diritti civili già esistenti -> svantaggio.
Lo Stato
Lo Stato è un’organizzazione prodotta dall’umanità e che produce l’ordinamento giuridico.
Uno stato può definirsi tale se riesce a conseguire, sopra un determinato territorio, il monopolio di forza:
agire senza resistenze al proprio interno e senza interferenze dall’esterno. Può esercitarlo in forma diretta
grazie all’uso della forza legale (tribunali, forze di polizia), oppure in forma indiretta ponendosi come unico
soggetto in grado di legittimare altri soggetti all’uso della forza (autorizzando la costituzione di forze di polizia
locali con compiti delimitati).
La cittadinanza si può acquisire al momento della nascita per jus sanguinis (se si nasce da genitori
italiani) oppure per jus soli (nascita sul territorio dello Stato se i genitori sono ignoti o apolidi). Inoltre,
possono acquisire la cittadinanza, per jus culture, i figli di stranieri nati in Italia dopo aver
familiarizzato con la cultura italiana. Infine, esistono anche altri metodi come per matrimonio o per
residenza.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC
Quando una persona è cittadino di uno Stato europeo, automaticamente diventa anche cittadino
europeo.
È straniero colui che non è cittadino italiano e non è apolide. È extracomunitario colui che non è
cittadino italiano o di altro stato appartenente all’Unione Europea.
Il d.lg. 25/1998 riconosce:
§ Allo straniero comunque presente nel territorio i diritti fondamentali della persona umana
previsti dal diritto interno e dalle convenzioni internazionali.
§ Allo straniero regolarmente soggiornante (con permesso di soggiorno o carta di soggiorno) i
diritti civili riconosciuto al cittadino italiano.
§ Ai lavoratori stranieri regolarmente soggiornanti parità di trattamento e piena eguaglianza di
diritti rispetto ai cittadini italiani.
§ Allo straniero la parità di trattamento relativamente alla tutela giurisdizionale dei diritti e degli
interessi legittimi.
Il concetto di popolo è diverso dal concetto di popolazione (ovvero quante persone sono presenti
nello Stato - è un dato numerico e comprende sia i cittadini che gli stranieri) e dal concetto di nazione
(ovvero l’insieme delle persone accumunate per la lingua, tradizioni, religione - è un concetto
culturale e quindi può esistere una nazione senza Stato).
2. Territorio ® parte della superficie terrestre su cui si costituisce lo Stato e gli è coessenziale,
essendone sia lo spazio indispensabile sia la sfera di validità e di efficacia del proprio ordinamento e
del proprio impero. Esso è un elemento molto importante in quanto un sistema giuridico vige entro
i confini dello Stato.
Gli elementi del territorio sono la terraferma (porzione di superficie terrestre delimitata da confini
naturali o stabiliti mediante accordi internazionali), il mare territoriale (fasce di mare lungo le coste
sulle quali esercita la propria sovranità entro le 3 e 12 miglia marittime), lo spazio aereo (comprende
lo spazio fino all’atmosfera) e il sottosuolo.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC
Fanno parte del territorio italiano anche le ambasciate (luogo della rappresentanza politica) e i
consolati (servono a sostegno dei cittadini di un certo paese all’estero). Inoltre, fanno parte dello
Stato anche le navi e gli aerei:
- Se civili: dalla partenza fino all’atterraggio.
- Se militari: sempre.
Ogni Stato stanziato su un determinato territorio può affermare di essere superiore ad ogni altro soggetto
entro i confini dello stesso, indipendente nei rapporti con gli altri Stati e originario dato che il potere che
esercita lo crea lui stesso.
Le forme di Stato
Con forma di Stato si esprime una relazione tra i tre elementi dello Stato (popolo, territorio e sovranità), o
anche il modo in cui si atteggia il rapporto fra i cittadini e il potere politico.
• Stato assoluto ® la sovranità è nelle mani del sovrano, l’ordine sociale è fondato sul principio della
potestà assoluta sovrana e della gerarchia. Il sovrano si eleva sulla collettività, escludendo qualsiasi
frazionamento dei poteri. Il sovrano è il potere e questo potere si trasmette per generazioni.
(es. Luigi XIV)
• Stato di polizia ® il sovrano è sempre più funzionario dello Stato, il potere è un’entità oggettiva di
cui il sovrano è il primo “suddito” ad usufruirne. La finalità dello Stato è quindi usare il potere per
curare i fini di benessere collettivo concedendo libertà terriera e facendo giustizia amministrativa.
(es. monarchie illuminate)
• Stato liberale ® emerge dalla lotta vittoriosa della borghesia contro l’aristocrazia e l’alto clero.
Questa forma di Stato porta alla Rivoluzione Francese che dà vita alla prima generazione di diritti di
libertà dal potere, ovvero il fatto che ogni persona possiede una serie di diritti che lo Stato non può
togliere. Queste libertà dal potere si chiamano libertà negative (dichiarazione dei diritti e doveri dei
cittadini, 1789). Per la prima volta lo Stato scrive delle regole che lui stesso deve rispettare (® stato
di diritto). Noi obbediamo non più a regole che crea un singolo, ma a regole create da un’istituzione.
Nasce successivamente la seconda generazione di diritti, ovvero la libertà nel potere. La sovranità
non appartiene più ad una sola persona, ma ognuno è sovrano (Art. 1 Cost. “la sovranità appartiene
al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”).
Nascono dei meccanismi, detti sistemi elettorali, per scegliere chi del popolo deve rappresentarci e
governarci. Quando parliamo di stato democratico intendiamo che il popolo è il potere.
Circa 100 anni dopo si manifesta un nuovo fenomeno economico, nascono le industrie e gli operai
iniziano a vivere del salario (proletariato). Secondo Marx, con la nascita di questa nuova classe,
avverrà un’altra rivoluzione che si svolge innanzitutto in Russia. Questa nuova classe non è come la
borghesia che ha bisogno dell’affermazione della proprietà o della libertà di pensiero, ha bisogno di
alcune garanzie come l’istruzione e la sanità. Giuridicamente nasce la terza generazione di diritti, che
sono “diritti di” in quanto chiediamo che le istituzioni mi diano determinati servizi, chiediamo i
cosiddetti diritti sociali (welfare), ovvero diritti che aiutino le classi più deboli.
Si può quindi parlare di stato democratico sociale, ovvero lo Stato non si limita a garantire le libertà
e ad assicurare il metodo democratico, ma interviene sui rapporti sociali. La democrazia può essere
esercitata in due modi: democrazia diretta (quando il popolo sceglie direttamente) e democrazia
rappresentativa (quando il popolo sceglie i suoi rappresentanti che prenderanno le decisioni).
• Nelle forme di stato antiche nella capitale è dove si concentra il potere. Il centro manda in periferia dei
propri emissari, ovvero degli incaricati chiamati prefetti. Questa forma di stato si chiama Stato unitario. È
un modello di esercizio del potere dove il potere non viene riconosciuto agli altri, ma decentra sui territori
l’esercizio di determinate persone.
• Le prime 13 colonie americane dopo la rivolta, dopo essere diventate degli stati, capiscono di dover agire
assieme e decidono quindi di creare uno spazio a cui delegare una parte del loro potere per creare un
centro comune, ovvero Washington DC. Questa seconda forma di stato viene definito Stato federale e
prevede che un insieme di stati decide di conferire una parte della loro sovranità al centro. Ogni stato
rimane stato con il proprio codice civile e penale. Questa è la forma più diffusa, a differenza dello stato
unitario che sta scomparendo in quanto sta diventando sempre più difficile governare tenendo il potere
incentrato nella capitale.
• L’Italia rappresenta una soluzione intermedia in quanto, secondo la Costituzione, è uno stato unico ed
indivisibile, ma riconosce delle comunità e gli da autonomia politica. Non solo alle regioni è riconosciuta
questa autonomia, ma anche alle città in quanto sono state le prime comunità italiane della storia. Lo Stato
italiano al proprio interno attua politiche in modo da valorizzare l’autonomia politica delle regioni,
province, comuni e città metropolitane. Questa forma di stato viene definita Stato regionale. (Art.5)
o Prefetto: risponde al ministro, in quanto rappresentante dello Stato.
Compito: controllo ordine pubblico.
o Sindaco: risponde ai suoi elettori.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC
Si distinguono:
- Fonti di produzione del diritto, cioè di norme giuridiche, quei fatti o atti ai quali l’ordinamento
attribuisce la capacità di produrre imperativi che esso riconosce come propri.
- Fonti sulla produzione, ovvero quelle norme che disciplinano i modi di produzione del diritto
oggettivo.
COSTITUZIONE DELLA
REPUBBLICA
STATUTI REGIONI AD
TRATTATI ISITUTIVI UE
AUTONOMIA SPECIALE
LEGGI ATTUAZIONE/REVISIONE
COSTITUZIONALE
STATUTI REGIONI AUTONOMIA
DIRETTIVE COMUNITARIE LEGGI ORDINARIE
ORDINARIA
REGOLAMENTI COMUNITARI ATTI AVENTI FORZA DI LEGGE
LEGGI REGIONALI
STATUTI
REGOLAMENTI GOVERNATIVI COMUNALI/PROVINCIALI
REGOLAMENTI REGIONALI
REGOLAMENTI MINISTERIALI REGOLAMENTI
COMUNALI/PROVINCIALI
Quando esistono molteplici fonti dobbiamo trovare i criteri secondo i quali applicare una fonte al posto di
un’altra:
• gerarchia (verticale) ® esistono fonti che contano più delle altre ed hanno due effetti:
1) le leggi che si trovano più in basso devono obbedire ed essere coerenti con quelle che stanno
sopra. Nell’applicare la norma sovra-ordinata, la norma sotto-ordinata non viene abrogata, ma è
invalida.
2) se cambiano delle leggi non si alterano i principi delle leggi che stanno sopra, le norme che stanno
sopra quindi resistono ad ogni mutamento delle norme inferiori.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC
La costituzione è alla base della gerarchia delle fonti, detta regole che devono essere rispettate dalle
leggi. Successivamente c’è un giudice (Corte Costituzionale) che dice se tali fonti sono coerenti con
la costituzione.
• competenza (orizzontale) ® riguarda il criterio di materia. Quando due norme si trovano allo stesso
livello significa che si occupano di due materie diverse e quindi riguardano competenze diverse. La
norma non competente è una norma invalida che deve essere eliminata dall’ordinamento mediante
annullamento.
• cronologico ® prevale sempre la legge più nuova.
In caso di contrasto fra norme stabilite da fonti equiparate, ovvero del medesimo rango gerarchico
e la medesima competenza, prevale la norma posta successivamente nel tempo. La norma
precedente è abrogata rispetto alla successiva. L’abrogazione può essere espressa, ovvero
direttamente dal legislatore; per incompatibilità, quando il giudice rivela un contrasto tra due norme
dal contenuto incompatibile; per nuova disciplina dell’intera materia, quando la nuova legge si
sostituisce alla precedente.
La riserva di legge, inserita nella costituzione, prevede che la disciplina di una determinata materia sia
regolata dalla legge primaria e non da fonti di tipo secondario. Inoltre, ha lo scopo di garantire il principio
democratico, tutelare i diritti fondamentali e il principio di eguaglianza.
Gli atti legislativi e i regolamenti entrano in vigore il 15esimo giorno seguente alla pubblicazione, ma possono
prevedere un termine diverso. In tutti i casi, le leggi e gli atti normativi si citano indicando giorno, mese, anno,
della promulgazione.
I testi unici sono testi che raccolgono atti normativi preesistenti che disciplinano una medesima materia,
unificando e coordinando le norme prodotte da quegli atti. Lo scopo è il riordino della legislazione vigente e
facilitare la reperibilità delle fonti. Si distinguono quelli compilativi (agevolano la conoscenza del diritto
esistente) e normativi (armonizzano la legislazione innovando la disciplina positiva e abrogando atti
preesistenti).
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La Costituzione
La prima Costituzione italiana è stata lo Statuto Albertino concessa dal sovrano Carlo Alberto.
Nel 1948, al termine del regime fascista e di una guerra civile, viene ottenuta (violentemente) la seconda
Costituzione.
Le tre forze che sconfiggono il fascismo decidono di darsi una nuova costituzione e promuovono nel 1947
delle elezioni nelle quali si vota:
1. per il referendum tra monarchia e repubblica.
2. per le forze politiche che andranno a formare l’Assemblea Costituente.
In queste elezioni per la prima volta votano anche le donne (suffragio universale).
Vince la Repubblica e le forze che prendono più voti sono i cattolici, comunisti-socialisti e i liberali. Queste
tre forze non avevano le stesse idee politiche e quindi la Costituzione si può dire essere un compromesso
politico tra le posizioni di tutti (accordo).
La Costituzione, quindi, è un insieme di principi e valori, rapporti con i cittadini e linee di organizzazione.
Ogni paese ha una Costituzione, anche quelli che non ce l’hanno scritta (es. Inghilterra), in quanto possiedono
un nucleo di norme che costituiscono l’ordinamento costituzionale di quel paese.
Si può distinguere la Costituzione in senso materiale (tutto ciò che ci sta attorno) e formale (il testo scritto).
L’ordinamento costituzionale di un determinato paese può definirsi come il complesso delle norme
fondamentali, scritte e non scritte, che danno forma all’ordinamento giuridico e rappresentano, il codice
genetico che determina l’identità dell’ordinamento stesso, ovvero il suo ordine costituzionale.
Esso aiuta a:
a. Meglio interpretare le norme costituzionali vigenti tenendo conto di ciò che caratterizza
l’ordinamento nel suo complesso.
b. Individuare i limiti di potere di revisione costituzionale, in quanto il potere di revisione non è un
potere costituente, ma un potere costituito (previsto e disciplinato dalla Costituzione stessa).
c. Stabilire se una carta costituzionale è in vigore oppure no.
La differenza tra la Costituzione e ordinamento costituzionale è che la prima è la carta costituzionale entrata
in vigore l’1 Gennaio 1948, il secondo è il complesso dei principi e delle norme costituzionali, legati insieme
da un progetto costituente che li percorre dando loro senso e capacità espansiva.
Il diritto costituzionale costituisce il nucleo dell’ordinamento, ed è il punto da cui derivano le basi
dell’ordinamento giuridico.
Tipi di Costituzione:
- Costituzione liberale: lo Stato garantisce e tutela i diritti degli individui.
- Costituzione socialista: lo Stato mira a una trasformazione dell’assetto economico che abolisca la
proprietà privata.
- Costituzione democratico-sociale: lo Stato assicura i diritti e si impegna attivamente ad una
trasformazione della società (uguaglianza formale sostanziale) in certi limiti (legalità e mantenimento
del libero mercato).
La nostra Costituzione accoglie e si occupa di ciascun individuo, ma si pone il tema delle formazioni sociali.
Abbiamo il diritto di aggregarci a partiti e associazioni, ma abbiamo anche il diritto di essere liberi all’interno
di ciascuna organizzazione di cui facciamo parte. [Art.3]
Diritti fondamentali
Quattro generazioni di diritti:
1. Libertà positive/diritti di libertà (dallo Stato – stato monoclasse): libertà fondate sulla rivendicazione
per l’individuo di una sfera propria, dove egli è autonomo e indipendente rispetto allo Stato.
• Libertà personale, libertà di domicilio, libertà e segretezza della corrispondenza, libertà di
impresa, libertà di manifestazione del pensiero.
2. Libertà/diritti politici (nello Stato – stato pluriclasse): diritti di partecipazione alla vita dello stato.
• Diritto di voto, diritto di associazione in partiti e sindacati
3. Libertà negative/diritti sociali (mediante lo Stato – stato pluriclasse):
• Diritto all’istruzione, diritto alla salute, diritto alla previdenza sociale, diritto al lavoro.
4. Nuovi diritti: riguardano la dignità dell’uomo tenendo conto delle problematiche legate a:
• Tutela dell’ambiente, informazione, nuove tecnologie informatiche, procreazione artificiale..
Sono soggetti di diritto coloro che godono della capacità giuridica, la quale si acquisisce al momento della
nascita. Un soggetto può venirsi a trovare in diverse situazioni giuridiche, le quali possono essere:
þ Favorevoli: poteri, diritti soggettivi, interessi legittimi.
þ Sfavorevoli: obblighi, doveri, soggezioni.
ü Il potere giuridico è la possibilità di ottenere determinati effetti giuridici (es. potere di accedere alle
cariche elettive).
ü Il diritto soggettivo si determina quando l’ordinamento giuridico tutela l’interesse del soggetto, il
quale riconosce al titolare non solo determinate facoltà, ma anche la pretesa di condizionare il
comportamento degli altri soggetti.
ü L’interesse legittimo vede il titolare godere di poteri strumentali, i quali però devono coincidere con
uno specifico interesse pubblico.
C Gli obblighi sono comportamenti che un soggetto deve tenere per rispettare un diritto altrui.
C I doveri sono comportamenti dovuti indipendentemente dall’esistenza di un corrispettivo diritto
altrui, in funzione di uno specifico interesse.
C Le soggezioni sono le situazioni di chi è soggetto a un potere giuridico.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC
I diritti inviolabili
Art. 2 “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni
sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica,
economica e sociale.”
® Secondo la Costituzione i diritti sono di natura, in quanto prima li riconosce e poi li garantisce. A livello di
peso, i diritti e i doveri sono due forze assolute, nessuno dei due prevale sull’altro, per questo motivo vanno
considerati alla pari e in continuo lavoro.
La prima sentenza della Corte Costituzionale (1956), afferma: “Ogni diritto evoca il proprio limite. Non c’è
nessun diritto assoluto e nessun dovere assoluto”.
Quanto al fatto che riguardano anche le formazioni sociali, significa che il diritto del singolo è tutelato anche
all’interno di una formazione sociale, affermato così due principi: principio personalista e principio
pluralista.
Art. 3 “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso,
di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, condizioni personali e sociali.
Il compito della Repubblica è rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la
libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economico e sociale del Paese.”
® Questo articolo da forma alla nostra Costituzione e parla del principio di uguaglianza. Quando parliamo
di un individuo diciamo che ha una sfera dentro la quale ci sono le sue libertà (comportamenti leciti), la
Costituzione è la carta sulla quale si disegna la sfera. Libertà e uguaglianza però non vanno d’accordo, in
quanto se massimizzo la libertà nego l’uguaglianza e viceversa. Questo articolo cerca una mediazione tra
libertà e uguaglianza.
I. Il primo comma indica l’uguaglianza formale, ovvero non discrimina i cittadini in base ad una data
caratteristica. Esistono, però, discriminazioni giuste come quella tra i sessi negli ambiti lavorativi e
non riconoscere queste discriminazioni significa aumentare il divario tra potenti e deboli.
II. Il secondo comma, invece, parla dell’uguaglianza sostanziale, ovvero una promessa di impegno a
rimuovere gli ostacoli economici e sociali. Si garantisce quindi la possibilità di arrivare tutti allo stesso
traguardo (es. essere tutti ugualmente istruiti).
I diritti fondamentali dei cittadini non sono un elenco prestabilito, è una lista in continuo aggiornamento
dato che non sappiamo come si evolverà la nostra società nel futuro. Rispetto a quando è stata scritta, la
Costituzione ha già ampliato i suoi diritti come quello della libertà sessuale, il diritto alla privacy, ecc. Molti
diritti non sono espliciti in Costituzione, ma hanno radici nella Costituzione.
FORME DI GOVERNO
La forma di governo attiene al modo come fra gli organi di una comunità politica organizzata si distribuisce il
potere di indirizzarla verso determinati fini generali (politici). Inoltre, le forme di governo vengono
condizionate dal sistema partitico e dalla cultura politica che si affermano in ciascun paese.
Forma di governo presidenziale (Stati Uniti): il potere esecutivo è in prima persona il presidente. Il
presidente viene scelto dal corpo elettorale, il quale elegge anche il Congresso (formato dalla Camera dei
rappresentanti e dal Senato), che ha il potere legislativo. Vige un regime di separazione dei poteri, per il quale
il legislativo non può sfiduciare il presidente e il presidente non può sciogliere le assemblee.
Le leggi le fa il Congresso e il presidente ha poteri limitati: ha il potere di veto (può rimandare una legge, ma
il Congresso può riapprovarla solo a maggioranza dei 2/3).
Il presidente deve esercitare il suo potere di nomina (ministri, alti funzionari, ambasciatori, giudici) con il
parere favorevole del Senato.
N.B. è possibile il governo diviso: il presidente può appartenere a un partito non uguale a quello delle Camere
e viceversa. In questo caso, è necessario un accomodamento con la maggioranza congressuale.
® sistema più stabile: il presidente ha la fiducia del popolo, non cade finché non ci sono le elezioni.
Forma di governo parlamentare (Inghilterra): l’esecutivo è espressione del parlamento e viene nominato da
un organo terzo, il capo dello Stato. Inoltre, l’esecutivo dipende dalla disponibilità del parlamento di
mantenerlo in vita: il parlamento, votando la sfiducia del governo, può obbligarlo a dimettersi. Questo è il
motivo per cui tutte le forme di governo parlamentari prevedono la possibilità di scioglimento del parlamento
prima della scadenza naturale, potere attribuito di diritto o di fatto al capo del governo.
Tra tutte le forme di governo, questa è quella maggiormente sensibile al formato e alla meccanica del sistema
partitico: ci sono casi in cui le elezioni assumono carattere immediatamente decisivo, di fatto assicurando
l’investitura di chi governerà. Viene chiamato governo di partito quando si realizza quella continuità fra
partito, maggioranza ed esecutivo.
® sistema meno stabile: il presidente può cadere se non ha la fiducia del parlamento.
Forma di governo direttoriale (Svizzera): il direttorio è al vertice del governo e dello Stato (come il presidente
nella presidenziale). Questo collegio è eletto dal parlamento, ma questo non determina l’instaurarsi di alcun
rapporto fiduciario: infatti, il parlamento non può sfiduciare il governo e obbligarlo a dimettersi.
Le due camere del Parlamento si riuniscono in Assemblea federale ed eleggono: l’esecutivo e il Consiglio
federale (formato da 7 componenti). All’interno del governo non c’è alcuna gerarchia: il presidente funge
solo da rappresentante e viene cambiato, a rotazione, ogni anno.
Il governo direttoriale funziona secondo la dinamica della democrazia consensuale, alla quale concorrono
insieme forze politiche dagli ideali diversi, ma tutte coinvolte nella co-gestione del governo.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC
ITALIA - storica
Fino all’avvento del fascismo il regime italiano fu un governo parlamentare dualista: nei periodi di crisi il re
non mancava mai di intervenire. Nel 1946, l’Assemblea Costituente approva la scelta del governo
parlamentare, successivamente integrato con strumenti giuridici per evitare la degenerazione del
parlamentarismo.
Secondo la nostra costituzione, è il presidente della repubblica a nominare il presidente del consiglio senza
alcuna indicazione sul procedimento da seguire; ed è il presidente del consiglio a proporre i ministri al
presidente della repubblica che poi li nomina. Il governo, inoltre, necessita della fiducia di entrambe le
camere, ciascuna delle quali può approvare una mozione di sfiducia.
Si iniziarono a creare governi di coalizione: ciascun ministro rispondeva al proprio partito e alla propria
corrente, e non al presidente del consiglio → questo aveva ridotto la forma di governo a un esempio di
governo a direzione plurima dissociata. Formato un governo, i partiti che lo sostenevano senza mai
identificarsi troppo, lo indebolivano con lo scopo di sostituirlo con un altro più rappresentativo.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC
La mancanza di una direzione monocratica e l’instabilità caratterizzarono fino all’inizio degli anni 90 anche
regioni, provincie e comuni, dando luogo ad un sistema affidato alla mediazione dei partiti.
Si iniziarono ad intravedere segni di crisi nel governo a direzione plurima dissociata, e parole come
governabilità e stabilità iniziarono ad essere fondamentali. Si verificarono alcuni cambiamenti:
• Strategia di referendum popolari per costringere il parlamento dei partiti a cambiare.
• Da sistema proporzionale a maggioritario.
• Grande importanza del presidente del consiglio.
L’ordinamento italiano si è orientato, quindi, verso governi di legislatura a direzione monocratica (fondati
su coalizioni).
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC
In tutti i sistemi si sono salvate però alcune forme di democrazia diretta (accessorie alle forme della
democrazia rappresentativa) come il referendum (quesito).
Mediante referendum venne assunta la decisione fondamentale alla base della Costituzione italiana:
2 Giugno 1946 i cittadini elettori, per la prima volta, scelsero la Repubblica.
La caratteristica di tutti i referendum è di essere “giochi a somma zero”: la volontà di coloro che
prevalgono diventa la volontà del popolo senza mediazioni; è un procedimento che non ammette
compromessi e vie di mezzo. Posso avere carattere consultivo (viene chiesto un parere politico ai
cittadini) o possono essere decisivi o deliberativi (incidono di per sé sull’ordinamento).
Ne esistono varie forme, ma quello abrogativo e costituzionale hanno la caratteristica di essere
promossi su iniziativa popolare (referendum dal basso):
- Referendum abrogativo: consiste nel richiedere al corpo elettorale se vuole che sia
abrogata una legge per intero, o parti di essa. Possono richiederlo:
o 500.000 elettori.
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o 5 consigli regionali.
Questo tipo di referendum riguarda atti legislativi di rango ordinario.
Esistono una serie di limiti all’ammissibilità di questo referendum:
Ø Leggi tributarie, di bilancio, di amnistia e indulto, leggi che autorizzano la ratifica
di trattati internazionali;
Ø Costituzione e leggi costituzionali, leggi a contenuto costituzionalmente
vincolato, leggi obbligatorie o necessarie.
Al fine di garantire la libera e consapevole espressione del voto, la richiesta deve essere
chiara, univoca e omogenea.
Un’altra forma di democrazia diretta è l’iniziativa legislativa popolare: il popolo deve portare 50.000
firme per fare una proposta di legge al Parlamento.
Inoltre, tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere, rivolte a chiedere provvedimenti
legislativi o esporre comuni necessità.
• Diritto ad associarsi in partito (Art. 49) ® i destinatari sono i cittadini, i quali hanno il diritto ad
“associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica
nazionale.”
La Costituzione considera i partiti come “organizzazioni proprie della società civile” – non poteri dello
Stato. Il Tribunale costituzionale può essere chiamato a decidere sulla legittimità di partiti che si
prefiggano di attentare all’ordinamento costituzionale libero e democratico o di sovvertilo.
I partiti, composti da cittadini con la stessa visione di come va governato il paese, devono essere
messi nelle condizioni di competere in maniera corretta, con le stesse armi secondo il principio di par
condicio (tutti lo stesso tempo).
Essi si finanziano attraverso:
o Contribuzioni volontarie fiscalmente agevolate, ovvero erogazioni liberali di privati che
danno diritto a detrazioni fiscali, con il limite di 100 mila € l’anno.
o Contribuzioni indirette sulla base delle scelte espresse dai cittadini, che hanno la facoltà di
destinare il 2 x 1000 della propria imposta sul reddito.
I controlli sono stati affidati a un organismo composto da 5 magistrati: commissione di garanzia degli
statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici. Questo ha il compito di
controllare la conformità alla legge degli statuti dei partiti.
I sindacati, invece, rappresentano una categoria specifica di lavoratori e hanno una visione specifica
su quella determinata categoria, a differenza dei partiti che hanno una visione generale.
I caratteri del voto sono: libero, esente da qualsiasi forma di costrizione; segreto, non possiamo essere forzati
a rivelarlo; uguale, il voto di ciascuna persona vale come quello di tutte le altre (vale 1); personale, ognuno
deve votare per sé e non può delegare altri.
Oltre al diritto di elettorato attivo, però, esiste anche quello di elettorato passivo, ovvero il diritto di essere
votati, sempre avendo alcuni requisiti.
Sistemi elettorali
Un sistema elettorale (o formula elettorale) consiste in un meccanismo per trasformare in seggi i voti che il
corpo elettorale esprime.
§ Quando si tratta di eleggere una sola persona, si può stabilire che vince chi ottiene più voti, ovvero
la maggioranza relativa; in alternativa, si può stabilire che vince chi prende non solo più voti di
qualsiasi altro candidato, ma almeno una certa quota minima dei voti complessivi, se la quota è
fissata nella metà più 1, allora si chiama maggioranza assoluta.
§ Quando si tratta di eleggere un organo collegiale, si può far in modo che solo una parte vinca, quindi
si fanno votare liste di candidati e quella che ottiene più voti elegge l’intero organo (ma questo va
contro il principio del pluralismo ® si cerca di far in modo che non tutti gli eletti appartengano allo
stesso partito). Per questo si fa ricorso al sistema maggioritario e proporzionale.
• Sistema maggioritario ® il paese viene diviso in una serie di collegi territoriali (ripartizione del
territorio per l’assegnazione dei posti a sedere in parlamento), ovvero territori che hanno circa la
stessa popolazione. Ogni collegio sceglie un rappresentante da mandare in Parlamento (Roma).
ü Vantaggi: viene fatta la coalizione prima ed è chiaro chi vince e chi perde. Viene spinto il
sistema a un bipolarismo (A vs B).
C Svantaggi: non viene tenuta in considerazione l’opinione e il voto di coloro che hanno perso.
Esistono anche due tipi di turno per le elezioni. Il turno unico e il doppio turno nel quale si va alle elezioni
due volte in quanto al primo turno tutti si possono candidare, al secondo turno, invece, si voterà tra le due
forze politiche che hanno ricevuto più voti.
- il 37% dei seggi (232 alla Camera e 116 al Senato) è assegnato con un sistema maggioritario a turno
unico in altrettanti collegi uninominali; in ciascun collegio è eletto il candidato più votato, secondo il
sistema noto come uninominale secco.
- il 61% dei seggi (rispettivamente 386 e 193) è ripartito proporzionalmente tra le coalizioni e le singole
liste che abbiano superato le previste soglie di sbarramento nazionali. La ripartizione dei seggi è
effettuata a livello nazionale per la Camera e a livello regionale per il Senato.
- il 2% dei seggi (12 deputati e 6 senatori) è destinato al voto degli italiani residenti all’estero e viene
assegnato con un sistema proporzionale che prevede il voto di preferenza.
2. IL PARLAMENTO
Il Parlamento è il secondo organo costituzionale – è l’organo che rappresenta l’affermazione della sovranità
popolare. Una caratteristica di quasi tutti i paesi democratici è il bicameralismo, ovvero che il Parlamento
non è solo un luogo dove si ritrovano i rappresentanti del popolo, ma dispone di due camere con funzioni
diverse. In tutti i paesi c’è una camera bassa (che da noi è la camera dei deputati) e una camera più alta
(ovvero il senato).
Il nostro è definito bicameralismo perfetto perché le due camere si distinguono solo per alcune
caratteristiche, ovvero il numero dei componenti e l’età richiesta per votare.
§ Camera dei deputati: formata da 630 membri, possono votare i cittadini con più di 18 anni e possono
essere eletti i maggiori di 25.
§ Senato della Repubblica: formato da 315 senatori + i senatori a vita, possono votare i maggiori di 25
anni e possono essere eletti i maggiori di 40 anni.
Le camere
Le Camere durano in carica 5 anni e non possono essere prorogate se non per legge nel solo caso in cui il
paese sia in guerra. Le Camere possono essere sciolte in anticipo, ma solo dal presidente della Repubblica.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC
Il Parlamento in seduta comune, formato appunto dai membri delle due Camere, si riunisce sempre nell’aula
della Camera dei deputati. Le funzioni affidate al Parlamento in seduta comune sono quasi sempre elettive.
Ø Elegge il presidente della Repubblica.
È sempre presente il presidente della Camera a indire l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica,
questo sottolinea l’equilibrio fra le due Camere, stante il fatto che supplente del PdR è il presidente del
Senato.
Ø Elegge 1/3 dei componenti del CSM.
Ø Elegge 1/3 dei componenti della Corte Costituzionale.
L’organizzazione e il funzionamento delle due Camere sono disciplinati da fonti costituzionali e da fonti di
autonomia parlamentare: il complesso di tali disposizioni si chiama diritto parlamentare. Le regole
fondamentali del diritto parlamentare sono stabilite dalla Costituzione.
è Ciascuna delle due Camere deve eleggere: un presidente (a maggioranza qualificata) che organizza
le discussioni, mette ordine, detta l’agenda e coordina le attività (alla camera abbiamo Fico e al
Senato Casellati) e un ufficio di presidenza, composto in modo da rappresentare tutti i gruppi
parlamentari e svolge funzioni amministrative.
è Ciascuna camera adotta il proprio regolamento e lo fa a maggioranza assoluta dei componenti.
è Le sedute sono sempre pubbliche, a meno che non sia deliberata la seduta segreta.
è Le decisioni della camera sono assunte con il voto
favorevole della maggioranza dei presenti (quorum
funzionale), purché sia presente la maggioranza dei loro
componenti (quorum strutturale o numero legale).
Quando manca il numero legale, le deliberazioni non sono
valide.
è I componenti del governo hanno diritto di assistere alle
sedute e di essere ascoltati.
Funzione legislativa
La funzione più importante del Parlamento è la produzione delle leggi in quanto per produrre una
determinata norma esiste un procedimento specifico. Il procedimento legislativo ordinario si compone di 5
fasi:
1. Iniziativa legislativa ® possono proporre un disegno di legge il popolo con le 500.000 firme, ogni
parlamentare, il Governo, 5 consigli regionali e il CNEL (Comitato Nazionale dell’Economia e del
Lavoro).
2. Istruttoria ® istruire significa approfondire, acquisire gli elementi di conoscenza necessari per
completare il disegno di legge e poter arrivare ad una discussione.
3. Discussione e approvazione ® durante questa fase il disegno di legge viene discusso e vengono fatte
eventuali modifiche. La discussione si conclude con il voto, prima si vota articolo per articolo con
eventuale voto degli emendamenti (modifiche) e il secondo voto, invece, per la legge nel suo intero.
Il disegno di legge viene presentato al Presidente della Camera, il quale la invia ad una commissione
specifica decidendo la modalità di lavoro. Le commissioni possono lavorare in tre modi:
• sede referente ® la commissione discute il disegno di legge e poi lo rimanda alla camera per
il voto. Questa modalità è privilegiata in quanto le commissioni sono più piccole e quindi è
più facile discutere in piccoli gruppi e approfondire un disegno di legge.
• sede redigente ® la commissione discute il disegno di legge e da il primo voto (articolo per
articolo), redige la legge quasi nella sua forma definitiva. Quello che si porta in camera è un
“materiale” già redatto.
• sede deliberante ® la commissione discute il disegno di legge e avvengono tutte e due le
votazioni. La legge viene, quindi, eletta in commissione, senza l’intervento della camera.
Questa modalità è vietata per alcuni temi in quanto non è positivo che poche persone
discutano e decidano per tutti quanti.
Il problema sta nel fatto che il disegno di legge deve essere approvato nel suo testo intero sia dalla
camera dei deputati sia dalla camera del senato, se una delle due camere cambia una parola il
disegno deve tornare all’altra camera che deve approvarlo un’altra volta (navetta).
4. Promulgazione ® una volta approvato alle due camere, il disegno di legge arriva al PdR, il quale lo
legge e verifica casi di incostituzionalità. In caso di modifiche, il disegno di legge torna alle camere le
quali non sono obbligate ad apportare le modifiche del PdR. Se le camere non approvano le
modifiche, il PdR è costretto a firmare il disegno di legge.
5. Pubblicazione ® una volta che il disegno di legge è stato firmato dal PdR diventa legge e viene
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale. Per 15 giorni sta in sospensione (vacatio legis) in modo che tutti
i cittadini possano venirne a conoscenza. Passati i 15 giorni la legge entra in vigore.
Per modificare la Costituzione, però, il procedimento è leggermente diverso: una volta che si è ottenuta
l’approvazione da entrambe le camere, si torna a votare dopo tre mesi per la stessa modifica. Nella seconda
votazione, però, per essere approvata deve ottenere almeno i 2/3 dei parlamentari favorevoli. Nel caso non
si raggiungano i 2/3, ma solamente il 50%+1, si va al referendum costituzionale. Questo procedimento ci
permette di mantenere la rigidità della Costituzione.
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L’unica parte non modificabile, espresso nell’ultimo articolo della Costituzione, è il fatto che non si può
cambiare la forma di stato, ovvero non si può tornare alla monarchia. Inoltre, la Corte Costituzionale ritiene
altrettanti intangibili i primi 12 articoli e la parte dei diritti e doveri.
Il Governo
Il Governo è l’espressione della maggioranza. Il nostro sistema funziona sulla base di una maggioranza che si
crea in Parlamento e che da vita all’esecutivo. Il Governo è il centro dell’azione politica del nostro paese.
Questa duplice funzione rende il Governo un organo complesso, ovvero articolato in più sottostrutture.
Organi che compongono il governo:
• Presidente del Consiglio dei Ministri ® è la persona che costruisce il Governo, non è però superiore agli
altri Ministri in quanto ne è semplicemente il coordinatore (primo fra pari, primarietà non supremazia).
Ad egli spetta mantenere l’unità dell’indirizzo politico e amministrativo; promuovere e coordinare
l’attività dei ministri; controfirmare ogni atto deliberato dal Consiglio e presentare alle Camere i disegni
di legge d’iniziativa governativa e ha il potere di apporre il segreto di stato.
Solo in due casi si pone in una situazione di supremazia, ovvero quando sceglie i ministri da nominare al
PdR; nella conduzione dei lavori nel Consiglio dei Ministri, è lui che decide l’ordine del giorno e solo su
sua iniziativa può essere posta la questione di fiducia dinanzi alle Camere.
• Ministri ® nei Ministri la doppia faccia politica e amministrativa è evidente, in quanto quando si
riuniscono con il Presidente scelgono gli obiettivi (fanno politica), ma quando tornano ai loro ministeri
mettono in atto le azioni per raggiungere gli obiettivi (fanno amministrazione). I Ministri possono essere
di due tipi:
Ø con portafoglio, ovvero i Ministri d’azione. Hanno uno stanziamento monetario.
Ø senza portafoglio, ovvero i Ministeri di sola relazione che tengono i rapporti con qualcuno e che
quindi non necessitano di ingenti somme di denaro, i quali non sono a capo di alcun ministero.
• Consiglio dei Ministri ® è un organo collegiale che determina la politica generale del governo e assume
tutte le deliberazioni relative all’indirizzo politico. Ne fanno parte il Presidente del Consiglio dei Ministri
e i Ministri. Tutti in ugual modo votano e si prendono le decisioni in base alla maggioranza dei voti. Nel
Consiglio dei Ministri non sempre tutti sono d’accordo, l’importante è non tradire il principio di
solidarietà: i Ministri all’interno del Consiglio possono non essere d’accordo, ma all’esterno deve parlare
con una voce unica. All’interno del Consiglio i Ministri possono chiamare altre persone in modo che
aiutino nella discussione di un tema:
Ø vicepresidenti del Consiglio dei ministri, ovvero ministri ai quali si attribuisce la funzione di
supplenza in caso di assenza del presidente stesso.
Ø sottosegretari di stato, ovvero dei vice-ministri che aiutano i Ministri che hanno un ruolo politico.
Uno dei sottosegretari viene nominato segretario del Consiglio dei ministri ed è il responsabile del
verbale.
Ø commissari, ovvero incaricati speciali chiamati a gestire problemi specifici che vengono in Consiglio
per dar conto della situazione (es. commissario per il terremoto).
Ø comitati interministeriali, istituiti per legge in determinati settori (es. per la programmazione
economica, per il credito e il risparmio); i comitati di ministri svolgono compiti istruttori (es. consiglio
di gabinetto).
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La nostra Costituzione, all’Art. 95, dice “ci vuole una legge che determini quanti sono i ministeri, cosa fanno
e che struttura organizzativa hanno”. Il problema sta nel fatto che il numero dei ministeri è sempre stato
oggetto di trattativa tra i partiti.
A questa legge si arrivò solo nel 1999, con un decreto legge nel quale si stabilì che il numero di ministeri era
di 12. I Governi successivi però modificarono ulteriormente il numero (arrivando a 16), perché il primo atto
di ogni Governo è quello di modificare tale decreto: ogni Governo deve darsi la forma che lui vuole
modificando il numero dei ministeri.
• Dipartimenti ® tale struttura è formata da più sotto-strutture, ovvero più dipartimenti, ognuno con un
ruolo di competenza diverso. Ci sono più capi dell’amministrazione, ognuno a capo del proprio
dipartimento.
• Segretario generale ® è una struttura gerarchica: al di sotto del Ministro c’è un sotto-segretario generale,
responsabile di tutto l’apparato.
Durante le elezioni si profila una maggioranza e una minoranza. Generalmente prima delle elezioni le due
coalizioni hanno deciso e chiamato chi vogliono come Presidente del Consiglio dei Ministri, il quale viene
chiamato al Quirinale e viene incaricato di formare il Governo.
Può succedere che le coalizioni non siano d’accordo sul nome da dare al PdR, il quale allora decide di fare
una consultazione. Egli quindi parla con entrambe le coalizioni e finita la consultazione esce con il nome del
presunto Presidente del Consiglio al quale dà l’incarico di formare la lista dei Ministri.
Una volta che il Presidente del Consiglio ha la lista dei Ministri, torna dal PdR, il quale può modificare la lista
e poi avviene la nomina, quindi si dice che i Ministri sono nominati dal PdR su consiglio del Presidente del
Consiglio. Successivamente avviene il giuramento, ovvero l’evento formale. In seguito viene elaborato il
programma. Il Presidente del Consiglio e i Ministri presentano il programma alle due camere e chiedono il
voto di fiducia. Quella per la fiducia viene definita mozione di fiducia, la quale implica un voto. Questo
passaggio è molto importante in quanto la fiducia non è per sempre.
Se avviene una crisi di Governo, ovvero se un partito non dà più la fiducia al Governo, il PdR deve prima
verificare che in Parlamento si possa formare un’altra maggioranza. Nel caso questa maggioranza non
dovesse esistere, si torna al voto. Questo avviene perché bisogna andare alle elezioni il minor numero
possibile di volte.
Si usa chiamare rimpasto la semplice sostituzione di uno o più ministri senza crisi di governo. Quando un
ministro si dimette e in attesa di individuarne il successore, si chiama ad interim l’incarico di reggere un
ministero, a titolo provvisorio. Le dimissioni sono da ritenersi un dovere di correttezza costituzionale.
La fiducia non è solida e va gestita. Spesso si sente dire che il Governo ha messo la fiducia su una
determinata legge, ciò significa che il Governo se su certi passaggi nota che c’è indecisione (anche nella
maggioranza), mette la fiducia e chiede alla maggioranza di votare per non far cadere il governo.
Questa è una forma di pressione e ricatto verso i parlamentari, in quanto ogni parlamentare dovrebbe
essere libero di votare quello che vuole.
• Atti aventi forza di legge ® atti che sono messi al pari della legge.
Ø decreto legge ® è motivato da necessità e urgenza. Il
Governo si riunisce, scrive il decreto, lo approva e lo
invia al Parlamento e alla Gazzetta Ufficiale. Questo
decreto entra in vigore il giorno dopo, è un atto
immediato. Il Parlamento, a questo punto, ha 60 giorni
per trasformarlo in una legge vera e proprio,
ovviamente adeguandolo. Se il Parlamento non lo
approva in tempo, il decreto legge decade ed è come
se non fosse mai esistito.
Ø decreto legislativo ® il Parlamento con una legge
delega al Governo un pezzo di legislazione. Questa
legge delega contiene l’oggetto, il termine, le modalità
d’attuazione con cui il Governo deve formare il
decreto. Questo succede nel caso di materie molto
complesse ed al Governo, essendo un apparato molto
più tecnico, risulta più facile.
Ø regolamenti ® normalmente seguono una legge,
ovvero sono una specificazione di una legge già approvata. ne esistono di due tipi: regolamenti
governativi, approvati dall’intero Governo, e regolamenti ministeriali, approvati da un solo ministro
che però deve rispettare l’intero Governo.
Viene eletto dal Parlamento in seduta comune: nelle prime tre votazioni è richiesta una maggioranza
qualificata dei 2/3 dei componenti del collegio; nella quarta è richiesta, invece, la maggioranza assoluta
(votanti). I requisiti sono minimi: avere almeno 50 anni ed essere cittadini italiani.
La durata della carica è di 7 anni.
Il PdR gode di un assegno personale e di una dotazione finanziaria, entrambi fissati per legge.
è la legge ha istituito un apparato amministrativo autonomo che risponde direttamente al presidente:
il segretario generale della presidenza della Repubblica. Questo apparato, che è posto a capo di una
struttura organizzata in uffici e servizi, ha un bilancio annuo di 224M di euro.
Qualora il presidente non sia in grado di adempiere temporaneamente alle sue funzioni per qualsiasi ragione,
esse passano al presidente del Senato della Repubblica, l’istituto viene chiamato supplenza. Il supplente
deve attenersi a un’interpretazione misurata del proprio ruolo.
Se la causa è una grave malattia (impedimento permanente), si può anche pensare a un pieno esercizio della
supplenza.
Il presidente che cessa dalla carica, salvo in caso di destituzione da parte della Corte costituzionale (sanzione
disciplinare), diventa senatore di diritto a vita, a meno che non vi rinunci (per ricandidarsi a cariche elettive).
Poteri presidenziali
Per Costituzione, il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e il rappresentante dell’unità nazionale.
Non ha funzioni di indirizzo politico, ma funzioni di garanzia. Poteri che la Costituzione gli attribuisce:
§ In ordine all’esercizio delle funzioni parlamentari:
o Nomina 5 senatori a vita, i quali vanno a integrare la composizione del Sentato (per un totale
di 315 membri + senatori a vita).
o Induce le elezioni e fissa la prima riunione delle camere: strumento di stabilizzazione del
governo parlamentare.
o Convoca le camere in plenum (camere in seduta comune) in via straordinaria.
o Può sciogliere le Camere o una di esse (non nel semestre bianco, ultimi 6 mesi del mandato).
o Ha il comando delle forze armate e preside il Consiglio supremo della difesa (organo
composto dal Presidente del Consiglio, 5 ministri e dal capo di stato maggiore della difesa,
avente la funzione di discutere linee generali strategiche e impiego delle forze armate).
Gli atti del presidente non sono riconosciuti come validi se non sono controfirmati da un componente del
governo, il quale se ne assume la responsabilità.
Le responsabilità
Per il periodo del mandato, il PdR non può essere indagato o perseguito per quello che dice o per quello che
fa (forma di irresponsabilità), ma ha due forme di responsabilità specifiche per le quali può essere perseguito:
1. Attentato alla costituzione: comportamenti che mettono a repentaglio l’unità del sistema e il
sovvertimento del normale ordine costituzionale del Paese.
2. Alto tradimento: comportamento che mina il sistema a favore di un altro Paese (collusione con
potenze straniere).
Per quanto riguarda tutte le azioni compiute fuori dall’esercizio delle sue funzioni, il presidente deve
rispondere come ogni altro cittadino.
Il procedimento per far valere la responsabilità si articola in:
1. Messa in stato d’accusa da parte del Parlamento in seduta comune con voto a maggioranza assoluta
dei componenti.
a. istruttoria: condotta dal comitato parlamentare per i procedimenti d’accusa, il quale compie
delle indagini in relazione alle denunce trasmesse dal presidente della Camera.
b. decisione: può concludersi con un’archiviazione per manifesta infondatezza delle accuse o
con una relazione da presentare al Parlamento in seduta comune contenente le conclusioni
cui è giunto il comitato (favorevoli o contrarie all’accusa). Infine, il PdR può essere sospeso
dalla carica in via cautelare.
2. Giudizio della Corte costituzionale.
a. istruttoria: il presidente della Corte acquisisce tutti gli elementi di prova ritenuti utili per la
decisione.
b. dibattimento: le parti discutono sulle risultanze dell’istruttoria e fanno le loro richieste.
c. decisione: la Corte si riunisce in camera di consiglio e può decidere per assoluzione o
condanna. La sentenza è definitiva e non può essere impugnata in alcun modo, ad eccezione
delle ipotesi di revisione.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC
La Corte Costituzionale
È formata da 15 giudici (in carica 9 anni) di cui:
- 5 nominati dal PdR.
- 5 scelti dalla Camere.
- 5 eletti dalle supreme Magistrature (Corte di Cassazione, Consiglio di Stato e la Corte dei Conti).
Funzioni:
Ø Giudicano penalmente il Presidente della Repubblica.
Ø Autorizzano o meno il referendum.
Ø Assicurano e garantiscono che le leggi siano coerenti con la Costituzione. È un sistema di controllo
accentrato ® solo la Corte Costituzionale svolge questo compito, al quale ci può arrivare:
è in via incidentale (rilevanza e fondatezza): durante un qualunque processo avviene un
incidente (quando si viene accusati) che porta al blocco di tale processo per capire se è
vero quanto detto. Il giudice deve verificare:
1. se quella norma ritenuta incostituzionale trova applicazione nel processo
in corso (valuta la rilevanza della norma nel processo).
2. Se quello che l’avvocato ha detto è fondato.
Se entrambe le verifiche/condizioni sono presenti allora il giudice manda la questione
alla Corte Costituzionale.
è in via diretta (al centro della questione c’è sempre una legge): vanno direttamente
davanti alla Corte Costituzionale gli organi dello Stato ® lo Stato contro la regione (e
viceversa), e una regione contro un’altra regione.
La Magistratura
v Giustizia civile: risolve i conflitti tra i privati (questioni di denaro, eredità, divisione di proprietà). Il
giudice fa da mediatore tra le parti, interpreta la legge e decide chi ha ragione. L’unica sanzione in
questo tipo di giustizia è il risarcimento dei danni.
v Giustizia penale: si occupa dei reati, ovvero comportamenti che rispondono al codice penale
(rapporto di causa-effetto tra le azioni fatte e le conseguenze).
Si tiene in considerazione anche l’atteggiamento psicologico: dolo, quando è intenzionale; colpa,
quando non c’è l’intenzione ma si ha comunque un effetto dannoso).
In questi casi, la magistratura si divide in:
ª Giudice giudicante
ª Tribunale d’accusa a carico dell’indagato
Le sanzioni sono l’ammenda (pagamento di una somma di denaro), detenzione (carcere) e l’ergastolo
(carcere a vita).
v Giustizia amministrativa: regola i rapporti e risolve le controversie tra i cittadini e la pubblica
amministrazione (es. multa).
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Principi costituzionali:
o Più gradi di giudizio: ognuno ne ha diritto.
è 2 grado: riappello (ri-esame).
è 3 grado: Corte di Cassazione (giudice solo della legittimità: valuta se i giudici precedenti hanno
considerato tutte le norme rilevanti e se le hanno applicate bene).
o Giudice naturale: nessuno si sceglie il giudice e nessun giudice sceglie noi.
o Assistenza tecnica durante i processi: diritto a una difesa e un avvocato difensore.
ª Caratteristica delle regioni: fanno leggi in quanto godono autonomia politica, sono dotate di
autonomia legislativa.
Dato che Stato e Regioni hanno entrambi il potere di fare le leggi, è necessario consultare l’elenco
in cui viene descritta la competenza esclusiva della regione.
STATUTI REGIONI
LEGGI ORDINARIE
AUTONOMIA ORDINARIA
[Art. 114. La Repubblica è costituita dai Comuni, dalla Province, dalle Città metropolitane, dalle
Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi
con propri stati, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione. Roma è la capitale della
Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento.]
Tale articolo afferma il pluralismo politico – pari dignità istituzionale: più livelli di governo che si
occupano di cose diverse ma nello stesso piano.
Le regioni fanno leggi, mentre i comuni le amministrano.
Art. 117. Norma che si occupa di chi fa le leggi su quali materie: riparte il potere di fare le leggi tra il
Parlamento e le regioni. Chi fa leggi ha dei limiti: rispetto della Costituzione e vincoli derivanti
dall’ordinamento comunitario (EU) e dagli obblighi internazionali (trattati firmati con altri paesi).
Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: difesa, rapporti con l’estero, rapporti con le
religioni, giustizia, tutela dell’ambiente.
Spetta alle Regioni la podestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata
alla legislazione dello Stato.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC
Le leggi costituzionali delle regioni a Statuto Speciale vengono approvate dal Parlamento poiché
adottati con legge costituzionale (es. lo Statuto della Sicilia viene approvato dal Parlamento di Roma),
hanno un numero di materie più ampio di quello per le regioni ordinarie, hanno una forma di governo
uguale alle regioni ordinarie.
Le regioni ad autonomia ordinaria, invece, hanno statuti approvati da loro stesse.
b. Livello comunale:
[Art. 118 “Le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio
unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di
sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza.”]
Gli enti locali sono definiti: comuni, città metropolitane, province e Roma capitale.
Hanno autonomia impositiva e finanziaria, hanno il compito di esercitare i compiti che la legge
assegna loro o che hanno deciso autonomamente di assumere.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC
→ la gestione del paese parte dal basso ovvero a livello comunale (è più vicino ai cittadini).
Addossiamo la funzione di governo il più possibile al territorio (principio di sussidiarietà: se un
comune non ce la fa, interviene la regione, altrimenti lo Stato e infine l’Europa).
Tale principio va a pari passo con il principio della differenziazione in quanto non è detto che una
soluzione adottata da un comune debba essere estesa a tutti gli altri. Alcuni possono gestire una
determinata cosa a livello provinciale e altri a livello comunale.
Il sindaco viene eletto con suffragio universale diretto, resta in carica 5 anni, nomina e revoca gli assessori
che con lui compongono la Giunta. Rappresenta l’ente, convoca e presiede la Giunta, adotta provvedimenti
straordinari. Può cessare la sua carica se viene mossa la sfiducia da parte del consiglio con maggioranza
assoluta dei componenti.
La Giunta collabora con il sindaco nel governo del comune e ha competenza generale ovvero fa tutto quello
che la legge o lo statuto non attribuiscono alla competenza del sindaco o del consiglio.
Il consiglio deve approvare gli atti fondamentali dell’ente e formulare indirizzi su come sindaco e giunta
devono agire, e deve controllare come sindaco e giunta assolvono le funzioni esecutive.
L’ordinamento dei comuni e province venne completamente ridisegnato dandosi un proprio statuto e
introducendo la riforma elettorale comunale e provinciale con elezione diretta dei sindaci e presidenti.
Per sopperire alla crisi economica tra il 2007/2014 si è attuata l’unione dei comuni, è un ente locale costituito
da due o più comuni ed è dotata di potestà statuaria, oppure la fusione fra due o più comuni che dà vita ad
un nuovo comune.
Le competenze legislative possono essere:
Ø Materie di competenza statale, con competenza esclusiva dello Stato;
Ø Materie di competenze regionale, competenza concorrente, spetta alle regioni;
Ø Materie di competenza regionale residuale, spetta alle regioni in riferimento ad ogni materia non
espressamente riservata alla legislazione dello stato.
CRISTINA GARCIA – cristinagarcia@outlook.it GC
L’UNIONE EUROPEA
Nasce nel 1993 con il trattato sull’unione europea firmato a Maastricht, è una costruzione singolare perché
è stato un processo durato 40 anni ed è un’unione di stati e un’unione di popoli.
Iniziò tutto nel 1951 con il trattato di Parigi (Ceca – comunità europea del carbone e dell’acciaio) poiché la
seconda guerra mondiale aveva lasciato in ginocchio l’Europa.
Si puntava ad avere un mercato unico interno, ad avere un parlamento europeo ed un consiglio. Nel 1992 si
introdusse la moneta unica (Euro, in circolo dal 2002).
Le istituzioni dell’Ue sono:
o Consiglio europeo, organo politico che è composto da capi di stato o di governo degli stati membri,
presidente del consiglio europeo, che viene eletto dal consiglio europeo a maggioranza qualificata
con mandato di 2 anni e mezzo, rappresenta l’Ue nella politica estera e sicurezza comune; alto
rappresentante dell’unione, presidente del parlamento europeo. Il consiglio viene riunito almeno 2
volte ogni 6 mesi e decide per consenso, ovvero senza votare.
o Consiglio, composto da un rappresentante per ogni stato membro, ha funzione legislativa e di
bilancio, coordina e sorveglia le politiche economiche e prende decisioni sulle politiche estere e di
sicurezza comune. Per presiedere il consiglio esiste un sistema di rotazione, in cui ogni membro lo è
per 6 mesi.
o Parlamento europeo, ha funzioni: legislativa con il consiglio, di bilancio, di controllo politico e
funzioni consultive, elegge il presidente della commissione ed elegge il mediatore europeo. E’
composto da 751 membri, eletti per 5 anni direttamente dai cittadini europei. Non ha una sede unica
ma si divide tra: Strasburgo, Bruxelles e Lussemburgo.
o Commissione, organo che ha l’iniziativa degli atti legislativi e presenta il programma legislativo
annuale e di bilancio, rivolge avvertimenti agli stati membri e sorveglia la situazione di bilancio. E’
composta da 1 membro per ogni stato. Essa dura in carica 5 anni e ha sede a Bruxelles.
o Corte di Giustizia, assicurare l’applicazione dei trattati, giudica le controversie tra stati, membri. E’
composta da 1 giudice per ogni stato, degli avvocati e presidente che viene eletto dai giudici, durata
6 anni.
o Corte dei conti, deve assicurare il controllo dei conti dell’Ue. Un membro per ciascuno stato, durata
6 anni.
o Organi consultivi, organi che assistono il Parlamento, Consiglio e Commissione.
La cittadinanza europea è riconosciuta di diritto a tutti i cittadini di uno stato membro.
Le competenze dell’Ue sono esclusive, nei settori in cui solo lei può legiferare; concorrenti, nei settori in cui
entrambi (Stato e Ue) possono legiferare; di sostegno, coordinamento o completamento delle azioni degli
Stati.
Recentemente si è sviluppata una nuova competenza ovvero la cooperazione giudiziaria in materia penale e
cooperazione di polizia per la lotta contro il terrorismo.
Nei trattati, l’Italia e gli altri paesi in condizioni di parità cedono sovranità in favore dell’Unione Europea. La
direttiva e il regolamento sono gli strumenti con cui fa le leggi l’UE.
§ Regolamento: viene approvato a Bruxelles ed entra subito in vigore nei 27 paesi dell’UE. Tratta di
questioni molto semplici (es. dimensioni dei seggiolini nei bus). Nel caso in cui una legge italiana entri
in conflitto con uno dei regolamenti, la legge nazionale viene messa da parte e non viene più
applicata: la fonte comunitaria (EU) prevale su quella nazionale.
§ Direttiva: non entra in vigore subito. È rivolta ai parlamenti nazionali e tratta questioni più serie (es.
regolazione tutta uguale dei sistemi di istruzione).
La crisi finanziaria globale esplosa nel 2008, ha colpito alcuni Stati dell’Ue a partire dalla Grecia: quasi
sull’orlo di dichiarare il fallimento. Gli Stati della zona euro hanno dovuto ricorrere a grossi interventi di
sostegno, tanto da portare una riforma della governance economica europea e si è completata l’unione
bancaria per sostenere la stabilità finanziaria.