Dove si colloca il diritto costituzionale nell’ambito delle discipline giuridiche? Si
potrebbe dividere il diritto in: diritto pubblico e diritto privato, e infatti, il diritto costituzionale si colloca nel diritto pubblico. Le due branche più importanti sono il diritto privato e il diritto costituzionale e sono materie di base per tutto il corso di giurisprudenza. Il diritto pubblico si occupa dello Stato e dei suoi rapporti (se sono rapporti dello Stato per quanto riguarda l’economia delle finanze la materia si chiama scienza delle finanze; rapporto tra gli Stati si chiama diritto internazionale; rapporto tra Stato e Chiesa si chiama diritto ecclesiastico). Ma è sempre lo Stato che caratterizza il diritto pubblico, i rapporti nello stato e dello stato con i cittadini, è il diritto dello stato a sua volta presenta tre branche: il diritto processuale, penale e istituzioni del diritto pubblico cioè le strutture dello Stato: diritto amministrativo e diritto costituzionale). Il diritto costituzionale è alla base di tutte le discipline giuridiche contiene il cuore del diritto (buona parte del diritto del lavoro è giurisprudenza della Corte Costituzionale sul lavoro) tutto è costruito sulla base del fatto che abbiamo dei valori comuni che si chiamano: “valori costituzionali”. Questi valori comuni che si traducono i norme giuridiche costituzionali vincolano tutte le altre materie. (es: diritto privato la proprietà è prevista nell’art 42. La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti o a privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti [cfr. artt. 44, 47 c. 2]. La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo, espropriata per motivi d’interesse generale. La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i diritti dello Stato sulle eredità. ): se c’è una norma del diritto penale o civile che non rispetta la costituzione è illeggibile e deve essere annullata. Il diritto costituzionale è un diritto positivo-vivente (es. leggere sul giornale cosa ha fatto il presidente della repubblica, cose concrete che avvengono tutti i giorni) non è storia del diritto o filosofia del diritto: infatti la storia del diritto è analisi diacronica dell’istituto ( es. prendo l’istituto del capo dello stato e lo studio nel corso del tempo: prima era dinastico per tradizione (Inghilterra) ora è elettivo, tra Mattarella e Re Carlo III conta molto di più il primo perché il re se deve fare un discorso glielo deve leggere e correggere prima il primo ministro). Se studio un istituto dal punto di vista sincronico allora è comparazione giuridica quindi studio due istituti nello stesso momento (es. parlamento tedesco e parlamento italiano), oppure diacronicamente cioè nel tempo (il capo dello stato prima e dopo). Se facciamo un discorso sul diritto questa è filosofia del diritto ma non è diritto. Principali concezioni del diritto Le due concezioni fondamentali sono: Giusnaturalismo e Giuspositivismo (due famiglie giuridiche del diritto occidentale famiglia di Common Law (diritto comune della tradizione anglosassone) e la famiglia del Civil Law (tradizione romanistica). La differenza di fondo è che noi studiamo su un testo di leggi scritte (es. se c’è un contrasto tra due persone il giudice consulterà o il codice penale o il codice civile). Il diritto anglosassone è fondato su tradizioni (es. il giudice inglese non prenderà un codice perché non esiste, allora prenderà il repertorio di giurisprudenza su cui ci sono le sentenze, e vedrà se c’è stato un caso simile e come è stato risolto; in seguito applicherà in virtù del principio “stare dicisis et quieta non movere” (attenersi a decisioni prese e non allontanarsi). Distinzioni relative alla concezione del diritto romano Dietro le concezioni del diritto c’è una concezione dello stato e dietro ancora la concezione della società, e ancora una concezione religiosa, è paradossale ma è cosi. Infatti ciò che accomuna i common law e il civil law in occidente è la cristianità e nonostante tutte le cose negative (santa inquisizione) vi è un principio di non violenza ed è tutto costruito sul fatto che ognuno può redimere tendenzialmente chi sbaglia. Dietro ogni diritto c’è una concezione di mondo che ha una radice religiosa, non la riconosce esplicitamente, ma essendo che nella costituzione è scritto nell’art 27 La responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato [cfr. art. 13 c. 4]. Non è ammessa la pena di morte. “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” questo è perché noi tendiamo a redimere il carcerato. Giusnaturalismo (giustizia) e Giuspositivismo (legalità) Il diritto costituzionale ha una base giusnaturalistica perché aspira alla giustizia ed è proprio questo l’obiettivo della Costituzione, ma non solo giustizia anche libertà, uguaglianza, solidarietà.. e questi principi indicano la strada che porta alla giustizia (la quale è riassumibile con la formula: “ad ognuno il suo”, si è contenti quando siamo nella giustizia) Invece, le correnti che si ispirano al giuspositivismo mirano alla legalità indipendentemente dalla giustizia (es. se si dicesse l’automobile può essere guidata solo dagli uomini e non dalle donne sarebbe ingiusto e andrebbe contro il principio di uguaglianza, se fosse scritto cosi e fosse diritto per il giuspositivista questo è il diritto e non gliene importa nulla del resto), ma per il giusnaturalista questo sarebbe ingiusto e invocherebbe il diritto naturale ovvero che le donne e gli uomini sono eguali per dignità. A cosa si ispirano le costituzioni o le dichiarazioni dei diritti internazionali? Si ispirano al diritto naturale, non sappiamo se esiste, ma sappiamo che tutti noi abbiamo un anelito, un desiderio di giustizia e sappiamo anche che esiste la legalità, l’auspicio è quello che essa si avvicini alla giustizia, ma non è detto. Il diritto è per l’uomo e non il contrario, la legalità serve se realizza la giustizia sennò non serve a nulla (es. un bambino sta morendo perché non ha le medicine, allora si rompe il vetro della farmacia ma questo non è più reato per il diritto costituzionale e si chiama “stato di necessità”, hai salvato una vita e il giudice non ti condanna.) Le concezioni giusnaturaliste dicono: “questa è la verità, questa è la giustizia” ma ti fermano e nessuno sa cosa è giusto, cosa è vero e così via… Quindi il suo limite, che guarda al diritto come valore reale e oggettivo sostanziale sia esso cristiano o laico, i diritti mirano a realizzare un valore assoluto, poi ci accorgiamo che non basta: è un anelito e, quindi, si aggiungono sempre più diritti (donne, fanciulli, immigrati, ambiente, popoli) e non finiamo più perché l’istanza che c’è nel mondo è assoluta. Le costituzioni servono a dire dove andare questo vuol dire, per esempio che la flat tax non si può fare, perché nell’articolo 53 Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività. c’è scritto che le imposte sono progressive, cioè se io ho, pagherò di più, ma in progressione. Le correnti del giuspositivismo sono: storicismo e istituzionalismo giuridico, sociologismo giuridico, formalismo giuridico e volontarismo- decisionismo giuridico. Lo storicismo ci dice che noi dobbiamo vedere il diritto come valore reale e oggettivo nel momento in cui è prodotto, quindi, si scrive il testo della costituzione nel 1948 ma cosa significa quel testo nel 1948? Lo storicista dice che, bisogna leggere il testo alla luce dei valori che il costituente ha scritto e aveva. (es. Togliatti aveva un amante, i comunisti erano rigorosi sul piano morale, e l’idea del divorzio e dell’amante non la tolleravano, quindi alla luce di ciò non si può escludere che l’intenzione del costituente era anche quella di manifestare il pensiero in altre forme). Il sociologismo giuridico ci dice che bisogna guardare al diritto scritto alla luce degli interessi attuali ma questo rischia di diventare il diritto libero e leggere la costituzione come ci pare. Il formalismo giuridico (dottrina pura del diritto il cui vertice è Hans Kelsen) dice che quello che conta è il testo scritto, indipendentemente dagli effetti che questo testo determina sulla giustizia, conta rispettare la procedura. Per i formalisti il diritto è coscritto come una serie di norme a scala gerarchica, quindi ogni norma contiene le norme che ci dicono come fare le altre (ovviamente non è cosi perché la Costituzione sarebbe libera di valori). Il volontarismo-decisionismo giuridico: il diritto è un valore reale e soggettivo, cioè il diritto è un espressione di un atto di volontà (es. il parlamento esprime un atto di volontà e produce la norma ma noi, popolo, abbiamo espresso un atto di volontà eleggendo i parlamentari). Un grande giuridico di nome Karl Schmitt (si iscrive al partito nazista) dice che la costituzione è un atto di decisione con cui un popolo afferma la sua identità, perché chi decide ha il potere di farlo e che, quindi, ha ragione, ma questo perché ha la forza di decidere; se non si ha la forza di decidere non ci si può imporre e non si ha ragione, si è deboli. (La politica per Schmitt è amico-nemico, se non c’è nemico non c’è politica) Ma il popolo italiano, giuridicamente, è fatto da quelli che sono cittadini italiani, e costituzionalmente anche la nazione è importante ma non quanto il popolo, quindi, se io vado ad affermare l’identità nazionale a scapito del pluralismo del popolo sto violando la costituzione. (Art 11 L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. “L’Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.)