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Costituzionale I lezione del 10/10/2022

Dove si colloca il diritto costituzionale nell’ambito delle discipline giuridiche? Si


potrebbe dividere il diritto in: diritto pubblico e diritto privato, e infatti, il diritto
costituzionale si colloca nel diritto pubblico. Le due branche più importanti sono il
diritto privato e il diritto costituzionale e sono materie di base per tutto il corso di
giurisprudenza. Il diritto pubblico si occupa dello Stato e dei suoi rapporti (se sono
rapporti dello Stato per quanto riguarda l’economia delle finanze la materia si chiama
scienza delle finanze; rapporto tra gli Stati si chiama diritto internazionale; rapporto
tra Stato e Chiesa si chiama diritto ecclesiastico). Ma è sempre lo Stato che
caratterizza il diritto pubblico, i rapporti nello stato e dello stato con i cittadini, è il
diritto dello stato a sua volta presenta tre branche: il diritto processuale, penale e
istituzioni del diritto pubblico cioè le strutture dello Stato: diritto amministrativo e
diritto costituzionale). Il diritto costituzionale è alla base di tutte le discipline
giuridiche contiene il cuore del diritto (buona parte del diritto del lavoro è
giurisprudenza della Corte Costituzionale sul lavoro) tutto è costruito sulla base del
fatto che abbiamo dei valori comuni che si chiamano: “valori costituzionali”. Questi
valori comuni che si traducono i norme giuridiche costituzionali vincolano tutte le
altre materie. (es: diritto privato  la proprietà è prevista nell’art 42.
La proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad enti
o a privati.
La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi
di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di
renderla accessibile a tutti [cfr. artt. 44, 47 c. 2].
La proprietà privata può essere, nei casi preveduti dalla legge, e salvo indennizzo,
espropriata per motivi d’interesse generale.
La legge stabilisce le norme ed i limiti della successione legittima e testamentaria e i
diritti dello Stato sulle eredità.
): se c’è una norma del diritto penale o civile che non rispetta la costituzione è
illeggibile e deve essere annullata.
Il diritto costituzionale è un diritto positivo-vivente (es. leggere sul giornale cosa ha
fatto il presidente della repubblica, cose concrete che avvengono tutti i giorni) non è
storia del diritto o filosofia del diritto: infatti la storia del diritto è analisi diacronica
dell’istituto ( es. prendo l’istituto del capo dello stato e lo studio nel corso del tempo:
prima era dinastico per tradizione (Inghilterra) ora è elettivo, tra Mattarella e Re
Carlo III conta molto di più il primo perché il re se deve fare un discorso glielo deve
leggere e correggere prima il primo ministro). Se studio un istituto dal punto di vista
sincronico allora è comparazione giuridica quindi studio due istituti nello stesso
momento (es. parlamento tedesco e parlamento italiano), oppure diacronicamente
cioè nel tempo (il capo dello stato prima e dopo). Se facciamo un discorso sul diritto
questa è filosofia del diritto ma non è diritto.
Principali concezioni del diritto
Le due concezioni fondamentali sono: Giusnaturalismo e Giuspositivismo (due
famiglie giuridiche del diritto occidentale  famiglia di Common Law (diritto
comune della tradizione anglosassone) e la famiglia del Civil Law (tradizione
romanistica).
La differenza di fondo è che noi studiamo su un testo di leggi scritte (es. se c’è un
contrasto tra due persone il giudice consulterà o il codice penale o il codice civile). Il
diritto anglosassone è fondato su tradizioni (es. il giudice inglese non prenderà un
codice perché non esiste, allora prenderà il repertorio di giurisprudenza su cui ci sono
le sentenze, e vedrà se c’è stato un caso simile e come è stato risolto; in seguito
applicherà in virtù del principio “stare dicisis et quieta non movere” (attenersi a
decisioni prese e non allontanarsi).
Distinzioni relative alla concezione del diritto romano
Dietro le concezioni del diritto c’è una concezione dello stato e dietro ancora la
concezione della società, e ancora una concezione religiosa, è paradossale ma è cosi.
Infatti ciò che accomuna i common law e il civil law in occidente è la cristianità e
nonostante tutte le cose negative (santa inquisizione) vi è un principio di non violenza
ed è tutto costruito sul fatto che ognuno può redimere tendenzialmente chi sbaglia.
Dietro ogni diritto c’è una concezione di mondo che ha una radice religiosa, non la
riconosce esplicitamente, ma essendo che nella costituzione è scritto nell’art 27 
La responsabilità penale è personale.
L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono
tendere alla rieducazione del condannato [cfr. art. 13 c. 4].
Non è ammessa la pena di morte.
“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono
tendere alla rieducazione del condannato” questo è perché noi tendiamo a redimere il
carcerato.
Giusnaturalismo (giustizia) e Giuspositivismo (legalità)
Il diritto costituzionale ha una base giusnaturalistica perché aspira alla giustizia ed è
proprio questo l’obiettivo della Costituzione, ma non solo giustizia anche libertà,
uguaglianza, solidarietà.. e questi principi indicano la strada che porta alla giustizia
(la quale è riassumibile con la formula: “ad ognuno il suo”, si è contenti quando
siamo nella giustizia)
Invece, le correnti che si ispirano al giuspositivismo mirano alla legalità
indipendentemente dalla giustizia (es. se si dicesse l’automobile può essere guidata
solo dagli uomini e non dalle donne sarebbe ingiusto e andrebbe contro il principio di
uguaglianza, se fosse scritto cosi e fosse diritto per il giuspositivista questo è il diritto
e non gliene importa nulla del resto), ma per il giusnaturalista questo sarebbe ingiusto
e invocherebbe il diritto naturale ovvero che le donne e gli uomini sono eguali per
dignità.
A cosa si ispirano le costituzioni o le dichiarazioni dei diritti internazionali? Si
ispirano al diritto naturale, non sappiamo se esiste, ma sappiamo che tutti noi
abbiamo un anelito, un desiderio di giustizia e sappiamo anche che esiste la legalità,
l’auspicio è quello che essa si avvicini alla giustizia, ma non è detto. Il diritto è per
l’uomo e non il contrario, la legalità serve se realizza la giustizia sennò non serve a
nulla (es. un bambino sta morendo perché non ha le medicine, allora si rompe il vetro
della farmacia ma questo non è più reato per il diritto costituzionale e si chiama “stato
di necessità”, hai salvato una vita e il giudice non ti condanna.)
Le concezioni giusnaturaliste dicono: “questa è la verità, questa è la giustizia” ma ti
fermano e nessuno sa cosa è giusto, cosa è vero e così via… Quindi il suo limite, che
guarda al diritto come valore reale e oggettivo sostanziale sia esso cristiano o laico,
i diritti mirano a realizzare un valore assoluto, poi ci accorgiamo che non basta: è un
anelito e, quindi, si aggiungono sempre più diritti (donne, fanciulli, immigrati,
ambiente, popoli) e non finiamo più perché l’istanza che c’è nel mondo è assoluta. Le
costituzioni servono a dire dove andare questo vuol dire, per esempio che la flat tax
non si può fare, perché nell’articolo 53
Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità
contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
c’è scritto che le imposte sono progressive, cioè se io ho, pagherò di più, ma in
progressione.
Le correnti del giuspositivismo sono: storicismo e istituzionalismo giuridico,
sociologismo giuridico, formalismo giuridico e volontarismo- decisionismo giuridico.
Lo storicismo ci dice che noi dobbiamo vedere il diritto come valore reale e oggettivo
nel momento in cui è prodotto, quindi, si scrive il testo della costituzione nel 1948 ma
cosa significa quel testo nel 1948? Lo storicista dice che, bisogna leggere il testo alla
luce dei valori che il costituente ha scritto e aveva. (es. Togliatti aveva un amante, i
comunisti erano rigorosi sul piano morale, e l’idea del divorzio e dell’amante non la
tolleravano, quindi alla luce di ciò non si può escludere che l’intenzione del
costituente era anche quella di manifestare il pensiero in altre forme). Il sociologismo
giuridico ci dice che bisogna guardare al diritto scritto alla luce degli interessi attuali
ma questo rischia di diventare il diritto libero e leggere la costituzione come ci pare.
Il formalismo giuridico (dottrina pura del diritto il cui vertice è Hans Kelsen) dice che
quello che conta è il testo scritto, indipendentemente dagli effetti che questo testo
determina sulla giustizia, conta rispettare la procedura. Per i formalisti il diritto è
coscritto come una serie di norme a scala gerarchica, quindi ogni norma contiene le
norme che ci dicono come fare le altre (ovviamente non è cosi perché la Costituzione
sarebbe libera di valori). Il volontarismo-decisionismo giuridico: il diritto è un valore
reale e soggettivo, cioè il diritto è un espressione di un atto di volontà (es. il
parlamento esprime un atto di volontà e produce la norma ma noi, popolo, abbiamo
espresso un atto di volontà eleggendo i parlamentari). Un grande giuridico di nome
Karl Schmitt (si iscrive al partito nazista) dice che la costituzione è un atto di
decisione con cui un popolo afferma la sua identità, perché chi decide ha il potere di
farlo e che, quindi, ha ragione, ma questo perché ha la forza di decidere; se non si ha
la forza di decidere non ci si può imporre e non si ha ragione, si è deboli. (La politica
per Schmitt è amico-nemico, se non c’è nemico non c’è politica)
Ma il popolo italiano, giuridicamente, è fatto da quelli che sono cittadini italiani, e
costituzionalmente anche la nazione è importante ma non quanto il popolo, quindi, se
io vado ad affermare l’identità nazionale a scapito del pluralismo del popolo sto
violando la costituzione. (Art 11
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e
come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni
di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un
ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce
le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
“L’Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di
sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le
Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.)

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