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Lezione 4

Nell’ambito della Sofistica matura una compiuta riflessione intorno al diritto e al


complesso rapporto tra il diritto e la giustizia.
Molti sofisti, i maggiori di questi furono Gorgia, Trasimaco, Callicle, Antifonte
(alcuni dei quali li troviamo protagonisti dei numerosi dialoghi platonici), osservano
che il diritto non coincide necessariamente con la giustizia poiché il diritto serve a
tutelare i deboli dai forti ma, secondo natura e secondo la giustizia naturale, i forti
legittimamente sottomettono i deboli. Vi è allora un contrasto forte, stridente tra
diritto, o convenzione umana, e giustizia. Trasimaco sostiene che la giustizia sia
semplicemente l’utile del più forte.
Contro i sofisti, i dialoghi platonici, già illustrati, suggeriscono che vi sia una
giustizia oggettiva, alla quale tendere: la giustizia viene raffigurata come virtù totale
alla quale i filosofi tendono.
Vi può essere contrasto, come afferma il tragediografo Sofocle, nell’Antigone, tra il
diritto positivo, ovvero quello posto dall’uomo – ad esempio il sistema normativo che
regola i rapporti all’interno di un regno –, e la legge naturale, superiore e immutabile
norma che governa direttamente la coscienza umana.
La legge naturale, la giustizia naturale (concetti etico-giuridici) sono ben superiori al
diritto positivo poiché coincidono con la natura stessa dell’uomo, sono connaturati
all’uomo.
Questa fondazione della norma positiva, la norma posta dai pubblici poteri, sul
concetto di diritto naturale, insieme di principi etici che guidano e limitano il potere,
caratterizza la riflessione politica occidentale dall’età antica ad oggi.
Tale dottrina viene chiamata giusnaturalismo. Si hanno tuttavia tre tipi di
giusnaturalismo:
- Volontaristico
- Naturalistico
- Razionalistico

Il giusnaturalismo volontaristico afferma essenzialmente che la legge superiore e


naturale cui urge conformarsi è quella imposta dalla libera e imprevedibile volontà di
Dio, creatore dell’universo e supremo legislatore.
Il giusnaturalismo naturalistico afferma invece l’esistenza di una legge naturale, legge
oggettiva e esterna all’uomo, che governa e ordina l’universo e tutti gli esseri animati
che lo abitano: anche gli animali (è una legge naturale a stabilire che da maschio e
femmina nasca la prole).
Il giusnaturalismo razionalistico afferma l’esistenza di una legge naturale e superiore
ritrovabile nella ragione umana, connaturata all’uomo.
La dottrina giusnaturalistica, in queste tre correnti, suggerisce l’idea di un sistema
normativo, di valore etico piuttosto che giuridico, che precede e fonda idealmente la
legge umana.

Stoicismo: corrente filosofica maturata in età ellenistica che sostiene alcuni principi
importanti in ambito etico e giuridico.
Questa corrente ha una visione panteistica, Dio è in ogni cosa. Dio coincide con la
ragione, che tutto governa, e con la natura stessa. Anche gli stoici si accostano alla
dottrina giusnaturalistica poiché radicano il diritto prodotto dagli uomini nella natura
e nella ragione umana ovvero in Dio.
La cultura filosofica stoica avrebbe fortemente influenzato la cultura giuridica
romana, ancora oggi alla base dei sistemi normativi di civil law, e la cultura cristiana
la quale avrebbe affermato la giustizia della legge divina anche sulla base della sua
essenziale natura razionale.

La letteratura giurisprudenziale romana, elaborata in età imperiale, e raccolta nel


Digesto, nelle Institutiones, nel Codex, nelle Novellae, guardando ai principi stabiliti
dal giusnaturalismo, afferma l’esistenza di tre branche ovvero ius naturale, ius civile,
ius gentium. Ius naturale è il diritto comune a tutti gli esseri animati e precedente la
nascita dello stato; il civile è quell’apparato normativo istituito dallo stato e che
vincola i cittadini, i cives; il diritto delle genti, o dei popoli, è quel sistema di principi
giuridici comune a più popoli e civiltà ma posto dagli uomini stessi.
Si tenga conto allora che ius naturale e ius gentium sono separati anche se, talvolta,
sembrano confondersi.
La natura, che si riflette nello ius naturale, stabilisce che tutti gli uomini siano uguali
e che non esistano regimi di proprietà privata mentre, al contrario, i principi di diritto
delle genti, ius gentium, stabiliscono l’esistenza, comunemente accettata dai popoli,
della proprietà privata e della schiavitù.
Fin dai tempi antichi gli uomini sconfitti in guerra vengono fatti schiavi; questa
norma viene comunemente accettata, anche nella modernità europea, ma contrasta
chiaramente con la natura che stabilisce che tutti siano liberi e uguali.

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