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IL DIRITTO NATURALE NELLA TRADIZIONE GIURIDICA ANTICA, MEDIEVALE E MODERNA

Si dice comunemente che il giusnaturalismo è un complesso di dottrine con sfaccettature diverse, la culla
da cui nasce poi l’illuminismo e il positivismo giuridico. L’idea che esista un complesso di norme
universalmente valido, che però deve informare di sé anche il diritto positivo, porta in un particolare
sviluppo del giusnaturalismo nella seconda metà del 1700 all’illusione di poter comprendere i principi di
diritto naturale attraverso la ragione e porli per iscritto, codificarli. Questo è il presupposto da cui nasce il
positivismo giuridico di matrice illuministica, con questa fiducia nella ragione umana che arriva a teorizzare
che sia possibile racchiudere in un codice i principi di giustizia, e che il codice in cui sono contenuti questi
principi di diritto naturale possa in qualche modo esaurire il complesso delle norme o comunque chiudersi
alla eterointegrazione. Finché il diritto positivo è interpretato come prodotto della volontà umana resta la
possibilità di integrazione attraverso altre fonti del diritto. Nel Sei-Settecento ci sono una serie di
compilazioni che rappresentano ancora razionalizzazioni del complesso normativo preesistente, spesso di
un unico piano normativo (es. le leggi e costituzioni reali), ma restano ancora aperte a un’eterointegrazioni
ad altri piani normativi.
Il piano meta-positivo di norme superiore e anteriore del diritto positivo, universale e onnipresente (c’era
prima e ci sarà dopo) non ha bisogno di un princeps, una persona che funga da interprete/mediatore, che
svolga non solo un ruolo politico ma anche di tramite fra Dio e gli uomini, contiene principi di giustizia che
l’uomo almeno in parte può riconoscere con la propria ragione. Questo è uno dei punti chiave del
giusnaturalismo moderno. In questo senso la ragione diventa l’elemento distintivo rispetto alle riflessioni
sul diritto naturale dei tempi più antichi. Grozio afferma che il diritto naturale è razionale, comprensibile
dall’uomo. Identificare il diritto naturale con la ragione umana significa riconoscere a ogni essere vivente la
propria razionalità e riconoscere l’individuo come soggetto razionale di diritti.

Il diritto naturale è interpretato secondo una visione naturalistica che interpreta la legge naturale come
quella legge che si ritrova in natura.

Istituzioni 1, 2 (De iure naturali, gentium et civili, Ulpiano) testo: Ius naturale est quod natura omnia
animalia docuit. nam ius istud non humani generis proprium est, sed omnium animalium, quae in caelo,
quae in terra, quae in mari nascuntur. hinc descendit maris atque feminae coniugatio, quam nos
matrimonium appellamus, hinc liberorum procreatio et educatio: videmus etenim cetera quoque animalia
istius iuris peritia censeri.
Traduzione: Il diritto naturale è ciò che la natura ha insegnato a tutti gli animali. Infatti tale diritto non è
esclusivo del genere umano, ma appartiene a tutti gli animali che nascono in cielo, in terra e in mare. Ne
deriva l’unione del maschio e della femmina, che noi chiamiamo matrimonio, e la procreazione e
l’allevamento dei figli: vediamo infatti che pure gli altri animali sono valutati in rapporto alla loro perizia in
questo diritto.

Glossa “ius naturale” (Accursio) testo: Ius naturale est, quod natura, id est Deus, et nominative, et
ablative, potest legi. […] Secundum canones ius naturale dicitur quod in lege Mosaica, vel in evangelio
continetur, ut in principio decretorum […]; et tunc dic natura, id est, Deus.
Traduzione: Il diritto naturale è ciò che è per natura, e cioè [opera di] Dio; [il termine natura] qui lo si
intendere come in nominativo [soggetto: ciò che la natura insegna …] oppure anche in ablativo [che è per
natura / in natura, per opera di Dio stesso] […] Secondo i canoni il diritto naturale corrisponde al contenuto
della legge mosaica e del Vangelo, come in principio del Decretum di Graziano […]; dunque si deve
intendere: la natura, cioè Dio.

Decretum Gratiani, distinctio I testo: C. I. Divinae leges natura, humanae moribus constant.
Humanum genus duobus regitur, naturali videlicet iure et moribus. Ius naturale est, quod in lege et
evangelio continetur, quo quisque iubetur alii facere, quod sibi vult fieri, et prohibetur alii inferre, quod sibi
noli fieri. Unde Christus in evangelio: “Omnia quecunque vultis ut faciant vobis homines, et vos eadem facite
illis. Haec est enim lex et prophetae”. [Matth, c. 7, v. 12].
Hinc Ysidorus in V. libro Ethimologiarum [c. 2] ait: C. I. Divinae leges natura, humanae moribus constant.
Omnes leges aut divinae sunt, aut humanae. Divinae natura, humanae moribus constant, ideoque hae
discrepant, quoniam aliae aliis gentibus placent. §. 1. Fas lex diuina est: ius lex humana. Transire per agrum
alienum, fas est, ius non est.
Traduzione: C. I. Le leggi divine constano di leggi naturali, quelle umane di costumi.
Il genere umano è retto da due ordini di norme, il diritto naturale ed i costumi. Il diritto naturale è ciò che è
contenuto nella legge “mosaica” e nel Vangelo, dove si prescrive a ciascuno di fare agli altri ciò che
vorrebbe che gli altri facessero a lui, e gli si proibisce di fare agli altri quello che non vorrebbe fosse fatto a
lui. Per cui il Cristo nel Vangelo dice: «Tutto quello che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo
loro. Questa è infatti la legge e i profeti / Questo è ciò che dicono la legge e i profeti”. [Mt . 7, 12]
E partendo da qui Isidoro delle Etimologie, libro V [cap. 2], dice: C. I. Le leggi divine si basano sulla natura,
quelle umane sui costumi.
Tutte le leggi sono o divine o umane. Quelle divine si fondano sulla natura, quelle umane sui costumi,
perciò queste [ultime] sono discrepanti, giacché alcune piacciono ad alcune genti, altre ad altre. §. 1. Fas è
la legge divina: ius la legge umana. Attraversare un campo altrui è fas, non è ius.

Il giusnaturalismo moderno nasce a partire dall’affermazione di Grozio che “il diritto naturale esisterebbe
anche se (etiam si) si ammettesse (cosa che non si può fare senza commettere un sommo crimine) che Dio
non ci fosse”. L’affermazione non è così laica e razionale ma comunque avvia il giusnaturalismo moderno,
maturo. Questa affermazione si ritrova nel De iure belli ac pacis, un’opera non dedicata al diritto naturale
ma al diritto di guerra e di pace. Questa è la seconda tappa del discorso dottrinale moderno, la prima è la
questione della sovranità. Una prima opera importante sulla guerra è quella di Americo Gentili, De iure belli
libri tres (1500), ma molte altre si occupano di diritto di guerra negli anni successivi, fra cui l’opera di
Grozio.

Nel dibattito intorno al diritto naturale e al diritto di guerra ha importanza anche la scoperta del nuovo
mondo, il fatto che l’Europa venga a contatto con nuove popolazioni. Questo aspetto funge da forte
impulso al dibattito sul diritto naturale, molte opere sono di autori della scuola di Salamanca che riflettono
in modo specifico ai diritti che si possono riconoscere alle popolazioni native, se il diritto naturale preveda
diritti inviolabili per tutti gli uomini.

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