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La centralità della persona nel pensiero di Jacques Maritain

Indellicato, riassunto

CAP.1 I DIRITTI UMANI E LA LEGGE NATURALE

- Persona e diritti umani

Nel giugno del 1993 i rappresentanti di 161 paesi si sono riuniti a Vienna per partecipare alla
conferenza mondiale delle Nazioni Unite sui diritti umani, Il cui scopo era di valutare il progresso dei
diritti umani della dichiarazione universale dei diritti umani nel 1948. Tentato una sfida acuta nei
paesi che hanno cominciato ad abbracciare il relativo culturale come principio con cui proteggere i
loro costumi dall’interferenza occidentale. I diritti dell’uomo sono stati ultimamente sottoposti a
verifica per il loro carattere occidentale. In discussione non è il fatto che ci siano dei diritti dell’uomo
in quanto tali, ma che essi siano proprio quelli e solo quelli dichiarati nella formulazione dell’ONU.
A partire dalla cultura indiana, Pannikkar pone in discussione il primato riconosciuto dalla
dichiarazione dell’ONU al singolo, osservando che l’humanum non è solo incarnato nell’individuo.
L’ autore osserva che i diritti dell’uomo riguardante un forum, ma la totalità dello sviluppo con unico
dell’universo. Egli pone in luce come I diritti dell’uomo non sono solo diritti anche doveri e i due
aspetti sono tra di loro interdipendenti. Da una prospettiva che si fa carico di ampliare gli orizzonti
tenendo conto soprattutto del rapporto tra Nord e sud del mondo, Molti pensatori oggi si
interrogano su diritti e culture dell’uomo, altri ancora inquadrano la questione anche alla luce delle
dinamiche politico-culturale più recenti. Maritain ha lasciato un’impronta profonda sulla cultura
contemporanea per i suoi scritti filosofici, politico-politici, pedagogici, teologici ed ha illuminato il
nostro tempo di punti di orientamento e di chiarezza sul concetto e sul fondamento dei diritti umani,
dai quali non si può prescindere se si vuol capire l’universalità e l’inalienabilità di tali diritti. Ciò che
ha caratterizzato il filosofo francese è capacità di rivisitare e riproporre il tomismo in una prospettiva
di dialogo e di confronto con la cultura moderna che egli ha saputo nelle forme più diverse. Gli
argomenti dei suoi scritti sono molteplici e s’intrecciano fra loro perché cerca filosofica si
accompagna con le vicende della vita, per cui occasione di riflessione e lega delle situazioni reali,
che impegnano sempre tutto l’uomo. Quasi tutte le opere di Maritain sono rielaborazioni di
conferenze, di lezione accademiche ma non sono frammentarie perché il pensiero si sviluppa
unitario ed organico. L’antropologia filosofica di Maritain considera l’uomo nella sua essenza
metafisica e storica, evidenziando i valori di razionalità e libertà, che fanno dell’uomo una persona
autocosciente ed autonoma, aperta, per le aspirazioni trasnaturali, alla grazia divina e alla
realizzazione compiuta nella vita eterna, aldilà della provvisorietà della storia. L’uomo è una persona
che si possiede per mezzo dell’intelligenza e della volontà. Egli non esiste soltanto come un essere
fisico: c’è in lui una esistenza più nobile e più ricca ovvero alla sua sovraesistenza spirituale propria
della conoscenza e dell’amore. Egli è un universo a sé stesso, un microcosmo, in cui il grande
universo intero può essere racchiusa mediante la conoscenza e mediante l’amore egli può donarsi
liberamente ad esseri sono per lui come degli altri sé stesso. I diritti umani rappresentano una
conquista moderna dell’illuminismo. In questa concezione la fondazione di domani può fare leva sia
sul finalismo che viene riconosciuto come interno alla natura, per cui ogni essere, compreso l’uomo,
ha diritto a disporre di tutte le condizioni necessarie alla piena realizzazione del suo fine ultimo, sia
sull’idea di una legge naturale posta nella coscienza di ogni uomo da Dio stesso, alla quale tutti gli
uomini devono conformarsi. Maritain con la sua opera politica più importante: L’uomo e lo stato,
che raccoglie sei lezioni di filosofia politica del 1949, tratta organicamente la dottrina dello Stato
democratico elaborata contatto con la società americana, al di fuori degli ideologismi che inquinano
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il pensiero europeo. Egli non si iscrisse mai a nessun partito perché volle conservare la sua
indipendenza di filosofo e per queste ragioni scrive nella lettera sull’indipendenza il filosofo deve
essere libero di fronte partiti perché l’indipendenza del filosofo è richiesta dalla natura propria di un
sapere che di per sé ê una saggezza. Tale indipendenza è un impegno reale e profondo che
testimonia la libertà della fede di fronte al mondo. La base della democrazia viene riscontrata nel
diritto naturale come giusnaturalismo che rimanda dalla legge civile alla legge morale e dalla legge
morale alla legge eterna proprio di Dio. In una sua celebre opera, intitolata I diritti dell’uomo la legge
naturale, Il filosofo francese tracciava una tripartizione delle situazioni soggettive:

- Diritti della persona umana;

- Diritti della persona civica;

- Diritti della persona operaia.

Questa elaborazione si riferiva a posizioni che non erano puramente e semplicemente di diritto
naturale e primario ma in realtà conteneva una direttiva per giungere al superamento del
capitalismo, del quale Maritain aveva compreso a fondo il risultato alienante.

- Fondazione dei diritti umani e legge naturale:

La possibilità di una fondazione dei diritti umani è stata criticata dalla filosofia moderna, la stessa
che ha contribuito in maniera decisiva alla loro formulazione, in nome dell’impossibilità di dedurre
la morale della metafisica, o anche il rifiuto della stessa metafisica. Tale critica è stata ripresa nel
‘900 dalla filosofia analitica anglo-americana, che l’ha ricondotta ad una legge logica attribuita a
Hume. Secondo la legge di Hume, non è logicamente possibile dedurre da giudizi puramente
descrittivi, dei giudizi di tipo valutativo. Teoricamente la legge di Hume come il dualismo tra fatti e
norme e la crisi dei fondamenti che tende a vanificare, perché infondata, ogni ricerca del
fondamento assoluto dei valori e quindi degli stessi diritti dell’uomo, hanno evidenziato e prodotto
nella nostra cultura una frattura. Bobbio, scrive che oggi non è tanto quelli di giustificarli, quanto
quello di proteggerli, perciò i diritti umani, come sostiene, In linea con la filosofia analitica, si
difendono, ma non si discutono. Maritain, inoltre ha partecipato alla stesura preparatoria della
dichiarazione dei diritti dell’uomo organizzata dalle Nazioni Unite nel 1947 e basata su un
questionario di 25 domande in cui arrivati i concetti già enunciati nel suo libro in cui sottolinea che
se diritti umani c’è accordo soltanto finché non ci si domanda il perché di essi. Esiste tuttavia un
modo diverso di fondare filosoficamente i diritti umani, che è non è più di tipo deduttivo, bensì
induttivo. Si può mostrare che alcuni diritti riconosciuti da tutti implicano logicamente una
determinata concezione dell’uomo, la quale ne costituisce il fondamento. Ad esempio, Il diritto di
ogni uomo ad essere trattati in modo uguale agli altri, indipendentemente dalla razza, dal sesso,
dalla condizione sociale. Sei gli uomini, infatti, non fossero uguali tra loro non si capirebbe perché
devono essere trattati tutti nello stesso modo. Ciò significa che la natura umana non è totalmente
materiale, bensì è almeno in parte anche spirituale, dove per spirituale si intende eccedente la
materia, quindi capace di scegliere. Quale è il fondamento dei diritti umani? Secondo Maritain ê
necessario ristabilire la nostra fede nei diritti dell’essere umano sulla base di una vera filosofia.
Questa filosofia dei diritti della persona umana è fondata sul concetto della legge naturale
considerata in una prospettiva ontologica. La legge naturale che stabilisce I nostri doveri
fondamentali è la stessa legge che ci assegna i nostri diritti fondamentali. Si tratta di una legge non

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scritta, derivante, tramite la natura della legge eterna, dalla stessa saggezza divina e che impegna
moralmente la coscienza quando si tratta di un essere libero.

LEGGE NATURALE: È un ordine o una disposizione che la ragione può scoprire e secondo la quale la
volontà umana deve agire per accordarsi ai fini necessari dell’essere umano. Si tratta di una legge
scritta derivante dalla saggezza divina. Maritain fa notare come la legge naturale sia legge comune
a tutti gli uomini e voluta da Dio. La filosofia dei diritti e dei doveri della persona si fonda sulla legge
naturale, che riconosce la dignità della persona umana. La legge naturale che altro non è se non la
esigenza razionale di umanità del diritto. Nella società complessa in cui viviamo solo in riferimento
a Dio può dare solidità ad un’etica della solidarietà e della giustizia, l’unica capace di evitare le
conseguenze disastrose di un relativismo purtroppo imperanti perché chi non conosce Dio, non
conosce e non può operare la vera giustizia. Se non possediamo dei diritti di fronte agli altri uomini
è perché siamo inseriti nell’ordine universale, nelle leggi e nelle regolazioni del cosmo e
dell’immensa famiglia delle nature create. I diritti dell’uomo sono inalienabili, perché fondati sulla
legge naturale, ma non sono sempre immediatamente esigibili se le concrete esigenze storiche non
ne permettano l’attuazione, tanto che il diritto naturale deve concretizzarsi nel diritto positivo. I
diritti come il diritto all’esistenza, la libertà personale, al perfezionamento della vita morale, sono
diritti inalienabili perché sono fondati sulla natura stessa dell’uomo, che è certamente nessun uomo
può perdere. La conoscenza che la coscienza morale ha nella legge naturale non è statica ma
dinamica e progredisce con la storia umana. La legge naturale è una legge non scritta nel senso più
profondo dell’espressione, perché la conoscenza che noi ne abbiamo non è l’esito di una libera
concettualizzazione, ma risulta da una concettualizzazione legata alle inclinazioni essenziali di ciò
che compone la struttura ontologica dell’uomo e perché si sviluppa in maniera proporzionale al
grado di esperienza morale e di riflessione personale, come di esperienza sociale di cui l’uomo è
capace nei diversi stadi della storia. Per una visione autentica bisognerebbe fermare l’attenzione
contemporaneamente sui diritti e sui doveri inclusi nelle esigenze della legge naturale. La filosofia
dei diritti e dei doveri della persona in Maritain si fonda sulla legge naturale, che riconosce la dignità
della persona umana e il suo essere soggetto possessore di diritti. Infatti, per il fatto stesso che
l’uomo è persona, cioè è un universo in sé, un tutto Signore di sé stesso e dei suoi atti, egli ha il
diritto legato alla sua natura di agente libero spirituale, di essere trattato sempre come fine e mai
come mezzo. La persona è fonte del diritto. I diritti dell’uomo non sono concessi da alcuna autorità
umana ma si collocano nelle leggi delle nature create e come ogni legge mira al bene comune, così
i diritti umani hanno un rapporto intrinseco al bene comune. Il tentativo del pensiero moderno di
fondare i diritti della persona solo sulla libertà dell’uomo è un tentativo fondato sulla pretesa di non
sottomettere l’uomo ad alcuna legge oggettiva e di riconoscere solo l’uomo stesso come unico
legislatore. Questo tentativo che è proprio dell’umanesimo moderno non solo non fonda i diritti
della persona, ma spiana la strada alla vittoria del più forte e produce lo scetticismo nei confronti
degli stessi diritti della persona. Questa filosofia nega tali diritti, proprio perché ha condotto gli
uomini a concepirli come diritti propriamente divini, dunque infiniti, che sfuggono ad ogni misura
oggettiva ed esprimono in definitiva indipendenza assoluta del soggetto umano. Maritain si appella
ad una specie di rivoluzione intellettuale e morale per poter ristabilire in una vera filosofia la nostra
fede nella dignità dell’uomo e nei diritti, e la legge naturale come guida interna scolpita nel cuore o
meglio nella mente dell’uomo, dove la deve custodire. Per Maritain la personalità significa interiorità
riguardo a sé stesso, ma precisamente perché è lo spirito che fa passare all’uomo la soglia
dell’indipendenza propriamente detta e dell’interiorità di sé stessi. La persona si possiede per mezzo
dell’intelligenza e della volontà. Egli non esiste soltanto come essere fisico ma è dotato di
un’esistenza più nobile: quella spirituale. Ognuno di noi in quanto persona non è sottomesso agli
astri e questa è in lui un principio di unità creatrice, di indipendenza e di libertà. La dignità della
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persona umana è una parola che non ha alcun senso, se non significa che sulla base della legge
naturale della persona umana ha il diritto di essere rispettata.

Capitolo 2: diritto, morale e politica

- Etica e politica

La scelta di orientare eticamente la politica costituisce il modo più consapevole e responsabile per
affrontare il mondo. Maritain è stato uno dei pensatori che più ha saputo porre l’attenzione su
questa intersezione tra etica e politica sulla base del suo metodo “distinguere per unire”. Il filosofo
non può illuminare la mente dell’uomo. L’anti-modernità di Maritain si può dire che è una costante
del pensiero del filosofo francese; la critica alla modernità è uno dei punti di partenza dell’opera
martiniana. L’anti-modernità si configura come ultra-modernità, basti pensare alle sue opere:

- I 3 riformatori (Lutero, Cartesio, Rousseau), prevale un atteggiamento globalmente relativo

- Umanesimo integrale, la critica si sviluppa sul punto di vista culturale

- Il contadino della Garonna, la critica si sviluppa dal punto di vista ecclesiale.

Con le sue opere Maritain rivendica il primato dello spirituale nella consapevolezza che tale primato
non significhi evasione dagli impegni concreti, bensì fedeltà a Dio.

- Per una democrazia pluralista:

L’etica del filosofo è incentrata sulla persona ed ha dedicato particolare attenzione al tema della
legge naturale e dei diritti umani. Dal punto di vista politico si dedica alla rifondazione della
democrazia (bene dell’uomo): Maritain riconosce l’importanza del pluralismo come metodologia
che permette alla persona di collaborare per il raggiungimento del bene comune. La politica del
filosofo è una parte dell’etica, infatti, la vita umana a due fini ultimi:

- Il bene comune terreno;

- Il bene comune eterno e trascendente.

- Stato, bene comune e diritti della persona:

La scelta di una razionalizzazione morale è conforme alla democrazia perché si basa sulla legge
naturale che implica il rispetto dei diritti della persona. Lo Stato, per Maritain è inteso come
strumento al servizio della società, il servizio delle persone. Il punto di partenza è costituito dalla
constatazione della crisi dello stato nazionale moderno, che non costituisce più una vera società
politica perché ha perduto il carattere dell’autosufficienza, sia dal punto di vista materiale, sia dal
punto di vista spirituale. Il progetto politico Maritainiano è seguito da tre punti essenziali:

1. Il rifiuto degli enti umanismi;

2. Il rifiuto della disumana città dell’oggi per rivolgere l’attenzione alla città fraterna dei tempi
futuri;

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3. La fede nella democrazia, ossia nell’uomo.

Il progetto politico è basato su un’idea di democrazia che è finalizzata al bene comune attraverso
un pluralismo caratterizzato dalla collaborazione. La fondazione della democrazia proposta da
Maritain, si basa su un’idea di democrazia come traduzione politica del messaggio evangelico. Egli
riconosce che il fine della politica è quello di realizzare la città fraterna attraverso lo spirito
dell’amicizia civile che spinge verso il senso comunitario del vivere associato.

Capitolo 3: SCIENZA, FEDE E RAGIONE: PER UN UMANESIMO INTEGRALE

- Le tre fasi della scienza:

Il rapporto tra scienza e fede non è un rapporto pacifico, tende a porsi in termini problematici.
Storicamente questo rapporto ha alle spalle vari momenti e sulla scia di quanto ha affermato il
filosofo possiamo delinearne 3:

1. Costituito da una fase di soggezione della scienza alla filosofia e alla fede. La scienza manca di
tecniche concettuali appropriate ed era sprovvista da più elementari strumenti di laboratorio;

2. Nel ‘600 è rappresentato dalla conquista dell’autonomia della scienza. Il metodo sperimentale
consiste nel raccogliere i dati per poi verificarli e giungere ad una legge. Quest’ultima non assume
valore di certezza assoluta ma valore di probabilità perché la scienza è in continuo progresso.
Maritain afferma che la nostra civiltà deve orientarsi verso una vita al servizio del bene dell’essere
umano. Quando la scienza diventa non più lo strumento costitutivo dell’uomo in vista della
realizzazione dei valori di solidarietà di bene comune, allora si sfocia nel terzo momento…

3.…chiamato espansione imperialistica della scienza in cui né il capitalismo né il Marxismo sono in


grado di dare una soluzione alla crisi epocale che abbiamo dinnanzi. Questa la può dare solo un
umanesimo rinnovato.

- Fede e ragione (metafisica, teologica e infusa):

In una delle sue opere principali presenta tre tipi di saggezza:

- Meno alta ossia la scienza metafisica, la scienza suprema dell’ordine reazionario naturale. Essa
riconosce l’esistenza di Dio, causa prima e autore della natura;

- Al di sopra di questa saggezza umana via la saggezza teologica. Essa ha con l’oggetto proprio di Dio
nella sua essenza;

- Al di sopra Maritain pone la saggezza infusa, la più alta delle saggezze, consiste nel conoscere
l’oggetto essenzialmente soprannaturale, Non più con l’aiuto della ragione, secondo un modo sopra
umano, soprannaturale.

Per Maritain, scienza e saggezza si distinguono per l’oggetto, infatti, la scienza studia la legge delle
cose, la saggezza studia l’essenza. La saggezza autentica consiste nella ricerca di Dio.

- Scienze, fede e ragione: distinguere per unire:

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Se il potere umano non ha più la natura come modello normativo, a che cosa l’uomo farà riferimento
per attingere a quei valori che potranno rientrare il suo agire etico? Il risultato della ragione
strumentale al servizio del potere segnalo la vittoria della tecnologia. La scoperta scientifica deve
essere anche finalizzata agli uomini di scienza che sono soggetti a contraddizioni.

Lo scientismo considera il metodo scientifico come unico metodo di conoscenza certa e quindi
chiaro che non c’è posto per la fede, per cui si crea un antagonismo tra scienza, etica e fede. In
questa ottica la religione e la morale non hanno certezze razionali, possono essere accettate ma
senza sentimento o in base ad una fede cieca che esige una rinuncia alla ragione. Man mano che la
scienza avanza, avanza la zona di mistero. Anche l’origine della vita e l’evoluzione dell’universo sono
lontane dall’essere totalmente chiarite. La filosofia personalistica di Maritain vuole essere
espressione autentica dell’immagine di una ragione che non si contrappone alla fede ma che dalla
fede viene ravvivata per dare risposta ai problemi del nostro tempo. È importante affermare una
ragione comunicativa, che ci consenta di dialogare e che si risolve nel comprendere ciò che viene
detto dall’altro, una ragione illuminata che sa accogliere e distinguere i valori. Il termine rivelazione
non va inteso solo in senso teologico perché attiene anche a verità che possono riguardare elementi
di ordine naturale. L’atto di fede, pur essendo soprannaturale è conforme alla ragione implica la
validità di certezza e l’ordine razionale. Il filosofo parla di una ragione concreta. La ragione umana è
capace di verità perché è partecipazione di quella divina. Scienza e fede non si collocano sullo stesso
piano:

- L’oggetto della scienza è la accessibile alla nostra esperienza sensibile;

- L’oggetto della fede è costituito dalla realtà che sono aldilà distinte ma mai separate.

Sia la scienza che la fede possono collaborare per la ricerca della verità purché non sconfinino l’una
dall’altra dai propri ambiti. Sono infatti situate in due campi diversi ovvero immanente e nel
trascendente. Con il distinguere per unire, Maritain schiude nuovi approcci e lascia intravedere un
rapporto nuovo tra scienze filosofia e tra scienze fede. Il legame tra scienza e fede esiste e non è
contraddittorio pensare ad una perfetta sintonia tra scienze fede. Entrambi hanno radici nella
ragione.

CAPITOLO 4: L’esperienza mistica

- Il significato della mistica di oggi

Il mistico consiste nella rivelazione dell’essere del mondo, “che mondo è, è il mistico”. Il mistico è
convinto che il mistero si annuncia, non si spiega. Maritain afferma che l’esperienza mistica deve
intendersi non in un senso più o meno vago, ma nel senso di conoscenza sperimentale della
profondità di Dio, ovvero nel senso di passione delle cose divine. Per esprimersi con il linguaggio
della mistica medioevale, l’occhio dell’intelligenza tutto comprende, riconosce l’amore e continua a
guardare al bene: lo sguardo diventa semplice e cioè vero.

- La saggezza filosofica tra teologia e mistica

Lo spirito secondo Maritan è una struttura multiforme dalle molte possibilità di intuizione, di
discorso, di creatività poetica, ma è anche un movimento di tensione, sempre insoddisfatta che
passa nell’approfondimento delle sue conoscenze delle sue esperienze. La saggezza consiste nella

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ricerca di Dio, nella conoscenza dell'essere e non può essere compiuta se non nel possesso assoluto
della verità. Maritain distingue tra le scienze naturali, che sono semplici conoscenze e le scienze
umane e divina, che sono conoscenze impegnate, saggezze, perché riguardano i fini, i valori, il
destino umano. Le scienze studiano il come, la legge delle cose, mentre le saggezze studiano il
perché. Vi sono diversi gradi di saggezza, umani e divini, naturali e soprannaturali. La prima di queste
saggezze è la metafisica, Suprema dell'ordine puramente razionale o naturale, essa riconosce
l'esistenza di Dio. Il suo oggetto è Dio. al di sopra di questa saggezza umana vi è la saggezza teologica,
di ordine soprannaturale. Essa ha per oggetto non più Dio come causa prima e creatore del mondo,
ma Dio in sé stesso, nella sua essenza, cioè Dio in ciò che ha di esclusivamente proprio, in ciò che
appartiene a lui e lui solo. Maritain propone la saggezza infusa. È La più alta delle saggezze, è la
conoscenza di Dio nella sua essenza in un modo completamente soprannaturale, non più con l'aiuto
della ragione, ma direttamente, vediamo te i doni dello Spirito Santo. È Una saggezza di amore e di
Unione. saggezza metafisica saggezza teologica, saggezza infusa: queste tre saggezze formano una
gerarchia organica, per cui quella inferiore si apre a quella superiore senza essere disturbata nel suo
ordine. Da questa legge dipende tutta la vita dell'uomo. Quest’ordine, che è dello spirito, è per
l'essere umano l'ordine per eccellenza: tutti gli altri ordini più visibili: sociali, politici, economici sono
secondari. La prima saggezza a cui l'uomo è chiamato, e la saggezza metafisica, cioè la conoscenza
dell'essere punto e su questo piano che si svolge l'educazione intellettuale punto si tratta di
suscitare questo senso dell'essere nella persona, di dare una consistenza, un significato alla vita,
affinché l'uomo non neghi la sua vita che scorre, ma sappia scoprire in essa la profondità di un
qualcosa che è eterno. L'intelligenza deve dunque dominare la sensibilità.

- Contemplazione e amore

La contemplazione cristiana non va confusa con la contemplazione filosofica della verità, perché la
liberazione veramente liberatrice non è la contemplazione dei filosofi, che si arresta
nell’intelligenza. È la contemplazione dei santi, che ci salva nell'amore e che non si arresta
nell’intelligenza, ma passa nel cuore. la contemplazione, afferma Merton, va sempre oltre la nostra
conoscenza, i nostri lumi, oltre ogni sistema, ogni spiegazione, ogni dialogo. La contemplazione è
un'attività del nostro io profondo, trascendente, sconosciuto, è il vero io. L'esperienza
contemplativa rivela che non vi è qualcosa che possa essere chiamato Dio, perché Dio non è
qualcosa ma è un puro chi. La vita spirituale vale più della vita intellettuale, permettendo
un'esperienza della verità oltre il ragionamento e il discorso umano. Questa contemplazione
richiama a sé tutti gli uomini, tutti sono chiamati: gli ignoranti e i sapienti, i poveri e ricchi. Si tratta
di conoscere Dio per esperienza, nel silenzio di ogni creatura. La fede da sola non basta: bisogno che
sia perfezionata dai doni dello Spirito Santo, dono di intelligenza e di Sapienza. Il parlare del mistico
è un parlare contro le parole, il mistico subisce la fascinazione del silenzio e il silenzio è la casa del
mistico e per il mistico Dio e il signore del silenzio. il silenzio del mistico è più eloquente delle sue
parole, è un silenzio che parla di ciò che non può essere detto punto chi lascia uno spazio al silenzio
si riconosce creatura e riconosce i propri limiti del suo essere creatura. Per il mistico esiste accanto
alla maieutica del silenzio, il suo invito a liberarsi dalle parole. Per il mistico nel silenzio l'anima si
apre totalmente a Dio e alla testimonianza.

- Le condizioni dell’esperienza mistica

Le condizioni dell’esperienza mistica sono secondo Maritain, “la Grazia santificate e l'inabitazione
delle persone diviene nell’anima in stato di grazia”. La grazia è una nuova natura spirituale. L’effetto
della nostra elevazione allo stato di grazia è un nuovo modo di presenza di Dio in noi. L'esperienza
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mistica e il vertice verso qui tende tutta la vita umana. Se la grazia santificante e l’inabitazione di
Dio nell’anima, sono i fondamenti dell’esperienza mistica i principi prossimi e quindi le modalità di
come tale esperienza si realizza consistono per Maritain in due caratteri essenziali: e una conoscenza
di un modo sovrumano, e una conoscenza per connaturalità. Per conoscere Dio senza distanza,
occorre un’ispirazione speciale dello Spirito Santo. L'esperienza mistica e dunque una conoscenza
di modo sovrumano ottenuta per mezzo dei due anni dello Spirito Santo. L'esperienza mistica a un
secondo carattere: e una conoscenza per connaturalità. Maritain fa poi delle riflessioni sul rapporto
fra poesia e mistica ed afferma che la poesia e la mistica si collegano ad una medesima fonte
interiore, ma si manifestano in modi diversi. Nella mistica si tratta prima di tutto di conoscere e di
amare virgola di conoscere per amare punto nel caso della poesia si tratta sì di una certa conoscenza
della creazione, ma tutta questa conoscenza non tende di per sé ad amare, tende alla creazione di
cose belle. La poesia non è né mistica né magia, bensì opera dell’uomo, della creatività umana
nell’opera d'arte. L'esperienza poetica dice Maritain, è dentro la linea del fare o della creazione.
nell'ordine della contemplazione mistica si tratta prima di tutto di conoscere e di amare. Il mistico
trova riposo nell'unione a dio, e se decide di comunicare la sua esperienza ciò è solo un generoso
tentativo di comunicazione, non un bisogno come per il poeta. La chiave interpretativa
dell’umanesimo di Maritain diviene la concezione dell'uomo come immagine di Dio.

CAPITOLO 5: Valore ontologico e teologico della natura

- Natura e Dio

Del pensiero di Maritain si possono distinguere diversi momenti. Per molti versi simile ad un altro
pensatore francese Mounier perché i entrambi è forte il bisogno di spiegare il trascendente come
introduzione per la comprensione di tutti i problemi morali e sociali. “La persona- scrive Maritain- è
ordinata direttamente da Dio come suo fine ultimo assoluto e trascende ogni bene comune creato”.
Rimane in Maritain il significato di filosofia come interesse rivolto alla sapienza, alla conoscenza del
vero. In science et saggesse, il filosofo francese, illustra l’unità nella distinzione tra saggezza e grazia,
saggezza teologica e saggezza metafisica. Alla sapienza di grazia è legata l’esperienza mistica, che è
anch’essa oggetto di ricerca teologica e filosofica. L’armonia delle tre saggezze trova il suo
fondamento nel divino che si cala nell’umano affinché l’umano possa attingere al divino. Spinosa e
Cartesio affermavano che la natura è l’essere stesso di Dio e quindi le sue leggi sono necessarie e
universali, immutabili come l’essere stesso di Dio. Della natura ci parlano l’arte, la filosofia e la
teologia.

- Filosofia della natura e scienze sperimentali

Con l’opera Filosofia della natura, Maritain vuole sottolineare quali sono i compiti della filosofia
della natura. Essa, infatti, partecipa al lume ontologico della metafisica, deve continuamente
mettersi a confronto con la storicità dell’esperienza e con gli sviluppi scientifici. Le scienze dei
fenomeni testimoniano che la natura è conoscibile e che esse la conoscono in modo essenzialmente
insoddisfacente. La filosofia della natura ha dunque bisogno in quanto scienza, in quanto è sapere,
di completarsi mediante le scienze sperimentali, mediante la conoscenza empiriologica.

- Filosofia della natura e metafisica

La filosofia della natura è certamente una filosofia, ma non è una metafisica, essa non è la filosofia
prima, poiché non si interessa all' essere. È una filosofia inferiore alla metafisica e studia l'essere in
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quanto mobile, cioè l'essere secondo le condizioni che lo caratterizzano in questo universo, che è
l'universo materiale. La metafisica è necessaria alla costituzione di una sana filosofia della natura.
Le riflessioni di Maritain ci fanno comprendere che l'universo è un insieme di esseri alla cui origine
sta un atto di onnipotenza, che è anche atto di amore. La creazione è un atto di onnipotenza
amorosa e di amore onnipotente, è un atto creatore di amore. L'uomo non è soggetto soltanto alla
legge eterna ma egli è partecipe in modo cosciente, e deve farsi collaboratore dei disegni della
provvidenza. Tutti gli esseri, anche quelli privi di ragione, operano per un fine, giacché tendono, sia
pure inconsapevolmente, verso ciò che è bene per loro. La natura tutta, e ricolmata della vitalità e
altezza divina. La natura è creata da Dio. L'uomo ha il dovere di rispettare la natura nelle sue diverse
forme punto la libertà dell'uomo, la sua creaturalità non deve trasformare la natura in puro oggetto
di cui usare a proprio piacimento. L'uomo ha il dovere di rispettare la natura e tutti i beni di cui essa
è portatrice, come pure ha il diritto di godere dei beni materiali di essa. Kant nella critica del giudizio,
scriveva che la natura è una macchina meravigliosa che funziona con leggi di natura fisico-
matematiche. Gli enti viventi, sono molto più che macchina. Kant notava che la natura è
divinamente bella e meravigliosa. Rosmini è convinto della bellezza del divino nella natura creata.
Tutto l'universo parla di Dio ed è opera di Dio, perché da “Dio pensata e pensando prodotta”. Dalla
bellezza della natura l'uomo può ascendere alla bellezza Suprema e infinita di Dio. Maritain sostiene
che ogni cosa esiste nella natura, sia che si tratti di una pianta, di un cane, di un cavallo, ha la sua
legge naturale, deve raggiungere la pienezza tipica del suo essere, perché vi è un dinamismo che
spinge la legge non scritta ad esplicitarsi nella legge umana e a rendere questa sempre più perfetta.
Questa legge naturale è vissuta e conosciuta da tutti gli uomini. Il pensiero occidentale in duemila
anni di storia ha impoverito progressivamente la cultura e l’uomo perché ha eliminato il principio, il
fondamento, l’essere, divinizzando esclusivamente gli individui. Maritain in ragione e ragioni, scrive
che se la civiltà sarà un’epoca di integrazione spirituale oltre che sociale, di umanesimo teocentrico.
Oggi lo spirito umano è diviso e lacerato tra il positivismo e l’irrazionalismo. Maritain insiste su un
rinnovamento della metafisica tanto necessaria alla vita dell’uomo. Possiamo dire che il pensiero
occidentale con Maritain compie un balzo verso il rinnovamento della metafisica e ci riporta al
valore ontologico e teologico della natura. Secondo Maritain non rispettando la natura, per fini
egoistici usiamo violenza alla natura con ripercussioni negative sull’ambiente e sull’uomo stesso.

CAPITOLO 6: Il cristianesimo nel pensiero di Raissa Maritain

- La conversione di Raissa: genesi e influsso culturale

La figura di Maritain è complessa. Segnato da una vocazione al cattolicesimo avvenuta in età matura
in comunione con la moglie Raissa, i due coniugi vissero seguendo Cristo. L’11 giugno 1906 i due
sposi ventenni, lui protestante e lei ebrea, ricevettero il battesimo. Maritain aderisce al tomismo
sviluppando un pensiero filosofico cristiano. Maritain e la moglie hanno sempre mantenuto nei loro
scritti e nella loro vita una forte vocazione spirituale che, nel segno del tomismo, unisce intimamente
fede e ragione. Le origini di Raissa Maritain sono in terra russa, in terra ebrea. Nacque a Rostoff il
12 settembre 1883, nel giorno che, scoprirà con gioia quando diventerà cristiana, nel calendario
della chiesa cattolica è dedicato al nome di Maria. Fu influenzata dalla fede, vibrante di amore di
Dio, dei nonni. I genitori desideravano ardentemente che la figlia proseguisse con gli studi. La
famiglia si stabilì a Parigi dove Raissa continuò gli studi e venne perdendo ogni certezza religiosa. La
loro casa era frequentata da numerosi rifugiati e da giovani studenti russi rivoluzionari, ma l’ateismo
era il loro dogma fondamentale. “propendevo sempre di più a credergli e di giorno in giorno
crescevano la mia tristezza e noia di vivere”. S’iscrisse alla facoltà di scienze della Sorbona dove
incontrò Jaques Maritain, ateo anche lui e socialista militante. Furono subito inseparabili, e cominciò
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così la loro comune avventura. Insieme, oltre alla facoltà di Scienze, frequentavano i corsi di Lettere
e Filosofia, prigionieri entrambi dello storicismo e del positivismo dominanti nei loro professori, che
partivano tutti dalla negazione di Dio. la filosofia del dubbio, scrive Raissa, e capace di disgregare la
vita dell'anima. Ella comprese che lo scetticismo dei suoi professori universitari comportava come
conseguenza il relativismo e il nichilismo morale, e lotto con Jacques per uscire da quello che le
pareva un abisso di disperazione abitato dal nulla. Forte era in Raissa, l’intuizione della connessione
fra verità e vita: “siamo fatti per la verità non per l'errore” e trovare il sentiero della verità significa
trovare il sentiero verso Dio. È noto l'episodio della passeggiata all'orto botanico di Parigi, nel corso
della quale fecero un bilancio della loro vita e presero una decisione importante per la loro esistenza
“se quella esistenza non fosse riuscita la soluzione sarebbe stata il suicidio. Volevamo morire con un
libero rifiuto, se non era possibile vivere secondo la verità”. Dal suicidio li salva Chales Peguy, che li
conduce ad ascoltare le lezioni di Bergson al College de France. Da queste lezioni i due giovani
apprendono che è possibile conoscere la verità, che è possibile conoscere l’assoluto, ma non sanno
dove trovarlo. Fu questo romanziere con la sua radicale testimonianza cristiana a portare i due sposi
alla fede cattolica. Raissa fu colpita dalla grandezza dell’anima religiosa di questo promulgatore di
assoluto. I pregiudizi che essi nutrivano verso il cristianesimo caddero uno dopo l’altro al contatto
con gli scritti e la vita dei santi. Jacques e Raissa l’11 giugno 1906 diventarono convinti testimoni di
Dio.

- Spiritualità e santità

Si interrogavano su come dovessero testimoniare da cristiani nel mondo. Raissa, Jaques e l sorella
di lei, Vera, compresero che l santità è il destino proposto a tutti i cristiani e che va testimoniata.
Essi si misero alla scuola dei santi per trarre gli insegnamenti che li avrebbero indotti a una vita
cristiana autentica. Sentono l’esigenza della santificazione del quotidiano e la necessità di una
spiritualità che si incarni nll’ordinarietà della vita. In una pagina di diario di Raissa si legge:” fermati,
lascia tutte le tue occupazioni e vedi, vedi Dio, contemplalo, dagli il tuo pensiero e il tuo cuore,
rendigli graie”. Coglie così il significato del riposo sabbatico e della Domenica e della dimensione
contemplativa della vita. Tutti i nostri valori dipendono dalla natura del nostro Dio. Anche gli
scienziati non credenti non possono non rilevare la presenza di leggi che regolano la vita di ciascun
organismo, dando un senso teologico e una funzionalità ad ogni cosa creata.

- La mistica e la contemplazione

La mistica è il momento dell’incontro esperienziale tra Dio Trinità e l’uomo. Il mistico, è colui che
incarna l'insegnamento di Cristo virgola che vive nella quotidianità della vita l'esperienza cristiana.
Nell’opuscolo De la vie d’orarion, che i Maritain scrissero insieme, vengono delineati i presupposti
di una vita di orazione condotta nel mondo con i consigli evangelici e interamente affidata alla luce
e alle ispirazioni silenziose che vengono dallo spirito. In continuità virgola in Liturgie e
contemplation, si afferma come bisogno dei nostri tempi la necessità di mettere la contemplazione
sulle strade. Raissa Compose la piccola regola di vita che delineava in modo essenziale quale dovesse
essere la sua esistenza al fine di “serbare il cuore per Dio solo”. Fare tutto per Dio, offrire tutto a
Dio. Il vero mistico, per i Maritain, non è l'uomo che fugge dal mondo. il tema della forza è stato uno
dei grandi temi la forza della grazia che può consentire all'uomo la condizione di santità. Una santità
che secondo i Maritain, va guadagnata nella quotidianità della vita attraverso azioni giuste ed etiche
che diano testimonianza di un impegno cristiano nel mondo. Solo la contemplazione rivela il valore
della carità allora l'uomo lascia che Dio faccia in lui ciò che vuole. A causa di questo amore nel quale
Elsa consuma la nostra vita, la contemplazione soltanto realizza in noi l'universalità. La vita
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contemplativa non consiste in una fuga dal mondo, ma in un essere presente e operante nel mondo
in una disponibilità totale specialmente verso i fratelli più poveri e bisognosi.

- L’amore e la carità

Due caratteri contraddistinguono per Raissa la contemplazione sulle strade: la costante attenzione
a Gesù presente e la carità fraterna. L'amore fraterno è il secondo carattere della contemplazione
indicato da Raissa. nei nostri fratelli Gesù è presente fra noi e noi sappiamo che ci è chiesto il
costante amore fraterno così come ci è chiesto di pregare incessantemente. l'amore fraterno la
preghiera e la carità sono realtà preziose virgola di cui ha bisogno ogni uomo e l'umanità tutta per
saper leggere la storia alla luce della speranza e quindi superare l’egoismo, l'arroganza, mali insiti
nella nostra società. È Gesù per eccellenza il testimone della speranza.

CAPITOLO 7: Il problema del male nella prospettiva metafisica e teologica

- L’origine del male e la sua dimensione metafisica

Maritain focalizza la sua attenzione sul concetto di bene sostanziale o morale, o bene come
rettitudine. In ogni decisione per un atto morale buono vi è implicita una scelta per Dio e una
ordinazione a Dio. Quando si affronta il problema del bene e del male inevitabilmente sorge la
domanda circa l'origine del male virgola non soltanto del male fisico (dolore, malattia, morte) ma
anche del male morale (ingiustizia, violenza). La nozione di male rientra nell’area della negatività, il
rapporto del negativo con la coscienza dell'uomo. Secondo la tradizione esoterica il problema del
male affonda le radici in uno sfondo originario, diciamo pure mitico. la tradizione narra che Dio
avesse cari due angeli: Lucifero e Michele. Il primo probabilmente il preferito come lo stesso nome
significa “colui che porta la luce” aveva il compito di illuminare le forme di vita che Dio creava.
Lucifero illuminava le forme traendo le dall'oscurità, ma inebriandosi del proprio potere illuminante,
pensò erroneamente di essere il creatore della vita cioè di essere lui stesso Dio, peccando di
superbia. In quel momento interviene l'altro Angelo Michele, che significa “chi com'è Dio?” che
attraverso una lotta cosmica si pose come coscienza del limite. Lucifero fu sconfitto ma, poiché
come Angelo era immortale virgola non poteva morire e fu così che si può se come principio del
male. questa versione esoterica della nascita del male pone in evidenza un concetto cardine: quello
di antinomia. L' antinomia Lucifero- Michele, sebbene non identificabile con Dio ne è connessa
perché entrambi gli angeli sono espressioni di Dio. Alla base vi è l’antinomia tra l'intelligenza e la
coscienza. il problema del male è strettamente legato all' antinomia conoscenza- coscienza.

- Il male e il silenzio di Dio

Da dove viene il male? Di fronte alla morte di sei milioni di ebrei Dio non è intervenuto a salvarli.
Perché? Dov'era Dio quando migliaia di bambini bruciavano nelle fosse? Scrive Ricoeur: “il male
entra nel mondo in quanto l'uomo lo pone, l'uomo però, lo pone solo in quanto cede all'urto
dell'avversario”. se Dio può tutto perché non è intervenuto a salvare il suo popolo ad Auschwitz?
Pareyson da quasi una risposta biblica a quanti accusano Dio di silenzio di fronte agli olocausti “e
forse il silenzio di Dio, non è di chi tace perché non c'è, o perché abbandona chi tace perché piange,
e tace appunto per piangere” si potrà parlare ancora di Dio dopo Auschwitz? La risposta la dà un
Santo martire Massimiliano Kolbe. L'uomo trova in lui la conferma che nemmeno l' abiezione più
tremenda, di cui l'uomo può essere capace, può sconfiggere l'amore parola non spetta la violenza,
ma alla gratuità di chi si offre per un fratello sconosciuto e compie così la missione. Il male oggi è
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una realtà inquietante con la quale l'uomo convive quotidianamente e dalla quale deve prendere
coscienza. Il bene invece è il fine di ogni azione nella vita pratica.

- Le forze del male e il progetto divino

Con il termine forze del male vogliamo indicare gli esseri nemici di Dio e dell'uomo virgola che
agiscono nella storia umana per mandare in rovina l'opera di Dio e condurre gli uomini sulla via del
peccato. Per comodità, le poniamo sotto il nome generico di maligno. Maligno è in realtà soltanto
uno dei nomi che la sacra scrittura dà alle forze del male. Altri sono: Satana, diavolo, demonio. Sia
la sacra scrittura che la chiesa affermano che il diavolo e gli altri demoni sono stati creati da Dio
naturalmente buoni, ma sono diventati malvagi da sé stessi, per loro libera volontà. Tettamanzi
osserva che “la tentazione rientra nel disegno di Dio sull'uomo, e quindi anche su Cristo come vero
uomo. Vi entra come elemento necessario che rende possibile la libertà. Il secondo insegnamento
è che se è Dio che affida ad Adamo Israele e Gesù alla prova con lo strumento del diavolo, allora
anche il diavolo, è uno strumento di Dio, che concorre al progetto divino”. Il male non è una realtà
positiva è solo la mancanza di bene.

- Il male e il dinamismo della libertà

Lo stesso Maritain afferma che per non fraintendere tutto è necessario partire da un principio: “tale
principio è quello della dissimmetria di simmetria radicale. Quando noi ragioniamo sulla linea del
bene, noi ragioniamo sulla linea dell'essere, di ciò che esercita o porta l'essere al suo compimento.
Il male al contrario, e assenza di essere, privazione di essere, ossia di bene. Il demonio non vuole
essere così come in verità è, egli vuole essere, come Dio, e lo afferma lottando contro l'essere di
Dio”. Dio ha voluto partecipare l'essere alla creatura garantendole la libertà, affinché mediante
l'educazione, le fasi di crescita, la cultura, potesse meditare di essere sé stessa, ma questa sua
generosità ha comportato il rischio del male, la disobbedienza alla legge divina. “La libertà è un
potere tremendo, con essa si possono raggiungere i vertici della santità, ma la medesima è capace
di condurci ai più orrendi delitti”. Il male nel mondo ha così una realtà, esiste realmente nell'essere,
è una scelta libera dell’uomo e Dio ne è assolutamente innocente. La morale è la forma essenziale
del processo educativo perché l’uomo si educa in quanto si migliora. Non c’è educazione senza una
morale. In fondo l’uomo è libero per meritare la sua libertà, il libero arbitrio non è un fine, ma solo
un mezzo perché la vera libertà è la libertà morale. Per Maritain bisogna educare alla libertà. Tra
verità e libertà non c’è contraddizione ma correlazione, perché l’uomo diventa libero facendo la
verità di cui è pienamente responsabile. La libertà consiste nell’essere. Dio ha fatto dono all’uomo
della libertà di scelta perché, mediante l’educazione, capisse che l libertà di scelta altro non è se non
la possibilità della scelta stessa. L’uomo che fa il male non realizza se sesso e fa un cattivo uso della
propria libertà. Il male morale di per sé non rientra nel mondo, perché tutto il creato, quindi tutte
le creature, in quanto opera di Dio sono buone. Ne fa parte, perciò, solo come conseguenza
dell’esercizio del libero arbitrio dell’uomo. La libertà è conquista dell’indipendenza è un traguardo
fondamentale, ma la libertà si completa e trova il suo senso profondo nella verità, cioè in Cristo.

- Il dolore innocente e la sofferenza di Dio

La morte di Dio, tanto osannata dalla cultura occidentale, può diventare la morte dell’uomo. È
necessario eliminare il pregiudizio di coloro che accusano Dio di impotenza per non aver evitato le
due guerre mondiali. L’uomo, dunque, non ha che da incolpare se stesso, mentre Dio paga per lui,

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perché si trova costretto a rimediare e a soffrire per redimere l’uomo peccatore. Ed ecco allora la
tragedia di Dio, soffre tre volte:

1. Soffre perché l’uomo ha peccato


2. Soffre perché l’uomo peccando ha introdotto il dolore e la sofferenza
3. Egli soffre perché le sofferenze dell’uomo non sono capaci di redimere l’uomo dalle sue
colpe, per cui Dio stesso deve, per redimerlo, subentrargli nella sofferenza.

Peccato è essenzialmente ciò che rende l’uomo incapace nell’eucarestia, alla lode di Dio, e alla fede
gioiosa e alla vera solidarietà della comunità. Quando noi vogliamo, siamo liberi di volere il bene
assoluto o di nono volerlo, proprio perché l’uomo è per essenza libero, in quanto dotato di spirito,
di intelligenza, di autocoscienza. La libertà ci viene data da Dio per il bene comune. L’uomo è un
individuo che si regge con l’intelligenza e con la volontà; non esiste soltanto al mondo fisico, ma
sovra esiste spiritualmente in conoscenza e in amore. Questa rivendicazione della libertà non è mai
fine a sé stessa, Maritain si chiede quale sia il fondamento che rende libera la volontà libera. Tale
fondamento non può che essere la libertà assoluta del principio fondante. Tutta la questione, insiste
Maritain, è contenuta in una frase del vangelo: “senza di me non potete fare nulla, nulla di buono”.
È la linea dell’essere o del bene. “Senza di me potete fare il nulla”, cioè il male. “Questa è la linea
del non-essere o del male”. Tutto ciò che l’uomo realizza di bene deriva da Dio e tutto ciò che fa di
male proviene dall’uomo stesso. Maritain è un pensatore credente.

- La legge morale, il male e la grazia

Maritain esamina i meccanismi con cui l’uomo compie il male: in un primo momento rifiuta di
considerare la legge morale come regola del suo comportamento; in un secondo momento l’uomo
non compiendo il proprio dovere introduce il male nel mondo e dovrà portarne le conseguenze. Il
castigo sarà quindi una conseguenza naturale della colpa. L’uomo che disubbidendo alla norma
“nientifica” l’essere, deve ristabilire l’equilibrio nell’essere. Per cui ad ogni colpa deve seguire una
pena. Se il colpevole accetta la pena, la sofferenza e la punizione è utile e il male viene rimediato;
se il colpevole non accetta la pena, l’equilibrio dell’essere viene ristabilito ma il colpevole rimane
nella sua colpa. Se non l’accetta, la sofferenza e il castigo non lo guariranno moralmente; ci sarà solo
il riordinamento elementare, esistenziale. L’uomo non può soddisfare Dio, non può pagare la pena
per quanti sforzi possa fare, perché l’offesa fatta a Dio è un’offesa infinita. L’uomo col peccato,
disubbidendo a Dio, si è voluto porre come legge a sé stesso, ha voluto essere come Dio. Dio perdona
l’uomo e sconta per lui la pena dovuta alla colpa. La grazia è un aiuto interiore per rimediare al male
presente nel mondo, perché la grazia trasforma l’uomo in un essere giusto, trasmettendogli la nuova
vita per mezzo del giusto. Il significato del sacramento della penitenza è intesa come confessione di
fede, è pentimento per l’offesa fatta a Dio.

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