Sei sulla pagina 1di 77

CORSO DI

DIRITTO
PUBBLICO
Indice:
1. Potere giuridico, potere politico, potere economico
2. Lo Stato in quanto ente monopolizzatore della forza
3. Stato e società
4. I rapporti tra Stati
5. L’Unione Europea
6. Lo Stato come ente soggettivo giuridico
7. L’ordinamento giuridico
8. Le fonti dell’ordinamento giuridico italiano
9. Forme di Stato e forme di governo
10. I partiti politici
11. La partecipazione popolare
12. Il Parlamento
13. Il Governo
14. Il Presidente della Repubblica
15. La Corte costituzionale
16. L’ordinamento giudiziario e la funzione giurisdizionale
17. La pubblica amministrazione
18. Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni
19. I diritti di libertà
20. Stato ed economia

2
POTERE GIURIDICO, POTERE POLITICO, POTERE
ECONOMICO

POTERE GIURIDICO: negli ordinamenti moderni, la Costituzione è anche e soprattutto


quell’atto supremo che distribuisce poteri giuridici e che nel contempo li limita (N.B. la
Costituzione quasi sempre non disciplina i molti poteri che si rinvengono nel sistema, ma dice quale
autorità o quali autorità possono distribuire poteri, in che modo e con quali limiti).
Quindi la Costituzione distribuisce potere giuridico, infatti, è possibile distinguere:

 Poteri liberi (la norma attribuisce un potere e dice: ti assegno questo potere, puoi esercitarlo
o meno secondo la tua volontà, ex. rinvio delle leggi da parte del Presidente della
Repubblica alle Camere);
 Poteri doverosi ( la norma attribuisce un potere e dice: ti do questo potere ma se ricorrono
le condizioni che indico dei esercitarlo, ex. promulgazione della legge dopo che le Camere
hanno approvato una seconda volta a seguito del rinvio presidenziale).

Il potere giuridico è conditio sine qua non rispetto al potere economico; conditio per quam per il
potere politico.

L’effetto giuridico di questo potere è il sorgere in capo a qualcuno di diritti o obblighi o doveri o
secondo i casi, altre situazioni giuridiche soggettive, in base ai quali tali destinatari possono o
debbono produrre eventualmente altre situazioni giuridiche, finchè, di potere in potere, di effetto in
effetto, si giunge al materiale compimento di ciò che realizza l’obbiettivo dell’esercizio del potere.
Il potere giuridico presuppone l’esistenza di un apparato militare: se necessario, interviene la forza
armata affinchè l’atto di esercizio del potere abbia pratica attuazione (anche se il potere giuridico
non è mera forza).

POTERE ECONOMICO: presuppone il potere di disporre in esclusiva rispetto a qualcosa di


cui altri hanno o potrebbero aver bisogno. In una società capitalistica, anche i singoli che hanno solo
la propria forza-lavoro hanno o possono avere un potere economico: se la loro forza-lavoro è
necessaria ad altri, essi la vendono ed in questa compravendita esercitano quel tanto di potere
economico.
Il potere economico presuppone l’esistenza del potere giuridico.
Il potere economico non si avvale della forza per imporsi ma deve vincere nella concorrenza
economica mediante strumenti puramente economici: prezzi più bassi ecc. Il potere economico
invoca il sostegno del potere giuridico solo quando deve tutelare la propria libertà economica o per
esigere il rispetto dei fatti liberamente sottoscritti.

POTERE POLITICO: è il potere di imporre decisioni alla collettività; è una forma di potere
giuridico, perché come questo, prima o poi si manifesta come volontà che esige obbedienza ( anche
3
se non coincide perfettamente con il potere giuridico in tutti i suoi aspetti). Questo rapporto potere
giuridico/potere politico, spiega la distinzione tra “Forma di Governo” e “Sistema politico”: la
prima è la struttura fondamentale che individua gli organi costituzionali politici che stanno al
vertice dello stato e definisce i rapporti tra di essi; la forma di governo è una parte del sistema
politico; il secondo è l’insieme dei soggetti che hanno poteri di governo e le attività da essi svolte;
comprende inoltre i molti soggetti individuali e collettivi che partecipano in vario modo alla vita
politica.

4
LO STATO IN QUANTO ENTE MONOPOLIZZATORE
DELLA FORZA

Due significati della parola Stato: 1.indica un determinato popolo che risiede in un determinato
territorio e che ha una sua organizzazione centralizzata relativamente stabile;

2.indica quella organizzazione o apparato centralizzato, dotato di


mezzi materiali e giuridici spesso imponenti, che comanda sul popolo entro un determinato
territorio.

Lo Stato ha il monopolio della forza entro i suoi confini: lo Stato –usa la forza armata, sia quando
comanda, sia quando uomini armati eseguono il comando di usarla;

_ha il monopolio della forza,


forza da intendersi come violenza sulle persone e sulle cose.

La sovranità dello Stato: ha un potere di comando superiore ad ogni altro soggetto entro un
determinato territorio;solo lo stato è realmente sovrano (art.1 Cost.)

La sovranità dello stato trova dei limiti nel 1°comma dell’art.7 Cost.

La sovranità del Parlamento: gli è attribuita in quanto soggetto rappresentante del popolo.

La sovranità della Chiesa cattolica: lo è rispetto alle cose di Dio; riconosce la sovranità dello Stato
solo rispetto alle cose terrene (vedi art.7 Cost.)

L’indipendenza dello Stato: Lo Stato è indipendente e sovrano perché ogni stato è sovrano! Tra
loro, gli stati devono essere considerati pari ordinamenti. Quindi, lo Stato è indipendente nei
confronti degli altri stati ed è sovrano al proprio interno (sono due facce inseparabili di una
medesima qualità: il monopolio della forza statale).

La territorialità dello Stato: la sovranità e l’indipendenza dello stato spiegano la sua territorialità, e
cioè il fatto che questo ente, per esistere, deve avere un suo territorio rigorosamente delimitato e
separato da quello di ogni altro stato.

Vi sono enti, definiti come lo stato, “territoriali”:ad essi è riconosciuto il diritto e il potere di
difendere il proprio territorio. In Italia, questi sono: Regioni, Province, Comuni. I loro confini
possono essere mutati con materia regolata dagli art.132-133 Cost. Invece i confini dello stato sono

5
in principio immodificabili, e comunque in tempo di pace, mai modificabili unilateralmente per
decisioni di un ente diverso dallo stato stesso.

I confini servono allo stato: a) per identificarsi rispetto agli altri stati; b) delimitano una sfera
pratica di efficacia. I confini individuano quella parte di spazio fisico entro cui si esercita il potere
sovrano dello stato. Tutta la terraferma è divisa fra stati (con eccezione dell’Antartide), cosicchè
non esista nessuna parte abitabile del globo che non appartenga ad uno stato determinato.

Come si delimitano i confini: la sovranità si estende nel c.d. spazio atmosferico o aereo, fin dove
cioè esiste atmosfera (aria respirabile), ma non si estende allo spazio superiore, che è libero; rispetto
allo spazio marittimo, la sovranità si estende per 12 miglia marine (ogni stato può riservare a sé
l’utilizzazione esclusiva delle ricchezze estraibili dal mare attraverso i due istituti della “piattaforma
continentale” e della “zona economica esclusiva”).

La disuguaglianza fra stati: se un altro stato più potente può comandare direttamente entro i confini
di un paese diverso usando la propria forza, allora questo paese non è più uno stato. Uno stato
mantiene la sua indipendenza e sovranità in quanto questo stato più forte non può entrare al suo
interno e comandare liberamente.

Lo Stato come ente originario: lo stato si definisce “originario” per distinguerlo dai “derivati”.
L’originarietà dello stato non deriva dai suoi poteri e da nessun altro soggetto, ma solo da sé stesso.
Negli enti derivati invece, il potere deriva da altri soggetti, quindi come viene dato può essere tolto
o comunque ristretto. Tra gli enti derivati troviamo gli “enti autonomi”: sono quegli enti che godono
rispetto a sé stessi di un qualche potere indipendente nei confronti dello stato; si parla di:
-“autonomia politica” (l’ente si sceglie i confini);

-“autonomia normativa” (crea norme giuridiche che entrano a far parte dell’ord. Giuridico);

-“autonomia organizzatoria” (si organizza secondo criteri propri);

-“autonomia contabile”;

-“autonomia patrimoniale”.

Solo lo stato è ente autoritativo originario, poiché ha il monopolio della forza: ogni altro ente
autoritativo dispone della forza in quanto lo stato lo consente.

Esistono anche “soggetti autonomi non derivati”: la Chiesa per esempio.

Lo Stato in quanto ente necessario: si intende ente al quale si appartiene o non si appartiene per
volontà dello stato stesso e non per volontà dei singoli appartenenti.

La cittadinanza: si diventa o si cessa di essere cittadini dello stato sulla base di leggi imperative
dello stato stesso e non per libera decisione del singolo. Si possono distinguere: a) “cittadinanza
dalla nascita e automatica” (se si nasce nel territorio della Repubblica epperò entrambi i genitori
sono ignoti o apolidi oppure il figlio non segue la cittadinanza dei genitori secondo la legge dello
stato al quale questi appartengono; se si nasce da padre o da madre cittadina); b) “acquisto
cittadinanza previsto dalla legge” (lo straniero che, nato in Italia, vi abbia risieduto legalmente
senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, la acquista se dichiara di volerlo fare
6
entro 1 anno dalla suddetta data; il coniuge straniero o apolide di cittadino italiano dopo aver
trascorso almeno 6 mesi nel territorio della Repubblica oppure dopo 3 anni di matrimonio; lo
straniero che risiede legalmente da almeno 10 anni nel territorio italiano).

“STRANIERO”=se un altro stato riconosce il nato come suo cittadino;

“APOLIDE”=se nessuno stato riconosce il nato come suo cittadino.

Essendo ogni stato sovrano e potendo imporre i suoi criteri, è possibile che la stessa persona sia
cittadina contemporaneamente di più stati.

La cittadinanza europea è uno “status” (=situazione per cui un soggetto riveste una particolare
qualità).

La libertà di espatrio: lo stato può disciplinare e quindi limitare l’espatrio dei cittadini e no nquello
degli stranieri, salvo che siano stati incarcerati (art.16 Cost.). N.B.:secondo la legge del Parlamento
il cittadino non è libero di uscire a suo piacimento dal territorio italiano; per rientrare invece non c’è
nessuna legge che possa impedirlo.

La estradizione attiva: lo stato, non potendo perseguire materialmente i cittadini e gli stranieri
dimoranti fuori dei suoi confini, nei casi in cui sia gli uni che gli altri ricadano sotto la pretesa
imperativa dello stato, deve chiedere ad altri stati che questi gli consegnino materialmente il
cittadino e lo straniero.

La estradizione passiva: ciascuno stato, reciprocamente, riceverà da parte di altri stati richieste di
estradizione dal suo territorio o di stranieri o di suoi cittadini. La costituzione stabilisce che non è
ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici e l’estradizione del cittadino può essere
consentita solo ove sia espressamente prevista dalle convenzioni internazionali.

Tuttavia l’estradizione è un istituto che si applica solo a coloro che sono imputati o condannati per
reati e per fatti che sono considerati reati contemporaneamente sia dalla legge italiana che da quella
straniera.

Il mandato di arresto europeo: nell’UE tra gli stati aderenti non si applicano più norme di ciascuno
stato sulla estradizione, ma le norme generali della decisione-quadro del consiglio n.58 del
2002/GAI che disciplinano il mandato di arresto europeo e le procedure di consegna tra stati
membri.

Il diritto di asilo: art.10 Cost.

Espulsione dallo stato: può avvenire per “Estradizione” (consegna materiale di un individuo alle
autorità di un certo stato) o “Espulsione” (materiale cacciata di un individuo dal territorio dello
stato, fermo restando che tale individuo è libero di andare dove meglio ritiene). Solo lo straniero
può essere espulso, non il cittadino italiano!

La condizione giuridica dello straniero in Italia: a)Lo straniero viene a risiedere in Italia, art10,
2°comma Cost. b)Caso generale in cui italiani e stranieri stringono rapporti giuridici, disciplina del
diritto internazionale.

7
Lo Stato in quanto ente rappresentativo: è ente rappresentativo di tutta la collettività nazionale,
l’unico autorizzato a parlare e decidere a nome di tutti i cittadini. Lo Stato come apparato è un
insieme ordinato e stabile di uomini dotato di mezzi materiali adeguati per esercitare una serie di
compiti e perseguire una serie di obbiettivi secondo un programma generale e unitario previamente
elaborato e deciso. Lo Stato in quanto apparato è un ente collettivo e sociale.

L’apparato dello Stato e il segreto: a) SEGRETO QUALIFICATO, è quello che deve


obbligatoriamente essere mantenuto da parte di chi venga conoscenza di notizie e fatti sui quali chi
ha l’autorità ha imposto appunto il segreto (rientrano in questa categoria: Segreto di Stato, d’ufficio
e nel processo penale); b) SEGRETO SEMPLICE, è quello in cui ogni unità amministrativa tende
spontaneamente a coprire col segreto la propria attività, limitandosi a far conoscere all’esterno solo
ciò che è obbligatorio per legge oppure che conviene ad essa far conoscere.

“Separatezza dell’apparato statale”=l’apparato si autogoverna in modo da escludere


tendenzialmente qualsiasi intromissione al suo interno di soggetti estranei all’apparato stesso.
Questa tendenza si manifesta in tre modi: 1)ammissione di nuovi membri entro l’apparato
2)controllo sulle persone e sugli atti dell’apparato 3)sanzioni a carico dei membri dell’apparato nei
casi di loro comportamenti illegittimi.

L’apparato dello Stato e il principio di legalità: per il principio di legalità, l’apparato dello stato può
esercitare solo quei poteri che trovano un loro fondamento nella legge del parlamento e cioè nella
espressione della volontà popolare volta a volta maggioritaria.

8
STATO E SOCIETà:STORICITà: DELLO STATO

Lo Stato in quanto apparato monopolizzatore della forza, non è una forma di organizzazione
permanente e perenne della società umana, se non altro perché sono esistite in passato società in cui
questo monopolio della forza non esisteva.
è possibile quindi distinguere vari tipi di società che si sono susseguiti nel tempo: società c.d.
primitive, società feudale, monarchie assolute, città-stato greca, l’impero romano, il dispotismo
asiatico ecc.

Con la monarchia assoluta si opera una distinzione netta definitiva, prima pratica e poi consapevole,
tra potere politico e potere economico. Il grande feudatario, il nobile, la città con le sue corporazioni
e le sue franchigie, uniscono in un unico potere quello economico, fondato sulla ricchezza
materiale, e quello politico, fondato sulle armi. Con l’avvento dello stato, questo si rompe.

Si susseguiranno eventi come Rivoluzione inglese, Rivoluzione americana, Rivoluzione francese.

Le caratteristiche essenziali dello stato liberale sono la base economica (modo di produzione
capitalistico) e il riplasma, secondo l’ideale della libertà come indipendenza. Successivamente alla
crisi dello stato liberale classico, seguiranno l’avvento dello stato democratico-pluralista, il ritorno
del liberalismo classico, il fascismo e la estinzione dello stato, la c.d. globalizzazione e le
trasformazioni della forma di stato.

I RAPPORTI TRA GLI STATI

È inevitabile che gli stati abbiano rapporti tra di loro; anche la guerra ne è un esempio. Il tutto è
sottoposto a regole: l’insieme di regole che disciplinano i rapporti fra gli stati, si chiama “diritto
internazionale”. Gli stati per tutelare i propri interessi e per favorire i rapporti internazionale,
istituiscono anche organizzazioni internazionali, e cioè organizzazioni create dagli stati mediante un
trattato internazionale, alle quali vengono affidati compiti specifici e alle quali vengono assegnati i
mezzi finanziari, materiali e personale ritenuti opportuni. Nell’ambito dell’ordinamento
internazionale, tutti gli stati fanno parte di questo ordinamento per conseguenza della sovranità di
ciascuno stato; il principio di esclusività del potere dello stato prevede che i cittadini, e ogni altro
soggetto entro ciascuno stato, sono subordinati solo al loro stato sovrano e dunque non possono far
parte dell’ordinamento internazionale perché se così fosse essi sarebbero subordinati non solo al
loro stato ma alle regole poste da tutti gli stati insieme.
9
Lo Stato, quando contrae obblighi verso altri stati, deve eseguirli secondo il principio
consuetudinario del diritto internazionale “pacta sunt servanda” (cioè, gli accordi vanno rispettati).
Finchè lo stato con un suo atto non fa propri verso l’interno questi obblighi internazionali e non li
impone esplicitamente ai cittadini, questi non sono appunto obbligati perché solo lo stato può
obbligarli. Oggi vi sono casi di attenuazioni, cosicchè obblighi e comandi di diritto internazionale
penetrano direttamente entro alcuni stati senza che questi debbano interrompere proprio atti
imperativi che recepiscano le regole internazionali.
In Italia, le norme consuetudinarie di diritto internazionale, sono automaticamente applicabili, e
devono essere obbedite dai giudici, per il solo fatto di esistere, senza che lo stato italiano possa
impedirlo. Ma ciò avviene perché la Cost. così dispone (art.117, 1° comma Cost.).

L’ONU: organizzazione delle nazioni unite. I Paesi che vi aderiscono assumono verso questa
organizzazione e verso tutti gli altri stati aderenti una serie di obblighi descritti nel trattato istitutivo.
L’ONU è un’organizzazione volontaria, non ha una sua forza materiale indipendente, quindi non
può imporre i suoi ordini materialmente e deve confidare in strumenti indiretti di pressione.
L’ONU è stata costituita nel 1945 dagli stati che avevano combattuto e vinto la seconda guerra
mondiale. Essa riprende e migliora la esperienza, nel complesso fallimentare, della società delle
nazioni, che era stata costituita dopo la prima guerra mondiale.
I suoi organi principali sono: il Consiglio di sicurezza (è l’unico che può adottare decisioni
vincolanti per gli stati; è composto dai rappresentanti di 15 stati), l’Assemblea generale, (composta
da tutti gli stati aderenti con voto eguale; ha una competenza generale ma le sue deliberazioni non
sono vincolanti nei confronti degli stati), il Segretariato generale (sta a capo dell’apparato
dell’ONU e viene nominato dall’assemblea generale su proposta del consiglio di sicurezza, ed è
l’organo responsabile dell’attuazione delle decisioni dell’ONU).

10
L’UNIONE EUROPEA

Alcuni stati europei hanno stipulato trattati internazionali:


-Parigi 1992, CECA (comunità europea del carbone e acciaio; scadenza 2002);
-Roma 1957, CEE (comunità economica europea) e CECA (comunità europea per l’energia
atomica, più nota come EURATOM);
-Trattato di Maastricht (entrato in vigore nel Novembre 1993).

L’Unione Europea comprende le comunità come suoi strumenti principali, ma è una organizzazione
con obiettivi e strumenti ulteriori rispetto a quelli attribuiti alle comunità; non ha una sua
organizzazione specifica e in linea di massima si avvale della organizzazione della comunità
europea. Il suo organo massimo è il Consiglio europeo (composto dai capi di stato o di governo
degli stati membri, e dal presidente della commissione europea, coadiuvati dai ministri degli esteri
di ciascuno stato, e da un membro della commissione esecutiva della comunità.

Il principio di sussidiarietà dispone che nelle materie di non esclusiva competenza della comunità
europea, questa può intervenire solo quando gli obiettivi previsti non possono essere
sufficientemente realizzati dagli stati membri.

È istituita la cittadinanza europea,che prevede in particolare la eleggibilità attiva e passiva dei


cittadini dell’ unione per elezioni comunali entro lo stato in cui risiedono anche se diverso dal
proprio, e la possibilità di votare per la elezione del parlamento europeo in qualsiasi stato
dell’unione.

Viene istituito un sistema europeo delle banche centrali e una banca centrale europea, e prevista la
moneta unica denominata “Euro”.

Viene previsto, con il nome di Mediatore, un difensore civico comunitario a cui rivolgersi per
segnalare disfunzioni, omissioni, ingiustizie ecc.

A partire dal 7 Gennaio 1995, i membri della Commissione europea durano in carica 5 anni e sono
rieleggibili.

Viene codificata una procedura molto complessa per cui, nei casi previsti dal trattato, il Parlamento
europeo viene associato al Consiglio dei ministri nella approvazione degli atti comunitari e in
particolare dei regolamenti: vi sono dunque atti del Consiglio, atti della Commissione e atti del
Parlamento congiuntamente con il Consiglio, secondo la formula usata dal trattato.

Dal 1 Maggio 1999 è entrato in vigore il trattato di Amsterdam.

Gli atti comunitari legittimi prevalgono sulla stessa Costituzione italiana, grazie all’art.11 Cost.
(l’UE è basata sulla parità tra gli stati europei e viene considerata una organizzazione che rientra tra
quelle indicate dall’art.11 Cost.)
11
Gli organi e gli atti delle comunità europee:

 Consiglio: organo al di sopra di tutti sul piano normativo ed amministrativo, composto da


un rappresentante ministeriale per ogni stato aderente; è un organo rappresentativo dei
governi o dei singoli stati membri della comunità; è presieduto per 6 mesi a turno dal
rappresentante di uno degli stati membri;
 Commissione: composta da un certo numero di persone (una per ogni stato), nominate di
comune accordo dai governi degli stati, previa approvazione da parte del parlamento. La
Commissione però deve agire in modo del tutto indipendente dagli stati, e i suoi componenti
non sono in alcun modo rappresentanti dello stato di appartenenza. Essa in particolare, ha un
generale potere di proposta, vigila sulla correttezza dell’applicazione dei trattati, rappresenta
la comunità all’esterno.
 Parlamento: eletto a suffraggio universale dai cittadini di tutti gli stati membri, ciascuno
stato elegge una quota stabilita dai trattati in base ad un sistema elettorale che ciascuno
decide autonomamente. Le funzioni principali di questo organo sono: concorrere alla
deliberazione dei regolamenti, esprimere pareri spesso obbligatori, approvare il bilancio,
può esprimere censura verso la Commissione.
 Corte di giustizia: è il giudice delle comunità europee e decide le controversie previste dai
trattati e in particolare quelle relative alla legittimità degli atti comunitari e quelle relative
alla interpretazione ed applicazione dei trattati e degli atti comunitari previsti dai trattati.
 Corte dei conti: si occupa della regolarità di conti e spese della comunità. Gli atti principali
della comunità sono i Regolamenti, le Direttive, le Raccomandazioni, le Decisioni, le
Sentenze.

L’Unione e le Comunità europee per una parte disciplinano e amministrano alcune materie,
sottraendole quasi del tutto ai singoli stati; per un’altra parte disciplinano con atti generali e astratti
le molte materie ad esse attribuite dai trattati, demandando agli apparati amministrativi dei singoli
stati l’applicazione concreta di essi; per un’altra parte ancora, svolgono un’attività promozionale e
preparatoria in vista di una progressiva e continua integrazione dei paesi aderenti.

Nel primo caso esse, in base ai trattati, hanno il potere di stabilire dazi doganali per tutta la
comunità nei confronti degli esterni; stabiliscono prezzi unici per i prodotti dell’agricoltura;
impongono quote massime nella produzione di certi beni, e molte altre cose.

Nel secondo caso, mediante i Regolamenti, gli organi competenti delle comunità si sostituiscono ai
legislatori nazionali, che al più in quelle stesse materie possono approvare atti normativi necessari
per la esecuzione dei regolamenti.

Nel terzo caso, mediante le direttive, o con altri atti, si propongono di ottenere che in tutti gli stati
vigano regole quanto più possibile simili e pratiche amministrative omogenee, e vengono perseguiti
obiettivi economici e sociali eguali o comunque compatibili. In particolare la direttiva indica agli
stati gli obiettivi che essi devono perseguire, e lascia agli stessi stati di approvare, entro un termine

12
tassativo, gli atti normativi necessari per individuare i mezzi e i modi in vista del raggiungimento di
quegli obiettivi.

Unione e comunità non dispongono di alcun apparato militare al proprio servizio, ma spetta alle
forza armate e di polizia dei singoli stati attuare con la forza, se necessario, le decisioni comunitarie.
Gli apparati amministrativi delle comunità sono enormemente inferiori a quelli dei singoli stati:
questo significa che spesso le autorità amministrative italiane devono applicare norme comunitarie,
e non norme italiane, e devono coordinarsi con le autorità comunitarie.

LO STATO COME SOGGETTO GIURIDICO

“Capacità giuridica”= astratta e generale attitudine a divenire titolare di diritti e doveri;

“Capacità di agire”= astratta e generale capacità di agire nel mondo giuridico, si acquista con la
maggiore età;

“Status”= qualità personale che costituisce il presupposto di diritti e doveri ogni qual volta il diritto
condiziona il godimento di essi all’esistenza di tale status. Oggi, gli status si acquistano al
sopravvenire di fatti determinati e sono potenzialmente acquistabili da tutti (tranne la cittadinanza);

“Capacità naturale”= in principio il minore eserciterà liberamente i diritti di libertà previsti in


Costituzione nella misura in cui è naturalmente capace; questo principio deve però conciliarsi con il
principio egualmente previsto in Costituzione per cui i genitori hanno il diritto-dovere di educare i
proprio figli, cosicchè i figli possono vedere limitato l’esercizio dei diritti di libertà se e nella
misura in cui appare necessario ai genitori ai fini educativi;

“Persone fisiche”= soggetti a cui si rivolgono le norme e costituiscono i centri di interessi a cui si
riannodano diritti, doveri, poteri e tutte le altre situazioni giuridiche soggettive ammissibili sono
anzitutto le persone fisiche:

“Persone giuridiche”= persone non fisicamente esistenti, ma giuridicamente costruite; esistono


come individui non nel mondo fisico-naturale, ma puramente nel mondo giuridico;

“Associazione”= più persone decidono di perseguire uno scopo mettendo insieme parte delle
proprie sostanze e delle proprie energie. Vi sarà dunque distinzione tra patrimonio e una attività
comune a tutti gli associati, e diversi patrimoni e diverse attività proprie di ciascun associato, che si
imputano solo a ciascuno di essi isolatamente e non alla associazione. Con l’assegnazione della
personalità giuridica, la associazione diventa un soggetto di diritto in tutto e per tutto distinto e
separato dai singoli soci, e reciprocamente tutte le vicende che toccano l’associazione non toccano i
singoli soci, e viceversa. La associazione con personalità giuridica ha una vita indipendente da
quella dei singoli soci. La qualità di persona giuridica in Italia non si acquista per mera volontà

13
degli interessati, ma in base a norme di legge. Possono dunque esistere associazioni senza
personalità giuridica. In Italia, la personalità giuridica, si acquista in due modi: o automaticamente
per le società commerciali che rientrano nei tipi previsti dal codice come aventi personalità
giuridica e che sono state costituite in conformità alla legge; oppure mediante iscrizione nel registro
delle persone giuridiche, istituito presso le prefetture, o presso le Regioni;

“Fondazione”= immaginiamo che un ricco benestante senza eredi voglia destinare il suo
patrimonio a scopi culturali. Egli potrebbe attribuire per testamento tali beni ad una certa persona
con l’obbligo di usarli per lo scopo voluto. Chi ci assicura però che costui e gli eredi di costui
rispettino la sua volontà? Il diritto ha costruito un mezzo semplice e potente per ovviare a tale
inconveniente: sarà lo stesso patrimonio destinato ad un fine specifico a divenire persona giuridica
autonoma e indipendente. In tal caso esso potrà svolgere il suo compito essendo amministrato pro
tempore da determinate persone. La fondazione avrà una sua proprietà, sarà chiamata in giudizio,
avrà diritti e obblighi, come persona fisica.

Lo Stato come soggetto giuridico: in che senso lo stato è una persona giuridica? Esso non è
ovviamente una fondazione, se non altro perchè lo stato si dà gli scopi da perseguire e non ha scopo
predeterminato da altri; non si può equiparare ad una corporazione. La persona giuridica dello stato
è l’apparato statale personificato:è l’organizzazione complessa stato riguardata unitariamente sotto
il profilo giuridico, nel mondo dei rapporti giuridici tra questo apparato personificato e tuti gli altri
soggetti dell’ordinamento giuridico.

Se lo stato è una persona giuridica, esso è un a persona giuridica di diritto pubblico, disciplinata
dalle specifiche regole proprie dello stato, e solo secondariamente e sussidiariamente dalle regole
generali sulle persone giuridiche private; esso non è né una associazione né una corporazione, ma
un apparato personificato; la attribuzione della personalità giuridica allo stato vuol dire che vi sono
almeno alcuni casi in cui lo stato nel mondo dei rapporti giuridici si presenta come un soggetto
rigorosamente unitario distinto da tutti gli altri, e su questa base istituisce rapporti giuridici tra sé, in
quanto unità, e gli altri.

Casi in cui lo stato si presenta sulla scena dei rapporti giuridici come un soggetto rigorosamente
unitario e quindi distinto da tutti gli altri soggetti giuridici esterni ad esso: la Proprietà( i beni dello
stato non possono essere amministrati a discrezione degli apparati amministrativi monori a cui sono
stati materialmente assegnati, ma solo secondo le legge generali dello stato che prescrivono che e
quando può disporre dei beni di tutto lo stato), il Bilancio (lo stato eroga servizi di qui la necessità
per lo stato di estorcere ai cittadini il denaro che gli è necessario. La destinazione delle somme da
spendere viene decisa con un unico atto centralizzato: il bilancio dello stato, presentato per ciascun
anno dal governo e approvato con legge dal parlamento) e la Responsabilità giuridica dello stato.

È opportuno distinguere “Responsabilità civile” e “Responsabilità penale”: la prima normalmente


prevede che la colpa non è l’elemento determinante; di regola, qui il fatto che genera responsabilità
è l’emergere di un danno patrimoniale; lo scopo principale della responsabilità civile è ripristinare
la situazione preesistente al fatto dannoso e comunque risarcire il danno subito da un soggetto; di
regola la responsabilità civile dipende dalla volontà del danneggiato; è da distinguere poi la
“responsabilità civile contrattuale”, che deriva da un comportamento contrario alle norme entro un
14
rapporto contrattuale, e “responsabilità civile extracontrattuale”, o aquilana, che deriva da un fatto
dannoso imputabile al di fuori di un rapporto contrattuale. La seconda, è personale: subisce la pena
proprio e solo colui che con il suo comportamento ha commesso il reato; di regola l’elemento
centrale è il comportamento quindi diventa determinante accertare lo stato psichico del presunto
reo, e sapere se ha voluto consapevolmente l’evento delittuoso oppure se l’evento si è prodotto
senza consapevolezza di esso ma attraverso un comportamento pur sempre volontario non conforme
alle normali regole della prudenza; la situazione penale non è proporzionale al danno economico ma
viene determinata dal legislatore in base a criteri extra-economici. Essa consiste per lo più nella
privazione della libertà personale; di regola, la responsabilità penale non dipende dalla volontà
libera del danneggiato. L’azione penale è obbligatoria.

Abbiamo poi un tipo di “Responsabilità disciplinare”, la quale comprende al suo interno


responsabilità di diverse sottospecie, tra cui la responsabilità dei dipendenti pubblici. La
responsabilità disciplinare presuppone che un soggetto debba seguire determinati criteri di condotta
nello svolgimento di specifici compiti in collaborazione con altre persone, che questa attività
cooperante si svolga sotto la direzione di altri; che questi dirigenti abbiano dei poteri, chiamati
appunto disciplinari adeguati rispetto al fine di ristabilire l’ anormalità di funzionamento
dell’insieme cooperante ed abbiano in particolare il potere di infliggere sanzioni a quei sottoposti
che non si adeguano alle regole di funzionamento dell’insieme.

In che senso lo stato è responsabile giuridicamente? Da escludere è la responsabilità penale e la


responsabilità disciplinare. Lo stato risponde con tutto il suo patrimonio per responsabilità civile,
contrattuale ed extracontrattuale (art.28 Cost.)

Gli organi dello stato: l’”organo” è quel soggetto autorizzato ad agire in nome e per conto di essa, e
sono organi dello stato qui soggetti che, ciascuno entro la rispettiva competenza, agiscono in nome
e per conto dello stato. La persona giuridica in quanto soggetto unitario esiste attraverso i suoi
organi. L’organo ha una sua individualità e una esistenza distinta dalla persona giuridica. L’organo
si rende autonomo dalla persona giuridica ed ha rapporti propri e indipendenti non con altri organi
ma con altri soggetti dell’ordinamento generale distinti dalla persona giuridica. Avviene cioè una
scissione tra persona giuridica e suo organo.

Gli enti pubblici: vi sono casi in cui un soggetto pubblico non viene considerato e non è in nessun
senso organo o comunque parte dello stato, anzi dal punto di vista del patrimonio, del bilancio, dell
responsabilità del personale, esso è una persona giuridica del tutto autonoma: questi enti hanno un
personale che giuridicamente dipende da essi e non è mai dello stato; hanno un loro patrimonio del
tutto distinto da quello dello stato. Le persone giuridiche del diritto pubblico hanno una disciplina
tanto diversa da ente a ente quanto ritiene opportuno il legislatore, quindi si differenziano “enti
pubblici tipici” ed “enti pubblici singolari” oppure “enti pubblici dipendenti dallo stato” e “enti
pubblici dipendenti dalle regioni” oppure “enti pubblici territoriali” e “ enti pubblici funzionali”.

In conclusione, vi sono casi in cui lo stato si presenta ed agisce nel mondo giuridico come un unico
soggetto di diritto personalizzato, cioè una perosna giuridica in senso proprio e tecnico; vi sono poi
casi legalmente predeterminati in cui lo stato appare ed agisce come un insieme coordinato di parti
relativamente autonome l’una dall’altra e talvolta l’una contro l’altra; ma lo stato non si limita af
15
agire attraverso i suoi diversi organi e le sue diverse parti in multiforme rapporto le une con le altre.
Lo stato, attraverso controlli più o meno penetranti, influenza e guida molti altri enti pubblici, i
quali, pur essendo considerati e riconosciuti espressamente dal diritto pubblico come persone
giuridiche, costituiscono in definitiva strumenti indiretti della volontà statale.

L’ORDINAMENTO GIURIDICO

Stato e diritto: lo stato applica la sua forza secondo regole a soggetti a lui subordinati. “regola di
comportamento”= le prescrizioni presuppongono che l’uomo sia libero (egli può violare la
prescrizione, ha questa possibilità). Possiamo quindi distinguere “leggi fisico-naturali”
(proposizioni descrittive: non esiste una terza possibilità) e “regole di comportamento”
(proposizioni prescrittive che si rivolgono un comportamento futuro di uomini che dipende dalla
loro volontà).
Esistono quattro regole sociali: 1) regole del costume puramente spontanee

2) regole del costume socialmente e/o moralmente obbligatorie

3)regole assistite da un apparato ma non dalla forza

4)regole coercibili mediante la forza

L’ordinamento giuridico-le regole per risolvere le contraddizioni entro l’ordinamento: per “diritto
oggettivo” è da intendersi il complesso delle norme. L’ordinamento giuridico, in quanto istituzione,
sarebbe l’intera società o gruppo sociale in quanto organizzato secondo le norme.

Nell’ordinamento giuridico italiano è prestabilito quali sono i soggetti abilitati ad introdurre nuove
regole giuridiche e quindi anche a modificarle ed eliminarle entro l’ordinamento dato, in quali
forme e limiti. Esso è un sistema ordinato di regole nel senso che fanno parte di esso non regole
scelte casualmente e capricciosamente, ma solo quelle regole comandate dai soggetti autorizzati ,nei
modi e forme prescritte, entro i limiti precostituiti.

Criterio cronologico: “Lex posterior abrogat legem priorem”. Si usa questo criterio per scegliere tra
due leggi che sono state ambedue immesse nell’ordinamento in modo valido; con questo criterio le
norme delle fonti successive sono di conseguenza prevalenti sulle norme delle fonti anteriori.
Fondamento del criterio cronologico è l’inesauribilità. Per l’applicazione, non avviene la
cancellazione della fonte o delle sue norme da parte di quelle successive, ma l’abrogazione (art.15
disp. Prel. C.c.).

L’abrogazione è quell’effetto giuridico per cui una regola giuridica valida elimina definitivamente
dall’ordinamento una precedente regola giuridica valida. Ci possono essere varie forme di
abrogazione: espressa, tacita, per innovazione di materia.

Criterio gerarchico: “Lex superior derogat legi inferiori”. Anche se la regola inferiore è posteriore
nel tempo, essa non viene ammessa nell0ordinamento a causa della esistenza della legge superiore
ad essa contraria. La costituzione deve essere rispettata perché la norma che impone il rispetto della
costituzione non è posta ma presupposta. Cosa succede se un atto sotto ordinato contrasta con un
16
atto sovraordinato? Si ha l’abrogazione? NO! Perché si occupa di una norma di parigrado.
Normalmente si ha l’annullabilità, conseguenza della quale è l’espunsione dall’ordinamento della
norma giuridica.

Il criterio cronologico è un criterio alternativo rispetto a quello gerarchico: o si applica l’uno o


l’altro, ma non contemporaneamente. Il criterio gerarchico prevale su quello cronologico.

Criterio della competenza: questo criterio ci dice che tra alcune fonti non esiste né un rapporto
gerarchico né cronologico. Esiste dunque un rapporto di separazione delle competenze (chi
stabilisce le competenze è la corte costituzionale). Non determina la superiorità di una legge rispetto
ad un’altra.

Il criterio della competenza non esclude quello cronologico se il confronto avviene tra due atti del
medesimo tipo; non esclude nemmeno quello gerarchico, entro certi limiti.

Criterio della specialità: “Lex specialis derogat legi generali”. La fonte generale non può prevalere
sulla fonte speciale, anche se posteriore.

Criteri di individuazione delle fonti dell’ordinamento giuridico italiano: L’ordinamento giuridico


determina da sé stesso le proprie fonti. Fonti del diritto sono quegli atti o fatti abilitati a porre norme
giuridiche.

“Fonte Atto”= manifestazione di volontà consapevolmente diretta a produrre norme;

“Fonte Fatto”= prescinde dall’esistenza di un soggetto legittimato a produrre diritto attraverso una
manifestazione di colontà; sono comportamenti sociali da cui l’ordinamento ricava norme senza che
questo sia consapevolmente voluto da qualcuno.

Art.1disp.prel.C.c.: contiene un elenco indicativo e non tassativo di fonti: 1)LEGGI


2)REGOLAMENTI 3)NORME CORPORATIVE 4)USI.

Qual è il criterio per decidere se un atto è fonte del diritto oppure no? Partiamo dalla differenza tra
“regole generali e astratte” (una regola formulata in modo ipotetico, generale e astratto) e “regole
particolari e concrete” (regola formulata in relazione a persone determinate rispetto a specifici fatti).

In genere solo a alle prime è riservato il nome di “norme giuridiche”, che sono il prodotto delle
fonti anche se in realtà, le norme non sono prodotte direttamente dalle fonti, ma da qualcosa che le
fonti producono: le Disposizioni (enunciati).
Perciò la norma è la prescrizione normativa che noi desumiamo dall’interpretazione.

Le norme giuridiche vanno interpretate oggettivamente, secondo il significato sociale e generale che
le parole usate hanno anche quando tale significato non corrisponde pienamente all’intenzione del
legislatore.

CRITERI DI INTERPRETAZIONE:

17
 Criterio letterale: si parte dal testo e si mettono i confini tra i tanti significati; ogni termine
ha un suo nucleo che poi tende a sfumare fino all’alone,e anche oltre;
 Intenzione del legislatore: art.13 disp. Prel. C.c. 1° comma;
 Interpretazione sistematica: nessun atto interpretativo è un atto interpretativo che prenda un
testo isolato dal suo contesto. Interpretazione sistematica, vuol dire inserire in un contesto
giuridico l’elemento;
 Interpretazione analogica: art.12 disp. Perl. C.c. 2° comma.

Le norme obbligano indipendentemente dalla loro conoscenza per cui “ignorantia legis non elusa”;
al contrario gli atti giuridici che sono produttori di diritto in generale non obbligano se non
conosciuti.

Il giudice conosce il diritto e questo è sancito nel orincipio “iura novit curia”: questo principio vol
dire che il giudice deve applicare le norme giuridiche indipendentemente dalla prova dell’esistenza
di queste norme giuridiche da parte delle parti e indipendentemente dalle richieste di esse.

È fondamentale distinguere :

 Atti normativi, i quali di regola sono generali ed astratti ma restano normativi anche quando
contengono regole concrete;
 Atti non normativi, che sono al di fuori di quelli normativi quando contengono regole
concrete;
 Atti di dubbia collocazione, poiché sono generali e astratti, pur non rientrando tra quelli
delle altre categorie.

Molto importante è anche la regola generale del “Non liquet”: è una regola propria degli
ordinamenti moderni che pone l’obbligo ai giudici di pronunciarsi sempre e comunque, e dunque fa
obbligo di dire sempre se un fatto è lecito, illecito o indifferente.

Alcuni tipi di regole giuridiche:

 Regole di comportamento
 Regole di organizzazione, prescrivono come devono essere organizzati uffici, enti e in
generale organizzazioni.
 Regole definitorie, classificano persone e cose secondo certi criteri;
 Regole sulle regole, hanno per oggetto immediato altre regole e prescrivono come tali regole
vanno trattate;
 Regole primarie, descrivono il comportamento permesso obbligatorio o vietato;
 Regole secondarie, nel caso di violazione delle primarie, prescrivono la pena.

Lo Stato è il soggetto regolatore, la società è l’insieme regolato, l’ordinamento giuridico è il


medium, è l’insieme delle regole che connettono stato e società.
18
Oltre all’ordinamento giuridico, esistono altri tipi di ordinamento: quello militare, quello del
credito, quello sezionale, quello sportivo, che sono tutti ordinamenti autonomi. Possono intercorrere
tre tipi di rapporto tra l’ordinamento giuridico e gli altri: rapporto di riconoscimento, di indifferenza
o di opposizione.

19
LE FONTI DELL’ORDINAMENTO

Non esiste un elenco ufficiale delle fonti normative.

La Costituzione è la fonte sovraordinata a tute secondo una scala gerarchica ed è composta di 139
articoli più 18 disposizioni transitorie e finali; è entrata in vigore il 1 Gennaio 1948.

L’origine delle carte costituzionali risale alla Magna Cartha del 1225 di Enrico II. Già Aristotele
comunque appariva interessato al tema. Si cominciano a determinare termini come “potere
costituente” ( potere libero nel fine) e “potere costituito” ( esistono vincoli dati sia dal testo sia da
valori che il testo introduce).

Esistono Stati privi di una costituzione scritta, cioè di un documento unitario, distinto da tutte le
altre leggi, quindi distinguiamo: costituzioni flessibili ( ex.Regno Unito) e costituzioni scritte
(documento unico, superiore alla legge, rigida, la legge ordinaria non può modificarla).

Tuttavia tutte le società hanno una costituzione oggettiva.

La Costituzione italiana:

 Statuto albertino 1848


 1943 cade il Fascismo e tutta la struttura costituzionale fino a quel momento vigente
 Inizia un regime provvisorio
 Partiti politici antifascisti si riorganizzano e danno vita a i comitati di liberazione nazionale
 1944 svolta di Salerno
 1946 pubblica elezione Assemblea costituente che approvò la Costituzione oggi vigente.

La Costituzione oggi vigente è:

 fonte primaria
 documento scritto
 rigida
 compromissoria
 lunga
 votata
 pluralista

Vi sono diversi modi di intendere la Costituzione:

1. c’è Costituzione laddove c’è una qualunque forma di organizzazione (“ubi societas ubi
ius”);

20
2. la Costituzione è una fonte del diritto (fonte delle fonti, perché al vertice dell’ordinamento
(“ordo ordinans”).

Possiamo poi distinguere una Costituzione lunga (non si limita a disciplinare la funzione dei
pubblici poter ma disciplina anche i diritti e i doveri dei cittadini) da una Costituzione corta (si
limita a disciplinare la funzione dei pubblici poteri).

La Costituzione come legge fondamentale: la costituzione è la legge fondamentale del nostro


ordinamento; per conseguenza, tutti gli atti di tutti gli altri soggetti, pubblici e privati, sono
subordinati alla costituzione. A garanzia di questa supremazia vi sono vari istituti tra cui la corte
costituzionale.

La costituzione può essere modificata perché deve potersi adeguare ai tempi.

I regolamenti comunitari: sono atti normativi approvati dagli organi delle comunità europee e
secondo le procedure e nelle materie previste e disciplinate dai trattati istitutivi hanno valore
immediato e diretto negli stati che hanno aderito alla comunità. In caso di divergenza tra norma del
regolamento comunitario e norma nazionale è da ritenere che prevlaga la prima, mediante
disapplicazione dell’altra.

I regolamenti comunitari sono atti normativi generali e astratti;

le decisioni sono atti concreti che possono avere per destinatari sia gli stati che i soggetti privati;

le direttive sono vincolanti nel senso che ad esse gli stati sono obbligati ad adeguarsi;

ci sono poi raccomandazioni e pareri che non sono vincolanti.

Dopo il trattato di Maastricht, i regolamenti comunitari sono deliberati attraverso una procedura
molto complessa che coinvolge la commissione esecutiva, il parlamento europeo e il consiglio dei
ministri delle comunità. Il principio di sussidiarietà è introdotto dal trattato di Maastricht e rende
mobile la linea di divisione tra competenze della comunità europea e competenze dei singoli stati. I
regolamenti comunitari sono pubblicati legalmente nella gazzetta ufficiale dell’UE e in principio
entrano in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione.

La legge comunitaria: non è un atto della comunità europea, ma una legge italiana. Ogni anno deve
essere approvata una legge chiamata comunitaria, la quale:

a) modifica o abroga disposizioni statali in contrasto con gli obblighi derivanti dalla Comunità
europea e dall’Unione europea;
b) attua o assicura l’applicazione degli atti del consiglio o della commissione europea, oppure
delega il governo per tale attuazione con decreto legislativo;
c) autorizza il governo ad attuare in via regolamentare le direttive quando la via regolamentare
è ammissibile secondo Costituzione e attenendosi alle disposizioni contenute nella legge che
stiamo riassumendo;
d) individua i principi fondamentali ai quali Regioni e Province autonome debbono attenersi
per dare attuazione agli atti comunitari nelle materie nelle quali esse hanno una competenza
legislativa concorrente.

21
*sui principi fondamentali: quando un principio è fondamentale? Quando caratterizza l’identità
della costituzione, senza il quale ci troveremmo di fronte ad un costituzione diversa. I dodici articoli
(principi fondamentali) sono irrivedibili (è una cosa logica, poiché cambiare questi elementi
significherebbe fare un salto ordina mentale). I principi fondamentali non si trovano solo nei primi
12 articoli della costituzione: nell’articolo 139 vi è un principio fondamentale espresso e esplicitato:
“La forma repubblicana non puo' essere oggetto di revisione costituzionale”.

Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali: Le “leggi di revisione


costituzionale” sono quelle che modificano il testo della Costituzione; le “leggi costituzionali”
sono quelle che materialmente non fanno parte del testo della costituzione e ne restano separate, pur
essendo state approvate con la medesima procedura delle leggi di revisione e pur occupando il
medesimo grado di queste nella scala delle fonti normative.

Dal punto di vista giuridico sono ambedue subordinate alla costituzione allo stesso modo: hanno
stesso modo di approvazione, stesso nome ufficiale, stessa forza giuridica sia nei riguardi reciproci
sia rispetto alle altre fonti normative.

Procedimento di approvazione delle leggi costituzionali: art. 138 Cost. “Le leggi di revisione della
Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive
deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei
componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro
pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila
elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non e' promulgata, se non e'
approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge e' stata approvata nella seconda votazione da ciascuna
delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti”.

 SCHEMATICAMENTE:

1. Iniziativa legislativa
2. Fase istruttoria
3. Prima approvazione prima camera
4. Fase istruttoria
5. Prima approvazione seconda camera
6. Seconda approvazione prima camera non prima di 3 mesi dalla sua precedente approvazione
7. Seconda approvazione seconda camera non prima di 3 mesi dalla sua precedente
approvazione

 dal punto 6. : se con due terzi, la legge è perfetta e viene promulgata, quindi pubblicata ed
entra in vigore
 dal punto 6. O 7. : se con maggioranza assoluta si apre un’ulteriore fase del procedimento:

1. entro 3 mesi - nessuna richiesta di referendum – promulgazione, pubblicazione ed


entrata in vigore.
2. entro 3 mesi – richiesta referendum – voto negativo = stop / voto favorevole =
promulgazione, pubblicazione e entrata in vigore.

22
Le leggi costituzionali sono inferiori alla Costituzione, perché:

 per aspetto procedurale: devono essere approvate secondo le regole contenute


nell’art.138 Cost.
 almeno in un caso la costituzione impone a queste leggi un limite espresso di
contenuto
 la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione perché così dice la
costituzione e dunque anche per questo aspetto di contenuto la costituzione è
superiore alle leggi di revisione.

Disciplinare una materia con legge costituzionale significa sottrarre tale materia alla libera
disponibilità della futura maggioranza parlamentare e rendere comunque più difficile per
essa il mutamento della procedente disciplina.

La legge del Parlamento:

“legge” = può significare:

1. regola giuridicamente obbligatoria, quale ne sia la fonte


2. regola generale giuridicamente obbligatoria che governa quel paese
3. legge costituzionale
4. legge del parlamento (o ordinaria)
5. legge regionale

vanno esclusi gli atti con forza di legge perché essi, anche se equiparati alla legge, hanno un
loro nome specifico, tecnico, che non è “legge”.

La legge ordinaria presenta una caratteristica: la legge del parlamento si riconosce e si


individua immediatamente e facilmente per caratteri esteriori, per la sua forma, che è tipica e
solenne. Non tutte le decisioni prese dalle camere sono leggi.

Iter legislativo: il “procedimento” è la sequenza predeterminata di atti, rivolta al


raggiungimento di un risultato finale unitario, per cui ogni atto della sequenza non può
svolgersi se non si è concluso l’atto precedente e dunque il risultato finale non viene
raggiunto se la sequenza non è stata rispettata.
Vi sono casi in cui un certo atto diventa efficace solo dopo che è trascorso un certo tempo e /
o si è verificato un certo fatto.
La condizione può essere sospensiva ( finchè non si verifica il fatto il contratto non viene
eseguito) o risolutiva ( il contratto viene intanto eseguito ma il contratto cessa se accadrà un
certo fatto).

Le quattro fasi tipiche del procedimento:

23
1. Iniziativa, spetta a 5 categorie di soggetti (50000 elettori, ciascun parlamentare,
governo, ciascuna regione, consiglio nazionale dell’economia e del lavoro); può
essere “limitata”, “obbligatoria”, “riservata”, “del governo”; non è ammissibile se
non è una proposta specifica e completa in ogni sua parte (a differenza della
petizione, che è la domanda che qualsiasi cittadino può rivolgere alle camere); il
disegno di legge viene materialmente presentato alla presidenza di una delle due
camere; la presidenza ne dà annuncio pubblico alla assemblea e ne ordina la stampa
e la distribuzione ai parlamentari, l’assegna ad una commissione; è in questo
momento che il presidente, salvo opposizione dell’assemblea, decide e comunica il
tipo di procedura successiva (iter normale* o speciale**).

-Iter normale: è quello che la costituzione prevede ed è il procedimento che


prevale:

 Il presidente della assemblea assegna il progetto di legge ad una commissione che in questo
caso si chiama referente, perché il suo compito è quello di riferire alla assemblea dopo aver
esaminato il progetto: queste commissioni sono composte da parlamentari eletti dai diversi
gruppi parlamentari in modo proporzionale alla rispettiva consistenza numerica. Le
commissioni sono permanenti o speciali. I loro compiti sono, esaminare il progetto e se
esistono più progetti di legge sulla stessa materia, tentare di unificarli in uno solo. Terminato
il lavoro delle commissioni referenti, il progetto è accompagnato dalla e dalle relazioni e
passa all’assemblea che discuterà e deciderà su di esso quando la conferenza dei presidenti
di gruppo deciderà di metterlo all’ordine del giorno. L’assemblea delibera seguendo questo
ordine: discussione generale sul progetto di legge, discussione e votazione dei singoli
articoli separatamente, votazione finale dell’intero progetto. I sistemi di votazione sono due:
voto palese, espresso e voto segreto. Con la approvazione termina la fase deliberante della
prima camera e si ricomincia necessariamente davanti alla seconda camera. Di fronte a
questa si fa la stessa trafila percorsa davanti allo prima ed i risultati possono essere tre
diversi: 1) la seconda camera approva il progetto con emendamenti (proposte di parziale
modifica di un disegno di legge) rispetto al testo approvato dalla prima camera; 2) la
seconda camera respinge il progetto; 3) la seconda camera approva esattamente il medesimo
testo approvato dalla prima.

-Iter speciale:

 Questo procedimento, se l’assemblea è d’accordo, unifica fase referente e fase deliberante


presso la commissione, che viene investita del potere di approvare il progetto al posto della
assemblea (commissione in sede deliberante). È vietato approvare in commissione
deliberante: leggi in materia costituzionale, leggi in materia elettorale, leggi di delegazione
legislativa, leggi di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, leggi di approvazione di
bilanci sia preventivi che consuntivi. Comunque è da tenere in considerazione l’art. 72 Cost.
: “Ogni disegno di legge, presentato ad una Camera e', secondo le norme del regolamento,
esaminato da una commissione e poi dalla Camera stessa, che l'approva articolo per articolo
e con votazione finale.

Il regolamento stabilisce procedimenti abbreviati per i disegni di legge dei quali e' dichiarata
l'urgenza.

Puo' altresi' stabilire in quali casi e forme l'esame e l'approvazione dei disegni di legge sono deferiti
a commissioni, anche permanenti, composte in modo da rispecchiare la proporzione dei gruppi
parlamentari.
24
Anche in tali casi, fino al momento della sua approvazione definitiva, il disegno di legge e' rimesso
alla Camera, se il Governo o un decimo dei componenti della Camera o un quinto della
commissione richiedono che sia discusso o votato dalla Camera stessa oppure che sia sottoposto alla
sua approvazione finale con sole dichiarazioni di voto. Il regolamento determina le forme di
pubblicita' dei lavori delle commissioni.

La procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera e' sempre adottata
per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale e per quelli di delegazione legislativa, di
autorizzazione a ratificare trattati internazionali, di approvazione di bilanci e consuntivi”.

! I regolamenti parlamentari prevedono una variante del procedimento speciale: l’assemblea o il


presidente può rimettere a commissioni permanenti o speciali un progetto di legge affinchè queste
redigano a approvino i singoli articoli, riservando alla assemblea la approvazione finale.

Promulgazione della legge: Vi è un primo caso, in cui il presidente della repubblica promulga la
legge; consiste in una dichiarazione solenne e sacramentale della legge ( cioè, formula fissa e
immutabile; essa si presenta così:” La camera dei deputati e il senato della repubblica hanno
approvato - il presidente della repubblica promulga la seguente legge – segue il testo della legge
approvato dalle due camere – la presente legge, munita del sigillo dello stato, sarà inserita nella
raccolta ufficiale degli atti normativi della repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di
osservarla e farla osservare come legge dello stato”.) secondo una formula sacramentale e dà vita
all’originale della legge (= testo promulgato che viene conservato come originale della legge negli
archivi di stato, che viene pubblicato sulla gazzetta ufficiale e inserito nella raccolta ufficiale degli
atti normativi della repubblica italiana. Se c’è un errore nella stessa promulgazione, è solo lo stesso
presidente della repubblica che può correggerla, riconfermandosi così che solo il testo promulgato è
l’originale. La Corte Costituzionale potrebbe bensì dichiarare illegittima una legge perché il testo
promulgato, in base alle sue indagini, non corrisponde a quello realmente approvato dalle camere.
La promulgazione è un dovere).
La data della legge è quella del giorno della promulgazione.
Il rinvio della legge è un’alternativa che, per una sola volta, può presentarsi al presidente della
repubblica che può rinviarla alle camere con messaggio motivato (motivo di legittimità e merito);
non dovendosi schierare politicamente, il presidente della repubblica, potrà rinviare per motivi di
merito in casi di eccezione, così come per i casi di illegittimità. Le camere, di fronte al rinvio,
possono adottare tre posizioni:

a) Lasciar cadere di fatto la legge


b) Riapprovare la legge rinviata così com’è
c) Approvare emendamenti

La pubblicazione della legge non è un atto giuridico, ma la stampa pura e semplice del testo
promulgato.

! IGNOTANTIA LEGIS NON EXCUSAT


È ragionevole concedere il tempo materiale per conoscere la legge: per questo la regola generale
(art. 73 Cost.) dispone che le leggi entrano in vigore 15 giorni dopo la pubblicazione (=vacatio
legis), salvo che la stessa legge disponga rispetto a sé stessa un termine diverso).

La pubblicazione legale è costituita dalla pubblicazione sulle Gazzetta Ufficiale e avviene non oltre
30 giorni dalla promulgazione. *
25
2. Preparatoria ( o Istruttoria)
3. Decisione
4. Integrativa dell’efficacia

! non sempre tutte e quattro le fasi rinvengono, non può però mancare mai la terza.

Il sub procedimento: può accadere che una specifica fase di un procedimento sia a sua volta
costruita dal legislatore anch’essa come un procedimento. Lo schema del procedimento principale e
dell’eventuale sub-procedimento è del tutto analogo.

*la forza di legge: il rapporto tra la legge e tutte le altre fonti dell’ordinamento:

a) La legge del parlamento è anzitutto subordinata alla costituzione e alle leggi costituzionali,
come tutti gli altri atti giuridici
b) La legge del parlamento è in secondo luogo subordinata all’ordinamento comunitario (art.
117, 1° comma Cost.)
c) La legge del parlamento in forza dell’art. 117 Cost. deve rispettare gli obblighi
internazionali; una comune legge non può derogare o violare un trattato internazionale ed a
tal fine ci vuole una specifica legge costituzionale che espressamente manifesti questa
volontà dello stato italiano
d) La legge del parlamento non ha più una competenza generale ma numerata: non può cioè
legiferare su qualunque oggetto o materia, ma ha il potere di legiferare solo sugli oggetti e
nelle materie riservate espressamente allo stato, mentre la competenza legislativa generale
spetta alle regioni
e) La legge del parlamento entro la sua competenza può abrogare, sospendere, derogare o
comunque modificare qualunque altra legge anteriore e non può essere abrogata se non da
una successiva legge o atto con forza di legge: secondo l’uso nel primo caso si dirà che l a
legge ha forza di legge attiva (sta nella capacità di innovare al livello che è proprio della
legge) o passiva ( capacità di resistere alla abrogazione).

Gli atti con forza di legge: sono quegli atti normativi che, pur non essendo leggi del parlamento,
hanno la medesima efficacia delle leggi. Vedi articoli 76 e 77 Cost.

Il decreto – legge: art.77 Cost. La dizione “decreto-legge” non è prevista in Costituzione, ma


si tratta del nome tradizionale che da decenni si trovava nelle pubblicazioni legali, oggi imposto
dall’articolo 15 della legge 400/88. La parola “decreto” è il nome di quasi tutti gli atti autoritativi
del potere esecutivo; è una forma astratta che può ricoprire atti molto diversi per quanto riguarda sia
il contenuto che la efficacia. Viene però chiamato decreto- legge appunto per unire in un solo nome
sia la forma (decreto) che il contenuto (atto con forza di legge). Questo decreto- legge spetta al
governo, cioè al consiglio dei ministri. Un singolo ministro non può deliberare un decreto-legge e
neppure il presidente del consiglio da solo. Viene pubblicato sulla gazzetta ufficiale e inserito nella
raccolta ed entra subito in vigore, conformemente alla sua natura (necessità e urgenza, presupposto
di cui è il sussistere di una situazione tale per cui il governo ha necessità di intervenire con
provvedimenti non previsti da precedenti leggi e però non può attendere l’intervento del
parlamento, pena il prodursi di danno irreparabili).

26
La c.d. reiterazione del decreto legge: il governo, scaduti 60 giorni senza che il decreto-legge
venisse convertito in legge, ne deliberava un secondo, dal contenuto identico, e poi un terzo, e così
via senza limiti. Questa pratica è incostituzionale, quindi è intervenuta la corte costituzionale e con
sentenza numero 29/95, decide che la reiterazione di un decreto legge è permessa purchè al
momento della reiterazione sussistano ragioni attuali di necessità ed urgenza

Il decreto-legge entra subito in vigore nel momento stesso della pubblicazione e deve essere
obbedito da tutti fino a che o il parlamento lo abbia convertito in legge oppure il parlamento abbia
rifiutato la conversione oppure siano trascorsi 60 giorni dalla pubblicazione in gazzetta ufficiale
senza che il parlamento si sia pronunciato.

Affinchè la normativa del decreto-legge, da provvisoria e soggetta a nullità, diventi definitiva e


valida, è necessario che il parlamento entro 60 giorni converta in legge il decreto-legge.

Il decreto legislativo: art.76 Cost. Mentre col decreto-legge l’iniziativa parte dal governo e
solo dopo interviene il parlamento, qui, il rapporto si inverte e prima decide il parlamento con la
legge di delegazione e dopo interviene il governo che esercita il potere a lui delegato. Questo
articolo va integrato col 117 Cost. L’emanazione del decreto legislativo spetta al capo dello stato e
valgono per essa le stesse considerazioni svolte a proposito della emanazione del decreto- legge e
della promulgazione delle leggi: l’atto del capo dello stato serve a dichiarare ufficialmente verso
l’esterno la esistenza e il contenuto dell’atto; costituisce l’originale del decreto legislativo. Il decreto
legislativo come tutti gli atti normativi deve essere pubblicato in gazzetta ufficiale e inserito nella
raccolta ufficiale, entrando in vigore dopo 15 giorni dalla pubblicazione, salvo l’eventuale diverso
termine da esso stabilito.
La legge di delegazione non è operativa cioè, quanto al procedimento e alla forma esteriore, è in
tutto identica ad una legge normale; la sua caratteristica è di essere non operativa, cioè di per sé le
regole contenute in essa sono formulate in modo ancora così generale e di principio che è
impossibile applicarle. Ha comunque un contenuto minimo:

a) L’indicazione precisa e delimitata dell’oggetto della delega


b) La precisazione dei criteri e dei principi che il governo dovrà seguire nel formulare più
precisamente le regole da applicare
c) L’indicazione di un termine, cioè di una data fissa o comunque determinabile
oggettivamente

Rapporto tra decreto legislativo e legge di delegazione: il decreto legislativo ha forza di legge, però
presenta particolarità uniche; esso preso a sé non è subordinato solo alla costituzione e alle leggi
costituzionali come le altre leggi ma anche alla legge di delegazione cioè ad un’altra legge ordinaria
però giacchè è la stessa costituzione che esige questa subordinazione, in definitiva il decreto
legislativo, subordinandosi alla legge di delegazione, si subordina in realtà alla costituzione.

Il decreto legislativo non elimina la legge di delegazione, ma si accompagna sempre e


necessariamente ad essa.

Il decreto legislativo deve essere e viene formulato dal governo in modo che esso sia operativo da
solo, cioè sia scritto in modo tale che esso sia autosufficiente. Quindi il testo normativo che viene
applicato concretamente è sempre e solo quello del decreto legislativo: la legge di delegazione serve
solo a legittimare e eventualmente interpretare tale testo; mentre per quanto riguarda il
regolamento esecutivo, se il legislatore e il governo si conformano alle regole su questa materia, si

27
caratterizza proprio in tal senso: deve essere un testo normativo in autonomo che preso per sé solo
non potrebbe applicarsi.

Qual è il giudice del decreto legislativo non conforme alla legge di delegazione? La Corte
Costituzionale o i giudici ordinari? La Corte giudica sulla conformità delle leggi e degli atti aventi
forza di legge rispetto alla costituzione e alle leggi costituzionali, mentre il decreto legislativo qui
ipotizzato è contrario ad una legge ordinaria. Poiché però questa violazione si risolve
indirettamente in una violazione della stessa costituzione, è opinione ormai pacifica e
giurisprudenza costante della corte costituzionale che tale decreto legislativo venga giudicato dalla
corte costituzionale e non dai giudici ordinari.

I testi unici: sono una particolare forma di delega molto tipizzata; sono complessi normativi
così ufficialmente denominati (anche se rivestiti della forma canonica del decreto del presidente
della repubblica: il testo unico è dunque il contenuto possibile di un decreto) con i quali il governo,
su delega del parlamento, raccoglie in modo organico e sistematico tutte le precedenti leggi via via
entrate in vigore rispetto ad una materia unitaria; sono insomma una raccolta di fonti normative che
disciplinano una stessa materia. La particolarità di questa forma di delegazione sta nell’oggetto
della delega (riorganizzazione di precedenti leggi) e quindi nell’implicito criterio che l’oggetto per
sé stesso e automaticamente impone al governo. Si può testunificare prevedendo un testo unico
innovativo (il governo raccoglie in un testo unico le norme vigenti ma le modifica per ricondurre a
coerenza questo edificio normativo) e compilativo (può occuparsi solo di questo; prende le norme
vigenti e le ordina nel testo, facendo così un bel testo organico).

Non bisogna confondere i testi unici, che sono veri e propri decreti legislativi e quindi atti con forza
di legge con i limiti e i poteri che tali atti incontrano, con le raccolte sistematiche curate da privati o
dallo stesso governo senza però alcuna delegazione.

Il referendum abrogativo: il referendum consiste in votazioni su questioni determinate da


risolvere con un si o con un no. Possiamo distinguere diversi tipi di referendum previsti dalla
Costituzione:

 Abrogativo
 Approvativo in sede di procedimento di legge di revisione costituzionale o legge
costituzionale
 Referendum relativo alla modificazione territoriale delle regioni
 Referendum previsti dalla costituzione e dagli statuti regionali su leggi e atti amministrativi
delle regioni

Il referendum abrogativo prevede un corpo elettorale che può dire solo se intende abrogare una
legge già esistente oppure mantenerla in vita. È un atto con contenuto necessariamente negativo,
mai positivo.

Secondo l’articolo 75 Cost. :” E` indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale
o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge quando lo richiedono cinquecentomila
elettori o cinque Consigli regionali.
Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio di amnistia e di indulto di
autorizzazione a ratificare trattati internazionali.
28
Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati ad eleggere la Camera dei
deputati.
La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza
degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.
La legge determina le modalità di attuazione del referendum.”
Il referendum è operativo solo dal 1970, con legge numero 352, 15/5/1970.
 La raccolta delle firme non può durare oltre 3 mesi
 Non può essere depositata richiesta di referendum nell’anno anteriore alla scadenza di una
delle due camere e nei 6 mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per
l’elezione di una delle camere medesime
 Nel caso di scioglimento anticipato del referendum sia contrario all’abrogazione, non può
proporsi richiesta di referendum per l’abrogazione della stessa legge prima che siano
trascorsi 5 anni
 Se il parlamento prima dello svolgimento del referendum approva una legge che modifica
quella su cui era chiesto il referendum, questo non ha più luogo
Gli usi del referendum:
 Strumento attraverso cui movimenti non necessariamente politici riescono ad entrare nel
gioco politico ed a costringere il parlamento a modificare leggi che la maggioranza
spontaneamente non avrebbe cambiato
 Strumento delle minoranze politiche che appellandosi al popolo cercano per questa via
di vincere su un punto particolare contro la maggioranza politica in parlamento
 Strumento per alcuni partiti politici della stessa maggioranza per costringere altri partiti
entro la maggioranza ad adottare una decisione che non li vedeva d’accordo
 Nei referendum, del 1993 ha acquistato un significato costituzionale, in quanto la
decisione popolare è divenuta quella fondamentale.
Spesso il referendum da abrogativo si trasforma in deliberativo: data una legge, si toglie qui
una parola, lì un’altra e risulta un testo diverso da quello iniziale, egualmente operativo come
quello, ma magari con un contenuto opposto.

29
Gli statuti regionali, provinciali, comunali:
Gli statuti regionali sono quegli atti normativi che disegnano le strutture organizzative
fondamentali dell’ente regione, indicano i fini fondamentali che l’ente perseguirà e prescrivono
le regole fondamentali a cui l’ente si dovrà attenere nella sua futura e multiforme attività. Sono
ovviamente sovraordinati a tutti gli altri atti dell’ente: essi sono subordinati alla Costituzione,
ma non alle leggi ordinarie dello stato.
Possiamo distinguere:
 Statuti speciali ( sicilia, sardegna, trentino alto adige, friuli venezia giulia, valle
d’aosta); sono approvati direttamente dallo stato mediante legge costituzionale
 Statuti ordinari art.123 Cost.: “Ciascuna Regione ha uno statuto che, in armonia con la
Costituzione, ne determina la forma di governo e i princìpi fondamentali di
organizzazione e funzionamento. Lo statuto regola l'esercizio del diritto di iniziativa e
delreferendum su leggi e provvedimenti amministrativi della Regione e la pubblicazione
delle leggi e dei regolamenti regionali.
Lo statuto è approvato e modificato dal Consiglio regionale con legge approvata a maggioranza
assoluta dei suoi componenti, con due deliberazioni successive adottate ad intervallo non minore di
due mesi. Per tale legge non è richiesta l'apposizione del visto da parte del Commissario del
Governo. Il Governo della Repubblica può promuovere la questione di legittimità costituzionale
sugli statuti regionali dinanzi alla Corte costituzionale entro trenta giorni dalla loro pubblicazione.
Lo statuto è sottoposto a referendum popolare qualora entro tre mesi dalla sua pubblicazione ne
faccia richiesta un cinquantesimo degli elettori della Regione o un quinto dei componenti il
Consiglio regionale. Lo statuto sottoposto a referendum non è promulgato se non è approvato dalla
maggioranza dei voti validi.
In ogni Regione, lo statuto disciplina il Consiglio delle autonomie locali, quale organo di
consultazione fra la Regione e gli enti locali”.

Statuti comunali, provinciali e delle città metropolitane: art.114 Cost. : “La Repubblica è costituita
dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato.
I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti,
poteri e funzioni secondo i princìpi fissati dalla Costituzione.
Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento”.
Nel conflitto tra statuto comunale e provinciale e ogni altro atto normativo diverso dalla legge
statale, si applica il criterio della competenza. Nel rapporto tra statuto provinciale o comunale e
30
regolamenti provinciali o comunali invece si ristabilisce pienamente la gerarchia delle fonti, per cui
i regolamenti provinciali e comunali sono sempre subordinati ai rispettivi statuti.
Le leggi regionali: le Regioni non possono adottare decreti-legge. Oggi, le leggi statali hanno una
competenza tassativa, solo nelle materie e per gli oggetti espressamente indicati nell’articolo 117
Cost., mentre la competenza delle regioni è generale, e cioè esse possono legiferare su qualunque
materia qualunque oggetto esclusi quelli riservati allo stato. Il procedimento di formazione delle
leggi regionali è il seguente: le leggi regionali vengono deliberate dal consiglio regionale con un
procedimento analogo a quello delle leggi del parlamento; c’è una fase dell’iniziativa, fase
preparatoria in commissione, fase deliberante davanti all’intera assemblea, fase integrativa
dell’efficacia.
I limiti che incontrano le leggi regionali ordinarie:
a) Limite della Costituzione (art.120 Cost.)
b) Limiti degli statuti regionali (le leggi regionali sono subordinate ai rispettivi statuti)
c) Vincoli derivanti dagli obblighi internazionali
d) Vincoli comunitari
e) Potestà legislativa regionale concorrente (art.117 Cost.)
f) Leggi regionali tributarie (art.119 Cost.)
g) Possibile ampliamento della potestà legislativa regionale (art. 116, comma 3° Cost.)
h) Leggi regionali di attuazione degli atti comunitari
i) Limite territoriale (sono efficaci solo entro il territorio di ogni regione)
j) Limiti derivati dalle c.d. materie trasversali e dal principio di sussidiarietà

I regolamenti parlamentari: si trovano al livello della legge ordinaria e si comportano come gli
statuti regionali, nell’ordine delle fonti.
Art. 64 Cost.: “Ciascuna Camera adotta il proprio regolamento a maggioranza assoluta dei suoi
componenti.
Le sedute sono pubbliche; tuttavia ciascuna delle due Camere e il Parlamento a Camere riunite
possono deliberare di adunarsi in seduta segreta.
Le deliberazioni di ciascuna Camera e del Parlamento non sono valide se non è presente la
maggioranza dei loro componenti, e se non sono adottate a maggioranza dei presenti, salvo che la
Costituzione prescriva una maggioranza speciale I membri del Governo, anche se non fanno parte
delle Camere, hanno diritto, e se richiesti obbligo, di assistere alle sedute. Devono essere sentiti
ogni volta che lo richiedono”.
Sono atti approvati da ciascuna camera con maggioranza assoluta dei suoi componenti, con i quali
esse disciplinano la propria organizzazione interna, le procedure che seguono nello svolgere i propri
compiti, e ogni altro oggetto che concerna il proprio modo di funzionare.
Il “regolamento” è un atto normativo, quindi in grado di disciplinare rapporti interpersonali. I
regolamenti in quanto fonte secondaria, sono atti normativi subordinati alla legge; l’articolo 117, 6°
comma Cost. prevede tre tipi di regolamento:
31
1. Regolamenti statali*
2. Regolamenti regionali
3. Regolamenti dei comuni, province, città metropolitane

*sono legittimi se e solo se discipliano materie riservate dalla costituzione allo stato e sono
illegittimi se pretendono di disciplinare materie ulteriori rispetto alle precedenti. Devono essere
preceduti da un parere del consiglio di stato; dopo la emanazione sono sottoposti al controllo della
corte dei conti; devono essere pubblicati poi nella gazzetta ufficiale.
Per quanto riguarda i soggetti deliberanti dei regolamenti statali, l’art. 117 Cost. distingue tra:
 Iniziativa di uno o più ministri o del presidente del consiglio
 Parere del consiglio di stato
 Deliberazione del consiglio dei ministri
 Emanazione del presidente della repubblica
 Controllo della corte dei conti
 Pubblicazione nella gazzetta ufficiale
Distinguiamo poi:
a) Regolamenti ministeriali = regolamenti deliberati ed emanati dal singolo ministro;
b) Regolamenti interministeriali = regolamenti deliberati ed emanati da più ministri
contemporaneamente.
Entrambe non possono dettare norme contrarie a quelle dei regolamenti emanati dal governo; essi
devono essere comunicati al presidente del consiglio dei ministri prima della loro emanazione.
L’articolo 17 Cost., distingue poi 6 tipi di regolamenti governativi:
1. Regolamenti esecutivi (si riferiscono ad una specifica e nominata legge e contengono norme
ulteriori che specificano le norme contenute nella legge oppure prescrivono il modo che i
soggetti interessati dovranno seguire per attuare le norme della legge);
2. Regolamenti di attuazione ( servono per l’attuazione e l’integrazione delle leggi e dei decreti
legislativi recanti norme di principio, esclusi quelli relativi a materie riservate alla
competenza regionale);
3. Regolamenti indipendenti (disciplinano materie in cui non vi sono leggi o atti aventi forza di
legge);
4. Regolamenti che recepivano gli accordi sindacali (sono esistiti fino al 1993);
5. Regolamenti delegificatori ( emanati per la disciplina delle materie non coperte da riserva
assoluta di legge prevista dalla costituzione; determinano le norme generali regolatrici della
materia e dispongono l’abrogazione delle norme vigenti, con effetto dall’entrata in vigore
delle norme regolamentari: il fenomeno viene chiamato di delegificazione).

32
Riserva di legge: vuol dire che in linea di principio una determinata materia può essere
disciplinata con norme giuridiche solo da una legge del parlamento (o atto avente forza di legge), se
la materia è riservata allo stato, oppure con legge regionale in tutti gli altri casi.
Possiamo distinguere:
a) Riserva rinforzata: è quella riserva con cui la costituzione non solo esige che unicamente
la legge disciplini una certa materia, ma fissa essa stessa limiti inderogabili dalla legge;
b) Riserva assoluta: è quella riserva fondata in modo tale da presumere che quella certa
materia può essere disciplinata solo dalla legge o atto avente forza di legge, senza possibilità
di integrazione o specificazione o sviluppo da parte di fonti subordinate alla legge;
c) Riserva relativa: è quella riserva fondata in modo tale da far presumere che in quella
specifica materia la legge deve pur sempre intervenire previamente, ma può limitarsi a
delineare i principi fondamentali della disciplina, permettendo che i regolamenti o altre fonti
senza forza di legge la completino.

La Consuetudine: viene collocata dallo Stato all’ultimo posto tra le fonti dell’ordinamento.
Ciò che differenzia la consuetudine da tutte le altre fonti del diritto, è il fatto che essa non è il
prodotto della volontà di un determinato e indivisibile soggetto, espressa in un momento
storicamente accertabile, ma una regola di comportamento che si tra direttamente dai fatti, dagli
stessi comportamenti medi tenuti entro una collettività: la consuetudine è un fatto e non un atto
normativo. È una fonte non scritta.
La Consuetudine è composta di:
 Elemento materiale: esistenza di un comportamento medio e generale entro la collettività,
costantemente e da tempo seguito, conforme alla regola che da esso si trae;
 Elemento soggettivo: consiste nella convinzione diffusa entro la collettività che tale regola è
obbligatoria e tanto obbligatoria da meritare l’assistenza della forza organizzata delle
autorità pubbliche.
Si presuppone che la consuetudine esista già e da tempo immemorabile. I giudici non creano la
consuetudine: la riconoscono!
La raccolta degli usi: oggi il nostro ordinamento prevede che il ministero dell’industria e
commercio e le camere di commercio preparino, stampino e aggiornino raccolte di usi
rispettivamente generali e locali del commercio, che così vengono conosciuti attraverso uno scritto
ufficiale, legalmente autorizzato. Però attenzione: le proposizioni attraverso cui viene formulata per
iscritto la consuetudine, hanno solo un valore probatorio, e quindi ammettono la prova contraria
desunta dai fatti.
Il codice civile chiama “usi” quelle che nella pratica e la dottrina chiama “consuetudine” (art. 8 prel.
C.c.).
La tradizione distingue 3 tipi di consuetudine:
1. Consuetudini secundum legem ( richiamate dalle leggi scritte);
2. Consuetudini praeter legem (che pretendono di regolare materia non regolata da leggi
scritte);
3. Consuetudini contra legem ( contrarie alla legge).
33
Fonti di incerta collocazione: Art.7-8 Cost., i Patti Lateranensi: non sono costituzionalizzati. Dove
si collocano? È un caso del tutto atipico. Non c’è laicità se non c’è separazione tra stato e una o più
confessioni religiose. La corte costituzionale ha ribadito che la laicità non è indifferenza. I Patti
Lateranensi stanno sullo stesso livello delle fonti sub costituzionali.

LE FORME DI STATO E DI GOVERNO

La divisione dei poteri: all’inizio lo scopo era quello di smembrare il potere del sovrano assoluto e
garantire l’indipendenza di più centri di potere. Si è arrivati pian piano alla classica tripartizione dei
poteri:

 potere legislativo: formula leggi e cioè regole generali e astratte;


 potere esecutivo: ha il compito di eseguire le leggi e cioè far corrispondere materialmente la
realtà delle cose alla astratta previsione legislativa;
 potere giudiziario: ha il compito di accertare le violazioni del diritto e di dichiarare se sono
state rispettate o violate.

La moderna divisione dei poter sta nel sistema pluralistico dei partiti, per cui nessuno di essi può
prevalere in assoluto su tutti gli altri centri di potere, ma ciascuno deve misurarsi con gli altri e
scartare la possibilità di divenire minoranza.

Le forme di Stato: è il complesso delle regole che disciplinano il rapporto tra i cittadini e il potere
politico. È un’espressione che riprende la parola stato come sinonimo di società organizzata o
ordinamento generale che indica riassuntivamente la presenza e l’organizzazione complessiva di un
popolo stanziato su un determinato territorio sotto la direzione di una autorità centrale.

È in questo senso che possiamo distinguere: Stato assoluto, stato liberale, stato democratico-
pluralista, stato fascista, stato socialista.

Sulla nozione di governo: è l’insieme delle regole connesse a quella costituzione che disciplinano
l’esercizio del potere politico. Per sistema politico è da intendere l’insieme di tutti coloro che a
titolo vario partecipano alla vita politica dello stato.

Tre costanti delle democrazie pluraliste:

1. un corpo elettorale, da cui direttamente o indirettamente, derivano tutte le cariche politiche;


2. un’assemblea rappresentativa di tale corpo elettorale;
3. un apparato professionale diretto da persone direttamente o indirettamente legate al corpo
elettorale

dunque i rapporti possibili tra questi tre soggetto sono due: governo parlamentare (il corpo elettorale
elegge l’assemblea che elegge i dirigenti dell’apparato); governo presidenziale (il corpo elettorale
elegge sia l’assemblea che i dirigenti politici dell’apparato). Il primo garantisce istituzionalmente la

34
corrispondenza tra legislativo ed esecutivo per quanto attiene al programma politico; il secondo è
più antico e quello famoso è quello degli stati uniti d’America: in esso il corpo elettorale, in periodi
distinti e con diverse procedure e modalità elegge sia i membri DEL CONGRESSO SIA IL
PRESIDENTE. CIASCUNO di questi organi ha un periodo fisso di carica, quindi né il presidente
può sciogliere anticipatamente il congresso, né quest’ultimo può revocare il presidente.

Abbiamo poi altre forme di governo:

 Governo semipresidenziale: in esso si ha una commistione di elementi proprio del governo


parlamentare con elementi propri del governo presidenziale.
 Governo dittatoriale: vigente nella confederazione elvetica soltanto.

Forme di governo e partiti politici: I partiti sono il soggetto politico principale, ma lo sono proprio
in quanto stanno formalmente fuori dello stato e si presentano come soggetti privati. I partiti non
sono organi costituzionali, anche se politicamente contano più di essi.

Gli organi costituzionali sono alcuni fra tutti gli organi di stato, caratterizzati per il fatto di non
essere subordinati a nessun altro e dunque di essere formalmente, sul piano giuridico-costituzionale
(e non però politico), tutti eguali r tutti egualmente indipendenti. Essi sono da un lato organi e cioè
parti interne della complessiva organizzazione dello stato; dall’altro sono costituzionali, cioè dotati
in misura più o meno ampia esistenza e quanto ai loro poteri, l’una e gli altri sottratti al potere di
chicchessia; assistiti ciascuno da una serie di garanzia eccezionali rispetto al diritto comune, che
impediscono il più possibile la intromissione al loro interno di altri soggetti e dunque rendano
concreta la loro indipendenza rispetto ad ogni altro soggetto. Sono da classificare come
costituzionali sicuramente gli organi: Parlamento, Governo, Presidente della Repubblica, Corte
costituzionale. In generale, rispetto agli organi costituzionali vige il principio c.d. Interna Acta
Corporis, cioè atti interni al collegio, per cui tutto ciò che avviene entro ciascun organo, salvo il
rispetto delle norme costituzionali, non è controllabile da nessun altro soggetto esterno.

Si discute se siano organi costituzionali il CNEL (consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), il
CSM (Consiglio superiore della Magistratura), la Corte di Cassazione, il Consiglio di Stato, la Corte
dei Conti, il Consiglio supremo di difesa: questi quattro sono centri politici statali indipendenti (il
grado di libertà di cui godono è essenzialmente determinato e governato da ragioni politiche, che li
rende i più liberi entro lo stato rispetto alle competenze loro attribuite, gli unici che possono
realmente scegliere da sé i fini perseguire; essi decidono con potere autoritativo, e quindi non solo
decidono i fini, ma li impongono coercitivamente; hanno almeno una parte di potere politico-statale
intangibile da parte degli altri).

35
I PARTITI POLITICI

I partiti politici sono i soggetti principali dello stato, ma ufficialmente essi non sono organi dello
stato, ma organizzazioni private.

Il meccanismo di formazione delle decisioni statali:

1. Elezioni politiche generali (inizio del meccanismo perché l’atto politico supremo è l alegge
e il soggetto costituzionale titolare della potestà legislativa è il parlamento; poiché negli stati
democratici il potere si fonda sulla volontà del popolo, il parlamento deve essere elettivo);
2. Con elezioni la maggioranza del parlamento conquista anche il governo (se la forma di
governo vigente è quella parlamentare).

Nelle elezioni, per la conquista della maggioranza al parlamento sono decisivi i partiti politici: dal
punto di vista legale, essi non hanno il monopolio delle elezioni, perché le candidature possono
essere presentate anche da gruppi di elettori.

I partiti politici sono:

 Organizzazioni private,volontarie a cui si può aderire o meno liberamente, che possono


liberamente accettare o respingere le iscrizioni;
 Soggetti privati (per il diritto italiano), non pubblici;
 Le decisioni politiche dei partiti, giuridicamente, non vincolano nessuno: per comandare
cioè, devono impadronirsi degli organi costituzionali dello stato e riempirli di persone di
loro fiducia;
 Devono essere considerati e considerarsi vicendevolmente tutti pari, uguali nella forzq
giuridica: solo così è possibile l’alternanza tra i partiti nel corso della lotta politica.

Sui sistemi di partito:

36
 “bipartitismo”= nei sistemi politici nei quali è garantita la libertà e la pluralità dei partiti, vi
sono sistemi che conoscono la dominanza di due soli partiti, che si alternano al governo in
base alla vittoria nelle competizioni elettorali.
 “pluripartitismo” = sistemi nei quali solo una alleanza tra più partiti consente di
conquistare il governo del Paese (anche detto “governo di coalizione”).
 “bipolarismo” = in alcuni casi si creano due blocchi contrapposti; in altri casi , le alleanze
sono continuamente variabili e diventano possibili molte combinazioni diverse.

Statisticamente i sistemi bipartitici sono i sistemi elettorali maggioritari.

Per quanto riguarda i tipi di partito politico, possiamo distinguere:

 Partiti che sono essenzialmente macchine elettorali


 Partiti che hanno una organizzazione capillare e permanente
 Partiti che selezionano direttamente i candidati da presentare nelle elezioni
 Partiti che offrono il loro appoggio a candidati che hanno costruito la loro candidatura
indipendentemente dal partito
 Partiti che finanziano interamente o quasi la campagna elettorale dei candidati che
presentano o appoggiano
 Partiti con una forte disciplina nei confronti dei propri iscritti
 Partiti con una scarsa o assente disciplina interna

Un aspetto comune a tutti questi tipi di partito politico: essi sono articolazioni della società che da
un lato devono rivolgersi verso il basso, per raccogliere, selezionare, organizzare i bisogni che
salgono dai gruppi sociali che essi intendono rappresentare e tutelare; dall’altro lato devono
trasferire queste domande ed i programmi che ne conseguono a livello dei poteri pubblici e dunque
devono integrarsi col potere che comanda sulla società.

Possiamo ancora distinguere:

 Partito di lotta, che è il primo vero partito dell’Europa continentale ed è una invenzione della
classe operaia;
 Partito di mediazione- integrazione, che non ha una così rigorosa distinzione tra iscritti e
simpatizzanti, perché non esistono liste stabili e formalizzate di iscritti.

I partiti in Italia: è opportuno distinguere due periodi. Dalla fine del 1800 al 1992, l’Italia non
conosceva veri partiti; poi nasce il partito popolare di ispirazione cattolica, nato nel primo
dopoguerra; uno dietro l’altro nascono poi DC, PCI, PSI, PCDI: essi si riorganizzano e presentano
una struttura da partito di lotta. Ma la situazione politico-sociale si è intanto profondamente mutata.
La DC non è più un partito di opposizione ma di governo e la sua funzione è di mediazione-
integrazione; la sua struttura sulla carta resta quella di un partito di lotta. La DC cerca di porre
rimedio a questa discrasia attraverso le correnti di partito (cioè espressioni organizzate di diversi
gruppi di interesse diversamente presenti e alleati entro ciascuna corrente).

37
Dal 1992, avviene uno sconvolgimento del sistema dei partiti in Italia: anzitutto, la scomparsa di
DC, PCI, PSI, PSDI, PLI.

La Costituzione italiana sui partiti: la costituzione disciplina i partiti negli articoli:

 49 (che nella sostanza garantisce la pluralità dei partiti)


 98, 2° comma
 XII disp. Finale

LA PARTECIPAZIONE POPOLARE

Ogni potere deriva dal popolo.

“elezione diretta”= quando il popolo (il corpo elettorale) sceglie direttamente mediante elezione i
membri di un organo costituzionale collegiale o il titolare di una carica costituzionale monocratica:
nei regimi democratici questo organo collegiale è il parlamento;

“elezione indiretta” = quando i titolari di un organo costituzionale vengono nominati da un altro


organo direttamente rappresentativo (così il governo in Italia è l’organo indirettamente
rappresentativo, perché per restare in carica deve godere della fiducia del parlamento).

L’esistenza almeno di un organo direttamente rappresentativo è la condizione minima


indispensabile affinchè si possa parlare di democrazia (in realtà non è condizione sufficiente).

“democrazia diretta” = quando tutte le decisioni politiche vengono adottate direttamente


dall’intero popolo.

“democrazia rappresentativa” = quando le decisioni politiche vengono adottate da rappresentanti


eletti dal popolo.

Un referendum, in quanto atto che decide una questione, è un effettivo strumento di democrazia
diretta; il potere di proporre una legge, restano la decisione al parlamento, è già uno strumento di
democrazia diretta (depotenziato).

“partecipazione” = parola generica che ricomprende tutte quelle forme e modi attraverso cui i
cittadini, singolarmente o a gruppi, direttamente o indirettamente, prendono parte a processi
decisionali dei poteri pubblici. Le forme di partecipazione rinvenibili nell’ordinamento italiano sono
1) partecipazione per individui (ex. Elezioni politiche), 2) partecipazione per gruppi.

È possibile però distinguere ancora:

 Partecipazione per gruppo


38
 Partecipazione immediata diretta
 Partecipazione mediata indiretta
 Partecipazione formalizzata
 Partecipazione informale
 Partecipazione a livello nazionale
 Partecipazione di categoria
 Partecipazione politica
 Partecipazione non politica
 Partecipazione politica a carattere generale
 Partecipazione di interessi

Il parlamento e altre assemblee, sono organi direttamente rappresentativi del popolo perché
direttamente eletti dal popolo stesso (rappresentazione politica, e non giuridica).
Nella rappresentanza politica, il rappresentato non può esercitare da sé i poteri spettanti al
rappresentante, ma deve limitarsi ad eleggerlo. I rappresentati eleggono da sé stessi i propri
rappresentanti. La rappresentazione, per essere politica, deve essere generale e non professionale. In
Italia si presenta come necessariamente legata al divieto di mandato imperativo (art.67 Cost.). La
disciplina di partito di fatto si sovrappone al divieto di mandato imperativo senza annullarlo.

Il “corpo elettorale” è l’insieme di coloro che hanno diritto di partecipazione alle elezioni per
esprimere il proprio voto.

Il “corpo elettorale politico nazionale” è il corpo elettorale per eccellenza ed è l’insieme di tutti i
cittadini titolari del diritto di eleggere i membri del parlamento nazionale.

Del corpo elettorale italiano si fa parte automaticamente e obbligatoriamente mediante iscrizione da


parte di apposite commissioni a liste elettorali permanenti che vengono via via aggiornate.

Il voto è personale ( cioè spetta ad ogni cittadino e non è derogabile) ed uguale ( ogni voto conta per
uno), libero (ogni patto col quale un elettore si è eventualmente impegnato a votare i un certo modo
è nullo) e segreto (è un diritto e un dovere tenere il voto segreto) (art. 48 Cost.).

I “sistemi elettorali” sono un meccanismo pratico per meglio inquadrare gli elettori al fine di
eleggere i rappresentanti del popolo nel numero e secondo le modalità richieste.

“Elettorato attivo” = il diritto di partecipare alle elezioni come votanti e l’insieme dei requisiti
necessari e sufficienti per essere elettori in quel determinato tipo di elezioni.

Art.48 Cost.

“Elettorato passivo” = il diritto ad essere candidati (e quindi ad essere eletti) nelle competizioni
elettorali; rispetto alla Camera dei deputati tutti i cittadini di 25 anni, rispetto al Senato tutti i
cittadini di 40 anni.

“Ineleggibilità” = la mancanza dell’elettorato passivo; non sono eleggibili: i deputati regionali


consiglieri regionali, i presidenti delle giunte provinciali, i sindaci dei comuni con più di 20000
39
abitanti, capo e vice capo della polizia e gli ispettori generali, i capi di gabinetto dei ministri, i
viceprefetti e i funzionari di pubblica sicurezza.

“Incompatibilità” = è quella situazione per cui una stessa persona non può ricoprire
contemporaneamente due cariche, cosicchè deve scegliere fra di esse e se non lo fa è lo stesso
ordinamento che sceglie al suo posto. La Costituzione stabilisce che sono incompatibili la carica di
deputato e senatore, di membri di parlamento e CSM. Altre incompatibilità sono stabilite da leggi
ordinarie.

L’art.51 Cost. sancisce le pari opportunità tra donne e uomini.

IL PARLAMENTO

Caratteristiche generali dei Parlamenti: il termine “Parlamento” non designa uno specifico organo,
ma un centro di potere e di attività congiuntamente esercitati da due soggetti collettivi distinti: la
Camera dei deputati e il Senato della Repubblica. Può essere “monocamerale” o “bicamerale”, in
ogni caso è un organo collegiale e un corpo elettivo.

Il Parlamento è organo rappresentativo: in Italia è direttamente rappresentativo a livello nazionale,


perché direttamente eletto da tutto il popolo. Inoltre, i membri del parlamento non possono essere
revocati ed ogni eventuale patto o promessa da essi sottoscritta non produce alcuna conseguenza
giuridica: vige il divieto di mandato imperativo. I parlamentari discutono e decidono in pubblico;
nella Costituzione è previsto (all’art.46) che le Camere possono discutere e deliberare in segreto, ma
si tratta di un caso eccezionale.

Possiamo distinguere:

 Bicameralismo perfetto: si ha quando i due organi del parlamento hanno esattamente gli
stessi poteri;
 Bicameralismo imperfetto: si ha quando una Camera non ha gli stessi poteri dell’altra, ma
l’una può compiere atti e raggiungere risultati che l’altra non può.

Il sistema elettorale per la Camera dei Deputati: la Camera è composta di 630 deputati (618 eletti in
Italia, 12 eletti dai cittadini residenti all’estero); non sono eleggibili: deputati regionali o consiglieri
regionali, presidenti delle giunte provinciali, sindaci dei comuni con più di 20000 abitanti, capo e
vicecapo della polizia, capi di gabinetto dei ministri, viceprefetto e funzionari di p. s. Il
meccanismo di elezione è basato sul premio di maggioranza, e ciè maggioritario; in un primo
tempo, con un calcolo provvisorio, ripartisce i seggi in modo proporzionale tra le diverse liste o
coalizioni di liste che abbiano superato i diversi sbarramenti previsti, e poi, se la lista o la coalizione
che ha avuto più voti non raggiunge i 340 seggi, attribuisce a tale lista o coalizione un premio in
40
seggi fino ad arrivare comunque a 340 seggi su 360.
Più analiticamente: il territorio italiano viene diviso in circoscrizioni, esse sono 26 più la Valle
d’Aosta (che per la sua poca popolazione elegge solo 1 deputato e costituisce un solo collegio).
Ciascuna circoscrizione elegge tanti deputati quanta è la percentuale della sua popolazione sul totale
della popolazione italiana, calcolata in base all’ultimo censimento ufficiale; i comizi elettorali sono
convocati con d. p. r. , su deliberazione del Consiglio dei ministri. Il decreto è pubblicato nella
gazzetta ufficiale non oltre 45 giorni prima rispetto alla votazione. Vengono indette le elezioni, i
partiti o gruppi politici organizzati, possono presentare nelle circoscrizioni liste di candidati.
Ciascuna lista non può contenere un numero di candidati inferiore ad un terzo e superiore ai seggi
assegnati alla circoscrizione. L’ordine nella lista viene deciso dai presentatori ed è importante
perché gli elettori hanno solo un voto e non possono esprimere voti di preferenza. Il partito o i
gruppi politici organizzati, che intendono presentare liste di candidati, devono depositare presso il
ministero dell’interno il contrassegno col quale dichiarano di voler distinguere le liste medesime
nelle singole circoscrizioni. All’atto del deposito del contrassegno deve essere indicata la
denominazione del partito o del gruppo politico organizzato. Non è ammessa l presentazione di
contrassegni riproducesti simboli, elementi e diciture, usati tradizionalmente da altri partiti. Non è
ammessa neppure la presentazione di contrassegni riproducesti immagini o soggetti religiosi. La
presentazione delle liste di candidati per l’attribuzione di seggi con metodo proporzionale deve
essere sottoscritta: da almeno 1500 e da non più di 2000 elettori iscritti nelle liste elettorali di
comuni compresi nelle circoscrizioni fino a 500000 abitanti, da almeno 2500 e da non più di 3000
elettori iscritti nelle liste elettorali di comuni compresi nelle circoscrizioni con più di 500000
abitanti e fino a 1000000 abitanti, da almeno 4000 e da non più di 4500 elettori in comuni compresi
nelle circoscrizioni con più di 1000000 abitanti. In caso di scioglimento della Camera dei deputati
che ne anticipi la scadenza di oltre 120 giorni, il numero delle sottoscrizioni è ridotto alla metà. La
candidatura deve essere accettata con dichiarazione firmata ed autenticata da un sindaco, da un
notaio o da uno dei soggetti di cui all’art.14 della legge 21/3/1990 numero 53. Per i cittadini
residenti all’estero l’autentica della firma deve essere richiesta ad un ufficio diplomatico o
consolare. L’Ufficio centrale nazionale, ricevuti gli estratti dei verbali da tutti gli uffici centrali
circoscrizionali, facendosi assistere, ove lo ritenga opportuno, da uno o più esperti scelti dal
presidente. Susseguentemente proclama eletti, nei limiti dei seggi ai quali ciascuna lista ha diritto, i
candidati compresi nella lista stessa, secondo l’ordine di presentazione. Qualora una lista abbia
esaurito il numero di candidati presentati in una circoscrizione, l’ufficio centrale nazionale assegna i
seggi alla lista nelle altre circoscrizioni in cui la stessa lista abbia la maggiore parte decimale del
quoziente non utilizzata, procedendo secondo un ordine decrescente. Qualora al termine di questa
operazione residuino ancora seggi da assegnare alla lista, questi le sono attribuite nelle altre
circoscrizioni in cui la stessa lista abbia la maggior parte decimale del quoziente già utilizzato.

Il sistema elettorale per il sistema della Repubblica: il Senato è composto da 315 senatori elettivi
(309 in Italia e 6 nelle circoscrizioni Estero. Diversamente dalla Camera, l’elezione del Senato è a
base regionale.
All’inizio, a ciascuna Regione vanno assegnati i seggi senatoriali in proporzione alla popolazione
residente quale risulta dall’ultimo censimento ufficiale; però ciascuna Regione ha diritto ad almeno
7 senatori, tranne il Molise che ha diritto a 2 senatori e la alle d’Aosta che ha diritto ad 1 senatore.
41
Stabilito il numero dei seggi attribuiti a ciascuna regione, le regole sono analogiche a quelle della
Camera: concorrono alla ripartizione dei seggi liste regionali i da sole, o in coalizione, ed il criterio
di assegnazione dei seggi alle diverse liste singole o coalizioni è proporzionale, fatte salve le
variazioni percentuali per quanto riguarda le soglie di sbarramento che sono percentualmente più
alte di quella Camera perché i seggi senatoriali sono la metà di quelli della Camera. Proprio perché
queste elezioni sono a base regionale, sono previsti tanti premi quante sono le diverse regioni; può
dunque accadere che una lista o coalizione vinca a livello nazionale in termini di voti, ma perda in
termini di seggi. Può anche accadere che una coalizione vinca nelle elezioni della Camera e perda in
quelle per il senato. L’elettore anche qui vota solo per una lista. L’organo incaricato dei conteggi a
livello regionale individua le coalizioni che hanno ottenuto almeno il 20% dei voti validi e
contengono almeno una lista che ha ottenuto almeno il 3% dei voti validi; individuate poi le liste
singole o quelle facenti parte di coalizioni escluse dal gruppo precedente che abbiano ottenuto
almeno l’ 8% dei voti validi; la individuazione delle coalizioni che superano il 20% fa scattare il
diverso sbarramento per cui le liste collegate entro una tale coalizione partecipano alla ripartizione
dei seggi attribuiti alla coalizione se hanno superato il 3% dei voti validi; se la lista singola o la
coalizione non ha superato l’8%, tale lista viene esclusa dall’assegnazione dei seggi; se una lista
singola supera l’8%, la lista ottiene un numero di seggi proporzionale di voti ricevuti; se una
coalizione ha superato il 20 %, partecipano alla ripartizione dei seggi solo le liste di tale coalizione.
A questo punto si pone il problema di attribuire o meno il premio di maggioranza regionale: se una
lista da sola o una coalizione ha ottenuto il 55% dei seggi assegnati alla regione, il premio non c’è.
Se invece nessuna lista o coalizione ha raggiunto il 55% dei seggi,l scatta il premio in modo tale che
la lista o la coalizione che ha ottenuto più voti abbia comunque il 55% dei seggi. I seggi restanti
vengono distribuiti secondo un criterio proporzionale alle liste singole o alle coalizioni rimaste in
minoranza, ed entro la coalizione alle liste secondo un criterio proporzionale. Stabilito il numero di
seggi spettanti ad una lista regionale, anche per il senato si segue il criterio sella Camera per cui
vengono eletti i primi nella lista fino ad esaurimento dei seggi spettanti ad essa.

Lo status di parlamentare: il parlamentare non appena eletto e fino alla cessazione della sua carica
gode di un particolare status: condizione in forza della quale essi sono soggetti a specifici doveri e
hanno particolari diritti inerenti alla carica e sono soggetti ad un regime giuridico in parte diverso da
quello proprio di tutti gli altri soggetti dell’ordinamento.
Le immunità parlamentari sono particolari garanzie disposte in Costituzione a tutela della libertà del
parlamentare e delle sue funzioni. Le immunità non sono rinunciabili. Possono essere sostanziali ( i
membri del parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni e espresse e dei
voti dati nell’esercizio delle loro funzioni) o procedurali ( senza autorizzazione della camera alla
quale appartiene, nessun membro del parlamento può essere sottoposto a perquisire personale o
domiciliare, né può essere arrestato o privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione,
salvo che sia colto nell’atto di commettere un delitto per cui è previsto l’arresto obbligatorio in
flagranza). L’indennità ai parlamentari viene corrisposta in danaro e stabilita dalla legge ( e cioè
dallo stesso parlamento).

Durata e scioglimento delle Camere: ciascuna Camera dura normalmente 5 anni; le elezioni delle
nuove camere hanno luogo entro 7 giorni dalla fine delle precedenti. La prima riunione ha luogo no
oltre il ventesimo giorno dalle elezioni. La prorogatio: a rigore le camere sono organi permanenti
che potrebbero riunirsi in ogni momento indipendentemente dalle vicende dei singoli membri.
42
Anche quando sono sciolte in realtà esse se necessario potrebbero riunirsi fino ad un istante prima
della prima riunione delle nuove. Il scioglimento viene sempre disposto dal presidente della
repubblica ma l’atto ha un diverso significato e diversa importanza secondo che avvenga alla
scadenza dei 5 anni o prima.

Art.88 Cost. (semestre bianco)

Anche l’atto di scioglimento deve essere controfirmato dal governo (così come tutti gli atti del
presidente della repubblica).

L’organizzazione interna delle Camere: Le Camere sono organi costituzionali, cioè tendenzialmente
indipendenti in modo assoluto rispetto ad ogni altro, cosicchè, per garantire tale indipendenza, deve
governarsi da sé stessi e organizzarsi.

 Presidente: ciascuna camera elegge fra i suoi componenti il proprio presidente, l’elezione
ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza dei due terzi dei componenti della camera. Il
presidente rappresenta e simboleggia unitariamente la camera e sovraintende a tutta la
organizzazione interna della camera. Solo il presidente della camera presiede il parlamento
in seduta comune; solo il presidente del senato supplisce il presidente della repubblica in
caso di suo impedimento;
 Ufficio di Presidenza: è composta da presidente, vicepresidenti, questori, segretari. Le
sue funzioni sono: nomina, su proposta del presidente, il segretario generale della camera;
adotta i regolamenti e le altre norme.
 Conferenza dei Presidenti: è un organo collegiale che comprende il presidente della
assemblea e i presidenti di tutti i gruppi parlamentari e , nella camera dei deputati, può
comprendere anche i vicepresidenti dell’assemblea e i presidenti delle commissioni
parlamentari. Il suo compito è quello di predisporre l’ordine del giorno. È convocato dal
presidente della camera quando lo ritiene opportuno o su richiesta del governo.
 Giunte: sono articolazioni interne. Il loro compito è quello di esercitare alcuni poteri che
garantiscono la indipendenza di ciascuna camera rispetto alla possibile intromissione di ogni
altro soggetto. Le giunte più significative sono quelle: per il regolamento, per le
autorizzazioni a procedere, delle elezioni.
 Commissioni parlamentari: sono composte in modo proporzionale ai gruppi e da
membri designati direttamente dai rispettivi gruppi. Questa commissioni sono di regola
permanenti, non sono permanenti invece i loro membri: essi scadono ogni biennio. Le
commissioni più importanti sono: commissioni per referenti, commissioni deliberanti,
commissioni redigenti, commissioni in sede politica.
 Commissioni speciali:ciascuna Camera non è obbligata a servirsi solo delle commissioni
permanenti; essa però volta a volta può nominare delle commissioni speciali, ad hoc,
sempre però composte in modo proporzionale ai gruppi politici, ma che si sciolgono non
appena terminato il compito loro assegnato.
 Commissioni di Inchiesta: sono commissioni ad hoc con funzioni specifiche; la
commissione d’inchiesta procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stessi
limitazioni dell’autorità giudiziaria.

43
 Gruppi parlamentari: sono l’insieme dei parlamentari appartenenti allo stesso partito. I
gruppi parlamentari differiscono da tutte le altre articolazioni interne ella camera perché
mentre queste agiscono sempre come partiti di un insieme unitario e quindi ogni atto ad
essere delegato dalla assemblea diventa anteriormente atto dell’intero collegio, i gruppi
parlamentari agiscono nel loro proprio interesse e quindi i loro atti sono sempre atti di
ciascun gruppo e non dell’intero collegio. Per costituire un gruippo parlamentare occorre un
numero minimo di 20 deputati.

Ciascuna Camera dispone di un proprio apparato amministrativo necessario alla sua attività e quindi
anche di un suo bilancio.

Il Parlamento in seduta comune: è la riunione di tutti i parlamentari convocati nelle sole ipotesi
tassativamente prevista dalla Costituzione per adottare solo quelle decisioni tassativamente
enumerate dalla costituzione stessa. Non si tratta dunque di una riunione delle due camere nella
quale esse mantengono la rispettiva individualità. Le sue competenze sono: eleggere il presidente
della repubblica, eleggere 5 giudici della corte costituzionale, eleggere un terzo dei membri del
CSM, ricevere giuramento del presidente della repubblica e ascoltare il suo messaggio di
insediamento.

Funzione legislativa del Parlamento: alle Camere spetta in via esclusiva la funzione legislativa solo
nelle materie elencate nel 2° comma dell’art.117, mentre la funzione legislativa generale spetta alle
regioni.

 Competenza esclusiva stato: art.117, 2° comma Cost.


 Competenza concorrente di stato e regioni art.117, 3° comma Cost.
 Competenza residuale esclusiva regione

Il Parlamento non può sostituirsi ai giudici; non può sostituirsi alla pubblica amministrazione
nell’applicazione delle sue stesse leggi.

“Legge provvedimento”= è il tipo di legge statisticamente e politicamente dominante. Sono normali


leggi del parlamento che hanno la caratteristica di occuparsi di casi specifici e concreti; è una legge
che non ha i caratteri di astrattezza e generalità.

La funzione di controllo politico del parlamento:

 Controllo di legittimità
 Controllo di merito
 Controllo sugli atti
 Controlli sulla attività
 Controlli sulle persone
 Interrogazione
 Interpellanza
 Mozione
 Inchiesta parlamentare

44
 Indagini conoscitive
 Legge di bilancio
 Legge di spesa
 Legge di autorizzazione a ratificare i trattati internazionali

IL GOVERNO

Il Governo è composto da:

 Singoli ministri (sono i capi individuali di ciascun ministero);


 Presidente del Consiglio dei Ministri (non è capo di uno specifico ministero, ma è capo di
tutto il governo unitariamente inteso; le specifiche mansioni che gli spettano sono: decidere
della vita e della morte del governo, convocare il consiglio dei ministri stabilendo l’ordine
del giorno, fare decreti con i quali decidere alcune questioni che le leggi specificatamente
attribuiscono a lui, ha la responsabilità dell’unità e omogeneità dell’attività politica e
amministrativa,);
 Consiglio dei Ministri ( è un organo collegiale composto da tutti i ministri più il presidente
del consiglio dei ministri; tra le sue competenze: approvazione delle iniziative legislative,
approvazione dei decreti-legge, dei decreti legislativi e dei regolamenti governativi, nomina
dei più alti funzionari dell’apparato civile e militare, risoluzione dei conflitti tra i singoli
ministri);
 Comitati interministeriali (non previsti però dalla Costituzione)

Vi sono poi figure come:

 Vicepresidente del Consiglio (il presidente del consiglio dei ministri può proporre al
consiglio dei ministri di attribuire ad uno o più ministri le funzioni di vicepresidente);
 Ministri senza portafoglio (sono ministri senza ministero, ai quali il presidente del
consiglio dei ministri delega, sentito il consiglio dei ministri, alcune funzioni importanti.
Essi comunque partecipano al consiglio dei ministri al pari di tutti gli altri ministri, hanno il
rango di ministro con tutte le conseguenze giuridiche connesse a questo status);
 Viceministri (sono definiti come quei sottosegretari che, in numero non superiore a 10, con
delega proposta dal rispettivo ministro, sono stati incaricati di dirigere politicamente una
45
intera area corrispondente ad uno o più dipartimenti o direzioni generali. La differenza tra i
viceministri ed i sottosegretari sta nel fatto che i primi possono partecipare, senza diritto di
voto, al consiglio dei ministri);
 Sottosegretario di Stato (viene nominato dal presidente della repubblica su proposta del
presidente del consiglio dei ministri insieme al ministro che il sottosegretario è chiamato a
coadiuvare. Il sottosegretario è un parlamentare).

Procedimento di formazione del Governo: al sorgere della crisi di governo prende avvio il
procedimento di formazione del nuovo governo. La Costituzione prevede solo due momenti di
questo procedimento: nomina del presidente del consiglio e su proposta di questo, nomina dei
ministri; presentazione alle camere del neo nominato governo per ricevere la fiducia; però, prima
che il presidente della repubblica, con suo decreto controfirmato dal nuovo presidente del consiglio,
nomini formalmente quest’ultimo e i ministri, vi sono altre fasi, in particolare; consultazioni e
incarico.
Primo atto che si compie dopo la nomina sia da parte del neopresidente che dei ministri, è il
giuramento. Dal punto di vista giuridico, la nomina più il giuramento danno luogo alla formazione
di Governo; dal punto di vista politico, esso deve ricevere la fiducia delle Camere. La Costituzione
esige che il governo si presenti alle camere entro 10 giorni dalla nomina.

La FIDUCIA: si presenta come una semplice mozione che in genere si limita ad approvare le
dichiarazioni del governo; basta la sfiducia di una delle due camere perché salti tutto; deve essere
approvata per appello nominale e mai con scrutinio segreto; se viene negata, il governo presenta
comunque le sue dimissioni al capo dello stato.

Le convenzioni costituzionali: sono regole non coercibili e possono dividersi in quattro categorie:

1. Regole convenzionali che sostituiscono regole costituzionali scritte, le quali continuano ad


essere rispettate solo per la forma, mentre la sostanza è riempita da una diversa regola,
appunto convenzionale;
2. Quando la regola costituzionale, nel costruire un rapporto tra soggetti costituzionali o
nell’imporre un dovere o nell’attribuire un potere, lascia aperta la strada ad un fascio di
possibilità ulteriori regole di comportamento che completano la previsione costituzionale;
3. Regole indipendenti e autonome che non costituiscono specificazione e integrazione di
regole giuridiche;
4. Regole che consistono nella sovrapposizione di un significato politico ad un atto giuridico
che continuare a produrre effetti giuridici distinti dalle conseguenze politiche.

La responsabilità politica del Governo: avere un politico significa avere un potere di guida. Il
Governo è politicamente responsabile davanti alle Camere ed è essenzialmente una responsabilità
solidale.

Le crisi di Governo possono essere crisi parlamentari o extraparlamentari. Il Governo esercita i


poteri che gli sono attribuiti dalla Costituzione e le iniziative politiche che decide di assumere in
tutte le materie statali, e cioè oggi , in tutte le materie dell’art.117 Cost. (“La potestà legislativa è
esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti
dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.
Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie:
46
a) politica estera e rapporti internazionali dello Stato; rapporti dello Stato con l'Unione europea;
diritto di asilo e condizione giuridica dei cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea;
b) immigrazione;
c) rapporti tra la Repubblica e le confessioni religiose;
d) difesa e Forze armate; sicurezza dello Stato; armi, munizioni ed esplosivi;
e) moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari; tutela della concorrenza; sistema valutario;
sistema tributario e contabile dello Stato; perequazione delle risorse finanziarie;
f) organi dello Stato e relative leggi elettorali; referendum statali; elezione del Parlamento europeo;
g) ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici nazionali;
h) ordine pubblico e sicurezza, ad esclusione della polizia amministrativa locale;
i) cittadinanza, stato civile e anagrafi;
l) giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale; giustizia amministrativa;
m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che
devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale;
n) norme generali sull'istruzione;
o) previdenza sociale;
p) legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città
metropolitane;
q) dogane, protezione dei confini nazionali e profilassi internazionale;
r) pesi, misure e determinazione del tempo; coordinamento informativo statistico e informatico dei
dati dell'amministrazione statale, regionale e locale; opere dell'ingegno;
s) tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali.
Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a: rapporti internazionali e con l'Unione
europea delle Regioni; commercio con l'estero; tutela e sicurezza del lavoro; istruzione, salva
l'autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione
professionale; professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all'innovazione per i settori
produttivi; tutela della salute; alimentazione; ordinamento sportivo; protezione civile; governo del
territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della
comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia; previdenza
complementare e integrativa; armonizzazione dei bilanci pubblici e coordinamento della finanza
pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e
organizzazione di attività culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere
regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Nelle materie di legislazione
concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei princìpi
fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato.
Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata
alla legislazione dello Stato.

47
Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, nelle materie di loro competenza,
partecipano alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari e provvedono
all'attuazione e all'esecuzione degli accordi internazionali e degli atti dell'Unione europea, nel
rispetto delle norme di procedura stabilite da legge dello Stato, che disciplina le modalità di
esercizio del potere sostitutivo in caso di inadempienza.
La potestà regolamentare spetta allo Stato nelle materie di legislazione esclusiva, salva delega alle
Regioni. La potestà regolamentare spetta alle Regioni in ogni altra materia. I Comuni, le Province e
le Città metropolitane hanno potestà regolamentare in ordine alla disciplina dell'organizzazione e
dello svolgimento delle funzioni loro attribuite.
Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne
nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle
cariche elettive .
La legge regionale ratifica le intese della Regione con altre Regioni per il migliore esercizio delle
proprie funzioni, anche con individuazione di organi comuni.
Nelle materie di sua competenza la Regione può concludere accordi con Stati e intese con enti
territoriali interni ad altro Stato, nei casi e con le forme disciplinati da leggi dello Stato”).

Tre categorie di funzioni del Governo:

1. Funzioni che danno concretezza e attuazione alla sua funzione di indirizzo politico;
2. Funzioni che esprimono la sua funzione di capo di tutto l’apparato burocratico e militare;
3. Funzioni che gli consentano di controllare soggetti pubblici formalmente esterni allo Stato.

Potere sostitutivo del Governo: art.120, 2° comma Cost.: “La Regione non può istituire dazi di
importazione o esportazione o transito tra le Regioni, né adottare provvedimenti che ostacolino in
qualsiasi modo la libera circolazione delle persone e delle cose tra le Regioni , né limitare l'esercizio
del diritto al lavoro in qualunque parte del territorio nazionale.
Il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei
Comuni nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria
oppure di pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedono la
tutela dell'unità giuridica o dell'unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle
prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi
locali. La legge definisce le procedure atte a garantire che i poteri sostitutivi siano esercitati nel
rispetto del principio di sussidiarietà e del principio di leale collaborazione”.

Responsabilità penale dei Ministri: art.96 Cost.: “Il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i
Ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell'esercizio delle loro
funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della
Camera dei deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale”.

48
Il presidente della Repubblica

Il presidente della repubblica viene eletto dal parlamento in seduta comune integrato da 3 delegati
per ciascuna regione e dura in carica 7 anni. “Capo dello Stato” è una qualifica dell’organo
Presidente della Repubblica e sta ad indicare il ruolo di garante della unità e continuità dello Stato e
quindi il ruolo di organo di riserva che costituisce l’ultimo rimedio contro i pericoli della
disgregazione e della crisi dello Stato.
Il Presidente della Repubblica sta formalmente a capo della struttura civile e militare mentre il
Governo ha la direzione sostanziale dell’apparato.

Il presidente della Repubblica:

 È un organo monocratico, composto cioè da una sola persona


 Dura in carica 7 anni
 È richiesta una alta maggioranza per le elezioni
 Può essere uomo o donna
 Deve aver compiuto 50 anni
 Deve godere dei diritti civili e politici
 Non sono richieste candidature legali
 Deve apparire entro certi limiti realmente al di sopra dei partiti politici
 È una carica incompatibile con qualsiasi altra carica
 Non è responsabile politicamente in via istituzionale

La controfirma ministeriale: art.89 Cost.: “Nessun atto del Presidente della Repubblica è valido se
non è controfirmato dai ministri proponenti, che ne assumono la responsabilità.
Gli atti che hanno valore legislativo e gli altri indicati dalla legge sono controfirmati anche dal
Presidente del Consiglio dei Ministri”.

49
“Atti ministeriali o governativi” = atti del capo dello stato che, per forma sono atti del presidente
della repubblica, per la sostanza sono atti la cui decisione spetta prevalentemente al ministro
proponente.

“Atti presidenziali”:

a) Nomina di 5 giudici della corte costituzionale


b) Nomina di 5 senatori a vita
c) Rinvio delle leggi
d) Nomina del nuovo governo

A differenza del Governo e del Parlamento, il Presidente della Repubblica non è un organo a
competenza generale, cioè ha in principio solo quei poteri enumerati dalla Costituzione;

Rispetto al potete legislativo, il Presidente della Repubblica:

1. Convoca le camere in via straordinaria


2. Indice le elezioni delle camere e ne fissa la prima riunione
3. Nomina 5 senatori a vita
4. Scioglie le camere
5. Promulga le leggi
6. Può rinviare le lessi alla camera
7. Invia i messaggi alle camere
8. Indice i referendum popolari

Rispetto al potere esecutivo:

1. Comanda le forze armate


2. Nomina il presidente del consiglio dei ministri
3. Nomina i funzionari dello stato
4. Emana d.l. d.lgs. e regolamenti
5. Concede le onorificenze della Repubblica
6. Scioglie nei casi previsti dalla costituzione i consigli regionali

Rispetto al potere giudiziario:

1. Presiede il consiglio superiore della magistratura


2. Può concedere la grazie
3. Nomina 5 giudici della corte costituzionale

50
Atti esclusi dalla controfirma: dimissioni e atti che il Presidente della Repubblica compie come
membro di un collegio e cioè CSM, Consiglio supremo di difesa.

Atti dovuti:

1. Promulgazione delle leggi


2. Scioglimento ordinario delle Camere
3. Indizione delle elezioni
4. Fissazione della prima riunione delle nuove Camere
5. Indizione dei referendum

Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue
funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato
di accusa dal parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri.

Supplenza del Presidente della Repubblica: art.86 Cost.: “Le funzioni del Presidente della
Repubblica, in ogni caso che egli non possa adempierle, sono esercitate dal Presidente del Senato.
In caso di impedimento permanente o di morte o di dimissioni del Presidente della Repubblica, il
Presidente della Camera dei deputati indice la elezione del nuovo Presidente della Repubblica entro
quindici giorni, salvo il maggior termine previsto se le Camere sono sciolte o manca meno di tre
mesi alla loro cessazione”.

“Impedimento temporaneo” = quando è certo o ragionevolmente prevedibile che l’impedimento


cesserà entro un tempo breve e comunque più breve del periodo di carica ch ancora resta al
Presidente della Repubblica;

“Impedimento permanente” = si verifica quando il fatto impeditivo è irreversibile o comunque è


certo o scientificamente prevedibile che esso durerà più del periodo di carica che ancora resta;

“Supplenza in sede plena” = con carica ricoperta;

“Supplenza in sede vacante” = con carica priva di titolare.

Le dimissioni del Presidente della Repubblica in Italia sono irrevocabili e incondizionate e cioè una
volta annunciate pubblicamente non possono essere più ritirate e non possono essere condizionate al
verificarsi di alcun fatto.

I poteri del supplente: la Costituzione non limita i poteri del supplente, cioè non toglie che in via
convenzionale possono individuarsi alcuni limiti ai poteri del supplente, dovrà rinviare quanto più
dettagliatamente possibile tutti quegli atti che non sono urgenti o doverosi e che possono aspettare
senza apprezzabile danno per gli affari dello Stato.

La posizione giuridica del supplente: finchè esercita la supplenza, è in tutto simile a quella del
presidente supplito.

Assegno e dotazione-il segretariato generale della presidenza della repubblica: la Costituzione


dispone che il parlamento con legge attribuisca al presidente della repubblica un assegno e una

51
dotazione. “Assegno” = una somma di danaro che il presidente riceve come fondamento materiale
della vita sua e dei suoi familiari durante il periodo della carica. “Dotazione” = è un complesso di
beni immobili e una somma di danaro annua che vengano amministrati in piena e totale autonomia
dalla presidenza della repubblica per svolgere i propri compiti istituzionali. Quindi, l’assegno viene
dato alla persona e diventa sua proprietà privata; la dotazione viene data alla carica e resta proprietà
pubblica.

LA CORTE COSTITUZIONALE

Composizione: 15 giudici (5 eletti dal presidente della repubblica, 5 dal parlamento in seduta
comune, 5 dalle supreme magistrature dello stato, 3 dalla corte di cassazione, 1 dal consiglio di
stato, 1 dalla corte dei conti);

Requisiti di eleggibilità:

 Professori universitari ordinari in materie giuridiche


 Magistrati delle giurisdizioni superiori ordinarie e amministrative
 Avvocati dopo 20 anni di esercizio

Durata in carica: i giudici ordinari durano in carica 9 anni e non sono rieleggibili

Incompatibilità: con ogni altra carica

Immunità:

 Non sono perseguibili per i voti e le opinioni espresse nell’esercizio delle loro funzioni
 Non sono processabili penalmente se non dopo autorizzazione della corte
 Non possono essere arrestati o comunque privati della libertà personale se non dietro
autorizzazione della corte, salvo che siano colti a compiere un delitto in flagranza

52
La Corte elegge da sé stessa il suo presidente tra i propri membri ed è l’unico giudice per quanto
riguarda l’esistenza dei requisiti soggettivi di ammissione dei propri membri.

La Corte Costituzionale è un organo costituzionale appunto, cioè un organo che essendo al vertice
dell’apparato statale è indipendente rispetto ad ogni altro organo e dunque gode di una serie di
immunità e garanzie che rendono concreta e visibile questa indipendenza.

Funzioni della Corte:

 Il giudizio sulla costituzionalità delle lessi e degli atti aventi forza di legge dello stato e
regioni
 Il giudizio sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello stato tra lo stato e le regioni e tra le
regioni
 Il giudizio sulle accuse, promosse dal parlamento in seduta comune contro il presidente della
repubblica per alto tradimento o attentato alla costituzione
 Il giudizio sulla ammissibilità del referendum abrogativo
 Giudizio sulle controversie di lavoro tra sé ed i propri dipendenti

La corte non può decidere su questioni diverse da quelle che le sono state sottoposte; è prevista
un’eccezione: il caso in cui la corte si avvede che la medesima disposizione dichiarata
incostituzionale ricorre in altre leggi e di costituzionalità anche a queste disposizioni.

Il controllo di costituzionalità delle leggi e degli atti aventi forza di legge dello stato e delle regioni:
il controllo di costituzionalità in via incidentale o indiretta soddisfa certe esigenze: si esclude che il
singolo soggetto può adire la corte. Presupposto infatti indefettibile è che si sia istaurata davanti ad
un giudice una controversia per la cui risoluzione è necessario applicare una legge che non appare
in linea con le norme costituzionali. Ove ad individuar i profili di incostituzionalità sia una delle
parti in giudizio, questa deve portare a conoscenza di essi il giudice dinanzi al quale pende la causa
il quale è tenuto ad espletare prima di rimettere con ordinanza la questione dinanzi alla corte un
duplice controllo. Egli deve accertare la questione sia rilevante e non manifestamente infondata. In
alternativa c’è il controllo di costituzionalità in via diretta che è un modo per giungere alla corte
direttamente, mediante un atto chiamato ricorso presentato dai soggetti indicati dalla costituzione. Il
Governo quando ritenga che una legge regionale ecceda la competenza della regione, può
promuovere la questione di legittimità costituzionale dinanzi alla corte costituzionale entro 60
giorni dalla sua pubblicazione. Egualmente la regione quando ritenga che una legge o un atto avente
valore di legge dello stesso stato o di un’altra regione leda la sua sfera di competente, può
promuovere la questione di legittimità davanti alla corte entro 60 giorni dalla pubblicazione della
legge o dell’atto avente valore di legge.
Si arriva così davanti alla Corte e si hanno le decisioni processuali e decisioni nel merito: la corte
come ogni giudice prima di giungere alla decisione finale deve decidere preliminarmente sulle
questioni procedurali, se cioè sono state rispettate tutte le regole che disciplinano il processo, da cui
scaturiscono le decisioni processuali e le decisioni nel merito.
Le sentenze della corte possono essere di accoglimento (la corte dichiara l’incostituzionalità ed ha
efficacia erga omnes) o di rigetto (ha efficacia solo tra le parti); ci sono poi le sentenze
interpretative e manipolative.
53
La dichiarazione di incostituzionalità non tocca tutti quei rapporti esauriti prima della sentenza della
corte, quei rapporti cioè che non possono più essere portati davanti ad un giudice cioè si ha una
sentenza passata in giudicato che fa stato tra le parti. Quando invece i rapporti nati prima della
sentenza della corte costituzionale sono pendenti, cioè sono ancora in corso, allora anche ad essi si
applica la dichiarazione di incostituzionalità.

Il giudizio sui conflitti di attribuzione: si ha conflitto di attribuzione o di competenza quando due


soggetti rivendicano ciascuno per sé la competenza a deliberare un certo atto, oppure attribuiscono
ciascuno all’altro la competenza di un certo atto. Nel primo caso il conflitto si dice positivo perché
ambedue sostengono che l’atto spetta a sé e non all’altro; nel secondo caso si dice negativo perché
sostengono esattamente l’inverso, negano ce la competenza spetti ad essi. Il conflitto poi può
nascere perché uno dei due o ambedue hanno esercitato la competenza di cui si discute, o sono sul
punto di esercitarla giudicando che sussistano tutti i presupposti che legittimano tale esercizio e in
questo caso il conflitto si chiama attuale; oppure quando si controverte in astratto e inlinea di
principio e in questo caso si chiama potenziale o virtuale.
La corte costituzionale giudica solo sui conflitti che sono relativi a competenze e attribuzioni
stabilite dalla costituzione oppure che sono sorti tra i soggetti indicati dalla costituzione.

Il giudizio sulle accuse: procedimento attraverso cui viene messo in stato d’accusa il presidente
della repubblica; dal parlamento in seduta comune a maggioranza assoluta si arriva al processo
innanzi alla corte: la corte giudica con una composizione straordinaria (15 più 16 giudici aggregati);
la corte assolve o condanna. L’art.15 della legge 11 marzo 1953 numero 11 stabilisce che la corte
potrà irrogare sanzioni penali a sua discrezione purchè contenute entro il massimo della pena
possibile previsto dal diritto vigente nel momento del fatto.

Il giudizio sulla ammissibilità del referendum abrogativo: la Costituzione non ammette che si
possano sottoporre a referendum abrogativo le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto,
di autorizzazione a ratificare trattati internazionali; secondo la legge sui referendum attuativa della
Costituzione, il giudizio della corte avviene dopo che sono state raccolte e depositate le firme
necessarie per chiedere il referendum, e dopo che l’ufficio centrale della cassazione per il
referendum ha verificato la legittimità dell’iniziativa per ogni altro aspetto meno quello della
ammissibilità secondo l’art.75 Cost.

Non sono ammissibili referendum che abbiano per oggetto articoli disparati di uno stesso atto
normativo se tra di essi non esiste omogeneità per quanto riguarda l’oggetto regolato, e se quindi la
eterogeneità di domanda coarta la libertà dei cittadini costretti a pronunciarsi con una sola risposta
su questioni diverse.

La corte sostiene poi che vanno ugualmente preclusi quei referendum che hanno per oggetto
disposizioni di legge il cui nucleo normativo non può venire alterato o privato di efficacia, senza
che ne risultino lesi i corrispondenti specifici disposti della costituzione stessa.

54
L’ordinamento giudiziario e la funzione giurisdizionale

Definizione di giurisdizione.
“Processi” = strumenti attraverso cui i comportamenti sociali vengano costretti a conformarsi alle
leggi.

“Giurisdizione” = esegue il diritto nel senso che l’esecuzione del diritto è il suo scopo. La funzione
giurisdizionale è una forma di controllo dei comportamenti sociali a fini di conservazione e
restaurazione dell’ordine prescritto dal diritto. Però non ogni forma di controllo sociale esercitata
con strumenti giuridici è giurisdizione.

“Pubblica amministrazione” = esegue nel senso che la esecuzione delle previe norme è il mezzo
attraverso cui perseguire e realizzare una modificazione della realtà oggettiva.

I giudici come potere: i giudici sono i soggetti più potenti dell’ordinamento in quanto dicono
l’ultima parola sulle liti, ma:

a) Il giudice applica le leggi e quindi devono giustificare a sé stesso e agli altri attraverso le
sentenze, perché ritiene che le leggi che sta applicando su quelle che vanno applicate, e
perché va data loro quella interpretazione
b) Le leggi disciplinano solo una parte delle infinite attività possibili agli uomini: per
conseguenza una parte molto grande di ciò che gli uomini fanno non è soggetta al controllo
dei giudici
55
c) I giudici sono molti: il loro grande potere è inteso ma poco esteso; ogni giudice è
competente solo su questioni concrete cioè circoscritte nel tempo nello spazio e per le
persone coinvolte

“Ordine giudiziario” = è un complesso organizzato di specifici soggetti selezionati secondo regole


determinate e governati nella loro attività professionale da regole particolari proprie solo ad essi.

Possiamo distinguere vari tipi di giudici: giudici ordinari e giudici speciali.

Il CSM amministra solo i giudici ordinari. È un organo presieduto dal presidente della repubblica e
si compone di 27 membri eletti dal parlamento in seduta comune.

Principali generali relativi alla funzione giurisdizionale: art. 24 Cost. secondo costituzione ogni qual
volta il diritto oggettivo attribuisce ad un soggetto un diritto soggettivo o un interesse legittimo
costui ha il potere in condizionato di rivolgersi al giudice competente dello stato per tutelare tale
diritto o interesse legittimo.

-divieto del non liquet-

“Principio del contraddittorio” = è la regola generale valida per tutti i processi secondo cui le
parti devono essere messe su un piede di eguaglianza e quindi il giudice, pria di decidere su
qualsiasi questione deve prima sentire tutte le parti di tale processo.

“Principio del giudice naturale” = art. 25, 1° comma Cost. (Nessuno può essere distolto dal
giudizio naturale precostituito per legge).

“Obbligo di motivazione dei provvedimenti giurisdizionali” = art.111, 6° comma Cost.

“Il processo” = la funzione giurisdizionale si svolge attraverso una sequenza di atti rigorosamente
predeterminata e formalizzata (= processo). Al di là dei giudici non vi sono altre autorità a cui si
può ricorrere per difendersi dalle violazioni del diritto; le loro sentenze, una volta che sono stati
esauriti tutti i mezzi di impugnazione o siano scaduti i termini per impugnare, passano in giudicato
e cioè fanno stato in modo definitivo e irrevocabile tra le parti del processo. Le parti del processo
sono quei soggetti che hanno titolo per intervenire in esso facendo valere in proprio interesse. Il
giudice dunque non è una parte. Le parti principale in un processo son attore e convenuto.

Principi relativi alla giurisdizione penale: il processo penale è il processo rivolto ad accertare la
esistenza di un reato determinato e la colpevolezza dell’imputato di esso; non dipende dalla volontà
libera di chicchessia, ma è obbligatorio; il processo civile è l’azione civile non obbligatoria, ma
spettante agli interessati e dunque dipende dalla loro volontà. Nell’esperienza occidentale
conosciamo due tipi base di processo penale: inquisitorio e accusatorio.

Il nuovo processo penale è oggi organizzato così:

a) Fase pre-processuale: indagini preliminari

56
b) Chiusura delle indagini preliminari
c) Fase processuale: udienza preliminare
d) Dibattimento
e) Sentenza

Il principio di irretroattività e legalità delle pene: nella giustizia penale vige il principio di
irretroattività e legalità delle pene ed esso è contenuto nell’art.25, 2° comma Cost. Il principio di
irretroattività si traduce più esattamente in due regole reciproche: irretroattività della legge penale
sfavorevole e retroattività di quella favorevole.

La Cassazione: ha una struttura organizzativa di questo tipo:

 Giudice di pace
 Tribunale
 Corte di appello
 Corte d’appello
 Corte di assise d’appello
 Corte di cassazione

Da ogni grado di appello si può ricorrere in cassazione. La Cassazione non è propriamente un


giudice di appello rispetto al precedente giudice, poiché la cassazione non giudica sui fatti, ma solo
sul diritto: cioè la cassazione non riesamina tutto il processo, ma su ricorso delle parti, si limita ad
esaminare se nel precedente processo il diritto è stato rettamente interpretato e applicato.

La Cassazione si divide in sezioni penali e sezioni civili. La cassazione cassa le sentenze non
conformi alle norme giuridiche, cioè le annulla e secondo i casi cassa senza rinvio oppure con
rinvio ad un nuovo giudice dello stesso grado di quello contro cui le parti hanno proposto ricorso
per cassazione.

Si possono distinguere due tipi di giurisdizione: ordinaria (civile o penale) e amministrativa (è una
delle giurisdizioni rispetto a quella ordinaria). L’atto amministrativo non potrà essere revocato o
modificato se non con ricorso alle autorità di competenza amministrativa; il giudice ordinario cioè
ha il compito dovere di disapplicare gli atti illegittimi che hanno leso un diritto soggettivo, ma non
può né annullare né modificare l’atto che pure risulta illegittimo. Questa organizzazione della
giurisdizione è stata recepita dalla Costituzione, che nell’art.103, dispone “il consiglio di stato e gli
altri organi di giustizia amministrativa hanno giurisdizione per la tutela nei confronti della p.a. degli
interessi legittimi e in particolari materie indicate dalla legge, anche dei diritti soggettivi”. Lo stesso
articolo al comma 3°, chiarisce che “la legge determina quali organi di giurisdizione possono
annullare gli atti della p.a. nei casi e con gli effetti previsti dalla legge stessa”. Inoltre interviene
l’art.100, comma 1°: “il Consiglio di Stato è organo di consulenza giuridico-amministrativa e di
tutela della giustizia nell’amministrazione”.

“Diritti soggettivi” = riguardano tutte le situazioni in cui un soggetto può venirsi a trovare nei suoi
rapporti con altri soggettivi quindi le situazioni dello status;

57
“Interessi legittimi” = è sempre una situazione soggettiva; art.4, 2° comma legge 20 / 3/ 1965
numero 2248, che dispone: Il diritto soggettivo è la pretesa di un soggetto verso un altro soggetto o
potere di disposizione di un soggetto nei confronti di un bene. Il diritto di credito è un’espressione
che non si applica solo al credito in senso stretto, ma a tutti i diritti che comportano una pretesa
verso un altro soggetto il quale è obbligato verso il titolare della pretesa. Il diritto di proprietà è la
situazione per cui il soggetto A può godere e disporre di un bene ad esclusione di ogni altro.

Classificazione dei diritti soggettivi: all’interno della categoria “diritto soggettivo” si usano fare
molte distinzioni:

1. Diritti reali/diritti di credito


2. Diritti patrimoniali/diritti non patrimoniali
3. Diritti assoluti/diritti relativi
4. Diritti trasmissibili/diritti intrasmissibili

L’”obbligo” è la situazione giuridica soggettiva per cui un soggetto B è obbligato a dare o fare o
non fare qualcosa di specifico e di determinato a favore di un altro soggetto A. Quando la
prestazione a cui si è obbligati ha carattere patrimoniale il nome tecnico dell’obbligo è quello di
“Obbligazione”.

“Potere -soggezione”: si rinvengono molti casi in cui un soggetto può raggiungere immediatamente
e direttamente mediante la sua attività un risultato per lui vantaggioso nei suoi rapporti con altri
soggetti, cosicchè questi secondi subiscono il risultato conseguente all’esercizio del potere senza
che possano o debbano fare nulla.

“Potere” = è sempre verso altri; non abbisogna della collaborazione di questi altri ma si concreta in
una loro soggezione ai risultati ottenuti mediante l’esercizio del potere;

“Facoltà” = qualunque delle molte possibilità di fatto che il titolare di un diritto soggettivo possiede
rispetto al godimento di tale suo diritto indipendente da ogni rapporto con altri soggetti;

“Onere” = situazione in cui un soggetto per raggiungere un risultato, deve prima comportarsi in un
certo modo: nello stesso tempo però se si comporta nel modo prescritto, raggiunge il risultato
voluto.

TAR e Consiglio di Stato: Giudici amministrativi sono i tribunali amministrativi regionali e il


consiglio di stato; i primi sono giudici amministrativi di primo grado; il secondo è un giudice di
appello a cui si ricorre contro le decisioni del tar. Può essere composto da membri nominati in
sostanza dal governo, traendoli però da categorie predeterminate che danno garanzia di
preparazione professionale adeguata; in secondo luogo si compone di sezioni giurisdizionali e di
sezioni consultive.

La Corte dei Conti: tra i giudici speciali, la corte dei conti, che è giudice in materia contabile, in
materia di c.d. responsabilità amministrativa, in materia di pensioni pubbliche.

58
Tra gli altri giudici speciali, vi sono: le commissioni tributarie, il tribunale superiore delle acque
pubbliche, i tribunali militari.

LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Aspetti fondamentali dell’apparato burocratico dello Stato:

a) Deve essere organizzato, deve cioè corrispondere ad un disegno organizzativo


predeterminato, stabile e certo;
b) Deve disporre dei mezzi patrimoniali e finanziari adeguati agli scopi che deve perseguire;
c) Ha bisogno di una moltitudine di persone fisiche che prestano la loro opera al servizio
dell’apparato, e dunque è necessaria una organizzazione interna gerarchica;
d) Per agire, usa una serie di strumenti giuridici.

Spesso si trova l’espressione al plurale “pubbliche amministrazioni”: dipende dal contesto capire se
l’espressione è intesa genericamente come l’insieme di tutte le pubbliche amministrazioni dei
diversi soggetti pubblici, a partire dallo Stato, o se invece si intenda una specifica pubblica
amministrazione.
La Costituzione non tratta in modo organico le amministrazioni pubbliche e contiene in modo
sparso alcune regole e principi ora relativi a tutte le amministrazioni pubbliche ora relative soltanto
ad alcune tra di esse.

Il principio di legalità è uno dei principi che riguardano i rapporti giuridici tra tutte le
amministrazioni pubbliche ed i soggetti esterni: art.23 Cost. Le amministrazioni pubbliche possono
imporre un obbligo o un divieto di fare o non fare, di dare o non dare, in quanto a fondamento del
loro atto di imposizione ci sia la legge che disciplini interamente tutte le prestazioni personali o
59
patrimoniali obbligatorie: la legge quindi può limitarsi a porre i principi fondamentali e demandare
ai regolamenti la disciplina di dettaglio.

Il principio di giustizialbilità: art.24 e 113 Cost. Tale tutela giurisdizionale non può essere esclusa o
limitata a particolari mezzi di impugnazione o per determinate categorie di atti. La legge determina
quali organi di giurisdizione possono annullare gli atti della pubblica amministrazione nei casi o con
gli effetti previsti dalla legge stessa.

L’interesse legittimo proviene dalle disposizioni che riprendono l’espressione “interesse legittimo”:
art.24, 103,113 Cost. Esse ribadiscono e rendono ineliminabile la distinzione tra la situazione
giuridica soggettiva chiamata “diritto soggettivo” e la situazione giuridica chiamata “interesse
legittimo”. La tutela degli interessi legittimi si chiede davanti al giudice amministrativo e però la
legge può stabilire che in certe materie i giudici amministrativi possono tutelare anche diritti
soggettivi oltre che interessi legittimi; in principio la tutela dei diritti soggettivi è compito dei
giudici ordinari.

Il principio di responsabilità: art.28 Cost. da un lato tutti i dipendenti dello stato o di enti pubblici,
se con i loro atti e comportamenti violano diritti soggettivi di altri, rispondono direttamente per essi
secondo quanto prevede la legge, con sanzioni o civili o penali o disciplinari; in secondo luogo,
quando il dipendente dello stato o di ente pubblico è responsabile nel primo senso, la connessa
responsabilità civile si estende allo stato o allì’ente pubblico alle cui dipendenze lavora il soggetto
responsabile.

Principi in materia di rapporto di lavoro con gli enti pubblici:

 Art.51 Cost.
 Art.97, 3° comma Cost.
 Art.98 Cost.

Per quanto riguarda l’organizzazione delle amministrazioni pubbliche o “uffici pubblici”, la


Costituzione dice poco.

Il principio di buon andamento e imparzialità: art.97 Cost. Nella organizzazione degli uffici
pubblici devono essere assicurati il buon andamento e l’imparzialità. Come poi vanno
effettivamente organizzati gli uffici pubblici è questione che viene decisa di volta in volta dalle
leggi, dai regolamenti, dagli atti di organizzazione interni.

Principi in materia di gestione delle risorse: le risorse delle pubbliche amministrazioni sono le
risorse di cui si avvalgono lo stato e tutti gli enti pubblici; posto che le p.a. sono strutture serventi al
servizio dello stato e degli enti pubblici, le risorse sono quelle dell’ente nel suo insieme, che poi
vengono distribuite tra le diverse strutture che compongono l’ente. Le risorse degli enti pubblici
derivano dalle imposizioni tributarie. I Comuni, le Province, le Regioni, le Città metropolitane,
possono ricorrere all’indebitamento, ma lo possono fare solo per spese di investimento e non per
coprire spese correnti. Lo Stato non deve garantire i prestiti contratti da questi enti.

L’eguaglianza giuridica nei rapporti tra le amministrazioni pubbliche e i soggetti esterni: in


applicazione del principio di eguaglianza, i rapporti giuridici tra tutte le amministrazioni pubbliche

60
ed i soggetti esterni sono governati da rapporti con una certa amministrazione rispetto al trattamento
che riceverebbe se entrasse in rapporto con altra amministrazione in riferimento al medesimo diritto
soggettivo o interesse legittimo. Eguale ragionamento per il rapporto di lavoro dipendente da enti
pubblici: il rapporto di lavoro non può ricevere una disciplina giuridica differenziata secondo l’ente
di appartenenza.

I Ministeri: sono articolazioni fondamentali della p.a. dello stato. Essi possono essere istituiti solo
dalla legge, stabilendo le attribuzioni e l’organizzazione di essi. Spetta al Presidente de Consiglio
dei Ministri mantenere la unità. Ciascun ministero ha una generale competenza amministrativa
rispetto ad un settore della realtà sociale complessiva. Ciascun ministero ha al vertice un ministro
che è dunque il soggetto che dà unità verso l’esterno al ministero. Le partizioni interne del ministero
si dividono in due classi: 1) le partizioni più ampie che hanno rilevanza esterna e cioè decidono con
efficacia giuridica nei confronti dei destinatari; 2) le partizioni interne alle prime, che, di regola, non
hanno rilevanza esterna.

Altre possibili figure organizzative:

 Organi di amministrazione attiva


 Organi consuntivi
 Organi di controllo
 Organi ausiliari
 Organi di coordinamento, di indirizzo, strumentali
 Organi monocratici
 Organi collegiali
 Conferenze dei servizi
 Agenzie

I mezzi finanziari sono rappresentati dalle entrate dello Stato, che possono essere entrate tributarie o
fiscali oppure prestiti. Le entrate tributarie dello stato di solito vengono distinte in imposte (
prestazioni in denaro che i cittadini devono obbligatoriamente e incondizionatamente allo Stato) e
tasse ( pagamenti in denaro che i cittadini fanno allo stato come condizione per usufruire di
determinati servizi erogati dallo stato stesso) , a loro volta, le imposte possono essere dirette ( quelle
che sono commisurate alla qualità economica del soggetto obbligati) o indirette (quelle
commisurate al valore della transizione economica che ne costituisce il presupposto).

In Italia una forma molto frequente di prestito è costituita dalla offerta dei BOT, con scadenza
molto breve. Sono prestiti ad interesse che i sottoscrittori di questi BOT fanno allo Stato.

Il Bilancio dello Stato è costituito da tutte le entrate dello stato, tributarie ed extratributarie e
confluiscono in un unico fondo generale: il bilancio dello stato è un bilancio annuale (primo
Gennaio-31 Dicembre).

I mezzi materiali sono costituiti da cose utili di cui lo stato è proprietario. L’ordinamento giuridico
distingue tre tipi di beni dello stato:

61
a) Beni demaniali, cioè il demanio necessario ossia il ido del mare, la spiaggia, i fiumi e le altre
acque definite pubbliche dalle leggi in materia, le opere destinate alla difesa nazionale ecc;

b) Beni patrimoniali indisponibili, cioè tutti quei beni che appartengono allo stato e non
rientrano tra quelli demaniali; non possono essere sottratti alla loro destinazione, se non nei
modi stabiliti dalle leggi che li riguardano;

c) Beni patrimoniali disponibili, sono soggetti alle regole particolari che li concernono e in
quanto non è diversamente disposto, alle regole del presente codice.

Gli atti amministrativi: talvolta indicano gli atti amministrativi, compresi i provvedimenti, in senso
lato; talvolta indicano gli atti amministrativi che non sono provvedimenti ma atti amministrativi in
senso stretto.
Distinguiamo:

 Atti dovuti/atti facoltativi


 Atti su domanda d’ufficio/atti d’ufficio
 Atti discrezionali/atti vincolati

Il Provvedimento amministrativo: consiste in tutti quegli atti autoritativi della p.a. con la quale essa,
in base alla legge, incide sulla sfera giuridica del destinatario o comunque modificandola. Il
provvedimento cioè individua tutti i momenti decisionali in senso proprio, quei momenti attraverso
cui la p.a. impone legittimamente la sua volontà verso l’esterno, a vantaggio o a svantaggio di altri
soggetti.

Alcuni tipi di provvedimento:

 Autorizzazioni, sono quei provvedimenti con i quali la p.a. nei casi e nei modi previsti dalla
legge, consente che un privato eserciti un suo diritto;

 Confessioni, la p.a. trasferisce ad altri soggetti propri diritti e poteri;


 Ablazioni, sono quei provvedimenti con i quali la p.a. sottrae ad un privato definitivamente

o temporaneamente un suo diritto, in genere patrimoniale, salvo indennizzo;

 Ordini, sono comandi di fare o non fare, quali la chiamata alle armi o il divieto di transito
ecc.;

62
 Provvedimenti di secondo grado, sono quei provvedimenti che hanno per oggetto precedenti
provvedimenti e che quindi li annullano oppure li revocano, li modificano, li prorogano nel
tempo.

REGIONI, PROVINCE, CITTà METROPOLITANE E COMUNI

Comune = ente pubblico rappresentativo e territoriale di base;

Città metropolitane = enti necessaroi garantiti costituzionalmente però oggi ancora non
esistono;

Provincia = ente territoriale che comprende al suo interno più comuni;

Regione = ente territoriale che comprende le province.

Tutti questi sono enti autonomi con propri statuti cioè persone giuridiche di diritto pubblico;
sono enti politici, cioè godono di autonomia politica quindi i loro organi dirigenti non sono
obbligati ad obbedire agli indirizzi politici dello stato ma possono darsi programmi politici
propri; sono rappresentativi ed elettivi, cioè esprimono la volontà, i bisogni e i programmi della
maggioranza della collettività che essi organizzano e dirigoo e inoltre, proprio per questo, i
massimi organi dirigenti di ciascun ente, non possono essere che elettivi; sono enti territoriali,
cioè enti la cui esistenza è individuata dal loro territorio, quale elemento necessario; sono enti
necessari, cioè tutti i cittadini appartengono necessariamente ad un comune, ad una provincia e
ad una regione; inoltre hanno autonomia statutaria, normativa, amministrativa e tributaria.
63
Tutti questi enti curano interessi pubblici, quindi le loro funzioni sono inevitabilmente
intrecciate. Ne scaturiscono due modelli:

1. Separatezza-indipendenza ( ripartisce orizzontalmente le funzioni tra i diversi enti in


modo che ciascuno sia competente su una determinata porzione della realtà, senza
sovrapposizioni; sono assenti quindi meccanismi di coordinamento che consentono ai
diversi livello di decidere insieme i programmo da attuare e gli atti di attuazione dei
programmi);
2. Integrazione ( ripartisce verticalmente le funzioni tra i diversi enti pubblici in modo che
l’oggetto finale della loro attività è lo stesso ma ciascun ente interviene rispetto a tale
oggetto).

Art. 114 Cost. La Repubblica e' costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Citta' metropolitane,
dalle Regioni e dallo Stato.

I Comuni, le Province, le Citta' metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti,
poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione.

Roma e' la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento.

(1) Articolo cosi' sostituito dall'art. 1 della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 (G.U. 24
ottobre 2001, n. 48).
Il testo dell'art. 114 nella formulazione originaria, disponeva: "La Repubblica si riparte in Regioni,
Province e Comuni".

Principio della sussidiarietà: art.118 Cost. Solo se l’ente inferiore si dimostra inadeguato e
incapace, si possono attribuire poteri, compiti e funzioni all’ente immediatamente superior, e
così fino all’Unione Europea.

Poteri dello stato nei confronti degli altri enti: solo lo stato è sovrano rispetto a questi enti che
sono “autonomi”.

Funzione legislativa: rovescia il rapporto tra leggi statali e leggi regionali, giacchè oggi lo stato
può legiferare solo nelle materie elencate nell’articolo 117 Cost. e le Regioni in tute le altre.

Funzione normativa: è l possibilità di emanare atti normativi senza forza di legge e quindi
subordinati alle leggi statali.

Funzione amministrativa: è quell’attività che consiste nell’emanare atti e provvedimenti o


compiere operazioni che attuano in concreto le leggi e gli atti normativi, il nuovo titolo quinto
appare confuso.

Lo stato disciplina l’autonomia di province, comuni e città metropolitane: l’autonomia di


comuni, province e città metropolitane non viene garantita e disciplinata dalle regioni , ma
direttamente dallo stato., Il potere sostitutivo riguarda tutte le funzioni meno quella legislativa
64
delle regioni. Art.120, 2° comma Cost.: il governo può sostituire questi enti se questi non
rispettano norme dei trattati internazionali e della normativa comunitaria, se vi è pericolo grave
per l’incolumità e la sicurezza pubblica, qualora lo richiedano la tutela dell’unità giuridica o
dell’unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i
diritti civili e sociali. Ogni atto del potere sostitutivo è per definizione provvisorio. Il Governo,
prima di esercitare il potere sostitutivo, deve avvisare il soggetto competente e deve dargli un
termine ragionevole per provvedere, scaduto il quale, senza che il soggetto abbia provveduto, il
governo è legittimato a sostituire provvisoriamente.

Due organismi che discutono nei casi e nei modi previsti dalla legge, danno pareri rispetto ad
atti che li riguardano sono: conferenza di stato e regioni e conferenza di stato-città-autonomie
locali.

Le Regioni: la costituzione non solo prevede le regioni, ma per molti aspetti essenziali le
disciplina direttamente, offrendo quindi ad esse una garanzia molto maggiore di quella che offre
a comuni e province. Le regioni a statuto speciale sono in buona parte disciplinate non
direttamente dalla Costituzione, ma dagli statuti speciali appunto.
I confini delle regioni non sono modificabili se non con la speciale procedura prescritta
dall’art.132 Cost.

La potestà legislativa delle regioni: le regioni hanno potestà legislativa in tutte le materie, salvo
quelle riservate allo stato.

Numero e nome delle regioni: 20 regioni, di cui 5 espressamente nominate dalla Costituzione
sono regioni speciali (sicilia, sardegna, trentino alto adige, friuli venezia giulia, valle d’aosta)
nacquero contestualmente alla costituzione, e una quinta (friuli venezia giulia) nel 1963.

Le funzioni delle regioni: regioni, province e comuni, sono configurati come enti a fini generali,
cioè come enti che possono disciplinare e amministrare qualunque oggetto essi rtengono
opportuno, purchè sia collegato al loro territorio e non sia riservato ad altro ente; i compiti delle
regioni e degli enti locali in settori:

1. Servizi sociali
2. Promozione e sviluppo economico
3. Assetto del territorio
4. Organizzazione e funzionamento dello stesso ente che cura i compiti compresi negli altri
tre settori

Funzione di partecipazione ad attività statali:

1. Iniziativa legislativa, semplice o costituzionale, spettante al consiglio regionale


2. Nomina dei delegati per la elezione del presidente della repubblica
3. Pareri sulle modifiche di circoscrizioni regionali e sulla variazione del numero delle
regioni

65
4. Intervento del presidente delle regioni a statuto speciale al consiglio dei ministri, con
voto consultivo, quando il consiglio deve deliberare su questioni riguardanti in modo
specifico quella stessa regione
5. Potere di chiedere il referendum abrogativo e approvativo delle leggi costituzionali da
parte di 5 consigli regionali
6. Partecipazione alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari
7. Raccordo permanente e organizzato tra stato e regioni è costituito dalla conferenza stato-
regioni

Funzione amministrativa:

1. Art.118 Cost.;
2. Il nuovo testo costituzionale sembra aver abolito anche la figura della delegazione
amministrativa e della subdelegazione; in realtà quando la legge statale attribuisce così
può togliere; la legge regionale attribuisce funzioni amministrative a province, comuni e
città metropolitane; in conclusione, in tutti questi casi, anche se non si usa la parola
delegazione, si ha la stessa configurazione che precedentemente veniva chiamata
delegazione;
3. Anche la regione ha un demanio, un patrimonio indispensabile e uno disponibile;
4. La regione approva un bilancio preventivo e uno consuntivo;
5. Pubblico impiego regionale: questa materia non rientra nella legislazione concorrente,
quindi ogni regione può legiferare come meglio crede, esclusi quegli aspetti che
rientrano in altre materie;
6. Gli atti amministrativi se indicano la competenza dello stato, possono dar luogo ad un
conflitto di attribuzione tra stato e regione e quindi possono costituire oggetto di giudizio
della corte costituzionale.
7. Gli atti amministrativi regionale possono violare diritti soggettivi o interessi legittimi, e
dunque sono rispettivamente soggetti al controllo giurisdizionale dei giudici ordinari nel
primo caso e di quelli amministrativi nel secondo.

Gli organi della regione: ogni regione ordinaria ha tre organi di vertice:

 Consiglio regionale, spetta allo stato stabilire con legge i principi fondamentali in
materia di sistema di elezione del presidente della giunta e dei consiglieri regionali; ci
deve essere un sistema elettorale che agevola la formazione di stabili maggioranze nel
consiglio regionale e assicuri la rappresentanza delle minoranze; i principi fondamentali
in materia di ineleggibilità e di incompatibilità degli stessi; la durata degli organi elettivi;
 Giunta, spetta alla regione con legge conforme al proprio statuto stabilire come vengono
eletti il presidente della giunta, i componenti della giunta, i consiglieri regionali,
 disciplinare i casi di ineleggibilità e di incompatibilità dei soggetti di cui sopra;
 presidente, spetta al solo consiglio regionale approvare le leggi e fare proposte di legge
alle camere.

66
Comuni e Province: I Comuni sono enti di origine molto antiva e dalla tradizione molto
radicata; il comune è anche e soprattutto il luogo in cui una popolazione stabile vive fisicamente
vicina. Le Province sono enti artificiali, senza bene sociale reale, imposti a fini amministrativi
dallo stato liberale e recepiti dalla repubblica.

Art.114 Cost. : da questo articolo si ricava:

a) che comuni e province hanno una potestà di darsi un proprio statuto e che questa potestà
è prevista dalla Costituzione
b) essi però esistono come enti autonomi
c) art.117, comma 6°
d) art.118 Cost.

Gli statuti di comuni e province: sono approvati e modificati dai consigli comunali e provinciali
in due modi: nella prima votazione è necessaria la maggioranza dei due terzi dei consiglieri
assegnati all’ente; se nella prima non si raggiunge tale maggioranza, è necessaria la
maggioranza assoluta ripetuta però per due volte consecutivamente in uno spazio di tempo non
superiore a trenta giorni. Comuni e province sono in principio enti a fini generali. La potestà
regolarmente di comuni e province viene riconosciuta in termini generali ( tutto ciò che tali enti
possono fare diventa possibile oggetto di loro regolamenti) e tali regolamenti sono soggetti solo
alle leggi, ma non ai regolamenti di altri enti. Insomma non c’è gerarchi a ma competenza. C’è l
possibilità che gli statuti ammettano referendum, comunali i quali però devono riguardare
materie di esclusiva competenza locale e non possono aver luogo in coincidenza con operazioni
elettorali provinciali, comunali e circoscrizionali. Gli statuti possono oggi istituire il difensore
civico e cioè un organo particolare a cui gli interessati si rivolgono per segnalare errori e
illegittimità della amministrazione con la speranza che l’intervento persuasivo del difensore
civico sia sufficiente a sanare la situazione. La legge 81/93 ha modificato il sistema elettorale di
comuni e province. Sindaco e presidente della provincia non vengono più eletti dai consigli
rispettivamente comunali e provinciali, ma direttamente dal capo elettorale. I sistemi elettorali
di comuni e province sono ora maggioritari, mentre prima erano proporzionali.

Elezione del consiglio nei comuni sopra i 15000 abitanti: se un candidato a sindaco viene eletto
nel primo turno, la lista o il gruppo di liste a lui collegato ottiene il 60% dei seggi in consiglio
purchè però tale lista o tale gruppo abbia superato il 40% dei voti validi. Si tratta di un premio di
maggioranza. Naturalmente tale premio non si applica se la lista o il blocco di lista ha già
raggiunto per suo conto 60% dei seggi. Se scatta il premio, il restante 40%, viene ripartito tra gli
altri collegamenti usando il sistema d’Hondt. Se invece la lista o il blocco di liste collegate col
sindaco eletto nel primo turno non ha raggiunto il 40 % dei voti, si applica la ripartizione che
sarà descritta nel punto seguente. Se il sindaco viene eletto nel secondo turno di nuovo la lista o
il gruppo di liste a lui collegate ottiene il 60% dei seggi, purchè però nel primo turo una lista o
un gruppo di liste collegate con diverso candidato non abbia già superato il 50% dei voti validi.
Se le liste collegate col sindaco eletto hanno vinto il premio del 60% dei seggi il restante 40%
viene ripartito tra gli altri collegamenti usando il sistema d’Hondt. Se il sindaco viene eletto nel
secondo turno e però nel primo turno una lista o blocco di liste ha ottenuto il 50% dei voti si
applica il meccanismo del punto precedente. Se non si può applicare il premio o nel primo turno
o nel secondo turno la ripartizione dei seggi viene fatta assegnando a ciascu blocco di liste
67
collegato con un candidato a sindaco tanti seggi quanti ne risultano usando il sistema d’Hondt,
che è fondamentalmente proporzionale.

La Provincia: l’elezione del presidente della provincia è sostanzialmente uguale a quella dei
sindaci per i comuni con più di 15000 abitanti. Per quanto riguarda invece l’elezione dei
consiglieri provinciali, sisegue questa procedura: si determina chi è stato eletto presidente della
provincia; si procede ad una prima assegnazione dei seggi ai diversi gruppi di candidati che si
sono collegati tra loro prima della votazione; se con questa ripartizione il gruppo o i gruppi
collegati con il presidente eletto hanno ottenuto almeno il 60% dei seggi la procedura è finita;
altrimenti va comunque il 60% dei seggi. Agli altri gruppi di candidati spettano i rimanenti
seggi ripartiti tra loro in base al sistema d’Hondt.

I consigli e relativi sindaci e presidenti durano in carica 5 anni; dopo 2 mandati consecutivi non
sono immediatamente rieleggibili. Però la legislazione vigente consente un terzo mandato
consecutivo se uno dei due mandati precedenti ha avuto durata inferiore a 2 anni, 6 mesi e 1
giorno.

La giunta comunale e provinciale sono nominate rispettivamente dal sindaco e dal presidente
della provincia.

Le funzioni del comune: il comune è un ente a fini generali perciò le sue funzioni non sono
numerabili: si può ricordare ciò che il comune non deve fare e che deve fare obbligatoriamente.

L’organizzazione dei comuni: la maggior parte delle funzioni amministrative vengono svolte da
un apparato costitutivo da un numero molto variabile di dipendenti del comune. Questo apparato
culmina negli organi politici di vertice le cui deliberazioni deve attuare quotidianamente e dal
punto di vista della direzione amministrativa, nel segretario comunale o provinciale. Il comune
però per la gestione di servizi pubblici che abbiano per oggetto produzione di beni ed attività
rivolte a realizzare fini sociali e a promuovere lo sviluppo economico e civile può avvalersi di
strutture organizzative differenziate quali le aziende speciali, istituzioni, società per azioni oggi,
a differenza di una volta, le aziende speciali hanno personalità giuridica. Non hanno invece
personalità giuridica, ma solo autonomia gestionale, le istituzioni. Altri strumenti organizzativi a
disposizione dei comuni e delle province, quando vogliono gestire insieme alcuni servizi: i
consorzi.

L’ente provincia svolge funzioni non molto estese e non molto incisive, rispetto ad un territorio
e ad una popolazione che ricomprende più comuni.

Le circoscrizioni comunali: non sono enti pubblici giacchè non hanno personalità giuridica ed
anzi costituiscono articolazioni dell’ente comune. I capoluoghi di provincia e i comuni con
popolazione superiore a 100000 abitanti devono istituire le circoscrizioni di decentramento
comunale. Gli organi delle circoscrizioni sono eletti nelle forme stabilite dallo statuto e dal
regolamento; le loro funzioni sono disciplinate dallo statuto del comune e da un apposito
regolamento comunale, e consistono in funzioni di iniziativa, funzioni consultive, gestione di
servizi di base, funzioni delegate dal comune.

68
I DIRITTI DI LIBERTà

Art. 13 Cost. La libertà personale: “la libertà personale è inviolabile. Non è ammessa
alcuna forma di detenzione (deve intendersi qualsiasi forma di costruzione sulle persone fisiche,
tale che impedisca la libertà dei movimenti), di ispezione o perquisizione personale (cioè
indagine compiuta direttamente sul corpo di una persona o indagine compiuta sugli indumenti o
qualsiasi altra cosa una persona abbia indosso), né qualsiasi altra restrizione della libertà
personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli (riserva assoluta di
legge:solo dalla legge dello stato ) casi e modi previsti dalla legge”. Questo articolo non solo
tutela la libertà fisica delle persone, ma anche la loro libertà morale, ogni qual volta obblighi di
fare o non fare diminuiscono la dignità di una persona nei confronti delle altre.

La Costituzione non elenca i casi in cui un soggetto non giudice è autorizzato ad intervenire
senza il previo ordine del giudice, ma, indica i criteri generali a cui devono attenersi le leggi
ordinarie nel prevedere e disciplinare casi del genere. In casi eccezionali di necessità ed
urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l’autorità di pubblica sicurezza può adottare
69
provvedimenti provvisori che devono essere comunicati entro 48 ore all’autorità giudiziaria e se
questa non li convalida nelle successive 48 ore si intendono revocati e restano privi di ogni
effetto. Quando il fermo di polizia non è più giudiziario ma di polizia? Quando la pubblica
sicurezza ferma qualcuno non sulla base di indizi che provano che sta per commettere un reato e
quindi è colpevole del tentativo di reato, ma sulla base di qualità personali del fermato che
fanno ritenere soggettivamente che egli potrebbe commettere un reato.

Art. 14 Cost. La libertà di domicilio:

“Il domicilio è inviolabile.

Non vi si possono eseguire ispezioni o perquisizioni o sequestri, se non nei casi e modi stabiliti dalla legge
secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale.

Gli accertamenti e le ispezioni per motivi di sanità e di incolumità pubblica o a fini economici e fiscali sono regolati
da leggi speciali.”

la costituzione non usa la parola domicilio nel significato tecnico specifico del diritto privato, ma si
intende: qualsiasi luogo chiuso e privato nel quale, anche temporaneamente, una persona abbia il
diritto di stare costituisce domicilio ai fini dell’articolo 14 Cost. valgono tutte le considerazioni fatte
per libertà personale su: riserva di legge, riserva dei giudici, provvedimento motivato ecc.

Art. 15 Cost. La libertà e segretezza delle comunicazioni e della corrispondenza:

La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili.

La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla
legge.

Art. 21 Cost. La libertà di manifestazione del pensiero:


Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di
diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la
legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva
per l'indicazione dei responsabili.

In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il
sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono
immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida
nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.

70
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa
periodica.

Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La
legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.

Art. 16 Cost. La libertà di circolazione e soggiorno:


Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni
che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere
determinata da ragioni politiche.

Ogni cittadino è libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge.

Art. 17 Cost. La libertà di riunione:


I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi.

Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso.

Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per
comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica.

“Riunioni private” = sono riunioni a cui si può accedere solo su consenso espresso di colui che ha la
giuridica disponibilità del luogo;

“Riunioni aperte al pubblico” = avvengono in luoghoi non destinati per loro natura all’uso pubblico
,ma in concreto aperti al pubblico per volontà del titolare del luogo;

“Riunioni in pubblico” = avvengono in luoghi destinati all’uso pubblico secondo le leggi ai quali
tutti possono liberamente accedere;

“Assembramento” = riunione spontanea e subitanea di persone, per le ragioni più varie;

“Corteo” = riunione itinerante.

Art. 18 Cost. La libertà di associazione:


I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla
legge penale.

Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante
organizzazioni di carattere militare.

“Riunione” = è un fatto fisico- materiale puntuale nel tempo;

“Associazione” = è un rapporto sociale e designa il fatto di più persone che perseguano il medesimo
fine e che a questo scopo uniscono le proprie forze mettendo in comune sia parte della propria
attività che i mezzi materiali necessari.

È vietata inoltre la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.

71
La libertà religiosa: è stata la prima per la quale e contro la quale grandi masse di uomini hanno
combattuto una lotta secolare. Le guerre di religione erano anche e soprattutto lotte sociali
combattute sotto veste religiosa.

Art.19 Cost. Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi
forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il
culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume.

Art. 20 Cost. Il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d'una associazione od


istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali
per la sua costituzione, capacità, giuridica e ogni forma di attività.

Art. 8 Cost. Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le
confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in
quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono
regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

Art. 21 Cost. Libertà di manifestazione del pensiero: Tutti hanno diritto di manifestare
liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa
non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto
motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente
lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei
responsabili. In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento
dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di
polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia
all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro
s'intende revocato e privo d'ogni effetto. La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che
siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a
stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie ALLA DIGNITA’ DI UOMINI E
ANIMALI. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.

Dunque la manifestazione del pensiero può esprimersi:

a) come informazione o cronaca, cioè attività volta a produrre negli altri conoscenza di fatti;
b) come critica dell’esistente;
c) come proposta di mutamento.

Unico limite all’articolo 21 Cost. è il “buon costume” (= l’insieme delle pratiche e delle convinzioni
legate alla sfera della vita sessuale).

72
Art. 22 Cost. Diritto al nome, alla cittadinanza, alla capacità giuridica, alla
riservatezza: Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della
cittadinanza, del nome.

Art. 23 Cost. Il principio di legalità: Nessuna prestazione personale o patrimoniale può


essere imposta se non in base alla legge.

Per prestazione personale si deve intendere un qualsiasi fare che venga coattivamente richiesto ai
cittadini; per prestazione patrimoniale si deve intendere un qualsiasi dare in oggetti materiali cui i
cittadini vengono obbligati unilateralmente.

Devono distinguersi:

 legalità formale, tale principio viene rispettato quando vi sia una legge a fondamento di un
potere pubblico, quand’anche al legge si limitasse ad attribuirlo puramente e semplicemente
senza delimitarlo;
 legalità sostanziale, il principio viene rispettato solo quando la legge nell’attribuire un potere
imperativo a chicchessia, indica sia l’oggetto su cui il potere può esercitarsi sia il criterio dei
provvedimenti che possono essere adottati.

Diritti di libertà e poteri dello Stato: I diritti di libertà sono inviolabili e questo vuol dire
niente di giuridicamente concreto; non può voler dire “non limitabili”.

Diritti di libertà e legge:

1. i diritti di libertà non sono limitabili in alcun modo neanche con la legge

2. i diritti sono limitabili solo sulla base di una previa legge, ma con limiti costituzionali
invalicabili anche dalla stessa legge, e quindi diritti garantiti direttamente in costituzione

3. i diritti sono limitabili solo sulla base di una previa legge ma non direttamente garantiti dalla
costituzione

4. i diritti di libertà che non sopportano limiti legislativi ma solo limiti concreti disposti volta
per volta dall’autorità amministrativa.

73
Diritti di libertà ed estensione dei soggetti garantiti: I diritti di libertà sono a volte attribuiti a tutti
dalla costituzione e a volte attribuiti ai cittadini dalla costituzione (sono esclusi gli apolidi ma
questo non vuol dire che essi non hanno questi diritti, ma le leggi ordinarie possono e non devono
limitare questi diritti rispetto più penetrante e restrittivo di quanto possano fare rispetto ai cittadini.

Art. 2 Cost.: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo
sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri
inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

I diritti di libertà sono anzitutto diritti nei confronti dello stato e delle autorità e poi sono c.d.
assoluti, cioè diritti verso tutti contemporaneamente.

Il principio di eguaglianza: art. 3 Cost.: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono
eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rinnovare gli ostacoli di
ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Il primo comma di questo articolo riguarda la c.d “eguaglianza formale”: principio che si occupa
delle possibilità che ciascun individuo ha sul piano meramente legale, anche quando non ha i mezzi
per esercitare in pratica tutti i diritti, i poteri, le libertà che pure astrattamente potrebbe usare
secondo la legge;

il secondo comma riguarda invece la c.d. “eguaglianza sostanziale”: a differenza del primo comma,
questo si preoccupa proprio della esistenza o della mancanza di quelle condizioni economiche e
sociali che consentono oppure impediscono nei fatti l’esercizio dei diritti, poteri e libertà
astrattamente previsti dalla legge.

Principio della sussidiarietà: è un principio che sta in radicale opposizione col principio
dell’eguaglianza sostanziale, che si trova ancora scritto nel secondo comma dell’articolo 3 della
costituzione. La parola “sussidiarietà” definisce una relazione tra due o più soggetti per cui uno
interviene a sostegno o al posto di un altro o di molti altri sé e solo se i secondi non sono in grado,
in tutto o in parte, di provvedere a sé stessi.

Principio della sussidiarietà orizzontale: se la produzione di beni e servizi, compresa l’assistenza


sanitaria, l’istruzione, la previdenza, può essere assicurata dalla iniziativa dei privati, individuale o
associata, gli enti pubblici non devono sostituirsi ad essi, ma al contrario astenersi dal produrre tali
beni e tali servizi e lasciare campo libero alla iniziativa privata.

Principio della sussidiarietà verticale: una volta stabilito che un certo compito non può essere svolto
dai privati, singoli o associati, bisogna individuare il livello di intervento, ed in questa indagine la
preferenza va data all’ente più vicino ai destinatari dell’azione pubblica, e, solo se l’ente di questo

74
livello si dimostra incapace di svolgere il compito ad esso affidato con efficacia ed in modo
adeguato, diventa legittimo l’intervento di un ente di livello superiore.

STATO ED ECONOMIA

La Costituzione italiana presuppone la dominanza di un modo di produzione fondato sullo


scambio mercantile. La società italiana si fonda sul modo di produzione e di scambio
capitalistico. La Costituzione conosce anche altri modi di produzione. Menziona esplicitamente
la produzione non capitalistica condotta da lavoratori che sono proprietari dei propri mezzi di
produzione, e cioè i contadini proprietari e gli altri artigiani; presuppone la esistenza delle libere
professioni.

Chiave di volta del modo di produzione capitalistico è il rapporto capitale-salario; l’articolo 41


Cost. stabilisce che l’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrato con
l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e


privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali. A rigore l’art. 41 Cost. parla di
iniziativa economica in generale, e non solo di quella capitalistica. Garantisce dunque anche
quella del libero professionista, dell’artigiano, del contadino proprietario, del commerciante al
minuto.

75
Il sistema bancario: “ente creditizio” = qualsiasi soggetto che svolge attività bancaria.

La Costituzione di un ente creditizio italiano deve essere autorizzata dalla Banca d’Italia.
Regole diverse valgono per gli enti creditizi comunitari, e ancora diverse per quelli extra
comunitari. Le principali competenze della Banca d’Italia sono:

a) cassiere dello Stato


b) banca delle banche
c) ha poteri di direzione, controllo e vigilanza su tutte le banche

Oggi il principale soggetto della politica economica è la Banca centrale europea (BCE).

L’art.35 Cost. parla del lavoro in generale; l’art.36 Cost. disciplina il lavoro dipendente: a
favore del lavoratore dipendente vi sono tre garanzie: il diritto alla retribuzione, il diritto non
rinunziabile alle ferie annuali e al riposo settimanale, la durata massima della giornata lavorativa
va stabilita con la legge.

Naturalmente questa legislazione di favore a difesa del lavoratore nei confronti del potere
padronale è il risultato di una secolare lotta organizzata collettivamente, per cui al singolo
lavoratore, la cui forza individuale è troppo impari rispetto a quella del datore di lavoro, si è
sostituita l’organizzazione collettiva di molti lavoratori, e cioè il sindacato, la cui
organizzazione è libera (art.39 Cost.). Scopo principale del sindacato, ma non esclusivo, è
quello di stipulare contratti collettivi di lavoro. A rigore questi contratti vincolano solo gli
iscritti al sindacato, giacchè dal punto di vista del diritto vigente il sindacato è considerato il
rappresentante degli iscritti, che contratta a loro nome e per loro conto perché gli iscritti hanno
conferito alla associazione sindacale questo potere.

Nella pratica contrattuale italiana vige il principio di articolazione, per cui vi sono contratti
collettivi nazionali di categoria, e contratti integrativi locali per la stessa categoria, sia
provinciali che spesso di azienda. Anche in questo caso la regola è che prevale sempre la
clausola contrattuale più favorevole al lavoratore dipendente. I sindacati , di fronte ai molti enti
pubblici che si occupano a vario titolo degli interessi dei lavoratori, hanno chiesto e ottenuto di
entrare a far parte dei loro organi dirigenti di alcuni di essi. Questa tendenza, che è stata
crescente e dominante negli anni ‘70 e ’80, oggi si è drasticamente invertita, e sempre più
spesso i sindacati hanno deciso di abbandonare queste posizioni di potere.

L’arma fondamentale che i lavoratori usano per strappare migliori condizioni di vita e di lavoro
è lo sciopero, cioè l’astensione collettiva dal lavoro. Lo sciopero, al di là delle ideologie che lo
ricoprono e delle forme civili che ha assunto, è in sostanza una guerra: normalmente è incruenta,
ma non per questo è meno guerra. I lavoratori rompono unilateralmente un patto liberamente
sottoscrittore , mediant3e la astensione dal lavoro deliberatamente rivolta ad infliggere un danno
economico al datore di lavoro, cercano di imporgli nuove clausole contrattuali a loro più
favorevoli.

SCHEMATICAMENTE: I MODI E LE FORME DI INTERVENTO DELLO STATO


NELL’ECONOMIA:

76
a) lo stato può usare la leva fiscale, aumentando o diminuendo le imposte, gravando di più
su certe imposte e forme di reddito e meno su altre, e così via. Si tratta di uno strumento
che in Italia, come ben sanno gli economisti, funziona prevalentemente verso l’alto e
sempre a danno delle fasce di reddito più basse;
b) lo stato può manovrare le sue spese aumentando o diminuendo gli investimenti,
controllando la loro direzione, aumentando o diminuendo i consumi pubblici, i
trasferimenti ecc.;
c) lo stato italiano poteva agire attraverso la Banca d’Italia ed il sistema bancario, e cioè
usando lo strumento monetario e creditizio;
d) lo stato interviene attraverso svariati meccanismi di controllo, ora sui prezzi, ora sulle
localizzazioni delle imprese, ora sui crediti agevolati ecc.;
e) lo stato affida ad autorità indipendenti la regolazione ed il controllo di interi settori
economici.

Domande frequenti in sede di esame:


 la consuetudine
 i diritti di libertà (ricordare esattamente i numeri degli articoli corrispondenti!)
 differenza tra decreto-legge e decreto legislativo
 composizione del Governo
 compiti del Presidente della Repubblica
 referendum abrogativo
 procedimento di formazione di una legge
 gerarchia delle fonti

77

Potrebbero piacerti anche