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' DA GRAMSCI
A BERLINGUER
LA VIA ITAUANA AL SOCIALISMO
ATIRAVERSO I CONGRESSI
DEL PARTITO COMUNISTA
ITALIANO

II
1944-1955

A CURA DJ

SERGIO BERTOUSSI
LAPO SESTAN

Edizioni
del Calendario
MAURO SCOCCIMARRO

La Costituente e il n·nnovamento nazionale


Emr11t1

Compagni, i problemi posti a base del nostro programma per la Costituente


sono stati finora esaminati e discussi soltanto nel loro valore e significato politico
immediato. Per comprenderne però tutta l'imponanza è necessario considerarli
anche nel loro valore e significato storico. Mi pare perciò utile e necessario richia-
mare l'attenzione del congresso su un punto del rapporto dcl compagno Togliat-
ti nel quale si accenna ad un giudizio critico dello stato italiano ed ai capponi
tra il fascismo e la storia nazionale dcl nostro paese, questioni che è bene ultc·
riormcnte chiarire cd approfondire perché proprio qui si ritrovano le premesse
essenziali dell'impostazione che noi diamo ai problemi della Costituzione.
Vi sono momenti nella vita dci popoli nei quali la storia ci pone di fronte a
problemi di tanta imponanza, da poter determinare con la loro soluzione una
svolta decisiva nella vita e nella storia di un popolo. In tali momenti si è portati
a raccogliersi in se stessi, a risalire col pensiero il corso della nostra esistenza onde
trarre, da una giusta comprensione dcl passato, una maggior consapevolezza dcl
presente ed un più sicuro orientamento per l'avvenire. In questa situazione si trova
oggi il popolo italiano. Esso sarà prossimamente chiamato a pronunciarsi su que-
stioni che investono le condizioni fondamentali della vita nazionale [ ... ].
11 programma da noi proposto per la Costituente esprime l'esigenza di un pro-
fondo rinnovamento dcl nostro paese. Sua premessa e condizione essenziale è e
rimane la e radicale distruzione del fascismo ». Ciò significa eliminare non solo
le sue soprastrutture ideologiche e politiche e le cause immediate che lo hanno
determinato, ma anche le condizioni generali che ne hanno favorito il sorgere
e l'affermarsi, ed hanno reso possibile ad un regime di mostruosa tirannia di im-
porsi e durare oltre un ventennio in un grande paese come l'Italia. In quelle con-
dizioni noi ritroviamo le caratteristiche della vecchia democrazia prefascista. In-
fatti, già prima del fascismo la società italiana era profondamente permeata di
spirito conservatore e reazionario: la monarchia sempre pronta a farsi strumento
di forze reazionarie contro il popolo; l'apparato statale in tutti i suoi orientamen-
ti, dalla burocrazia alle forze armate, tutto penetrato di spirito antipopolare; le
classi dominanti chiuse nel loro sordido egoismo di classe, estranee ed indifferen-
ti ai bisogni dcl popolo; la cultura ridotta a strumento servile della ricchezza e

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V Congresso na%ionale

del privilegio. Insomma la società italiana, nonostante: alcune parvenze: esteriori


pseudo-democratiche, era sostanzialmente antidemocratica perché ancipopolare.
Ci sono pochi paesi nei quali tanto sangue di popolo, siano essi operai del Nord
e contadini dcl Sud, sia stato sparso come nelle vie e nelle piazze d'Italia. Ci sono
pochi paesi che in poco più di 70 anni di scoria nazionale ricordino periodi di
reazione come il decennio sanguinoso di Crispi 1 e'tl ventennio criminale di Mus-
solini. In tutta la scoria passata lo Stato italiano ci appare come avvolto in una
nebbia reazionaria, che ad un cerco momento si addensa in nube tempestosa,
e scatena la sanguinosa tempesta che ci ha travolto in un vortice di lucci, rovine
e miserie. Il popolo italiano ha perciò pieno diritto di esigere che il regime de-
mocratico da instaurare in Italia sia tale: da garantire per l'avvenire che non si
ripeta quanto è accaduto nel passato. Di qui l'esigenza della e nuova democra-
zia ,, che noi opponiamo al ritorno puro e semplice dc:Jle vecchie forme dcmocra-
tic~e prefasciste.
E necessario pertanto non lasciarsi fuorviare, od ingannare da false domine e
concezioni che, mascherando interessi conservatori e reazionari, tendono a ricon-
durci ai vecchi ordinamenti dell'Italia prefascista. Noi rifiutiamo la concezione
che considera il fascismo come un fenomeno accidentale capitato per caso nel no-
stro paese. No: nulla avviene per caso nella scoria dei popoli. Il fascismo è' stato
la risultante ultima di un processo storico che risale alle origini stesse dello stato
unitario in Italia. E rifiutiamo pure la domina della e fatalità dcl destino "· da
cui si traggono solo prediche di rassegnazione per il popolo. Dopo la tragica e
sanguinosa esperienza dc:I fascismo, non parole di rassegnazione, ma un appello
alla lotta noi lanciamo al popolo italiano, lotta contro tutto un passato di lacrime
e di sangue, di arbitrio e di violenza. Non vi è destino più fone della volontà
di un popolo che vuole crearsi una nuova vita. Ma perché ciò sia possibile, la no-
stra opera riformatrice deve incidere nella struttura politica, economica e sociale
del nostro paese, come essa è venuta storicamente determinandosi, poiché qui
si ritrova la matrice da cui, come un tumore maligno, si è generato il fascismo.
Questo è il problema essenziale che deve essere messo bene in chiaro dinanzi al
popolo italiano [ ... ].
La rivoluzione borghese in Italia non si è svolta attraverso una lotta popolare
guidata dalla borghesia capitalistica contro l'aristocrazia feudale fino all'abbatti-
mento dc:J suo potere politico cd alla distruzione dc:I feudalismo nelle campagne:.
Al contrario, è avvenuto che ad un certo momento il controllo fra la nascente
borghesia e le vecchie forze reazionarie si è risolto in un compromesso contro le
esigenze e gli interessi dc:I popolo [ ... ].
Non interessa qui ricercare le: cause: del particolare sviluppo della rivoluzione
borghese in Italia, consistenti essenzialmente nella arretratezza politica c:d eco-
nomica del nostro paese, nella debolezza organica della nostra borghesia ecc. Im-
porta invece intendere le conseguenze di cui risentì tutto il nostro sviluppo stori-
co e che possiamo riassumere in questi punti:
1. In Italia è mancata una rivoluzione agraria: si ebbero riforme limitate che

I Ci si riferisce al periodo che va dall'assunzione da pane di Fr211mco Crispi della carica di ministro degli
Interni il 4 aprile 1887 e poi di ministro dcl Consiglio il 29 luglio dcl 1888 fino al suo allontanamento definitivo
dalla politica dopo la disastrosa sconfitta di Adua il primo marzo 1896. In questo arco di tempo in cui rimase
ininterrottamente alla guida dcl governo - salvo una parentesi f12 il 31 gennaio dcl 1891 e il I) dicembre dcl
1893 - fronteggiò con durezza i moti dci Fasci siciliani e quelli in Lunigiana scoppiati (12 il 1893 e il 1894.
Rinnovare l'Italia

lasciarono larghe sopravvivenze feudali nelle campagne. Si sono così sommati ed


abbiamo sofferto ad un tempo tutti i mali del nascente regime capitalistico e quelli
del morente feudalismo non scomparso dalla vita del paese.
2. In Italia è mancato alla borghesia quel dinamismo progressivo che consentì
alla borghesia francese ed inglese di permeare del suo spirito taluni strati della
stessa aristocrazia: qui invece è avvenuto che sono state le vecchie classi feudali
a influenzare del loro spirito conservatore la borghesia, fiaccandone oggi slancio
cd impulso rinnovatore.
3. La borghesia italiana non ha mai avuto, come quella francese e inglese, un
largo contatto politico con le masse popolari, non le ha mai guidate nella lotta
per un grande obbiettivo nazionale. Da ciò la sua mancanza di slancio e di ardi-
mento politico in senso progressivo, la sua diffidenza antidemocratica ed antipo-
polare, la sua costante inclinazione ad unirsi alle forze retrograde del passato piut-
tosto che a quelle progressive dell'avvenire.
In due soli momenti la borghesia italiana ha avuto un reale contatto col popo-
lo: nel 1848 e nella recente guerra di liberazione nazionale. Ma, allora, abbiamo
visto quanto breve fu la sua durata, ed ora sappiamo quale è stata ed è la condot-
ta delle forze borghesi verso i Comitati di liberazione nazionale.
Nell'unione con le forze popolari in una grande locta nazionale si offriva alle
forze sane della borghesia italiana la possibilità di una esperienza di incalcolabile
valore, capace di creare condizioni nuove alla vita politica ed allo sviluppo storico
dcl nostro paese. Occorreva però che essa avesse avuto maggior slancio ed ardi-
mento politico, una concezione larga e di ampio respiro della ricostruzione e del
rinnovamento del paese, una maggior fiducia nel popolo. Occorreva insomma
che nei CLN essa portasse tutto il suo contributo, potenziandoli, sviluppandoli
e facendone leva di una mobilitazione di popolo in unione col quale marciare
con coraggio nell'opera di ricostruzione e rinnovamento del paese. Ed invece, cucci
sanno quante sofferenze, esitazioni e perplessità nel periodo della lotta, e poi,
ancora superato il periodo critico, quanta impazienza di limitare, svuotare e sop-
primere i CLN. Come i dannati di Dante essa procede con la testa rivolta ali' in-
dietro: sogna il passato e teme l'avvenire. Il tradizionale timore del popolo lavo-
ratore la paralizza, le impedisce di comprendere lo spirito nuovo che sorge e di
soddisfare alle esigenze che si impongono per la rinascita dcl paese: perciò questo
compito deve essere assunto dalle classi lavoratrici.
Questa esperienza conferma il giudizio sull'influenza negativa che il particola-
re carattere della rivoluzione borghese in Italia ha avuto sullo sviluppo della vita
politica e sulla formazione dello Stato unitario nel nostro paese. L'alleanza fra
la borghesia e le vecchie classi feudali, patrocinata e favorita dalla monarchia che
ne costituì il fattore di mediazione e compromesso, fu il vizio di origine da cui
la democrazia prefascista trasse quella sua particolare impronta conservatrice ed
antipopolare che rese possibile e favorì il sorgere e l'affermarsi del fascismo. Si
chiarisce così di quali rapporti di classe fosse espressione quella democrazia, e quale
sia stata la funzione politica della monarchia nella società italiana. Da ciò una
prima indicazione dei punti essenziali su cui deve incidere l'opera riformatrice
per il rinnovamento democratico del paese: la monarchia ed il sistema di rapponi
politici e di classe su cui si è basato finora lo Stato italiano. Esaminiamo ora
quale influenza abbia avuto nella formazione dello stato unitario e nello svilup-
po della società italiana la lotta per l'unità e l'indipendenza nazionale.

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V Congresso nazionale

In altri paesi la rivoluzione borghese si è svolta quando l'unità e l'indipenden-


za erano già realizzate, in Italia invece essa coincide e si identifica con la lotta
per l'unità e l'indipendenza nazionale. Così lo sviluppo della rivoluzione bor-
ghese passa dal piano della mobilitazione delle masse popolari contro le forze
reazionarie a quello della guerra contro lo straniero, dcl cui dominio d'altronde
si fanno scudo le classi feudali .
Da ciò derivano alcune conseguenze molto imponanti:
1. L'asse della rivoluzione borghese si sposta dall'interno all'esterno: l'azione
diplomatica nei capponi internazionali ha il sopravvento sull'azione politica in-
terna. La lotta per l'unità e l'indipendenza si svolge indipendentemente dalla
lotta democratica e sotto l'influenza di forze politiche straniere antidemocrati-
che, come quelle che trovavano la loro espressione in Napoleone III e in Bismarck.
Le tappe della liberazione d'Italia sono segnate non tanto dallo sviluppo delle
forze politiche interne, quanto dal maturare di determinate contingenze nella
situazione internazionale.
2. La monarchia si offre a tutela e difesa delle classi feudali in sosticuzione della
protezione straniera a cui esse si affidavano: infatti, pur essendo italiane, per i
loro panicoli interessi di classe esse erano austriacanti nel Nord, borboniche nel
Sud e papaline nell'Italia centrale. La monarchia piemontese opera come termi-
ne di mediazione fra le classi reazionarie e la borghesia, avvicinando e legando
le une alle altre, ma appunto per questo ne viene tenuto lontano ogni intervento
popolare e si accentua l'influenza antidemocratica nel movimento nazionale.
Le condizioni e il modo in cui si è svolta in Italia la lotta per l'unità e l'indi-
pendenza nazionale, hanno fatto prevalere nella formazione dello stato unitario
l'influenza di forze conservatrici piuttosto che democratiche. Né di tale vizio d'o-
rigine esso riuscì poi mai più a liberarsi.
In tali condizioni sorge in Italia lo stato unitario.
Esso sorge con una monarchia legata per mille vincoli ai signori feudali; con
uno Statuto concesso dal re e non deliberato dal popolo, in cui si risente ancora
l'influsso dcli' assolutismo; con un Governo il più conservatore che si potesse al-
lora avere. Il nuovo stato unitario è tutto penetrato di spirito antidemocratico:
il popolo lavoratore ne rimane estraneo ed ostile. Non è un nuovo stato, conqui-
sta di popolo, ma piuttosto la estensione a tutta l'Italia dcl vecchio stato conser-
vatore piemontese [... ] .
Dcl suo vizio d'origine lo Stato italiano non è riuscito più a liberarsi. Esso ha
continuato ad esistere e ad operare attraverso gli anni con i suoi istituti, i suoi
ordinamenti cd i suoi prefetti, mantenendo vive le tradizioni e l'originario spiri-
to antipopolare. Qual meraviglia che all'apparire dcl fascismo, negazione di ogni
aspirazione democratica dcl popolo, esso gli andasse incontro e gli si offrisse co-
me strumento alla sua tirannia? Così è fallito il vecchio stato democratico in Italia.
Questa esperienza, così grave di conseguenze per la vita dcl nostro paese, non
può e non deve essere dimenticata dal popolo italiano nel momento in cui esso
è chiamato a decidere delle condizioni fondamentali della sua convivenza civile.
Da essa deve trarre invece un insegnamento: il rinnovamento dcl paese esige un
rinnovamento dello stato. Questo significa che non basta una trasformazione for-
male della monarchia in repubblica, ma si impone anche una riforma di tutto
l'ordinamento statale, capace di adeguarsi alle nuove esigenze della rinascita del
paese e di permearsi veramente di spirito democratico e popolare. Questa è la
Rinnovare l'Italia

seconda indicazione che ci viene da questo particolare aspetto della nostra storia
passata.
Ma tutto ciò non basca ancora. Nuovi problemi si impongono per la compren-
sione e soluzione dei quali è necessario un rapido sguardo alle caratteristiche del-
la borghesia italiana e del suo sviluppo storico.
Abbiamo visco come la borghesia italiana sia arrivata al potere in alleanza con
i signori feudali della terra e quale impedimento ciò abbia costituito allo svilup-
po ed ali' affermarsi della democrazia in Italia. Abbiamo visto pure come e per-
ché nello stesso senso abbia influito la lotta per l'unità e l'indipendenza naziona-
le. Tali condizioni sono aggravate dalle caratteristiche proprie della borghesia ita-
liana, esse stesse determinate dalle obbiettive condizioni storiche, in cui essa è
venuta formandosi e sviluppandosi. Quelle caratteristiche si riassumono nella sua
organica debolezza che la rende fin dal primo momento soggetta allo stato ed
al capitale straniero, il che ha influito nel senso di accentuare il suo spirito e la
sua tendenza antidemocratica. Tre elementi essenziali bisogna qui tener presenti:
1. Difetto dell'accumulazione capitalistica in Italia. Mancando di capitali la
borghesia italiana, conquistata la posizione di classe dirigente nazionale, ricorre
ai finanziamenti dello stato ed al capitale straniero. Con i primi essa spinge sem-
pre più lo stato ad agire come strumento di sfruttamento del popolo a beneficio
delle classi dominanti, dando così alla sua azione un .impulso ed uno spirito net-
tamente antidemocratico. Il ricorso al capi cale straniero opera nello stesso senso,
subendo la influenza reazionaria dei gruppi finanziari stranieri. La conseguenza
è che anche quelle deboli correnti progressive operanti nel suo seno e che poteva-
no costituire un elemento di propulsione, vengono a perdere o comunque si tro-
vano fortemente limitate nella loro iniziativa e nella possibilità di sviluppare una
politica di più ampio respiro democratico.
2. Difetto di materie prime. Questo ostacola lo sviluppo dell'economia capi-
talistica in Italia, spinge le classi borghesi a comprimere al massimo le condizioni
di vita dei lavoratori e ad attuare una politica di sfruttamento estremo delle forze
lavoro. Da ciò la necessità, per contenere la pressione delle masse, di ridurre al
minimo l'esercizio delle libertà democratiche: di qui la spiccata impronta anti-
popolare che assumono le forze politiche dirigenti.
3. Mancata rivoluzione agraria. La sopravvivenza di vincoli feudali nelle cam-
pagne e l'arretratezza nello sviluppo capitalistico dell'agricoltura ostacolano e li-
mitano il formarsi di un adeguato mercato interno necessario al normale svilup-
po del capitalismo. Da ciò è derivato, in confluenza ad altre ragioni, fra cui la
grave crisi economica determinata nelle regioni meridionali dall'unificazione dcl
paese, che metà d'Italia è stata ridotta allo stato di colonia di sfruttamento del-
l'altra metà. Sorge così la e questione meridionale >,che è in sostanza la questio-
ne della miseria e della schiavitù dei contadini meridionali, da cui trae origine
il e brigantaggio > e quindi la lotta violenta per la sua soppressione. Tutto ciò
concorre ad accentuare lo spirito antidemocratico delle classi dominanti.
Se si considerano alla luce di questi presupposti i 70 anni trascorsi della nostra
storia nazionale, si può agevolmente constatare nello sviluppo della borghesia ita-
liana il sorgere e maturare di quegli elementi che ad un certo momento conflui-
ranno e sboccheranno nel fascismo [ ... }.
Ora si inizia un nuovo periodo storico. Possiamo noi ignorare gli insegnamenti
del passato? Possiamo dimenticare le sciagure che ha sofferto il popolo italiano
V Congresso nazionale

per colpa delle classi dirigenti? Dobbiamo rimetterci per la stessa via, socco la
direzione politica delle stesse classi, per arrivare ad un nuovo disastro? No! il pas-
sato ci è di monito per l'avvenire. Nuove forze, nuove classi devono essere chia-
mate alla direzione dello stato. E precisamente quelle forze e quelle classi che
nell'ora più buia della nostra storia, con l'opera svolta nella lotta partigiana, nel-
la guerra di liberazione e nell'insurrezione nazionale, hanno dato prova di avere
l'energia e la capacità di salvare il paese.
Non dobbiamo dimenticare che mentre tutto crollava incorno a noi si sono
sprigionate dalle classi popolari tali energie da consentirci le migliori speranze
per l'avvenire.
Chiunque sia consapevole della gravità della nostra situazione non può oppor-
si alle necessarie misure e riforme che si impongono per riportare su nuove e più
sicure basi la nostra vita nazionale.
Quali sono tali misure e riforme? Quali i problemi fondamentali da affrontare
e risolvere? Non si tratta qui di deduzioni da premesse aprioristiche, ideologiche
o di partito. È la realtà stessa nel suo presence e nel suo passato che ci addita
le esigenze e necessità della rinascita nazionale e le condizioni alle quali sarà pos-
sibile distruggere realmente e radicalmente il fascismo ed assicurare all'Italia un
regime di libenà e di democrazia.
Basta guardare alla situazione da cui il fascismo è sono ed agli dementi che
ne hanno favorito il successo: la monarchia, centro di raccolta di tutte le forze
reazionarie; lo stato con la sua costituzione e il suo ordinamento antidemocratico
ed antipopolare, i complessi monopolistici industriali-finanziari, fautori di scio-
vinismo nazionalista ed oggi pericolo di asservimento allo straniero contro la uni-
tà e l'indipendenza nazionale, la grande proprietà terriera negatrice di ogni pro-
gresso, il falso orientamento antidemocratico della scuola e della cultura italia-
na ... Con ciò sono indicati i problemi essenziali di una trasformazione realmente
democratica della società italiana; questione istituzionale, costituzione dello sta-
to, riforma industriale, riforma agraria, la legislazione sociale, riforma scolastica.
E con essi le esigenze politiche generali a cui bisogna soddisfare:; unità della clas-
se operaia e di cucci i lavoratori, nuova e più larga base sociale della democrazia,
capace di realizzare l'alleanza di tutte le forze democratiche contro ogni ritorno
reazionario e fascista.
Esaminiamo rapidamente ciascuno di questi punti.
La questione istituzionale. Abbiamo visto come nel corso della rivoluzione bor-
ghese e: della lotta per l'unità e l'indipendenza nazionale la monarchia ha sem-
pre operato in senso anti-democracico ed ami-popolare. Abbiamo visto come già
nel primo periodo di vita dello stato italiano si è ancor più accentuata la funzione
conservatrice e reazionaria della monarchia, intorno alla quale si raggruppano le
forze che ci hanno condotto al primo nostro disastro nazionale. Abbiamo visto
che ancor più grave è stata la sua azione: nel secondo periodo: violando lo statuto
ha apc:no la via al fascismo e lo ha sostenuto per oltre vent'anni in tutta la sua
politica criminale e persino nei suoi delitti. Sulla monarchia ricade in pieno la
responsabilità della catastrofe nazionale. Ed oggi a qual funzione assolve la mo-
narchia? Essa è divenuta il centro di raccolta di tutte le: forze reazionarie: che lot-
tano contro la instaurazione: di un regime democratico, che tendono a dare: alla
crisi politica e sociale che attraversiamo una soluzione antidemocratica ed antipo-
polare, che favoriscono tutti gli intrighi e le manovre: dei residui fascisti e di tutti

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Rinnovare l'Italia

coloro che il fascismo sostennero e sarebbero pronti nuovamente a sostenere ove


se ne ripresentasse l' occasione. Se in Italia si vogliono colpire le forze antidemo·
cratiche e reazionarie bisogna colpire la monarchia. La corresponsabilità della mo-
narchia col fascismo è stata piena, completa, assoluta: il crollo dell'uno non può
non significare il crollo dell'altra. Condizione essenziale di un regime democrati-
co che voglia assicurarsi da ogni ritorno reazionario non è il rinnovamento, ma
l'abolizione della monarchia e la instaurazione della repubblica.
Riforma costituzionale . Lo Statuto albenino è stato la concessione di un re as-
soluto, non l'espressione della volontà del popolo italiano che: sulla costituzione
dello stato non ha mai potuto realmente: deliberare: e: decidere 2• Con quello Sta-
tuto sono state possibili tutte: le: imprese reazionarie dello stato italiano e persino
l'avvento dd fascismo. Si è sostenuto che lo Statuto si prestasse a coprire con un
velo di costituzionalità anche: i crimini del fascismo. Lo Statuto attuale non offre
nessuna garanzia al popolo [ ... ].
In tale campo non bisogna lasciarsi fuorviare dalle discussioni astratte e di puro
formalismo giuridico. Naturalmente l' aspetto formale: e giuridico ha anch'esso
il suo valore, ma non è esso l'elemento essenziale. Bisogna badare alla sostanza
e cioè agli interessi ed alle forze: sociali che si nascondono dietro le: formule: giuri-
diche. Sotto questo aspetto accenniamo ad alcune questioni. Si discute se si do-
vrà avere una o due camere: : sistema unicamerale o bicamerale. La questione non
è essenziale: è decisivo invece affermare che tutte le Assemblee rappresentative
devono essere elettive e rinnovabili, in modo da garantire che, ammesso il siste·
ma bicamerale, l' una e l'altra camera, pur differenziate: nelle loro funzioni e nel
modo di elezione, riflettano in ogni momento lo spirito e la volontà del popolo.
Ciò che impona è che non si crei un organo conservatore, come di solito si vuole
che sia la seconda camera, che possa opporsi ed ostacolare l'attuazione della vo-
lontà popolare. In Italia ad esempio, per la panicolare situazione del paese, ac·
canto alla Camera dei deputati si potrebbe concepire una Camera a base regiona-
le, data la panicolare funzione che la regione può avere nel nostro paese, riorga-
nizzato secondo un principio di larghe autonomie locali. e con la panicolarc: si-
tuazione della Sicilia e della Sardegna. Tutto ciò significa che il Senato, com'è
esistito fino ad oggi in Italia, deve essere abolito. Esso è divenuto veramente un
anacronismo storico.
Circa il problema delle autonomie locali e regionali la questione è essenzial-
mente di limiti: in ogni caso non bisogna vulnerare l'esigenza unitaria dello sta·
to e non bisogna consentire troppa libertà d'azione alle forze centrifughe e d i-
sgregatrici, che oggi possono solo avere un contenuto reazionario non meno delle
tendenze di assoluto centralismo. Ciò che impona è spezzare la cappa burocrati·
ca che soffoca ed ostacola le sane e feconde iniziative locali, dando al principio
rappresentativo dell'elezione popolare una più larga e sostanziale applicazione
nell'ordinamento dello stato. E perciò che: noi riteniamo utile ed opportuna l'a-
boFzione del sistema dei prefetti.
E essenziale inoltre che la nuova Costituzione crei degli organi che permettano
al popolo, in ogni momento, il più largo controllo possibile sull'attività e il fun-
zionamento dello stato.

2 Per Statuto albcnino si intende la costituzione: promulgata da re Carlo Albcno per lo smo s:ardo il 4 mar-
zo 1848 e divenuta successivamc:ntc la Conituzionc: dcl Regno d 'Italia.

I.53
V Congresso n11zion11/e

Bisogna assicurare il pieno controllo degli elettori sui loro rappresentanti nei
comuni, nelle privincie, nel parlamento, nel governo con il diritto di revocabilità
dcl mandato conferito. Bisogna rendere possibile ai cittadini il più largo diritto
di intervento con la facoltà di iniziativa, di referendum ecc. Bisogna assicurare
in modo più efficiente le garanzie per i diritti dei cittadini.
Per quanto riguarda il problema dci capponi fra potere esecutivo, potere legi-
slativo e potere giudiziario, lo si deve considerare in funzione delle esigenze at-
tuali e non di quelle da cui trasse origine due secoli or sono. Si trattava allora
di garantirsi contro l'assolutismo monarchico: si tratta oggi, con l'immissione di
nuove forze nella direzione dello stato, di assicurarne il migliore e più efficiente
funzionamento attraverso un sistema di controllo funzionale e di equilibrio in-
terno che assicuri il funzionamento dello stato secondo un principio unitario, ed
offra garanzie sufficienti contro squilibri, opposizioni, interferenze di poteri. In
verità non è mai esistito in Italia un reale equilibrio fra i due poteri, come non
è mai realmente esistito un potere giudiziario e nulla di più.
In sostanza, tutto ciò significa che la nuova Costituzione più che ricercare nuo-
ve formule giuridiche, deve adeguare la organizzazione dello stato ai capponi at-
tuali delle diverse classi sociali cd assicurare a ciascuna di esse la possibilità di espli-
carle nella vita dello stato una azione cd una influenza corrispondente alla fun-
zione che esercita neJJa società; questo vuol dire assicurare alle classi lavoratrici
la effettiva panecipazione alla direzione politica dello stato.
Riforma industn'ale. Abbiamo visto come col sorgere dcl capitale finanziario,
gli spostamenti nei capponi di classe che ne sono derivati cd il blocco reazionario
creatosi fra grande capitale industriale e finanziario e grande proprietà terriera,
si sono create le basi sociali e le condizioni essenziali al sorgere del fascismo. Ovun-
que sorgono dci gruppi di capitale finanziario, sorge con essi anche una tendenza
antidemocratica, che, neJJc particolari condizioni del nostro paese, doveva mani-
festarsi in modo ancora più accentuato che altrove: infatti si è arrivati al fascismo,
cioè alla soppressione di ogni forma democratica. In tale regime era naturale che
le tradizionali tendenze negative delJa borghesia italiana si sviluppassero ali' e-
stremo. CrolJato il fascismo , quelJc tendenze sono rimaste, e nelJa situazione ro-
vinosa in cui ci troviamo riaffiorano in modo ancora più accentuato di prima.
Infatti noi assistiamo già alla corsa ai finanziamenti statali ed al capitale stra-
niero. NelJa situazione attuale noi riconosciamo che tali esigenze rispondono a
necessità obiettive della ricostruzione economica, ma affermiamo che bisogna su-
bordinarle a determinate condizioni e garanzie, senza di che si finirà col riversare
sulle classi lavoratrici gran parte del costo del disastro provocato dalla politica im-
perialista proprio da pane di coloro che ne sono responsabili, e si corre il rischio
di compromettere )'indipendenza nazionale. A tali condizioni e garanzie, i mag-
giori gruppi industriali e finanziari cercano in ogni modo di sfuggire, rifiutando
in nome della libcnà qualsiasi controJJo. Se tali pretese dovessero prevalere, noi
ci troveremmo esposti a un duplice pericolo: un pericolo reazionario all'interno,
perché quei gruppi sarebbero nuovamente sospinti a servirsi deJJo stato quale stru-
mento di sfruttamento delle masse lavoratrici spingendolo fatalmente ad una po-
litica antipopolare di compressione delle libcnà democratiche, e quindi aJJa rea-
zione cd alla ripresa fascista; un pericolo antinazionale all'esterno, perché per i
loro particolari interessi quei gruppi potrebbero essere ponati a legarsi a forze
finanziarie straniere, compromettendo e sacrificando l'indipendenza nazionale.

154
Rinnovare l'Itlllill

Per garantirci da questo duplice pericolo, per assicurare al nostro paese la de-
mocrazia, la libertà e 1'indipendenza è perciò necessario che le più potenti leve
di comando di cui ancora oggi dispone il capitale finanziario in Italia passino in
mano allo stato democratico e socco il controllo popolare: da ciò l'esigenza della
nazionalizzazione dei maggiori complessi industriali e finanziari, dei monopoli
e delle grandi Banche, della instaurazione dei Consigli di gestione e del controllo
popolare secondo le linee che sono state discusse in questo congresso.
Riforma agraria. L'esame del carattere che ha avuto in Italia la rivoluzione bor-
ghese ci ha dimostrato perché nel nostro paese è mancata una rivoluzione agra-
ria, perché cospicui residui feudali siano sopravvissuti nelle nostre campagne e
quali conseguenze tutto ciò abbia avuto nella nostra vita nazionale e nello svilup-
po della nostra economia. La riforma agraria deve compiere oggi l'opera che non
ha compiuto la rivoluzione borghese, tenendo conto dei problemi nuovi storica-
mente maturaci e delle condizioni attuali della nostra economia. La riforma agra-
ria s'impone oggi come esigenza d'interesse nazionale, sia dal punto di vista del
progresso tecnico , sia per adeguare la situazione dell' agricoltura alle nuove con-
dizioni dell'industria e a quelle della ricostruzione economica in generale.
Essa è necessaria anche al miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori
della terra per elevare la produttività del lavoro e quindi rutta la produzione agri-
cola. La riforma agraria si impone inoltre per una esigenza politica. Per difendere
la propria rendita nelle attuali condizioni della nostra economia, la grande pro-
prietà terriera è costretta a comprimere al massimo le condizioni di vita dei con-
tadini, ancor più di quanto essa non abbia fatto in passato. Ciò porterà ad una
politica mediatrice delle libertà democratiche, ad una politica di reazione e fatal-
mente ad un rinnovato fascismo. Non vi sarà sicurezza e garanzia per la libenà
della nuova democrazia in Italia, se non sarà colpita la grande proprietà terriera,
e con essa anche la grande proprietà capitalistica della terra, dove si intrecciano
le esigenze del capitalista e del proprietario terriero: del profitto e della rendita [... ].
Legislazione sociale. Un problema sul quale sarà necessario portare alla Costi-
tuente una nuova riforma è quello della legislazione sociale. Nel nuovo stato de-
mocratico i lavoratori tutti, del braccio e della mente, devono sentire nello stato
la tutela dei loro diritti come non è ancora mai avvenuto in passato. Solo così
lo stato potrà avere quella larga base popolare che in Italia non ha mai avuto.
La situazione attuale rende poi tale riforma assolutamente urgente e necessaria.
La esistente legislazione sociale, per quanto limitata e insufficiente, assicurava tut-
tavia un sia pur misero aiuto ai lavoratori nei casi di malattia, infortunio, invali-
dità, vecchiaia. Ora, in conseguenza del disastro che ci ha colpito, delle malver-
sazioni del fascismo, della svalutazione della moneta, tutto quel sistema minac-
cia di crollare sulle sue basi, distruggendo per i lavoratori ogni sicurezza e garan-
zia per i loro bisogni eccezionali e per la loro vecchiaia [ . .. ).
Bisogna allontanare dai nostri lavoratori l'incubo di trovarsi domani, dopo esau-
rite le loro forze di lavoro, abbandonati sul lastrico alla mercé della carità altrui,
oppure costretti a vivere con pensioni di fame come avviene oggi.
Un regime democratico che non provveda a questi fondamentali bisogni del
popolo lavoratore è un triste inganno. Non può esservi democrazia là dove non
venga assunto a norma fondamentale della vita civile il principio della solidarietà
sociale. La Costituente deve riconoscere e sancire nella stessa Costituzione quei
fondamentali diritti dei lavoratori, i quali devono poi trovare concreta attuazione

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V Congresso nazionale \

in una grande riforma della legislazione sociale, che la costituente deve dare al
popolo italiano come legge essenziale della sua vita civile.
Riforma scolastica. Abbiamo visto dalla storia degli ultimi decenni come nd-
1'orientamento ideologico e culturale degli intellettuali il fascismo abbia trovato
l
una condizione favorevole al suo sorgere ed affermarsi. Per la creazione di un re-
gime democratico che ci assicuri contro ogni ritorno reazionario è l'!_eccssario un
nuovo orientamento ed una nuova posizione delle forze intcllettual1J E una grande
svolta che oggi deve compiersi in questo campo. In passato gli intellettuali sono
stati costantemente orientaci verso le classi dominanti, le classi dcl privilegio e
della ricchezza, rimanendo staccaci e lontani dalle classi popolari. Ciò ha avuto
una influenza negativa non solo nello sviluppo della nostra storia, come l'espe-
rienza ha anche troppo dimostrato, ma anche nello sviluppo della cultura in ge-
nerale, dell'arte e del pensiero, perché li ha mantenuti estranei all'esperienza vi-
va delle grandi masse popolari, che doveva costituire invece la fonte prima della
loro ispirazione e creazione artistica e scientifica.
Nel rinnovamento dcl paese il popolo lavoratore ha chiamato a sé gli intellet-
tuali, per ricostruire insieme quella nuova Italia che è nell'aspirazione delle forze
più sane dcl popolo italiano. In questa esigenza generale deve inquadrarsi la Ri-
forma scolastica, la quale deve dischiudere alle nuove vergini forze del popolo
lavoratore le vie della cultura e dcl sapere. Quest'opera esige una azione sistema-
tica diretta a distruggere quella specie di dittatura dcl pensiero instauratasi in
Italia dall'inizio dcl secolo e che ha costituito per il nostro paese quella che giu-
stamente fu detta la e Riforma> ideologica della borghesia italiana. A quali ri-
sultaci si sia giunti per cale via, le rovine che ci circondano lo dicono anche trop-
po chiaramente. Da ciò il disorientamento dcl mondo intellettuale.
Il rinnovamento d'Italia significa anche il rinnovamento della cultura italiana.
Bisogna aprire una nuova via agli intellettuali, perché sorga la nuova cultura e
la nuova aree, espressione della nuova Italia che risorge dalle sue rovine. A noi
comunisti spetta in primo luogo compiere quest'opera, riavvicinando le forze in-
tellettuali alle forze dcl lavoro: da tale unione sorgerà un nuovo orientamento
ed una nuova ideologia progressiva, che ci guiderà sulla via della rinascita nazionale.
Questi sono i problemi centrali dcl nostro programma per la Costituente, que-
sta è la via verso la democrazia progressiva. Solo così noi elimineremo non solo
il fascismo e le sue cause, ma anche le condizioni che potrebbero favorire un qual-
siasi ritorno reazionario. Tutta la nostra storia è là ad indicarci che non v'è per
noi altra via di salvezza.
Ma la condizione essenziale per realizzare quel programma è una sola: l'unità
- unità della classe operaia, unità di tutti i lavoratori del braccio e della mente,
unità delle classi lavoratrici, dei ccci medi e di tutte le forze sane nazionali. Que-
sta unità si è costituita nella lotta di liberazione su di una base così vasta quale
non si era mai realizzata in nessun altro momento della nostra scoria. Le forze
reazionarie tentano oggi di spezzare questo blocco per riconquistare il sopravven-
to. E una esperienza che abbiamo già facto: dopo la passata guerra si era avuto
in un primo momento un avvicinamento dei ceci medi, dci contadini e degli operai.
le forze reazionarie riuscirono ad isolare la classe operaia, ed il fascismo si apri
così la via al potere. la stessa manovra si ritenta oggi. Da ciò la necessità dclJa
unità della classe operaia, del partito unico dci lavoratori, della più stretta allean-
za di tutte le forze veramente democratiche e nazionali [ ... ].

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