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'
' DA GRAMSCI
A BERLINGUER
LA VIA ITAUANA AL SOCIALISMO
ATIRAVERSO I CONGRESSI
DEL PARTITO COMUNISTA
ITALIANO
II
1944-1955
A CURA DJ
SERGIO BERTOUSSI
LAPO SESTAN
Edizioni
del Calendario
MAURO SCOCCIMARRO
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V Congresso na%ionale
I Ci si riferisce al periodo che va dall'assunzione da pane di Fr211mco Crispi della carica di ministro degli
Interni il 4 aprile 1887 e poi di ministro dcl Consiglio il 29 luglio dcl 1888 fino al suo allontanamento definitivo
dalla politica dopo la disastrosa sconfitta di Adua il primo marzo 1896. In questo arco di tempo in cui rimase
ininterrottamente alla guida dcl governo - salvo una parentesi f12 il 31 gennaio dcl 1891 e il I) dicembre dcl
1893 - fronteggiò con durezza i moti dci Fasci siciliani e quelli in Lunigiana scoppiati (12 il 1893 e il 1894.
Rinnovare l'Italia
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V Congresso nazionale
seconda indicazione che ci viene da questo particolare aspetto della nostra storia
passata.
Ma tutto ciò non basca ancora. Nuovi problemi si impongono per la compren-
sione e soluzione dei quali è necessario un rapido sguardo alle caratteristiche del-
la borghesia italiana e del suo sviluppo storico.
Abbiamo visco come la borghesia italiana sia arrivata al potere in alleanza con
i signori feudali della terra e quale impedimento ciò abbia costituito allo svilup-
po ed ali' affermarsi della democrazia in Italia. Abbiamo visto pure come e per-
ché nello stesso senso abbia influito la lotta per l'unità e l'indipendenza naziona-
le. Tali condizioni sono aggravate dalle caratteristiche proprie della borghesia ita-
liana, esse stesse determinate dalle obbiettive condizioni storiche, in cui essa è
venuta formandosi e sviluppandosi. Quelle caratteristiche si riassumono nella sua
organica debolezza che la rende fin dal primo momento soggetta allo stato ed
al capitale straniero, il che ha influito nel senso di accentuare il suo spirito e la
sua tendenza antidemocratica. Tre elementi essenziali bisogna qui tener presenti:
1. Difetto dell'accumulazione capitalistica in Italia. Mancando di capitali la
borghesia italiana, conquistata la posizione di classe dirigente nazionale, ricorre
ai finanziamenti dello stato ed al capitale straniero. Con i primi essa spinge sem-
pre più lo stato ad agire come strumento di sfruttamento del popolo a beneficio
delle classi dominanti, dando così alla sua azione un .impulso ed uno spirito net-
tamente antidemocratico. Il ricorso al capi cale straniero opera nello stesso senso,
subendo la influenza reazionaria dei gruppi finanziari stranieri. La conseguenza
è che anche quelle deboli correnti progressive operanti nel suo seno e che poteva-
no costituire un elemento di propulsione, vengono a perdere o comunque si tro-
vano fortemente limitate nella loro iniziativa e nella possibilità di sviluppare una
politica di più ampio respiro democratico.
2. Difetto di materie prime. Questo ostacola lo sviluppo dell'economia capi-
talistica in Italia, spinge le classi borghesi a comprimere al massimo le condizioni
di vita dei lavoratori e ad attuare una politica di sfruttamento estremo delle forze
lavoro. Da ciò la necessità, per contenere la pressione delle masse, di ridurre al
minimo l'esercizio delle libertà democratiche: di qui la spiccata impronta anti-
popolare che assumono le forze politiche dirigenti.
3. Mancata rivoluzione agraria. La sopravvivenza di vincoli feudali nelle cam-
pagne e l'arretratezza nello sviluppo capitalistico dell'agricoltura ostacolano e li-
mitano il formarsi di un adeguato mercato interno necessario al normale svilup-
po del capitalismo. Da ciò è derivato, in confluenza ad altre ragioni, fra cui la
grave crisi economica determinata nelle regioni meridionali dall'unificazione dcl
paese, che metà d'Italia è stata ridotta allo stato di colonia di sfruttamento del-
l'altra metà. Sorge così la e questione meridionale >,che è in sostanza la questio-
ne della miseria e della schiavitù dei contadini meridionali, da cui trae origine
il e brigantaggio > e quindi la lotta violenta per la sua soppressione. Tutto ciò
concorre ad accentuare lo spirito antidemocratico delle classi dominanti.
Se si considerano alla luce di questi presupposti i 70 anni trascorsi della nostra
storia nazionale, si può agevolmente constatare nello sviluppo della borghesia ita-
liana il sorgere e maturare di quegli elementi che ad un certo momento conflui-
ranno e sboccheranno nel fascismo [ ... }.
Ora si inizia un nuovo periodo storico. Possiamo noi ignorare gli insegnamenti
del passato? Possiamo dimenticare le sciagure che ha sofferto il popolo italiano
V Congresso nazionale
per colpa delle classi dirigenti? Dobbiamo rimetterci per la stessa via, socco la
direzione politica delle stesse classi, per arrivare ad un nuovo disastro? No! il pas-
sato ci è di monito per l'avvenire. Nuove forze, nuove classi devono essere chia-
mate alla direzione dello stato. E precisamente quelle forze e quelle classi che
nell'ora più buia della nostra storia, con l'opera svolta nella lotta partigiana, nel-
la guerra di liberazione e nell'insurrezione nazionale, hanno dato prova di avere
l'energia e la capacità di salvare il paese.
Non dobbiamo dimenticare che mentre tutto crollava incorno a noi si sono
sprigionate dalle classi popolari tali energie da consentirci le migliori speranze
per l'avvenire.
Chiunque sia consapevole della gravità della nostra situazione non può oppor-
si alle necessarie misure e riforme che si impongono per riportare su nuove e più
sicure basi la nostra vita nazionale.
Quali sono tali misure e riforme? Quali i problemi fondamentali da affrontare
e risolvere? Non si tratta qui di deduzioni da premesse aprioristiche, ideologiche
o di partito. È la realtà stessa nel suo presence e nel suo passato che ci addita
le esigenze e necessità della rinascita nazionale e le condizioni alle quali sarà pos-
sibile distruggere realmente e radicalmente il fascismo ed assicurare all'Italia un
regime di libenà e di democrazia.
Basta guardare alla situazione da cui il fascismo è sono ed agli dementi che
ne hanno favorito il successo: la monarchia, centro di raccolta di tutte le forze
reazionarie; lo stato con la sua costituzione e il suo ordinamento antidemocratico
ed antipopolare, i complessi monopolistici industriali-finanziari, fautori di scio-
vinismo nazionalista ed oggi pericolo di asservimento allo straniero contro la uni-
tà e l'indipendenza nazionale, la grande proprietà terriera negatrice di ogni pro-
gresso, il falso orientamento antidemocratico della scuola e della cultura italia-
na ... Con ciò sono indicati i problemi essenziali di una trasformazione realmente
democratica della società italiana; questione istituzionale, costituzione dello sta-
to, riforma industriale, riforma agraria, la legislazione sociale, riforma scolastica.
E con essi le esigenze politiche generali a cui bisogna soddisfare:; unità della clas-
se operaia e di cucci i lavoratori, nuova e più larga base sociale della democrazia,
capace di realizzare l'alleanza di tutte le forze democratiche contro ogni ritorno
reazionario e fascista.
Esaminiamo rapidamente ciascuno di questi punti.
La questione istituzionale. Abbiamo visto come nel corso della rivoluzione bor-
ghese e: della lotta per l'unità e l'indipendenza nazionale la monarchia ha sem-
pre operato in senso anti-democracico ed ami-popolare. Abbiamo visto come già
nel primo periodo di vita dello stato italiano si è ancor più accentuata la funzione
conservatrice e reazionaria della monarchia, intorno alla quale si raggruppano le
forze che ci hanno condotto al primo nostro disastro nazionale. Abbiamo visto
che ancor più grave è stata la sua azione: nel secondo periodo: violando lo statuto
ha apc:no la via al fascismo e lo ha sostenuto per oltre vent'anni in tutta la sua
politica criminale e persino nei suoi delitti. Sulla monarchia ricade in pieno la
responsabilità della catastrofe nazionale. Ed oggi a qual funzione assolve la mo-
narchia? Essa è divenuta il centro di raccolta di tutte le: forze reazionarie: che lot-
tano contro la instaurazione: di un regime democratico, che tendono a dare: alla
crisi politica e sociale che attraversiamo una soluzione antidemocratica ed antipo-
polare, che favoriscono tutti gli intrighi e le manovre: dei residui fascisti e di tutti
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Rinnovare l'Italia
2 Per Statuto albcnino si intende la costituzione: promulgata da re Carlo Albcno per lo smo s:ardo il 4 mar-
zo 1848 e divenuta successivamc:ntc la Conituzionc: dcl Regno d 'Italia.
I.53
V Congresso n11zion11/e
Bisogna assicurare il pieno controllo degli elettori sui loro rappresentanti nei
comuni, nelle privincie, nel parlamento, nel governo con il diritto di revocabilità
dcl mandato conferito. Bisogna rendere possibile ai cittadini il più largo diritto
di intervento con la facoltà di iniziativa, di referendum ecc. Bisogna assicurare
in modo più efficiente le garanzie per i diritti dei cittadini.
Per quanto riguarda il problema dci capponi fra potere esecutivo, potere legi-
slativo e potere giudiziario, lo si deve considerare in funzione delle esigenze at-
tuali e non di quelle da cui trasse origine due secoli or sono. Si trattava allora
di garantirsi contro l'assolutismo monarchico: si tratta oggi, con l'immissione di
nuove forze nella direzione dello stato, di assicurarne il migliore e più efficiente
funzionamento attraverso un sistema di controllo funzionale e di equilibrio in-
terno che assicuri il funzionamento dello stato secondo un principio unitario, ed
offra garanzie sufficienti contro squilibri, opposizioni, interferenze di poteri. In
verità non è mai esistito in Italia un reale equilibrio fra i due poteri, come non
è mai realmente esistito un potere giudiziario e nulla di più.
In sostanza, tutto ciò significa che la nuova Costituzione più che ricercare nuo-
ve formule giuridiche, deve adeguare la organizzazione dello stato ai capponi at-
tuali delle diverse classi sociali cd assicurare a ciascuna di esse la possibilità di espli-
carle nella vita dello stato una azione cd una influenza corrispondente alla fun-
zione che esercita neJJa società; questo vuol dire assicurare alle classi lavoratrici
la effettiva panecipazione alla direzione politica dello stato.
Riforma industn'ale. Abbiamo visto come col sorgere dcl capitale finanziario,
gli spostamenti nei capponi di classe che ne sono derivati cd il blocco reazionario
creatosi fra grande capitale industriale e finanziario e grande proprietà terriera,
si sono create le basi sociali e le condizioni essenziali al sorgere del fascismo. Ovun-
que sorgono dci gruppi di capitale finanziario, sorge con essi anche una tendenza
antidemocratica, che, neJJc particolari condizioni del nostro paese, doveva mani-
festarsi in modo ancora più accentuato che altrove: infatti si è arrivati al fascismo,
cioè alla soppressione di ogni forma democratica. In tale regime era naturale che
le tradizionali tendenze negative delJa borghesia italiana si sviluppassero ali' e-
stremo. CrolJato il fascismo , quelJc tendenze sono rimaste, e nelJa situazione ro-
vinosa in cui ci troviamo riaffiorano in modo ancora più accentuato di prima.
Infatti noi assistiamo già alla corsa ai finanziamenti statali ed al capitale stra-
niero. NelJa situazione attuale noi riconosciamo che tali esigenze rispondono a
necessità obiettive della ricostruzione economica, ma affermiamo che bisogna su-
bordinarle a determinate condizioni e garanzie, senza di che si finirà col riversare
sulle classi lavoratrici gran parte del costo del disastro provocato dalla politica im-
perialista proprio da pane di coloro che ne sono responsabili, e si corre il rischio
di compromettere )'indipendenza nazionale. A tali condizioni e garanzie, i mag-
giori gruppi industriali e finanziari cercano in ogni modo di sfuggire, rifiutando
in nome della libcnà qualsiasi controJJo. Se tali pretese dovessero prevalere, noi
ci troveremmo esposti a un duplice pericolo: un pericolo reazionario all'interno,
perché quei gruppi sarebbero nuovamente sospinti a servirsi deJJo stato quale stru-
mento di sfruttamento delle masse lavoratrici spingendolo fatalmente ad una po-
litica antipopolare di compressione delle libcnà democratiche, e quindi aJJa rea-
zione cd alla ripresa fascista; un pericolo antinazionale all'esterno, perché per i
loro particolari interessi quei gruppi potrebbero essere ponati a legarsi a forze
finanziarie straniere, compromettendo e sacrificando l'indipendenza nazionale.
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Rinnovare l'Itlllill
Per garantirci da questo duplice pericolo, per assicurare al nostro paese la de-
mocrazia, la libertà e 1'indipendenza è perciò necessario che le più potenti leve
di comando di cui ancora oggi dispone il capitale finanziario in Italia passino in
mano allo stato democratico e socco il controllo popolare: da ciò l'esigenza della
nazionalizzazione dei maggiori complessi industriali e finanziari, dei monopoli
e delle grandi Banche, della instaurazione dei Consigli di gestione e del controllo
popolare secondo le linee che sono state discusse in questo congresso.
Riforma agraria. L'esame del carattere che ha avuto in Italia la rivoluzione bor-
ghese ci ha dimostrato perché nel nostro paese è mancata una rivoluzione agra-
ria, perché cospicui residui feudali siano sopravvissuti nelle nostre campagne e
quali conseguenze tutto ciò abbia avuto nella nostra vita nazionale e nello svilup-
po della nostra economia. La riforma agraria deve compiere oggi l'opera che non
ha compiuto la rivoluzione borghese, tenendo conto dei problemi nuovi storica-
mente maturaci e delle condizioni attuali della nostra economia. La riforma agra-
ria s'impone oggi come esigenza d'interesse nazionale, sia dal punto di vista del
progresso tecnico , sia per adeguare la situazione dell' agricoltura alle nuove con-
dizioni dell'industria e a quelle della ricostruzione economica in generale.
Essa è necessaria anche al miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori
della terra per elevare la produttività del lavoro e quindi rutta la produzione agri-
cola. La riforma agraria si impone inoltre per una esigenza politica. Per difendere
la propria rendita nelle attuali condizioni della nostra economia, la grande pro-
prietà terriera è costretta a comprimere al massimo le condizioni di vita dei con-
tadini, ancor più di quanto essa non abbia fatto in passato. Ciò porterà ad una
politica mediatrice delle libertà democratiche, ad una politica di reazione e fatal-
mente ad un rinnovato fascismo. Non vi sarà sicurezza e garanzia per la libenà
della nuova democrazia in Italia, se non sarà colpita la grande proprietà terriera,
e con essa anche la grande proprietà capitalistica della terra, dove si intrecciano
le esigenze del capitalista e del proprietario terriero: del profitto e della rendita [... ].
Legislazione sociale. Un problema sul quale sarà necessario portare alla Costi-
tuente una nuova riforma è quello della legislazione sociale. Nel nuovo stato de-
mocratico i lavoratori tutti, del braccio e della mente, devono sentire nello stato
la tutela dei loro diritti come non è ancora mai avvenuto in passato. Solo così
lo stato potrà avere quella larga base popolare che in Italia non ha mai avuto.
La situazione attuale rende poi tale riforma assolutamente urgente e necessaria.
La esistente legislazione sociale, per quanto limitata e insufficiente, assicurava tut-
tavia un sia pur misero aiuto ai lavoratori nei casi di malattia, infortunio, invali-
dità, vecchiaia. Ora, in conseguenza del disastro che ci ha colpito, delle malver-
sazioni del fascismo, della svalutazione della moneta, tutto quel sistema minac-
cia di crollare sulle sue basi, distruggendo per i lavoratori ogni sicurezza e garan-
zia per i loro bisogni eccezionali e per la loro vecchiaia [ . .. ).
Bisogna allontanare dai nostri lavoratori l'incubo di trovarsi domani, dopo esau-
rite le loro forze di lavoro, abbandonati sul lastrico alla mercé della carità altrui,
oppure costretti a vivere con pensioni di fame come avviene oggi.
Un regime democratico che non provveda a questi fondamentali bisogni del
popolo lavoratore è un triste inganno. Non può esservi democrazia là dove non
venga assunto a norma fondamentale della vita civile il principio della solidarietà
sociale. La Costituente deve riconoscere e sancire nella stessa Costituzione quei
fondamentali diritti dei lavoratori, i quali devono poi trovare concreta attuazione
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V Congresso nazionale \
in una grande riforma della legislazione sociale, che la costituente deve dare al
popolo italiano come legge essenziale della sua vita civile.
Riforma scolastica. Abbiamo visto dalla storia degli ultimi decenni come nd-
1'orientamento ideologico e culturale degli intellettuali il fascismo abbia trovato
l
una condizione favorevole al suo sorgere ed affermarsi. Per la creazione di un re-
gime democratico che ci assicuri contro ogni ritorno reazionario è l'!_eccssario un
nuovo orientamento ed una nuova posizione delle forze intcllettual1J E una grande
svolta che oggi deve compiersi in questo campo. In passato gli intellettuali sono
stati costantemente orientaci verso le classi dominanti, le classi dcl privilegio e
della ricchezza, rimanendo staccaci e lontani dalle classi popolari. Ciò ha avuto
una influenza negativa non solo nello sviluppo della nostra storia, come l'espe-
rienza ha anche troppo dimostrato, ma anche nello sviluppo della cultura in ge-
nerale, dell'arte e del pensiero, perché li ha mantenuti estranei all'esperienza vi-
va delle grandi masse popolari, che doveva costituire invece la fonte prima della
loro ispirazione e creazione artistica e scientifica.
Nel rinnovamento dcl paese il popolo lavoratore ha chiamato a sé gli intellet-
tuali, per ricostruire insieme quella nuova Italia che è nell'aspirazione delle forze
più sane dcl popolo italiano. In questa esigenza generale deve inquadrarsi la Ri-
forma scolastica, la quale deve dischiudere alle nuove vergini forze del popolo
lavoratore le vie della cultura e dcl sapere. Quest'opera esige una azione sistema-
tica diretta a distruggere quella specie di dittatura dcl pensiero instauratasi in
Italia dall'inizio dcl secolo e che ha costituito per il nostro paese quella che giu-
stamente fu detta la e Riforma> ideologica della borghesia italiana. A quali ri-
sultaci si sia giunti per cale via, le rovine che ci circondano lo dicono anche trop-
po chiaramente. Da ciò il disorientamento dcl mondo intellettuale.
Il rinnovamento d'Italia significa anche il rinnovamento della cultura italiana.
Bisogna aprire una nuova via agli intellettuali, perché sorga la nuova cultura e
la nuova aree, espressione della nuova Italia che risorge dalle sue rovine. A noi
comunisti spetta in primo luogo compiere quest'opera, riavvicinando le forze in-
tellettuali alle forze dcl lavoro: da tale unione sorgerà un nuovo orientamento
ed una nuova ideologia progressiva, che ci guiderà sulla via della rinascita nazionale.
Questi sono i problemi centrali dcl nostro programma per la Costituente, que-
sta è la via verso la democrazia progressiva. Solo così noi elimineremo non solo
il fascismo e le sue cause, ma anche le condizioni che potrebbero favorire un qual-
siasi ritorno reazionario. Tutta la nostra storia è là ad indicarci che non v'è per
noi altra via di salvezza.
Ma la condizione essenziale per realizzare quel programma è una sola: l'unità
- unità della classe operaia, unità di tutti i lavoratori del braccio e della mente,
unità delle classi lavoratrici, dei ccci medi e di tutte le forze sane nazionali. Que-
sta unità si è costituita nella lotta di liberazione su di una base così vasta quale
non si era mai realizzata in nessun altro momento della nostra scoria. Le forze
reazionarie tentano oggi di spezzare questo blocco per riconquistare il sopravven-
to. E una esperienza che abbiamo già facto: dopo la passata guerra si era avuto
in un primo momento un avvicinamento dei ceci medi, dci contadini e degli operai.
le forze reazionarie riuscirono ad isolare la classe operaia, ed il fascismo si apri
così la via al potere. la stessa manovra si ritenta oggi. Da ciò la necessità dclJa
unità della classe operaia, del partito unico dci lavoratori, della più stretta allean-
za di tutte le forze veramente democratiche e nazionali [ ... ].