Sei sulla pagina 1di 67

Licio Gelli e la loggia P2

“Il nostro,come disse Sciascia,è un paese senza memoria e verità,ed io per questo cerco di non
dimenticare”

"Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario”

P2 (Loggia Propaganda Due)

Che cos'è

La data di fondazione della loggia massonica Propaganda Due si perde nel tempo, come spesso
accade per simili consorterie. E' noto, comunque, che era un antico sodalizio che accoglieva gli
elementi più importanti e prestigiosi, fin da quando, nel secolo scorso, la massoneria, aveva
avuto un ruolo centrale nelle vicende italiane. Dopo la seconda guerra mondiale era stata
riorganizzata anche la loggia P2, con l'aiuto della massoneria USA, trasferendovi i massoni più
in vista o che dovevano restare "coperti". Nel Dicembre 1965 il Gran Maestro aggiunto Roberto
Ascarelli presenta l'apprendista Licio Gelli al Gran Maestro Gamberini, il quale lo eleva
immediatamente di grado nella gerarchia massonica e lo inserisce nella loggia P2. Nel 1969
Ascarelli e Gamberini affidano a Gelli un non meglio precisato incarico speciale nella loggia. Nel
1971 Gelli diviene segretario organizzativo e ha il totale controllo della loggia. Nel frattempo
molti personaggi eccellenti, soprattutto militari e finanzieri si sono iscritti, tra questi il generale
Allavena che porterà in dote le copie dei fascicoli delle schedature del SIFAR. Nel '69 capi
massonici diranno che grazie a Gelli 400 alti ufficiali dell'esercito sono stati iniziati alla
massoneria al fine di predisporre un "governo di colonnelli", sempre preferibile ad un governo
comunista. Nel 1972 il nuovo segretario organizzativo cambia nome alla loggia in
"Raggruppamento Gelli-P2" accentuandone le caratteristiche di segretezza evitando qualsiasi
tipo di controllo. Nel 1973 la loggia segreta "Giustizia e Libertà" si fonde con la P2. Alla Gran
Loggia di Napoli del Dicembre 1974, qualcosa di simile a un conclave massonico alcuni
tentarono di sciogliere la P2 e di abrogarne i regolamenti particolari, ma senza successo, Gelli
aveva acquisito troppo potere nel frattempo. Lino Salvini, maestro del Grande Oriente d'Italia,
quindi, nonostante non vedesse di buon occhio tanto potere concentrato in quella loggia, il 12
Maggio 1975 decretò ufficialmente la ricostituzione della loggia P2 elevando Gelli al grado di
maestro venerabile. La loggia P2 valicherà presto i confini nazionali e conterà affiliati in diversi
paesi dove non si limiterà a fare proselitismo, ma parteciperà, nei modi che la caratterizzano
alla vita politica, economica e finanziaria di tali paesi. In Argentina, per esempio favorirà il
golpe militare, per poi perorare la causa del ritorno di Peron, così come risulterà implicata nello
scoppio del conflitto delle isole Malvinas. La loggia P2 risulterà attiva in Uruguay, Brasile,
Venezuela, negli Stati Uniti, in diversi paesi europei e non ultima in Romania, dove Gelli avrà
importanti rapporti con il regime "socialista" di Ceausescu, nonostante l'anticomunismo
viscerale di tutti gli aderenti alla P2. Evidentemente a Ceausescu non era rimasto niente di
comunista e Gelli lo sapeva. Analizzare gli intrighi, la partecipazione a tentativi di colpo di stato
o a colpi di stato riusciti, a stragi, attentati, omicidi, depistamenti, operazioni finanziarie
sporche e' praticamente impossibile. Basti pensare che dopo il ritrovamento di una parte dei
documenti relativi alle attività della loggia ad Arezzo il 17 Marzo 1981 e di altri a Montevideo in
Uruguay e' stata costituita una commissione parlamentare di inchiesta presieduta da Tina
Anselmi, i cui atti sono raccolti in 76 volumi di dimensioni consistenti e che la documentazione
raccolta occupa diverse scaffalature anch'esse di dimensioni consistenti. Semplicemente ci
limiteremo a dare un parziale elenco delle vicende in cui la P2 e' implicata. Anche l'elenco degli
iscritti che forniamo e' parziale, purtroppo però è l'unico conosciuto, si calcola comunque che gli
iscritti alla loggia fossero 2500/3000 e non 963 come risulta dalle liste sequestrate ad Arezzo.

Il 10 Dicembre 1981 il Parlamento ha ufficialmente sciolto la P2. Si tratta però solo di un atto
formale, in realtà Gelli, nonostante i molti anni di carcere a cui e' stato condannato, e' ancora a
piede libero e ha a disposizione un'enorme patrimonio per continuare a tessere i suoi intrighi. Il
"piano di rinascita democratica" sequestrato a Maria Grazia Gelli nel Luglio 1982, che
rappresenta la "carta programmatica per l'Italia" della P2, e' divenuto il programma di Silvio
Berlusconi, in gran parte attuato. Ma ciò che più preoccupa e' che non può essere un semplice
decreto a sciogliere un simile agglomerato di "veri criminali". Finché esisteranno enormi gruppi
finanziari, potentati economici, multinazionali che dominano i popoli, continueranno ad esistere
cosche mafiose e massoniche come la P2. Del resto, come anche attraverso questo lavoro
abbiamo cercato di spiegare la P2 travalica i confini nazionali anche formalmente, Gelli nella
Primavera del 1975 ha fondato a Montecarlo l'OMPAM che nessuno si sogna di sciogliere.
L'unica cosa che ci rimane da fare e' combattere simili accozzaglie di moderni fascisti con ogni
mezzo necessario.

Lo Statuto

PREMESSA
1) L' aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente
od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema
2) il piano tende invece a rivitalizzare il sistema attraverso la sollecitazione di tutti gli istituti
che la Costituzione prevede e disciplina, dagli organi dello Stato ai partiti politici, alla stampa, ai
sindacati, ai cittadini elettori.
3) Il piano si articola in una sommaria indicazione di obiettivi, nella elaborazione di
procedimenti - anche alternativi - di attuazione ed infine nell'elencazione di programmi a breve,
medio e lungo termine.
4) Va anche rilevato, per chiarezza, che i programmi a medio e lungo termine prevedono alcuni
ritocchi alla Costituzione successivi al restauro delle istituzioni fondamentali.

OBIETTIVI
1) Nell'ordine vanno indicati:

a) i partiti politici democratici, dal PSI al PRI, dal PSDI alla DC al PLI (con riserva di verificare la
Destra Nazionale)
b) la stampa, escludendo ogni operazione editoriale, che va sollecitata al livello di giornalisti
attraverso una selezione che tocchi soprattutto: Corriere della Sera, Giorno, Giornale, Stampa,
Resto del Carlino, Messaggero, Tempo, Roma, Mattino, Gazzetta del Mezzogiorno, Giornale di
Sicilia, per i quotidiani; e per i periodici: Europeo, Espresso, Panorama, Epoca, Oggi, Gente,
Famiglia Cristiana. La RAI-TV va dimenticata.
c) i sindacati, sia confederali CISL e UIL, sia autonomi, nella ricerca di un punto di leva per
ricondurli alla loro naturale funzione anche al prezzo di una scissione e successiva costituzione
di una libera associazione dei lavoratori;
d) il Governo, che va ristrutturato nella organizzazione ministeriale e nella qualità degli uomini
da proporre ai singoli dicasteri;
e) la magistratura, che deve essere ricondotta alla funzione di garante della corretta e
scrupolosa applicazione delle leggi;
f) il Parlamento, la cui efficienza e' subordinata al successo dell'operazione sui partiti politici, la
stampa e i sindacati.

2) Partiti politici, stampa e sindacati costituiscono oggetto di sollecitazioni possibili sul piano
della manovra di tipo economico finanziario. La disponibilità di cifre non superiori a 30 o 40
miliardi sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di
conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo.
Governo, Magistratura e Parlamento rappresentano invece obiettivi successivi, accessibili
soltanto dopo il buon esito della prima operazione, anche se le due fasi sono necessariamente
destinate a subire intersezioni e interferenze reciproche, come si vedrà in dettaglio in sede di
elaborazione dei procedimenti.

3) Primario obiettivo e indispensabile presupposto dell'operazione e' la costituzione di un club


(di natura rotariana per l'etereogenità dei componenti) ove siano rappresentati, ai migliori
livelli, operatori, imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici
amministratori e magistrati, nonché pochissimi e selezionati uomini politici, che non superi il
numero di 30 o 40 unità. Gli uomini che ne fanno parte debbono essere omogenei per modo di
sentire, disinteresse, onestà e rigore morale, tali cioè da costituire un vero e proprio comitato
di garanti rispetto ai politici che si assumeranno l'onere dell'attuazione del piano e nei confronti
delle forze amiche nazionali e straniere che lo vorranno appoggiare. Importante e' stabilire
subito un collegamento valido con la massoneria internazionale.

PROCEDIMENTI
1) Nei confronti del mondo politico occorre:
a) selezionare gli uomini - anzitutto - ai quali può essere affidato il compito di promuovere la
rivitalizzazione di ciascuna rispettiva parte politica (per il PSI, ad esempio, Mancini, Mariani e
Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti,
Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale
(eventualmente): Covelli);
b) in secondo luogo valutare se le attuali formazioni politiche sono in grado di avere ancora la
necessaria credibilità esterna per ridiventare validi strumenti di azione politica;
c) in caso di risposta affermativa, affidare ai prescelti gli strumenti finanziari sufficienti -con i
dovuti controlli- a permettere loro di acquisire il predominio nei rispettivi partiti;
d) in caso di risposta negativa usare gli strumenti finanziari stessi per l'immediata nascita di
due movimenti: l'uno, sulla sinistra (a cavallo fra PSI-PSDI-PRI-Liberali di sinistra e DC di
sinistra), e l'altro sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali, e democratici della Destra
Nazionale). Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti
da uomini politici ed esponenti della società civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi
rappresentino l'anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento
con il mondo reale. Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacità,
onestà e tendenzialmente disponibili per un'azione politica pragmatistica, con rinuncia alle
consuete e fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto da da parte della pubblica opinione e'
da ritenere inevitabile.

2) Nei confronti della stampa (o, meglio, dei giornalisti) l'impiego degli strumenti finanziari non
può, in questa fase, essere previsto nominativamente. Occorrerà redigere un elenco di almeno
2 o 3 elementi, per ciascun quotidiano o periodico in modo tale che nessuno sappia dell'altro.
L'azione dovrà essere condotta a macchia d'olio, o, meglio, a catena, da non più di 3 o 4
elementi che conoscono l'ambiente. Ai giornalisti acquisti dovrà essere affidato il compito di
"simpatizzare" per gli esponenti politici come sopra prescelti in entrambe le ipotesi alternative
1c e 1d.
In un secondo tempo occorrerà:
a) acquisire alcuni settimanali di battaglia;
b) coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata;
c) coordinare molte TV via cavo con l'agenzia per la stampa locale;
d) dissolvere la RAI-TV in nome della libertà di antenna ex art. 21 Costit.
3) Per quanto concerne i sindacati la scelta prioritaria e' fra la sollecitazione alla rottura,
seguendo cioè le linee già esistenti dei gruppi minoritari della CISL e maggioritari dell'UIL, per
poi agevolare la fusione con gli autonomi, acquisire con strumenti finanziari di pari entità i più
disponibili fra gli attuali confederati allo scopo di rovesciare i rapporti di forza all'interno
dell'attuale trimurti.
Gli scopi reali da ottenere sono:
a) restaurazione della libertà individuale, nelle fabbriche e aziende in genere per consentire
l'elezione dei consigli di fabbrica, con effettive garanzie di segretezza del voto;
b) ripristinare per tale via il ruolo effettivo del sindacato di collaboratore del fenomeno
produttivo in luogo di quello legittimamente assente di interlocutore in vista di decisioni
politiche aziendali e governative.
Sotto tale profilo, la via della scissione e della successiva integrazione con gli autonomi sembra
preferibile anche ai fini dell'incidenza positiva sulla pubblica opinione di un fenomeno clamoroso
come la costituzione di un vero sindacato che agiti la bandiera della libertà di lavoro e della
tutela economica dei lavoratori. Anche in termini di costo e' da prevedere un impiego di
strumenti finanziari di entità inferiori all'altra ipotesi.

4) Governo Magistratura e Parlamento

a) selezionare gli uomini - anzitutto - ai quali può essere affidato il compito di promuovere la
rivitalizzazione di ciascuna rispettiva parte politica (Per il PSI, ad esempio Mancini, Mariani e
Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti,
Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale
(eventualmente): Covelli);
b) in secondo luogo valutare se le attuali formazioni politiche sono in grado di avere ancora la
necessaria credibilità esterna per ridiventare validi strumenti di azione politica;
c) in caso di risposta affermativa, affidare ai prescelti gli strumenti finanziari sufficienti - con i
dovuti controlli - a permettere loro di acquisire il predominio nei rispettivi partiti;
d) in caso di risposta negativa usare gli strumenti finanziari stessi per l'immediata nascita di
due movimenti: l'uno, sulla sinistra (a cavallo fra PSI - PSDI - PRI - Liberali di sinistra e DC di
sinistra), e l'altro sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali, e democratici della Destra
Nazionale). Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti
da uomini politici ed esponenti della società civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi
rappresentino l'anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento
con il mondo reale. Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacità,
onestà, e tendenzialmente disponibili per un'azione politica pragmatica, con rinuncia alle
consuete e fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto da parte della pubblica opinione e' da
ritenere inevitabile.

PROGRAMMI

Per programmi si intende la scelta, in scala di priorità, delle numerose operazioni in forma di:
a) azioni di comportamento politico ed economico;
b) atti amministrativi (di Governo);
c) atti legislativi; necessari a ribaltare - in concomitanza con quelli descritti in materia di
procedimenti - l'attuale tendenza di disfascimento delle istituzione e, con essa, alla
disottemperanza della Costituzione i cui organi non funzionano più secondo gli schemi originali.
Si tratta, in sostanza, di "registrare" - come nella stampa in tricromia - le funzioni di ciascuna
istituzione e di ogni organo relativo in modo che i rispettivi confini siano esattamente delimitati
e scompaiano le attuali aree di sovrapposizione da cui derivano confusione e indebolimento
dello Stato.
A titolo di esempio, si considerano due fenomeni:
1) lo spostamento dei centri di potere reale dal Parlamento ai sindacati ed al Governo ai
padronati multinazionali con i correlativi strumenti di azione finanziaria. Sarebbero sufficienti
una buona legge sulla programmazione che rivitalizzi il CNEL e una nuova struttura dei Ministeri
accompagnate da norme amministrative moderne per restituire ai naturali detentori il potere
oggi perduti;
2) l'involuzione subita dalla scuola negli ultimi 10 anni quale risultante di una giusta politica di
ampliamento dell'area di istruzione pubblica, non accompagnata però dalla predisposizione di
corpi docenti adeguati e preparati nonché dalla programmazione dei fabbisogni in tema di
occupazione.
Ne e' conseguente una forte e pericolosa disoccupazione intellettuale - con gravi deficienze
invece nei settori tecnici nonché la tendenza a individuare nel titolo di studio il diritto al posto di
lavoro. Discende ancora da tale stato di fatto la spinta all'egualitarismo assolto (contro la
Costituzione che vuole tutelare il diritto allo studio superiore per i più meritevoli) e, con la
delusione del non inserimento, il rifugio nella apatia della droga oppure nell'ideologia
dell'eversione anche armata. Il rimedio consiste: nel chiudere il rubinetto del preteso
automatismo: titolo di studio - posto di lavoro; nel predisporre strutture docenti valide; nel
programmare, insieme al fenomeno economico, anche il relativo fabbisogno umano; infine nel
restaurare il principio meritocratico imposto dalla Costituzione.
Sotto molti profili, la definizione dei programmi intersecherà temi e notazioni già contenute nel
recente Messaggio del Presidente della Repubblica - indubbiamente notevole - quale diagnosi
della situazione del Paese, tenendo, però, ad indicare terapie più che a formulare nuove analisi.
Detti programmi possono essere esecutivi - occorrendo - con normativa d'urgenza (decreti
legge).
a) Emergenza a breve termine . Il programma urgente comprende, al pari degli altri
provvedimenti istituzionali (rivolti cioè a "registrare" le istituzioni) e provvedimenti di indole
economico-sociale.
a1) Ordinamento giudiziario: le modifiche più urgenti investono:
- la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati;
- il divieto di nomina sulla stampa i magistrati comunque investiti di procedimenti giudiziari;
- la normativa per l'accesso in carriera (esami psicoattitudinali preliminari);
- la modifica delle norme in tema di facoltà libertà provvisoria in presenza dei reati di eversione
- anche tentata - nei confronti dello Stato e della Costituzione, nonché di violazione delle norme
sull'ordine pubblico, di rapina a mano armata, di sequestro di persona e di violenza in generale.
a2) Ordinamento del Governo
1 - legge sulla Presidenza del Consiglio e sui Ministeri (Cost. art. 95) per determinare
competenze e numero (ridotto, con eliminazione o quasi dei Sottosegretari);
2 - legge sulla programmazione globale (Cost. art. 41) incentrata su un Ministero dell'economia
che ingloba le attuali strutture di incentivazione (Cassa Mezz. - PPSS - Mediocredito Industria -
Agricoltura), sul CNEL rivitalizzato quale punto d'incontro delle forze sociali e sindacali,
imprenditoriali e culturali e su procedure d'incontro con il Parlamento e le Regioni;
3 - riforma dell'amministrazione (Cost. artt. 28 -97 - 98) fondato sulla teoria dell'atto pubblico
non amministrativo, sulla netta separazione della responsabilità politica da quella
amministrativa che diviene personale (istituzione dei Segretari Generali di Ministero) e sulla
sostituzione del principio del silenzio-rifiuto con quello del silenzio-consenso;
4 - definizione della riserva di legge nei limiti voluti e richiesti espressamente dalla Costituzione
e individuazione delle aree di normativa secondaria (regolamentare) in ispecie di quelle
regionali che debbono essere obbligatoriamente limitate nell'ambito delle leggi cornice.
a3) Ordinamento del Parlamento
1) ripartizione di fatto, di competenze fra le due Camere (funzione politica alla CD e funzione
economica al SR);
2) modifica (già in corso) dei rispettivi Regolamenti per ridare forza al principio del rapporto
(Cost. art. 64) fra maggioranza-Governo da un lato, e opposizione, dall'altro, in luogo della
attuale tendenza assemblearistica;
3) adozione del principio delle sessioni temporali in funzione di esecuzione del programma
governativo.

b) Provvedimenti economico-sociali
b1) abolizione della validità legale dei titoli di studio (per sfollare le università e dare il tempo di
elaborare una seria riforma della scuola che attui i precetti della Costituzione);
b2) adozione di un orario unico nazionale di 7 ore e 30' effettive (dalle 8,30 alle 17) salvi i turni
necessari per gli impianti a ritmo di 24 ore, obbligatorio per tutte le attività pubbliche e private;
b3) eliminazione delle festività infrasettimanali e dei relativi ponti (salvo 2 giugno – Natale -
Capodanno e Ferragosto) da riconcedere in un forfait di 7 giorni aggiuntivi alle ferie annuali di
diritto;
b4) obbligo di attuare in ogni azienda ed organo di Stato i turni di festività - anche per
sorteggio - in tutti i periodi dell'anno, sia per annualizzare l'attività dell'industria turistica, sia
per evitare la "sindrome estiva" che blocca le attività produttive;
b5) revisione della riforma tributaria nelle seguenti direzioni:
1 - revisione delle aliquote per i lavoratori dipendenti aggiornandole al tasso di svalutazione
1973-76;
2 - nettizzazione all'origine di tutti gli stipendi e i salari delle P.A. (onde evitare gli enormi costi
delle relative partite di giro);
3 - inasprimento delle aliquote sui redditi professionali e sulle rendite;
4 - abbattimento delle aliquote per donazioni e contributi a fondazioni scientifiche e culturali
riconosciute, allo scopo di sollecitare l'autofinanziamento premiando il reinvestimento del
profitto;
5 - alleggerimento delle aliquote sui fondi aziendali destinati a riserve, ammortamenti,
investimenti e garanzie, per sollecitare l'autofinanziamento delle aziende produttive;
6 - reciprocità fra Stato e dichiarante nell'obbligo di mutuo acquisto ai valori dichiarati ed
accertati;
b6) abolizione della nominatività dei titoli azionari per ridare fiato al mercato azionario e
sollecitare meglio l'autofinanziamento delle aziende produttive;
b7) eliminazione delle partite di giro fra aziende di Stato ed istituti finanziari di mano pubblica
in sede di giro conti reciprochi che si risolvono - nel gioco degli interessi - in passività inutili
dello stesso Stato;
b8) concessione di forti sgravi fiscali ai capitali stranieri per agevolare il ritorno dei capitali
dall'estero;
b9) costituzione di un fondo nazionale per i servizi sociali (case - ospedali - scuole - trasporti)
da alimentare con:
1 - sovraimposta IVA sui consumi voluttuari (automobili - generi di lusso)
2 - proventi dagli inasprimenti ex b5)4;
3 - finanziamenti e prestiti esteri su programma di spesa;
4 - stanziamenti appositi di bilancio per investimenti;
5 - diminuzione della spesa corrente per parziale pagamento di stipendi statali superiori a L.
7.000.000 annui con speciali buoni del Tesoro al 9% non commerciabili per due anni.
Tale fondo va destinato a finanziare un programma biennale di spesa per almeno 10.000
miliardi. Le riforme di struttura relative vanno rinviate a dopo che sia stata assicurata la
disponibilità dei fabbricati, essendo ridicolo riformare le gestioni in assenza di validi strumenti
(si ricordino i guasti della riforma sanitaria di alcuni anni or sono che si risolvette nella
creazione di 36.000 nuovi posti di consigliere di amministrazione e nella correlativa
lottizzazione partitica in luogo di creare altri posti letto) Per quanto concerne la realizzabilità del
piano edilizio in presenza della caotica legislazione esistente, sarà necessaria una legge che
imponga alle Regioni programmi urgenti straordinari con termini brevissimi surrogabili
dall'intervento diretto dello Stato; per quanto si riferisce in particolare all'edilizia abitativa, il
ricorso al sistema dei comprensori obbligatori sul modello svedese ed al sistema francese dei
mutui individuali agevolati sembra il metodo migliore per rilanciare questo settore che e' da
considerare il volano della ripresa economica;
b10) aumentare la redditività del risparmio postale elevando il tasso al 7%;
b11) concedere incentivi prioritari ai settori:
I - turistico
II - trasporti marittimi
III - agricolo specializzato (primizie zootecnia)
IV - energetico convenzionale e futuribile (nucleare - geotermico - solare)
V - industria chimica fine e metalmeccanica specializzata di trasformazione; in modo da
sollecitare investimenti in settori ad alto tasso di mano d'opera ed apportatori di valuta;
b12) sospendere tutte le licenze ed i relativi incentivi per impianti di raffinazione primaria del
petrolio e di produzione siderurgica pesante.

c) Pregiudiziale e' che oggi ogni attività secondo quanto sub a) e b) trovi protagonista e gestore
un Governo deciso ad essere non già autoritario bensì soltanto autorevole e deciso a fare
rispettare le leggi esistenti. Così e' evidente che le forze dell'ordine possono essere mobilitate
per ripulire il paese dai teppisti ordinari e pseudo politici e dalle relative centrali direttive
soltanto alla condizione che la Magistratura li processi e condanni rapidamente inviandoli in
carceri ove scontino la pena senza fomentare nuove rivolte o condurre una vita comoda. Sotto
tale profilo, sembra necessario che alle forze di P.S. sia restituita la facoltà di interrogatorio
d'urgenza degli arrestati in presenza dei reati di eversione e tentata eversione
dell'ordinamento, nonché di violenza e resistenza alle forze dell'ordine, di violazione della legge
sull'ordine pubblico, di sequestro di persona, di rapina a mano armata e di violenza in generale.

d) Altro punto chiave è l'immediata costituzione di una agenzia per il coordinamento della
stampa locale (da acquisire con operazioni successive nel tempo) e della TV via cavo da
impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese. E'
inoltre opportuno acquisire uno o due periodici da contrapporre a Panorama, Espresso, Europeo
sulla formula viva "Settimanale".

MEDIO E LUNGO TERMINE

Nel presupposto dell'attuazione di un programma a breve termine come sopra definito, rimane
da tratteggiare per sommi capi un programma a medio e lungo termine con l'avvertenza che
mentre per quanto riguarda i problemi istituzionali è possibile fin d'ora formulare ipotesi
concrete, in materia di interventi economico-sociali, salvo per quel che attiene pochissimi
grandi temi, è necessario rinviare nel tempo l'elencazione di problemi e relativi rimedi.
a) Provvedimenti istituzionali
a1) Ordinamento Giudiziario
I - unità del Pubblico Ministero (a norma della Costituzione - articoli 107 e 112 ove il P.M. e'
distinto dai giudici);
II - responsabilità del Guardasigilli verso il Parlamento sull'operato del P.M. (modifica
costituzionale);
III - istruzione pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte ai
giudici giudicanti, con abolizione di ogni segreto istruttorio con i relativi e connessi pericoli ed
eliminando le attuali due fasi di istruzione;
IV - riforma del Consiglio Superiore della Magistratura che deve essere responsabile verso il
Parlamento (modifica costituzionale);
V - riforma dell'ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle
promozioni dei magistrati, imporre limiti di età per le funzioni di accusa, separare le carriere
requirente e giudicante, ridurre a giudicante la funzione pretorile;
VI - esperimento di elezione di magistrati (Costit. art. 106) fra avvocati con 25 anni di funzioni
in possesso di particolari requisiti morali;
a2) Ordinamento del Governo
I - modifica della Costituzione per stabilire che il Presidente del Consiglio e' eletto dalla Camera
all'inizio di ogni legislatura e può essere rovesciato soltanto attraverso le elezioni del
successore;
II - modifica della Costituzione per stabilire che i Ministri perdono la qualità di parlamentari;
III - revisione della legge sulla contabilità dello Stato e di quella sul bilancio dello Stato (per
modificarne la natura da competenza in cassa);
IV - revisione della legge sulla finanza locale per stabilire - previo consolidamento del debito
attuale degli enti locali da riassorbire in 50 anni - che Regioni e Comuni possono spendere al di
là delle sovvenzioni statali soltanto i proventi di emissioni di obbligazioni di scopo (esenti da
imposte e detraibili) e cioè relative ad opere pubbliche da finanziare, secondo il modello USA.
Altrimenti il concetto di autonomia diviene di sola libertà di spesa basata sui debiti;
V - riforma della legge comunale e provinciale per sopprimere le province e ridefinire i compiti
dei Comuni dettando nuove norme sui controlli finanziari;
a3) Ordinamento del Parlamento
I - nuove leggi elettorali, per la Camera, di tipo misto (uninominale e proporzionale secondo il
modello tedesco) riducendo il numero dei deputati a 450 e, per il Senato, di rappresentanza di
secondo grado, regionale, degli interessi economici, sociali e culturali, diminuendo a 250 il
numero dei senatori ed elevando da 5 a 25 quello dei senatori a vita di nomina presidenziale,
con aumento delle categorie relative (ex parlamentari - ex magistrati - ex funzionari e
imprenditori pubblici - ex militari ecc.);
II - modifica della Costituzione per dare alla Camera preminenza politica (nomina del Primo
Ministro) ed alla Senato preponderanza economica (esame del bilancio);
III - stabilire norme per effettuare in uno stesso giorno ogni 4 anni le elezioni nazionali,
regionali e comunali (modifica costituzionale);
IV - stabilire che i decreti-legge sono inemendabili;
a4) Ordinamento di altri organi istituzionali
I - Corte Costituzionale: sancire l'incompatibilità successiva dei giudici a cariche elettive in enti
pubblici; sancire il divieto di sentenze cosiddette attive (che trasformano la Corte in organo
legislativo di fatto);
II - Presidente della Repubblica: ridurre a 5 anni il mandato, sancire l'ineleggibilità ed eliminare
il semestre bianco (modifica costituzionale);
III - Regioni: modifica della Costituzione per ridurre il numero e determinarne i confini secondo
criteri geoeconomici più che storici. Provvedimenti economico sociali.

b1) Nuova legislazione antiurbanesimo subordinando il diritto di residenza alla dimostrazione di


possedere un posto di lavoro e un reddito sufficiente (per evitare che saltino le finanze dei
grandi Comuni);
b2) Nuova legislazione urbanistica favorendo le città satelliti e trasformando la scienza
urbanistica da edilizia in scienza dei trasporti veloci suburbani;
b3) nuova legislazione sulla stampa in senso protettivo della dignità del cittadino (sul modello
inglese) e stabilendo l'obbligo di pubblicare ogni anno i bilanci nonché le retribuzioni dei
giornalisti;
b4) unificazione di tutti gli istituti ed enti previdenziali ed assistenziali in un unico ente di
sicurezza sociale da gestire con formule di tipo assicurativo allo scopo di ridurre i costi attuali;
b5) disciplinare e moralizzare il settore pensionistico stabilendo: il divieto del pagamento di
pensioni prima dei 60 anni salvo casi di riconosciuta inabilità; il controllo rigido sulle pensioni di
invalidità; l'eliminazione del fenomeno del cumulo di più pensioni;
b6) dare attuazione agli articoli 39 e 40 della Costituzione regolando la vita dei sindacati
limitando il diritto di sciopero nel senso di:
I - introdurre l'obbligo di preavviso dopo aver spedito il concordato;
II - escludere i servizi pubblici essenziali (trasporti; dogane; ospedali e cliniche; imposte;
pubbliche amministrazioni in genere) ovvero garantirne il corretto svolgimento;
III - limitare il diritto di sciopero alle causali economiche ed assicurare comunque la libertà di
lavoro;
b7) nuova legislazione sulla partecipazione dei lavoratori alla proprietà azionaria delle imprese
e sulla gestione (modello tedesco);
b8) nuova legislazione sull'assetto del territorio (ecologia, difesa del suolo, disciplina delle
acque, rimboscamento, insediamenti umani);
b9) legislazione antimonopolio (modello USA);
b10) nuova legislazione bancaria (modello francese);
b11) riforma della scuola (selezione meritocratica - borse di studio ai non abbienti - scuole di
Stato normale e politecnica sul modello francese);
b12) riforma ospedaliera e sanitaria sul modello tedesco.
c) Stampa - Abolire tutte le provvidenze agevolative dirette a sanare bilanci deficitari con onere
del pubblico erario ed abolire il monopolio RAI-TV.

Vicende in cui è implicata la loggia P2

- Strage del treno Italicus


- strage di Bologna
- strage di Ustica
- strage di Piazza Fontana
- strage del rapido 904
- omicidio Calvi
- omicidio Pecorelli
- omicidio Olof Palme
- omicidio Semerari
- colpo di stato militare in Argentina
- tentativo di colpo di stato di Junio Valerio Borghese
- tentativo di colpo di stato della Rosa dei Venti
- caso dei dossier illegali del SIFAR
- operazione Minareto
- falso rapimento Sindona
- tentativo di depistamento durante il rapimento Moro
- rapimento Bulgari
- rapimento Ortolani
- rapimento Amedeo
- rapimento Danesi
- rapimento Amati
- rapporti con la banda della Magliana
- rapporti con la banda dei marsigliesi
- inchiesta sul traffico di armi e droga del giudice Carlo Palermo
- riciclaggio narcodollari (caso Locascio)
- caso Cavalieri del Lavoro di Catania
- fuga di Herbert Kappler
- crack Sindona
- crack Banco Ambrosiano
- crack Finabank
- scandali finanziari legati allo IOR
- caso Rizzoli-Corriere della Sera
- caso SIPRA-Rizzoli
- scandalo dei Petroli
- caso M. Fo. Biali
- caso Eni-Petronim
- caso Kollbrunner
- cospirazione politica e truffa di Antonio Viezzer
- cospirazione politica di Raffaele Giudice
- cospirazione politica di Pietro Musumeci
- cospirazione politica e falsificazione documenti di Antonio La Bruna
- finanziamenti FIAT alla massoneria

Quando Gelli parla di Berlusconi,


è lapidario: «Ha preso il nostro Piano di rinascita e lo ha copiato quasi tutto», dichiara all’Indipendente nel
febbraio 1996. Il Piano di rinascita democratica era il programma politico della P2. Fu sequestrato il 4
luglio 1981 all’aeroporto di Fiumicino, nel doppiofondo di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia del
Venerabile. Riletto oggi, risulta profetico. Prevede, infatti, di «usare gli strumenti finanziari per
l’immediata nascita di due movimenti l’uno sulla sinistra e l’altro sulla destra». Tali movimenti
«dovrebbero essere fondati da altrettanti club promotori». Nell’attesa, il Piano suggerisce che con circa
10 miliardi è possibile «inserirsi nell’attuale sistema di tesseramento della Dc per acquistare il partito».
Con «un costo aggiuntivo dai 5 ai 10 miliardi» si potrebbe poi «provocare la scissione e la nascita di una
libera confederazione sindacale». Per quanto riguarda la stampa, «occorrerà redigere un elenco di almeno
due o tre elementi per ciascun quotidiano e periodico in modo tale che nessuno sappia dell’altro»; «ai
giornalisti acquisiti dovrà essere affidato il compito di simpatizzare per gli esponenti politici come sopra».
Poi bisognerà: «acquisire alcuni settimanali di battaglia», «coordinare tutta la stampa provinciale e locale
attraverso un’agenzia centralizzata», «coordinare molte tv via cavo con l’agenzia per la stampa locale»,
«dissolvere la Rai in nome della libertà d’antenna»; «punto chiave è l’immediata costituzione della tv via
cavo da impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese».
Tecnologia a parte: preveggente, no?
Tessera numero 1816.
Oggi il più noto degli iscritti alla P2 è Silvio Berlusconi, tessera numero 1816. Per la P2 Berlusconi ha
subito la sua prima condanna, ormai definitiva: per falsa testimonianza. Nel 1990, a Venezia, viene infatti
giudicato colpevole di aver giurato il falso davanti ai giudici, a proposito della sua iscrizione alla loggia.
L’anno prima, però, c’era stata una provvidenziale amnistia.
Quando parla della P2, Berlusconi se la cava, di solito, con qualche battuta. Eppure l’iscrizione alla loggia
è stata determinante per i suoi primi affari immobiliari. Per esempio per ottenere credito dalla Banca
nazionale del lavoro (controllata dalla P2, con ben otto alti dirigenti affiliati) e dal Monte dei Paschi di
Siena (era piduista il direttore generale Giovanni Cresti). Conclude la Commissione Anselmi: gli
imprenditori Silvio Berlusconi e Giovanni Fabbri (il re della carta) «trovarono appoggi e finanziamenti al di
là di ogni merito creditizio». Ma poi, fatte le case, bisogna venderle. E non fu facile, per Berlusconi. Lo
soccorse, agli inizi della sua carriera di immobiliarista, un «fratello» della loggia segreta, il napoletano
Ferruccio De Lorenzo, già sottosegretario liberale in un governo Andreotti e padre di Francesco, futuro
ministro della Sanità e imputato di Mani pulite: Ferruccio De Lorenzo acquistò, come presidente
dell’Enpam (l’Ente nazionale previdenza e assistenza dei medici italiani) prima due hotel a Segrate, poi
decine di appartamenti di Milano 2. L’Enpam decise poi di affidare a Berlusconi anche la gestione del
teatro Manzoni di Milano, controllato dall’ente.
Il numero di tessera della P2 assegnata al Cavalier Berlusconi è: tessera 1816,
codice E.19.78, gruppo 17, fascicolo 0625, data di affiliazione 26 gennaio 1978.

Nella relazione finale della Commisione parlamentare d’inchiesta sulla loggia P2 si legge:
"...alcuni operatori (Genghini, Fabbri, Berlusconi) trovano appoggi e finanziamenti al di la’ di
ogni merito creditizio...". Le due grandi banche, infatti, che danno credito a Berlusconi sono la
Banca Nazionale del Lavoro e il Monte dei Paschi di Siena, dove durante gli anni ‘70 la P2 e’
piu’ attiva. Il Monte dei Paschi concede tra il ‘70 e il ‘79 70 miliardi di mutui fondiari a
Berlusconi a tassi fra il 9 e il 9,5%.

Il 10 Aprile 1978 Berlusconi inizia una collaborazione come editorialista sul maggior quotidiano
italiano, il Corriere della Sera, proprio quando la loggia P2 acquisisce, come dice la
commissione parlamentare d’inchiesta "il controllo finanziario e gestionale del gruppo Rizzoli".

Interpellato su Licio Gelli, Berlusconi risponde: "...Anch’io come 50 milioni di italiani, sono
sempre in curiosa attesa di conoscere quali fatti o misfatti siano effettivamente addebitati a
Licio Gelli. Anni di inchieste sono serviti solamente ad offrire alle varie fazioni politiche un
terreno di lotta e di calunnie facile quanto strumentale.

FALSA TESTIMONIANZA SULLA P2

Nel 1990 la corte d’appello di Verona denuncia Silvio Berlusconi con la seguente motivazione:
"...Ritiene il collegio che le dichiarazioni dell’imputato non corrispondano a verita’. In sostanza
infatti secondo il Berlusconi la sua definita adesione alla P2 avvenne poco prima del 1981 e non
si tratto’ di vera e propria iscrizione, perche’ non accompagnata da pagamenti di quote
appunto di iscrizione, peraltro mai richiestegli. Tali asserzioni sono smentite:
A) Dalle risultanze della commissione Anselmi.
B) Dalle stesse dichiarazioni rese dal prevenuto avanti al G.I. di Milano, e mai contestate,
secondo cui la sua iscrizione alla P2 avvenne nei primi mesi del 1978.
C) Dagli atti della commissione parlamentare ed in particolare dagli elenchi degli affiliati,
sequestrati in Castiglion Fobocchi figura il nominativo del Berlusconi (numero di riferimento
625) e l’annotazione del versamento di lire 100.000 come eseguito in contanti in data 5 maggio
1978, versamento la cui esistenza risulterebbe comprovata anche da un dattiloscritto
proveniente dalla macchina da scrivere di proprieta’ di Gelli...".

Nel 1990 la Corte d'appello di Venezia condanna Silvio Berlusconi per aver giurato il falso
davanti ai giudici, a proposito della sua affiliazione alla loggia massonica P2.

Nell'1989 (ma pensate che fortuna!!!) c'era stata un'amnistia che estingue il reato.

N.b.

Quando Silvio Berlusconi dice di non essere mai stato condannato dice una CAZZATA grande
come una casa!: Di fatto quella sulla falsa testimonianza riguardo la P2 resta una condanna,
anche se graziata da un amnistia precedente!
HANNO VINTO

Andrea Barbetti [04.01.2002]

"Così la mia nazione è ritornata al punto


di partenza, nel ricorso dell'empietà.
E, chi non crede in nulla, ne ha coscienza,
e la governa" (P.P.Pasolini)

Ha vinto la Loggia Propaganda 2, più comunemente chiamata P2. Ha vinto il


suo venerabile maestro, Licio Gelli, recentemente nominato Gran
Maestro onorario della Serenissima Gran Loggia nazionale d'Italia di
rito scozzese antico. Ha vinto il piano di Rinascita democratica su cui
poggiava il progetto della P2.

Era il marzo del 1981 quando le forze dell'ordine, durante le indagini sul caso
Sindona, sequestravano nella villa aretina di Gelli documenti che nel
maggio dello stesso anno sarebbero stati pubblicati dal Parlamento
prima che l'allora governo Forlani, reo di aver minimizzato il fatto, fosse
costretto a dimettersi. Si trattava di elenchi che comprendevano 953
persone - esponenti politici, alti militari, importanti funzionari dei servizi
segreti, esponenti di primo piano del mondo economico e civile -
affiliati alla Loggia massonica segreta P2. Il loro Maestro era per
l'appunto Licio Gelli, fascista, volontario nella guerra di Spagna,
repubblichino di Salò e, secondo un pentito della loggia stessa, figura
legata al tentato golpe del principe Julio Valerio Borghese del dicembre
1970. Era il luglio del 1984 quando la Commissione Parlamentare
d'inchiesta, presieduta dall'on. Tina Anselmi, col voto a maggioranza di
Dc, Psi, Pci, Pri, Sinistra Indipendente, scioglieva definitivamente la
loggia, completando il percorso già avviato da una legge del 1982, che
vietava la costituzione di associazioni segrete. La Commissione, dopo
un meticoloso lavoro durato dal novembre 1981 all'estate del 1984,
nella relazione finale descriveva la P2 come un'organizzazione
estremamente pericolosa, una sorta di potere parallelo in grado, a
partire dagli anni '70, di condizionare l'attività delle istituzioni pubbliche
e di influenzare probabilmente - con prove però difficili da reperire con
assoluta certezza- la strategia della tensione, culminata nelle stragi di
Milano, di Brescia, del treno Italicus e di Bologna. Il documento
portabandiera della Loggia P2 va individuato sicuramente nel piano di
Rinascita democratica, che risale al 1975, l'anno in cui gli affiliati
decidono che la finalità della loro azione non deve cercarsi nel
sovvertimento del potere, ma nell'individuare una strategia di
progressiva occupazione del sistema attraverso il controllo delle
nomine di vertice.
A distanza di venti anni dalla scoperta degli elenchi a villa Vanda possiamo
affermare che la P2 ha vinto e che il nostro paese vede attuato il piano
di Rinascita democratica. Esso infatti prevedeva il controllo dei mass-
media attraverso l'acquisizione di settimanali di battaglia, di molte Tv
via cavo e la dissoluzione della Rai in nome della libertà di antenna. E'
quello che sta accadendo, con un soggetto che detiene il monopolio
della emittenza privata nazionale e che grazie al suo primato politico
ben presto omologherà sotto di sé l'intera televisione pubblica,
lasciando magari aperto qualche spazio di dissenso per fregiarsi del
termine "pluralismo". Il piano prevedeva anche la normalizzazione dei
sindacati confederali, intaccando la loro compattezza, separando
soprattutto Cisl e Uil dalla Cgil, anche a costo di una dolorosa
scissione, eventualmente attraverso opportuni contributi finanziari. E'
di questi mesi il difficile rapporto fra le confederazioni principali del
nostro paese, con una Cgil spesso isolata e tacciata assurdamente di
posizioni giudicate antiquate e limitative dello sviluppo dell'Italia,
quando invece esse sono una pura e semplice difesa di diritti
elementari e indiscutibili (come l'Art. 18 e le pensioni) che i lavoratori
hanno ottenuto in un secolo di dure e coraggiose lotte. Non è finita,
purtroppo. Fra i punti di Rinascita democratica spiccava una riforma
che toccasse pesantemente l'autonomia della magistratura e più
precisamente si legge che "la magistratura deve essere ricondotta alla
funzione di garante della corretta e scrupolosa applicazione delle
leggi"; frase ambigua, dato che nel piano era poi prevista la riduzione
dell'alterità istituzionale della magistratura e la dipendenza del Pubblico
Ministero dal potere esecutivo.
In queste settimane la maggioranza parlamentare e il Presidente del
Consiglio hanno ripetutamente attaccato i magistrati in vario modo,
togliendo ad esempio numerose scorte, votando in Parlamento leggi
che renderanno più difficili certi processi, parlando apertamente di una
parte della magistratura come di un potere asservito ad aree politiche
precise ed oggi all'opposizione. La riforma sulla giustizia presentata
dalla maggioranza è perfettamente allineata con le direttive del piano di
Rinascita democratica. Quest'ultimo, nel lontano 1975, prevedeva
inoltre alcuni ritocchi della Costituzione senza intaccarne comunque il
disegno originario e la selezione continua e rigorosa degli uomini
politici in grado di assecondare tale progetto. All'epoca si pensava che
la realizzazione dello stesso passasse attraverso un impegno
economico notevole, ma è possibile leggere anche che "qualora le
circostanze permettessero di contare sull'ascesa al governo di un
uomo politico (o di una équipe) già in sintonia con lo spirito del club o
con le sue idee di "ripresa democratica", è chiaro che i temi dei
procedimenti riceverebbero una forte accelerazione anche per la
possibilità di attuare subito il programma di emergenza e quello a breve
termine in modo contestuale all'attuazione dei procedimenti sopra
descritti. In termini di tempi ciò significherebbe la possibilità di ridurre a
sei mesi ed anche meno il tempo di intervento, qualora sussista il
presupposto della disponibilità dei mezzi finanziari". L'ipotesi che il
piano prospettava si è realizzata. Per la seconda volta in sette anni è
presidente del consiglio del nostro paese Silvio Berlusconi, affiliato alla
Loggia Propaganda P2 con la tessera numero 1816, iscrizione per cui la
corte d'Appello di Venezia nel 1990 lo condannò per aver giurato il
falso, condanna inutile dal punto di vista penale perché un' amnistia del
1989 aveva estinto il reato. Partendo da questa minima e opportuna
documentazione si smarrisce inevitabilmente il già scarso buon umore
per un sinistro buonismo negli ultimi anni fortemente
controproducente. Davvero non si capisce come di fronte a tale
evidenza le forze dell'opposizione non reagiscano in modo duro e
intransigente, cercando almeno di consegnare una verità palese ad un
paese sprovvisto per ignoranza o convenienza di un alfabeto minimo di
memoria storica, che in casi come questo sarebbe necessaria ed
essenziale per difendere le istituzioni e la Costituzione che si sono
formate nel dopoguerra.
Osservando la situazione politica del nostro paese si può facilmente
sostenere di essere sul punto di scivolare dentro una dolce dittatura
catodica ed economica dalla quale sarà molto difficile uscire,
soprattutto se la sinistra democratica continuerà ad essere così
esangue. Ci si chiede: è possibile parlare di opposizione costruttiva, di
politica estera bipartisan, di accordi con una maggioranza ed un
Presidente del Consiglio che procedono a colpi pesantissimi, per
quanto formalmente democratici, nel realizzare un piano che, una volta
compiuto, cancellerebbe davvero la vita libera e democratica dell'Italia
per anni? Cerchiamo almeno di non accompagnare la mano dell'uomo
col cappuccio.
P2 AL POTERE
Quasi vent'anni fa, la loggia P2 aveva tre obiettivi prioritari: primo quello di rompere l'unità sindacale;
secondo quello di avere il controllo dei mezzi di comunicazione; terzo quello di asservire la Magistratura
al potere esecutivo. A quel tempo, un sottosegretario al Tesoro fu costretto a dimettersi perché il suo
nome era nell'elenco degli iscritti alla Loggia Massonica di Licio Gelli.
Oggi, vent'anni dopo, quel sottosegretario, Pisanu, è Ministro degli Interni, e risponde ad un Presidente
del Consiglio che era nella stessa lista massonica. E i tre obiettivi prioritari che la P2 si proponeva stanno
per essere raggiunti senza troppo clamore. Possibile che gli italiani abbiano una memoria così corta?
Riflettere, elaborare, resistere : una opposizione unita, insieme al sindacato dei lavoratori che si batte
per i diritti, sapranno riscattare quest'Italia terribilmente berlusconiana, tragicamente piduista..

I LATI OSCURI DELLA MORTE DEL COL.FLORIO E DEL CAP. ROSSI DELLA
GUARDIA DI FINANZA

"Liberazione"
Tecnicamente, in una serie sui delitti italiani la storia che vi racconto oggi non dovrebbe entrarci. Le
morti del colonnello Salvatore Florio e del capitano Luciano Rossi, entrambi appartenenti al corpo
della Guardia di Finanza, sono infatti rubricate rispettivamente come incidente stradale e suicidio.
Ma dovete sapere che ogni cronista ha le sue fissazioni, e una delle mie fissazioni è il "caso Florio".
Forse perché quel colonnello era catanese come me, per giunta amico di famiglia, e da bambino lo
vedevo come un personaggio mitico perché ogni tanto, in estate, passava in elicottero sopra la
nostra casa di villeggiatura, ordinava al pilota di rallentare e si sporgeva per salutare con la mano.
Quando molti anni dopo, spulciando i volumi della Commissione sulla P2, m'imbattei nel nome del
colonnello Florio, ci misi un poco a collegare quel nome con l'uomo dell'elicottero. E scoprirlo e
provare dispiacere fu un tutt'uno, dato che in quelle carte del colonnello Florio si raccontava la
morte: il 26 luglio del 1978, sono passati da poco 24 anni, il colonnello si svegliò di buon mattino
nella caserma della Guardia di Finanza di Modena. Doveva rientrare a Roma per l'ora di pranzo, e
mentre faceva colazione il suo autista stava già tirando fuori del garage l'auto di servizio, una Fiat
131. Come sempre, prima di mettersi in viaggio, il colonnello fece il giro dell'auto per controllare lo
stato delle gomme, si assicurò che benzina e olio e ogni altra cosa fosse a posto, e ricevette
assicurazioni in proposito. Malgrado lo ricordassi come lo spericolato uomo dell'elicottero, il
colonnello Florio era un uomo pignolo e prudente fino all'eccesso, e così pure il suo autista.
I due partirono alle 8,30 in punto, come da programma. Il tempo era buono, e il viaggio
s'annunciava di tutto riposo. Alcuni testimoni videro l'auto grigia avvicinarsi a velocità moderata al
casello che da Carpi immette sull'autostrada, poi la videro sbandare due volte, come impazzita, e
invadere la corsia opposta andando a scontrarsi con una Mercedes. Il colonnello Florio e il suo
autista morirono sul colpo. Quando nel 1985 riuscii con molta fatica a procurarmi la cartella relativa
all'incidente, ci trovai dentro soltanto una paginetta di verbale redatta da due agenti della polizia
stradale. Si parlava d'incidente scaturito "da cause non accertate". La 131, com'è ovvio, era stata
distrutta subito dopo l'incidente, senza che nessuno pensasse ad una perizia sui rottami.
All'epoca, la storia del colonnello Florio era nota a pochissimi. Solo dopo la scoperta del verminaio
piduista, nel 1981, il magistrato milanese Pierluigi Dell'Osso tentò di ricostruire, tra i molti rivoli,
dello scandalo anche la storia del colonnello Florio, e di quello strano incidente.
Nei primi anni '70, quando io lo vedevo passare sulla mia testa con l'elicottero, il colonnello Florio
dirigeva il delicatissimo "Reparto II" della Guardia di Finanza, una sorta di "servizio informazioni"
del corpo: sono gli anni della Strategia della tensione, del crack Sindona, della crescita incontrollata
della P2. Un materassaio di Arezzo, di nome Licio Gelli, si fa fotografare con Andreotti e riceve file
di politici, generali e imprenditori all'Hotel Excelsior di Roma. Da dove venga tanto potere non si
capisce. Tra i primi a chiederselo, c'è il colonnello Florio.
Nel marzo del 1974 il colonnello ordina a tre suoi ufficiali di svolgere indagini su Gelli. Quindici
giorni dopo, sul suo tavolo ci sono i rapporti che tracciano la prima radiografia completa del fino
allora sconosciuto sistema di potere piduista: in uno dei dossier si parla dei rapporti di Gelli "Con
Andreotti e con altri elementi della sua corrente". In un altro si accenna a traffici d'armi e a tangenti
su forniture di petrolio arabo in cui la P2 sarebbe coinvolta. A voce, gli estensori dei rapporti
riferiscono al colonnello che Gelli è amico intimo di alti ufficiali di tutti i corpi dello Stato,
compreso il loro.
Il colonnello Florio prende atto e stampiglia la dicitura "Riservatissimo" sui tre dossier. Ma questo
non evita che Gelli ne abbia quasi subito una copia, e si metta in moto per disinnescare quei quattro
impiccioni che rischiano di mettere in piazza le sue segrete manovre. Uno dei quattro, il tenente
colonnello Sorrentino, va in pensione pochi mesi dopo aver firmato il suo rapporto su Gelli. Un
secondo, il maggiore Antonino Di Salvo, viene avvicinato da Gelli in persona, che lo convince ad
iscriversi alla P2. Restano Florio e il capitano Rossi. Per agganciare il colonnello il Venerabile
manda avanti Antonino Colasanti, un medico iscritto alla P2: "Una sera il Colasanti invitò me e mio
marito al ristorante romano "White Elephant" - raccontò al pm Dell'Osso la vedova Florio - al
tavolo accanto c'erano delle persone, una delle quali si alzò e disse, rivolto a mio marito:
'Colonnello, lei si è fatto una cattiva opinione di me, ma si ricrederà! '".
Quell'uomo è Licio Gelli, dice il colonnello alla moglie. Il gran maestro della P2 dispiega in quel
periodo tutta la sua influenza sui vertici della Finanza: nel luglio di quello stesso 1974 un generale
senza titoli di merito, Raffaele Giudice, iscritto alla P2, diventa a sorpresa comandante della
Guardia di Finanza. Giudice è siciliano come Florio, ma di tutt'altra pasta. A firmare la sua nomina
è il ministro della Difesa Giulio Andreotti, e tutti, nell'ambiente militare, sanno che il padrino del
nuovo comandante è un certo Gelli: "Questa è massoneria - commenta Florio con la moglie - vedrai
che adesso mi rimuovono".
La profezia è esatta: due mesi dopo il generale Giudice convoca Florio, e gli toglie il comando del
"Reparto II". Il colonnello è trasferito a Genova, ma anche lì dura poco: "Mio marito cominciò a
subodorare qualcosa di poco chiaro in ordine a traffici di petrolio. Era molto turbato; rammento che
una volta mi disse: qui scoppia una bomba".
La vicenda cui Florio si riferisce è quasi sicuramente lo scandalo "Mi. Fo. Biali", un'intricata storia
di tangenti petrolifere, oggi dimenticata, che coinvolge pesantemente lo stesso generale Giudice.
Per questo il colonnello cerca in tutti i modi di evitare il suo superiore: "Allorché vi era qualche
ricevimento a Catania, mio marito non voleva assolutamente andare se vi era il generale Giudice",
ricorda ancora la moglie.
Naturalmente il destino di Florio è di essere ancora trasferito: prima al comando della nona legione
di Roma, poi al più inoffensivo degli incarichi, quello di comandante della scuola sottufficiali di
Ostia. Parcheggiato a insegnare alle reclute il colonnello sembrerebbe inoffensivo. Eppure, sempre
stando al racconto della moglie, il generale Giudice non è tranquillo. Come capo del "Reparto II"
Florio ha avuto accesso ad una serie d'informazioni che gli permettono di vedere le trame piduiste
come se si svolgessero in una teca di cristallo. Quel che è peggio, il colonnello ha dimostrato di non
essere "avvicinabile".
La signora Florio racconta di un incontro, voluto dal generale Giudice, che si svolge a Ostia,
nell'ufficio di Florio, alla presenza di un altro generale: "Mio marito disse a Giudice che avrebbe
detto al più presto tutto quanto era venuto a sapere su di lui. Il generale Giudice la prese sul ridere e
abbracciò per la prima volta mio marito".
Se Giudice era andato fino ad Ostia per essere tranquillizzato sul silenzio del sottoposto, se ne va
ancora più spaventato di prima.
Se i ricordi della vedova Florio sono esatti, l'incontro risale al giugno del 1978. Un mese dopo il
marito morirà in quell'incidente stradale "per cause non accertate". Come in ogni giallo "politico"
che si rispetti, ci sono dei documenti che scompaiono nel nulla: "Nella cassaforte di mio marito
presso la scuola sottufficiali - racconta la signora Florio - avevo avuto modo di vedere un grosso
fascicolo con la scritta 'riservatissimo', ed avevo appreso da mio marito che vi teneva della
documentazione riguardante fatti ed atti del generale Giudice, del colonnello...e dei loro
collaboratori". Il fascicolo "riservatissimo" viene in effetti restituito alla famiglia Florio dopo la
morte del colonnello, ma dentro ci sono solo tre o quattro fogli senza importanza.
C'è un personaggio che ci siamo lasciati alle spalle, il capitano Rossi: dopo l'allontanamento di
Florio da Roma, è stato emarginato e dimenticato. Ma nel 1981, dopo aver interrogato la vedova del
colonnello, il pm milanese Dell'Osso decide di ascoltare anche lui. L'interrogatorio viene fissato per
l'8 giugno, e secondo quanto diranno poi gli amici, il capitano è ansioso d'incontrare il magistrato. Il
5 giugno Rossi va dal suo legale romano, Giovanni Zarfelli, per anticipargli in parte il contenuto
della deposizione: "Mi disse che secondo lui quello di Florio era un omicidio mascherato da
incidente - racconterà il legale - e aggiunse che temeva di essere pedinato e di avere il telefono sotto
controllo". Affacciandosi al balcone mentre il capitano si allontana in auto, Zarfelli ha in effetti
l'impressione che qualcuno segua il suo cliente.
Dopo aver parlato con il suo avvocato, il capitano Rossi va in ufficio. E' ormai sera, e il comando
della Guardia di Finanza di Porta Maggiore è semideserto. Secondo la versione ufficiale, Rossi si
chiude nella sua stanza, estrae la pistola d'ordinanza e si spara un colpo di pistola in bocca. Una
morte senza mistero, archiviata in fretta.
Chiudo raccontando un piccolo dettaglio: qualche anno fa, trovandomi negli uffici della Guardia di
Finanza di Porta Maggiore per tutt'altri motivi, chiesi di vedere la stanza appartenuta al capitano
Rossi. Mi accompagnò un ufficiale che conoscevo e stimavo: restammo nella stanza in silenzio per
qualche minuto e poi chiesi a bruciapelo: "Lei ci crede nel suicidio?".
L'ufficiale mi guardò, fece una specie di sorriso e non rispose. E su questo indecifrabile silenzio
finisce l'indecifrabile storia dell'ufficiale gentiluomo Salvatore Florio e del suo fido capitano. L'uno
morto in un banale incidente, l'altro suicidatosi per insondabili motivi.

L' ATTUAZIONE DEL 'PIANO DI RINASCITA DEMOCRATICA”

Dal controllo e selezione dei magistrati alla separazione delle carriere, fino alla privatizzazione della Rai e al sistema
maggioritario Nuove riforme e Piano di rinascita democratica
Toni Baldi
"Attraverso l'indebolimento dei sindacati, il controllo dei giornali e dei politici dei partiti di governo, del Msi
(Movimento sociale italiano, ndr), e la distruzione del monopolio Rai, si puntava a un mutamento della repubblica in
senso presidenziale, al fine di indebolire l'opposizione di sinistra e impedirne l'ingresso nel governo". Quello appena
riportato non è un passaggio del programma politico della Casa delle Libertà bensì quanto aveva affermato Licio Gelli
in un'intervista rilasciata il 5 ottobre del 1980 a Maurizio Costanzo, allora redattore del Corriere della Sera, illustrando
alcuni punti del suo "Piano di rinascita democratica" per l'Italia. Tessera numero 1816
Appena cinque mesi dopo questa intervista, per la precisione il 17 marzo del 1981, i carabinieri rinvenivano l'elenco
degli iscritti alla loggia massonica P2 nel corso di una perquisizione nella villa di Gelli a Castiglion Fibocchi, ordinata
dai magistrati milanesi Gherardo Colombo e Giuliano Turone nell'ambito dell'inchiesta riguardante il finto rapimento e
il soggiorno in Sicilia del bancarottiere Michele Sindona. Nell'elenco degli iscritti figuravano, fra gli altri, Silvio
Berlusconi, Gustavo Selva (presidente della Commissione Affari esteri della Camera), Publio Fiori (parlamentare, già
ministro nel '94 ed attualmente presidente del Comitato per la comunicazione e l'informazione esterna a Montecitorio),
Antonio D'Alì jr (parlamentare azzurro figlio del banchiere di Trapani Antonio D'Alì (legato ad ambienti mafiosi) ed
attualmente sottosegretario al ministero dell'Interno, e Maurizio Costanzo, attuale direttore di Canale 5. Nel giugno del
1984, Gelli dichiarò che il "Piano di rinascita democratica" non era mai esistito e che quello sequestrato alla figlia era
soltanto un insieme di appunti che dovevano servire per la redazione di una serie di articoli e relazioni.
Di certo, c'è che alcuni obiettivi del "Piano di rinascita democratica" per l'Italia risultano, ad oggi, attuati ed altri sono in
procinto di essere attuati e che alla guida del governo c'è Silvio Berlusconi, tessera n° 1816 della loggia P2. Il "Piano di
rinascita democratica" prevedeva, infatti, che relativamente ai partiti politici si dovesse procedere, attraverso
l'utilizzazione di strumenti finanziari, alla creazione di due movimenti. "L'uno sulla sinistra (a cavallo fra Psi-Psdi-Pri-
Liberali di sinistra e Dc di sinistra), e l'altro sulla destra (a cavallo fra Dc conservatori, liberali, e democratici della
Destra nazionale) - si legge al primo punto del Piano - Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs
promotori composti da uomini politici ed esponenti della società civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi
rappresentino l'anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento con il mondo reale".
Per quanto riguarda l'informazione, il Piano pronosticava l'acquisizione di alcuni settimanali, il coordinamento di tutta
la stampa provinciale e locale attraverso un'agenzia centralizzata, il collegamento di molte Televisioni via cavo con
l'agenzia per la stampa locale e il dissolvimento della Rai-Tv in nome della libertà d'antenna. Sul versante sindacale, il
"Piano" sollecitava una rottura tra le tre Confederazioni attraverso l'impiego di strumenti finanziari. "Sotto tale profilo -
si legge ancora nel "Piano" - la via della scissione e della successiva integrazione con gli autonomi sembra preferibile
anche ai fini dell'incidenza positiva sulla pubblica opinione di un fenomeno clamoroso come la costituzione di un vero
sindacato che agiti la bandiera della libertà di lavoro e della tutela economica dei lavoratori".Gli obbiettivi
In riferimento alla magistratura, il "Piano" individuava il raggiungimento di due obiettivi: il primo a breve termine ed il
secondo a medio e lungo termine. In tema di ordinamento giudiziario, gli obiettivi a breve termine riguardavano:
"responsabilità civile (per colpa) del magistrato; divieto di nominare sulla stampa i magistrati comunque investiti di
procedimenti giudiziari; la normativa per l'accesso in carriera (esami piscoattitudinali preliminari); la modifica delle
norme in tema di facoltà di libertà provvisoria in presenza di reati di eversione - anche tentata - nei confronti dello Stato
e della Costituzione, nonché di violazione delle norme sull'ordine pubblico, di rapina a mano armata, di sequestro di
persona e di violenza in generale".Gli obiettivi a medio e lungo termine prevedevano invece: "unità del Pubblico
Ministero (a norma della Costituzione - articoli 107 e 112 - ove il Pubblico Ministero è distinto dai giudici);
responsabilità del Guardasigilli verso il Parlamento sull'operato del Pubblico Ministero (modifica costituzionale);
istruzione pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte ai giudici giudicanti, con
abolizione di ogni segreto istruttorio con i relativi e connessi pericoli ed eliminando le attuali due fasi d'istruzione;
riforma del Consiglio superiore della magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento (modifica
costituzionale); riforma dell'ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito dei magistrati e
separare le carriere requirente e giudicante...". E via di seguito.

Da Liberazione del 3 Gennaio 2003

I Segreti di Vito Miceli

Il generale aveva subito più di un attentato, dopo il defenestramento: uno era stato mascherato da
incidente d'auto. Una macchina blindata era finita contro la vettura del generale, parcheggiata accanto al
marciapiede. Dopo l'urto, il conducente aveva fatto una rapida retromarcia ed era scappato via. Poi la
bomba posta sul pianerottolo di casa. Se fosse stato un semplice pensionato, non si sarebbero occupati di
lui. L'attività politica? Come movente era difficile da credere. L'onorevole Vito Miceli aveva fatto la sua
parte come rappresentante dell'opposizione senza troppo rumore. Manifestava in maniera viscerale il suo
anticomunismo, che - mi spiegò uno dei suoi amici - sarebbe stato più corretto interpretare come guerra
personale contro gli uomini del Kgb che operavano in Italia. Una specie di virus contratto durante gli otto
anni di servizio come agente segreto…(…???continua…)

La notizia la dà il telegiornale
della notte: la presidenza del Consiglio dei ministri ha deciso di rendere pubblici gli elenchi
della loggia massonica P2, l’associazione segreta che il Maestro venerabile Licio Gelli chiama
«l’Istituzione». È il 20 maggio 1981, vent’anni fa. L’Italia è scossa: di quella loggia misteriosa si
parla ormai da molto tempo, ma ora i suoi componenti prendono un nome e un volto. E gli
italiani scoprono che esiste un potere sotterraneo, un governo parallelo, uno Stato nello Stato.
Negli elenchi della loggia sono iscritti i nomi di quattro ministri o ex ministri, 44 parlamentari,
tutti i vertici dei servizi segreti, il comandante della Guardia di finanza, alti ufficiali dei
Carabinieri, militari, prefetti, funzionari, magistrati, banchieri, imprenditori, direttori di giornali,
giornalisti...

Una settimana dopo, il governo


presieduto da Arnaldo Forlani dà le dimissioni. Nasce il primo governo laico della storia d’Italia,
guidato da Giovanni Spadolini. è varata una commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia
di Gelli, sotto la presidenza di Tina Anselmi. è approvata una legge dello Stato che vieta le
associazioni segrete e scioglie la P2. I capi dei servizi di sicurezza sono tutti licenziati. Qualche
piduista ha la carriera bloccata, qualcuno subisce procedimenti disciplinari, una ventina di
affiliati finisce sotto processo. I magistrati aprono indagini sulla loggia, con l’ipotesi che abbia
realizzato una cospirazione politica contro le istituzioni della Repubblica.
Ma oggi, vent’anni dopo, che cosa è restato di quel terremoto? Dove sono, che cosa fanno i
membri del club P2? Il più noto di essi, che vent’anni fa era soltanto un giovane, brillante
palazzinaro, ora spera di diventare nientemeno che presidente del Consiglio. Ecco dunque la
storia dimenticata dell’«Istituzione» che ha segnato alcuni decenni della storia italiana.

La Loggia P2 e Licio Gelli fino a Berlusconi

È molto probabile che la Loggia P2, che si è delineata come un vero e proprio servizio
segreto atlantico, fosse
stata trasformata anche in una sede di raccordo e di incontro tra tutte le strutture parallele che gestivano il
potere reale in Italia.

Nelle liste della P2, rinvenute il 17 marzo 1981 nella villa di Gelli di Castiglion Fibocchi, risultavano iscritti
numerosi nomi di dirigenti dei servizi segreti:Miceli, Maletti, La Bruna, D'Amato, Fanelli, Viezzer.
Vi risultavano anche Giuseppe Santovito, Grassini e Walter Pelosi, capo del CESIS dal maggio 1978.
C'erano i nomi di numerosi altri dirigenti, tra cui Musumeci, capo della segreteria di Santovito, Sergio Di
Donato e Salacone, dell'ufficio amministrativo…

Nelle liste della P2 c'era anche una nutrita schiera di funzionari del SISDE.
Per molti iscritti la data di iniziazione era immediatamente precedente o successiva al passaggio nei servizi
segreti.
Nel 1962-64 il generale De Lorenzo e il SIFAR predisposero principalmente un'attività di schedatura dei
cittadini e di preparazione di un possibile colpo di Stato.
Negli anni settanta i dirigenti del SID (mutamento del nome del servizio segreto da SIFAR a SID, dopo lo
scandalo del "piano Solo") esplicarono soprattutto azioni per proteggere eversori di destra e sospetti autori
di stragi.
Gli ufficiali del SISMI, che ne costituirono le strutture occulte, nel 1978-81 spaziarono dalla trattativa
trilaterale con Br e camorra per la liberazione di Cirillo, al depistaggio dei giudici impegnati nelle indagini
sulla strage del 2 agosto alla stazione di Bologna, dalla operazione "Billygate" al peculato, dalle
macchinazioni nei confronti dei collaboratori del capo dello Stato alla diffusione di notizie calunniose
attraverso la stampa, da loro stessi finanziata.
A somiglianza della P2, della quale per altro la struttura era una articolazione, il SUPERSISMI
svolgeva un amplissimo ventaglio di attività, tutte direttamente o indirettamente finalizzate a intervenire nella
sfera politica, il che era, con tutta evidenza, incompatibile con le finalità d'istituto.

Quando Gelli nel marzo del 1965 s'iscrisse alla massoneria nella loggia del Grande Oriente
"Romagnosi" di Roma, aveva già delle buone credenziali come fascista della repubblica di Salò.
Contava sull'amicizia con Giulio Andreotti e referenze con gli ambienti del Vaticano, una lista di cinquanta
nuovi iscritti molto qualificati.
Aveva legami con molti ufficiali dei servizi segreti, in particolare col generale Giovanni De Lorenzo e con il
colonnello dell'Arma dei Carabinieri Giovanni Allavena, reduci dalle trame del "piano Solo", (che sarebbe
scattato se il governo di centrosinistra avesse adottato un programma autenticamente progressista), e dallo
scandalo delle schedature del SIFAR, il nostro servizio segreto che in pochi anni aveva raccolto 157 mila
dossier, per usarli come arma di ricatto su politici, militari, giornalisti, preti, privati cittadini, uomini di cultura.
Questi dossier passarono molto probabilmente nelle mani di Gelli, che ne fece uno degli strumenti del suo
stesso potere.
Allo stesso De Lorenzo, capo del Sifar, venne dato il compito di organizzare l'esercito clandestino di Gladio.
Nel 1962, quando Antonio Segni salì al Quirinale, De Lorenzo era impegnato con gli uomini della CIA di
Roma a creare "squadre d'azione per compiere attentati contro le sedi della Democrazia cristiana e di alcuni
quotidiani del Nord, da attribuirsi alle sinistre; sono necessari altresì gruppi di pressione che chiedano, a
fronte degli attentati, misure di emergenza al governo e al capo dello Stato."
(Il brano è tratto da un memorandum dei servizi segreti americani ratificato da De Lorenzo).

La carriera di Gelli in Massoneria fu velocissima.


Nel dicembre del 1966, poco più di un anno dopo la sua iscrizione alla massoneria, venne nominato
capo della loggia HOD, nota come P2, la più importante e misteriosa di tutto il Grande Oriente.

La Commissione parlamentare d'inchiesta ha sottolineato che il ruolo di Gelli crebbe di pari passo col
defilarsi di Frank Gigliotti ormai anziano.
Gigliotti, uomo della CIA, era un feroce anticomunista, amico di molti mafiosi siciliani, ex agente della OSS,
la rete di spionaggio degli Stati Uniti in Italia durante la guerra.
Dalle logge massoniche americane gli era stato affidato il compito di rimettere insieme quello che rimaneva
della massoneria conservatrice di piazza del Gesù, con il Grande Oriente di palazzo Giustiniani.
Gigliotti rimise in circolo logge come la "Alam" del principe Giovanni Alliata di Montereale, protagonista di
almeno un paio di mancati golpe e amico di boss mafiosi e finanzieri alla Michele Sindona.
Gelli stesso rivendicherà sempre con orgoglio i legami con la destra americana più reazionaria.

I legami tra la CIA e la P2 sono stati confermati in un'intervista al TG1 nel 1990, dalle rivelazioni di
Richard Brenneke e Razin, ex agenti della CIA, sui finanziamenti dei servizi segreti americani alla P2.
Presero, quindi, l'avvio le inchieste che portarono a scoprire il ruolo della CCI, la "Kriminal Bank", usata dalla
CIA e dai trafficanti internazionali di valuta e di armi.
I due agenti parlarono anche di qualcosa molto simile a Gladio.
Razin era stato addirittura supervisore della Gladio europea.
Questa intervista scatenerà una delle prime esternazioni del presidente Cossiga e porterà alla
rimozione del direttore del telegiornale, Nuccio Fava, e alla esautorazione del giornalista Ennio
Remondino, autore dell'inchiesta.
Per Cossiga, allora capo dello Stato , era inammissibile che i servizi di sicurezza di un paese amico
venissero attaccati in quel modo.
Bisognava prendere provvedimenti contro dirigenti e funzionari Rai.
Con altrettanta foga reagì qualche mese dopo, dando del "giudice ragazzino" a Casson che voleva
interrogarlo su Gladio.

Nella sua testimonianza resa ai giudici di Bologna, che indagavano sul coinvolgimento del capo della P2
nella strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, Tommaso Masci, primo portiere nella seconda metà
degli anni 70 dell'albergo romano Excelsior, di cui Gelli era in quel periodo cliente fisso, tracciava una
descrizione efficace del formicolio dei potenti intorno a Licio Gelli.
Tra i visitatori di Gelli c'erano politici, militari, giornalisti, alti funzionari dello Stato, banchieri. Tra coloro che
lo frequentavano, c'erano Andreotti, Cossiga, Craxi, Fanfani, solo per fare i nomi più noti.
Tra i visitatori c'era anche il bombarolo Paolo Aleandri, il terrorista di destra a cui Gelli aveva affidato il
compito di mantenere i contatti con Filippo de Jorio, consigliere politico dell'onorevole Andreotti, che era
latitante per il golpe Borghese del 1970.
Lo stesso Aleandri incontrò nella stanza di Gelli il generale Vito Miceli, capo del SID, cioè l'uomo che
avrebbe dovuto arrestarlo.
Verso la fine del 1979 Alfredo De Felice, della cerchia dei neofascisti, assistette ad un incontro tra Gelli e il
ministro del Commercio Estero Gaetano Stammati, che doveva sottoporre a Gelli le bozze di un decreto
economico del Governo.
Il deputato democristiano si iscrisse alla loggia P2 nel 1977 e, poco dopo, diventò ministro del Commercio
estero del governo Andreotti.
Dopo le elezioni del giugno 1979, l'incarico di formare il nuovo governo fu dato a Cossiga, che affidò il
ministero del Commercio Estero a Stammati, quando, precedentemente, lo aveva promesso al liberale
Altissimo.
Alle inferocite rimostranze dei liberali, Cossiga rispose: "Non ne ho potuto fare a meno; ho ricevuto tante
pressioni…".
Nello stesso tempo Gelli, nella sua stanza all'Excelsior, si vantava con gli amici di avere imposto Stammati.

L'attività della P2 negli anni '70 era frenetica.


C'era la pratica costante della raccomandazione e c'erano gli affari, e gli affari intrecciati col potere
che lo alimentavano.
Degli affari citiamo i più noti: l' Eni-Petronim, il banco Ambrosiano, il crak della Banca Privata di Sindona, la
scalata al "Corriere della Sera", tutti collegati a scandali e cadaveri come quello di Calvi, penzolante sotto un
ponte di Londra o quello di Ambrosoli, liquidatore della banca Privata di Michele Sindona.
A volte gli uomini della P2 si servirono delle organizzazioni criminali: mafia, camorra, 'ndrangheta.
Collegamenti accertati dalle inchieste giudiziarie sul finto rapimento di Sindona, sul caso Cirillo, sulla strage
del rapido 904, sull'omicidio di Roberto Calvi.
I nomi degli iscritti alla P2 ritornano con ossessiva puntualità in tutte le indagini sui misteri d'Italia: la strage
sul treno Italicus, il caso Moro, la strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980, il delitto Mattarella, il
traffico di armi e droga, solo per citarne alcuni.

Il treno "Italicus", linea ferroviaria Firenze-Bologna, il 4 agosto 1974 verso sera tardi, venne squassato
dalla forte esplosione di una bomba ad altissimo potenziale:12 persone morte e 105 feriti.
Apparve certo, fin da subito, che la strage era opera del neonazismo. Le indagini si diressero sul gruppo di
neofascisti di Arezzo e precisamente su Franci, Malentacci e Tuti, che avevano legami anche con la P2. I tre
sono rinviati a giudizio e poi assolti. Il giudice istruttore di Bologna Angelo Vella, affiliato alla massoneria
locale, non coinvolge nessun piduista.

Il neofascismo terrorista era coinvolto nella grande operazione presidenzialista, che rappresentava e
rappresenterà lo scopo principale a cui tende, trasversalmente a tutti i partiti, la politica italiana.

Luciano Violante, partendo dal golpe presidenzialista, era arrivato ai gruppi terroristici di estrema destra.
"Sussistono prove - scrive - di una corrispondenza tra Edgardo Sogno e l'avvocato Antonio Fante di
Padova…Che dagli elementi in atti appare che tale corrispondenza abbia ad oggetto la costituzione di una
organizzazione intesa a raggruppare tutti i gruppi di estrema destra, tra i quali anche Ordine Nuovo, in epoca
successiva al decreto di scioglimento di questo gruppo."
Spiega, inoltre, nella sua requisitoria contro Sogno e Cavallo, Violante: "..Va considerato che l'allertamento
disposto venne a conoscenza di quei settori militari che molteplici fonti di prova indicano come interessati
all'iniziativa eversiva, disincentivando per il momento la realizzazione del piano…"

I giudici milanesi Turone e Colombo arrivarono alla scoperta degli archivi di Gelli indagando sul finto
rapimento e il soggiorno in Sicilia del bancarottiere Michele Sindona.
I giudici milanesi, come quelli di Palmi, che indagavano sulle nuove logge coperte, scoprirono che
attraverso la P2 passavano molti dei misteri e degli scandali italiani di quegli anni, e furono costretti a
suddividere in capitoli il materiale raccolto:
· la P2 e lo scandalo Eni;
· la P2 e il Banco Ambrosiano;
· la P2 e lo scandalo dei petroli;
· la P2 e la magistratura;
· la P2 e la Rizzoli;
· la P2 e i segreti di Stato;
· la P2 e i finanziamenti all'eversione nera;
· la P2 e le stragi;
· la P2 e il sequestro Moro;
· la P2 e il caso Pecorelli.

Un altro gigantesco capitolo fu aperto dall'inchiesta del giudice Carlo Palermo sul traffico di armi, che
coinvolgeva molti piduisti e da cui trasparivano forti legami con la criminalità organizzata e col traffico di
droga………….
Un intreccio solido quello che traspare dalle inchieste giudiziarie su mafia e massoneria.

Prima che i giudici di Palmi riaprissero il capitolo oscuro dei rapporti tra massoneria, traffici di armi, affari
sporchi e criminalità, altre logge coperte erano finite in inchieste della magistratura.
A Palermo il giudice Falcone, prima di essere costretto a trasferirsi a Roma, si era a lungo occupato di
massoneria. Aveva scoperto la loggia di via Roma 391, dove politici locali e funzionari pubblici venivano
iniziati, insieme a mafiosi del calibro di Michele Greco e Giovanni Cascio, del quale molti anni dopo verrà
intercettata una telefonata in cui si parlava in termini amichevoli di Gelli.
Gran maestro della loggia di via Roma era Pietro Calacione, direttore sanitario dell'ospedale Civico di
Palermo e il Civico, forse non per una semplice coincidenza, era uno dei feudi elettorali dell'onorevole Salvo
Lima.
Falcone si era occupato di un'altra inchiesta sull'intreccio tra mafia e massoneria e le indagini dei carabinieri
si erano svolte in tre direttrici: logge massoniche, rilevamento di società sull'orlo del fallimento, contatti con i
politici.
Le indagini erano arrivate fino a Roma e a Milano.
Pino Mandalari, capo di alcune logge, poi condannato a due anni di carcere per riciclaggio di denaro sporco,
in una telefonata intercettata, si vantava di potere arrivare fino alla segreteria di Bettino Craxi; in altre
telefonate si parlava del generale Cappuzzo, siciliano già iscritto alla P2, di Salvo Lima, di alcuni
sottosegretari di governo.

Inesplorata resta la questione delle coperture assicurate a Gelli dai politici, a cominciare da
Andreotti, suo grande amico, poi da Cossiga, da Fanfani, da Craxi, da Forlani e da molti altri.
Fu scoperto che dietro la sigla del circolo Scontrino di Trapani si celavano ben sei logge
massoniche e una superloggia coperta( loggia C), con iscritti deputati regionali, alti funzionari e
mafiosi.
La loggia C saltò fuori anche nelle indagini del giudice Augusto Lama di Massa Carrara, sui traffici di armi di
Aldo Anghessa, un collaboratore dei servizi segreti italiani. Questa storia intricata vede coinvolti anche dei
neofascisti che, secondo una sentenza della magistratura, avrebbero ricevuto tra l'altro finanziamenti da
Licio Gelli.
E' un intreccio solido quello che traspare dalle inchieste giudiziarie su mafia e massoneria delle logge
coperte.

Uno studio attento della struttura massonica più conosciuta, la P2, fa rilevare che la regione più
rappresentativa tra gli iscritti alla loggia di Gelli è proprio la Sicilia, che non è, storicamente, una
terra di grandi tradizioni massoniche.
La P2,quindi, risultò coinvolta in molte inchieste giudiziarie sulle stragi e su alcuni omicidi politici
Non è un caso che a Castiglion Fibocchi, alla villa di Gelli, perquisita dai carabinieri per ordine dei magistrati
milanesi Gherardo Colombo e Giuliano Turone, il 17 marzo 1981, i giudici milanesi siano arrivati, indagando
sul misterioso soggiorno in Sicilia di Michele Sindona, il bancarottiere di Patti, iscritto alla P2 e legato a filo
doppio ad Andreotti.
Nel corso del suo finto sequestro, Sindona si era avvalso dell'appoggio, tanto della massoneria quanto della
mafia.
Proprio durante il suo soggiorno in Sicilia, nell'estate del 1980, si aprì, con gli omicidi del
commissario Boris Giuliano e del giudice Cesare Terranova, la stagione dei cosiddetti delitti
"eccellenti".
E' solo un caso che nella stessa estate ci sia la strage alla stazione di Bologna?

Il 20 maggio 1981, il governo messo alle strette dallo scandalo, comunicò al Parlamento la lista dei presunti
aderenti alla loggia segreta P2 di Licio Gelli, alla quale risultavano affiliati, tre ministri, un segretario di
partito, i vertici dei servizi segreti, militari, imprenditori, parlamentari, banchieri, giornalisti. .

Ogni nome era preceduto da un numero di fascicolo e da un numero di gruppo; seguiva un "codice", al quale
talvolta seguiva il numero della tessera e un appunto relativo alle quote sociali.
Nella lista c'erano: 52 alti ufficiali dei Carabinieri, 50 dell'esercito,
37 della Guardia della Finanza, 29 della Marina, 11 Questori, 5 Prefetti, 70 imprenditori, (uno era un famoso
costruttore di Milano, figlio di un dipendente della Banca Rasini, pluriinquisito e pluriindagato), 10 presidenti
di banca, 3 ministri in carica, 2 ex ministri, il segretario di un partito di governo, 38 deputati,14 magistrati,
sindaci, primari ospedalieri, notai e avvocati.
Gli elenchi della loggia segreta P2 del Venerabile Maestro Gelli, come si può notare, erano impressionanti:
politici, imprenditori, giornalisti, alti gradi delle forze armate, tutori dell'ordine pubblico, funzionari dello stato,
dirigenti dei servizi segreti, magistrati. E ancora,119 piduisti già insediati ai vertici delle maggiori banche, nel
ministero del tesoro, e in quello delle finanze.
Gente che spesso aveva giurato fedeltà e obbedienza tanto alla Costituzione Italiana quanto alla
massoneria.
Secondo la commissione parlamentare d'inchiesta, l'elenco completo degli iscritti alla P2 era
all'incirca di 2500 nomi; ne mancano 1650. Solo la magistratura ha avuto il coraggio di punire gli
appartenenti alla P2.
L'assoluzione più sconcertante è stata quella dei militari, voluta dal ministro della Difesa Lagorio,
socialista e iscritto alla massoneria.

Tra i 962 iscritti c'è anche il "nostro" presidente del consiglio del 2001, l'on. Cav. Silvio Berlusconi.
Silvio Berlusconi risulta iscritto alla loggia P2, con la tessera numero 1816, codice e.19.78, gruppo 17,
fascicolo 0625, il 26 Gennaio del 1978.
Lo stesso giorno in cui si era iscritto Maurizio Costanzo, numero di tessera 1819.
Dagli atti della Commissione parlamentare, ed in particolare dagli elenchi degli affiliati, sequestrati in
Castiglion Fibocchi, figura il nominativo del Berlusconi (numero di riferimento 625) e l'annotazione del
versamento di lire 100.000, eseguito in contanti in data 5 maggio 1978, versamento la cui esistenza risultava
comprovata anche da un dattiloscritto proveniente dalla macchina da scrivere di proprietà di Gelli.
Alla Magistratura di Venezia Berlusconi, sotto giuramento, nega di aver versato personalmente soldi
per la sua iscrizione, contro tutte le prove portate a suo carico, e per questo viene condannato come
"spergiurio", in via definitiva, dal Tribunale veneziano.
Berlusconi sarà comunque amnistiato, e così potrà diventare Presidente del Consiglio nel 1994 e nel
2001.

L’attuale Ministro della Difesa Martino iscritto alla P2

Da Sindona alla P2.


Nella seconda metà degli anni Settanta qualche articolo di giornale aveva accennato all’esistenza di una
loggia massonica potentissima e misteriosissima. Ombre, sospetti, dicerie? Nel 1980 il consigliere
istruttore di Milano Antonio Amati deve aprire due inchieste giudiziarie: una sull’assassinio dell’avvocato
milanese commissario liquidatore delle banche di Michele Sindona, Giorgio Ambrosoli, ucciso a Milano l’11
luglio 1979; l’altra sullo strano rapimento di Sindona, scomparso da New York il 2 agosto 1979 e poi
ricomparso il 16 ottobre. Nessuno allora avrebbe pensato che quelle inchieste avrebbero portato alla P2.

Il "Piano di Rinascita Democratica", documento programmatico della loggia P2 guidata da Licio Gelli.
Inoltre, tutti i nomi degli iscritti all'affiliazione segreta che tramò per sovvertire lo Stato, nella
formulazione degli elenchi ritrovati a Castiglion Fibocchi

IL PIANO DI RINASCITA DEMOCRATICA

PREMESSA
1) L'aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente
od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema.

2) Il piano tende invece a rivitalizzare il sistema attraverso la sollecitazione di tutti gli istituti
che la Costituzione prevede e disciplina, dagli organi dello Stato ai partiti politici, alla stampa,
ai sindacati, ai cittadini elettori.

3) Il piano si articola in una sommaria indicazione di obiettivi , nella elaborazione di


procedimenti - anche alternativi - di attuazione ed infine nella elencazione di programmi a
breve, medio e lungo termine.

4) Va anche rilevato, per chiarezza, che i programmi a medio e lungo termine prevedono alcuni
ritocchi alla Costituzione - successivi al restauro delle istituzioni fondamentali.
OBIETTIVI
1) Nell'ordine vanno indicati:

a) i partiti politici democratici, dal PSI al PRI, dal PSDI alla DC al PLI (con riserva di verificare la
Destra Nazionale).

b) la stampa , escludendo ogni operazione editoriale, che va sollecitata a livello di giornalisti


attraverso una selezione che tocchi soprattutto: Corriere della Sera, Giorno, Giornale, Stampa,
Resto del Carlino, Messaggero, Tempo, Roma, Mattino, Gazzetta del Mezzogiorno, Giornale di
Sicilia per i quotidiani; e per i periodici: Europeo, Espresso, Panorama, Epoca , Oggi, Gente,
Famiglia Cristiana. La RAI-TV va dimenticata;

c) i sindacati , sia confederali CISL e UIL, sia autonomi, nella ricerca di un punto di leva per
ricondurli alla loro naturale funzione anche al prezzo di una scissione e successiva costituzione
di una libera associazione di lavoratori;

d) il Governo , che va ristrutturato nella organizzazione ministeriale e nella qualità degli uomini
da preporre ai singoli dicasteri;

e) la magistratura , che deve essere ricondotta alla funzione di garante della corretta e
scrupolosa applicazione delle leggi;

f) il Parlamento , la cui efficienza è subordinata al successo dell'operazione sui partiti politici, la


stampa e i sindacati.

2) Partiti politici, stampa e sindacati costituiscono oggetto di sollecitazioni possibili sul piano
della manovra di tipo economico-finanziario. La disponibilità di cifre non superiori a 30 o 40
miliardi sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di
conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo.

Governo, Magistratura e Parlamento rappresentano invece obiettivi successivi, accedibili


soltanto dopo il buon esito della prima operazione, anche se le due fasi sono necessariamente
destinate a subire intersezioni e interferenze reciproche, come si vedrà in dettaglio in sede di
elaborazione di procedimenti.

3) Primario obiettivo e indispensabile presupposto dell'operazione è la costituzione di un club


(di natura rotariana per l'eterogeneità dei componenti) ove siano rappresentati, ai migliori
livelli, operatori, imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici
amministratori e magistrati nonché pochissimi e selezionati uomini politici, che non superi il
numero di 30 o 40 unità.

Gli uomini che ne fanno parte debbono essere omogenei per modo di sentire, disinteresse,
onestà e rigore morale, tali cioè da costituire un vero e proprio comitato di garanti rispetto ai
politici che si assumeranno l'onere dell'attuazione del piano e nei confronti delle forze amiche
nazionali e straniere che lo vorranno appoggiare. Importante è stabilire subito un collegamento
valido con la massoneria internazionale .

PROCEDIMENTI
1) Nei confronti del mondo politico occorre:

a) selezionare gli uomini - anzitutto - ai quali può essere affidato il compito di promuovere la
rivitalizzazione di ciascuna rispettiva parte politica. (Per il PSI, ad esempio, Mancini, Mariani e
Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti, Piccoli,
Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale
(eventualmente): Covelli);
b) in secondo luogo valutare se le attuali formazioni politiche sono in grado di avere ancora la
necessaria credibilità esterna per ridiventare validi strumenti di azione politica;

c) in caso di risposta affermativa , affidare ai prescelti gli strumenti finanziari sufficienti - con i
dovuti controlli - a permettere loro di acquisire il predominio nei rispettivi partiti;

d) in caso di risposta negativa usare gli strumenti finanziari stessi per l'immediata nascita di
due movimenti: l'uno sulla sinistra (a cavallo fra PSI-PSDI-PRI-Liberali di sinistra e DC di
sinistra), e l'altro sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali, e democratici della Destra
Nazionale). Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti
da uomini politici ed esponenti della società civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi
rappresentino l'anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento
con il mondo reale.

Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacità, onestà e
tendenzialmente disponibili per un'azione politica pragmatistica, con rinuncia alle consuete e
fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto da parte della pubblica opinione è da ritenere
inevitabile.

2) Nei confronti della stampa (o, meglio, dei giornalisti) l'impiego degli strumenti finanziari non
può, in questa fase, essere previsto nominatim . Occorrerà redigere un elenco di almeno 2 o 3
elementi, per ciascun quotidiano o periodico in modo tale che nessuno sappia dell'altro.
L'azione dovrà essere condotta a macchia d'olio, o, meglio, a catena, da non più di 3 o 4
elementi che conoscono l'ambiente.

Ai giornalisti acquisiti dovrà essere affidato il compito di simpatizzare per gli esponenti politici
come sopra prescelti in entrambe le ipotesi alternative 1c e 1d.

In un secondo tempo occorrerà:

a) acquisire alcuni settimanali di battaglia;

b) coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata;

c) coordinare molte TV via cavo con l'agenzia per la stampa locale;

d) dissolvere la RAI-TV in nome della libertà di antenna ex art. 21 Costit.

3) Per quanto concerne i sindacati la scelta prioritaria è fra la sollecitazione alla rottura,
seguendo cioè le linee già esistenti dei gruppi minoritari della CISL e maggioritari dell'UIL, per
poi agevolare la fusione con gli autonomi, acquisire con strumenti finanziari di pari entità i più
disponibili fra gli attuali confederati allo scopo di rovesciare i rapporti di forza all'interno
dell'attuale trimurti.

Gli scopi reali da ottenere sono:

a) restaurazione della libertà individuale nelle fabbriche e aziende in genere per consentire
l'elezione dei consigli di fabbrica con effettive garanzie di segretezza del voto;

b) ripristinare per tale via il ruolo effettivo del sindacato di collaboratore del fenomeno
produttivo in luogo di quello illegittimamente assente di interlocutore in vista di decisioni
politiche aziendali e governative.

Sotto tale profilo, la via della scissione e della successiva integrazione con gli autonomi sembra
preferibile anche ai fini dell'incidenza positiva sulla pubblica opinione di un fenomeno
clamoroso come la costituzione di vero sindacato che agiti la bandiera della libertà di lavoro e
della tutela economica dei lavoratori. Anche in termini di costo è da prevedere un impiego di
strumenti finanziari di entità inferiori all'altra ipotesi.
4) Governo, Magistratura e Parlamento

E' evidente che si tratta di obiettivi nei confronti dei quali i procedimenti diventano alternativi
in varia misura a seconda delle circostanze.

E' comunque intuitivo che, ove non si verifichi la favorevole circostanza di cui in prosieguo, i
tempi brevi sono - salvo che per la Magistratura - da escludere essendo i procedimenti
subordinati allo sviluppo di quelli relativi ai partiti, alla stampa ed ai sindacati, con la riserva di
una più rapida azione nei confronti del Parlamento ai cui componenti è facile estendere lo
stesso modus operandi già previsto per i partiti politici.

Per la Magistratura è da rilevare che esiste già una forza interna (la corrente di magistratura
indipendente della Ass.Naz.Mag. ) che raggruppa oltre il 40% dei magistrati italiani su posizioni
moderate.

E' sufficiente stabilire un raccordo sul piano morale e programmatico ed elaborare una intesa
diretta a concreti aiuti materiali per poter contare su un prezioso strumento, già operativo
all'interno del corpo anche ai fini di taluni rapidi aggiustamenti legislativi che riconducano la
giustizia alla sua tradizionale funzione di elemento di equilibrio della società e non già di
eversione.

Qualora invece le circostanze permettessero di contare sull'ascesa al Governo di un uomo


politico (o di una equipe) già in sintonia con lo spirito del club e con le sue idee di "ripresa
democratica", è chiaro che i tempi dei procedimenti riceverebbero una forte accelerazione
anche per la possibilità di attuare subito il programma di emergenza e quello a breve termine
in modo contestuale all'attuazione dei procedimenti sopra descritti.

In termini di tempo ciò significherebbe la possibilità di ridurre a 6 mesi e anche meno il tempo
di intervento, qualora sussista il presupposto della disponibilità dei mezzi finanziari.

PROGRAMMI
Per programmi s'intende la scelta, in scala di priorità, delle numerose operazioni da compiere
in forma di:

a) azioni di comportamento politico ed economico;

b) atti amministrativi (di Governo);

c) atti legislativi; necessari a ribaltare - in concomitanza con quelli descritti in materia di


procedimenti - l'attuale tendenza al disfacimento delle istituzioni e, con essa, alla
disottemperanza della Costituzione i cui organi non funzionano più secondo gli schemi originali.
Si tratta, in sostanza, di "registrare" - come nella stampa in tricromia - le funzioni di ciascuna
istituzione e di ogni organo relativo in modo che i rispettivi confini siano esattamente delimitati
e scompaiano le attuali aree di sovrapposizione da cui derivano confusione e indebolimento
dello Stato.

A titolo d'esempio si considerino due fenomeni:

1) lo spostamento dei centri di potere reale dal Parlamento ai sindacati e dal Governo ai
padronati multinazionali con i correlativi strumenti di azione finanziaria. Sarebbero sufficienti
una buona legge sulla programmazione che rivitalizzi il CNEL ed una nuova struttura dei
Ministeri accompagnate da norme amministrative moderne per restituire ai naturali detentori il
potere oggi perduto;

2) l'involuzione subita dalla scuola negli ultimi 10 anni quale risultante di una giusta politica di
ampliamento dell'area dell'istruzione pubblica, non accompagnata però dalla predisposizione di
corpi docenti adeguati e preparati nonché dalla programmazione dei fabbisogni in tema di
occupazione.
Ne è conseguenza una forte e pericolosa disoccupazione intellettuale - con gravi deficienze
invece nei settori tecnici - nonché la tendenza ad individuare nel titolo di studio il diritto al
posto di lavoro. Discende ancora da tale stato di fatto la spinta all'equalitarismo assoluto
(contro la Costituzione che vuole tutelare il diritto allo studio superiore per i più meritevoli ) e,
con la delusione del non inserimento, il rifugio nell'apatia della droga oppure nell'ideologia
dell'eversione anche armata. Il rimedio consiste: nel chiudere il rubinetto del preteso
automatismo: titolo di studio - posto di lavoro; nel predisporre strutture docenti valide; nel
programmare, insieme al fenomeno economico, anche il relativo fabbisogno umano; ed infine
nel restaurare il principio meritocratico imposto dalla Costituzione.

Sotto molti profili, la definizione dei programmi intersecherà temi e notazioni già contenuti nel
recente messaggio del Presidente della Repubblica - indubbiamente notevole - quale diagnosi
della situazione del Paese, tendendo, però, ad indicare terapie più che a formulare nuove
analisi.

Detti programmi possono essere resi esecutivi - occorrendo - con normativa d'urgenza (decreti
legge).

a) Emergenza a breve termine . Il programma urgente comprende, al pari degli altri,


provvedimenti istituzionali (rivolti cioè a "registrare" le istituzioni) e provvedimenti di indole
economico-sociale.

a1) Ordinamento giudiziario : le modifiche più urgenti investono:

- la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati;

- il divieto di nominare sulla stampa i magistrati comunque investiti di procedimenti giudiziari;

- la normativa per l'accesso in carriera (esami psicoattitudinali preliminari);

- la modifica delle norme in tema di facoltà di libertà provvisoria in presenza dei reati di
eversione - anche tentata - nei confronti dello Stato e della Costituzione, nonché di violazione
delle norme sull'ordine pubblico, di rapina a mano armata, di sequestro di persona e di violenza
in generale.

a2) Ordinamento del Governo

1- legge sulla Presidenza del Consiglio e sui Ministeri (Cost.art.95) per determinare competenze
e numero (ridotto, con eliminazione o quasi dei sottosegretari);

2- legge sulla programmazione globale (Costit.art.41) incentrata su un Ministero dell'economia


che ingloba le attuali strutture di incentivazione (Cassa Mezz. - PP.SS. - Medicredito - Industria -
Agricoltura), sul CNEL rivitalizzato quale punto d'incontro delle forze sociali sindacali,
imprenditoriali e culturali e su procedure d'incontro con il Parlamento e le Regioni;

3- riforma dell'amministrazione (Costit.articolo 28-97 e 98) fondata sulla teoria dell'atto


pubblico non amministrativo, sulla netta separazione della responsabilità politica da quella
amministrativa che diviene personale (istituzione dei Segretari Generali di Ministero) e sulla
sostituzione del principio del silenzio-rifiuto con quello del silenzio-consenso;

4- definizione della riserva di legge nei limiti voluti e richiesti esplicitamente dalla Costituzione
e individuazioni delle aree di normativa secondaria (regolamentare) in ispecie di quelle
regionali che debbono essere obbligatoriamente limitate nell'ambito delle leggi cornice.

a3) Ordinamento del Parlamento

1- ripartizione di fatto, di competenze fra le due Camere (funzione politica alla CD e funzione
economica al SR);
2- modifica (già in corso) dei rispettivi Regolamenti per ridare forza al principio del rapporto
(Cost.art.64) fra maggioranza-Governo , da un lato, e opposizione, dall'altro, in luogo della
attuale tendenza assemblearistica.

3- adozione del principio delle sessioni temporali in funzione di esecuzione del programma
governativo.

b) Provvedimenti economico-sociali :

b1) abolizione della validità legale dei titoli di studio (per sfollare le università e dare il tempo di
elaborare una seria riforma della scuola che attui i precetti della Costituzione);

b2) adozione di un orario unico nazionale di 7 ore e 30' effettive (dalle 8,30 alle 17 salvi i turni
necessari per gli impianti a ritmo di 24 ore, obbligatorio per tutte le attività pubbliche e private;

b3) eliminazione delle festività infrasettimanali e dei relativi ponti (salvo 2 giugno - Natale -
Capodanno e Ferragosto) da riconcedere in un forfait di 7 giorni aggiuntivi alle ferie annuali di
diritto;

b4) obbligo di attuare in ogni azienda ed organo di Stato i turni di festività - anche per
sorteggio - in tutti i periodi dell'anno, sia per annualizzare l'attività dell'industria turistica, sia
per evitare la "sindrome estiva" che blocca le attività produttive;

b5) revisione della riforma tributaria nelle seguenti direzioni:

1- revisione delle aliquote per i lavoratori dipendenti aggiornandole al tasso di svalutazione


1973-76;

2- nettizzazione all'origine di tutti gli stipendi e i salari della P.A. (onde evitare gli enormi costi
delle relative partite di giro);

3- inasprimento delle aliquote sui redditi professionali e sulle rendite;

4- abattimento delle aliquote per donazioni e contributi a fondazioni scientifiche e culturali


riconosciute, allo scopo di sollecitare indirettamente la ricerca pura ed il relativo impiego di
intellettualità;

5- alleggerimento delle aliquote sui fondi aziendali destinati a riserve, ammortamenti,


investimenti e garanzie, per sollecitare l'autofinanziamento premiando il reinvestimento del
profitto;

6- reciprocità tra Stato e dichiarante nell'obbligo di mutuo acquisto ai valori dichiarati ed


accertati;

b6) abolizione della nominatività dei titoli azionari per ridare fiato al mercato azionario e
sollecitare meglio l'autofinanziamento delle aziende produttive;

b7) eliminazione delle partite di giro fra aziende di Stato ed istituti finanziari di mano pubblica
in sede di giro conti reciproci che si risolvono - nel gioco degli interessi - in passività inutili dello
stesso Stato;

b8) concessione di forti sgravi fiscali ai capitali stranieri per agevolare il ritorno dei capitali
dall'estero;

b9) costituzione di un fondo nazionale per i servizi sociali (case-ospedali-scuole-trasporti) da


alimentare con:
1- sovraimposta IVA sui consumi voluttuari (automobili-generi di lusso);

2- proventi dagli inasprimenti fiscali ex b5)3;

3- finanziamenti e prestiti esteri su programmi di spesa;

4- stanziamenti appositi di bilancio per investimenti;

5- diminuzione della spesa corrente per parziale pagamento di stipendi statali superiori a
L.7.000.000 annui con speciali buoni del tesoro al 9% non commerciabili per due anni.

Tale fondo va destinato a finanziare un programma biennale di spesa per almeno 10.000
miliardi. Le riforme di struttura relative vanno inviate a dopo che sia stata assicurata la
disponibiltà dei fabbricati, essendo ridicolo riformare le gestioni in assenza di validi strumenti
(si ricordino i guasti della riforma sanitaria di alcuni anni or sono che si risolvette nella
creazione di 36.000 nuovi posti di consigliere di amministrazione e nella correlativa
lottizzazione partitica in luogo di creare altri posti letto).

Per quanto concerne la realizzabilità del piano edilizio in presenza della caotica legislazione
esistente, sarà necessaria una legge che imponga alle Regioni programmi urgenti straordinari
con termini brevissimi surrogabili dall'intervento diretto dello Stato; per quanto si riferisce in
particolare all'edilizia abitativa, il ricorso al sistema dei comprensori obbligatori sul modello
svedese ed al sistema francese dei mutui individuali agevolati sembra il metodo migliore per
rilanciare questo settore che è da considerare il volano della ripresa economica;

b10) aumentare la redditività del risparmio postale elevando il tasso al 7%

b11) concedere incentivi prioritari ai settori:

I - turistico

II - trasporti marittimi

III - agricolo-specializzato (primizie-zootecnica);

IV - energetico convenzionale e futuribile (nucleare-geotermico-solare);

V - industria chimica fine e metalmeccanica specializzata di trasformazione; in modo da


sollecitare investimenti in settori ad alto tasso di manodopera ed apportatori di valuta;

b12) sospendere tutte le licenze ed i relativi incentivi per impianti di raffinazione primaria del
petrolio e di produzione siderurgica pesante.

c) Pregiudiziale è che oggi ogni attività secondo quanto sub a) e b) trovi protagonista e gestore
un Governo deciso ad essere non già autoritario bensì soltanto autorevole e deciso a far
rispettare le leggi esistenti.

Così è evidente che le forze dell'ordine possono essere mobilitate per ripulire il paese dai
teppisti ordinari e pseudo politici e dalle rispettive centrali direttive soltanto alla condizione che
la magistratura li processi e condanni rapidamente inviandoli in carceri ove scontino la pena
senza fomentare nuove rivolte o condurre una vita comoda.

Sotto tale profilo, sembra necessario che alle forze di P.S. sia restituita la facoltà di
interrogatorio d'urgenza degli arrestati in presenza dei reati di eversione e tentata eversione
dell'ordinamento, nonché di violenza e resistenza alle forze dell'ordine, di violazione della legge
sull'ordine pubblico, di sequestro di persona, di rapina a mano armata e di violenza in generale.
d) Altro punto chiave è l'immediata costituzione di una agenzia per il coordinamento della
stampa locale (da acquisire con operazioni successive nel tempo) e della TV via cavo da
impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese.

E' inoltre opportuno acquisire uno o due periodici da contrapporre a Panorama, Espresso,
Europeo sulla formula viva "Settimanale".

MEDIO E LUNGO TERMINE


Nel presupposto dell'attuazione di un programma di emergenza a breve termine come sopra
definito, rimane da tratteggiare per sommi capi un programma a medio e lungo termine con
l'avvertenza che mentre per quanto riguarda i problemi istituzionali è possibile fin d'ora
formulare ipotesi concrete, in materia di interventi economico-sociali, salvo per quel che
attiene pochissimi grandi temi, è necessario rinviare nel tempo l'elencazione di problemi e
relativi rimedi.

a) Provvedimenti istituzionali

a1) Ordinamento giudiziario I unità del pubblico ministero (a norma della Costituzione - articoli
107 e 112 ove il P.M. è distinto dai Giudici);

II responsabilità del Guardasigilli verso il Parlamento sull'operato del P.M. (modifica


costituzionale);

III istruzione pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte ai
giudici giudicanti, con abolizione di ogni segreto istruttorio con i relativi e connessi pericoli ed
eliminando le attuali due fasi d'istruzione;

IV riforma del Consiglio Superiore della Magistratura che deve essere responsabile verso il
Parlamento (modifica costituzionale);

V riforma dell'ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle
promozioni dei magistrati, imporre limiti di età per le funzioni di accusa, separare le carriere
requirente e giudicante, ridurre a giudicante la funzione pretorile

VI esperimento di elezione di magistrati (Costit. art. 106) fra avvocati con 25 anni di funzioni in
possesso di particolari requisiti morali;

a2) Ordinamento del Governo

I modifica della Costituzione per stabilire che il Presidente del Consiglio è eletto dalla Camera
all'inizio di ogni legislatura e può essere rovesciato soltanto attraverso le elezioni del
successore;

II modifica della Costituzione per stabilire che i ministri perdono la qualità di parlamentari

III revisioni della legge sulla contabilità dello Stato e di quella sul bilancio dello Stato (per
modificarne la natura da competenza in cassa);

IV revisione della legge sulla finanza locale per stabilire - previo consolidamento del debito
attuale degli enti locali da riassorbire in 50 anni - che Regioni e Comuni possono spendere al di
là delle sovvenzioni statali soltanto i proventi di emissioni di obbligazioni di scopo (esenti da
imposte e detraibili) e cioè relative ad opere pubbliche da finanziare, secondo il modello USA.
Altrimenti il concetto di autonomia diviene di sola libertà di spesa basata sui debiti;

V riforma della legge comunale e provinciale per sopprimere le provincie e ridefinire i compiti
dei Comuni dettando nuove norme sui controlli finanziari

a3) Ordinamento del Parlamento


I nuove leggi elettoriali , per la Camera, di tipo misto (uninominale e proporzionale secondo il
modello tedesco) riducendo il numero dei deputati a 450 e, per il Senato, di rappresentanza di
II grado, regionale, degli interessi economici, sociali e culturali, diminuendo a 250 il numero dei
senatori ed elevando da 5 a 25 quello dei senatori a vita di nomina presidenziale, con aumento
delle categorie relative (ex parlamentari - ex magistrati - ex funzionari e imprenditori pubblici -
ex militari ecc.);

II modifica della Cosituzione per dare alla Camera preminenza politica (nomina del Primo
Ministro) ed al Senato preponderanza economica (esame del bilancio);

III Stabilire norme per effettuare in uno stesso giorno ogni 4 anni le elezioni nazionali, regionali
e comunali (modifica costituzionale);

IV Stabilire che i decreti legge sono inemendabili ;

a4) Ordinamento di altri organi istituzionali

I Corte Costituzionale : sancire l'incompatibilità successiva dei giudici a cariche elettive ed in


enti pubblici; sancire il divieto di sentenze cosiddette attive (che trasformano la Corte in organo
legislativo di fatto);

II Presidente della repubblica : ridurre a 5 anni il mandato, sancire l'ineleggibilità ed eliminare il


semestre bianco (modifica costituzionale);

III Regioni : modifica della Costituzione per ridurre il numero e determinarne i confini secondo
criteri geoeconomici più che storici.

b) Provvedimenti economico-sociali

b1) Nuova legislazione antiurbanesimo subordinando il diritto di residenza alla dimostrazione di


possedere un posto di lavoro ed un reddito sufficiente (per evitare che saltino le finanze dei
grandi comuni);

b2) nuova legislazione urbanistica favorendo le città satelliti e trasformando la scienza


urbanistica da edilizia in scienza dei trasporti veloci suburbani;

b3) nuova legislazione sulla stampa in senso protettivo della dignità del cittadino (sul modello
inglese) e stabilendo l'obbligo di pubblicare ogni anno i bilanci nonché le retribuzioni dei
giornalisti;

b4) unificazione di tutti gli istituti ed enti previdenziali ed assistenziali in un unico ente di
sicurezza sociale da gestire con formule di tipo assicurativo allo scopo di ridurre i costi attuali;

b5) disciplinare e moralizzare il settore pensionistico stabilendo:

I Il divieto del pagamento di pensioni prima dei 60 anni salvo casi di riconosciuta inabilità;

II il controllo rigido delle pensioni di invalidità;

III l'eliminazione del fenomeno del cumulo di più pensioni;

b6) dare attuazione agli articoli 39 e 40 della Costituzione regolando la vita dei sindacati e
limitando il diritto di sciopero nel senso di:

I introdurre l' obbligo di preavviso dopo aver esperito il concordato;


II escludere i servizi pubblici essenziali (trasporti; dogane; ospedali e cliniche; imposte;
pubbliche amministrazioni in genere) ovvero garantirne il corretto svolgimento;

II limitare il diritto di sciopero alle causali economiche ed assicurare comunque la libertà di


lavoro;

b7) nuova legislazione sulla partecipazione dei lavoratori alla proprietà azionaria delle imprese
e sulla gestione (modello tedesco)

b8) nuova legislazione sull' assetto del territorio (ecologia, difesa del suolo, disciplina delle
acque, rimboscamento, insediamenti umani);

b9) legislazione antimonopolio (modello USA);

b10) riforma della scuola (selezione meritocratica - borse di studio ai non abbienti - scuole di
Stato normale e politecnica sul modello francese);

b11) riforma ospedaliera e sanitaria sul modello tedesco.

c) Stampa - Abolire tutte le provvidenze agevolative dirette a sanare i bilanci deficitari con
onere del pubblico erario ed abolire il monopolio RAI-TV.

Su 972 iscritti alla loggia P2 di Licio Gelli ben 177 sono militari, tutti ufficiali. Ad essi vanno aggiunti 6 ufficiali del corpo delle guardie di
PS, 5 prefetti e vice prefetti, 11 questori e 5 funzionari di polizia. Per un totale di 204 persone che, prima del giuramento massonico,
avevano giurato fedeltà allo Stato. Come dire che più del 20% della Loggia massonica segreta era composta da servitori dello stato.
Ecco, comunque, un elenco per categorie lavorative degli aderenti alla massoneria del venerabile maestro Licio Gelli:

ELENCO DEGLI ISCRITTI

Ten.Col. SERGIO ACCIAI Dott. PIERLUIGI ACCORNERO


Rag. GIACOMO AGNESI Dott. ENRICO AILLAUD
Dott. ALDO ALASIA Dott. GIOACCHINO ALBANESE
Dott. RAFFAELE ALBANO Cap. AMEDEO ALDEGONDI
Ten.Col. VITO ALECCI Magg. GIUSEPPE ALEFFI
Dott. ALESSANDRO ALESSANDRINI Amm. ACHILLE ALFANO
Gen. GIOVANNI ALLAVENA Prof. CANZIO ALLEGRITI
Prin. GIOVANNI ALLIATA DI
Dott. ITALO ALOIA
MONTEREALE
Sig. BRUNO ALPI Dott. ROBERTO AMADI
Dott. ANTONIO AMATO Dott. WILFRIDO AMBROSINI
Avv. WALTER AMENDOLA Dott. ARISTIDE ANDREASSI
Avv. LORIS ANDREINI Dott. MARIO ANDREINI
On. CLEMENT ANET BILÈ Dott. FRANCO ANGELI
Dott. ENNIO ANNUNZIATA Prof. FAUSTO ANTONINI
Prof. GIULIANO ANTONINI P.E. RENZO ANTONUCCI
Col. PIETRO AQUILINO Dott. GIUSEPPE ARCADI
Dott. ALDO ARCURI Dott. ROMOLO ARENA
Dott. GIACOMO ARGENTO Dott. SERGIO ARGILLA
On. GIAN ALDO ARNAUD Dott. CARLO ARNONE
Dott. FRANCESCO ARONADI Dott. RENATO ASCHIERI
Dott. GIUSEPPE ATTINELLI On. ANGELO ATZORI
Avv. ALFREDO AUBERT Col. MARIO AUBERT
Sig. ALBERTO AUREGGI Dott. JOSÈ AVILA
Rag. VITTORIO AZZARI Rag. GILBERTO BACCHETTI
Cap. VASCO BACCI Dott. ENZO BADIOLI
Dott. FRANCESCO BAGGIO Dott. URIO BAGNOLI
Ten.Col. ENRICO BAIANO Sig. PIETRO BALDASSINI
Cap. GIORGIO BALESTRIERI Dott. GIORGIO BALLARINI
On. PASQUALE BANDIERA Dott. GUIDO BARBARO
Dott. VITO BARBERA Rag. FRANCO BARDUCCI
Gen. TOMMASO BARILE Dott. GIOVANNI BARILLÀ
Dott. HIPPOLITO BARREIRO Geom. GIOVANNI BARTOLOZZI
Dott. FEDERICO BARTTFELD On. ANTONIO BASLINI
Dott. GIUSEPPE BATTISTA Dott. ALBERTO BATTOLLA
Avv. SALVATORE BELLASSAI Avv. GIROLAMO BELLAVISTA
Dott. DANILO BELLEI Ing. ENZO BELLEI
Dott. OTTORINO BELLI Dott. MARIO BELLUCCI
On. COSTANTINO BELLUSCIO Prof. NELLO BEMPORAD
Dott. GIORGIO BENINATO Dott. SILVIO BERLUSCONI
Dott. DOMENICO BERNARDINI Dott. FRANCESCO BERNASCONI
Cap.Fr. CARLO BERTACCHI Dott. GIUSEPPE BERTASSO
Dott. LUIGI BERTONI Dott. MARIO BESUSSO
Dott. LUIS ALBERTO BETTI Dott. LODOVICO BEVILACQUA
Dott. ANGELO BIAGINI Ing. LIVIO BIAGINI
Dott. CARLO BIAMONTI Avv. GIAN PAOLO BIANCHI
Dott. GIORGIO BIANCHI Avv. GIULIO BIANCHI
Avv. PIERLUIGI BIANCHINI MORTANI Prof. FRANCESCO BIANCOFIORE
Ing. FRANCO BIDA P.I. GIORGIO BIDA
Dott. GIORGIO BILLI Dott. MAURIZIO BINA
Dott. LUIGI BINA Amm. GINO BIRINDELLI
Dott. LUIGI BISIGNANI Dott. GARIBALDO BISSO
Gen. LUIGI BITTONI Col. BARTOLO BLASIO
Cap. ALESSANDRO BOERIS CLEMEN Prof. GIULIO BOLACCHI
Uff. JOSÈ BOLSHAW SALLES Dott. GIANNI BONAGA
Sig. VINCENZO BONAMICI Dott. UGO BONASI
Geom. ANTONIO BONETTI Sig. SANDRO BONI
Dott. NICOLÒ BORGHESE Avv. FABIO BORZAGA
Dott. ENRIQUE VICTOR BOULLY Dott. OSVALDO BRANA
Gen. ETTORE BRANCATO Dott. PASQUALE BRANDI
Avv. AGNELETTO BRANKO Dott. CARLOS BRAULIO
Sig. MAURIZIO BRUNI Dott. VITTORIO BRUNI
Dott. OTTORINO BRUNO Dott. PAOLO BRUNO
Gen. WALTER BRUNO Sig. IVAN BRUSCHI
Dott. ETTORE BRUSCO Sig. RENZO BRUZZONE
Dott. FOSCO BUCCIANTI Avv. BRUNETTO BUCCIARELLI DUCCI
Gen. PAOLO BUDUA Avv. GLAUCO BUFFARINI GUIDI
Dott. ROBERTO BUFFETTI Sig. ALDO BUGNONE
Dott. ANTONIO BUONO Rag. GIANCARLO BUSCARINI
Magg. ANTONIO CACCHIONE Cap. CARLO CADORNA
Sig. GIORGIO CAGNONI Dott. MARIO CAGNONI
Sig. PAOLO CAGNONI Sig. PAOLO CAIANI
Sig. PIERO CAIANI Dott. SALVATORE CAJOZZO
Col. ANTONIO CALABRESE Dott. SILVIO CALDONAZZO
Cap. GUIDO CALENDA Dott. ROBERTO CALVI
Dott. ANTONIO CALVINO Dott. ANTONIO CAMPAGNI
Dott. ENNIO CAMPIRONI Dott. UMBERTO CAMPISI
Maestro PAOLO CANDIGLIOTA Dott. ANTONIO CANGIANO
Col. ROCCO CANNIZZARO Cap. ANTONIO CANTELLI
Ing. FERNANDO CANTINI Dott. ALBERTO CAPANNA
Prof. ILVO CAPECCHI Dott. ACHILLE CAPELLI
Dott. CARLO CAPOLOZZA Rag. FRANCO CAPONI
Rag. ATTILIO CAPRA On. GIULIO CARADONNA
Prof. LUIGI CARATOZZOLO P.I. ANTONINO CARBONARO
Dott. EUGENIO CARBONE Magg. ALBERTO CARCHIO
Dott. ITALO CARDARELLI Dott. GIAMPAOLO CARDELLINI
Col. ROCCO CARDUCCI Prof. CESARE CARELLA
On. EGIDIO CARENINI Ten.Col. GUIDO CARENZA
On. VINCENZO CAROLLO Dott. PIERO PIER CARPI
Dott. VITTORIO CARRIERI Dott. GIORGIO CARTA
Sig. SILVIO CASAGNI Dott. ROBERTO CASARUBEA
Dott. PIETRO CASELLATO Gen. GIUSEPPE CASERO
Sig. REMO CASINI Prof. ALESSANDRO CASOTTO
Dott. SALVATORE CASSATA Dott. CARLO CASTAGNOLI
Ing. ANTONIO CASTELGRANDE Avv. FRANCESCO CATALANO
Dott. GIUSEPPE CATALANO Ing. LAICO BRUNO CATTANEO
Dott. FILIPPO CAUSARANO Col. SECONDO CAVALLI
Prof. LUIGI CAVALLINI Prof. GIORGIO CAVALLO
Dott. ENRICO CECCARELLI Sig. MARIO CECCHERINI
Ten.Col. LUIGI CECCHETTI Dott. MARIO CECCHI
Rag. BRUNO CECCHI Dott. BRUNO CECCHINI
Amm. MARCELLO CELIO Dott. MASSIMILIANO CENCELLI
Prof. ISIDORO CENTRELLA Col. AMEDEO CENTRONE
Dott. ALBERTO CEREDA On. GIANNI CERIONI
Dott. GIOVANNI CERQUETTI Cap. UMBERTO CESARI
Geom. EUGENIO CESARINI Cap. SALVATORE CESARIO
Dott. GABRIELE CETORELLI On. ALDO CETRULLO
Dott. FRANCESCO CETTA Rag. ALESSANDRO CHECCHINI
Rag. CLAUDIO CHIAIS Dott. ANTONIO CHIARELLI
Dott. BRUNETTO CHIARELLI Dott. GIULIO CHIARUGI
Gen. GIUSEPPE CIANCIULLI On. FABRIZIO CICCHITTO
Amm. GIOVANNI CICCOLO Dott. ITALO CICHERO
Dott. BERNARDINO CIFANI Dott. LUIGI CIMINO
Geom. MARIO CINGOLANI Sig. MANLIO CIOCCA
Dott. MARIO CIOLINI Sig. MARIO CIOLLI
Dott. VASCO CIONI Dott. ELIO CIOPPA
Col. ENZO CIRILLO Rag. CARLO CIUFFI
Dott. ROBERTO CIUNI Sig. RENATO CIVININI
Col. ENZO CLIMINTI Col. ENNIO COCCI
Dott. JOAQUIN COELHO Dott. ANTONIO COLASANTI
Dott. ENRICO COLAVITO Rag. GIUSEPPE COLOSIMO
Dott. GIUSEPPE COMPAGNO Magg. MARINO CONCA
Magg. GIUSEPPE CONSALVO Dott. ALFONSO COPPOLA
Dott. LORIS CORBI Dott. FAUSTO CORDIANO
Col. ANTONIO CORNACCHIA Sig. HEITOR CORREA DE MELLO
Dott. STEFANO CORRUCCINI Dott. VINCENZO CORSARO
P.I. CARMELO CORTESE Cap. Vasc. CARLOS ALBERTO CORTI
Dott. FRANCESCO COSENTINO Prof. ALFIERO COSTANTINI
Ten.Col. ALESSANDRO COSTANZO Dott. MAURIZIO COSTANZO
Dott. FRANCESCO CRAVERO Sig. GIOVANNI CRAVERO
Dott. GIAMPAOLO CRESCI Dott. GIOVANNI CRESTI
Dott. FABIO CRIVELLI Dott. GIUSEPPE RENATO
Dott. FRANCESCO CRUPI Dott. GIORGIO CSEPANYI
Ing. GIAMPIERO CUNGI Dott. LINO CURIALE
Dott. ANTONINO CUSIMANO Cap.Vasc. SERGIO D'AGOSTINO
Dott. ANTONIO D'ALI STAITI Gen. ROMOLO DALLA CHIESA
Cap. GIUSEPPE D'ALLURA Dott. FEDERICO D'AMATO
Dott. ANTONIO D'ANCONA On. EMO DANESI
Dott. MARIO D'ANGELO Col. SALVATORE DARGENIO
Ing. GIOVANNI D'ARMINIO MONFORTE Dott. LORENZO DAVOLI
Avv. SERGIO DE ALMEIDA MARQUES Dott. STEFANO DE ANDREIS
Dott. GABRIELE DE ANGELIS Dott. GUSTAVO DE BAC
Dott. HANS DE BELDER Magg. UMBERTO DE BELLIS
Dott. SVANDIRO DE BLASIS Rag. ANTONIO DE CAPOA
On. MASSIMO DE CAROLIS Dott. MATTEO DE CILLIS
Sen. DANILO DÈ COCCI Dott. PIETRO DE FEO
Prof. DOMENICO DE GIORGIO Sig. DOMENICO DE GIUDICI
Geom. GIANCARLO DEGL'INNOCENTI Dott. RENZO DE GRANDIS
Ten.Col. SERGIO DEIDDA On. FILIPPO DE JORIO
Dott. GUGLIELMO DE LA PLAZA Dott. CESAR DE LA VEGA
Sig. ALESSANDRO DEL BENE Geom. VITTORIO DEL BIANCO
Col. MARIO DEL BIANCO Rag. GIAMPIERO DEL GAMBA
Ten.Col. MANLIO DEL GAUDIO Sig. PIERLUIGI DEL GUERRA
Dott. GIUSEPPE DELL'ACQUA Dott. MASSIMO DELL'AQUILA
Ten.Col. BRUNO DELLA FAZIA Dott. GIUSEPPE DELL'ONGARO
Dott. PIETRO DE LONGIS Dott. JORIO DEL MORO
On. FERRUCCIO DE LORENZO Dott. GIUSEPPE DEL PASQUA
Dott. PIETRO DEL PIANO Dott. MICHELE DEL RE
Prof. EDOARDO DEL VECCHIO Magg. VITTORIO DE MARCO
Avv. FULVIANO DE MARI Sig. ROMOLO DE MARTINO
Dott. PAOLO DE MICHELIS Dott. VINCENZO DE NARDO
Ing. SALVATORE DENTE Sig. SERGIO DENTI
Dott. BONIFACIO DE OLIVEIRA Dott. CARLO DE RISIO
Col.Avv. ANTONIO DE SALVO Gen. LUIGI DE SANTIS
Dott. WILLIAM DE SENA Dott. ERCOLE DE SIATI
Avv. JORGE DE SOUZA Sig. DENIS DE STAFANIS BAIARDO
Dott. LEVY DE SUOZA Dott. OSVALDO DE TULLIO
Sig. VINCENZO DE VITO Dott. FRANCO DI BELLA
Avv. ALBERTO DI CARO Ten.Col. SERGIO DI DONATO
Dott. LEONARDO DI DONNA Ten.Vasc. BRUNO DI FABIO
Dott. RODOLFO DI FILIPPÒ Prof. GIUSEPPE DI GIOVANNI
Rag. SERGIO DI LALLO Gen. SEBASTIANO DI MAURO
Dott. MARIO DIANA Dott. LUIGI DINA
Dott. VINCENZO D'ISANTO Prof. GIUSEPPE DONATO
Sig. MASSIMO DONELLI Avv. PEDRO DOS SANTOS
Dott. DUILIO DOTTORELLI Cap. GIAN CARLO D'OVIDIO
Avv. GIOVANNI DRUETTI DI USSEL Dott. MARIO DUCE
Mar. MAURIZIO DURIGON On. MARIO EINAUDI
Dott. ANTONIO ESPOSITO Rag. CLAUDIO FABBRI
Dott. GIOVANNI FABBRI Dott. CARLO FABRICCI
Dott. LUIGI FADALTI Col. NICOLA FALDE
Dott. CARLO FALLA GARETTA Dott. GIOVANNI FANELLI
Cap. GIOVANNI FANTINI Dott. FRANCESCO FARINA
Sig. MARIO ELPIDIO FATTORI Dott. TITO FAVI
Gen. ENRICO FAVUZZI Dott. MARIO ALBERTO
Ten.Col. LUCIANO FEDERICI Prof. FRANCO FERRACUTI
Dott. RUGGERO FERRARA Sig. ALBERTO FERRARESE
Dott. ALBERTO FERRARI Dott. ALDO FERRARI
Avv. GIUSEPPE FERRARI Dott. MARIO FERRARI
Rag. IVO FERRETTI Dott. ANTONIO FERRI
Ten.Col. DOMENICO FIAMENGO Dott. CIRINO FICHERA
Dott. WILSON FILOMENO Dott. GERARDO FINAURI
Dott. BENIAMINO FINOCCHIARO Dott. ENNIO FINOCCHIARO
Dott. WALTER FERNANDES FINS Dott. OVIDIO FIORETTI
(*) Dott. RUGGERO FIRRAO
Dott. ALESSANDRO FLORA Dott. FABRIZIO FLUMINI
Gen. CARLO FOCE Dott. MARCO FOLONARI
Amm. VITTORIO FORGIONE On. FRANCO FOSCHI
Prof. ARNALDO FOSCHINI Sen. FRANCO FOSSA
Sig. MICHELE FOSSA Dott. ARTEMIO FRANCHI
Sig. GIORGIO FRANCHINI Cap. LUCIANO FRANCINI
Dott. GIANFRANCO FRANCO Dott. LUIGI FRANCONI
Dott. FRANCESCO FRANZONI On. AVENTINO FRAU
Dott. LUIS FUGASOT Dott. SEBASTIANO FULCI
Dott. SILVESTRO FURGAS Cap. SILVIO FUSARI
Dott. UGO FUXA Dott. GIAN PIERO GABOTTO
Gen. EDUARDO GALLARDO RINCON Dott. SALVATORE GALANTE
Dott. GIUSEPPE GALLO Col. SALVATORE GALLO
Gen. VITALIANO GAMBAROTTA Dott. ADOLFO GAMBERINI
Dott. EDOARDO GASSER Comm. LICIO GELLI
Dott. MARIO GENGHINI Dott. CARMELO GENOVESE ZERBI
Ten.Col. FRANCESCO GENOVESE Col. PASQUALINO GENTILE
Amm. ANTONINO GERACI Dott. ROBERTO GERVASO
Dott. ANTONIO JOSÈ GHIRELLI GARCIA Geom. GIANCARLO GHIRONI
Dott. GIUSEPPE GIACCHI Dott. ADO GIACCI
Prof. GIACOMO GIACOMELLI Sig. ROMANO GIAGNONI
Dott. DOMENICO GIALLI Ing. MARIO GIANNETTI
Ing. OSVALDO GIANNETTI Gen. ORAZIO GIANNINI
Dott. ORAZIO GIANNONE Gr.Uff. PIERO GIANNOTTI
Prof. GENNARO GIANNUZZI Dott. RENATO GIAQUINTO
Col. RENATO GIARIZZO On. ILIO GIASOLLI
Rag. RENZO GIBERTI Prof. LUIGI GIOFFRÈ
Dott. TOMMASO GIORGESCHI Avv. RAFFAELLO GIORGETTI
Dott. ANGELO GIOVANELLI Dott. GIOVANNI GIRAUDI
Dott. VINCENZO GISSI Gen. RAFFAELE GIUDICE
Cap. GIOVANNI GIUFFRIDA Dott. EZIO GIUNCHIGLIA
Ten.Col. UMBERTO GIUNTA Dott. MICHELE G. GIURATRABOCCHETTA
Sig. VITTORIO GNOCCHINI Dott. GHERARDO GNOLI
Ten.Col. VITTORIO GODANO Dott. GIORDANO GOGGIOLI
Dott. CESARE GOLFARI Prof. EGONE GOLIMARI
Col. UMBERTO GRANATI Dott. OSVALDO GRANDI
Dott. PIETRO PAOLO GRASSI Gen. GIULIO GRASSINI
Dott. GIANFRANCO GRAZIADEI Gen. GIULIO CESARE GRAZIANI
Dott. GIUSEPPE GRAZIANO Sig. MARIO GRAZZINI
Sig. MARIO LUIGI GREGORATTI Dott. FRANCESCO GREGORIO
Dott. ANGELO GRIECO Dott. MATTEO GRILLO
Cap. ERNESTO GROSSI Ten.Col. SANTO GUCCIARDO
Dott. FERDINANDO GUCCIONE MONROY Dott. GIOVANNI GUIDI
Dott. PAOLO GUNGUI Gen. GIUSEPPE GUZZARDI
Dott. EVER HAGGIAG Dott. JULIO HARATZ
Col. RUBENS IANNUZZI Dott. GIUSEPPE IMPALLOMENI
Sig. FRANCESCO IMPERATO Dott. WALDEMAR INCROCCI
Dott. ORESTE INNOCENTI Dott. ANTONIO IOLI
Dott. FRANCESCO IOLI Dott. CARMELO ISAIA
Dott. LUIGI IVALDI Dott. JOSÈ ISAAC KATZ
Dott. GUIDO KESSLER Gen. GIUSEPPE KUNDERFRANCO
Dott. ADOLFO KUNZ On. SILVANO LABRIOLA
Cap. ANTONIO LA BRUNA Dott. LUCIANO LAFFRANCO
Dott. IPPOLITO LA MEDICA Ten.Col. MICHELE LA MEDICA
Comm. REMO LANDINI Dott. CLAUDIO LANTI
Dott. GIOVANNI LA ROCCA Dott. RAUL ALBERTO LASTIRI
Sig. Gen.NARO GINO LATILLA Dott. ARMANDO LAURI
Dott. SILVIO LAURITI Col. FULBERTO LAURO
Dott. PABLO LAVAGETTO Cav.Lav. MARIO LEBOLE
Dott. ANTONIO LECCISOTTI Dott. GIOVANNI LEDDA
Col. FEDERICO LENCI Avv. VITO LENOCI
Sig. LUIGI LENZI Avv. LEONARDO LEONARDI
Dott. EMILIO LEONELLI Dott. VINCENZO LEPORATI
Dott. ENZO LERARIO Dott. WALTER LEVITUS
Cap. MATTEO LEX Dott. ANTONINO LI CAUSI
Cap. SERAFINO LIBERATI Dott. VITTORIO LIBERATORE
On. GAETANO LICCARDO Dott. BRUNO LIPARI
Dott. VINCENZO LIPARI Gen. VITTORIO LIPARI
Prof. GIANFRANCO LIZZA Ing. GLAUCO LOLLI GHETTI
Magg. GIOVANNI LONGO Prof. PASQUALE LONGO
On. PIETRO LONGO Dott. GAETANO NINO LONGOBARDI
Dott. LUIGI LONI COPPEDÈ Avv. GAETANO LO PASSO
Dott. ANTONIO LOPES Dott. JOSÈ LOPEZ REGA
Gen. DONATO LO PRETE Col. GIANCARLO LORENZETTI
Sig. GIANCARLO LORENZINI Prof. MASSIMO LOSAPPIO
Dott. DOMENICO LO SCHIAVO Cap. MARIO LOTTA
Col. GIUSEPPE LO VECCHIO Avv. ROCCO LO VERDE
Dott. ALVARO LUCIANI Ing. LUCIANO LUCIANI
Dott. OTELLO MACCHIONI DI SELA Dott. GIUSEPPE MACINA
Dott. LUIGI MADIA Stt.Vasc. FULVIO MAFERA
Dott. FRANCESCO MALFATTI DI
Gen. GIANADELIO MALETTI
MONTETRETTO
Prof. GIANCARLO MALTONI On. ENRICO MANCA
Col. PIERLUIGI MANCUSO Dott. ANDRÈ MANDI
Ten.Col. ROBERTO MANNIELLO Dott. GIUSEPPE MANNINO
Dott. DARIO MANZINI Cap.Fr. VITO MARANO
Geom. GUGLIELMO MARCACCIO Col. CARLO MARCHI
Arch. ANTONIO MARCHITELLI Sig. MARESCO MARINI
Dott. PASQUALE MARINO On. LUIGI MARIOTTI
Dott. RENATO MARNETTO Dott. GIOVANNI MARRAS
Dott. OSVALDO MARRAS Cap.Fr. MARIANO MARRONE
Sig. FRANCO MARSILI Sig. MARIO MARSILI
Dott. CARLO MARTINO On. ANSELMO MARTONI
Cap. ANTONIO MARTURANO Dott. MASSIMO MASCOLO
Dott. MARCO MASINI On. RENATO MASSARI
Amm. ALDO MASSARINI Dott. SERGIO MASSENTI
Gen. EMILIO EDUARDO MASSERA Dott. CARLO MASSIMO
Prof. PAOLO MATASSA MARCHISOTTO Dott. CARLO MAURO
Dott. GIACOMO MAYER Dott. GIORGIO MAZZANTI
Col. ROCCO MAZZEI Sen. LUIGI MAZZEI
Col. GIUSEPPE MAZZOTTA Dott. GIUSEPPE MAZZOTTI
Dott. ROBERTO MEMMO Ten.Col. GAETANO MENDOLIA
Dott. GIANNI MERCATALI Gen. FRANCESCO MEREU
Dott. GIORGIO MERLI Cap. PIETRO MERTOLI
Prof. RENZO MERUSI Dott. MARCO MESSENI PETRUZZELLI
Dott. ANTONIO MESSINA Prof. MICHELE MESSINA
Rag. ELIO MESSURI Dott. ROBERTO ROMERO MEZA
Dott. LEO MICACCHI Gen. VITO MICELI
Gen. GIULIANO MICHELI Dott. FRANCO MICHELINI TOCCI
Rag. ENRICO MICHELOTTI Col. GIUSEPPE MIDILI
Arch. ALADINO MINCIARONI Col. GIOVANNI MINERVA
Avv. SERGIO MINERVINI Gen. OSVALDO MINGHELLI
Avv. PIETRO MINNINI Gen. IGINO MISSORI
Geom. ROBERTO MISURI Dott. ARRIGO MOLINARI
On. Prof. OTTORINO Cap. GIUSEPPE MONGO
On. AMLETO MONSELLATO Col. GIUSEPPE MONTANARO
Ten.Col. ANSELMO MONTEFREDDO Sig. RIZIERO MONTI
Dott. FLAVIO MONTISCI Gen. OTELLO MONTORSI
Ten.Col. FRANCO MORELLI Dott. MARIO MORETTI
Cap. CARLO MORI Dott. GAETANO MORREALE
Dott. FLAVIANO MORRI Dott. PANFILO MORRONI
Dott. PAOLO MOSCA Dott. FRANCESCO MOSCIARO
Comm. BRUNO MOSCONI Dott. GIOVANNI MOTZO
Cap.Fr. ANGELO MURRU Magg. FRANCO MURTAS
Dott. ARRIGO MUSIANI Gen. FAUSTO MUSTO
Col. PIETRO MUSUMECI Dott. FRANCO NACCI
Dott. PAOLO NANNARONE On. VITO NAPOLI
Dott. LUIGI NEBIOLO Arch. MARIO NEGRI
Prof. ROSARIO NICOLETTI Ten.Col. RENATO NICOLI
Dott. EDILIO NICOLINI Col. DOMENICO NIRO
Dott. GIOVANNI NISTICÒ Mar.Magg. ENRICO NOCILLI
Sig. ALIGHIERO NOSCHESE Sig. ALBERTO NOSIGLIA
Col. FRANCO NOVO Prof. ANGELO NUNZIANTE
Sig. ANTONIO NUNZIATI Ten.Col. SALVATORE ODDO
Prof. GIANLUIGI OGGIONI Dott. LUIGI OLIVA
Sig. CARLO ONNIS Dott. GIOVANNI ORGANO
Dott. GIAMPIERO ORSELLO Avv. UMBERTO ORTOLANI
Dott. ANTONIO PACELLA Dott. GIAN CARLO PAGANO
Dott. ANTONIO PALADINI Dott. GIOVANNI PALAIA
Dott. CLAUDIO PALAZZO Avv. GIAMPAOLO PALLOTTA
Dott. BRUNO PALMIOTTI Gen. GIOVAMBATTISTA PALUMBO
Ing. PASQUALE PALUMBO Comm. COSTANTINO PANARESE
Dott. ROBERTO PANDOLFINI (*)
Dott. ANDREA PANNO Dott. SERGIO PANZACCHI
Col. MARCO PAOLA Avv. MARIO PAOLA
Dott. ENRICO PAOLETTI Prof. IVAN PAPADIA
Rag. NICOLINO PAPPALEPORE Sig. ANGELO PARACUCCHI
Dott. MAURIZIO PARASASSI Cap.Dott. GIUSEPPE PARATORE
Dott. ANGELO PARISI Sig. PIERUGGERO PARTINI
Dott. TITO PASQUALIGO Dott. ANDREA PASQUALIN
Dott. BRUNO PASSARELLI Dott. VITO PASSERO
Dott. FERDINANDO PASTINA Ten.Col. FRANCO PASTORE
Cap. GIOVANNI PASTORE Dott. SALVATORE PASTORE
Sig. MARCELLO PASTORELLI Dott. GIOVANNI PATTUMELLI
Sig. ALVARO PAZZAGLI Dott. FRANCO PECO
Avv. CARMINE MINO PECORELLI On. MARIO PEDINI
Dott. VITALIANO PEDUZZI Dott. DAVIDE PELLEGRINI
Dott. OLIVO PELLI Prof. RENATO PELLIZZER
Dott. WALTER PELOSI Dott. FRANCESCO PENNACCHIETTI
Dott. CORRADO PENSA Dott. MAURIZIO PEPE
Sig. CLAUDIO PEREZ BARRUNA Dott. ALDO PERITORE
Dott. ALBERTO PERNA Dott. CESARE PERUZZI
Dott. CARLO PESARESI Rag. LAMBERTO PETRI
Cap. GIANFRANCO PETRICCA Sig. ANTONIO PETRUCCI
On. SERGIO PEZZATI Sig. CLAUDIO PICA
On. ROLANDO PICCHIONI Gen. FRANCO PICCHIOTTI
Ten.Col. ANTONIO PICCIRILLO Mar.Cav. ROMANO PICCOLOMINI
Prof. CLAUDIO PIERANGELI Dott. GIUSEPPE PIERI
Sig. ROBERTO PIERI Sig. GIOVANNI PIERONI
On. GIULIO PIETROSANTI Dott. MICHELE PIGNATELLI
Dott. WALDIMIRO PINTO Magg. FRANCESCO PIROLO
Gen. LUIGI PIROZZI Cap. GINO PISANI
Dott. GIORGIO PISANO Dott. SERGIO PISCITELLO
Dott. ALBERTO PISTOLESI Dott. GIUSEPPE PIZZETTI
Dott. GIULIO PIZZOCCHERI Dott. MICHELE PIZZULLO
Dott. GIOVAN VINCENZO PLACCO Prof. CARLO POGLAYEN
Dott. GIUSEPPE PLUCHINO Cap.Fr. GIULIANO POGGI
Cap.Fr. OSVALDO POGGI Dott. MARCELLO POGGINI
Dott. DUILIO POGGIOLINI Col. ITALO POGGIOLINI
Avv. WOLFANGO POLVERELLI Dott. DOMENICO PONE
Prof. LEONELLO PONTI Dott. SAVERIO PORCARI LI DESTRI
Cap. FAUSTO PORCHEDDU Cap. ROBERTO PORCHEDDU
Dott. PASQUALE PORPORA Dott. MICHELE PRINCIPE
Dott. MASSIMO PUGLIESE Prof. CLEMENTE PULLÈ
Prof. PIETRO PULSONI Cap. GIUSEPPE PUTIGNANO
Ten.Col. GIUSEPPINO QUARTARARO Amm. GIOVANNI JUAN QUESTA
Dott. DOMENICO RABINO Dott. GIORGIO RAMELLA
Prof. VINCENZO RANDI Dott. GIACOMO RANDON
Sig. BRUNO RANIERI Dott. DOMENICO RASPINI
Gen. OSVALDO RASTELLI Maestro GIULIO RAZZI
Dott. ANGELO REGA Cap. ALDO RENAI
Avv. LUCIO RICCARDI Avv. EMILIO RICCARDI
Dott. GIUSEPPE RICCI Gen. GIOVANNI RIFFERO
Dott. RENATO RIGHI Dott. GIOVANNI RIZZI
Dott. ANGELO RIZZOLI Col. VINCENZO RIZZUTI
Dott. ENRICO ROCCA Col. FAUSTO RODINÒ
Sig. CARLO ROLLA Dott. FRANCESCO ROMANELLI
Dott. OVIDIO ROMANELLI Ten.Col. ANTONIO ROMANO
Dott. WILLIAM ROSATI Cap. ANDREA ROSELLI
Gen. ROBERTO ROSELLI Prof. EDMONDO ROSSI
Dott. GIORGIO ROSSI Sig. MARIO ROSSI
Dott. BRUNO ROZERA Ing. MARIO RUBINO
Dott. CARLO RUFFO DELLA SCALETTA Dott. FELICE RUGGIERO
Dott. DOMENICO RUSSO Dott. FRANCESCO RUSSO
Cap. GUIDO RUTA Dott. CLAUDIO SABATINI
Ten.Col. GIANFRANCO SABATINI Dott. ELIO SACCHETTO
Arch. AMBROGIO SALA Magg. MARIO SALACONE
Ing. SIMONPIETRO SALINI Dott. FRANCESCO SALOMONE
Arch. FRANCESCO SANGUINETTI Sig. ERMIDO SANTI
Geom. FERRUCCIO SANTINI Dott. MARIO SANTORO
Gen. GIUSEPPE SANTOVITO Dott. ROBERTO SARRACINO
Geom. STEFANO SASSOROSSI Cav. CARLO SATIRA
Dott. VITTORIO EMANUELE DI SAVOIA Dott. VITTORIO SBARBARO
Dott. FRANCESCO SCALABRINO Dott. LEONARDO SCALI
Ten.Col. PASQUALE SCARANO Ten.Col. MICHELE SCHETTINO
Dott. DARCY SCHETTINO ROCHA Sig. ALDO SCHIASSI
Avv. GIULIO SCHILLER Ten.Col. MARIO SCIALDONE
Dott. SANTO SCIARRONE Gen. SALVATORE SCIBETTA
Col. DOMENICO SCOPPIO Ing. ALBERTO SCRIBANI
On. LORIS SCRICCIOLO Dott. PIERO SCRICCIOLO
Prof. ALBINO SECCHI Dott. GUSTAVO SELVA
Dott. MARIO SEMPRINI Dott. PASQUALE SETARI
Ing. LUCIEN SICOURI Dott. ELIO SIGGIA
TEN VASC GIUSEPPE SILANOS Dott. ENRICO SILVIO
Prof. AUGUSTO SINAGRA Avv. MICHELE SINDONA
Magg. GIOVANNI SINI Dott. RAFFAELE SINISI
Gen. GIUSEPPE SIRACUSANO Dott. FIORELLO SODI
Dott. EDGARDO SOGNO DEL VALLINO Sig. UGO SOLDANI
Dott. ANGELO RAFFAELE SOLDANO Dott. GEROLAMO SOMMO
Dott. GIROLAMO SORRENTI Dott. FRANCO SORRENTINO
Ten.Col. LINO SOVDAT Gen. PIETRO SPACCAMONTI
Dott. ETTORE SPAGLIARDI Dott. CARMELO SPAGNUOLO
Dott. PIERO SPALLUTO Dott. PAOLO SPARAGNANA
Dott. ALDO SPINELLI On. GAETANO STAMMATI
Dott. ANTONIO STANZIONE Ten.Col. SAVINO STELLA
Dott. DOMENICO STELLINI Magg. MARCELLO STELLINI
Dott. GIORGIO STERNINI Dott. GIORGIO FLORIO STILLI
Dott. RANDOLPH K STONE Dott. BRUNO STRAPPA
Cap. Dott. GIUSEPPE STRATI Dott. FRANCESCO STURZO
Gen. CARLOS SUAREZ MASON Dott. GIUSEPPE SZALL
Sig. LEANDRO TACCONI Cap. EZIO TALONE
Ing. GENNARO TAMPONE Dott. VITTORIO TANASSI
Magg. GIACOMO TARSI Avv. PAOLO TARTAGLIA
Dott. BRUNO TASSAN DIN Sig. GIOVANNI TASSITANO
Dott. ELIJAK TAYLOR Dott. ALBERTO TEARDO
Dott. MARIO TEDESCHI On. EMANUELE TERRANA
Cap. CORRADO TERRANOVA Prof. CARLO TERZOLO
Gen. GUIDO TESI Sig. AUGUSTO TIBALDI
Dott. MARIO TILGHER Dott. ALESSANDRO TIZZANI
Col. MARIO TOGNAZZI Dott. WILLIAM TOLBERT
Dott. EMANUELE TOMASINO Sig. OSVALDO TONINI
Amm. GIOVANNI TORRISI Cap. MENOTTI TORTORA
Sig. SILVANO TOSI Sig. MASSIMO TOSTI
Dott. GAETANO TRAPANI Ten.Col. MARIO TRAVERSA
Dott. ROBERTO TREBBI Prof. FABRIZIO TRECCA TRIFONE
Comm. LORENZO TRICERRI Cav. AURELIO TRIPEPI
Col. GIUSEPPE TRISOLINI Avv. FRANCESCO TROCCOLI
Dott. FRANCESCO TROIS Ten.Col. DOMENICO TUMINELLO
Gen. MAURO TURINI Dott. VINCENZO TUSA
Com. PAOLO UBERTI Dott. ASDRUBALE UGOLINI
Geom. MAURO UGOLINI Ten.Col. GIACOMO UNGANIA
Prof. ANTONIO URBANO Ten.Col. OTTAVIO URCIUOLO
Dott. SALVATORE VAGNONI Avv. MARIO VALENTI
Dott. ROBERTO VALENZA Dott. VINCENZO VALENZA
Gen. ENZO VALLATI Dott. CESARE VALOBRA
Dott. GIANCARLO ELIA VALORI Prof. WALTER VANNELLI
Prof. CESARE VANNOCCI Dott. GIUSEPPE VARCHI
Gen. DANTE VENTURI Dott. ALDO VESTRI
Dott. GIOVANNI VIARENGO Cap. MASSIMO VICARD
Col. MARIO POMPEO VICINI Col. ANTONIO VIEZZER
Dott. ALBERTO VIGNES Dott. LUIGI NELLO VILLA
Dott. VINCENZO VILLATA Dott. MARIA JOSÈ VILLONE
Avv. ENRICO VINCI Dott. FRANCESCO VIOLA
Magg. ENRICO VIOLANTE Dott. FERDINANDO VISCIANI
Dott. ANNIBALE VISCOMI Sig. ROBERTO VISCONTI
Dott. ANGELO VISOCCHI Dott. GAETANO VITA
Dott. FABIO VITALI Dott. VINCENZO VITALI
Avv. MARIO VITELLIO Gen. AMBROGIO VIVIANI
Avv. CARLO VOCCIA Avv. GAETANO VULLO
Dott. FERNANDES WILSON DE VALLE Dott. MARIO ZACCAGNINI
Cap. MAURIZIO ZAFFINO Dott. LEONIDA ZANARIA
Dott. MARIO ZANELLA Dott. LELIO ZAPPALÀ
Ing. LUCIO ZAPPULLA Dott. ALDO ZECCA
Dott. SERGIO ZERBINI Dott. GIORGIO ZICARI
Dott. ALFREDO ZIPARI Prof. AMONASRO ZOCCHI
Sig. ELIE ZOCHEIB On. MICHELE ZUCCALÀ
Comm. ANTONIO ZUCCHI Dott. PAOLO ZUCCHINI

Licio Gelli, fascista e massone.

Chi è questo Gelli? - si chiedono Turone e Colombo. Quasi sconosciuto, allora, dal grande pubblico, era il Maestro Venerabile della loggia
massonica Propaganda 2, che riuniva la crema del potere italiano. C’era la fila, per ottenere udienza da Gelli nella sua suite all’hotel
Excelsior, in via Veneto, a Roma. La loggia era segreta, per non mettere in imbarazzo i suoi potenti iscritti, dispensati anche dalle
ritualità massoniche. Bastava la sostanza.
Gelli era arrivato al vertice della P2 dopo una onorata carriera come fascista, simpatizzante della Repubblica di Salò, doppiogiochista
con la Resistenza, collaboratore dei servizi segreti inglesi e americani, infine agente segreto della Repubblica italiana. Volonteroso
funzionario del Doppio Stato: soldato, come tanti altri fascisti e nazisti, arruolato nell’esercito invisibile che gli Alleati avevano
approntato, dopo la vittoria contro Hitler e Missolini, per combattere la «guerra non ortodossa» contro il comunismo. Entrato nella
massoneria, aveva contribuito a selezionare, dentro l’esercito, gli ufficiali anticomunisti disposti ad avventure golpiste. Nel colpo di Stato
(tentato) del 1970 aveva avuto un ruolo di tutto rispetto: suo era l’incarico di entrare al Quirinale e trarre in arresto il presidente della
Repubblica Giuseppe Saragat, quello che mandava telegrammi a raffica che finivano sempre con un bel «viva la Resistenza, viva
l’Italia». Poi il golpe non ci fu, sospeso forse dagli americani, ma la «guerra non ortodossa» continuò, con una serie di stragi che
insanguinarono l’Italia. Fino al 1974, anno di svolta. Allora la strategia della guerra segreta contro il comunismo cambiò: basta con la
contrapposizione diretta, con i progetti apertamente golpisti, sostituiti da una più flessibile occupazione, attraverso uomini fidati, di tutti
gli ambiti della società, di tutti i centri di potere. La massoneria (o almeno una parte di essa) fornisce le strutture e le coperture
necessarie a organizzare questo club del Doppio Stato, questo circolo dell’oltranzismo atlantico. Nasce la P2 di Licio Gelli. In cui poi,
all’italiana, entrano anche (e per alcuni soprattutto) le protezioni, le carriere, gli affari e gli affarucci. Ma tutto ciò, tra il 1980 e il 1981,
Turone e Colombo ancora non lo sapevano, non lo immaginavano neanche. I due andavano avanti per la loro strada, a districare i
misteri del caso Sindona.
La perquisizione fatale.
Scoprono che Sindona non è stato rapito, ma ha organizzato una messa in scena
per sparire dagli Stati Uniti e arrivare in Italia, in Sicilia. Scoprono che è lui a
trattare il salvataggio delle sue banche con Giulio Andreotti, a minacciare il
presidente della Mediobanca Enrico Cuccia (che si oppone al piano di
risanamento), è lui a far uccidere Giorgio Ambrosoli, nella notte dell’11 luglio
1979, con tre colpi di 357 magnum sparati al petto da un sicario che viene dagli
Stati Uniti. A ospitare Sindona a Palermo, in quell’estate di scirocco e di
sangue, è un medico italoamericano: Joseph Miceli Crimi, massone, esperto di
riti esoterici e di chirurgie plastiche. è lui che spara alla gamba del banchiere,
con sapienza clinica, per cercare di rendere credibile il rapimento. I due giudici
istruttori gli sequestrano alcune carte e, tra queste, uno stupido biglietto
ferroviario Palermo-Arezzo, usato da Miceli Crimi nell’estate del 1979.
Domanda: perché un viaggio dalla Sicilia ad Arezzo? Risposta: «Per andare dal
dentista presso cui ero in cura». Fantasiosa, ma i due milanesi non abboccano.
Miceli Crimi, messo alle strette, ammette: ma sì, sono andato da un certo Licio
Gelli, per discutere con lui la situazione di Sindona. Questo Gelli comincia
proprio a incuriosire i due giudici istruttori. I personaggi che si muovono
attorno a Sindona e si danno da fare per salvarlo, scoprono Turone e Colombo,
finiscono tutti per arrivare a Gelli: Rodolfo Guzzi, l’avvocato del bancarottiere;
Pier Sandro Magnoni, suo genero; Philip Guarino e Paul Rao, due massoni che
incontrano il Venerabile poche ore dopo essere stati ricevuti da Giulio
Andreotti. Ecco perché, nel marzo 1981, i giudici milanesi ordinano una
perquisizione di tutti gli indirizzi del Venerabile. «Cautela assoluta», ricorda
Colombo, «avevamo intuito che per ottenere risultati dovevamo procedere con
la massima segretezza». La sera di lunedì 16 marzo 1981 una sessantina di
agenti della Guardia di finanza si muove da Milano verso i quattro indirizzi di
Gelli annotati su una agenda di Sindona sequestrata al banchiere dalla polizia
di New York: villa Wanda di Arezzo, l’abitazione privata; la suite all’Excelsior
dove riceveva autorità, politici, postulanti; un’azienda di Frosinone; e gli uffici
di una fabbrica d’abbigliamento, la Giole di Castiglion Fibocchi.

Amati assegna i due fascicoli,


insieme, a due giovani magistrati. Il primo, più esperto, si chiama Giuliano Turone,
baffi curati e dita sottili, irrequieto e rigorosissimo. Dopo il liceo Manzoni di
Milano, dopo un anno negli Stati Uniti, dopo la laurea in legge, era stato
tentato dalla carriera diplomatica. Ma aveva scelto la magistratura: perché il
diplomatico deve limitarsi a eseguire la politica estera del suo governo, mentre
il magistrato decide e giudica, con il solo aiuto della legge e della sua
coscienza. Affascinato dalla geometria dell’indagine, aveva voluto diventare
giudice istruttore, figura mista (oggi cancellata dal nuovo codice) di giudice e
investigatore. Poco più che trentenne, era entrato di persona nel covo-prigione
di uno dei primi sequestrati italiani, l’imprenditore Luigi Rossi di Montelera; e
nel 1974 aveva fatto arrestare il responsabile, un ometto siciliano che abitava
in via Ripamonti 84, a Milano, e che sulla carta d’identità aveva scritto Luciano
Leggio, anche se era già noto come boss di Cosa nostra con il nome di Luciano
Liggio.

Gherardo Colombo, il secondo


magistrato, era invece un giovanotto che arrivava a palazzo di giustizia con i jeans e
la camicia senza cravatta, e sopra gli occhiali aveva una gran corona di capelli
refrattari al pettine. Era cresciuto in una grande casa sui colli della Brianza,
padre medico e un po’ poeta, nonno e bisnonno avvocati. Amava i giochi di
logica e il bridge. Parlava con aria apparentemente svagata, accompagnando le
parole con brevi gesti secchi della mano, che poi spesso lasciava così, sospesa
a mezz’aria. Per nove mesi, Turone e Colombo lavorano sodo. Macinano
insieme decine e decine di interrogatori, perquisizioni, indagini bancarie. Sono
letteralmente risucchiati da un’inchiesta che è un giallo appassionante, pieno
di misteri e di colpi di scena. «Era un tessuto dai cento fili intrecciati», secondo
Turone, «così abbiamo cominciato col tirare i fili che sporgevano dalla trama».

Il sequestro di Sindona: strano,


con quella improbabile rivendicazione del «Gruppo proletario di eversione per una
giustizia migliore». Strani anche gli affidavit (dichiarazioni giurate) che una
decina di persone invia negli Stati Uniti, ai magistrati americani, per
testimoniare che il povero Sindona, che ha fatto bancarotta e ha lasciato sul
lastrico centinaia di clienti, è perseguitato dai magistrati italiani soltanto per la
sua fede anticomunista. Uno degli affidavit è firmato da un certo Licio Gelli.
Dice: «Nella mia qualità di uomo d’affari sono conosciuto come anticomunista e
sono al corrente degli attacchi dei comunisti contro Michele Sindona. è un
bersaglio per loro e viene costantemente attaccato dalla stampa comunista.
L’odio dei comunisti per Michele Sindona trova la sua origine nel fatto che egli
è anticomunista e perché ha sempre appoggiato la libera impresa in un’Italia
democratica». La prosa non è un granché, ma l’ossessione anticomunista è ben
presente (e allora, almeno, i comunisti c’erano davvero...).

L’incarico delle perquisizioni


è affidato a un uomo di cui Turone e Colombo conoscono la lealtà istituzionale, il colonnello
della Guardia di finanza Vincenzo Bianchi. Ha l’ordine di agire senza informare nessuno e senza
avere alcun contatto con le autorità locali, i carabinieri, la polizia, la magistratura del posto,
neppure i comandi della Guardia di finanza. I suoi finanzieri, arrivati in Toscana, non passano la
notte nella caserma di Arezzo, ma si disperdono in diverse località lì attorno. Per tutti,
l’appuntamento è all’alba del 17 marzo.
Scatta la perquisizione. Nessun risultato a Roma. Niente a villa Wanda. L’azienda di Frosinone è
un vecchio indirizzo. Alla Giole, invece, c’è una montagna di carte. Gelli non si trova, è a
Montevideo. Ma la sua segretaria, Carla, protegge con vigore i documenti stipati nella
scrivania, nei cassetti, nella cassaforte, in una valigia... Nella cassaforte ci sono gli elenchi della
loggia segreta. «Sequestrate tutto», ordinano, per telefono, i giudici istruttori. La perquisizione
è ancora in corso quando a Bianchi arriva via radio una chiamata del generale Orazio Giannini,
comandante della Guardia di finanza: c’è anche il suo nome, in quegli elenchi, come quello del
suo predecessore, il generale Raffaele Giudice, come quello del capo di stato maggiore della
Finanza, il generale Donato Lo Prete. E il comandante delle Fiamme gialle di Arezzo, e una folla
di generali, colonnelli, maggiori...

Verso il porto delle nebbie.


Tutte le carte sono portate a Milano. Turone e Colombo le catalogano, personalmente, pagina
per pagina. Ne fanno due copie. L’originale entra nel fascicolo dell’inchiesta; la prima copia è
affidata ai finanzieri, con l’incarico di conservarla in un luogo sconosciuto agli stessi giudici; la
seconda è nascosta, sotto una falsa intestazione («Formazioni comuniste combattenti») tra i
fascicoli di un collega di cui i due si fidano, il giudice Pietro Forno. Non si sa mai.
Fuori dal palazzo di giustizia di Milano, intanto, nessuno sa delle carte sequestrate a Gelli.
Eppure qualcuno sta lavorando febbrilmente per parare il colpo. La notizia comincia a
trapelare. La dà, per primo, il telegiornale Rai la sera del 20 marzo. Ma non è chiaro quali
documenti siano stati trovati dai giudici. Il giorno dopo, sabato 21 marzo, il Giornale (allora
diretto da Indro Montanelli) scrive: «Nell’ambito delle indagini per l’affare Sindona, stasera si è
appresa una doppia operazione compiuta dalla magistratura di Milano e da quella di Roma,
nella villa aretina di Licio Gelli, Venerabile Maestro della loggia massonica P2. Per conto dei
giudici milanesi l’intervento sarebbe stato operato dalla Guardia di finanza, mentre Roma
avrebbe partecipato agli accertamenti attraverso il sostituto procuratore della Repubblica
Sica». Strana notizia: il ritrovamento non è avvenuto a villa Wanda ma alla Giole di Castiglion
Fibocchi; e soprattutto Domenico Sica, detto «Rubamazzo», per ora non c’entra nulla. Ma
basteranno poche settimane e Roma arriverà ad avverare la profezia del Giornale e a
strappare l’indagine ai magistrati milanesi.

Turone e Colombo, consci del peso


istituzionale della loro scoperta, decidono che è loro dovere informare il capo dello Stato: ma il
presidente Sandro Pertini è all’estero, così ripiegano sul capo del governo, Arnaldo Forlani. Si
recano a Roma il 25 marzo, l’appuntamento è fissato alle ore 16 a Palazzo Madama. Aspettano
per due ore. Poi la segreteria di Forlani comunica che c’è stato un equivoco, che il presidente li
aspetta a Palazzo Chigi. I due giudici si spostano lì. Ad accoglierli è il capo di gabinetto di
Forlani. «Ci siamo guardati negli occhi in silenzio», ricorda Colombo, «il funzionario davanti a
noi era il prefetto Mario Semprini, tessera P2 1637». Forlani è cortese, chiede se le carte
trovate possono essere non autentiche. I due giudici gli mostrano una firma autografa del
ministro della Giustizia Adolfo Sarti sulla domanda d’iscrizione alla loggia. Chiedono: «Signor
presidente, avrà certamente un documento controfirmato dal suo ministro Guardasigilli...».
Forlani ne prende uno, confronta i due fogli, si convince. «Datemi tempo di riflettere», conclude
Forlani. «Di solito offro agli ospiti di riguardo un aereo dei servizi per tornare a casa. Mi pare
che questa volta non sia il caso».
Forlani tira in lungo. Non vuole prendersi la responsabilità di rendere pubblici gli elenchi. Cerca
di scaricarla sui giudici milanesi. Sui giornali del 20 maggio i titoli confermano quella
sensazione: «Forlani: spetta ai giudici togliere il segreto sulla P2». Turone, Colombo e il capo
dell’ufficio Amati inviano immediatamente una lettera al presidente del Consiglio, in cui
sostengono che sono coperti dal segreto istruttorio i verbali delle deposizioni dei testimoni che
stanno sfilando davanti a loro, ma non «il restante materiale trasmesso». Forlani capisce che
non può più aspettare. Le liste di Gelli sono rese pubbliche.

Oltre agli elenchi degli affiliati


e alla documentazione sulla loggia, tra le carte sequestrate vi sono 33 buste sigillate con
intestazioni diverse: «Accordo Eni-Petromin», «Calvi Roberto vertenza con Banca d’Italia»,
«Documentazione per la definizione del gruppo Rizzoli», «On. Claudio Martelli»...
C’erano già, in quelle carte, i segreti di Tangentopoli, del Conto Protezione e di tanto altro
ancora. Ma i tempi non erano maturi. Da Roma si muovono il giudice istruttore Domenico Sica
(detto «Rubamazzo») e il procuratore della Repubblica Achille Gallucci. Sollevano il conflitto di
competenza e la Cassazione, il 2 settembre 1981, strappa l’inchiesta a Milano per affidarla a
Roma. Non sviluppata, l’indagine si spegne. «Mi è arrivata sulla scrivania già morta», dice
Elisabetta Cesqui, il pubblico ministero che eredita l’indagine. L’accusa di cospirazione politica
contro le istituzioni della Repubblica mediante associazione cade: tutti i rinviati a giudizio
(pochi: qualche capo dei 17 gruppi in cui la P2 era divisa, più Gelli e i responsabili dei servizi
segreti) sono prosciolti, e comunque il processo arriva in Cassazione quando ormai è troppo
tardi e per tutti scatta la prescrizione.

Pochi del club P2 sono stati messi


davvero fuori gioco dallo scandalo che seguì la pubblicazione degli elenchi. I magistrati (unica
categoria che reagì con decisione) furono giudicati e sanzionati dal Consiglio superiore della
magistratura. Ma ciò non toglie che uno dei magistrati iscritti alla P2, Giuseppe Renato Croce,
tessera numero 2071, oggi giudice per le indagini preliminari a Roma, con arzigogoli
procedurali stia dando ragione a Marcello Dell’Utri in una delle tante contese giudiziarie che il
braccio destro di Berlusconi ha aperte.
Molti dei piduisti sono stati messi da parte dagli anni e dall’età. Ma chi resiste all’azione del
ciclo biologico non se la cava poi tanto male. Tra i giornalisti (di allora), Gustavo Selva è
parlamentare di An; Maurizio Costanzo è direttore di Canale 5 e uomo politicamente
trasversale, anche se sempre dalla parte di Berlusconi nei momenti cruciali; Massimo Donelli è
direttore della nuova tv del Sole 24 ore. Roberto Gervaso continua a scrivere un fiume di
articoli e di libri e nessuno si ricorda più di una simpatica lettera che inviò, tanto tempo fa, a
Gelli: «Caro Licio, ho chiesto a Di Bella (direttore del Corriere della sera quando era nelle mani
della P2, ndr) di farmi collaborare. è bene che tutti capiscano che bisogna premiare gli amici.
Oggi Di Bella parlerà della mia collaborazione con Tassan Din (direttore generale del Corriere,
piduista come l’editore del Corriere, Angelo Rizzoli, ndr). Vedi di fare, se puoi, una telefonata a
Tassan Din, affinchè non mi metta i bastoni tra le ruote». Più defilato Paolo Mosca, ex direttore
della Domenica del Corriere. Gino Nebiolo, all’epoca direttore del Tg1, è stato mandato da
Letizia Moratti a dirigere la sede Rai di Montevideo (una capitale della P2) e oggi scrive sul
Foglio di Giuliano Ferrara. Franco Colombo, ex corrispondente della Rai a Parigi e aspirante
piduista, oggi ha cambiato mestiere: è vicepresidente della società del Traforo del Monte
Bianco e si sta dando molto da fare per gli appalti che devono riaprire il tunnel. Alberto Sensini
(aspirante piduista, come Colombo) scrive di politica sui giornali.

Tra i politici,
Pietro Longo, segretario del Partito socialdemocratico, divenne il simbolo negativo del piduista
con cappuccio. Ma a tanti altri è andata meglio. Publio Fiori (tessera 1878), ex deputato
democristiano, è trasmigrato in An e nel 1994 è diventato ministro di Berlusconi. Una poltrona
di ministro è già capitata, durante il governo Berlusconi, anche ad Antonio Martino (anch’egli a
Gelli aveva solo presentato la domanda d’iscrizione). Invece Duilio Poggiolini (tessera 2247), ex
ministro democristiano della Sanità, ha avuto la carriera stroncata non dalla P2, ma dai lingotti
d’oro di Tangentopoli trovati nel pouf del salotto. Massimo De Carolis (tessera P2 1815, solo un
numero in meno di quella di Berlusconi), negli anni Settanta era democristiano e leader della
«Maggioranza silenziosa», oggi è tornato alla politica sotto le bandiere di Forza Italia e grazie al
rapporto diretto con Berlusconi ha ottenuto la presidenza del Consiglio comunale di Milano e la
promessa di una candidatura in Parlamento. Le ha dovuto abbandonare entrambe, dietro la
ferma insistenza del sindaco Gabriele Albertini, dopo essere stato coinvolto in alcuni scandali. è
accusato, tra l’altro, di aver chiesto 200 milioni per rivelare notizie riservate a una azienda
partecipante a una gara per un appalto a Milano. Ma il fatto curioso è che, insieme a De
Carolis, nel processo in corso a Milano sia coinvolta un’altra vecchia conoscenza della P2: Luigi
Franconi (tessera P2 numero 1778). I rapporti solidi resistono nel tempo

Più utile il lavoro della Commissione parlamentare


presieduta da Tina Anselmi, che dichiara le liste della P2, con 972 nomi, «autentiche» e
«attendibili», ma incomplete. E con anni di lavoro produce un materiale immenso e prezioso, la
documentazione di come funzionava una potentissima macchina di eversione e di potere. Ma
nel 1981 le speranze - o le paure - erano altre: una parte del Paese sperava che lo scandalo P2
avviasse il rinnovamento della vita politica e istituzionale; un’altra temeva che il proprio potere
si incrinasse per sempre. Sbagliavano gli uni e gli altri.

La giustizia va ricondotta
«alla sua tradizionale funzione di equilibrio della società e non già di eversione». Per questo, è
necessaria la separazione delle carriere del pubblico ministero e dei giudici, «l’istruzione
pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte ai giudici
giudicanti», la «riforma del Consiglio superiore della magistratura che deve essere
responsabile verso il Parlamento». Molto è già stato realizzato. Per il resto si vedrà.
Che fine hanno fatto gli altri «fratelli» di loggia? Alcuni hanno fatto proprio una brutta fine.
Sindona, dopo essere stato condannato per l’omicidio di Giorgio Ambrosoli, è morto in carcere,
per una tazzina di caffè al veleno. Il suo successore nella finanza d’avventura, Roberto Calvi,
tessera numero 1624, ha gettato la più grande banca italiana, il Banco Ambrosiano, nelle
braccia della P2 che gli ha sottratto un fiume di miliardi e l’ha fatto finire in bancarotta; alla
fine, il 18 giugno 1982, è stato trovato penzolante sutto il ponte dei Frati neri, a Londra. Mino
Pecorelli, tessera 1750, giornalista in contatto con i servizi segreti, direttore di Op e piduista
anomalo che voleva giocare in proprio, è stato crivellato di colpi nella sua automobile, il 20
marzo 1979.

La loggia multinazionale.
Gelli è agli arresti domiciliari a villa Wanda, condannato per il crac del Banco Ambrosiano. Molti
degli affiliati, il nocciolo duro del club dell’oltranzismo atlantico, sono stati coinvolti in vicende
di eversione, stragi, tentati colpi di Stato, depistaggi. Così Vito Miceli, Gian Adelio Maletti,
Antonio Labruna, Giuseppe Santovito, Giovanni Fanelli, Antonio Viezzer, Umberto Federico
D’Amato, Giovanbattista Palumbo, Pietro Musumeci, Elio Cioppa, Manlio Del Gaudio, Giovanni
Allavena, Giovanni Alliata di Montereale, Giulio Caradonna, Edgardo Sogno... Ci vorrebbe
almeno un libro per ciascuno, per raccontare la multiforme attività di questi fedeli servitori del
Doppio Stato.
Organizzazione multinazionale, la P2 aveva affiliati che operavano in Sudamerica: Uruguay,
Brasile e soprattutto Argentina. In Argentina, dove Gelli aveva rapporti molto stretti con i
servizi segreti, aveva arruolato nella loggia l’ammiraglio Emilio Massera, capo di Stato
maggiore della Marina, Josè Lopez Rega, ministro del Benessere sociale di Juan Domingo Peron,
Alberto Vignes, ministro degli Esteri, l’ammiraglio Carlos Alberto Corti e altri militari.

Vent’anni dopo, in Italia è tempo


di revisioni. Anche sulla P2. è stato un legittimo club di amiconi, magari con qualcuno che ne
approfittava un po’ per fare affari. Gelli? Un abile traffichino che millantava poteri che in realtà
non aveva. Ma era proprio questo, la P2? Vista con distacco, appare invece il luogo più attivo
per l’elaborazione di strategie di potere del grande partito atlantico in Italia, almeno tra il 1974
e il 1981. Centro d’incontro tra politica, affari, ambienti militari. Nella loggia segreta è confluito
il partito del golpe, reduce della stagione delle stragi 1969-74, ma con una nuova strategia, più
flessibile, più attenta alla politica. E ai soldi, che possono comprarla: come suggerisce,
appunto, il Piano di rinascita.

E oggi? La fase 2, naturalmente


, è nuova. La società è cambiata. Anche gli uomini alla ribalta sono, in buona parte, diversi. Ma
nella storia italiana non si butta via niente, c’è una continuità di fondo con il peggio delle
nostre vicende, fatte di un anticomunismo eversivo, bancarotte e spoliazioni di denaro
pubblico, politica corrotta, stragi, morti ammazzati, rapporti inconfessabili con le organizzazioni
criminali. Il passato, il tremendo passato italiano, deve sempre restare non del tutto chiarito,
perché i dossier, gli uomini, i segreti, i ricatti che da quel passato provengono possano essere
riciclati nel futuro. Da questo punto di vista, la parabola di Silvio Berlusconi, uomo
«nuovissimo» che viene dal passato vecchissimo di Gelli e affiliati, è la parabola dell’Italia.

Politica & affari.

Un banchiere iscritto alla P2, certo meno noto di Sindona e Calvi, era Antonio D’Alì, proprietario

della Banca Sicula e datore di lavoro di boss di mafia come i Messina Denaro. Oggi ha passato la

mano al figlio, Antonio D’Alì jr, eletto senatore a Trapani nelle liste di Forza Italia. Angelo Rizzoli,

che si fece sfilare di mano il Corriere dalla compagnia della P2, oggi fa il produttore

cinematografico. Roberto Memmo (tessera 1651), finanziere che tanto si diede da fare per salvare

Sindona, oggi è buon amico di Marcello Dell’Utri, di Cesare Previti e del giudice Renato
Squillante, che incontrava insieme, e dirige la Fondazione Memmo per l’arte e la cultura, con sede a

Roma nel Palazzo Ruspoli.

Rolando Picchioni (tessera 2095), torinese, ex deputato dc, coinvolto (ma assolto) nello scandalo

petroli, oggi è in area Udeur ed è segretario generale del Salone del libro di Torino. Giancarlo Elia

Valori, unico caso di piduista espulso dalla loggia perché faceva troppa concorrenza al Venerabile

Maestro, oggi è presidente dell’Associazione industriali di Roma, infaticabile scrittore di libri e

instancabile tessitore di rapporti e di alleanze. Vittorio Emanuele di Savoia (tessera 1621) è un

curioso caso di uomo off-shore: non può rientrare in Italia, ma in Italia fa business, seppure

attraverso società estere. Ora vorrebbe poter rientrare definitivamente, anche se nei fatti non ne è

mai stato fuori, a giudicare dai suoi affari e traffici (d’armi): nei decenni scorsi è stato, anche grazie

alla sua integrazione nel club P2, mediatore d’affari all’estero per conto di aziende italiane (Agusta)

e addirittura di Stato (Italimpianti, Condotte...), quello stesso Stato sul cui territorio non poteva

mettere piede. Di Berlusconi ha detto (era il 1994): «è un buon manager, può rimettere ordine

nell’economia italiana». Come? Per esempio «cancellando quel disastro» che è «lo Statuto dei

lavoratori, con il divieto di licenziamento». Apprezzamenti naturali, tra compagni di loggia. Ma con

un finale obbligato per il principe: «Io? Non faccio politica». Vittorio Emanuele non vota, ma c’è da

scommetterci che tifa per Berlusconi, che potrà farlo finalmente rientrare in Italia, questa volta

anche fisicamente.

Circolo Pinay e la P2

Il Circolo Pinay è un'organizzazione "Atlanticista" di destra composta da agenti dei servizi segreti in
attività e in pensione, ufficiali e politici che hanno cospirato per "causare" dei cambiamenti governativi.
Fra le altre cose esso rivendica il merito di aver pilotato l'elezione di Margaret Thatcher in UK.
Il decennio degli anni '70 è stato un bel periodo caratterizzato da enormi sommovimenti politici, giochi
sporchi ed incessanti dicerie in merito a colpi di stato di matrice militare destrorsa nelle principali
democrazie occidentali. I fianchi più meridionali dell'asse europea della Nato - Portogallo, Spagna, Turchia
e Grecia - trasformarono le dicerie in fatti agghiaccianti tramite gli smalti blu acciaio delle canne dei fucili.
L'Italia, terra della pizza,del Papa e della Propaganda 2 (P2) arrivò ad elaborare la sua propria variante
della stabilità politica con i buoni ufficiali della CIA dello Zio Sam.
Mentre la decade degli anni '80 lentamente scivolava sull'orizzonte dell'est europeo ora meno che rosa, i
beneficiari destrorsi del programma coordinato di destabilizzazione internazionale ringraziavano
sentitamente. Fra questi c'erano la Signora di Ferro inglesa - Margaret Thatcher - Madonna dell'industria
degli armamenti - e l'americano Ronald Regan - meno fragile e considerevolmente meno perspicace,
stimato amico dei ragazzi della lobby internazionale delle armi.
Questi due decenni hanno visto la proliferazione di gruppi segreti e semi-ufficiali di destra che hanno
coordinato i servi e la propaganda ed intrapreso "nere" operazioni occulte in tutto il mondo. Uno dei più
oscuri di tutti è il Circolo Pinay, dal nome del suo fondatore Antonie Pinay, premier francese nel 1951.
Conosciuto più semplicemente come Le Cercle (Il Circolo) viene ritenuto un'organizzazione sorella ancora
più clandestina del già assai segreto gruppo Bilderberg. Entrambi i gruppi condividono affiliazioni familiari
che comprendono Henry Kissinger, Zbigniew Brzezinski e David Rockefeller.
Il Circolo Pinay nel 1969 iniziò a reclutare segretamente uomini influenti in qualità di membri. L'intenzione
era quella di spostare il clima politico dell'Europa verso l'estrema destra tramite una campagna di
propaganda segretamente finanziata e di istituire dei servizi di intelligence privati che avrebbero lavorato
in veste non ufficiale con l'esistente apparato dei servizi occidentali. Lo scrittore Stephen Dorril ritiene che
ci siano serpentine interconnessioni fra Le Cercle e la rete Gladio, struttura militare di guerriglia
"anticomunista nascosta" fondata dai Quartieri Generali delle Potenze Alleate Europee (SHAPE) della Nato
durante gli anni '50 e che era formata in gran parte da ex nazisti.
Le Cercle mantiene anche stretti rapporti con una moltitudine di organizzazioni di destra intrecciate fra
loro fra cui WACL, la Heritage Foundation, Western Goals, ISC, Freedom Association, Interdoc, Bilderberg,
l'italiana Propaganda 2, l'Opus Dei, i Moonies, e il Jonathan Institute: molti di questi sono finanziati
interamente o parzialmente dalla CIA americana.

IL RISVEGLIO DELLA MASSONERIA


"SETTE" del "Corriere della sera"
NEL MONDO DEI "FRATELLI"

Il Risveglio della Massoneria


Di Claudio Lindner
Dopo lo scandalo P2 e dopo l'inchiesta sui
presunti legami con la mafia, sembrava che
avesse perso influenza. Ora si assiste a
un'inversione di tendenza: gli iscritti
aumentano, e perfino Gelli pare
"riabilitato". Un potere occulto? Le logge
rispondono con un'operazione di
trasparenza. Ma gli espelli avvertono: i
"migliori" restano coperti dal segreto.
La massoneria in Italia resta un tabù. Pochi
ne parlano, molti la temono. Per gli esperti
ha perso influenza, per la stragrande
maggioranza è sinonimo di potere occulto e
complotti. Loro, i massoni ufficiali,
rispondono con due parole: glasnost e
marketing, vale a dire eliminare quell'alone
di mistero che circonda l'istituzione. E
quindi scendere in piazza per
commemorare Giordano Bruno a Campo
dei Fiori, festeggiare il Fratello Wolfgang
Amadeus Mozart e il ritorno del Flauto
magica all'Opera di Roma con uno sconto
del 50 per cento a chi presenta il tesserino
del Grande Oriente d'Italia, ricordare Hugo
Pratt con un convegno il prossimo
novembre sul percorso "iniziatico" di Corto
Maltese. E ancora: dibattiti culturali aperti
ai "profani", filantropia, riviste, siti Internet.

Poi bastano cinque righe di agenzia Ansa


(21 novembre 2001) per far tremare di
nuovo le Obbedienze e riportare a galla
vecchi fantasmi: "Licio Gelli è stato
nominato Gran Maestro onorarlo della
Serenissima Gran Loggia nazionale d'Italia.
Giorgio Paternò è stato eletto Sovrano Gran
Maestro". Ma come, il capo della
Propaganda 2 al centro di uno dei
maxiscandali italiani torna a intorbidire le
acque? Il Goi di Palazzo Giustiniani si
affretta a smentire ogni coinvolgimento:
"L'associazione che ha teatralmen-
riesumato Gelli non c'entra nulla con le
Obbedienze storiche presenti in Italia e ha
cambiato denominazione dopo le nostre
reiterate diffide". Negli ambienti ufficiali
la .loggia del principe Paternò di Catania .
viene ignorata, considerata "spuria". Tina
Anselmi, all'epoca presidente della
Commissione parlamentare d'inchiesta
sulla P2 ma che sull'argomento ora non
vuole più intervenire, si limita a dire "che
Geni diventa furioso quando viene negata
la sua appartenenza alla massoneria".
Insomma, gran confusione. "Manca una
legge che tuteli, oltre la libertà di
associazione anche la denominazione
corretta", sottolinea Gustavo Raffi, Gran
Maestro del Goi "chiunque può costituire e
definire "massoneria" un gruppo senza che
ci sia un riconoscimento dalle grandi logge
regolari del mondo".
Una vita molto tormentata quella
liberomuratoria, che ha oscillato tra
l'esaltazione laica, il grande tema della
libertà di associazione e le crociate contro
le trame occulte e le logge riservate.
Rialzatasi dopo le batoste subite durante il
fascismo, l'istituzione ha dovuto fare
sempre i conti con gli ostacoli frapposti dal
Vaticano che solo nel 1983 ha tolto la
scomunica all'iniziazione. Un compromesso,
quello raggiunto dalla Chiesa, forse anche
imposto. dalla realtà dei fatti, a giùdicare
dalle rivelazioni del sacerdote lombardo
don Luigi Villa, riportate dal quotidiano La
Padania, sulle infiltrazioni in San Pietro. Tra
i Figli delle Vedove, secondo don Villa,
figurano molti collaboratori di Paolo VI, due
potenti segretari di Stato come Fean Villot
e Agostino Casaroli, l'ex presidente dello
Ior, Paul Marcinkus, coinvolto nello
scandalo Sindona. Nonché monsignor
Francesco Marchisano, recentemente
nominato Vicario generale dello Stato
Vaticano e arciprete della Basilica.
C'è poi il capitolo della ricostruzione
economica del dopoguerra, con le divisioni
tra finanza cattolica e finanza laica,
quest'ultima con rapporti talvolta provati
talvolta no con la massoneria. Erano affiliati
Gino Olivetti e Vittorio Valletta, fonti
romane assicurano che lo fosse il senatore
Gasare Merzagora, per qualche tempo
presidente delle Assicurazioni Generali. Su
Enrico Cuccia, fondatore assieme a Raffaele
Mattioli di Mediobanca e protagonista di
uno scontro frontale con Sindona, le voci
sono invece discordanti. Di sicuro era un
dichiarato e importante massone 'il suocero
Alberto Beneduce. Lo è stato Carlo De
Benedetti, che ha poi abbandonato "per la
delusione provata dal livello delle riunioni
alle quali ebbe ad assistere" (Storia della
Massoneria italiana dello studioso Aldo
Mola). E lo erano molti manager di Stato.
La massoneria sta ora cercando un secondo
rilancio per uscire da una crisi ventennale
iniziata con il trauma della P2 (che
coinvolse anche il vertice della Rizzali e del
Corriere della Sera) e proseguita nel 1993
con la bufera Cordova, quando (allora
procuratore di Palmi avviò un'indagine in
Sicilia su presunti legami con la mafia
arrivando a sequestrare le liste degli iscritti
in tutta Italia (l'inchiesta fu poi archiviata).
La commissione parlamentare arrivò alla
conclusione che la P2 voleva scolpire la
sovranità dei cittadini" mentre la
magistratura assolse tutti dall'accusa di
finalità cospirative insistendo invece sulle
trame finanziarle, fiscali e sul depistaggio
nelle stragi: A mettere fuori legge la P2 fu
Giovanni Spadolini, massimo storico e
amante del Risorgimento (al quale proprio i
massoni fanno riferimento).
E Licio Galli che fine ha fatto? Ha 83 anni
ed è agli arresti domiciliare nella sua Villa
Wanda di Arezzo dove sconta la pena di 12
anni per la bancarotta dell'Ambrosiano.
Negli anni Ottanta e Novanta la ritirata è
inevitabile. Spariscono le logge coperte, il
Consiglio supremo della magistratura e la
Corte di cassazione definiscono
"inopportuna" l'adesione dei giudici. Gran
parte dei vip abbandonano. "Oggi i migliori
sono "in sonno"", dice Mola, forse il
maggior conoscitore della massoneria,
"alcuni si sono iscritti a logge in altri Paesi,
ma è difficile saperlo, perché le liste sono
segrete".
UN BOOM DI ADESIONI
Non esiste un censimento dei Fratelli,
anche perché a fare outing sono in
pochissimi. Le fonti, quindi, non possono
che essere interne. Il Goi, l'istituzione più
grossa, ha da poco superato i 14 mila
iscritti (tutti uomini, per statuto e
tradizione) e le 556 logge. La Gran Loggia
d'Italia (Gldi), la seconda per importanza
staccatasi dal Goi nel 190$ dopo la
battaglia parlamentare sull'insegnamento
della religione a scuola, ne ha 8.500 (1.500
sono donne). Terza per dimensione è la
Gran Loggia Regolare, frutto di una
scissione dal Goi a opera dell'allora Gran
Maestro Giuliano Di Bernardo che provocò
forti polemiche ma riuscì a farsi riconoscere
dalla Gran Loggia d'Inghilterra. Completa il
quadro una giungla di qualche decina di
sigle, tutte simili una all'altra, da far venire
il mal di testa.
A sentire i Gran Maestri delle due principali
istituzioni negli ultimi mesi c'è stata
un'esplosione di domande in Italia. "Questa
settimana" (venerdì 28 giugno, ndr),
racconta Luigi Danesin (Gldi), veneziano,
70 anni, consulente di diritto del lavoro (nel
suo studio lavora anche il nipote
Alessandro, parlamentare europeo di Forza
Italia), "ha firmato una cinquantina di
nuove richieste, molte sono di giovani,
anche ventenni". "Nel 1999 abbiamo
ricevuto 2.075 domande", incalza Gustavo
Raffi (Gol), 58 anni, avvocato di Ravenna,
che vanta di essere stato uno dei grandi
accusatori interni di Gelli, "nel 2001 erano
già 1.351, e continuano a crescere". La
regione leader è da sempre la Toscana,
seguono Piemonte; Calabria e Lombardia.
L'Umbria ha la densità più alta di massoni:
nove ogni 10 mila abitanti. Ma logge
"italiane" esistono anche a Londra, New
York, Miami, Praga.
E l'identik? L'età media è scesa a 42 anni
per il Goi e a 50 per la Gldi, il 58 per cento
ha un titolo universitario (dati Goi), sono
liberi professionisti, imprenditori, manager
pubblici e privati, direttori d'orchestra,
pensionati "di alto profilo". "Abbiamo circa
700 medici", spiega Danesin, "e 370
avvocati, molti capitani d'industria, tutti
preoccupati che si sappia...". Vige
l'autofinanziamento, ognuno versa circa un
milione di vecchie lire all'anno. Serietà e
controllo sulle "iniziazioni" vengono
garantiti. "Dalla richiesta all'ammissione
definitiva passano sei mesi", dichiara il
capo della Gldi, "una lunga "tegolatura" (la
relazione stesa da due Fratelli, diversi da
quelli che hanno presentato l'amico
aspirante alla loggia) e tre votazioni
segrete. Il Gran Maestro ha comunque
l'ultima parola. La nostra è una struttura
piramidale, qui non possono esistere P2".
Anche Raffi sposta l'attenzione sul lato
intimistico: "Il massone ha molta curiosità
intellettuale, è un uomo che cerca
soprattutto se stesso. Io mi sono occupato
tanto di storia, filosofia e politica (è stato
segretario regionale del Partito
repubblicano, ndr), ma solo qui ho trovato
delle risposte. E così succede oggi a tanti
giovani".
QUEL SEGRETO CHE RESISTE
Ciò che divide nettamente i massoni dal
resto del mondo è il segreto ("riservatezza"
precisano i Gran Maestri), incomprensibile
ai più nell'epoca della democrazia
occidentale, di Internet, dei satelliti e via
dicendo. "Non aderirei mai a un club se
sapessi che gli iscritti sono persone come
me", diceva una celebre battuta di
Groucho, uno dei quattro fratelli Marx. Per i
"fratelli" è esattamente l'opposto. Ancora
oggi il "segreto iniziatico" è una regola
d'oro sulla quale non si transige. Io posso
dire di essere un massone, ma non rivelare
i nomi degli altri appartenenti alla loggia.
Lo si sa dunque dei morti illustri, da
Garibaldi a Cavour, da Fermi a Carducci e
Pascoli, da Totò a Gino Cervi e Amedeo
Nazzari. Lo si ignora dei viventi, tranne
qualche eccezione come Alessandro Meluz-
Fabio Roversi Monaco, Valerio Zanone, lo
scrittore Paolo Maurensig.
La segretezza è sempre stata un punto di
forza. Nel Settecento e nell'Ottocento per
aiutare la battaglia dell'opposizione ai
totalitarismi e nella seconda metà del
Novecento soprattutto per favorire le reti di
affari politici e finanziari. I massoni ufficiali
negano di essere un'associazione segreta:
"Siamo sull'elenco telefonico, tutti possono
visitare le nostre sedi". La Gldi ha
recentemente avviato. una campagna di
sensibilizzazione politica per chiedere
l'abolizione di quelle norme presenti in
alcuni statuti regionali che pongono veti
nell'amministrazione pubblica (Toscana,
Emilia, Liguria, Piemonte, Lazio e Friuli).
Danesin è stato ricevuto dall'ex ministro
degli Interni, Claudio Scajola, e due mesi fa
ha scritto una lettera a Gianfranco Fini,
come vicepresidente del Consiglio e
soprattutto come leader di Alleanza
nazionale, "un partito che prevede
discriminazioni nello statuto". Tenterà, dice,
anche con il vertice della Lega, la più ostile
nei fora confronti.
PIÙ TOLLERANZA all'estero
I Gran Maestri puntano tutto sulle due
sentenze emesse nel 2001 dalla Corte dei
diritti dell'uomo di Strasburgo. La prima, su
ricorso del Goi, va contro una legge della
Regione Marche che obbliga i concorrenti a
cariche pubbliche a una dichiarazione di
non appartenenza a logge. La seconda dà
ragione a un magistrato di Monza,
sottoposto a procedura disciplinare nel
1994 perché ex Fratello.
La Corte di Strasburgo riflette forse
l'atteggiamento più tollerante che c'è negli
altri Paesi, dove la massoneria resta molto
radicata e influente pur se insidiata da altri
poteri forti come le lobby o le grandi élite
che si raccolgono nella Commissione
Trilaterale e nel gruppo Bilderberg.
I liberomuratori nel mondo sono circa sette
milioni, dei quali due milioni e mezzo negli
Stati Uniti. Si racconta che solo quattro
presidenti americani non siano stati Fratelli
(tra questi il cattolico John Kennedy e che lo
stesso George Bush abbia giurato sulla
Bibbia massone custodita nel Tempio di
Washington. Molto potente resta nel Regno
Unito (250 mila gli affiliati), dove è nata nel
1717, anche se il laburista Tony Blair ha
duramente attaccato la segretezza delle
logge che ritiene siano un grande serbatoio
per la classe dirigente conservatrice. I
"freemasons" hanno risposto con una
campagna di immagine studiata da una
società di pubbliche relazioni. A fine giugno
hanno organizzato una raccolta fondi per
beneficenza distribuendo T-shirt con la
scritta: "Io sono un massone".
In Francia gli iscritti sono 130 mila, circa 5
mila quelli che contano nelle stanze del
potere. Alcuni sono stati coinvolti nei
recenti scandali politico-finanziari, ma ciò
non ha impedito a Jacques Chirac, in vista
delle elezioni presidenziali, di invitare
all'Eliseo i Gran Maestri delle nove principali
Obbedienza e al primo ministro dell'epoca,
Lia nel Jospin, di andare ospite a colazione
nella sede del Grande Oriente di Francia a
Parigi. I massoni hanno ricambiato in
maggio, alla vigilia della sfida Chirac-Le
Pen, invitando con un comunicato a votare
per il presidente uscente (il Fronte
nazionale è da sempre considerato un
acerrimo nemico).
In Italia tra i principali promotori di
interpellanze e interrogazioni parlamentari
a sostegno dei diritti dei massoni c'è
sempre stato il se natore Marcello Pera, ora
presidente di Palazzo Madama. "Lo vedrò a
Lucca", annuncia Danesin, "il mio
predecessore Franco Franchi lo conosceva
molto bene".

SONO POCHI I "FRATELLI" DICHIARATI


Eccezioni: l'ex segretario del Pli Valerio
Zanone, l'ex rettore dell'università di
Bologna Fabio Roversi Monaco e lo
psichiatra Alessandro Meluzzi.

INTERVISTA AD ANNA GIACOMINI


Sebben che siamo donne, andiamo al
Tempio
A Giacomini (foto), scrittrice ed ex
antiquaria "felicissima nonna" di 60 anni, è
diventata massone nel 1992: "Nel tempio",
racconta, "si impara ad ascoltare, è una
scuola per tutti noi: ci si pub esprimere
quanto si vuole, si pub intervenire sa
quanto detto da altri, ma senza tare
polemica. Esiste un dialogo vero,
l'interlocutore viene rispettato".
Ma che utilità ha il segreto, regola d'oro
della massoneria? "Chi partecipa",
risponde, "acquisisce una ricchezza che si
rischia di perdere se viene comunicata".
Paola Neuhaus, ex fotografa, à iscritta da
sedici anni, ma ha cambiato
Obbedienza una volta per passare da una
tutta al femminile a una mista "e avere
un'esperienza di dialogo più ampia". "Ci si
aiuta a vicenda", spiega, "quando un
"fratello" o una "sorella" sono indigenti o
stanno male ferma restando che il mondo
interno è come quello fuori. Non à detto
che ci vogliamo tutti bene a ogni costo".
Le donne in massoneria sono 2.500-3.000
(ma anche qui non esiste art censimento),
la maggioranza fa parte della Gran Loggia
d'Italia, obbedienza mista, a differenza dei
Grande-Oriente, più tradizionale e
dogmatico. Esistono poi alcune logge solo
femminili con qualche centinaio di affiliato.
Il Gran Maestro, Giuseppe Garibaldi,
attestano documenti dell'epoca, "inizia"
una donna nell'Ottocento, quando in
Francia e in Germania già esistevano
società androgine.
In Italia è solo dalla metà degli anni
Settanta che la massoneria femminile ha
presa qualche consce; sulle tracce di Anita
Garibaldi, Eleonora Duse, Marisa Bettola.
Il "maschilismo" del Grande Oriente ha
salvato le donne dalla P2 e dall'onta della
lista di Licio Galli. Anche se un rivolo dello
scandalo è arrivato a una loggia femminile
di Palermo costituita sotto la spinta di
Giuseppe Miceli Crimi piduista, salito agli
onori delle cronache come il medico dal
quale il bancarottiere Michele Sindone si
fece sparare al braccio per rafforzare la
messa in scena del finto sequestro siciliano.

Maggioranza MENO OSTILE


In effetti il rilancio della massoneria
esoterica trova il terreno fertile
nell'establishment nuovo che governa il
Paese.
"C'è in alcune persone che fanno parte
della maggioranza minor ostilità", dice
Mola, sottolineando comunque come in altri
Paesi l'influenza sia ben più forte che da
noi. In Parlamento, secondo i Gran Maestri,
non ci sarebbero che una decina tra
deputati e senatori. Ma Danesin non si
lamenta di questo: "C'è una schiera di
"amici", non iscritti, ma è meglio così
altrimenti si rischia di ricreare una
situazione tipo P2: perché mai dovrei
vantarmi di quel parlamentare o ministro
massone?".
L'attenzione di Pera ai temi delle libertà
individuali dei "Fratelli" non può che essere
condivido dal presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi, massone in sonno quale
iscritto alla P2, "non un titolo di demerito".
Come disse a Telelombardia. "Iniziato" nel
gennaio 1978, il Cavaliere sostenne
durante il processo che "in quella loggia
c'erano persone di fronte alle quali togliersi
tanto di cappello". Fu assolto come tutti gli
altri dall'accusa di cospirazione politica.
Certamente tollerante è Antonio Martino,
ministro della Difesa: non figurava nella
lista della P2, ma secondo quanto risulta
nell'Archivio storico della Camera fece
domanda di ammissione il 6 luglio 19$0
introdotto da tre professori. La procedura
non venne perfezionata perché poco dopo
scoppiò lo scandalo.
L'apparato militare è sempre stato uno dei
più sensibili al richiamo delle logge
soprattutto quando prevale il filoatlantismo
incondizionato.
II curriculum del neoministro degli Interni,
Giuseppe Pisanu, presenta invece rapporti
stretti con un altro sardo doc, Armando
Corona, ritenuto l'epuratore di Gelli e guida
del Goi dopo la P2. La carriera politica di
Pisanu subì un arresto negli anni Ottanta,
quando si dovette dimettere da
sottosegretario al Tesoro a seguito delle
polemiche scaturite dopo la sua
deposizione sui rapporti con Flavio Carboni
e Roberto Calvi.
Più risorgimentale e ideale è la sintonia del
livornese Carlo Azelio Crampi con la
massoneria. Sul presidente della
Repubblica sano girate molte voci, mai
suffragate da dati certi, e lui ha sempre
categoricamente smentito di essere stato
iscritto. Certo è che la decisa campagna di
rivalutazione dei simboli patriottici, la
bandiera italiana e l'inno di Mameli
(massone doc), trova il plauso sincero del
Gran Maestro Raffi (Gol). E l'Associazione
mazziniana presieduta da Maurizio Viroli
("Circa il 30 per cento dei nostri 3 mila soci
sono massoni, come Giuseppe Mazzini"), ha
nominato Ciampi socio onoraria.
Non mancano dunque i presupposti per un
risveglia della massoneria nei quartieri alti
dell'establishment italiano. Se non appare
molto coerente con le ambizioni del
governo Berlusconi la battaglia promossa
dal Grande Oriente d'Italia per rafforzare la
scuola pubblica, piacciono certamente alla
massoneria internazionale la spinta fi- e la
politica liberista in economia.
Forte è da sempre nelle università, dove le
cordate di Fratelli dominano i concorsi
pubblici e le promozioni in cattedra
soprattutto nelle facoltà di Medicina (i "si
dice> sono tanti, ma nessuno si arrischia di
fare i nomi in pubblica). Le voci corrono
tuttora nei settori militari, dei servizi
segreti, nell'amministrazione pubblica in
generale, si stemperano nel mondo
"spaventato" della Giustizia.
E l'ultimo tam tam riguarda niente meno
che le nomine della Rai, dove presidente e
direttore generale "non sarebbero malvisti"
dalla massoneria.

I "NON OSTILI DEL NUOVO GOVERNO


II presidente del Consiglio Silvio Berlusconi:
era iscritto alla loggia P2, attualmente è "in
sonno".
Ex aspirante
ll ministro dalia Difesa Adonio Martino:
chiese l'iscrizione alla P2, ma non fece in
tempo a entrarvi.
Buoni rapporti.
II neoministro degli Interni Giuseppe
Pisanu: aveva rapporti stretti con Armando
Corona, ritenuto l'epuratore di Gelli e guida
del Goi dopo la P2.

18 luglio 2002 - MASSONERIA E P2:


INTERVISTA COSSIGA
"Sette", settimanale del "Corriere della
sera"
Il settimanale "Sette" pubblica un lungo
servizio (con richiamo in copertina, dove
compare una foto del Gran Maestro Raffi),
dal titolo
NEL MONDO DEI "FRATELLI" IL RISVEGLIO
DELLA MASSONERIA
A margine del servizio compare un'
intervista all' ex presidente Francesco
Cossiga, di Claudio Lindner, della quale
trascriviamo il testo:

Francesco Cossiga conferma: "Ho la


sensazione che i "fratelli" abbiano ripreso
influenza". Un fatto di cui l'ex presidente
non si rammarica:"Difendere la massoneria
è una battaglia di libertà", dice. E persino
sulla P2..................
- Presidente, un intero scaffale della sua
libreria è dedicato alla massoneria, solo un
interesse politico-culturale?
- Il mio interesse per la massoneria è sorto
soltanto per un motivo di libertà, così come
a suo tempo condussero battaglie politiche
sia Cesare Ruffini sia Antonio Gramsci
quando il fascismo voleva sopprimere la
massoneria".
- Ma lei è massone?
- Ma no, sono di tutt'altra parrocchia. Lo era
mio nonno oculista, Gran Maestro 33°
grado di rito scozzese, arrivò ad essere
tesoriere del Grande Oriente d'Italia. Morì a
92 anni con un rimpianto: non riuscire a
votare il 2 giugno per la Repubblica.
- E poi?
- Nella mia famiglia c'era un ramo
strettamente cattolico, antimassone. Mia
zia giunse a tale faziosità dopo la
scomparsa del nonno da distruggere ogni
simbolo o ricordo della sua appartenenza
all'istituzione....
- A Francesco Cossiga, ex presidente della
Repubblica e protagonista degli ultimi 40
anni di politica italiana, l'argomento
massoneria piace, lui si scalda subito.
- Ho visto montare questa favola della P2,
non si comprenderà mai perché si è
gonfiata e sgonfiata così rapidamente. Ha
lasciato persone distrutte: alcune, altre
no.....
- C'erano anche tentazioni golpiste nella
P2?
- Ma per carità. La P2 era prevalentemente
un'associazione di mutuo soccorso, e poi
esisteva lo spirito di sovversione degli
americani nel caso i comunisti fossero
andati al governo. Sa dove è nata l'idea
della P2?
- Me lo dica lei.
- Un grande massone non piduista mi ha
raccontato che tutto nacque nella residenza
dell'ammiraglio comandante della VI Flotta
a Napoli. Il vero scopo era quello di mettere
insieme i militari e i "civil servant" più
filoamericani, Licio Gelli doveva essere
l'organizzatore. Quando non serviva più, gli
americani l'hanno mollata.
- Nella storia della massoneria
internazionale l'élite militare ha sempre
avuto un certo peso.
- Assolutamente sì. Anche in Italia. L'arma
dei carabinieri, per esempio, ha come
principio base la fedeltà, caratteristica
fortissima fra i massoni. Ma non solo:
quando ero sottosegretario alla Difesa nel
1966 venne nominato capo di Stato
Maggiore della Marina un generale
calabrese e mi ricordo un sussurrare un po'
scandalizzato negli ambienti militari perché
era un cattolico.
- Presidente, parliamo di oggi. Gelli è ora
riapparso, Gran Maestro onorario
nell'Obbedienza del principe Paternò.
- Sì, negli ultimi mesi la massoneria
internazionale ha completamente riabilitato
Gelli perché si ritiene che fosse stato
oggetto di persecuzione. E lui continua ad
essere un uomo influente e importante
della massoneria italiana, anche se è un
uomo prudente che ha incassato tutto.
- Presidente, ma quanto conta oggi la
massoneria in Italia?
- Ho la sensazione che abbia ripreso
influenza. Sempre più spesso sento dire;
"Quello è un massone". Intendiamoci, ci
sono persone degnissime, come il mio
amico Roversi Monaco, rettore
dell'Università di Bologna che per questo
ebbe anche l'umiliazione di un'inchiesta
giudiziaria. Ho la certezza che i miei amici
ministri lo siano, ma non faccio i nomi
perché essere massoni in Italia sembra una
cosa disonorevole.
- A proposito di battaglie per la libertà, la
Corte di Giustizia di Strasburgo ha dato
ragione al Grande Oriente che aveva fatto
ricorso contro due casi di discriminazione.
- Sì, e la cosa "bella" è che la sentenza di
Strasburgo è stata impugnata dal governo
presieduto da un ex piduista e che conta
molti ministri massoni. Lo dico con rispetto,
mio nonno era massone......
Claudio Lindner

La lunga lotta contro mafia e P2

di ANTONIO MEREU
Nel week-end dal 6 all' 8 agosto di 20 anni fa si consumo' il fallimento del Banco Ambrosiano. La mattina
del 9 agosto inizio' la sua resurrezione sotto la sigla di Nuovo Banco Ambrosiano. La principale banca
privata d' allora, devastata dalle manovre spregiudicate di Roberto Calvi e del vescovo Marcinkus, venne
risanata e rilanciata per volonta' ferma di tre protagonisti: il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta, il
governatore della Banca d' Italia Carlo Azeglio Ciampi, Giovanni Bazoli, esponente della sinistra cattolica
bresciana, temprata alla scuola di Giovan Battista Montini. Andreatta e Ciampi imposero il professor
Bazoli come presidente del Nuovo Banco Ambrosiano, questi prese in mano una banca fallita e in
vent'anni l'ha trasformata nella Intesa-Bci, la maggiore banca italiana per sportelli e raccolta. Ciampi e
Bazoli (purtroppo Andreatta giace nell'incoscienza colpito da un ictus) ricordano con nostalgia quei
momenti, consapevoli dei rischi corsi ma anche d'avere dato una soluzione esemplare ad una bancarotta i
cui costi non sono stati pagati dai contribuenti, contrariamente a quanto è avvenuto negli Usa con le
vicende delle casse di risparmio, del Fondo Ltcm, o di quanto può accadere nei casi di Enron, Worldcom,
J.P. Morgan, Citygroup.
La devastazione del Banco Ambrosiano non provenne dall'invasione di Hyksos, improvvisamente apparsi
e subitaneamente scomparsi. Le evoluzioni volte ad impadronirsi dei centri finanziari ed editoriali presero
le mosse all'inizio degli anni Settanta e lasciarono rovine finanziarie e morali. Una sigla, P2, caratterizzò le
iniziative. Le sue mire, probabilmente sotto altre specie, influenzano ancora la politica, la finanza,
l'editoria, scomparendo e riaffiorando come i fiumi carsici.
Alla fine degli anni Sessanta si cercò il riassetto dei poteri industriali e finanziari, nel quadro della
riorganizzazione del sistema politico-statuale e del capitalismo italiano, attraversati dalla crisi organica
del blocco dominante. Erano gli anni del timore del sorpasso elettorale del Pci nei confronti della Dc. Si
presentava alla ribalta Bettino Craxi, proteso ad occupare un ruolo determinante nel sistema politico-
sociale-economico. Il leader del Psi cercò di erodere la forza della Dc nelle banche, nelle Partecipazioni
statali, nella Rai e nell'editoria, nei rapporti con la Confindustria, mentre promuoveva l'ascesa televisiva di
Silvio Berlusconi.
Era la stagione dei Cefis, Ursini, Rovelli, Sindona, Di Donna, Fiorini, Tassan Din, dei grandi affari disastrosi
di finanzieri spregiudicati, di boiardi ribaldi. Gaetano Stammati, P2, venne imposto alla presidenza della
Comit al posto di Raffaele Mattioli, Fausto Calabria, P2, alla presidenza della Mediobanca, Di Bella, P2, alla
direzione del Corriere. Boiardi e politici puntellavano le rispettive carriere, salivano alla ribalta brasseurs
d'affaires e burattinai, Gelli, Ortolani, Pazienza, Carboni, elementi di collegamento tra politica-servizi
segreti-business-malavita-crimine organizzato. Nelle vicende dell'Ambrosiano ebbe un ruolo significativo
la banda della Magliana, la mafia usò ed eliminò Calvi e Sindona.
La Banca d'Italia mise in luce i malaffari di Sindona, Calvi e Marcinkus, ma tutto fu messo a tacere.
Pagarono il fio del loro corretto agire uomini coraggiosi e integerrimi che avevano a cuore la res publica.
Ambrosoli fu ucciso dalla mafia italo-americana, il rimpianto Paolo Baffi e Mario Sarcinelli perseguitati.
In questa temperie Andreatta, Ciampi, Bazoli, salvarono l'Ambrosiano, impedirono l'imposizione di
"protezioni" sul Corriere della Sera, che si voleva lottizzare secondo il metodo collaudato alla Rai e nelle
Partecipazioni statali. La migliore borghesia lombarda (Leopoldo Pirelli, Francesco Cingano, Lucio Rondelli,
Enrico Cuccia, Guido Artom, Giancarlo Lombardi) seppe reagire, seppure tardivamente, aiutando
Andreatta, Ciampi, Bazoli, dinanzi alle pressioni politica-P2, nel risanamento finanziario-morale delle
banche e del principale gruppo editoriale italiano.

COMUNICATO ASSOCIAZIONE FAMILIARI VITTIME STRAGE BOLOGNA SU ESTRADIZIONE GELLI

L'estradizione di Licio Gelli, Gran Maestro della Loggia Massonica P2, per il reato di depistaggio decisa dal
Governo Francese è motivo di grande soddisfazione per i Familiari delle Vittime che vedono cadere il
muro di protezione politica nei confronti di chi ha fomentato ed attuato l'intossicazione delle indagini sulla
Strage del 2 Agosto 1980, che causò 85 morti e 200 feriti.
Ci si augura che chi ancora, in Italia, si attarda a sostenere l'ingiusta tesi assolutoria portata avanti
personalmente da Licio Gelli e dai suoi sostenitori abbia, per il futuro, la dignità di tacere.
"Il Nuovo"
Estradizione per Gelli: potrebbe tornare in carcere
Il Consiglio di Stato francese ha concesso l'estradizione all'ex capo della P2 che, ora, potrebbe tornare
dietro le sbarre. Deve scontare 10 anni per il depistaggio nelle indagini sulla strage alla stazione di
Bologna.
MILANO - Licio Gelli potrebbe tornare in carcere. Il Consiglio di Stato francese ha votato a sorpresa
l'estradizione dell'ex capo della P2, condannato a dieci anni per i depistagli sulla strage alla stazione di
Bologna del 2 agosto del 1980. Ora, Gelli si trova in stato di "detenzione domiciliare" per motivi di salute
nella sua villa di Arezzo, dove sta scontando dodici anni di reclusione per la bancarotta del Banco
Ambrosiano.
Licio Gelli, 83 anni, potrebbe quindi tornare in cella. L'ultima parola spetta però al Tribunale di
Sorveglianza di Firenze, che dovrà valutare lo stato di salute dell'ex Venerabile Maestro. Di fatto,
comunque, il verdetto dei magistrati francesi costringono Gelli a rimanere detenuto fino al 2013, quando
avrà 94 anni. Il provvedimento del Consiglio di Stato d'Oltralpe, firmato un anno fa da Jospin, è ora
inappellabile.

La memoria corta del Sig Silvio Berlusconi

L’Italia è l'ospite d'onore del prossimo Salone del Libro di Parigi. Da nove mesi a questa parte, il governo
di Silvio Berlusconi moltiplica i segnali di una pericolosa deriva antidemocratica e di un ostentato
disprezzo della cultura.

Ebbene, va detto e precisato ai nostri amici scrittori italiani inseriti nella lista ufficiale dei 61 autori
invitati, che la loro presenza sarà coperta solo per il 50% dall'Italia, in particolare dal sottosegretariato ai
Beni culturali di Vittorio Sgarbi e dal ministero degli Affari esteri di Silvio Berlusconi.

Di fronte a questa realtà, alcuni autori hanno immediatamente scelto la strada del rifiuto o hanno
preferito venire a loro spese.Catherine Tasca (ministro della Cultura del governo Jospin, n.d.t.) ha
dichiarato che non desiderava venirsi a trovare accanto a Berlusconi nel corso dell'inaugurazione.

Quest'ultimo ha reagito sdegnosamente, facendo sapere di non essere a conoscenza dell'esistenza della
Signora Tasca. Una persona che, come lui, non ha mai potuto dare vere e proprie spiegazioni sull'origine
della sua fortuna è necessariamente un po' in difficoltà con la memoria: gli sarà quindi senza dubbio
sfuggito di aver ufficialmente incontrato Catherine Tasca all'epoca del lancio di «La Cinq».

Il Signor Berlusconi ha quindi una memoria debole. Noi invece abbiamo buona memoria. Ricordiamo che è
stato condannato per falsa testimonianza a proposito della sua iscrizione alla Loggia P2 (reato prescritto
da un'amnistia del 1989); che è stato condannato in prima istanza a due anni e nove mesi di reclusione
per tangenti alla Guardia di Finanza, prima di beneficiare in una prescrizione in appello; che fu
condannato a due anni e quattro mesi di prigione per finanziamento illegale di partito politico, prima di
beneficiare di una prescrizione in appello e poi in cassazione; che fu condannato a un anno e quattro mesi
di prigione per falso in bilancio prima di beneficiare di una prescrizione del reato in appello.

Egli è ancora coinvolto in diversi processi attualmente in fase di appello o ancora in corso in Italia, ed è
accusato di frode fiscale in Spagna. Aggiungerei che il Signor Berlusconi non ha mai intentato causa agli
autori del libro «L'odore dei soldi», Elio Veltri e Marco Travaglio: un documento con affermazioni
schiaccianti, in cui il fantasma della mafia è onnipresente…

Berlusconi ha fatto sapere che non sarà presente all'inaugurazione del Salone del libro, in quanto
occupato altrove. Allora, si volta pagina? No, dato che il suo sostituto sarà Vittorio Sgarbi. Anche qui
ricordiamo che Vittorio Sgarbi, autore di alcune clamorose dichiarazioni durante questi ultimi mesi (tra cui
«l'arte escremenziale» a proposito di un centro di arte contemporanea…), fu condannato nel 1996 a sei
mesi e dieci giorni di reclusione per truffa aggravata e produzione di documenti falsi.

Del resto, egli ha accumulato tante condanne per diffamazione, in particolare contro magistrati (ha dato
dell'assassino al giudice Di Pietro e al pool Mani Pulite di Milano), che deve la sua attuale libertà
unicamente all'immunità parlamentare di cui gode. Il Signor Eyrolles, lo zelante Presidente del Sindacato
nazionale dell'editoria (SNE) esprimerà anche a lui il «suo spirito di amicizia e di complicità»?

Per quanto riguarda l'idea secondo cui non bisogna confondere i libri e la politica, si tratta di una vera e
propria idiozia che la storia ha spesso smentito. Il potere simbolico in gioco nell'editoria allontana
immediatamente qualsiasi forma di innocenza. Non vi è quindi il rischio che alcuni degli autori invitati
diventino veri e propri alibi? Durante la conferenza di presentazione, Sgarbi non si è fatto sfuggire
l'occasione per parlare di «lista di sinistra» come prova di apertura di spirito.
L'Italia sta dando lo spettacolo di un deterioramento della democrazia ad opera dell'affarismo. In nove
mesi di esercizio del potere il governo Berlusconi ha posto come priorità la difesa della situazione del suo
"padrone" in un conflitto di interessi che è andato via via aggravandosi.

Già proprietario delle tre principali reti televisive private, Berlusconi, da perfetto Tartufo, ha annunciato la
sua intenzione di privatizzare due delle tre reti pubbliche della Rai, ma a condizione che i loro conti siano
risanati, cosa alla quale lui stesso fa ostruzione.

L'obiettivo è chiaro: mantenere la Rai in uno stato di concorrenza controllata, per non dire indebolita, sul
mercato pubblicitario.Tra le leggi che Berlusconi ha fatto adottare di gran carriera alcune gli
consentiranno di sfuggire alla giustizia: si tratta della depenalizzazione del falso in bilancio (il reato non è
più punibile con la prigione, e il periodo di prescrizione è stato ridotto a sua misura…).

E le cose sono ancora più chiare con la legge sulle rogatorie: autentica di ogni pezzo di carta con un
timbro, esigenza di documentazione originale (cosa impossibile quando si ha a che fare con delle
contabilità su supporto informatico), rigida conformazione al codice di procedura italiano, in assenza della
quale tutto il fascicolo può essere invalidato, e tutto ciò con effetto retroattivo: si tratta di pseudo-difese
pignole del diritto del cittadino, che offrono di fatto la possibilità tecnica di annullare dei fascicoli
compromettenti per lo stesso Berlusconi. Come non ricordare l'Ubu Re di Alfred Jarry (scrittore francese
1873-1907, n.d.t.) e la sua battuta: «Sbrigatevi, più veloci, voglio fare delle leggi adesso. Voglio prima di
tutto riformare la giustizia, poi ci occuperemo delle finanze».

E parliamone delle finanze: detassazione dell'eredità delle grandi fortune (beneficio stimato per la
famiglia Berlusconi: diverse centinaia di milioni di Euro); autorizzazione al rientro dei capitali esportati
illegalmente senza doverne giustificare la provenienza, con la ridicola tassazione del 2,5%, avendo in
cambio la garanzia di non avere alcun controllo fiscale su questi capitali per cinque anni. Nel momento in
cui gli sforzi internazionali si concentrano sulle reti finanziarie del terrorismo, c'è di che rimanere senza
parole.

E aggiungiamo poi: la drastica riduzione della protezione per i giudici anti-mafia di Palermo ma anche di
Milano, per alcuni giudici al centro dei processi contro Berlusconi e alcuni suoi stretti collaboratori; una
dichiarazione clamorosa del Ministro delle infrastrutture Pietro Lunardi "i clan mafiosi esisteranno sempre,
dovremo convivere con questa realtà".

E soprattutto un lavorìo quotidiano, attraverso la stampa o la televisione, tendente a delegittimare il


mondo della giustizia e della cultura, sia con attacchi diretti, che con una teoria ossessiva del complotto,
oppure con un esplicito disprezzo e la non considerazione di qualsiasi forma di competenza (vedi ad
esempio la sostituzione del Direttore della Scuola nazionale del Cinema, Lino Micciché con Francesco
Alberoni, autore di libri di successo sulla sociologia dell'amore…).

Questo regime di bugie, di deformazione e di disinformazione, di aggiustamenti a fini privati rappresenta


una vera e propria minaccia per l'Europa. Sembra che non si tratti di vero e proprio fascismo. Non
importa: non è certamente democrazia. La separazione dei poteri viene ogni giorno messa in discussione,
l'informazione è ampiamente confiscata, la storia viene sottoposta a revisione. Vengono intitolate strade
e targhe commemorative a Mussolini, si moltiplicano le manifestazioni in onore della Repubblica di Salò.
L'incubo è diventato realtà.

Numerosi sono gli italiani che si aspettano un aiuto dall'Europa, e in particolare dalla Francia, dai suoi
scrittori, dai suoi intellettuali. Il Salone del Libro è una buona occasione per manifestare questo aiuto. Ci si
aspetta che gli editori diano prova di chiarezza: in fin dei conti, perché non invitano i loro autori a spese
della loro casa editrice? Ci si aspetta anche una reazione da parte dei politici. Perché l'"esternazione" di
Catherine Tasca non è più solo un segno di coraggio, ma un appello al risveglio di un'Europa che sembra
sprofondare nello spirito di Monaco…

Il 28 novembre scorso, a Périgueux, in occasione di un vertice franco-italiano, Jacques Chirac ha


dichiarato: "L'Italia è una grande democrazia, fonte di ispirazione in Europa: l'Italia e la Francia hanno, con
tutta evidenza, una medesima visione degli affari". Non sembra che sia stata misurata tutta l'ambiguità di
una formulazione di quel genere.

Questo articolo di Bernard Comment, scrittore e saggista francese,


esce oggi in Francia su «Le Monde».

Traduzione di Silvana Mazzoni

Potrebbero piacerti anche