PUBBLICO
Cos’è la Corte Costituzionale e quali sono le sue funzioni?
• La Corte costituzionale è un organo posto a garanzia del rispetto della costituzione. La corte costituzionale è composta da 15 giudici:
• -1/3 dal presidente della repubblica
• -1/3 dalle supreme Magistrature ordinaria e amministrativa
• -1/3 dal Parlamento in seduta comune (magistrati, avvocati e professori universitari in materia giuridiche).
• I giudici hanno una carica di 9 anni, non sono rieleggibili e godono di insindacabilità di opinioni e voti espressi per le loro funzioni.
• Questo mandato è incompatibile con ogni altra carica.
•
• Le funzioni principali della Corte sono:
1. Giudizio di legittimità costituzionale: esso serve a capire se una legge o un atto può essere considerato Costituzionale. Questo
giudizio può essere svolto in via incidentale dove verrà rivisionata da un giudice durante un processo in merito alla legittimità di una
norma, e in via principale, quando vi ci sono disaccordi tra Stato e regioni o fra regioni in merito alla approvazione di leggi estranee
alle loro competenze. Le sentenze della corte possono:
• - essere di accoglimento, dove la legge viene definita anticostituzionale e quindi viene annullata.
• - di rigetto: dove la richiesta di illegittimità viene respinta e quindi la legge resta in vigore
Il giudizio su i conflitti di attribuzione
• Conflitti che nascono per una sbagliata suddivisione delle competenze fra:
- Poteri dello Stato ad es fra magistratura e governo
- Stato e Regioni
- Regioni
Il giudizio della responsabilità penale del Capo dello Stato
• Il giudizio viene promosso dal Parlamento in seduta comune con l’ accusa di alto tradimento o attentato alla costituzione
verso il Presidente della Repubblica.
• La corte costituzionale giudica sulle accuse in composizione integrata da 16 giudici estratti a sorte da un elenco di cittadini,
la sentenza di condanna è definitiva cioè non può essere impugnata.
Il controllo di ammissibilità dei Referendum
• La richiesta di Referendum abrogativo è sottoposto ad un duplice controllo, di regolarità delle firme raccolte svolte dalla
Corte di cassazione, e di ammisibilità svolta dalla corte Costituzionale. La consulta deve verificare che la richiesta di
referendum abrogativa rispetti i limiti contenuti nell articolo 75 della costituzione, cioè che non riguardi leggi di amnistia e
indulto, di bilancio e tributarie, di autorizzazione alla rettifica dei tratti internazionali. Essa valuta inoltre se il quesito
referendario è chiaro univoco e non manipolativo.
Quali sono i principi fondamentali della Costituzione, quali sono le loro caratteristiche e a quali
articoli corrispondono?
• La Costituzione si apre con i Principi Fondamentali (art1-art12) che delineano i rapporti tra:
• - STATO E CITTADINI
• -STATO E CHIESA
• -STATO ED AUTONOMIE LOCALI
• -STATO E ISTITUZIONI INTERNAZIONALI
• Nei primi 3 articoli troviamo gli stessi ideali della costituzione Francese.
• Art1. 1 comma Dice che l’ Italia è una repubblica democratica dove i cittadini partecipano alla vita dello Stato e dove in seduta comune
eleggono i propri rappresentanti del Parlamento e il Capo dello Stato. Inoltre l’ Italia si fonda sul diritto al lavoro e quindi la crescita dello Stato
è determinata da tutte le categorie di lavoratori e quindi tutti concorrono al bene del Paese (principio lavorista).
• 2.comma ognuno e parte attiva e responsabile della vita politica del paese.
• PRINCIPIO DI LIBERTÀ E DIRITTI INVIOLABILI
•
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• Nell’art. 3 si afferma il principio di eguaglianza dei cittadini fondamentale per il raggiungimento della democrazia.
L’eguaglianza si distingue tra eguaglianza formale e sostanziale.
L’eguaglianza formale si rende concreto quando l’art. 3 afferma che tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, quindi
eguaglianza rispetto alla legge. Questo principio pone il divieto di operare discriminazioni irragionevoli ogni volta che
situazioni uguali sono trattate in modo diverso diventando principio di ragionevolezza della legge.
L’eguaglianza sostanziale è affermata nel secondo comma dell’art. 3 in cui si recita che “è compito della Repubblica
rimuovere ostacoli di ordine economico e sociale”.
• PRINCIPIO DI DECENTRAMENTO DELLO STATO
Gli artt. 7-8 affermano la libertà religiosa poiché tutti sono liberi di professare liberamente la propria fede religiosa. L’art. 7
afferma:
Lo stato e la chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
Le regole delle chiese possono trovare contrasto con quelle dello stato pertanto si ha un atteggiamento aconfessionale, nel senso
che non si riconosce nessuna religione di stato per cui tutte le chiese sono poste allo stesso livello, confessionale nel senso che lo
stato eleva una religione di stato pertanto in situazione di privilegio rispetto le altre. Nonostante l’indipendenza tra stato e chiesa
cattolica, grazie al nuovo concordato, accordo di modifica dei patti lateranensi, si sono mantenuti alcuni punti quali:
i matrimoni tenuti con il rito cattolico continuano ad avere effetti civili;
L’art. 8 c. 2 disciplina il rapporto tra stato e altre confessioni religiose affermando che hanno diritto di organizzarsi secondo loro
statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento dello stato.
• PRINCIPIO DI SVILUPPO DELLA CULTURA E DELL'AMBIENTE
L’art. 9 promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. In questo articolo si rileva l’importanza dello
sviluppo attraverso la cultura e la scoperta di nuove tecnologie purché questo sia eseguito nel rispetto e la tutela del
paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione.
ARTICOLI 6, 10, 11 E 12
Il Presidente della Repubblica rimane in carica per 7 anni decorrente dal giuramento (art. 85) e al termine del suo
mandato diventa senatore a vita di diritto salvo una sua volontaria rinuncia (art. 59). Negli ultimi sei mesi del suo
mandato (semestre bianco) il Presidente della Repubblica può compiere solo atti di ordinaria amministrazione. Egli
è rieleggibile.
Il Presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica pubblica o privata (art. 84).
In caso di impedimento la Costituzione prevede la supplenza da parte del Presidente del Senato (art. 86) il quale si
deve limitare a compiere solo gli atti urgenti o di ordinaria amministrazione. Se l’impedimento è temporaneo il
Presidente del Senato svolge la supplenza fino a che non termina l’impedimento; se invece l’impedimento è
permanente il Presidente della Camera deve convocare l’assemblea elettiva per eleggere il nuovo Capo di Stato.
Le prerogative del Capo dello Stato si dividono in: irresponsabilità, tutela penale e prerogative economiche.
Irresponsabilità: Il Presidente della Repubblica non è responsabile giuridicamente per gli atti compiuti nell’esercizio
delle sue funzioni (art. 90). Per questo gli atti presidenziali hanno la controfirma ministeriale, con la quale i ministri o
il Governo si assumono la responsabilità (art. 89).
Tutela penale: sono puniti i reati di attentato alla vita, all’incolumità o alla libertà personale e di offesa all’onore o al
prestigio del Presidente della Repubblica.
Prerogative economiche: Il Presidente della Repubblica riceve l’assegno personale che è l’indennità per la carica
ricoperta. La dotazione comprende un patrimonio immobiliare (residenza nel Palazzo del Quirinale) e uno
stanziamento annuale in denaro (per le spese del personale, per la protezione etc.).
Gli atti del Presidente della Repubblica si dividono in atti sostanzialmente presidenziali e atti formalmente
presidenziali.
Gli atti sostanzialmente presidenziali sono atti di competenza esclusiva e autonoma del Presidente della
Repubblica senza il consenso del Governo. Gli atti presidenziali possono essere vincolati o discrezionali a seconda che
il Presidente sia obbligato a emanarli o meno.
Gli atti formalmente presidenziali sono atti che il Capo dello Stato emana con l’iniziativa e il consenso del
Governo o di un ministro. In questi atti è la firma del Capo dello Stato che ha il valore di un controllo formale ed è
obbligato a emanarlo se il Governo se ne assume la responsabilità. In caso di rifiuto il Governo può sollevare un
conflitto di attribuzione alla Corte costituzionale.
POTERI PRESIDENTE DELLA
•
REPUBBLICA
Poteri relativi alla funzione legislativa:
nomina gli esperti del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro)
conferisce onorificenze
•
iniziativa
esame
approvazione
promulgazione
pubblicazione
entrata in vigore
• L’iniziativa, cioè il diritto di presentare proposta di legge, spetta:
• L’esame e l’approvazione possono avvenire in vari modi. Infatti sia la Camera dei deputati sia il Senato costituiscono al loro interno
delle commissioni (14 alla Camera, 12 al Senato), composte in modo da rispettare i rapporti tra le forze politiche presenti. Le commissioni
sono distinte per materia, grosso modo corrispondente a quella dei ministeri. Le commissioni possono discutere la proposta di legge:
• Un decimo dei componenti di ciascuna Camera o un quinto dei componenti la commissione possono chiedere che il progetto sia rimesso all’Assemblea: o
per la votazione dei singoli articoli o per la votazione finale.
• In ogni caso la proposta di legge deve essere votata articolo per articolo e nella sua veste definitiva.
• Il testo approvato dalle due Camere deve essere identico. Se una Camera emenda (cioè modifica), anche di una sola virgola, il testo approvato dall’altra,
il testo deve ritornare alla prima Camera.
•
La fase dell’iter legislativo successiva all’approvazione è la promulgazione. La promulgazione è l’atto
con il quale il Presidente della Repubblica attesta che la legge è stata approvata nello stesso testo
da entrambe le Camere, ne dispone la pubblicazione e ne impone l’osservanza.
Il Presidente della Repubblica ha la facoltà di rinviare la legge alle Camere, o perché la ritiene in
contrasto con la Costituzione o perché la ritiene priva di copertura finanziaria o per qualsiasi altro
motivo. Se le Camere riapprovano il testo, il Presidente è tenuto a promulgarla senza poter sollevare
ulteriori obiezioni.
Pubblicazione
Una volta promulgata, la legge viene pubblicata sulla Gazzetta ufficiale a cura del Ministro della
Giustizia. Con la pubblicazione la legge diventa obbligatoria per tutti.
La legge entra in vigore il quindicesimo giorno successivo a quello della sua pubblicazione, salvo che
la legge stessa stabilisca un termine diverso (maggiore o minore).
Che cos’è una riserva di legge, cosa prevede e in quali tipi si distinguono?
• La riserva di legge è quel principio previsto dalla Costituzione (ex art. 25) il quale richiede che una determinata materia sia disciplinata da
una disposizione legislativa di rango primario.
• Tale principio ha natura garantistica, fa sì quindi, che le fattispecie più delicate siano disciplinate dalla legge ordinaria, ossia le disposizioni emanate
dal Parlamento secondo il procedimento emanato dagli art. 70- 74 Cost., e dalla legge costituzionale emanata in base al procedimento previsto
dall’art.138 Cost.
•
• Tipologie
• Nel nostro ordinamento si distinguono diverse tipologie di riserva di legge.
• Vi è, in primis, la riserva di legge ordinaria che si distingue a sua volta in:
riserva di legge assoluta, la quale prevede che la materia dev’essere disciplinata interamente dalla legge ordinaria. Un esempio di tale riserva è l’art.
13 della Cost. “La libertà personale”: “La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale,
né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dall’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”.
riserva di legge relativa prevede invece che una fattispecie sia disciplinata dai principi che sono stabiliti dalla legge, riducendo la discrezionalità
dell’esecutivo, che potrà intervenire dettando la disciplina di dettaglio con i propri regolamenti.
riserva di legge rinforzata ossia riserve di legge assolute o relative per cui la Costituzione pone dei limiti alla discrezionalità del legislatore,
prestabilendo dei contenuti che tale legge deve possedere. Ad esempio tale tipologia di riserva di legge rinforzata è contenuta nell’art. 16 Cost. “Ogni
cittadino può circolare e soggiornare liberamente per qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per
motivi di sanità o di sicurezza.”
• riserva di legge formale richiede invece che l’attività normativa sia compiuta dal solo Parlamento, escludendo gli atti aventi forza di legge. Le
disposizioni coperte da riserva di legge formale infatti sono quelle “coperte” da riserva di assemblea[3]
• Quelle sinora elencate, sono le tipologie più diffuse, da ricordare sono anche:
La riserva di legge a favore dei regolamenti parlamentari[4], i quali sono un complesso di norme che
rappresentano l’espressione concreta dell’autonomia normativa e organizzativa di ciascuna Camera. Essi
stabiliscono lo svolgimento dei lavori dell’Assemblea, le procedure di decisione, l’esercizio delle varie funzioni e i
rapporti con il Governo. Sotto lo Statuto Albertino, i regolamenti parlamentari non erano considerati fonti del
diritto, atti in grado, cioè di innovare l’ordinamento giuridico bensì regole prodotte e applicate solo all’interno
delle Camere, da considerarsi quindi come “interna corporis”, ossia meri atti interni dell’organo.
La riserva di giurisdizione consiste nel principio secondo il quale per determinate materie (specialmente quelle
riguardanti le restrizioni della libertà) debba intervenire l’autorità giudiziaria e non magari qualsiasi altra autorità.
Esempio di riserva di giurisdizione è previsto, come anche abbiamo visto poc’anzi, dall’art. 13 della Costituzione, il
quale al secondo comma prevede che “In casi eccezionali di necessità e urgenza, indicati tassativamente dalla legge,
l’autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori che devono essere comunicati entro quarantotto ore
all’autorità giudiziaria e se, questa non li convalida nelle successive quarantotto ore, si intendono revocati e restano privi
di ogni effetto.”[5].
•
In cosa consiste il potere di veto e a quando risale?
• Il veto, innanzi tutto, è un atto formale con cui si preclude l'esecuzione di una deliberazione amministrativa,
legislativa o politica.
La sua origine la si fa risalire all'antica Roma, quando era riservato ai tribuni della plebe per bloccare
provvedimenti emessi da altre autorità, compresi il Senato o altri tribuni, che potessero danneggiare i diritti
della plebe da loro rappresentati (Ius intercessionis). Era posseduto solo dai tribuni, i quali erano ritenuti
intoccabili per questo motivo. Fu tolto dal dittatore Silla nell'82 a.C,
egli favoriva la classe senatoria.
Sempre con il termine ius intercessionis si indicava il diritto di ciascun magistrato nelle magistrature paritarie
come il consolato di impedire le decisioni del collega. In tal modo i magistrati dovevano sempre evitare uno
scontro diretto e trovare, se necessario, formule conciliative.
Al giorno d'oggi il diritto di veto, nello stato Italiano viene posseduto dal Presidente della Repubblica, il quale
può decidere di bloccare una legge, per motivi di contenuto (incostituzinale) o di imprecisioni (errori
grammaticali varii), attraverso un messaggio motivato alle camere, le quali possono scegliere se inserire
queste modifiche oppure no.
Il potere di veto viene posseduto dai cinque membri permanenti (Francia, USA, Russia (ex URSS), Cina e UK, i
vincitori della seconda guerra mondiale)del consiglio di sicurezza dell'ONU, i quali se, anche solo uno di essi lo
usa, bloccano una legge, l'entrata di un paese nell'ONU, o qualsiasi altra cosa definitivamente. Il potere di veto,
quindi, è più potente del diritto.