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Penale Sent. Sez. 6 Num.

27742 Anno 2018


Presidente: DI STEFANO PIERLUIGI
Relatore: TRONCI ANDREA
Data Udienza: 31/05/2018

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


SENTENZA
sul ricorso proposto da

PISCOPO GIUSEPPE, nato il 13/10/1976 a Gela

avverso la sentenza del 22/06/2017 della CORTE d'APPELLO di MESSINA

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

sentita la relazione svolta dal consigliere Andrea Tranci;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sost. Simone Perrelli, che ha concluso
chiedendo la declaratoria d'inammissibilità del - icorso;

udito il difensore

RITENUTO IN FATTO,

1. Il difensore di fiducia di Giuseppe PISCOPO impugna la sentenza indicata


in epigrafe, con cui la Corte d'appello di Messina ha confermato la pronuncia del
Tribunale dello stesso capoluogo, di condanna del prevenuto alla pena di giustizia
di anni uno e mesi sei di reciusione, in relazione al reato previsto e punito
dall'art. 343 cod. pen.
2. Assume in proposito il legale ricorrente, sulla scorta di un unico motivo,
che la decisione della Corte distrettuale sarebbe inficiata, ex art. 606 lett. b) ed
e) cod. proc. pen., in relazione agli artt. 178 lett. c) e 125 co. 3 dello stesso
codice, dall'omessa considerazione del legittimo impedimento dell'allora
appellante, "per non aver ricevuto tempestivamente la notifica - da parte
dell'A.G. nissena - della chiesta autorizzazione a presenziare alla calendata
(rectius: calendarizzata) udienza, per come invocato dalla difesa".

CONSIDERATO IN DIRITTO

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


1. Il ricorso proposto va dichiarato inammissibile.

2. Contrariamente alla disinvolta deduzione difensiva, la Corte peloritana


non ha affatto omesso di prendere in esame la richiesta difensiva, ma l'ha
valutata e disattesa, rilevando come la richiesta di autorizzazione a derogare alle
prescrizioni imposte al PISCOPO con la misura di sorveglianza contestualmente
in atto a suo carico, onde poter presenziare all'udienza d'appello del processo di
cui trattasi, ancorché tardivamente formalizzata innanzi al competente
magistrato nisseno, fosse stata comunque dallo stesso evasa ed in senso
favorevole, giusta la decisione pur notificata al Solo difensore dell'imputato.
Motivazione con cui l'impugnazione in esame - per quanto detto - non si
confronta affatto, in proposito non essendo peraltro inutile richiamare
l'insegnamento di questa Corte di legittimità, secondo cui "Non deve essere
notificato anche all'imputato il provvedimento che decide sull'istanza di
autorizzazione ad accedere al luogo di celebrazione del processo, quando la
richiesta è formulata al giudice procedente da difensore di fiducia in nome e per
conto del proprio assistito, perché, atteso lo specifico rapporto di rappresentanza
evidenziatosi, la comunicazione degli esiti dell'istanza al fiduciario produce
direttamente effetti nei confronti del rappresentato" (così sez. 3, sent. n. 6189
dell'11.11.2014 - dep. 11.02.2015, Rv. 264346).

3. Alla già anticipata declaratoria segue la condanna del ricorrente al


pagamento delle spese processuali, nonché al versamento della somma ulteriore
di cui all'art. 616, comma 1 - seconda parte, del codice di rito, nella misura
specificata in dispositivo.

2
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle
spese processuali e della somma di C 2.000,00 in favore della cassa delle
ammende.

Così deciso in Roma, il 31 maggio 2018

Il consigliere estensore Il idepte

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