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Civile Ord. Sez. 2 Num.

3335 Anno 2024


Presidente: CARRATO ALDO
Relatore: AMATO CRISTINA
Data pubblicazione: 06/02/2024

Corte di Cassazione - copia non ufficiale


ORDINANZA
sul ricorso iscritto al n. 14231/2021 R.G. proposto da:
COMUNE di CASTELVENERE, elettivamente domiciliato in ROMA VIALE
OCEANO ATLANTICO 37-H, presso lo studio dell’avvocato FESTA TITO
(FSTTTI49D17H501T) e rappresentato e difeso dall'avvocato DI MEZZA
SALVATORE (DMZSVT61A21I809A);
- ricorrente –
contro
VARRONE LIVIA;
- intimata -
avverso la SENTENZA del TRIBUNALE BENEVENTO n. 503/2021,
pubblicata il 10/03/2021;
udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 21/11/2023 dal
Consigliere CRISTINA AMATO.
RILEVATO CHE:
1. Con verbale di accertamento n. 2945/2016, la Polizia Municipale
di Castelvenere contestava a Livia Varrone la violazione dell’art. 142,
comma 7, d.lgs. 30 aprile 1992, n. 285 (Codice della Strada, ‘CdS’)
avvenuta in data 28.06.2017, avendo ella superato di 5Km/h il limite
di velocità di 50km/h.
1.1. La Varrone impugnava il verbale di accertamento innanzi al
Giudice di Pace di Guardia Sanframondi, il quale accoglieva il motivo di
opposizione relativo alla mancata contestazione immediata,
ritenendolo assorbente e decisivo, e annullava il verbale impugnato.

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2. Avverso detta pronuncia proponeva appello il Comune di
Castelvenere innanzi al Tribunale di Benevento che, pur accogliendo il
motivo d’appello riferito alla dedotta illegittimità della mancata
contestazione immediata (evidenziando che nel caso di specie non era
stata possibile), rigettava il gravame ritenendo non assolto l’onere della
prova gravante sullo stesso Comune in ordine al corretto
funzionamento dell’autovelox (Velomatic 512D), non avendo detto
Ente dedotto né depositato il certificato di taratura o di omologazione.
Né dal verbale si evinceva – prosegue il Tribunale - se per
l’apparecchiatura utilizzata fosse prescritta la verifica periodica di
funzionalità e taratura e, in caso affermativo, se la società costruttrice
fosse abilitata alla certificazione di qualità aziendale secondo le norme
ISO 9001/2000.
3. La suddetta sentenza di appello veniva impugnata dal Comune
di Castelvenere innanzi a questa Corte con ricorso affidato a due
motivi, illustrati da memoria depositata in prossimità dell’udienza.
Restava intimata Livia Varrone.
CONSIDERATO CHE:
1. Con il primo motivo si deduce violazione e/o falsa applicazione
di norme di diritto (normativa sulla taratura, omologazione,
funzionalità autovelox: art. 45, comma 6, CdS, art. 345 Reg. esec. e
att. CdS), in relazione all’art. 360, comma 1, n. 3), c.p.c.

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Il Comune ricorrente rappresenta che l’apparecchio attraverso il
quale era stata accertata l’infrazione era un dispositivo mobile, per il
quale la normativa applicabile (art. 45 CdS) non prescrive, come per
gli apparecchi a postazione fissa con controllo da remoto o automatico,
l’approvazione e l’omologazione del Ministero dei Trasporti e
infrastrutture: i dispositivi, mobili, infatti, sono dotati di procedura di

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autotest che permette di rilevare qualsiasi problema tecnico, anche
grazie all’utilizzo esperto che ne fanno gli agenti della Polizia
Municipale. Per tale ragione, prima della sentenza n. 113/2015 della
Corte Costituzionale e, quindi, dell’entrata in vigore del decreto del
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Pubblici (31.07.2017) non
era obbligatoria la verifica periodica di funzionalità e/o di taratura,
prescritta invece per i dispositivi a postazione fissa. In ogni caso, il
Comune di Castelvenere, prima dell’infrazione commessa dalla
Varrone, aveva provveduto a detta verifica (pur non essendo essa
obbligatoria) in data 6/10/2016, come risultante dal verbale di
contestazione e dal certificato di taratura ritualmente prodotto nel
giudizio di prime cure. Orbene, conclude il ricorrente, il verbale di
accertamento e di verifica si sarebbero dovuti considerare facenti fede
fino a querela di falso per quanto in essi dichiarato sul funzionamento,
taratura e controllo annuale dell’autovelox con il quale era stato
operato il rilevamento a carico della Varrone.
1.1. Il motivo è inammissibile per difetto di specificità.
Innanzitutto, giova ricordare che questa Corte ha già in passato
affermato il principio per cui, poiché, a seguito della declaratoria di
illegittimità costituzionale dell'art. 45, comma 6, del CdS (Corte cost.
18 giugno 2015 n. 113), tutte le apparecchiature di misurazione della
velocità devono essere sottoposte a verifiche periodiche di funzionalità
e di taratura, in caso di contestazioni circa l'affidabilità dell'apparecchio

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il giudice è tenuto ad accertare se tali verifiche siano state o meno
effettuate (Cass. Sez. 2, Sentenza n. 6579 del 06/03/2023; Cass. Sez.
6 - 2, Ordinanza n. 533 del 11/01/2018; Cass. Sez. 2, Sentenza n.
10463 del 3/06/2020; Cass. Sez. 2, 24/09/2018, n. 22499).
1.1.1. Detta prova non può essere fornita con mezzi diversi dalle
certificazioni di omologazione e conformità (Cass. Sez. 2, Sentenza n.

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9645 del 11/05/2016; cfr. anche Cass. Sez. 2, Ordinanza n. 18022 del
9/07/2018); né la prova dell'esecuzione delle verifiche sulla
funzionalità ed affidabilità dell'apparecchio è ricavabile dal verbale di
accertamento, il quale «... non riveste fede privilegiata - e quindi non
fa fede fino a querela di falso - in ordine all'attestazione, frutto di mera
percezione sensoriale, degli agenti circa il corretto funzionamento
dell'apparecchiatura, allorché e nell'istante in cui l'eccesso di velocità è
rilevato» (Cass. Sez. 6-2, Ordinanza n. 32369 del 13/12/2018).
1.2. Tanto precisato, il ricorrente fa riferimento alla produzione nel
giudizio di merito del certificato di taratura, dal quale risulterebbe
l’esecuzione di una verifica in data 6.10.2016, limitandosi meramente
a richiamarlo, senza fornire puntuali indicazioni necessarie ai fini della
relativa individuazione con riferimento alla sequenza dello svolgimento
del processo inerente alla documentazione, come pervenuta presso la
Corte di cassazione, al fine di renderne possibile l'esame, con
precisazione dell'esatta collocazione nel fascicolo d'ufficio o in quello di
parte: la mancanza anche di una sola di tali indicazioni rende il relativo
motivo inammissibile (Cass., Sez. Un., 19/4/2016, n. 7701).
Al riguardo è appena il caso di osservare che i requisiti di
formazione del ricorso per cassazione ex art. 366 c.p.c. vanno
indefettibilmente osservati, anche allorquando questa Corte è giudice
del fatto processuale, a pena di inammissibilità del medesimo: essi
rilevano ai fini della giuridica esistenza e conseguente ammissibilità del

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ricorso, assumendo pregiudiziale e prodromica rilevanza ai fini del
vaglio della relativa fondatezza nel merito, che in loro difetto rimane
invero al giudice imprescindibilmente precluso (cfr. Cass., 8/11/2019,
n. 28807; Cass., 20/6/2019, n. 16591; Cass. 9/3/2018, n. 5649).
2. Con il secondo motivo si deduce violazione e/o falsa applicazione
di norme di diritto (artt. 346, 342, 112 c.p.c.), in relazione all’art. 360,

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comma 1, n. 3), c.p.c.
Il ricorrente denuncia la violazione dei principi espressi nelle norme
citate sul presupposto che la Varrone, nella comparsa di costituzione e
risposta in appello, aveva solo trascritto i motivi di impugnazione del
verbale, senza però chiedere espressamente al giudice del gravame
(neanche in sede di conclusioni, ove si era limitata a chiedere la
conferma della sentenza di primo grado) il riesame di tutti i motivi di
impugnazione, tra i quali in particolare quello sulla mancata indicazione
dei dati relativi all’omologazione dell’apparecchiatura ed alla revisione
periodica: pertanto, essi avrebbero dovuto intendersi rinunciati.
Né poteva inferirsi che vi fosse alcun rapporto, anche implicito, tra
i motivi di gravame, tale da giustificarne l’esame da parte del giudice
dell’appello.
2.1. Il motivo è infondato.
E’ opportuno precisare che in materia di impugnazioni, la parte
pienamente vittoriosa nel merito in primo grado, non ha l'onere di
proporre, in ipotesi di gravame formulato dal soccombente, appello
incidentale per richiamare in discussione le eccezioni o le questioni
superate o assorbite, difettando di interesse al riguardo, ma è soltanto
tenuta a riproporle espressamente, in modo tale da manifestare la
volontà di chiederne il riesame, al fine di evitare la presunzione di
rinuncia derivante da un comportamento omissivo ai sensi dell'art. 346
c.p.c. (ex multis: Cass. Sez. 1, Ordinanza n. 25840 del 23/09/2021).

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Nel caso che ci occupa, la presunzione di rinuncia deve essere
esclusa, perché il Tribunale dà espressamente conto del fatto che
l’appellata aveva ribadito gli altri motivi di ricorso avanzati nel giudizio
di primo grado e non scrutinati dal giudice di prime cure in quanto
ritenuti assorbiti, tra cui - appunto - l’illegittimità del verbale
impugnato per l’assenza di prova circa la corretta funzionalità e

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taratura dell’autovelox (v. sentenza p. 1, penultimo capoverso).
3. In definitiva, il ricorso deve essere rigettato.
Non vi è luogo a provvedere sulle spese di questo giudizio, non
avendo l’intimata svolto attività difensiva.
Infine, ai sensi dell’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del
2002, occorre dare atto della sussistenza dei presupposti processuali
per il versamento, da parte del ricorrente, di un ulteriore importo a
titolo di contributo unificato pari a quello previsto per il ricorso, a norma
del comma 1-bis dello stesso articolo 13, se dovuto.
P.Q.M.
La Corte rigetta il ricorso.
Ai sensi dell’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002
dà atto della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento,
da parte del ricorrente, di un ulteriore importo a titolo di contributo
unificato pari a quello previsto per il ricorso, a norma del comma 1-bis
dello stesso articolo 13, se dovuto.

Così deciso in Roma, nella camera di consiglio della Seconda

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