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Daniele Laganà
GIURIDICA DEL Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria
CONCEPITO
Indice
Qual è la differenza tra capacità e soggettività giuridica?...................... 2
PERSONA, STATUS E CAPACITAS .......................................................................... 2
SOGGETTIVITÀ E CAPACITÀ GIURIDICA ............................................................. 2
PERSONA FISICA ...................................................................................................... 4
BIBLIOGRAFIA.......................................................................................................... 4
Il concepito nel diritto romano ............................................................... 5
CAPACITÀ GIURIDICA POTENZIALE DEL CONCEPITO ..................................... 5
CONCEPTUS E PERSONA ......................................................................................... 5
SOGGETTIVITÀ GIURIDICA DEL CONCEPITO E DISPOSIZIONI NORMATIVE
A SUO FAVORE ......................................................................................................... 6
BIBLIOGRAFIA.......................................................................................................... 6
Il concepito nel diritto italiano ............................................................... 7
IL CONCEPITO NEL CODICE CIVILE .................................................................... 7
LA SOGGETTIVITÀ GIURIDICA DEL CONCEPITO ............................................... 7
I DIRITTI DEL CONCEPITO ..................................................................................... 8
IL CONCEPITO NELLA GIURISPRUDENZA COSTITUZIONALE .......................... 9
BIBLIOGRAFIA........................................................................................................ 11
Il concepito nel diritto internazionale .................................................. 12
CONVENZIONE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO .................................... 12
CONSIGLIO D’EUROPA E PARLAMENTO EUROPEO ....................................... 14
CONVENZIONE INTERNAZIONALE SUI DIRITTI DELL’INFANZIA ............... 15
BIBLIOGRAFIA........................................................................................................ 16
Quale futuro giuridico per il concepito? .............................................. 17
LA PROPOSTA NORMATIVA DI ESTENSIONE DELLA CAPACITÀ GIURIDICA
AL CONCEPITO ....................................................................................................... 17
BIBLIOGRAFIA........................................................................................................ 19
1
Qual è la differenza tra capacità
e soggettività giuridica?
PERSONA, STATUS E CAPACITAS
Nel diritto romano con il termine giuridico di persona era volto ad indicare
più l’essere umano in ogni sua possibile condizione che l’odierna accezione di
soggetto di diritto, mentre si distingueva l’homo dal caput in base alla
rispettiva condizione di libertà o di schiavitù; non esisteva nemmeno
un’espressione per indicare la capacità giuridica come oggi è intesa: lo status
indicava la condizione di un individuo in rapporto ad un certo sistema di
rapporti, mentre la capacitas esprimeva l’attitudine ad acquistare. La
pienezza della “capacità giuridica” era permessa dal possesso dei tre status: lo
status libertatis (che distingueva l’uomo libero dallo schiavo), lo status
civitatis (che distingueva il cittadino dallo straniero) e lo status familiae (che
distingueva il pater familias dagli altri membri della famiglia); tuttavia sussisteva
una sostanziale differenza tra questa capacità giuridica, che consisteva nella
essere titolari di diritti soggettivi e destinatari di doveri, e la capacità di agire,
cioè la capacità concreta o di fatto di manifestare una volontà giuridicamente
rilevante e, quindi, di compiere atti giuridici1.
3
PERSONA FISICA
Ad ogni modo, in merito allo status di persona fisica non vi è una definitiva
chiarezza, dal momento che è un concetto che trova definizioni nella dottrina
più che nella giurisprudenza: se da una parte Giuseppe Buffone, magistrato in
servizio presso la Direzione generale della Giustizia civile, sostiene che «si
distingue tra persona, in senso proprio, e soggetto, in senso tecnico […] La
capacità giuridica sembra, in alcuni casi, prescindere dall’“essere” persona.
Si potrebbe allora distinguere come se la capacità fosse una qualità che attiene
al soggetto ma può sussistere anche quando questo “persona” non è»8,
dall’altra Francesco Viola, ordinario di Filosofia del Diritto all’Università degli
Studi di Palermo, lapidariamente afferma che «la persona giuridica
moderna è il “soggetto di diritto”».
BIBLIOGRAFIA
1. Istituzioni di diritto romano, Cesare Sanfilippo, Rubettino Editore, Soveria
Mannelli 2002
2. Art. 1, Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, 1789
3. Art. 1 e 4, Codice Civile del Regno d’Italia, 1865
4. Art. 1, Codice Civile del Regno d’Italia, 1942
5. Commento all’Articolo 1 del Codice Civile, Francesca Giardina in Commentario
del Codice Civile, Antonio Barba e Stefano Pagliantini, Utet Giuridica,
Milano 2012
6. Relazione del Ministro Guardasigilli Dino Grandi al Codice Civile, 1942
7. Art. 2, 3 e 22, Costituzione della Repubblica Italiana, 1948
8. La tutela della vita nascente: lo statuto giuridico del concepito al confine tra Soggetto
e Persona, Giuseppe Buffone, Altalex, 2007
9. Lo statuto giuridico della persona in prospettiva storica, Francesco Viola in Studi
in memoria di Italo Mancini, G. Pansini, Esi, Napoli 1999
4
Il concepito nel diritto romano
CAPACITÀ GIURIDICA POTENZIALE DEL CONCEPITO
La locuzione latina del Nasciturus pro iam nato habetur, quotiens de commodis eius
agitur, cioè «il nascituro venga considerato come se fosse già nato, tutte le
volte in cui si tratta del suo vantaggio», esprime la posizione del diritto
romano nei confronti del concepito, in quanto tutela i diritti di quest’ultimo
in considerazione della potenziale capacità giuridica che egli è in procinto
di acquisire contestualmente alla nascita; in seno al diritto romano, l’ambito
prevalente di applicazione di questa tutela ineriva ai diritti ereditari.
Le esigue conoscenze mediche dell’epoca avevano influenzato il diritto
romano, orientandolo nell’attribuire ad una terna di requisiti essenziali per
poter acquisire la capacità giuridica: il distacco completo dalla madre, il
possesso della vita e l’aspetto umano; i nati morti erano privati sia della
qualifica di procreati sia del titolo di nati, mentre i nati deformi (quindi privi
del cosiddetto “aspetto umano”) venivano classificati come monstra.
CONCEPTUS E PERSONA
Benché manifestamente precluso della capacità giuridica, più di un testo
latino attribuisce al conceptus il “dispositivo” di persona, sia in una
constitutio emanata nel 528 d.C. sia nei Compilatori, e, secondo il professor
Antonio Palma, ordinario di Istituzioni di Diritto Romano all’Università degli
Studi di Napoli “Federico II”, è verosimilmente da intendersi «nella sua più
concreta accezione, ossia con riferimento ad essere umano, considerato sia
nello stadio successivo alla nascita che in quello prenatale»1, in quanto,
coerentemente anche con quanto espresso dal filosofo Roberto Esposito
«l’idea di persona sembra incorporare un potenziale di senso talmente
denso e variegato da risultare irrinunciabile nonostante tutte le sue, anche
cospicue, trasformazioni interne»2.
5
SOGGETTIVITÀ GIURIDICA DEL CONCEPITO E DISPOSIZIONI
NORMATIVE A SUO FAVORE
BIBLIOGRAFIA
1. Il nascituro come problema «continuo»: diritto romano e diritto privato italiano alla
luce di recenti asserti giurisprudenziali, Antonio Palma, Revista europea de
historia de las ideas políticas y de las instituciones públicas, Malaga 2014
2. Il dispositivo della persona, Roberto Esposito in Homo, caput, persona. La
costruzione giuridica dell’identità nell’esperienza romana, A. Corbino, M.
Humbert, G. Negri, Pavia 2010
3. Il concepito “soggetto di diritto” secondo il sistema giuridico romano, Luigi
Catalano
6
Il concepito nel diritto italiano
IL CONCEPITO NEL CODICE CIVILE
L’articolo 1 del Codice Civile attualmente vigente, già citato in precedenza,
afferma che «i diritti che la legge riconosce a favore del concepito sono
subordinati all’evento della nascita» e nel medesimo testo normativo viene
chiarita la natura di tali diritti in ambito civile, cioè diritti di successione e di
donazione; nello specifico, l’articolo 462 dichiara che «sono capaci di
succedere tutti coloro che sono nati o concepiti al tempo dell’apertura
della successione», l’articolo 715 sancisce che «se tra i chiamati alla
successione vi è un concepito la divisione non può aver luogo prima della
nascita del medesimo. […] La disposizione del comma precedente si
applica anche se tra i chiamati alla successione vi sono nascituri non
concepiti. Se i nascituri non concepiti sono istituiti senza determinazione di
quote, l’autorità giudiziaria può attribuire agli altri coeredi tutti i beni ereditari
o parte di essi, secondo le circostanze, disponendo le opportune cautele
nell’interesse dei nascituri» e l’articolo 784 viene esplicitato che «la donazione
può essere fatta anche a favore di chi è soltanto concepito, ovvero a favore
dei figli di una determinata persona vivente al tempo della donazione, benché
non ancora concepiti»1.
10
BIBLIOGRAFIA
1. Art. 1, 462, 715 e 784, Codice Civile del Regno d’Italia, 1942
2. Legge 40, 19 febbraio 2004
3. Sentenza n° 10741, 11 maggio 2009, Terza Sezione, Cassazione Civile
4. Sentenza n° 14488, 29 luglio 2004, Terza Sezione, Cassazione Civile
5. Sentenza n° 27, 18 febbraio 1975, Corte Costituzionale
6. La tutela della vita nell’ordinamento giuridico italiano. Considerazioni sull’aborto,
Mauro Ronco, L-Jus, 2/2019
11
Il concepito nel diritto
internazionale
CONVENZIONE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO
La Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo afferma al primo comma dell’Articolo 2
che «il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge. Nessuno può
essere intenzionalmente privato della vita, salvo che in esecuzione di una
sentenza capitale pronunciata da un tribunale, nel caso in cui il reato sia
punito dalla legge con tale pena»1 (il testo originale in inglese è «Everyone’s
right to life shall be protected by law. No one shall be deprived of his life intentionally
save in the execution of a sentence of a court following his conviction of a crime for which
this penalty is provided by law», mentre in francese è «Le droit de toute
personne à la vie est protégé par la loi. La mort ne peut être infligée à quiconque
intentionnellement, sauf en exécution d’une sentence capitale prononcée par un tribunal au
cas où le délit est puni de cette peine par la loi.»), non chiarendo in maniera esplicita
la definizione di persona e, pertanto, non escludendo in alcun modo
l’interpretazione secondo la quale anche il concepito goda del primo ed
elementare diritto di cui gode ogni altro essere umano.
La Sentenza Paton versus Regno Unito del 13 maggio 1980 della Commissione Europea
dei Diritti dell’Uomo sottolineò che «il termine ‘ogni persona’ non è definito
nella Convenzione» e aggiunse che «nessuno indica chiaramente che ciò abbia
una possibile applicazione prenatale, sebbene tale applicazione in un caso
raro – per esempio, nell’Articolo 6 – non può essere interamente
esclusa»2, nonché, interpellandosi sull’applicabilità del termine ‘vita’ alla vita
prenatale, concluse che «anche il termine ‘vita’ non è definito nella
Convenzione» ed evidenziò che «mentre alcuni credono che [la vita] inizi già
con il concepimento, altri tendono a focalizzarsi sul momento
dell’annidamento, su quando il feto diventa ‘in grado di sopravvivere
12
autonomamente’ o sulla nascita»; in merito a quest’ultima constatazione, non
si può non menzionare la recente pubblicazione del ricercatore dell’Università
di Chicago Steven Andrew Jackobs, il quale ha domandato a 5512 biologi
quale fosse l’inizio della vita umana e 5502 di loro, cioè il 95%, hanno
risposto che la vita umana inizia dal concepimento3. Pertanto, in tale
sentenza la Commissione analizzò che l’Articolo 2 potesse essere interpretato
in tre differenti modalità, cioè come «non applicabile al feto in generale»,
come «riconoscente un ‘diritto alla vita’ al feto con certe implicite restrizioni»
o come «riconoscente un ‘diritto alla vita’ assoluto al feto» ed escluse la terza
ipotesi, in quanto «la vita del feto è intimamente connessa con la vita della
donna gravida e non può essere da essa separata» e tale interpretazione
«significherebbe che la ‘vita prenatale’ del feto sia considerata come avente un
valore più elevato della vita della donna gravida»; relativamente alle altre due
ipotesi, la Commissione non si schiera con altrettanta chiarezza e lascia
tendenzialmente aperta la questione, pur non avallando mai direttamente la
prima ipotesi e, pertanto, propendendo implicitamente per la seconda.
Secondo il giurista Vittorio Corasaniti dell’Università degli Studi di Milano-
Bicocca, «il solo punto che è stato risolto dalla Commissione è che, se si
considerasse che l’art. 2 protegge il diritto alla vita del nascituro, i diritti e gli
interessi in gioco devono essere valutati congiuntamente in maniera
ragionevole»3.
La Sentenza Parrillo versus Italia del 27 agosto 2015 della Corte Europea dei Diritti
dell’Uomo confermò la legittimità ai sensi della Convenzione Europea dei
Diritti dell’Uomo della legge 40/2004 in merito al divieto di
sperimentazione sugli embrioni umani e, significativamente, affermò che
«la Corte riconosce che la “tutela del potenziale di vita dell’embrione”
può essere collegata al fine della protezione della morale e dei diritti e delle
libertà altrui»4; a chiosa di quest’ultimo rilievo, Vincenzo Tingano, docente di
Diritto penale amministrativo presso l’Università degli studi di Catania,
commenta che «l’apparato argomentativo portato avanti dalla Corte di
Strasburgo andrebbe a riecheggiare gli insegnamenti di Jürgen Habermas,
13
secondo cui la strumentalizzazione degli embrioni sarebbe censurabile in
quanto lesiva della dignità dell’intero genere umano, piuttosto che del
diritto alla dignità di un soggetto di diritto soltanto “potenziale”»5.
Sette anni più tardi, la Raccomandazione 1046 del 24 settembre 1986 al punto 5
chiarì che «fin dall’inizio della fecondazione dell’ovulo la vita umana si
sviluppa in modo continuo, sicché non si possono fare distinzioni tra le
varie fasi (embrionali) del suo sviluppo», al punto 8 evidenziò che «di fronte al
progresso scientifico che permette di intervenire fin dalla fecondazione della
vita umana, è urgente stabilire il grado della sua tutela giuridica» e al punto 10
stabilì che «l’embrione e il feto umano devono in ogni circostanza
beneficiare del rispetto dovuto alla dignità umana».
Tre anni dopo, la Raccomandazione 1100 del 2 febbraio 1989 ribadì al punto 6
l’opportunità di «definire la protezione giuridica dell’embrione umano fin
dalla fecondazione dell’ovulo».
Nello stesso anno, il Parlamento Europeo varò la Risoluzione 113 del 16 marzo
1989, la quale affermò che «lo zigote deve essere protetto» e «pertanto non
lo si può utilizzare indiscriminatamente per esperimenti» e proibì «qualsiasi
impiego commerciale o industriale di embrioni e feti».
BIBLIOGRAFIA
1. Art. 2 e 6, Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo
2. Sentenza Paton versus Regno Unito, 13 maggio 1980, Commissione
Europea dei Diritti dell’Uomo (testo disponibile solo in inglese)
3. Biologists’ consensus on ‘When Life Begins’, Steven Andrew Jacobs, SSRN, 25
luglio 2018
4. I diritti del nascituro e tutela giuridica internazionale, Vittorio Corasaniti,
Università di Milano-Bicocca, Milano 2007
5. Sentenza Parrillo versus Italia, 27 agosto 2015, Corte Europea dei Diritti
dell’Uomo
6. Divieto di sperimentazione sugli embrioni umani e Convenzione Europea dei Diritti
dell’Uomo, Vincenzo Tingano, Diritto Penale Contemporaneo, 2015
7. Punto VIa, Raccomandazione n° 874, 4 ottobre 1979, Consiglio d’Europa
8. Punti 5, 8 e 10, Raccomandazione n° 1046, 24 settembre 1986 Consiglio
d’Europa
9. Punto 6, Raccomandazione n° 1100, 2 febbraio 1989, Consiglio d’Europa
10. Art. 2, 6 e 18, Convenzione per la protezione dei Diritti dell’Uomo e della dignità
dell’essere umano nei confronti dell’applicazioni della biologia e della medicina,
Oviedo 1997
11. Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo, Ginevra 1924
12. Dichiarazione Universale dei Diritti del Fanciullo, New York 1959
13. Art. 1, Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, 1989
16
Quale futuro giuridico per il
concepito?
LA PROPOSTA NORMATIVA DI ESTENSIONE DELLA CAPACITÀ
GIURIDICA AL CONCEPITO
BIBLIOGRAFIA
1. Disegno di legge n° 950, 20 novembre 2018
2. Identità e statuto dell’embrione umano, 22 giugno 1996, Comitato Nazionale
per la Bioetica
3. Legge 194, 22 maggio 1978
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