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ANNO LX
N. 6 NOVEMBRE-DICEMBRE
2014
FONDATA E RETTA DA
WALTER BIGIAVI
ALBERTO TRABUCCHI
(1955-1968)
(1968-1998)
COMITATO DI DIREZIONE
www.edicolaprofessionale.com/RDC
Pubbl. bimestrale - Taria R.O.C.: Poste Italiane S.p.a. - Sped. in abb. post. - D. L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano
Geo Magri
Wissenschaftlicher Mitarbeiter Universitt Osnabrck
1. La propriet , tra gli istituti del diritto civile, quello che maggiormente ha pungolato linteresse delle dottrine filosofiche e sociali; per tale motivo essa stata definita, con un efficace paragone fluviale, il Rubicone del
diritto (1). Gi nellantichit i filosofi si interrogavano sulla necessit di simile diritto e a Platone, che contestava lopportunit che i governanti avessero propriet private, poich esse li avrebbero distolti dal perseguimento del
bene pubblico (2), si opponeva Aristotele, secondo il quale, invece, labolizione della propriet privata era in conflitto con la natura umana ed avrebbe
creato liti e disaccordi, che avrebbero minato il quieto vivere civile (3).
Nel solco tracciato dai due pensatori muoveranno i loro passi i grandi del
pensiero occidentale come, solo per citarne alcuni, Moro, Campanella, Locke,
Hume, Kant, Smith, Bentham e, ovviamente, Marx (4). In tempi ancor pi re(*) Lidea di uno studio su questo tema nata nel corso dei seminari organizzati in seno al progetto Gemeineuropisches Sachenrecht, coordinato dal Prof. Dr. Dr. h.c. mult.
Christian von Bar, presso lo European Legal Studies Institute dellUniversit di Osnabrck.
Al prof. von Bar vanno i miei ringraziamenti per i preziosi suggerimenti.
( 1 ) Cfr. V. Italia, Osservazioni sul diritto di propriet nel disegno costituzionale e nella
realt attuale, in Scritti in onore di E. Tosato e ora in V. Italia, Scritti scelti, a cura di G.
Bottino, Milano 2009, p. 107.
( 2 ) Platone nel libro VII della Repubblica, afferma: Se per i futuri governanti troverai
una condizione di vita migliore del potere, la tua citt pu diventare ben governata, perch
sar lunica in cui governeranno coloro che sono realmente ricchi, non di oro ma della ricchezza che deve possedere luomo felice, ossia di una vita onesta e saggia.
Ma se le cariche pubbliche sono occupate da individui poveri e affamati di propriet
privata, che pensano di doverne ricavare il proprio guadagno, questa possibilit non pu
sussistere, in quanto il potere diventa oggetto di contesa e una simile guerra intestina e civile manda in rovina loro e il resto della citt .
( 3 ) T. Irwin, I princpi primi di Aristotele, (Oxford University Press, 1988), trad. it. a
cura di G. Reale, Milano 1996, p. 567.
( 4 ) Una buona ricostruzione storica del profilo filosofico della propriet offerta da P.
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dici che si caratterizzano per averla negata (8). Ma il giurista, oltre ad adeguarsi ai filosofi, trova nuove vie. La Costituzione del Reich tedesco dell11
agosto 1919 introdusse una formula di compromesso destinata, con il diffondersi del c.d. welfare State, ad avere successo in tutta Europa. Allart. 153,
ultimo comma, leggiamo che Eigentum verpflichtet . La propriet obbliga,
ma non solo, Sein Gebrauch soll zugleich Dienst sein fr das Gemeine Beste (9). La Costituzione di Weimar, imponendo che la propriet privata obblighi il proprietario della cosa a servirsene anche nellinteresse generale, introduce quella che verr poi denominata la funzione sociale della propriet. Sulla funzione sociale, che in molti ordinamenti europei rappresenta laltra faccia della medaglia proprietaria, la letteratura sterminata e di essa non
intendiamo occuparci in questa sede. Basti segnalare che la funzione sociale
rappresenta la sintesi, elaborata negli ordinamenti europei improntati ad
unorganizzazione dello Stato in senso sociale, tra propriet privata come diritto assoluto e il suo utilizzo indirizzato al perseguimento del benessere generale. Non un caso che la propriet sia contemplata, nella nostra carta costituzionale, tra i rapporti economici e non tra i diritti fondamentali (art. 42
Cost.).
Anche il diritto internazionale si interessato alla propriet (10). A fronte
di una iniziale neutralit delle convenzioni (11), legata alla valenza politico
costituzionale della propriet (12), si assistito ad un interesse sempre pi
crescente. Cartina di tornasole di questo fenomeno la Convenzione europea
dei diritti delluomo (CEDU), redatta in seno al Consiglio dEuropa, firmata a
Roma il 4 novembre 1950 ed entrata in vigore il 3 settembre 1953 (13).
( 8 ) Caratteristica fondamentale dei sistemi giuridici socialisti era proprio quella della
collettivizzazione dei mezzi di produzione, come stato osservato: il diritto socialista
quando sottrae i mezzi di produzione al proprietario privato e li collettivizza cos R. Sacco-A. Gambaro, Sistemi giuridici comparati, in Trattato di diritto comparato, diretto da R.
Sacco, 3a ed., Torino 2008, p. 330.
( 9 ) La formula transitata nellarticolo 14.2 dellattuale Grundgesetz: Eigentum verpflichtet. Sein Gebrauch soll zugleich dem Wohle der Allgemeinheit dienen .
( 10 ) In un primo momento soprattutto dal punto di vista economico. Si veda in proposito U. Kriebaum, Eigentumsschutz im Vlkerrecht. Eine vergleichende Untersuchung zum internationalen Investitionsrecht sowie zum Menschenrechtsschutz, Berlin 2008.
( 11 ) Di una vera e propria neutralit iniziale del diritto comunitario rispetto alla propriet parla ad esempio Marc Jaeger (presidente del Tribunale UE) nel suo saggio Il diritto
di propriet quale diritto fondamentale nella giurisprudenza della Corte di Giustizia, in
Europ. d. priv., 2011, p. 349 ss., specie p. 352, originariamente il diritto di propriet non
trovava spazio nei trattati istitutivi delle diverse comunit, o pi precisamente lo trovava,
con riferimento al concetto di regime di propriet. In definitiva, lordine comunitario era
neutrale rispetto a questo diritto .
( 12 ) Cfr. D. Caruso, Private Law and Public Stakes in European Integration: The Case
of Property, in Europ. law jour., VI, 2004, p. 751 ss.
( 13 ) LItalia ha ratificato solo nel 1955, con legge 4 agosto 1955 n. 848, in Gazz. Uff. n.
221 del 24 settembre 1955.
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La Convenzione, almeno nel suo testo originario, non prevedeva il riconoscimento della propriet tra i diritti fondamentali (14). Facile individuare la
sua esclusione in ragioni di ordine politico. Era sconveniente, ai fini del successo della Convenzione, contemplare tra i diritti fondamentali la propriet,
posto che essa non era considerata tale negli ordinamenti socialisti (15), e che,
anche in alcuni ordinamenti non socialisti, la sua inclusione tra i diritti fondamentali era vista con un tiepido entusiasmo (16).
Tuttavia, nel giro di poco tempo, le cose sono cambiate e la propriet
si dimostrata pi forte delle ragioni della politica. Cos, allarticolo 1 del
primo protocollo alla CEDU, fatto a Parigi, il 20 marzo 1952, leggiamo
che: Ogni persona fisica o giuridica ha diritto al rispetto dei suoi beni.
Nessuno pu essere privato della sua propriet se non per causa di pubblica utilit e nelle condizioni previste dalla legge e dai principi generali del
diritto internazionale . Deve notarsi come il protocollo sia pi timido,
rispetto alle Carte Costituzionali, nel far esplicito riferimento al diritto di
propriet. Nel primo capoverso, infatti, si fa menzione dei beni (17), pi
che della propriet, che viene presa in considerazione solo nel secondo periodo.
La tutela della propriet non pu portare (art. 1.2) pregiudizio al diritto degli Stati di porre in vigore le leggi da essi ritenute necessarie per disciplinare luso dei beni in modo conforme allinteresse generale o per assicurare il
pagamento delle imposte o di altri contributi o delle ammende .
Inserendo la propriet nel I protocollo si otteneva il vantaggio di consentire agli Stati che non contemplavano la propriet come diritto fondamentale,
di recepire la CEDU e non il protocollo, ma, nel contempo, si segnalava la
( 14 ) Sul contrasto sorto durante i lavori di redazione cfr. C. Russo-P.M. Quaini, La
Convenzione europea dei diritti delluomo e la giurisprudenza della Corte di Strasburgo,
Milano 2006, p. 7.
( 15 ) Cfr. F. Buonomo, La tutela della propriet dinanzi alla Corte europea dei diritti
delluomo, Milano 2005, p. 53.
( 16 ) Cfr. S. Praduroux, The Protection of Property Rights in Comparative Perspective: a
Study on the Interaction between European Human Rights Law and Italian and French
Property Law, Groningen 2013, p. 5 ss.
( 17 ) Come noto la Corte EDU accoglie una nozione di bene particolarmente ampia e
non interamente sovrapponibile a quella vigente negli ordinamenti nazionali. Si veda, in
proposito, la decisione M.C. e altri c. Italia del 3 settembre 2013, n. 5376/11, secondo la
quale (par. 77): La notion de biens peut recouvrir tant des biens actuels que des valeurs patrimoniales, y compris, dans certaines situations bien dfinies, des crances. Pour
quune crance puisse tre considre comme une valeur patrimoniale tombant sous le
coup de larticle 1 du Protocole no 1, il faut que le titulaire de la crance dmontre que
celle-ci a une base suffisante en droit interne, par exemple quelle est confirme par une jurisprudence bien tablie des tribunaux. Ds lors que cela est acquis, peut entrer en jeu la
notion desprance lgitime (Maurice c. France [GC], no 11810/03, 63, CEDH
2005-IX; Kopeck c. Slovaquie [GC], no 44912/98, 42-52, CEDH 2004-IX et Agrati et
autres c. Italie, prcit, 73-74) .
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centralit del diritto di propriet per una parte consistente della comunit internazionale (18).
Linteresse per listituto confermato anche dalla giurisprudenza della
Corte europea dei diritti delluomo (19), che ha assunto, con riferimento alla
propriet, un ruolo guida nella transizione dei sistemi socialisti al post-socialismo (20).
Ai nostri fini laspetto pi rilevante che, ai sensi dellart. 1 protocollo 1
della Cedu, cos come interpretato dalla giurisprudenza della Corte europea
dei diritti delluomo (21), nessuno pu essere privato della propriet, se non
( 18 ) La letteratura sul rapporto tra CEDU e diritto di propriet e vastissima; senza pretese di completezza si vedano, tra gli altri, L. Condorelli, La propriet nella Convenzione
europea dei diritti delluomo, in R. d. int., 1970, p. 175 ss.; W. Peukert, Der Schutz des Eigentums nach Art. 1 dem Ersten Zusatzprotokoll zur Europischen Menschenrechtskonvention, in EuGRZ, 1981, p. 97 ss.; H. Van der Broek, The Protection of Property under the
European Convention on Human Rights, in Legal Issues of European Integration, 1986, p.
53 ss.; C. Gerin (a cura di), Il diritto di propriet nel quadro della Convenzione europea
dei diritti delluomo, Padova, 1989; T. Ballarino, La propriet protetta nel Primo Protocollo, in R. int. d. uomo, 1989, p. 221 ss.; R. Nunun, Osservazioni sulla tutela del diritto di
propriet nel sistema della convenzione europea dei diritti delluomo, in R. d. int., 1991, p.
669; M.L. Padelletti, La tutela della propriet nella Convenzione europea dei diritti delluomo, Milano 2003; M. Comporti, La propriet nella Carta europea dei diritti fondamentali, Milano 2005; F. Manganaro, La Convenzione europea dei diritti delluomo e il diritto
di propriet, in D. amm., 2008, p. 379 ss.; U. Kriebaum, Nationality and the Protection of
Property under the European Convention on Human Rights, in I. Buffard et. al. (a cura di),
International Law between Universalism and Fragmentation, 2008, p. 649 ss. Per riferimenti al diritto comunitario ed europeo M. Trimarchi, in C. Castronovo-S. Mazzamuto,
Manuale di diritto privato europeo, Milano 2007, vol. II, p. 3 ss. e E. Ramaekers, European
Union Property Law, Oxford 2013.
( 19 ) Cfr. B Conforti, Quelques rflexions sur la jurisprudence de la Cour europenne
des droits de lhomme en matire de proprit, in M.G. Kohen (a cura di), Promoting Justice, Human Rights and Conflict Resolution through International Law, Liber Amicorum
Lucius Caflisch, Leiden 2007, p. 171 ss. e P. De Sena, Valori economici e non economici
nella giurisprudenza della Corte europea dei diritti delluomo in tema di propriet, in G.
Venturini e S. Bariatti (a cura di), Liber Fausto Pocar, vol. I, Diritti individuali e giustizia
internazionale, Milano 2009, p. 263 ss.
Lenorme numero di pronunce in materia di propriet consultabile sul sito della Corte
allindirizzo web http://www.echr.coe.int/Pages/home.aspx?p=home&c=.
( 20 ) In dottrina, per qualche indicazione sul ruolo giocato dalla Corte EDU nella riunificazione tedesca, con particolare riferimento al diritto di propriet, si veda E. Falletti, Il
diritto di propriet in Germania, in R. Conti (a cura di), La propriet e i diritti reali minori, Milano 2009, in specie p. 185 ss. Con riferimento alla giurisprudenza si vedano, tra le
tante, Corte EDU 20 febbraio 2003, Forrer-Niedenthal c. Germania, n. 47316/99; Corte
EDU 22 febbraio 2005, Jahn c. Germania; Corte EDU Atanasiu ed altri c. Romania, cit.,
nonch i casi pilota Corde EDU 15 gennaio 2009, Burdov c. Russia, n. 33509/04 e Corte
EDU 15 ottobre 2009, Yuriy Nikolayevich Ivanov c. Ucraina, n. 40450/04.
( 21 ) Anche sullequo indennizzo la quantit di giurisprudenza e dottrina monumentale. Si rinvia pertanto esclusivamente a poche fonti di riferimento: A. Allegra, Tutela della
propriet e diritto allequo indennizzo nella Convenzione europea dei diritti umani (I protocollo), in L. Carlassarre (a cura di), Le garanzie giurisdizionali dei diritti umani, Padova
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per ragioni che siano legate ad un pubblico interesse e previste dalla legge,
contro il pagamento, in tempo utile, di una giusta indennit per la perdita
della stessa (22).
Come noto il principio stato formulato dalla giurisprudenza della Corte
europea con riguardo a quello che stato coloritamente, ma efficacemente,
definito (23) il barbaro principio dellestorsione praticato da alcuni Stati
(tra i quali lItalia), i quali, nei casi di espropriazione per una causa di pubblica utilit, corrispondevano un indennizzo sensibilmente inferiore al valore
commerciale del bene. Il principio appare, per, dotato di valore generale e,
come tale, applicabile, almeno astrattamente, in tutti quei casi in cui vi sia
privazione del diritto di propriet.
Scopo del presente studio indagare la compatibilit di usucapione ed
acquisto a non domino, con la Convenzione europea dei diritti delluomo. Come noto, in forza di tali istituti, il diritto del proprietario, complice linteresse
generale alla certezza del diritto, viene sacrificato, senza che vi sia corresponsione di alcun indennizzo. normale chiedersi se una simile prassi sia in
qualche modo contrastante con i principi che emergono dalla CEDU, oppure
se i due istituti possano continuare ad operare, immodificati, negli ordinamenti nazionali.
Mentre in materia di usucapione gli studi, per quanto non numerosissimi,
non si possono dire del tutto assenti, complici due pronunce della Corte di
Strasburgo (24), il campo dellacquisto a non domino risulta decisamente meno esplorato, pur se non scevro di interesse (25).
1988, p. 221 ss. M. L. Padelletti, Il problema dellindennizzo nella Convenzione europea
dei diritti dellUomo e nella Carta dei diritti fondamentali dellUnione Europea, in M. Comporti (a cura di) La propriet nella Carta europea dei diritti fondamentali, cit., p. 115 ss.;
M. Comporti, La nozione europea della propriet e il giusto indennizzo espropriativo, in R.
giur. ed., 2005, I, p. 689 ss. Per quanto riguarda la giurisprudenza sia consentito il rinvio a
soli due casi: la sentenza Corte europea diritti delluomo nel caso James e altri c. Regno
Unito, del 21 febbraio 1986 e la sentenza del 29 luglio 2004 Scordino c. Italia (si tratta del
caso n. 1, posto che le decisioni Scordino c. Italia sono ben 3), pubblicata in R. giur. ed.,
2005, p. 3 ss.; F. it., 2005, IV, c. 1; F. amm. CDS, 2004, p. 2423 ss.
La pronuncia commentatissima, non solo in Italia, senza pretese di completezza si rinvia a: J. Eschment, Musterprozesse vor dem Europischen Gerichtshof fr Menschenrechte,
Peter Lang, 2011, 133; E. Boscolo, Espropriazione: la giurisprudenza della CEDU e lurbanistica regionale tra perequazione, compensazione e premialit, in F. amm. Tar, 2005,
p. 1331.
( 22 ) M. Comporti, La giusta indennit espropriativa tra giurisprudenza europea e giurisprudenza italiana, in V. Cuffaro-G. Di Rosa (a cura di), Studi in onore di Nicol Lipari,
vol. I, Milano 2008, p. 447 ss., in specie, p. 451 e nt. 6, alla quale si rinvia.
( 23 ) M. Trimarchi, Propriet e indennit di espropriazione, in Europ. d. priv., 2009, p.
1043.
( 24 ) Si veda, da ultimo, F. Viglione, Propriet e usucapione antichi problemi e nuovi
paradigmi, in Nuova g. civ. comm., 2013, II, p. 464 ss.
( 25 ) A. Guarneri, Usucapione, acquisti a non domino e Convenzione euroepa dei diritti
delluomo, in Nuova g. civ. comm., 2014, II, p. 339 ss.
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chiamata a pronunciarsi sulla conformit della prescrizione acquisitiva, prevista nel diritto inglese attraverso listituto delladverse possession, con lart. 1
prot. 1 CEDU.
Il ricorso presentato contro il Regno Unito fu dichiarato ricevibile (decisione dell8 giugno 2004) e il 15 novembre 2005 la sezione quarta della Corte
europea dei diritti umani, con quattro voti contro tre, dichiar la disciplina in
materia di usucapione, prevista dal diritto inglese, contraria al protocollo I
della CEDU. Di fronte a tale decisione, il governo britannico chiese il rinvio
alla Grande Chambre, che il 12 aprile 2006, accolse la richiesta. Le parti presentarono memorie che discussero alludienza dell8 novembre 2006 e, infine,
con la citata sentenza del 30 agosto 2007, la Grande Chambre modificava,
con sette voti dissenzienti, la decisione della IV sezione, dichiarando ladverse
possession conforme alla CEDU (32).
sufficiente questa disamina per cogliere un primo elemento rilevante
allindagine: la compatibilit della prescrizione acquisitiva con la CEDU, pur
essendo al momento accertata, non pacifica. Al contrario, in entrambe le
sentenze, la Corte si spaccata al suo interno; in un primo caso, ha concluso
per lincompatibilit, nellaltro in modo opposto (33).
2.1. Nella sentenza del 2005 (34) la IV sezione della Corte precisa innanzitutto che, dal protocollo 1 della CEDU sono desumibili tre distinti precetti. Il primo, dotato di carattere generale, enuncia il dovere di rispettare la propriet (art.
1, comma 1o, prima frase); il secondo (art. 1, comma 1o, seconda frase), invece,
prevede la possibilit di espropriare, ma solo al concorrere di determinate condizioni. Il terzo (comma 2o) concede agli Stati la possibilit di regolare lutilizzo dei
beni in modo conforme allinteresse generale. Il primo precetto il faro che deve
guidare linterprete nellapplicazione degli altri due.
La Corte riconosce che la formula utilit publique , adottata dalla CEDU, ampia e che essa ha, specie con riferimento al diritto di propriet, ricadute di natura politica, economica e sociale. Con riferimento ai singoli casi di
specie evidente che una corte o unautorit nazionale possano valutare, meglio di quanto non possa fare un giudice internazionale, se sussiste una causa
( 32 ) La sentenza riassunta nellEurop. rev. priv. law, 2007, p. 253 ss., con commenti
di J.M. Milo, On the Constitutional Proportionality of Property Law in The Netherlands,
p. 255 ss.; V. Sagaert, Prescription in French and Belgian Property Law after the Pye Judgment, p. 265 ss.; R. Caterina, Some Comparative, cit.; G. L. Gretton, Pye: A Scottish
View, p. 281 ss.; O. Radley-Gardner, Pye (Oxford) Ltd v. United Kingdom: The View from
England, p. 289 ss.
( 33 ) Nel corso dellanalisi non ci occuperemo della questione, affrontata in entrambe le
decisioni, e relativa alla violazione dellart. 6 della CEDU. Secondo il governo inglese, infatti, la questione era, al pi, inquadrabile come violazione del diritto alla difesa, che come
violazione del diritto di propriet, posto che la legge vietava, allex proprietario, di agire in
giudizio al fine di far valere il suo diritto. Tale questione, infatti, soltanto marginalmente
rilevante ai nostri fini.
( 34 ) Cfr. par. 42.
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possession riguarda lutilizzo del bene e non la perdita della propriet e che
essa non comporta un esproprio a danno del proprietario si rivel convincente (40). La Corte afferma che il trasferimento della propriet, quando avviene
soltanto nellinteresse del privato, non pu considerarsi sorretto da un interesse pubblico rilevante. La Corte, sulla scia di unobiezione del governo inglese,
considera anche il fatto che lusucapione, oltre che a soddisfare linteresse immediato del privato che usucapisce, soddisfa anche un interesse generale al
conveniente sfruttamento delle risorse. Listituto attribuisce, infatti, la propriet del bene al possessore che sinteressa, piuttosto che al proprietario che
lo abbandona e consente, cos, di far coincidere la figura del proprietario con
quella di chi si cura del bene (41). Lusucapione istituto noto in molti ordinamenti giuridici, segno evidentemente, secondo il governo convenuto, della
sua utilit allinteresse pubblico. Questo ci sembra essere il punto centrale
nella controversia. La Corte se da un lato accetta the undoubted relevance
and importance of these aims , dallaltro la limita al solo caso of unregistered land , mentre limportanza dellistituto in the case of registered land
is more questionable . La verit risultante dalle carte non merita di essere
messa in discussione da una situazione di fatto e comunque, di fronte ad un
applicants peaceful enjoyment of the disputed land was brought about by the action of one
party and the inaction of the other and that the State had no direct responsibility for such
interference, the Court accepts that it was the Grahams adverse possession of the land for
12 years which directly led to the applicants loss of their title. However, the Court also observes that, but for the provisions of the 1925 and 1980 Acts, the adverse possession of the
land by the Grahams would have had no effect on the applicants title or on their ability to
repossess the land at any stage. It was the legislative provisions alone which deprived the
applicants of their title and transferred the beneficial ownership to the Grahams and which
thereby engaged the responsibility of the State under Article 1 of the Protocol .
( 40 ) Cfr. par. 60 The Court observes that the relevant provisions of the 1925 and
1980 Acts do not involve the control of the use to which land is put and are in this respect
different in aim and effect from the provisions of, for instance, planning legislation. They
are instead concerned with the entitlement to land where there has been a period of adverse
possession and their cumulative effect, where the statutory requirements are met, is to
transfer beneficial ownership of the land from one individual to another. In this respect the
contested measures bear a closer similarity to those in the James and Others case (cited
above), in which property was transferred from one individual to another in furtherance of
general social policy, than to those in the case of AGOSI, where the forfeiture of the coins
was found by the Court to be a constituent element of the procedure for control of the illegal import of coins, or those in the Stran Greek case which were designed to prevent the enforcement of a final arbitration award e 61: While, as the Government emphasise, the
measures in question did not involve any form of expropriation by the State, the Court notes that the same was true in the case of James and Others in which the Court expressly rejected the applicants argument that the transfer of property from one person to another for
the latters private benefit alone could never be in the public interest within the meaning
of the second sentence. Indeed, the very fact that the contested measures involved such a
transfer of property rather than a taking of the property by the State in furtherance of a
system of control would appear to undermine, rather than reinforce, an argument that the
case is an example of control of use falling within the second paragraph of Article 1 .
( 41 ) Par. 65 e ss.
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perdita del diritto, in forza delladverse possession, avviene dopo ben 12 anni
di inattivit del proprietario, al quale, peraltro, non sarebbe impedito in alcun modo di evitarla, esercitando, in qualsiasi momento, il suo diritto. Nel caso di specie a mere grant to the Grahams of authority to use the land subject to an acknowledgement of the applicants ownership would have been
sufficient to stop time running (47). Secondo i giudici della IV sezione, per,
even having regard to the lack of care and inadvertence on the part of the
applicants... the deprivation of their title to the registered land and the transfer of beneficial ownership to those in unauthorised possession struck a fair
balance with any legitimate public interest served (48).
Un altro punto considerato di estremo rilievo, al fine di dichiarare listituto contrario alla CEDU: i ricorrenti, non solo sono stati privati della loro
propriet, ma they received no compensation for the loss (49). Questo
aspetto, secondo la sentenza, in aperto contrasto con il consolidato orientamento della Corte di Strasburgo, secondo la quale the taking of property in
the public interest without payment of compensation reasonably related to its
value is justified only in exceptional circumstances... this principle... is
equally applicable to the compulsory transfer of property from one individual
to another (50). Alla luce di queste osservazioni la IV sezione della Corte dichiara ladverse possession contraria alla CEDU.
2.2. La decisione della IV sezione non ha messo fine alla vicenda e
lusucapione stata portata davanti alla Grande Chambre, che ha ribaltato
la sentenza. Vediamo quali sono le ragioni che hanno spinto la Grande
Chambre alla riforma della decisione. La Corte rileva che lart. 1 prot. 1
protects possessions, which can be either existing possessions or assets, including claims, in respect of which the applicant can argue that he or
she has at least a legitimate expectation of obtaining effective enjoyment
of a property right. It does not, however, guarantee the right to acquire pro( 47 ) Cfr. par. 68 e s. In verit, nel caso di specie, come emerge dalla decisione della
House of Lords, riportata nella sentenza della Grande Chambre, al punto 20, Pye non era
stato del tutto inattivo. Nella sentenza della corte inglese leggiamo infatti che ... Despite
Pyes notification to quit the land in December 1983, its peremptory refusal of a further
grazing licence in 1984 and the totally ignored later requests for a grazing licence, after 31
December 1983 the Grahams stayed in occupation of the disputed land using it for what
purposes they thought fit. Some of those purposes (i.e., the grazing) would have fallen
within a hypothetical grazing agreement. But the rest are only consistent with an intention,
verified by Mr Michael Graham, to use the land as they thought best. That approach was
adopted from the outset. In my judgment, when the Grahams remained in factual possession of the fully enclosed land after the expiry of the mowing licence they manifestly intended to assert their possession against Pye .
( 48 ) Par. 70.
( 49 ) Par. 71.
( 50 ) Par. 72.
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perty (51). La GC precisa che i ricorrenti hanno perso il loro fondo, non in
forza di una previsione legislativa, che consentiva allo Stato di trasferire la
propriet alla presenza di determinate circostanze legate ad un interesse di
public policy, ma a causa di una regolamentazione generale della prescrizione dellazione di rivendicazione, la quale prevede che, alla maturazione del
periodo prescrizionale, il titolo del precedente proprietario was not extinguished, but the registered proprietor was deemed to hold the land in trust
for the adverse possessor (52). Le disposizioni di diritto inglese oggetto di
contestazione, non erano quindi volte a privare il proprietario del suo diritto, quanto piuttosto a regolare questions of title in a system in which, historically, twelve years adverse possession was sufficient to extinguish the
former owners right to re-enter or to recover possession, and the new title
depended on the principle that unchallenged lengthy possession gave a title (53) . Le norme erano intese a regolare, tra le altre questioni, anche i
limitation periods in the context of the use and ownership of land as between individuals (54). Ne consegue che i ricorrenti non sono stati assoggettati ad una deprivation of possessions within the meaning of the second sentence of the first paragraph of Article 1, but rather by a control of
use of land within the meaning of the second paragraph of the provision (55).
Non solo, per la Grande Chambre, la previsione di un termine prescrizionale per lazione di rivendicazione, oltre a perseguire il fine di interesse generale, tipico della prescrizione, soddisfa anche a specific general interest in
the extinguishment of title and the attribution of new title at the end of the
limitation period (56). La sentenza prosegue precisando come la regolamentazione della propriet differisca nei vari ordinamenti e come essa sia sensibile a decisioni di natura politico-sociale. Per questo motivo, a differenza di
quanto ritenuto dalla quarta sezione, Even where title to real property is registered, it must be open to the legislature to attach more weight to lengthy,
unchallenged possession than to the formal fact of registration (57). Per la
Grande Chambre appare assolutamente accettabile e conforme alla CEDU ed
al suo primo protocollo, che la legislazione di uno Stato membro disponga:
to extinguish title where the former owner is prevented, as a consequence of
the application of the law, from recovering possession of land cannot be said
to be manifestly without reasonable foundation. There existed therefore a
( 51 ) Par. 61.
( 52 ) Par. 65.
( 53 ) Par. 66.
( 54 ) Ibid.
( 55 ) Ibid.
( 56 ) Par. 71.
( 57 ) Par. 74
1416
general interest in both the limitation period itself and the extinguishment of
title at the end of the period (58).
Anche con riferimento al diritto allindennizzo la GC non condivide il
pensiero della IV sezione. Nella sua sentenza la Grande Chambre pone laccento sul fatto che lusucapione non una forma di esproprio, ma la conseguenza di una particolare regolamentazione dellutilizzo del diritto dominicale; per questo motivo le linee guida dettate dalla giurisprudenza CEDU, in
materia di equo indennizzo espropriativo, non devono essere seguite (59). Infatti, in tutti quei casi in cui a situation was analysed as a control of use,
even though the applicant had lost possessions, no mention was made of a
right to compensation (60).
Incidentalmente, la Corte si sofferma sul fatto che le regole in materia di
adverse possession sono state modificate dal Land Registration Act 2002 (61)
ed ora, per usucapire un registered land, necessario comunicare al paper
owner che il termine per lusucapione prossimo a maturare in modo da consentirgli, se lo desidera, di attivarsi al fine di interrompere ladverse possession. Le nuove regole, non applicabili al caso di specie ratione temporis, non
dimostrano, in alcun modo, che la previgente disciplina fosse contraria alla
Convenzione. Semplicemente, il legislatore inglese, con la riforma, nella sua
discrezionalit, ha inteso, rendere pi difficile lacquisto della propriet attraverso lusucapione.
Ricapitolando: secondo la IV sezione della Corte EDU lusucapione
contraria alla CEDU perch consente di privare un soggetto della propriet di
un fondo registrato, senza che gli venga corrisposto un indennizzo. Non vale a
salvare listituto linteresse generale a determinare con certezza a chi appartenga la propriet del bene. Tale interesse pu giocare un ruolo limitatamente
ai beni non registrati, ma la presenza di un sistema di pubblicit fondiaria fa
venire meno la necessit di un simile rimedio.
Al contrario, la Grande Chambre ritiene che lusucapione sia una semplice regolamentazione del godimento del bene, che, come tale, rimessa alle
scelte politiche discrezionali degli Stati e ci fa si che listituto conservi un interesse generale, anche con riferimento ai beni registrati. La mancata previsione di un indennizzo non rileva in alcun modo, posto che lusucapione non
una forma di esproprio, ma una figura autonoma, alla quale i princpi dettati
dalla giurisprudenza CEDU in materia di espropri non sono estensibili in via
analogica.
( 58 ) Ibid.
( 59 ) Par. 79 The Court has found that the interference with the applicant companies
possessions was a control of use, rather than a deprivation of possessions, such that the
case-law on compensation for deprivations is not directly applicable .
( 60 ) Ibid. La Corte cita le sentenze Agosi c. Regno Unito, 24 ottobre 1986, n. 9118/80 e
Air Canada c. Regno Unito, 5 maggio 1995, n. 18465/91.
( 61 ) Cfr. par. 81.
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che che si muovevano allusucapione erano esattamente le stesse, e lusucapione veniva definita, insieme alla prescrizione, un impium praesidium (68);
un istituto necessario, per quanto sgradevole, le cui maglie si allargavano o si
stringevano, a seconda di quanto ripugnasse alla morale del momento, ma al
quale i sistemi giuridici faticavano a rinunciare.
In questa storia millenaria, il caso Pye c. Regno Unito rappresenta un
punto fermo. Limpium praesidium giudicato per la sua contrariet ai diritti
delluomo e la Corte, con una sentenza dalla motivazione ben argomentata, lo
assolve, riconoscendo come esso risponda ad un interesse generale. Per quanto le numerose dissenting opinions e gli obiter dicta nelle sentenze inglesi, dimostrino come la soluzione non abbia convinto una parte (significativa) dei
giuristi, ci sembra di poter affermare che, per il prossimo futuro, lusucapione
non subir nuovi attacchi fondati sulla contrariet alla CEDU. Se li ricevesse,
del resto, essi sarebbero respinti sulle stesse basi per cui la Grande Chambre li
ha respinti nel 2005.
Ci sembra utile, nellintento di comprovare la validit del ragionamento
della Corte, approfondire quali siano gli interessi generali tutelati attraverso
lusucapione e che permettono di considerare listituto conforme alla CEDU.
Si afferma comunemente che lusucapione risponde allantica esigenza di
attribuire definitivit e certezza giuridica al pacifico godimento di un bene
protratto nel tempo (69). Laffermazione appare corretta, ma bisogna trarne le
dovute conseguenze e cio che conforme al pubblico interesse ladeguato
sfruttamento delle risorse, piuttosto che il loro abbandono, cos come conforme allinteresse generale la trasformazione in realt giuridica di situazioni
di fatto prolungate nel tempo. Lordinamento necessita di istituti attraverso i
quali il diritto sappia adeguarsi alla realt fattuale inveterata; per questo motivo nata la prescrizione, nella sua duplice forma acquisitiva ed estintiva.
Alla luce di queste osservazioni appare condivisibile il fatto che la Corte europea dei diritti delluomo abbia riconosciuto lusucapione come istituto conforme alla CEDU, perch volto a tutelare un interesse generale, superiore a quello individuale.
La decisione ci sembra quasi riconoscere, in un certo qual modo, che
lusucapione istituto ancillare rispetto alla funzione sociale della propriet.
La Corte, riconoscendo la conformit alla CEDU di quegli ordinamenti che,
di fronte ad un proprietario che non utilizza il bene, premiano il possessore
che lo sfrutta, ammette che il conveniente sfruttamento della propriet corrisponde ad un interesse generale. Lidea di funzione sociale, come tramandataci dalla Costituzione di Weimar, quella per cui lutilizzo della propriet,
oltre a beneficio del proprietario, soll zugleich Dienst sein fr das Gemeine
Beste . Se il proprietario non sfrutta il bene, lordinamento reagisce consentendo a chi intende sfruttarlo di impadronirsene.
( 68 ) R. Caterina, op. ult. cit., p. 3.
( 69 ) C.M. Bianca, Diritto civile, vol. 6, La propriet, Milano 1999, p. 803.
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di ordinamenti come quello italiano, che largheggiano nella difesa dellacquirente in buona fede a scapito del proprietario, anche nel caso di bene rubato (72), ve ne sono altri (ad es. Francia e Germania (73)), che limitano la tutela
ai beni non oggetto di furto o di spossessamento involontario ed altri ancora
che tendono ad escluderla, come fa, ad esempio, il diritto inglese, che, in forza della regola nemo dat quod non habet, fa prevalere il proprietario spossessato sullacquirente in buona fede (74).
Traendo spunto dal ragionamento svolto con riguardo allusucapione, ci
sembra interessante valutare se esso sia in qualche modo applicabile anche
allacquisto a non domino, o se, con riguardo a questo istituto, gli interessi
generali che trovano tutela debbano portare a risultati diversi.
I due istituti, per quanto possano apparire affini, hanno unorigine storica molto diversa.
Il termine usucapione deriva dal latino usu-capere, ossia prendere, acquistare, attraverso luso. Non sorprende, dunque, che lusucapione fosse gi
nota al diritto romano (75), tanto da essere contemplata dalle XII tavole, le
quali si limitarono a recepire o forse, a tutto concedere, a regolare in modo maggiormente dettagliato, un istituto gi consuetudinariamente riconosciuto come produttivo delleffetto dellacquisto della propriet civile (76).
( 72 ) Non era cos per il codice del 1865 il quale, allart. 707, riproduceva sostanzialmente la regola contenuta nel Code Napolon, limitando ai soli casi di perdita volontaria
del possesso loperare della regola a tutela dellacquirente in buona fede. Cfr. L. Mengoni,
Gli acquisti a non domino, 3a ed., Milano 1994, p. 77.
( 73 ) Come ricorda Mengoni, (op. cit., p. 74), il paragrafo 935 del BGB conferma il requisito
della non provenienza della cosa da furto o da smarrimento, esso prevede infatti che Der Erwerb des Eigentums auf Grund der 932 bis 934 tritt nicht ein, wenn die Sache dem Eigentmer gestohlen worden, verloren gegangen oder sonst abhanden gekommen war. Das Gleiche
gilt, falls der Eigentmer nur mittelbarer Besitzer war, dann, wenn die Sache dem Besitzer abhanden gekommen war . Il comma 2 del paragrafo, tuttavia, contiene uneccezione in forza
della quale diese Vorschriften finden keine Anwendung auf Geld oder Inhaberpapiere sowie
auf Sachen, die im Wege ffentlicher Versteigerung veruert werden .
( 74 ) R. Sacco-R. Caterina, Il possesso, in Trattato di diritto civile e commerciale, dir.
da Cicu e Messineo e continuato da Mengoni, 3a ed., Milano 2014, p. 439 ss.
( 75 ) Listituto menzionato anche nelle Orazioni di Cicerone, pro Caec. 26, 74: Quid
enim refert aedis aut fundum relictum a patre aut aliqua ratione habere bene partum, si incertum est, quae nunc tua iure mancipi sint, ea possisne retinere, si parum est communitum ius civile ac publica lege contra alicuius gratiam teneri non potest? quid, inquam, prodest fundum habere, si, quae diligentissime descripta a maioribus iura finium, possessionum, aquarum itinerumque sunt, haec perturbari aliqua ratione commutarique possunt?
Mihi credite, maior hereditas uni cuique nostrum venit in isdem bonis a iure et a legibus
quam ab eis a quibus illa ipsa nobis relicta sunt. Nam ut perveniat ad me fundus testamento alicuius fieri potest; ut retineam quod meum factum sit sine iure civili fieri non potest.
Fundus a patre relinqui potest, at usucapio fundi, hoc est finis sollicitudinis ac periculi litium, non a patre relinquitur, sed a legibus; aquae ductus, haustus, iter, actus a patre, sed
rata auctoritas harum rerum omnium ab iure civili sumitur .
( 76 ) L. Vacca, voce Usucapione (diritto romano), in Enc. dir., XLV, p. 991, si veda anche M. Voigt, Die XII Tafeln. Geschichte und System, Leipzig 1883, p. 223 ss.
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Una definizione, piuttosto vicina a quella attuale di usucapione, la troviamo gi nei Tituli ex corpore Ulpiani (19.8), ove, dopo aver appreso che
Usucapione dominia adipiscimur tam mancipi rerum, quam nec mancipi ,
listituto viene cos definito: Usucapio est autem dominii adeptio per continuationem possessionis anni vel biennii: rerum mobilium anni, immobilium
biennii . Gi in epoca romana lusucapione aveva i requisiti che lo contraddistinguono oggi. Il possesso protratto nel tempo (tempo ad usucapionem) di
una res trasforma il possessore in dominus ex iure Quiritium. Una tutela dellacquirente in buona fede era, invece, sostanzialmente sconosciuta al diritto
di Roma, che ha sempre preferito proteggere il proprietario in rispetto del
principio ubi rem meam invenio, ibi vindico (77).
Contrariamente al diritto romano, nel diritto germanico la rivendica era
sconosciuta ed il proprietario veniva protetto se ed in quanto possessore (nel
senso che aveva la Gewehre). Presso i popoli germanici, una richiesta di restituzione era ammessa solo in caso di Diebstahl, al quale venne, successivamente, equiparato lo smarrimento della cosa. Nel caso in cui il proprietario
affidasse il bene ad un terzo e questo lo alienasse, non si concedeva lazione
nei confronti dellacquirente, ma soltanto nei confronti dellaffidatario infedele (78). In questo contesto nasce la regola Hand wahre Hand (79), in seguito convertita nel brocardo francese meubles nont point de suite . Non sorprende, quindi, trovarne una prima formulazione nello Sachsenspiegel di
Eike von Repgow (80) e di leggere nel Code Napolon (art. 2279, attuale
2276) il celebre en fait de meubles possession vaut titre .
Anche le ragioni che stanno alla base della protezione dellacquirente del
bene venduto da chi non proprietario sono diverse da quelle che sorreggono la
ratio dellusucapione. Mentre lusucapione premia il possessore che utilizza il
bene a discapito del proprietario che se ne disinteressa contribuendo, in questo
modo, a giuridicizzare la realt di fatto, la funzione dellacquisto a non domino
( 77 ) Cfr. L. Mengoni, Gli acquisti a non domino, Milano 1994, p. 41.
( 78 ) Cfr. L. Mengoni, op. cit., p. 42 ss. e R. Sacco-R. Caterina, op. cit., p. 441 e s.
( 79 ) La regola viene spesso enunciata anche dalla formula Wo du deinen Glauben gelassen hast, dort sollst du ihn suchen . Cfr. F.L. Schfer von Klostermann, Juristische
Germanistik: Eine Geschichte der Wissenschaft vom einheimischen Privatrecht, Frankfurt
am Main 2008, p. 275 e R. Schmidt-Wiegand, Lexicon der deutschen Rechtsregeln und Rechtsprichwrter, Kln 2011, p. 158. Sullevoluzione storica della tutela dellacquirente a
non domino si veda anche J.F. Stagl, Gutglubiger Fahrniserwerb als sofortige Ersitzung.
Eine Neubestimmung der 932 ff. BGB, in AcP, 2011, p. 530 ss., in specie p. 534 ss.
( 80 ) Cfr. Sachsenpiegel, Landrecht, Buch II, art. 60.1 Swilch man einem anderen
lhet oder seczet phert oder cleit oder icheiner hande varnde habe, zu swilcher ws her die
z snen geweren ley t mit sme willen: verkouft si der, der si in geweren hay t, oder verseczt
her sie, oder verspielt her sie, oder wirt sie ime verstolen oder ab geroubet: jene, die sie verliegen oder versazt hay t. Der em mac day nicheine vorderunge f haben, ay ne uffe den, deme
her sie leich oder versaczte . La disposizione ripresa dal pi antico manoscritto ritrovato
cfr. R. Hildebrand, Der Sachsenspiegel (Landrecht), nach der ltesten Leipziger Handschrift, Lipzia 1911, p. 81.
1422
, prima di tutto, garantire la sicurezza del traffico giuridico (81), specie per
quei beni che non sono assistiti da un sistema di pubblicit, che consenta di verificare se il venditore titolato o meno ad alienare. Non un caso, quindi, se la
regola si applica essenzialmente con riguardo ai beni mobili non registrati (82).
Altra ragione che spinge il legislatore a tutelare lacquirente la necessit
di garantire, almeno per alcuni beni, un rapido sistema circolatorio. Controllare che il bene appartenga effettivamente a chi lo aliena ha dei costi in termini di tempo e di denaro; mentre ragionevole addossare tali costi allacquirente di beni di notevole importanza economica, meno ragionevole imporli a
chi compra beni di uso comune, come un sacco di patate o una camicia. Diversamente si correrebbe il rischio di ostacolare oltremodo il commercio di
quei beni che circolano, senza formalit e pubblicit, de la main la
main (83), secondo quello che era il vecchio e gi ricordato principio di diritto
germanico per cui Hand wahre Hand (84).
La dottrina attenta allanalisi economica del diritto mette in dubbio che
la vera ragione per la quale si tutela lacquirente a non domino risieda nellinteresse dei traffici e dei commerci (85). Tale interesse, infatti, avrebbe una valenza esclusivamente declamatoria, ma non esplicativa della regola (86).
Lanalisi economica giustifica la protezione dellacquirente con lesigenza di
elevare il valore delle propriet mobiliari esistenti in riferimento ad una
economia basata sugli scambi di un mercato impersonale (87). Lacquirente,
secondo questa tesi, al momento dellacquisto, sarebbe disponibile a pagare
un prezzo maggiore, sapendo che non dovr temere rivendiche da parte di
terzi; dunque la sua tutela si giustifica con la necessit di far ottenere al venditore il massimo profitto possibile.
Tendenzialmente gli ordinamenti non amano proteggere chi compera cose rubate; per questo motivo la regola fa spesso salvi i beni rubati o i beni dei
( 81 ) Cfr. L. Mengoni, op. cit., p. 66 ss.; J. Carbonnnier, Droit civil, les biens, les obligations, Puf Quadrige, 2004, p. 1869 e s.; M. Cenini, Gli acquisti a non domino, Milano
2009, p. 129 ss.
( 82 ) Secondo S. Patti, Perdita del diritto a seguito di usucapione e indennit (alla luce
della Convenzione europea dei diritti delluomo), in questa Rivista, 2009, II, p. 663, in specie p. 664, le norme avrebbero, invece, analoga funzione essendo entrambe volte a risolvere
un conflitto di interessi, quello tra un titolare del diritto inerte e un soggetto attivo che, in
genere, ha favorito lo sfruttamento economico del bene .
( 83 ) Cos J. Carbonnnier, op. cit., p. 1869.
( 84 ) Sulla rilevanza della regola con riferimento al diritto odierno cfr. K. Minuth, Besitzfunktionen beim gutglubigen Mobiliarerwerb im deutschen und franzsischen Recht,
Tbingen 1990, p. 223
( 85 ) A. Gambaro, Il diritto di propriet, in Trattato di diritto civile e commerciale, dir.
da Cicu e Messineo e continuato da Mengoni, Milano 1995, p. 707 e H.B. Schfer-C. Ott,
Lehrbuch der konomischen Analyse des Zivilrechts, 4a ed., Berlin 2005, p. 571 ss.
( 86 ) A. Gambaro, op. cit., p. 708
( 87 ) A. Gambaro, op. cit., p. 710, cos anche M. Cenini, op. cit., p. 129 ss.
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compatibilit con la CEDU tutte le volte in cui il bene che viene trasferito non
destinato a circolare con rapidit e sicurezza. In questo caso, linteresse
pubblico, a cui fa riferimento lart. 1, comma 1o, seconda frase, del primo
protocollo CEDU, verrebbe meno e con esso la legittimit di una norma che
sacrifica il vecchio proprietario a scapito del nuovo acquirente. Ci, almeno,
nel caso in cui il bene sia di provenienza furtiva o circoli contro la volont del
vecchio proprietario (91).
Questa, del resto, comparatisticamente, sembra essere la soluzione prevalente. In Germania, ad esempio, il 935 BGB esclude la tutela dellacquirente
in buona fede ... wenn die Sache dem Eigentmer gestohlen worden, verloren gegangen oder sonst abhanden gekommen war... (92) e lart. 2276.2 del
code civil francese precisa che Nanmoins, celui qui a perdu ou auquel il a
t vol une chose peut la revendiquer pendant trois ans compter du jour de
la perte ou du vol, contre celui dans les mains duquel il la trouve... .
Nel Regno Unito, invece, si deciso di sposare in modo completo la regola per cui nemo dat quod non habet e di fare prevalere, sempre e comunque,
il proprietario spossessato sullacquirente in buona fede. La scelta risale al
Sale of Goods (Amendment) Act 1994, che, al Chapter 32, ha abolito il
market overt (93). La regola del market overt (94) prevedeva che chi avesse acquistato un bene mobile, in buona fede, in un mercato aperto al pubblico e in
condizioni di normalit commerciale (95), potesse far salvo lacquisto, anche
se lalienante non era dominus e anche se il bene era di provenienza furtiva (96). Leliminazione del market overt stata salutata come la doverosa
abolizione di un thieves charter (97), il che dimostra, con tutta evidenza,
quanto remota era, in quellordinamento, lintenzione di tutelare lacquirente,
quando acquistava una res furtiva.
( 91 ) Sui beni rubati o smarriti e lacquisto a non domino cfr. M. Cenini, op. cit., p. 129 ss.
( 92 ) Cfr. J.F. Stagl, op. cit., p. 543 e 552 ss.
( 93 ) Cfr. Bridge, The Sale of goods, 2a ed., Oxford 2009, 3.
( 94 ) Regola peraltro gi enunciata nei Commentaries on the laws of England (Vol. II, of
the Rights of things, Murray, London 1862, p. 459 e ss.) di Blackstone.
( 95 ) appena il caso di notare che, per una vecchia consuetudine, (cfr., The reports of
sir Edward Coke, vol. III, London 1826, p. 167 e s.) Every shop in London is a marketovert for such things only, which by the trade of the owner are put there for sale e che
Every day is a market-day in London except Sunday .
La regola richiama larticolo 2277 code civil che cos dispone: Si le possesseur actuel
de la chose vole ou perdue la achete dans une foire ou dans un march, ou dans une
vente publique, ou dun marchand vendant des choses pareilles, le propritaire originaire
ne peut se la faire rendre quen remboursant au possesseur le prix quelle lui a cot.
Le bailleur qui revendique, en vertu de larticle 2332, les meubles dplacs sans son
consentement et qui ont t achets dans les mmes conditions doit galement rembourser
lacheteur le prix quils lui ont cot .
( 96 ) Cfr. la voce Market overt in Brown, New law dictionary, 2a ed., London 1880, 332.
( 97 ) Cfr. larticolo di D. Barry sullIndependent dell11 giugno 1994, Thieves charter
nears end of its reign: The law of market overt may be on its way out.
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Anche il diritto internazionale sembra indirizzato in questo senso. Pensiamo, ad esempio, alla Convenzione Unesco del 1970 (98), a quella Unidroit
del 1995 (99) o, per restare in ambito europeo, alla direttiva 93/7/CE (100),
( 98 ) Convenzione concernente le misure da adottare per interdire e impedire lillecita
importazione, esportazione e trasferimento di propriet dei beni culturali entrata in vigore
il 24 aprile 1972. La Convenzione fa divieto di trasferire la propriet, esportare ed importare i beni che abbiano unimportanza storica, archeologica, letteraria, artistica e scientifica
elencati dal suo art. 1. Il divieto, tuttavia, non ha carattere assoluto. Spetta a ciascuno Stato aderente il compito di stabilire quali operazioni relative ai beni situati nel proprio ordinamento ed individuati dalla Convenzione possono ritenersi lecite e quali no.
Particolarmente rilevante ai nostri fini lart. 13, che impone alcuni obblighi volti ad
arginare e, se possibile, eliminare gli effetti della circolazione illecita dei beni culturali. La
norma comporta, per gli Stati aderenti, lobbligo di adottare una legislazione idonea ad impedire i trasferimenti di propriet di beni culturali diretti a favorire la loro illecita importazione od esportazione; a facilitare la restituzione dei beni culturali esportati illecitamente a
chi ne ha diritto e nello spazio di tempo pi breve; a consentire unazione di rivendicazione
dei beni culturali perduti o rubati esercitata dal proprietario legittimo o, in suo nome e, infine, a riconoscere il diritto imprescrittibile di ciascuno Stato membro di classificare e dichiarare inalienabili alcuni beni culturali che, per questo motivo, non possono essere esportati agevolando il recupero di essi, da parte dello Stato interessato, nel caso in cui, invece,
lesportazione sia avvenuta. Con riferimento alla Convenzione Unesco si rinvia a M. Frigo,
La circolazione internazionale dei beni culturali, Diritto Internazionale, Diritto Comunitario e Diritto Interno, Milano 2007, 2a ed., p. 12 ss. e G. Magri, La circolazione dei beni culturali nel diritto europeo: limiti e obblighi di restituzione, Napoli 2011, p. 28 ss.
( 99 ) Convention dUNIDROIT sur les biens culturels vols ou illicitement exports, firmata a Roma il 24 giugno 1995. Lo spirito della Convenzione quello di offrire un nucleo
uniforme di norme, che superi gli ostacoli frapposti dalle norme di conflitto presenti nei
singoli ordinamenti. Essa si applica a tutti i biens qui, titre religieux ou profane, revtent une importance pour larchologie, la prhistoire, lhistoire, la littrature, lart ou la
science et qui appartiennent lune des catgories numres dans lannexe la prsente
Convention (art. 2 della Convenzione). Larticolo 1, tuttavia, specifica che la Convenzione si applica aux demandes caractre international: a) de restitution de biens culturels
vols; b) de retour de biens culturels dplacs du territoire dun tat contractant en violation de son droit rglementant lexportation de biens culturels en vue de protger son patrimoine culturel .
La Convenzione contempla sia lipotesi della restituzione [art. 1 lett. a)] che quella del
ritorno [art. 1 lett. b)] dei beni culturali. La restituzione riguarda esclusivamente i beni rubati, mentre il ritorno si riferisce a tutte le ipotesi in cui il bene sia uscito dallo Stato contraente in violazione delle sue norme interne.
Per quanto concerne i beni culturali rubati, il problema che si pone quello di coniugare gli interessi dellacquirente in buona fede del bene rubato con quelli del proprietario spogliato dal ladro. Le regole in materia di acquisti a non domino, infatti, come si visto non
sono uniformi in tutti gli ordinamenti. La Convenzione si colloca in una prospettiva intermedia, disponendo (art. 3, comma 1o) da un lato che le possesseur dun bien culturel vol
doit le restituer e prevedendo, dallaltro, che, qualora egli dimostri la propria due diligence al momento dellacquisto, gli sia riconosciuto un equo indennizzo: le possesseur dun
bien culturel vol, qui doit le restituer, a droit au paiement, au moment de sa restitution,
dune indemnit quitable condition quil nait pas su ou d raisonnablement savoir que
le bien tait vol et quil puisse prouver avoir agi avec la diligence requise lors de lacquisition (art. 4, par. 1). Con riferimento alla Convenzione Unidroit si vedano M. Frigo, La
Convenzione dellUNIDROIT sui beni culturali rubati o illecitamente esportati, in R. d. int.
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che prevedono disposizioni in materia di beni culturali. Entrambe le Convenzioni e la direttiva impongono allacquirente in buone fede di un bene culturale, rubato o illecitamente esportato, di restituirlo, ottenendo, se in buona
fede, un equo indennizzo (101).
Ci pare che la norma contenuta nel nostro articolo 1153 c.c., se fosse
portata davanti alla Corte europea dei diritti delluomo, verrebbe giudicata
conforme alla Convenzione in tutti quei casi in cui il bene destinato ad una
rapida circolazione. In questi casi esiste un interesse pubblico e la Corte non
potrebbe far alto che confermare quanto gi detto nel caso Pye c. Regno Unito
e cio, che, nel conflitto tra i due soggetti, spetta alla discrezionalit dello Stato decidere a quale dei due debba essere attribuita la propriet, anche se la
cosa rubata.
Le cose stanno diversamente, per, nel caso in cui il bene non sia destinato a circolare in modo rapido e sicuro. In questo caso non appare remota la
possibilit che la Corte, alla luce di una riflessione storico-comparatistica, veda nella tutela dellacquirente in buona fede, soprattutto se il bene rubato o
smarrito, una violazione del protocollo 1 della CEDU.
Del resto, anche in Italia, la miglior dottrina si interroga da tempo sullopportunit di conservare, nella sua attuale portata, la regola enunciata dallart. 1153 c.c. o se non sia piuttosto arrivato, come effettivamente ci pare, il
momento di ridurla entro i confini che essa ha in tutti gli altri ordinamenti (102). In unottica di revisione dellistituto, qualche indicazione ci viene proprio dalla disciplina dei beni culturali.
Se si intendono superare le criticit che la disciplina dellacquisto a non
domino presenta con il diritto fondamentale alla propriet, nel caso di quei
beni la cui circolazione non necessita di particolare agevolazione, soprattutto
nel caso in cui si tratti di beni rubati o smarriti, ci pare che una via percorripriv. proc., 1996, p. 435 ss.; M. Graziadei, voce Beni culturali (circolazione dei) (diritto internazionale privato), in Enc. dir., Ann., vol. II, Milano, p. 91 ss, in specie p. 100 ss.; G.
Magri, op. ult. cit., p. 31 ss.
( 100 ) Direttiva 93/7/CEE del Consiglio, del 15 marzo 1993, relativa alla restituzione
dei beni culturali usciti illecitamente dal territorio di uno stato membro. La direttiva riguarda la restituzione dei beni culturali classificati come patrimonio culturale dalla legislazione degli Stati Membri, essa si applica ai beni che hanno lasciato il territorio di uno Stato
membro UE in maniera illegale (in violazione della legislazione vigente ovvero in violazione
delle condizioni previste dallautorizzazione temporanea rilasciata). Anche la direttiva prevede che lacquirente debba essere condannato alla restituzione, ancorch abbia acquistato
con la dovuta diligenza. In questo caso gli spetter, per, un equo indennizzo. Con riferimento alla direttiva si vedano M. Graziadei, op. cit., p. 104 ss. e G. Magri, op. ult. cit., p.
47 ss.
( 101 ) Con riferimento, pi in generale, al tema dei beni culturali e dellacquisto a non
domino, si vedano M. Comporti, Per una diversa lettura dellart. 1153 cod. civ. a tutela dei
beni culturali, in Scritti in onore di Luigi Mengoni, Milano 1995, p. 395 ss. e G. Magri, Acquisto a non domino e beni culturali, in questa Rivista, 2013, p. 741 ss.
( 102 ) R. Sacco-R. Caterina, op. cit., p. 445 e ss.
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