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giuffrè
© Copyright Dott. A. Giuffrè Editore, S.p.A. Milano - 2002
VIA BUSTO ARSIZIO, 40 - 20151 MILANO - Sito Internet: www.giuffre.it
La traduzione, l’adattamento totale o parziale, la riproduzione con qual-
siasi mezzo (compresi i microfilm, i film, le fotocopie), nonché la memo-
rizzazione elettronica, sono riservati per tutti i Paesi.
L’Editore
Milano, dicembre 2002
Presentazione
augurare – c’è davvero un grande bisogno che l’augurio non resti let-
tera morta – al diritto e ai suoi principî generali sorti migliori o, per
lo meno, non peggiori di quelle che stanno vivendo?
Non essendo la prima volta che il «Sui principî generali del diritto»
di Giorgio Del Vecchio vengono ristampati, la domanda appena for-
mulata non può certo accontentarsi di una risposta in termini sempli-
cemente ripetitivi delle motivazioni precedenti. Per tale ragione la
domanda di partenza ha bisogno che si compia un passo indietro, a
ritrovare i perché delle riedizioni precedenti.
A prescindere dalle traduzioni estere, fra cui spicca quella pubblicata
a Boston nel 1956 con introduzione di Roscoe Pound, due sono le ver-
sioni da ricordare in modo speciale: quella che figura nel primo volu-
me dei suoi Studi sul diritto, raccolti a cura della stessa Facoltà giuridi-
ca di Roma, e quella che nel 1958 ha formato oggetto di una pubblica-
zione “separata”, recante in Appendice il già ricordato scritto «Rifor-
ma del codice civile e principî generali del diritto». Poiché nel primo
caso si tratta di un inserimento, pari pari, in una raccolta, ad honorem,
di studi già apparsi singolarmente, è soltanto il secondo caso a richie-
dere la ricerca di un suo apposito perché. Ebbene, la risposta – a parte
l’adottabilità quale testo da studiare unitamente ad altri per l’esame
universitario in filosofia del diritto – è racchiusa nell’Avvertenza ante-
posta all’edizione del 1958: premesso che «salvo piccole aggiunte e
alcuni riferimenti alla successiva legislazione (in ispecie al Codice civi-
le del 1942), il saggio ha conservato il suo carattere originario, e va
quindi considerato con riguardo al tempo nel quale fu scritto», vi si
sottolinea che «gli argomenti e i problemi in esso discussi hanno un
interesse sempre vivo e attuale, poiché concernono i fondamenti della
scienza giuridica e dell’attività giudiziaria. Ciò spiega come questo
saggio abbia continuato ad attrarre l’attenzione degli studiosi anche di
paesi dove vige un sistema giuridico assai diverso dal nostro».
Ricordato tutto ciò, rieccoci alla domanda di partenza. Una cosa è
certa: ad attrarre oggi l’attenzione degli studiosi non potrebbero sicu-
ramente essere soltanto i motivi che decretarono il successo dello scrit-
to ottantadue anni fa e nemmeno quelli che lo rilanciarono oltre tren-
tanni dopo, a quasi cinquantanni da oggi. Taluni passaggi, a poco
meno di un secolo di distanza, risultano scontati, altri superati, accen-
tuando il senso didascalico di non poche delle conseguenti riflessioni,
fatte sempre salve, peraltro, quelle di documentato ordine storico.
C’è, piuttosto, qualcosa di diverso – si potrebbe dire di nuovo, se non
fosse che un testo scritto resta immutabile per definizione – ad «atti-
IX
Giovanni Conso
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