ANNALI VIII
Augusto Barbera
2007; PINO, Lidentit personale, in Ambito e fonti del biodiritto a cura di RODOT e TALLACCHINI, in Trattato di biodiritto
diretto da RODOT e ZATTI, cit., 2010, 297 ss.; PIZZETTI, Alle
frontiere della vita: il testamento biologico tra valori costituzionali e promozione della persona, Milano, 2008; RESTA,
Autonomia privata e diritti della personalit, Napoli, 2005;
ID., Dignit, persone, mercati, Torino, 2014; RUGER, Health
and Social Justice, Oxford, 2009; SALARIS, Corpo umano e
diritto civile, Milano, 2007; SANTOSUOSSO, Il consenso informato, Ancona, 1996; The Oxford Textbook Of Clinical Research Ethics a cura di EMANUEL, GRADY, CROUCH, LIE, MILLER
e WENDLER, New York, 2008; TORDINI CAGLI, Principio di
autodeterminazione e consenso dellavente diritto, Bologna,
2008; ZENO-ZENCOVICH, Personalit (diritti della), in D. disc.
priv., sez. civ., XIII, 1995, 430 ss.
1. In premessa. Nella trattazione precedente pubblicata in questa Enciclopedia, Costantino Mortati, che della Costituzione stato uno dei
padri nobili, metteva in luce le diverse incongruenze progettuali, le antinomie , che a suo
avviso attraversano la parte seconda della Costituzione (1). Ne elencava cinque in particolare.
Una prima antinomia fra efficienza delle istituzioni di governo e vincoli garantisti, dovuti sia alle
esigenze di tutela dei diritti dei singoli sia, in una
situazione di tensione fra le classi come quella
attuale , al timore che le maggioranze detentrici
del potere ne usino per rivolgerlo contro gli avversari . Una seconda antinomia fra il potere
formale attribuito agli organi dello Stato e il po(1) C. MORTATI, Costituzione dello Stato (dottrine generali e Costituzione della Repubblica italiana), in questa Enciclopedia, XI, 1962, 222 ss.
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governo disegnate dal Costituente hanno rappresentato (parafrasando Nietzsche) una solida fune
tesa sul possibile abisso della guerra fredda, ma
oggi rappresentano un freno alla capacit dellItalia di stare in Europa e nel mondo globalizzato.
Proprio perch i principi costituzionali si sono
ormai fortemente radicati nella coscienza degli
italiani, stato possibile tentare di chiudere le
pagine lasciate aperte dal Costituente, ridando
maggiore vigore alle istituzioni della Repubblica;
ma veti e conservatorismi pesano da decenni sui
tentativi di riforma delle istituzioni.
La Costituzione non tuttavia rimasta immutata. Ha incorporato talune riforme parziali
alcune utili, altre negative ma ha anche subito
profondi processi di trasformazione. In una duplice direzione: da un lato, la sempre pi stretta
integrazione europea ha provocato il ridimensionamento dei poteri nazionali fissati dalla Costituzione stessa e la conseguente alterazione del (gi
complesso) sistema delle fonti, giunta fino al
punto di mettere in dissolvenza alcune importanti
disposizioni costituzionali. Dallaltro, si sono progressivamente alterati gli equilibri fra gli organi
politici e gli organi di garanzia, a favore dei
secondi, Magistrature, Capo dello Stato, Corte
costituzionale, Autorit indipendenti. In particolare, rispetto al modello costituzionale, si sono
modificati gli equilibri fra il Parlamento e la Corte
costituzionale, con effetti che non possibile considerare tutti in positivo o tutti in negativo. Alla
sussunzione della norma nel parametro costituzionale si sono aggiunti criteri ermeneutici quali il
bilanciamento dei diritti, lo scrutinio di proporzionalit, la ricerca della ragionevolezza. In breve,
a fondamento dellordinamento sono posti, non la
legge, ma i diritti del cittadino. Lattivismo di
giudici e Corte ha portato ad una notevole estensione dei valori costituzionali ma ha, nel contempo, contratto oltre misura gli spazi della mediazione parlamentare, anchessa, peraltro, in
quanto espressione del principio democratico,
annoverabile fra i valori costituzionali. Una costituzione mantiene forza e prestigio se i principi
costituzionali costituiscono non solo trama e ordito per una sempre pi ricca giurisprudenza, ma
anche basi per decisioni forti, assunte da soggetti politici espressivi della sovranit popolare.
La Costituzione del 48 , nel complesso, tuttora robusta perch il suo un testo ecclettico,
inclusivo e, come cercheremo di evidenziare, a
virtualit multiple. Sopravvissuta alla fine dei partiti dellarco costituzionale, che per decenni
lhanno sostenuta, ha potuto conciliarsi sia con i
COSTITUZIONALE.
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normativo, rappresentato dal complesso degli altri testi normativi, spesso non formalmente costituzionali, che ad esso si collegano strettamente; c)
lordine costituzionale, vale a dire il contesto
politico-sociale e politico-culturale entro cui si
produce il riconoscimento dei principi costituzionali fondamentali, lordito attorno al quale si intessono le varie norme. Questultimo la base
materiale, un ordine sociale modellato dai fini e
dai valori delle forze politiche, sociali e culturali
egemoni, che in quel testo si riconoscono.
lenergia ordinante il logos che percorre
lintero ordinamento costituzionale, che lelaborazione del testo non cancella ma incanala negli
argini normativi (12). Soprattutto il riferimento
allordine costituzionale pu evidenziare, tra laltro, la continuit o meno di un ordinamento:
lordine costituzionale italiano, ad esempio, precede sia la Carta costituzionale sia le leggi che ne
costituiscono il contesto. Il 1o gennaio 1948 entr
in vigore la Carta costituzionale ma un nuovo
ordine costituzionale si era gi andato formando
progressivamente: non solo con il referendum istituzionale del 2 giugno 1946 ma prima ancora con
la vittoria sul nazifascismo, il ripristino delle principali libert e la nascita dei partiti democratici (13). Delle tre dimensioni che compongono
lordinamento costituzionale un ordine costituvit ha perso, in tutto lOccidente, la antica incidenza. Del
resto CRISAFULLI, op. cit., usa lespressione forze politicamente attive con un significato analogo a quello qui richiamato.
(12) Cfr. al riguardo le considerazioni di A. SPADARO,
Costituzione (dottrine generali), in Dizionario di diritto pubblico diretto da CASSESE, cit., II, ad vocem, nonch ID., Dalla
Costituzione come atto (puntuale nel tempo) alla Costituzione come processo (storico). Ovvero della continua evoluzione del parametro costituzionale attraverso i giudizi di costituzionalit, in Quaderni costituzionali, 1998, 343 ss.
(13) Fin dalla costituzione dei comitati di liberazione
nazionale a Roma il 9 settembre del 1943, allindomani
della fuga del Re avevano iniziato il loro cammino i
principi fondamentali dellordinamento costituzionale (sovranit del popolo, dignit costituzionale dei partiti, rispetto
dei diritti delluomo, autonomia delle formazioni sociali e
libera organizzazione sindacale dei lavoratori). Ci siamo
riferiti a fatti normativi ma se si vuole un aggancio giuridico formale si pu andare alla cosiddetta Costituzione
provvisoria, voluta dalle medesime forze politiche e trasfusa
nel d.l. lt. 25 giugno 1944, n. 151 e ulteriormente modificata
nel marzo 1946 (con il d. lg. lt. 16 marzo 1946, n. 98). Ad essi
vanno aggiunte le leggi che avevano soppresso il Tribunale
speciale per la difesa dello Stato (r.d.l. 29 luglio 1943, n. 668,
convertito dalla l. 5 maggio 1949, n. 178), soppresso il
partito nazionale fascista (r.d.l. 2 agosto 1943, n. 704),
soppresso la Camera dei fasci e delle corporazioni (r.d.l. 2
agosto 1943, n. 705), reintegrati nei loro diritti i cittadini
perseguitati per motivi razziali (r.d.l. 20 gennaio 1944, n. 25,
convertito dalla l. n. 178 del 1949), e alle quali si possono
ulteriormente aggiungere i vari atti con cui si sono iniziate a
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Come ha sottolineato Maurizio Fioravanti, la selezione di detti principi non pu essere il frutto di
mera tecnica (18); come ha precisato Antonio
Ruggeri, la loro selezione non pu farsi se non
risalendo ai valori in nome dei quali in un certo
momento storico certe forze politiche hanno combattuto determinate battaglie (19); mentre sospende il giudizio Franco Modugno, costretto a
concludere che il principio supremo non una
norma superiore ad unaltra ma unentit diversa,
irriducibile al mondo della norma (20).
In realt il collegamento fra tali principi e le
culture presenti nella base materiale dellordinamento costituzionale cos stretto da renderli non
facilmente distinguibili. E ci opportuno
precisarlo senza necessariamente trarre da tale
base vincoli normativi che si pongano in diretta
antinomia rispetto a puntuali disposizioni del testo, n cedere ai timori di chi rifiuta un siffatto
riferimento perch vuole mantenere il testo costituzionale indenne da contaminazioni: quelle culture possono rappresentare delle luci che rendono
possibile la lettura di un testo, perch ne rendono
chiari i contorni, ma non si sovrappongono al testo
stesso, non lo modificano n tanto meno si sostituiscono allo stesso (come i fotoni non si sostituiscono al foglio che colpiscono illuminandolo). E
daltro canto, come si pu parlare di ragionevolezza nel bilanciamento fra diritti, o addirittura
fra principi (21), prescindendo da ci che si intende per razionale in una determinata cultura,
in un determinato ordine materiale (22)? E come
utilizzare concetti quali libert o dignit della
(18) FIORAVANTI, La trasformazione costituzionale, cit.,
306.
(19) A. RUGGERI, Lo Stato costituzionale e le sue mutazioni genetiche, in Quaderni costituzionali, 2014, 837 ss.
Come stato sottolineato (G. MORBIDELLI, Lezioni di diritto
pubblico comparato, Monduzzi, Bologna, 2000, 85), solo la
maturazione degli orientamenti delle forze politiche e culturali intervenuta nella costituzione materiale ha consentito
di leggere la tutela del paesaggio di cui allart. 9 cost. non
solo come tutela delle bellezze naturali ma anche come tutela
dellambiente e dellecosistema, che viene cos ad assumere
un ruolo superprimario .
(20) F. MODUGNO, Fonti del diritto (gerarchia delle), in
questa Enciclopedia, Aggiornamento, I, 1997, 572.
(21) Ad esempio C. cost. 22 ottobre 2014, n. 238, cit.,
pone un problema di bilanciamento anche fra principi supremi: quello alla difesa dei diritti (tracciato dallart. 24 cost.)
e il principio internazionalista (tracciato dallart. 10 cost.): sul
punto P. FARAGUNA, La sentenza 238 del 2014: i controlimiti in
azione, in Quaderni costituzionali, 2014, 899 ss.
(22) questo il senso, peraltro, della ragione comunicativa, cui in pi sedi si riferisce Jrgen HABERMAS (per
esempio in Teoria dellagire comunicativo, trad. it., Il Mulino,
Bologna, 1997).
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stata sia la crescente secolarizzazione sia linfluenza della revisione dei Patti lateranensi, avvenuta nei medesimi anni Ottanta con gli accordi di
Villa Madama (1984), approvati a larghissima maggioranza dal Parlamento italiano. Disposizioni materialmente costituzionali quelle di recepimento
degli accordi si sono incrociate con i mutamenti
della base materiale dellordinamento costituzionale e hanno portato ad una diversa lettura della
Carta costituzionale (47).
I riferimenti potrebbero continuare numerosi e
C. cost. 12 aprile 1989, n. 203, cit., compare fra i principi
supremi il principio di laicit (definitivamente sviluppato
da C. cost. 20 novembre 2000, n. 508). Con detta sentenza,
nellescludere la illegittimit costituzionale dellart. 9 l. 25
marzo 1985, n. 121 (di ratifica ed esecuzione dellaccordo di
Villa Madama del 18 febbraio 1984), che prevede linsegnamento della religione cattolica nelle scuole di ogni ordine e
grado ma facendo salva la facolt di non avvalersene da
parte degli alunni , la Corte afferma in modo netto: a) che
il principio di laicit, quale emerge dagli art. 2, 3, 7, 8, 19 e
20, implica non indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni ma garanzia dello Stato per la salvaguardia della libert
di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale ; b) la legittimit del riconoscimento del valore della
cultura religiosa riferita non ad una specifica religione ma
al pluralismo religioso della societ civile ; c) il riconoscimento del cristianesimo come parte del patrimonio storico
del popolo italiano ; d) che tali due principi, il valore della
cultura religiosa e il cristianesimo come parte del patrimonio
storico del popolo italiano, concorrono a descrivere lattitudine laica dello Stato-comunit, che risponde non a postulati ideologizzati ed astratti [...] ma si pone a servizio di
concrete istanze della coscienza civile e religiosa dei cittadini . In C. cost. 25 maggio 1990, n. 259, sviluppando
quanto gi detto in C. cost. 30 luglio 1984, n. 239, la Corte
torner sul principio di laicit dichiarando la illegittimit di
taluni articoli del r.d. 30 ottobre 1930, n. 1731 che, prevedendo la natura pubblicistica delle comunit israelitiche,
realizzavano una forma di ingerenza contrastante (come
una sorta di costituzione civile ) con il principio di
laicit. In C. cost. 27 aprile 1993, n. 195, nel dichiarare
illegittima una legge della Regione Abruzzo che aveva previsto alcune agevolazioni urbanistiche solo per i culti con cui lo
Stato avesse stabilito unintesa, aveva definito il principio di
laicit (richiamandosi a C. cost. 12 aprile 1989, n. 203, cit.)
principio supremo [...] uno dei profili della forma di Stato
delineata nella Carta Costituzionale della Repubblica .
(47) La revisione intervenuta nel 1984 con gli accordi di
Villa Madama fra il Governo Craxi e la Santa Sede (trasfusi
nelle l. n. 121 del 1985, 20 maggio 1985, n. 206 e n. 222) ha
modificato sensibilmente il contenuto del Concordato evitando le norme in pi stridente contrasto con i principi
costituzionali, ma rimane la posizione di privilegio per la
Confessione cattolica. Prima ancora la Corte (cfr. C. cost. 1o
marzo 1971, n. 30, cit., nonch C. cost. 1o marzo 1971, n. 31
e n. 32; C. cost. 2 febbraio 1972, n. 12, cit., e C. cost. 29
dicembre 1972, n. 195; C. cost. 11 dicembre 1973, n. 175,
cit.; C. cost. 5 gennaio 1977, n. 1, cit.; C. cost. 2 febbraio
1982, n. 16 e n. 17, nonch C. cost. 2 febbraio 1982, n. 18,
cit.) era riuscita a stabilire il principio che le disposizioni del
Concordato non sono state costituzionalizzate e non si sottraggono, come gi accennato, allaccertamento della loro
conformit ai principi supremi dellordinamento costituzionale (anche se solo con C. cost. 2 febbraio 1982, n. 18, cit.
culturali che sostengono la Costituzione repubblicana. Esse dagli anni Settanta in poi, alcune
correggendo (la sinistra e le destre) precedenti
posizioni decisamente contrarie hanno visto
(hanno voluto vedere) nella scelta europeistica la
continuit, non la rottura, con le iniziali scelte
costituenti e hanno sostenuto o accettato un cos
impegnativo orientamento della Corte costituzionale.
Fare riferimento anche alle basi materiali di un
ordinamento costituzionale significa dunque riferirsi alle basi politiche, sociali e culturali di esso
ma andando, beninteso, oltre le forze politiche che
hanno dato inizialmente vita al testo costituzionale. Quelle forze politiche, guardando al caso
dellItalia, sono ormai scomparse dalla vita politica
e costituzionale; ci non esclude, tuttavia, che un
ordine costituzionale vi sia. Esso, come rappresenteremo nelle prossime pagine, lega ancora insieme, con un plebiscito quotidiano, la comunit
politica. Ci fu ben sottolineato da Ugo Rescigno:
la Costituzione non vige perch fu voluta, ma
perch oggi voluta (49).
5. La Carta costituzionale e il contesto normativo. Il concetto qui accolto di ordinamento
costituzionale non distante dallidea di Costituzione vivente, ma non vanno sottovalutate le
differenze. Questultima serve a registrare come
del resto la pi ampia categoria del diritto vivente quale linterpretazione che di un determinato testo costituzionale stata data nella
prassi, in particolare per opera delle Corti. Il
punto di partenza , appunto, esclusivamente il
testo, ri-letto alla luce della sua concreta applicazione. la law in action che supera, grazie al
metodo casistico, la law in the books, grazie al
judge made law (50). Nella prospettiva qui considerata, invece, il testo della Costituzione collo(49) G.U. RESCIGNO, Costituzione italiana e Stato borghese, Savelli, Roma, 1975, 156.
(50) Usiamo lespressione vivente nellaccezione utilizzata da E. EHRLICH, I fondamenti della sociologia del diritto,
trad. it., Giuffr, Milano, 1976 (ma avvertendo che Ehrlich,
che tra i primi propose la nozione, pensava soprattutto ai
comportamenti sociali). La tesi della Costituzione vivente,
ma con un significato pi ristretto, adottata da BARTOLE, La
Costituzione di tutti, cit., 163 ss., e pi in generale da A.
PUGIOTTO, Sindacato di costituzionalit e diritto vivente,
Giuffr, Milano, 1994, 17 ss.
Nella letteratura americana, in particolare, la living Constitution richiamata da quanti non intendono fermarsi
alloriginal intent e incoraggiano il judicial activism della
Corte Suprema: v. G. GORLA, Diritto comparato, in questa
Enciclopedia, XII, 1964, 938. Per il dibattito negli USA sulla
living Constitution v. L.H. TRIBE e M.C. DORF, Leggere la
Costituzione. Una lezione americana, trad. it., Il Mulino,
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disegni di legge, ivi compresa la possibile posizione della questione di fiducia. Non a caso la
battaglia, che ha attraversato quasi tutti gli anni
Ottanta, per lintroduzione del voto palese nelle
deliberazioni parlamentari di spesa ebbe il tono
(acceso) di una importante riforma materialmente
costituzionale (62).
Fin qui siamo rimasti nellambito di norme
relative a fonti (anche se non tutte norme sulle
fonti) ma invitiamo ad una riflessione: allordinamento costituzionale concorrono anche quelle
norme delle leggi elettorali che caratterizzano e
condizionano la forma di governo? Abbiamo lasciato per ultimo questa categoria per una obbiettiva incertezza; ma anche qui propendiamo per
una risposta affermativa. Cos stato, a noi pare,
per la legge proporzionale, dal 1948 in poi, e cos
per le leggi a base o effetto maggioritario, dal 1993
in poi. Tutte leggi ordinarie, ma con contenuti ed
effetti materialmente costituzionali. E ci, sia per
la loro incidenza sulla forma di governo sia per la
loro attitudine a configurare per i cittadini il
diritto politico di elettorato (o in termini di maggiore rappresentativit delle loro opzioni o in termini di maggiore incidenza del loro voto). privo
di senso parlare di seconda Repubblica non
essendo mutata la Costituzione, ma sarebbe infecondo formalismo non tenere conto dei riflessi che
quelle norme elettorali hanno avuto nel concreto
configurarsi della forma di governo non a caso
Carlo Mezzanotte intravvide bagliori costituenti nellesito del referendum elettorale del
1993 (63) . ben vero che le leggi elettorali
(62) illuminante al riguardo lesito negativo della
Commissione parlamentare per le riforme istituzionali (cosiddetta Commissione Bozzi, istituita nel 1983), che avrebbe
dovuto occuparsi, secondo il mandato ricevuto, solo di
riforme costituzionali ma che alla fine si incepp (almeno
questa fu la causa prossima) proprio per il tentativo di
introdurre il principio della prevalenza del voto palese per le
leggi di spesa, che alla opposizione dellepoca appariva tale
da sconvolgere consolidati equilibri costituzionali: v. C. FUSARO e S. CURRERI, Voto palese, voto segreto e forma di governo
in trasformazione, in Il Filangieri. Quaderno 2007, Jovene,
Napoli, 2008, 243-286; nonch C. FUSARO, Forma di governo
e principio maggioritario, in Scritti in onore di Aldo Bozzi,
Cedam, Padova, 1992, 223 ss. Sullimportanza che fu allora
assegnata al tema del voto palese v. Rodot abbandona la
commissione Bozzi, notizia pubblicata in La Repubblica, 16
novembre 1984, e la nostra opposta posizione in A. BARBERA,
Il voto segreto si pu attenuare, in Il Messaggero, 17 agosto
1985.
(63) C. MEZZANOTTE, Referendum e legislazione, Relazione al Convegno annuale dellAssociazione italiana dei
costituzionalisti su Democrazia maggioritaria e referendum (Siena, 3-4 novembre 1993), ripresa anche da A.
MORRONE, Il miracolo costituzionale, in www.confronticostituzionali.eu, 6 dicembre 2013.
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ha portato ad una situazione di crescente disordine normativo, di cui sono espressione la legislazione di tipo provvedimentale (75), il sempre
pi frequente ricorso alla decretazione durgenza (76) e alle ordinanze di necessit (77), financo prevedendo deleghe assunte per decreto (78); f) la mancata attuazione dellart. 39
cost. e la cosiddetta privatizzazione del pubblico
impiego hanno spinto o ad un uso improprio della
legge nei rapporti di lavoro o e non solo per il
pubblico impiego ad anomale fonti normative
contrattate (79); g) i fenomeni di cosiddetta
iper-legificazione hanno alimentato tentativi di
dare vita a processi di delegificazione e semplificazione obbiettivi peraltro fra loro non coincidenti (80) che hanno ingarbugliato ulteriormente il sistema delle fonti (81); h) il tentativo di
uscire dalla scissione tra potere legislativo e fonti
regolamentari nelle materie concorrenti, lambiguit del riconoscimento costituzionale del potere
legislativo, in questa Enciclopedia, Aggiornamento, VI, 2002,
ad vocem. Il fenomeno era stato da tempo messo in rilievo da
N. LUPO, Deleghe e decreti legislativi correttivi: esperienze,
problemi, prospettive, Giuffr, Milano, 1996.
(75) V. G.U. RESCIGNO, Leggi-provvedimento costituzionalmente ammesse e leggi-provvedimento costituzionalmente
illegittime, in www.associazionedeicostituzionalisti.it, dicembre 2007.
(76) Tanto da far parlare di normalizzazione dellemergenza : A. CARDONE, La normalizzazione dellemergenza: contributo allo studio del potere extra ordinem del
governo, Giappichelli, Torino, 2001.
(77) In non pochi casi trasformate in anomale fonti del
diritto: v. A. MORRONE, Le ordinanze di necessit ed urgenza,
tra storia e diritto, in Istituzioni e dinamiche del diritto. I
confini mobili della separazione dei poteri a cura di A.
VIGNUDELLI, Giuffr, Milano, 2009, 133 ss.; nonch G. MARAZZITA, Lemergenza costituzionale: definizioni e modelli,
Milano, 2003; G. RAZZANO, Lamministrazione dellemergenza. Profili costituzionali, Cacucci, Bari, 2010; C. PINELLI,
Un sistema parallelo. Decreti legge e ordinanze durgenza
nellesperienza italiana, in Dir. pubbl., 2009, 317 ss.
(78) Parla di produzione normativa a cannocchiale R. ZACCARIA, Introduzione a Fuga dalla legge? Seminari sulla qualit della legislazione a cura di R. ZACCARIA,
Grafo, Brescia, 2011, 15.
(79) Abbiamo approfondito il tema in A. BARBERA, Le
fonti del diritto del lavoro, fra legge e contratto, in Il sistema
delle fonti nel diritto del lavoro (Atti delle Giornate di studio
di diritto del lavoro, Foggia, 25-26 maggio 2001), Milano,
2002, 21 (nonch in Istituzioni mercato e democrazia. Liber
amicorum per gli ottanta anni di Alberto Predieri, Giappichelli, Torino, 2002).
(80) G. DEMURO, La delegificazione come strumento di
semplificazione: una difficile coesistenza, in Osservatorio sulle
fonti 1999 a cura di U. DE SIERVO, Giappichelli, Torino,
2000, 193-203.
(81) Riferimenti in B. MATTARELLA, La trappola delle
leggi. Molte, oscure, complicate, Il Mulino, Bologna, 2011.
Nonch A. PIZZORUSSO, La manutenzione del libro delle leggi
ed altri studi sulla legislazione, Giappichelli, Torino, 1999.
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ACCRESCIUTA FORZA
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lindubbio venir meno delle speranze che accompagnarono il varo della Costituzione, ma non
manca in talune di esse il tentativo di utilizzare la
Carta costituzionale come risorsa ideologico-simbolica, come strumento identitario di culture ortodosse contro avversari ritenuti estranei alle originarie culture politiche della Costituente (102),
fino a lanciare ricorrenti allarmi contro pretesi
rischi di una fuoriuscita dal modello democratico
da essa disegnato (103). Ma nonostante la diversit
di accenti e di motivazioni non manca da pi parti
per la riforma dello Stato, in particolare nella Relazione di
Mario DOGLIANI, Riforme costituzionali e qualit della democrazia, in Dem. dir., 2014, 7 ss. Ma gi con questi accenti, da
altra sponda politico-culturale, M. DANTONIO, La costituzione di carta, Mondadori, Milano, 1977, 189 ss.; v. anche M.
AINIS, Vita e morte di una costituzione, Laterza, Roma-Bari,
2006 (p. 7: la Costituzione come un fantasma della nostra
storia collettiva ).
Nel tentativo di opporsi a spinte riformiste ritenute
sbagliate vengono richiamati antichi fulgori della Costituzione (per esempio Massimo VILLONE, Decisionisti, ora ridateci la Dc, in Il Manifesto, 31 luglio 1914), rimestando quel
ricorrente giulebbe storiografico che porta a mitizzare il
dopoguerra e su cui ebbero modo di discutere Giovanni
Spadolini (cui si deve lespressione), Pietro Scoppola e Eugenio Scalfari (in La Repubblica, 22 e 28 agosto, e 1o
settembre 1984). In modo pi pacato, riflette sulla mancanza
nei partiti di oggi di una cultura della Costituzione M.
GREGORIO, Quale costituzione? Le interpretazioni della giuspubblicistica nellimmediato dopoguerra, in Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno, XXXV,
2006, 908.
(102) Questi avversari vengono individuati in chi pone
fra i suoi obbiettivi riforme elettorali o costituzionali (di
volta in volta i socialisti craxiani, il centrodestra berlusconiano, il Governo Letta, che aveva dato impulso ad un
percorso riformatore, o il Governo Renzi per limpulso dato
alla riforma del Senato). Si giunti a prospettare un partito
della Costituzione e la presentazione alle elezioni di una
lista degli amici della Costituzione o di partigiani della
Costituzione : v. P. FLORES DARCAIS, Realizzare la Costituzione!, in Micromega, dicembre 2013; v. sul punto la risposta
di L. CARLASSARE, Realizzare la Costituzione costituisce un
programma politico, in www.libertaegiustizia.it, 2 dicembre
2013, che condivide la diagnosi ma prende le distanze dalla
proposta. Su questi orientamenti v. E. GALLI DELLA LOGGIA,
Quelle letture strumentali della Costituzione, in Corriere della
Sera, 8 dicembre 2013. Sulla necessaria militanza del
costituzionalista insiste da tempo G. FERRARA, Costituzione e
Rivoluzione. Riflessioni sul Beruf del Costituzionalista (20
ottobre 2010), in Costituzionalismo.it, www.costituzionalismo.it, 2010, n. 2.
(103) Si susseguono in questi anni numerosi appelli che
lanciano gravi allarmi sulla Costituzione ferita e la democrazia in pericolo, spesso con autorevoli firme di costituzionalisti. Si trovano in vari siti; il pi attivo www.libertaegiustizia.it fa capo allomonima associazione presieduta da Gustavo Zagrebelsky; ma sulla stessa lunghezza donda i siti
www.salviamolacostituzione.it e www.adifesadellacostituzione.it (che fanno capo alle omonime associazioni). Non diverso il tono complessivo, anche se pi paludato, di www.costituzionalismo.it. In questa direzione G. ZAGREBELSKY, Postfazione a S. BONSANTI, Il gioco grande del potere, Chiarelettere, Roma, 2014, 226 ss., in cui si tende a raccontare la
La nostra opinione, che svilupperemo nelle pagine successive, che i principi costituzionali non si
sono indeboliti ma che, anzi, si sono ulteriormente
radicati nella coscienza degli italiani e che solo
grazie a questo radicamento stato possibile tentare di porre mano senza timori alla seconda parte
della Costituzione. Per anni si parlato di riforme
costituzionali. Si tenta di giungere a tale traguardo
dalla fine degli anni Settanta. Questi tentativi possono determinare una distorsione ottica e alimentare limpressione di una Costituzione labile e destabilizzata. Ma non cos: nessuno di essi ha
toccato o preteso di incidere credibilmente sui
principi costituzionali, dunque sullidentit della
Costituzione. Perfino la posizione di riforma che
parve la pi radicale, quella espressa nel Messaggio
alle Camere dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga (giugno 1991), teneva a sottolineare
la forza pedagogica dei suoi principi (106) e si
limitava a sollecitare una incisiva riforma della
parte seconda (frutto del clima di Yalta , come
Cossiga dir in altre occasioni).
Anzi, diremo di pi: le prove superate sono
state numerose le tensioni interne della guerra
fredda, la stagione del terrorismo, il crollo dellarco costituzionale ed altre se ne prospettano, non ultima lesplosione di antipolitica e di
demagogia antiparlamentari degli anni dal Duemila in poi, ma i valori e i principi costituzionali
sono ormai radicati, anzi sono oggi pi radicati
nella coscienza degli italiani di quanto non lo
fossero in quei primi decenni in cui la Costituzione
ha iniziato il suo cammino.
Come vedremo meglio pi avanti ( 24), si
sono succeduti diversi comitati parlamentari e tre
commissioni bicamerali; sono stati approvati in
Parlamento due testi di riforma: il primo andato in
porto nel 2001 ad opera di una assai risicata
maggioranza di centrosinistra, il secondo varato
nel 2005 ad opera della maggioranza di centrodelungo due direttrici, fra loro alternative: revisioni costituzionali che, unite ad una legge elettorale ad effetti maggioritari,
consentissero un sistema parlamentare di gabinetto oppure
revisioni volte ad introdurre un sistema di tipo semipresidenziale. Le posizioni pi caute allinterno della Commissione
partivano dalla convinzione che la crisi nasce sul piano del
funzionamento del sistema politico attraverso il progressivo
sfaldamento di quella democrazia dei partiti che fin dallinizio
aveva costituito la trama interna, la nervatura dello stesso
modello : E. CHELI, Nata per unire. La Costituzione italiana
fra storia e politica, Il Mulino, Bologna, 2012, 31-32.
(106) Messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica, trasmesso il 26 giugno 1991 (in Atti parl. Cam., X
legislatura, doc. I n. 11), su cui v. ora gli scritti pubblicati in
La grande riforma mancata. Il messaggio alle Camere del 1991
di Francesco Cossiga a cura di P. CHESSA e P. SAVONA,
Rubbettino, Soveria Mannelli, 2014.
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La espansione dei valori costituzionali si muover in una duplice direzione: i diritti del lavoro e
i diritti civili, espressione questultima, peraltro,
fino ad allora estranea al costituzionalismo europeo e importato da Oltreoceano, dove da pi anni
fiorivano importanti movimenti per i Civil Rights;
ad essi si accompagner il disinteresse per la parte
della Costituzione relativa ai doveri, quasi una
damnatio memoriae (145).
Lo statuto dei lavoratori, approvato nel 1970
(l. n. 300, cit.), rappresenter stato detto
lingresso della Costituzione in fabbrica, completando e rafforzando alcune tendenze che si erano
gi manifestate nella giurisprudenza costituzionale
e ordinaria (146). Qualche anno dopo, la l. 9
dicembre 1977, n. 903 segner il passaggio dal
riconoscimento della parit formale tra uomini e
donne a provvedimenti orientati al raggiungimento di una maggiore eguaglianza (ma potrebbero ricordarsi listituzione degli asili-nido, con la
l. 6 dicembre 1971, n. 1044, e listituzione dei
consultori familiari, con la l. 29 luglio 1975, n. 405,
frutto di rivendicazioni dei movimenti femminili).
Parallelamente, con la riforma del diritto di famiglia la l. 19 maggio 1975, n. 151 sancir la piena
parit dei coniugi finalmente dando seguito allart.
29 cost. Alla fine di quel decennio, con la l. 5
agosto 1981, n. 442 giunger al traguardo la tormentata abrogazione degli art. 544, 587 e 592 c.p.,
che ne accennavamo prima (v. supra, 4)
prevedevano sia il matrimonio riparatore come
causa di estinzione di diversi reati contro la donna,
compresa la violenza carnale, sia pene ridotte per
il cosiddetto delitto donore.
Gli anni Settanta saranno, inoltre, contrassegnati da un sempre pi diffuso riconoscimento
legislativo di diritti civili talvolta non espressamente previsti dal testo costituzionale (e fra i
diritti politici il voto ai diciottenni) ma che il clima
di quegli anni contribuir a fare germogliare: linsinistra extraparlamentare. Nello stesso fascicolo, a difesa di
una interpretazione garantista del diritto, R. GUASTINI, Che
cosa il garantismo, 63 ss., nonch, per una critica da sinistra
al pluralismo, G.U. RESCIGNO, Mutamenti entro il meccanismo politico-costituzionale e ideologia del pluralismo in Italia,
7 ss.
(145) Lespressione di F. GRANDI, Doveri costituzionali
e obiezione di coscienza, Editoriale scientifica, Napoli, 2014
(le cui conclusioni tuttavia mettono talmente laccento sui
doveri da delegittimare le varie forme di obiezione di coscienza, alcune riconosciute proprio in quegli anni).
(146) Ma anche nella legge (v. l. 15 luglio 1966, n. 604).
Sul licenziamento senza giusta causa v. C. cost. 9 giugno
1965, n. 45 (poi seguita da C. cost. 10 giugno 1966, n. 63,
sulla imprescrittibilit dei crediti del lavoratore perdurando
il rapporto di lavoro).
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smo (166). Alleanza nazionale parteciper ai Governi Berlusconi ed assumer con il leader Gianfranco Fini la Presidenza della Camera. Eppure,
fin dal 25 aprile del 1994, si moltiplicheranno le
manifestazioni contro la presenza degli eredi del
fascismo nei Governi nazionali, e a difesa della
Costituzione repubblicana, non tutti riconoscendo
che queste novit avevano leffetto di rafforzare,
non di indebolire il complesso dei valori e dei
principi costituzionali. La stessa Lega Nord, a sua
volta, grazie agli incentivi offerti dal sistema bipolare, mette sempre pi sullo sfondo gli originali
intenti secessionisti, concorrendo alla formazione
dei Governi Dini (1995) e Berlusconi (1994, 2001,
2008).
Non tutte le nuove forze politiche subentrate
presentano quei caratteri che la Costituzione assegnava ai partiti, dal partito-azienda messo in piedi
da Silvio Berlusconi ad altri partiti personali
costruiti attorno a leader. C stato un indubbio
mutamento nelle forme della politica che investe
lintero Occidente (su cui torneremo infra, 12):
come sottolinea Habermas, anche grazie alla influenza dei mezzi di informazione, in primo
luogo i mezzi televisivi , le organizzazioni politiche impostano la propaganda elettorale su strategie prevalentemente commerciali, procacciandosi legittimazione in base a inchieste demoscopiche che mettono tra parentesi [...] la formazione
dellopinione (167). Non va sottovalutato tuttavia che a partire dalla seconda parte degli anni
Novanta in poi si andato acuendo un conflitto fra
i nuovi soggetti politici, che ha lambito gli stessi
principi costituzionali. Ci riferiamo alla approvazione di testi di revisione costituzionale (che tuttavia va ribadito non toccavano la prima
parte della Costituzione) con il voto delle sole
maggioranze di governo: cos il centrosinistra nel
2001 e cos il centrodestra nel 2005 (riforma,
questultima, non confermata dal successivo referendum approvativo). Ci riferiamo altres alla contestata approvazione di leggi ordinarie ritenute
dalla Corte costituzionale in violazione della Costituzione (in particolare i cosiddetti lodi ad
personam, il lodo Schifani prima, l. 20 giugno
2003, n. 140, e il lodo Alfano dopo, l. 23 luglio
2008, n. 124). Ci riferiamo, soprattutto, allinfittirsi di ricorrenti tentativi di reciproche delegitti(166) Cfr. le cronache del Corriere della Sera, 26 gennaio 1995.
(167) Cos J. HABERMAS, Fatti e norme, nuova ed. it.,
Laterza, Roma-Bari, 2013, a p. VIII della Prefazione; in
termini analoghi D. MANIN, Principi del governo rappresentativo, trad. it., Il Mulino, Bologna, 2010, passim.
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rir anche dalla decisione degli stessi di non sottoporre il testo costituzionale ad un referendum
popolare, non solo perch paghi del referendum del
2 giugno ma perch coscienti del loro ruolo rappresentativo. Una presenza che tender ad occupare tutto lo spazio del discorso pubblico mentre
lidentit nazionale finir per essere totalmente
surclassata dalle identit politiche (174).
Sia pure frenato dal blocco della democrazia, notevole si mantenne per alcuni decenni il
protagonismo dei partiti politici. In occasione dei
tragici fatti del luglio 1960, ad esempio, quando
sembr che le istituzioni repubblicane potessero
vacillare, furono i partiti, e non gli organi costituzionali, a salvaguardare lordine repubblicano, costringendo alle dimissioni il Governo Tambroni (175). Ancora nel 1978, dopo il rapimento e
lassassinio di Aldo Moro, i partiti riuscirono a
svolgere una funzione non meno vigorosa e condivisa nella lotta al terrorismo e allo stragismo.
La crisi del sistema partitico ha tuttavia una
genealogia antica e complessa; un elemento di
debolezza di tale sistema aveva avuto modo di
manifestarsi fin dai primi anni di vita repubblicana. Il sistema politico italiano fu presto tormentato dalla ricerca del consenso attraverso metodi
clientelari e spartitori, da degenerazioni correntocratiche (176) e da forme non trasparenti di
finanziamento denunciate gi in Assemblea
costituente (177) , favorite anche dal sistema
Bologna, 1997 (1a ed., 1991, con riferimento al periodo
1945-1990).
(174) Cos E. GALLI DELLA LOGGIA, Lidentit nazionale
nella storia repubblicana, in Interpretazioni della Repubblica a
cura di A. GIOVAGNOLI, Il Mulino, Bologna, 1998, 45 (tesi
allinterno di una pi ampia posizione revisionista di
questo autore iniziata con la pubblicazione di ID., La morte
della Patria, Laterza, Roma-Bari, 1996).
(175) Lo mette in rilievo, riprendendo unanalisi di
Silvano Tosi, Giovanni SPADOLINI, Introduzione a S. TOSI, La
Repubblica alla prova, Le Monnier, Firenze, 1990, X; v.
anche R. GUALTIERI, LItalia dal 1943 al 1992. Dc e Pci nella
storia della Repubblica, Carocci, Roma, 2006.
Sulla vicenda v. ora C. PINELLI, Cinquantanni dopo:
Gronchi, Tambroni e la forma di governo, in Quaderni costituzionali, 2010, 757 ss.
(176) L. DAMATO, Correnti di partito e partito di correnti, Giuffr, Milano, 1964.
(177) La Costituente stessa dovette dare vita ad una
Commissione di inchiesta sui fatti denunciati dallonorevole
Finocchiaro Aprile, leader del Movimento per lindipendenza della Sicilia, a carico dei futuri Ministri Ezio Vanoni e
Pietro Campilli. La Commissione si chiuse con conclusioni
equivoche; fu poi il dibattito in Assemblea a scagionare i due
Ministri, grazie al voto di una larga maggioranza in cui
confluivano democristiani, comunisti, socialisti con lastensione dei liberali, dei repubblicani, dei saragattiani e il voto
contrario dei qualunquisti. La vicenda ripercorsa, assieme
ad altre degli anni successivi (in particolare lo scandalo dei
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I ripetuti interventi per una diversa regolamentazione (l. 6 luglio 2012, n. 96), e poi labolizione,
del finanziamento pubblico dei partiti (in ultimo il
d.l. 28 dicembre 2013, n. 149, convertito con
modificazioni dalla l. 21 febbraio 2014, n. 13, del
Governo Letta) sono stati il tentativo di reagire al
diffuso clima di sfiducia, e non poche volte di
ostilit, nei confronti dei partiti e degli stessi parlamentari. Una risposta, peraltro, giunta in grave
ritardo rispetto al referendum abolizionista del
1978 (respinto per pochi voti grazie allelettorato
delle Regioni rosse) e a quello largamente vittorioso del 1993 (cui aggiungere il 71 per cento di
voti favorevoli allabrogazione nel referendum del
2000, che tuttavia non raggiunse il quorum), disatteso, nella sostanza, dai provvedimenti degli anni
successivi, che avevano trasformato i contributi ai
partiti in fittizi rimborsi elettorali (185).
Siamo oltre la debolezza dei partiti che aveva
caratterizzato i decenni precedenti e oltre i ricorrenti fenomeni di contestazione che percorrono
altri Paesi dellOccidente (186). Parlare di progressiva eclissi della politica eccessivo ma non
vanno sottovalutate le citate e ricorrenti esplosioni
di antipolitica (ieri per effetto del qualunquismo
di destra o del movimentismo di sinistra, oggi per
effetto di reazioni indistinte alla cattiva politica),
talvolta sfruttate dagli stessi partiti per miopi calcoli elettorali, e di un mai sopito antiparlamentarismo (187), i cui ritorni possono coinvolgere lo
stesso quadro costituzionale e colpire i valori della
Costituzione. Con la crisi dei partiti e il superamento dellarco costituzionale cambier progressivamente anche il modo di leggere la Carta costidella rappresentanza, in nome della pretesa superiorit di
una equivoca democrazia diretta, e mette ancora pi in
evidenza le debolezze della forma di governo italiana che i
partiti politici tradizionali (pre e post-transizione) non sono
stati ad oggi in grado di riformare. Per di pi ha messo in
forse il consolidamento della bipolarizzazione del sistema
politico.
(185) L. STROPPIANA, Finanziamento dei partiti politici e
delle campagne elettorali: modelli a confronto, tesi di dottorato in diritto costituzionale, Universit degli Studi di Bologna, ciclo 25, 2013, consultabile allindirizzo web http://
amsdottorato.unibo.it/5767 (in corso di stampa); da ultimo
M. RUBECHI, La trasparenza nel finanziamento della politica
tra esigenze di controllo e metodo democratico, in Le nuove
frontiere della trasparenza nella dimensione costituzionale a
cura di L. CALIFANO e C. COLAPIETRO, Editoriale scientifica,
Napoli, 2014, 137 ss.
(186) R. LASCH, La ribellione delle lites. Il tradimento
della democrazia, trad. it., Feltrinelli, Milano, 2001.
(187) Pulsioni ampiamente presenti allinizio del secolo
scorso: v. T. FROSINI, Lantiparlamentarismo e i suoi interpreti, in Rass. parl., 2008, 845 ss., nonch in Il diritto fra
interpretazione e storia. Liber amicorum in onore di Angelo
Antonio Cervati, Aracne, Roma, 2010, 359 ss.
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In ogni caso i diritti sociali contengono, anchessi, un nucleo incomprimibile che agisce da
contro-limite: non possono n essere subordinati
ai vincoli della provvista finanziaria n alle
esigenze del decentramento regionale (205) n
essere affidati esclusivamente al mercato autoregolato (206). La riforma dellart. 81 che ha introdotto
in Costituzione, per assicurare il rispetto dei vincoli dellEurozona (l. cost. 20 aprile 2012, n. 1), il
principio dellequilibrio di bilancio impone che
tale principio possa essere bilanciato con altri
principi costituzionali (207) ma non impone di
subordinare i diritti sociali a quellequilibrio
come temuto da alcuni (208) , ha solo vietato
che il finanziamento di essi possa avvenire ricorrendo sistematicamente allindebitamento: il che
ovviamente lascia spazio o ad una diversa dislocazione delle risorse finanziarie o a un ulteriore
ricorso alla imposizione tributaria. In breve: non
vieta le politiche keynesiane, certamente implicite
nella elaborazione dei Costituenti, ma solo il keynesismo clientelare che ha contrassegnato tanti
anni della Repubblica (209). Del resto lequilibrio
renza nel welfare italiano a cura di S. SCIARRA, Il Mulino,
Bologna, 2008; nonch a A. MORRONE, Crisi economica e
diritti. Appunti per lo stato costituzionale in Europa, in
Quaderni costituzionali, 2014, 96-98.
(205) Cfr. P. MASALA, La tutela dei diritti sociali negli
ordinamenti di tipo composto, tra uniformit e differenziazione, Pisa University Press, Pisa, 2014, pt. I, 59 ss.
(206) Ancora attuale T.H. MARSHALL, Cittadinanza e
classe sociale, trad. it., Utet, Torino, 1976, passim.
(207) C. cost. 11 febbraio 2015, n. 10.
(208) Da ultimo F. BILANCIA, Note critiche sul c.d. pareggio di bilancio, in Rivista AIC, www.rivistaaic.it, 2012, n.
2 (ma in tal senso numerosi scritti che possibile consultare
in www.costituzionalismo.it). Sul punto ampi riferimenti in
T. GIUPPONI, Il principio costituzionale dellequilibrio di bilancio e la sua attuazione, in Quaderni costituzionali, 2014, 51 ss.
Non sono mancate tuttavia, sia pure in modo indiretto,
influenze negative delle politiche europee sui principi costituzionali in materia tributaria; infatti una interpretazione
estrema del principio della libera circolazione dei capitali
avallata dalla Corte di giustizia con la sentenza Cadbury
Schweppes (C. giust. CE 12 settembre 2006, causa C-196/
04) ha spinto a costituire societ capogruppo (spesso
fittizie) in quegli Stati ove pi ridotta la tassazione (non
solo il Lussemburgo) ivi trasferendo gli utili delle societ
partecipate. Da qui una minore possibilit di imposizione
fiscale sugli utili di societ di capitali e la conseguente
necessit di ricorrere maggiormente alle imposizioni sui
redditi personali e sugli immobili, indebolendo cos il principio costituzionale della progressivit delle imposte: v. S.
BIASCO, I danni della concorrenza fiscale in Europa, in Interparliamentary Conference under article 13 of The fiscal Compact (Roma, Camera dei deputati, 29-30 settembre 2014), in
www.nuovi-lavori.it.
(209) Detta politica era stata allora favorita dalla possibilit per lItalia di finanziare il proprio debito a tassi di
interesse inferiori al tasso di crescita delleconomia (negli
anni Cinquanta e Sessanta il tasso di crescita era del 5-6 per
partire dalla diminuzione della natalit, linvecchiamento della popolazione e la riduzione degli
occupati (con gli attuali andamenti, nel 2025 il
numero dei lavoratori pensionati sar pari a quello
degli occupati). Tali pericoli si aggiungono a quelli
derivanti dalla globalizzazione delleconomia e
dalla necessariamente conseguente flessibilizzazione delle imprese; problemi che mettono in
discussione quella centralit del lavoro, come
fondamento della stessa cittadinanza, con cui si
apre larticolo primo della Carta costituzionale (211). Sono evoluzioni da cui derivano precariet, malessere e incertezze sul futuro. La globalizzazione pu essere una risorsa ma pu anche
provocare il declino della parte dEuropa meno
attrezzata. Affrontare tali temi richiede non gi
linvocazione di astratti diritti ma politiche pubbliche in grado di incidere sulleconomia con adeguate strategie economiche e industriali, e richiede
dunque istituzioni politiche in grado di superare
estenuanti mediazioni e inevitabili resistenze corporative, e di assumere decisioni forti avendo davanti orizzonti pluriennali. Ecco perch il tema
della stabilit e dellefficacia delle istituzioni di
governo appare ineludibile proprio se si vuole
salvare limpianto dei principi costituzionali e il
profilo dello Stato sociale che lo caratterizza.
Sez. III. LA
FRAGILIT
14. La forma di governo incompiuta. Mentre le forze politiche presenti nella Costituente
furono in grado di elaborare una avanzatissima
tavola di principi, frutto della sintesi dei valori
portati avanti da marxisti, cattolici e liberali, nella
parte relativa alla organizzazione delle funzioni di
governo prevalsero piuttosto le diffidenze reciproche. Esse portarono ad un testo i cui limiti furono
presto evidenti sia nel tracciare la forma di governo, sia nel disegnare lassetto del Parlamento.
Differenti orientamenti strategici si erano peraltro
manifestati anche nel delineare la forma regionale
quantificazione degli oneri finanziari delle leggi tra Governo,
Parlamento e Corte costituzionale, Giuffr, Milano, 2006, 13
ss. da ricordare, peraltro, che la stessa Corte aveva concorso alla crescita dellindebitamento attraverso una giurisprudenza volta ad estendere a categorie escluse i benefici
previsti per altre categorie, cos impegnando direttamente il
bilancio dello Stato, per cifre talora considerevoli (v. B.
CARAVITA, Art. 81 Cost., Stato sociale e intervento della Corte
Costituzionale, in Le sentenze della Corte costituzionale e
lart. 81, u.c., della Costituzione, Atti del Seminario, Roma,
8-9 novembre 1991, Giuffr, Milano, 1993, 225 ss.).
(211) V. G. ZAGREBELSKY, Fondata sul lavoro. La solitudine dellart. 1, Einaudi, Torino, 2013.
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La stessa funzione di legittimazione dei Governi si era, fin dai tempi della Costituente, spostata di fatto sui partiti. Il ripetersi delle crisi
extraparlamentari, una costante dellItalia repubblicana, fin dai tempi della Costituente, con la sola
eccezione dei Governi Prodi battuti da due voti in
Parlamento nel 1998 e nel 2008, ne stato il
naturale corollario (244). Dagli anni Novanta in
poi si fatto strada, ma con esiti ancora incerti, il
tentativo di spostare sugli elettori tale funzione di
legittimazione dei Governi.
Non minori problemi ha dovuto affrontare
lattivit legislativa. Oltre allutilizzo massiccio
del decreto-legge, soprattutto dagli anni Settanta
in poi, oltre al ricorso frequente alle deleghe legislative, la legge divenuta ma su questo torneremo (v. infra, sez. IV) non solo un atto sottoposto ai tradizionali limiti esterni sanciti dalle
norme costituzionali, come previsto non senza
titubanze dai Costituenti (245), ma elemento di
unattivit da valutare anche sotto il profilo della
ragionevolezza e delluso corretto del potere
legislativo. In questo quadro gli strumenti per la
tutela dei diritti, e il conseguente necessario bilanciamento fra gli stessi, vengono assunti sempre pi
dal raccordo fra i giudici comuni e le corti costituzionali e sempre meno dai legislatori. Il Parlamento continua a rimanere la sede privilegiata per
le decisioni riguardanti micro-interessi mentre
hanno assunto un crescente rilievo altre sedi istituzionali per le decisioni relative ai macro-interessi: organizzazioni sovranazionali, autorit indipendenti, banche centrali (246). Quanto la caduta
della responsabilit governativa che consegue alla
presenza e allattivit di queste ultime sia compatibile con i principi propri di un governo rappresentativo problema tuttora aperto, in ogni caso
non previsto dalla Costituzione del 1948.
I segni di crisi del Parlamento sono evidenti.
Essi si sono accentuati con la crisi dello Statonazione e il conseguente trasferimento di funzioni
ad autorit sovranazionali; malgrado ci non va
dimenticato che le istituzioni parlamentari hanno
svolto una essenziale funzione di integrazione democratica. Nel corso dellOttocento esse avevano
consentito il compromesso fra aristocrazia e bor(244) Persino un Presidente della Camera Gianfranco Fini giunto al punto di sollecitare proprio una
crisi extraparlamentare: cfr. P. ARMAROLI, Lo strano caso di
Fini e il suo doppio nellItalia che cambia, Pagliai Editore,
Firenze, 2013.
(245) Su queste titubanze v. G. DORAZIO, La genesi
della Corte costituzionale, Edizioni di Comunit, Milano,
1981, 141 ss.
(246) Cfr. CALISE, La costituzione silenziosa, cit.
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concertazione, il cosiddetto decreto di San Valentino del 14 febbraio 1984 (285). I referendum
sulla giustizia, sulluso dellenergia nucleare e sulla
responsabilit civile dei giudici, dal canto loro, se
non formalmente, furono in realt promossi da
partiti di governo, sia dal partito socialista, sia da
quello liberale e da alcune associazioni radicali. E
non a caso furono non estranei alle motivazioni
che portarono allo scioglimento anticipato delle
Camere.
Fu in quelloccasione che la Corte non ammise
il referendum volto ad abrogare la legge per lelezione dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura (l. 24 marzo 1958, n.
195) (286) sulla base di una motivazione indefettibilit della dotazione di norme elettorali
per gli organi costituzionali che avrebbe successivamente frenato i tentativi di utilizzare tale
istituto per abrogare leggi elettorali. Questo divieto avrebbe ulteriormente affaticato la vita dellistituto referendario perch lunico modo per
superarlo sarebbe stato il ricorso a quesiti che
mantenevano in vita determinate normative elettorali ma ne cambiavano con studiati ritagli il
significato, accrescendo cos la tipologia dei cosiddetti referendum manipolativi (287).
Con i referendum del giugno 1990 su caccia e
fitofarmaci e del 9 giugno 1991 sulla pluralit delle
preferenze, liniziativa torna in mano ai movimenti. Il primo, promosso da ambientalisti, non
raggiunge il quorum (il 43,4 per cento) anche
grazie allinvito allastensione da parte dei cacciatori. Il secondo, promosso da vari movimenti civici, il pi importante dei quali faceva capo a
Mario Segni, ottiene un quorum alto (il 62 per
cento) nonostante linvito a disertare le urne da
parte del Segretario della Lega Nord e del Segretario del partito socialista, Bossi e Craxi. Il successo di questa iniziativa referendaria, seguita da
quello successivo del 18 aprile 1993 (un quorum
ancora pi alto: il 77 per cento), coglier linsofferenza dellelettorato per un sistema politico in
crisi di consenso e dar vita alla stagione delle
riforme, quelle che nel decennio 80-90 il Parlamento non era riuscito a realizzare, attraverso la
modifica delle leggi elettorali di Camera, Senato e
Comuni e labolizione del finanziamento pubblico
(285) D.l. 17 aprile 1984, n. 70 (convertito con modificazioni dalla l. 12 giugno 1984, n. 219), cos definito perch
recepiva laccordo sottoscritto il 14 febbraio da CISL e UIL,
con il dissenso della CGIL.
(286) C. cost. 3 febbraio 1987, n. 29.
(287) Ne abbiamo parlato in A. BARBERA, Il contributo di
Serio Galeotti alle riforme costituzionali, in Scritti in onore di
Serio Galeotti, I, Giuffr, Milano, 1998.
dodici quesiti, promossi sulle materie pi disparate da movimenti legati ad ambienti non sempre
politicamente omogenei e talvolta contradditori:
per esempio per la privatizzazione della RAI e la
riduzione dei canali televisivi della Fininvest; contro i vincoli alle autorizzazioni nel settore del
commercio e contro i limiti agli orari dei negozi;
contro il soggiorno cautelare; contro i contributi
sindacali e le modalit della rappresentanza sindacale; per modificare ancora la legge elettorale per
i Comuni. I risultati non sempre univoci (5 S
e 7 No ) dimostreranno in quelloccasione una
non scontata capacit di scelta degli elettori fra
quesiti non sempre lineari ma confermeranno anche lutilizzazione del referendum per battaglie
trasversali tra partiti: i referendum televisivi contro il centrodestra di Berlusconi, quelli su materie
sindacali contro la sinistra, quelli sul soggiorno
cautelare a favore delle istanze leghiste.
Dopo quelloccasione non sar per diversi anni
raggiunto il quorum: ne faranno le spese nel 1999
e soprattutto nel 2000 i citati referendum elettorali;
nel 1997 diversi referendum radicali (obiezione di
coscienza, caccia, carriere dei magistrati, ordine
dei giornalisti, Ministero dellagricoltura); nel
2005 quattro referendum contro la l. 19 febbraio
2004, n. 40, relativa alla procreazione medicalmente assistita (fece molto discutere in quelloccasione linvito della Conferenza episcopale a disertare le urne). Raggiunger il traguardo invece, nel
2011, un referendum contro una pretesa privatizzazione dei cosiddetti beni comuni (in particolare i servizi idrici) e contro il ritorno allo sfruttamento dellenergia nucleare; referendum promossi da movimenti ambientalisti ma che, al di l
degli oggetti, avevano come collante lavversione
alla politica del Governo di centrodestra e come
obbiettivo politico la ri-costruzione di una diversa
sinistra di opposizione e poterono raggiungere il
quorum grazie allemozione creatasi pochi mesi
prima con il grave incidente nucleare in Giappone.
Malgrado i tentativi tesi a restringerne le potenzialit, il ricorso al confronto referendario ha
svolto un ruolo positivo nella dialettica della democrazia italiana. Ha contribuito a mettere in
moto significativi processi di trasformazione sociale e politica, non solo quando ha aperto il
dibattito politico su questioni fondamentali in materia di diritti civili e sociali, ma anche quando ha
chiamato il corpo elettorale a pronunciarsi su questioni istituzionali di essenziale importanza per il
funzionamento delle strutture costituzionali. Nonostante il modello costituente fosse diretto a
predisporre uno strumento di garanzia che offrisse
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DELLE GIURISDIZIONI.
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politeismo di valori, lontano da una visione costituzionale del pluralismo, il quale (lo dicevamo
prima: v. supra, 3) indissolubilmente legato
allunit politica, e quindi allidentit, sia pure
aperta, di una comunit. Si pu alimentare cos,
per di pi, quellindifferentismo multiculturale
che gi in crisi in altre parti dEuropa (sia nella
versione inglese che in quella francese) (349).
Negli anni Settanta e Ottanta, il pieno affermarsi della soggettivit femminile; i mutamenti
intervenuti nellapplicazione delle conoscenze
scientifiche, nella genetica e nelle biotecnologie;
lutilizzazione e lavvento delle tecnologie digitali;
i processi di globalizzazione, sollecitavano, inoltre,
nuove domande di libert e spingevano per una
ri-lettura delle norme costituzionali. Si trattato di
processi in grado di innescare conflitti la cui soluzione ha finito per coinvolgere gli stessi principi
costituzionali; si vedano le tensioni suscitate dalla
proposta di riconoscimento delle unioni omosessuali, le drammatiche vicende legate alle decisioni
sul fine vita, il referendum sulla fecondazione
assistita o la giurisprudenza costituzionale sulla
fecondazione eterologa o quella ordinaria sulle
adozioni. La lettura secondo valori ha portato
ad espandere il quadro costituzionale ben oltre le
disposizioni del testo del 1948 (350), talvolta indebolendo le tradizionali ragioni della certezza del
pelten Maes, in Verfassungsblog, www.verfassungsblog.de,
25 gennaio 2015.
(349) Non da escludere, tra laltro, che lestensione
delle fattispecie di hate speech a talune forme di islamofobia possa mettere in discussione i confini liberaldemocratici
della libert di pensiero (ha fatto clamore la apertura di un
procedimento disciplinare per islamofobia da parte dellOrdine dei giornalisti nei confronti del giornalista Magdi Cristiano Allam: v. Corriere della Sera, 29 agosto 2014). E pi in
generale (il discorso vale anche per altre cosiddette fattispecie dodio), fino a che punto possibile che diritti di matrice
liberaldemocratica, su cui si fonda il costituzionalismo, possano essere esercitati allo stesso modo, con gli stessi significati, in societ profondamente cambiate, in cui vivono persone di culture e stili di vita profondamente diversi? Sul
tema v. A. MORRONE, Multiculturalismo e stato costituzionale,
in Istituzioni e dinamiche del diritto. Multiculturalismo, comunicazione, federalismo a cura di A. VIGNUDELLI, Giappichelli, Torino, 2005, 14 ss., nonch C. CARUSO, Dignit degli
altri e spazi di libert degli intolleranti. Una rilettura
dellart. 21 cost., in Quaderni costituzionali, 2013, 795 ss. Pi
in generale v. C. CASONATO, Minoranze etniche e rappresentanza politica: i modelli statunitense e canadese, Alcione,
Trento, 1998; C. TAYLOR, Multiculturalismo. Lotte per il
riconoscimento, Feltrinelli, Milano, 2008; S. MANCINI, Il potere dei simboli, i simboli del potere. Laicit e religione alla
prova del pluralismo, Cedam, Padova, 2008.
(350) Cos M. LUCIANI, Corte costituzionale e unit nel
nome dei valori, in La giustizia costituzionale ad una svolta a
cura di R. ROMBOLI, Giappichelli, Torino, 1991, ma anche F.
RIMOLI, Pluralismo e valori costituzionali. I paradossi dellintegrazione democratica, Giappichelli, Torino, 1999.
327
328
della dottrina e la prima giurisprudenza costituzionale, ferme nel considerare detta disposizione
espressiva di una norma meramente riepilogativa
del catalogo di cui agli art. 13 ss. del testo costituzionale (353). Per esempio, in una pronuncia del
1979 la Corte aveva respinto una eccezione di
illegittimit nei confronti di quelle norme sullo
stato civile che allora non ammettevano le
variazioni anagrafiche della identit sessuale delle
persone, opponendo la non presenza fra i diritti
catalogati di un diritto alla identit sessuale (354).
Commentando quella decisione, Sergio Bartole
giustificava tale lettura restrittiva sulla base di un
principio di certezza che portava la Corte ad
ancorarsi agli specifici enunciati costituzionali (355). Lalternativa al ricorso allart. 2 cost. era
dunque quella o di negare dignit costituzionale a
nuovi diritti ovvero di rinchiuderli tutti, con
non poche forzature, in altre fattispecie di libert,
ricorrendo a espedienti non meno forieri di incertezze interpretative (356).
e un adeguato assetto del regime dei media. Usando unespressione che successivamente sarebbe stata propria di
Niklas Luhmann parlavamo dei diritti fondamentali come
istituzioni delle libert. Nello scritto di LUHMANN (I diritti
fondamentali come istituzioni, trad. it., Dedalo, Bari, 2002) il
riferimento ai diritti fondamentali come istituzioni sociali; nel nostro come specifiche istituzioni giuridiche.
Sul punto v. G. PALOMBELLA, Lautorit dei diritti. I diritti
fondamentali tra istituzioni e norme, Laterza, Roma-Bari,
2002, 131 ss.; C. CARUSO, La libert di espressione in azione.
Contributo ad una teoria costituzionale del discorso pubblico,
Bononia University Press, Bologna, 2014, 43 ss.
(353) La Corte esprime questa posizione fin da C. cost.
3 luglio 1956, n. 11 e la ribadisce in C. cost. 7 maggio 1975,
n. 102, contraria al riconoscimento di un diritto a mendicare.
(354) C. cost. 1o agosto 1979, n. 98.
(355) S. BARTOLE, Transessualismo e diritti inviolabili
delluomo, in Giur. cost., 1979, I, 1180 ss. (la frase citata a
p. 1190). Commentando la medesima decisione R. NANIA, La
libert individuale nellesperienza costituzionale italiana,
Giappichelli, Torino, 1989, 161-165, vede in essa una concezione semichiusa dellart. 2 cost. Sul punto anche F.
PIZZOLATO, Finalismo dello Stato e sistema dei diritti nella
Costituzione italiana, Vita e Pensiero, Milano, 1999, 145 ss.
Subito favorevoli invece allutilizzazione dellart. 2 cost.: A.
PIZZORUSSO, Lezioni di diritto costituzionale, Roma, 1978, 97;
N. OCCHIOCUPO, Liberazione e promozione nella Costituzione,
Giuffr, Milano, 1975, 76; F. BARTOLOMEI, La dignit umana
come concetto e valore costituzionale, Giappichelli, Torino,
1987, 14.
(356) quanto tentato da F. MODUGNO, I nuovi diritti
nella giurisprudenza costituzionale, cit., 11 ss., che dal diritto
di libert personale di cui allart. 13 cost., tradizionalmente
relativo alla liberta fisica o psico-fisica, fa discendere il diritto
allidentit personale, il diritto alla identit sessuale, il diritto
alla vita (anche dellembrione), il diritto allintimit, il diritto
alla privacy ed altro ancora, preferendo quindi allespressione nuovi diritti quella di diritti impliciti. Su posizioni
analoghe P. CARETTI, I diritti fondamentali. Libert e Diritti
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330
pace, di cui sarebbero titolari singoli e collettivit (380): ma quali gli strumenti attivabili davanti
al giudice se lo chiede anche Peces Barba (381)
nel caso in cui si ritenesse violato tale diritto da
una azione dei pubblici poteri?
Di fronte a queste posizioni non si pu sfuggire
ad un dubbio: fino a che punto possibile tutelare
diritti senza prevedere forme e modi per renderli
azionabili davanti ad un giudice, senza potere
adottare misure cautelari a salvaguardia degli
stessi (382)? Probabilmente bisogna prendere atto
che la categoria dei diritti soggettivi vive ancora
una volta una crisi epocale (383), accentuata dalla
lettura per valori della Costituzione. Tale lettura, infatti, tende a superare questo scarto fra iura
e actio consentendo ai giudici di fondare il proprio
scrutinio anche su quei valori costituzionali che
non abbiano conseguito il rango di diritti soggettivi azionabili. Impresa pi facile per il giudice
delle leggi, meno per quelli del rapporto sottostante.
Pi convincente la legislazione che v. il d. lg.
14 marzo 2013, n. 33 concludendo un tormentato iter iniziato qualche decennio precedente ha
collegato il valore della trasparenza ad un diritto soggettivo a conoscere spettante ai cittadini
in quanto tali senza la necessit di dimostrare
linteresse particolare che giustifichi questa pretesa
(non tuttavia da sottovalutare che tale diritto
sembra un Reflexrecht essendo ancora delimitato dagli obblighi di pubblicazione e di trasparenza previsti in capo alle amministrazioni e non
ha ancora il carattere che negli USA ha il Freedom
of information Act del 1966) (384).
(380) In tal senso U. ALLEGRETTI, Costituzione e politica
estera: appunti preliminari, in Nuove dimensioni dei diritti di
libert. Scritti in onore di Paolo Barile, Cedam, Padova, 1990,
17-20, ma gi S. GRASSI, Le garanzie giuridiche in tema di
pace, in Dem. dir., 1986, 79 ss., e altra letteratura citata da
ALLEGRETTI, op. ult. cit. Pi articolata la posizione di L.
CHIEFFI, Il valore costituzionale della pace, Liguori, Napoli,
1990.
(381) G. PECES-BARBA MARTNEZ, Teoria dei diritti fondamentali, trad. it., Giuffr, Milano, 1993, 172 s.
(382) DWORKIN, I diritti presi sul serio, cit.; G. MENEGUS,
Misura cautelare ad tempus e tutela durgenza di diritti di
rilievo costituzionale, in Quaderni costituzionali, 2014, 915 ss.
(383) Una difesa della stessa in M. LA TORRE, Disavventure del diritto soggettivo, Giuffr, Milano, 1996; per un
inquadramento storico v. P. RIDOLA, Libert e diritti nello
sviluppo storico del costituzionalismo, in I diritti costituzionali
a cura di NANIA e RIDOLA, cit., 3 ss. Sulle libert costituzionali
come valori O. CHESSA, Libert fondamentali e teoria costituzionale, Giuffr, Milano, 2002, 380 ss.
(384) Il d. lg. n. 33 del 2013 un decreto legislativo in
attuazione della delega contenuta nella l. 6 novembre 2012,
n. 190 ( Disposizioni per la prevenzione e la repressione
della corruzione e della illegalit nella pubblica amministra-
riguarda in modo specifico le restrizioni fisiche poste in essere dalle autorit inquirenti e non coincide, come pure talvolta prospettato, con una generica libert morale (387) , vale a dire lantico
Habeas Corpus. Non lo il riferimento allart. 32
cost., che riguarda un oggetto specifico: richiedendo il consenso della persona per le terapie, e
quindi riconoscendo il diritto a rifiutare le cure,
implicitamente riconosce un diritto del paziente a
che la malattia faccia il suo corso, anche scontando
un esito letale della stessa (388). Comporta un
lasciarsi morire e un lasciare morire ma non legittima un comportamento attivo per fare morire
chi lo richieda (in pratica il ricorso a forme di
eutanasia attiva) (389). In breve non comporta
un diritto a morire che, tra laltro, renderebbe
incostituzionale lart. 580 c.p. laddove prevede
come reato l aiuto al suicidio , mentre verrebbe
ovviamente salvato solo il pi grave reato di istigazione al suicidio previsto dal medesimo codice:
cos infatti in scritti di non pochi penalisti o costituzionalisti (390).
(387) Cfr. F. MODUGNO, I nuovi diritti nella giurisprudenza costituzionale, cit., 20 ss., che trae dallart. 13 la tutela
di un generale diritto alla libert morale, in linea con pi
antiche posizioni di G. VASSALLI, La libert personale nel
sistema delle libert costituzionali, in Scritti giuridici in memoria di Piero Calamandrei, V, Padova, 1958, 368 ss.; contrari ad un generico diritto alla libert morale PACE,
Problematica delle libert costituzionali, pt. s., cit., 172 ss., e
A. BARBERA, I principi costituzionali della libert personale,
Giuffr, Milano, 1967, 81 ss. Pi problematica la posizione
di R. NANIA, La libert individuale nellesperienza costituzionale italiana, Giappichelli, Torino, 1989, 223 ss.
(388) S. CANESTRARI, Rifiuto informato e rinuncia consapevole al trattamento sanitario da parte di paziente competente, in Il governo del corpo, cit., II, 1901 ss.
(389) Tale distinzione si basa su una non facile differenza tra omissione (rifiuto delle cure) e comportamento
attivo (attivit volta alleutanasia). Da ultimo un caso sottoposto ai giudici tedeschi: BGH 25 giugno 2010 (BGH 2
StR 454/09). Letteratura sul punto in C. TRIPODINA, Il diritto
nellet della tecnica. Il caso delleutanasia, Jovene, Napoli,
2004, 11 ss.
Laffermazione che non esista un diritto a disporre della
propria vita, come riflesso di un diritto a disporre del
proprio corpo, alla base della decisione della Corte di
Strasburgo nel caso Pretty v. Regno Unito (C. eur. dir. uomo
29 aprile 2002), che ha negato il right to die invocato nel
ricorso della Signora sulla base dellart. 2 CEDU (che prevede
il diritto alla vita ma non nel suo versante negativo del diritto
a togliersi la vita).
(390) G. GEMMA, Diritto a rinunciare alla vita e suoi
limiti, in Scritti in onore di Lorenza Carlassare, III, cit., 1005
ss.; L. STORTONI, Riflessioni in tema di eutanasia, in Eutanasia
e diritto. Confronto tra discipline a cura di S. CANESTRARI, G.
CIMBALO e G. PAPPALARDO, Giappichelli, Torino, 2003, 92 ss.;
S. SEMINARA, La dimensione del corpo nel diritto penale, in Il
governo del corpo, I, cit., 212 ss.; F. GIUNTA, Diritto di morire
e diritto penale, in Riv. it. dir. proc. pen., 1997, II, 74 ss. un
antico dibattito da Cesare Beccaria e da David Hume in poi:
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332
modello uno Stato etico, ricolmo di proibizionismi, ma non impone neanche al legislatore un
modello libertario, rassegnato a permissivismi (396). Se la lettura per valori della Costituzione comporta la massima estensione dei diritti
un punto da sottolineare la stessa considerazione dei valori ne pu segnare il confine. La
dignit della persona insieme fondamento e
limite delle libert costituzionali: confine (397). Come sottintende la nostra Costituzione nellart. 2, e come espressamente affermato
in altri testi costituzionali (e in molte dichiarazioni
internazionali), i diritti di libert sono riconosciuti
in funzione della tutela e dello sviluppo dei valori
della persona, in primo luogo della dignit della
stessa (398). Le libert non sono solo libera(396) Secondo L. FERRAJOLI, I fondamenti dei diritti
fondamentali, in Diritti fondamentali. Un dibattito teorico a
cura di E. VITALE, Laterza, Roma-Bari, 2008, 288 ss., e V.
ZENO ZENCOVICH, Approcci diversi a contratto e sessualit, in
Il governo del corpo, I, cit., 880 ss., bisogna stare attenti a non
superare i confini dello Stato etico. Sul punto ci limitiamo a
riprendere una domanda di DWORKIN, I diritti presi sul serio,
cit., 319 ss.: quanti, in nome dellautonomia individuale,
sono pronti a sostenere che proprio di uno Stato etico
imporre luso del casco o della cintura di sicurezza? Lesempio per Dworkin era formulato per assurdo ma in Italia la
realt ha superato la fantasia e di queste limitazioni si
dovuta occupare in due occasioni la Corte costituzionale.
Pi di recente (C. cost., ordinanza, 18 febbraio 2009, n. 49)
allorch un giudice ebbe a ritenere che lobbligo delle
cinture di sicurezza previsto dallart. 172 d. lg. 30 aprile
1992, n. 285 (codice della strada) contrasterebbe con lart.
13 cost., non costituendo misura di prevenzione atta a
evitare danni a terzi, ma paternalistica previsione dellordinamento nei confronti del singolo, considerato in posizione
di inferiorit etica e psicologica, retaggio di ordinamenti
assolutistici e illiberali e quindi con lart. 2 cost., giacch
i diritti inviolabili delluomo e lo sviluppo della sua personalit risultano gravemente compressi (sic!). Qualche anno
fa (C. cost. 16 maggio 1994, n. 180) era stato ritenuto da un
giudice remittente che le norme del codice della strada che
prevedono lobbligo del casco per i motociclisti sarebbero
lesive dellart. 32 cost., perch [...] mentre giustificabile
la sottoposizione a obblighi coercitivi per ragioni sanitarie
quando vi sia pericolo per il diritto alla salute di terzi,
sembra illegittima la coercizione dettata da un mero interesse della collettivit alla tutela della salute del singolo .
Anche in dottrina, del resto, vi era stato chi dubitava della
legittimit di tali misure espressione di cultura paternalista
estranea alla Costituzione: v. G. ANZANI, Il mancato uso delle
cinture di sicurezza nella circolazione stradale: un comportamento di disposizione della persona, in Atti di disposizione
del proprio corpo a cura di ROMBOLI, cit., 407.
(397) A. RUGGERI e A. SPADARO, Dignit delluomo e
giurisprudenza costituzionale, in Pol. dir., 1991, 347 e 368; M.
DI CIOMMO, Dignit umana e Stato costituzionale, Passigli
Editore, Firenze, 2010, passim; A. SPADARO, Il problema del
fondamento dei diritti fondamentali, in I diritti fondamentali
oggi (Atti del V Convegno dellAssociazione italiana dei
costituzionalisti, Taormina, 30 novembre-1o dicembre
1990), Cedam, Padova, 1995.
(398) La dignit come valore costituzionale non con-
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338
caso Hirschl ha coniato lespressione juristocracy (432). Sono Paesi nei quali emerge la preoccupazione per il sopravvento che il legal constitutionalism sembra prendere sul political constitutionalism (non ci riferiamo alle estreme posizioni
originalist) (433). Comprendiamo la vocazione
antimaggioritaria che intimamente si lega alla
tutela dei diritti, che spesso tutela dei diritti di
minoranze, ma come stato nelle occasioni
prima citate latteggiamento delle maggioranze
parlamentari pu ben essere di apertura alle
istanze delle minoranze, non necessariamente di
emarginazione del loro ruolo (434).
Siamo su un terreno pieno di insidie che pone
interrogativi non facili. Pi che continuare
senza utilit (435) a interrogarsi sulla attivit,
DRON,
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Non appare utilizzabile il concetto di transizione, cos come elaborato dalla politologia
che ha dato vita ad una nuova disciplina, la Transitology (502), ma in voga in questi anni anche
nella letteratura di diritto costituzionale (503)
perch presuppone un punto di partenza conosciuto ma anche un punto di arrivo altrettanto
conosciuto (o conoscibile). Abbiamo gi detto che
non c stato nessun passaggio ad una seconda
Repubblica n alcuna trasformazione in senso federale. Non stata toccata la forma di Stato,
mentre lordinamento costituzionale ha subito importanti trasformazioni, ma non un vero e proprio
mutamento. C stato, invece, il passaggio da un
primo sistema ad un secondo sistema di partiti, e
quindi ad un diverso sistema politico, tendenzialmente pi competitivo e meno consociativo,
che, peraltro, ha solo lambito, senza modificarla, la
forma di governo. Si pu parlare di una transizione politica, quindi, da un sistema politico ad
un altro, non di una transizione costituzionale,
riconducendo cos la categoria allambito della
scienza politica ma non escludendo quel metodo
combinatorio che ha alimentato la letteratura
francese (504).
anche, pi in generale, ID., Lezioni sulla filosofia della storia,
trad. it., La Nuova Italia, Firenze, 1947, 137 ss. ovvio
sottolineare il contesto in cui Hegel colloca quellaffermazione atteso che egli ritiene la Costituzione opera della
ragione e manifestazione dello Spirito. impossibile per
Hegel cercare linizio di un fenomeno costituente, che appartiene al ritmo processuale della storia, in cui negli stessi
punti cruciali, negata laristotelica identit, coincidono gli
opposti: il finire di essere di una Costituzione (non essere
pi) e il cominciare ad essere (ci che non ancora) della
nuova Costituzione: cfr. ID., La Costituzione della Germania,
in ID., Scritti storici e politici, trad. it., Roma-Bari, 1997, 7,
nella nota a margine.
Il cambiamento continuo delle Costituzioni uno
dei punti evidenziati da Carlo FUSARO e Dawn OLIVER, Towards a Theory of Constitutional Change, in How Constitutions Change a cura C. FUSARO e D. OLIVER, Hart Publishing,
Oxford, 2011, 424.
(502) P.C. SCHMITTER, Transitology: The Science or Art of
Democratization?, in The Consolidation of Democracy in
Latin America a cura di J.S. TULCHIN e B. ROMERO, Lynne
Rienner, Boulder, 1995, 11 ss.
(503) Cfr. V. TEOTONICO, Riflessioni sulle transizioni.
Contributo allo studio dei mutamenti costituzionali, in Rivista
AIC, www.rivistaaic.it, 2014, n. 3; A. SPADARO, La transizione
costituzionale. Ambiguit e polivalenza di unimportante nozione di teoria generale, in Studi in onore di Antonino Pensovecchio Li Bassi, II, Giappichelli, Torino, 2004; nonch G.
DE VERGOTTINI, Le transizioni costituzionali. Sviluppo e crisi
del costituzionalismo alla fine del XX secolo, Il Mulino,
Bologna, 1998; L. MEZZETTI, Teoria e prassi delle transizioni
costituzionali e del consolidamento democratico, Cedam, Padova, 2003.
(504) Come uscire dalla transizione a cura di S. CECCANTI
e S. VASSALLO, Il Mulino, Bologna, 2004; v. anche per un
bito quei processi di metamorfosi che consentono a tutti gli organismi attraversati da un soffio
vitale di sopravvivere adattandosi alla realt (507).
Il testo costituzionale del 1948 continua ad essere
il nucleo essenziale dellordinamento costituzionale italiano ma di un ordinamento in continua e
profonda trasformazione (508). Tale trasformazione non deriva solo dalle modificazioni dei regolamenti parlamentari, dalle leggi elettorali intervenute, da alcune revisioni costituzionali e dalla
perseverante giurisprudenza della Corte costituzionale, ma soprattutto dallingresso dellItalia nellordinamento europeo e dallassunzione di limiti
sempre pi penetranti al di fuori, peraltro, delle
procedure previste dallart. 138 cost.
Come noto, nel tentativo di rafforzare principi e valori nello Stato costituzionale si va al di l
della tradizionale rigidit delle Costituzioni liberali e si introducono limiti assoluti le cosiddette clausole di eternit alla possibilit
stessa di revisione costituzionale. Cos ha deciso la
Corte italiana nella gi citata decisione degli anni
Ottanta (509) e cos si orienta la dottrina italiana,
attentissima custode delle procedure previste dallart. 138 cost. e dei limiti sostanziali che comunque esse garantiscono. Le revisioni intervenute e
(507) Nella letteratura tedesca le espressioni di solito
usate sono Verwandlung o Vernderung; il primo nel linguaggio letterario indica i processi di metamorfosi (si
pensi alla nota opera di Franz Kafka) o di trasformazione,
il secondo nel linguaggio giuridico indica per lo pi le
modificazioni espresse. La prima espressione solo con
qualche forzatura traducibile con lespressione modifica
tacita: v. per esempio G. JELLINEK, Verfassungsnderung
und Verfassungswandlung. Eine staatsrechtliche-politische
Abhandlung, Verlag von Hring, Berlin, 1906 (poi Keip
Verlag, Goldbach, 1996), 19 ss. (trad. it. parziale di M.
CARDUCCI, Mutamento e riforma costituzionale, Pensa Editore, Cavallino-Lecce, 2004, 23 ss.).
Quanti avrebbero mai pensato al momento della sottoscrizione dei Trattati fondativi, mezzo secolo fa, che le
istituzioni europee si sarebbero occupate non solo della
libera circolazione delle merci, dei capitali e dei lavoratori
ma anche della pretesa di due cittadini britannici di vedere
riconosciuti i diritti pensionistici conseguenti al mutamento
della propria identit sessuale o, addirittura, della pretesa di
Tanja Kreil di contestare con successo la propria Costituzione che le impediva di prestare servizio militare in armi?
Per questultimo caso v. C. giust. CE 11 gennaio 2000, causa
C-285/98, Tanja Kreil c. Bundesrepublik Deutschland; per il
primo C. giust. CE 27 aprile 2006, causa C-423/04, Sarah
Margaret Richards c. Secretary of State for Work and Pensions.
(508) Ha utilizzato la categoria della trasformazione
costituzionale con riferimento alla storia costituzionale
della Repubblica M. FIORAVANTI, Le due trasformazioni costituzionali dellet repubblicana, in La Costituzione ieri e oggi
(Atti del Convegno, Roma, Accademia nazionale dei Lincei,
9-10 gennaio 2008), Bardi, Roma, 2009, 21 ss.
(509) C. cost. 29 dicembre 1988, n. 1146, cit.
351
352
nuovi vincoli costituzionali (521). Non sono trascurabili i riflessi sulla stessa forma di governo,
atteso lindebolimento della funzione del Parlamento e della collegialit del Governo e il conseguente rafforzamento della figura del Presidente
del Consiglio e del Ministro delleconomia, chiamati a partecipare alle deliberazioni dei pi importanti Consigli europei (522). Inoltre, sempre
per effetto diretto o indiretto dei vincoli europei,
gli anni Novanta sono stati caratterizzati sia da
incisive politiche di privatizzazione del settore
pubblico delleconomia (soprattutto ad opera dei
Governi Amato e Prodi) in implicita controtendenza con quanto reso possibile dallart. 43 cost.,
sia dallingresso di Autorit indipendenti, italiane
ed europee, sconosciute al modello costituzionale (523).
Di questi progressivi slittamenti federalizzanti stata consapevole la Corte costituzionale
italiana sia attraverso le resistenze iniziali cui
prima ci riferivamo sia con la individuazione dei
cos detti controlimiti nei confronti anche del
diritto europeo (524) sia con lautoesclusione, durata molti anni, dal dialogo con la Corte di giustizia e con la scelta di non utilizzare il rinvio pregiudiziale di una questione a questultima (525).
Tali indugi erano probabilmente da attribuirsi al
timore che lorgano cui concessa lultima parola,
estraneo allordinamento costituzionale italiano,
finisse con lassumere una posizione in certa misura preminente alla stessa Corte italiana.
Si deve giungere alla conclusione che siamo di
fronte ad un ulteriore trasferimento di sovranit
o solo di fronte ad una mera ridefinizione della
sovranit (526)? Di trasferimento di sovranit si
pu discutere qualora il soggetto destinatario della
stessa possa considerarsi esso stesso sovrano ma
le istituzioni comunitarie non hanno la possibilit
(521) Cfr. GIUPPONI, Il principio costituzionale dellequilibrio di bilancio, cit., 51 ss.
(522) V., da ultimo, E. RAFFIOTTA, Il governo multilivello
delleconomia. Studio sulle trasformazioni dello stato costituzionale in Europa, Bononia University Press, Bologna, 2013,
31 ss.
(523) Si parlato di una costituzione ormai silenziosa (CALISE, La costituzione silenziosa, cit., 33 ss.).
(524) Dopo C. cost. 8 giugno 1984, n. 170, cit., soprattutto con C. cost. 21 aprile 1989, n. 232.
(525) Vi acceder solo con le ordinanze C. cost. 15
aprile 2008, n. 103, e C. cost. 18 luglio 2013, n. 207.
(526) La risposta in senso positivo alla prima domanda
di R. BIFULCO, Jefferson, Madison e il momento costituzionale dellUnione. A proposito della riforma costituzionale
sullequilibrio di bilancio, in Rivista AIC, www.rivistaaic.it,
2012, n. 2. Il riferimento alla mera ridefinizione di
BARTOLE, Interpretazioni e trasformazioni della Costituzione,
cit., 288 ss.
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356
di governo pu essere indispensabile per perseguire con politiche incisive gli obbiettivi costituzionali, per rendere effettiva la promozione e la
tutela dei diritti. Istituzioni robuste possono essere
succubi di poteri forti dipende dalle politiche
perseguite ma istituzioni deboli lo sono sempre
e comunque. La Costituzione italiana pu ancora
essere il binario attraverso il quale, nelle forme e
nei limiti da essa fissati, possono scorrere le varie
espressioni della sovranit popolare. Ci sono tuttavia molti modi possibili per stare dentro i principi della Costituzione. Su questi punti sia il dibattito politico sia quello fra gli studiosi lungi
dallessere concluso, soprattutto in conseguenza
delle difficolt attraversate dai sistemi bipolari in
tutta lEuropa, percorsa dallesplosione di forze
che tanto sulla destra quanto sulla sinistra contestano sia forme e modi dellUnione europea sia le
politiche di immigrazione e che tendono ad oscurare i tradizionali cleavages.
I processi di globalizzazione hanno indebolito
le classiche categorie del diritto costituzionale, fra
queste la sovranit. E non poteva essere diversamente avendo esse accompagnato la formazione
degli Stati nazionali. La sovranit dei valori
secondo autorevoli e non isolate opinioni (541)
sarebbe destinata a prendere il posto non solo
della sovranit dello Stato ma della stessa sovranit
popolare: si tratta di una formula suggestiva,
che rispecchia la seria crisi che attraversa il concetto tradizionale di sovranit, ma che non riesce
ad allontanare alcuni timori; due in particolare:
che cos si legittimino incontrollati centri internazionali di potere tecnocratico, delegittimando la
politica (542), e che tale formula si riduca a una
nuova criptica forma di sovranit di cui titolare
diventerebbe il massimo interprete di quei valori,
(541) La sovranit della Costituzione in M. KRIELE,
Einfhrung in die Staatslehre. Die geschichtlichen Legitimittsgrundlagen des demokratischen Verfassungsstaates, Rowohlt, Reinbek, 1975, e in G. SILVESTRI, Lo Stato senza
principe. La sovranit dei valori nelle democrazie pluraliste,
Giappichelli, Torino, 2005. I valori come nuovi sovrani :
cos definiti da Luigi DANDREA, Ragionevolezza e legittimazione del sistema, Giuffr, Milano, 2005, 271.
(542) dalle feluche alle toghe , secondo unespressione di Sabino CASSESE, Il diritto globale. Giustizia e democrazia oltre lo Stato, Giappichelli, Torino, 2009, e ID., I
tribunali di Babele, cit. (quarta di copertina). La ratio
contrattualistica delle istituzioni della globalizzazione in
M.R. FERRARESE, Globalizzazione giuridica, in questa Enciclopedia, Annali, IV, 2011, 565 ss., e in TEUBNER, La cultura del
diritto nellepoca della globalizzazione, cit. Sul punto v. le
pagine di A. VON BOGDANDY e I. VENZKE, In Whose Name? An
Investigation of International Courts. Public Authority and
Its Democratic Justification, in Eur. journ. intern. Law, 1993,
7 ss.
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