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Manuale di psicologia sociale,

metodi di comunità e fuori dai


giochi
Psicologia Sociale
Università di Torino
27 pag.

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FUORI DAI GIOCHI – LIBRO A SCELTA – LA PSICOLOGIA DI FRONTE ALL’ESCLUSIONE SOCIALE

CAP 1 – DEFINIRE L’ESCLUSIONE SOCIALE, L’OSTRACISMO E IL RIFIUTO

Escludere, ovvero lasciar fuori, non ammettere. Chiudere l'esperienza di essere o sentirsi esclusi per me alle
nostre relazioni, la vita quotidiana in 1000 modi è una paura innata, ancestrale, che accompagna l'essere
umano lungo tutta l'esistenza. Non a caso lo posso di esclusione e non è integrazione, inclusione, ma
partecipazione.
Levitas nel 2007. Definiscono il processo di esclusione sociale come la mancanza rifiuto di risorse, diritti,
beni, servizi e l'impossibilità per motivi vari a partecipare alle normali relazioni ed attività disponibili alla
maggior parte delle persone in diversi ambiti. Atkinson nel 98 sostiene che l'esclusione sociale sia
caratterizzata da tre fattori.
- La relatività: La relatività. L'esclusione va vista all'interno di una particolare società, in spazi e tempi
precisi.
- La l'agency, nel senso che l'esclusione è un atto compiuto da qualcuno nei confronti di altri.
- Le dinamiche, le persone vengono escluse non solo a causa della situazione presente, ma anche
perché hanno poche prospettive future.
Emarginati, perché diversi e quindi costretti spesso ad organizzarsi in associazioni per difendere i propri
diritti, alla pari dignità di trattamento. Il concetto di esclusione comincia ad essere impegnato negli anni 70
nelle società occidentali e inizialmente coniato in Francia. Le noir 1974 è utilizzato dai socialisti francesi per
riferirsi alle persone che non erano coperte dal cun sistema previdenziale. Nel tempo sia andato
espandendo a tutti quei gruppi sociali esclusi, come ad esempio disoccupati e senza dimora.
Successivamente si fa riferimento alla xenofobia, restrizioni di diritti degli immigrati, ad esempio con il
tempo, quindi il termine esclusione sociale è stato usato sempre più spesso in maniera più ampia.
L'esclusione sociale si caratterizza rispetto al target, ovvero le categorie sociali, ma anche i livelli di
applicazione più General ed astratto a
- un livello cioè Transazionale. L'esclusione si basa su differenze geografiche, religiosa ed etnica.
- Un livello sociale secondo il quale alcuni gruppi all'interno di una società vengono esclusi perché
stigmatizzati, E goffman ci ricorda. Crediamo naturalmente che la persona con uno stigma non sia
proprio umana, Come le persone obese, quelle affette da malattia mentale o gli omosessuali, per
citare qualche esempio.
- Un'altra tipologia ad esclusione sociale, quella formale, informale. La prima formalizzata dalle
Istituzioni. Ad esempio, apartheid in Sudafrica. L'esclusione informale invece, più complesse e
mutevole, è legata a cambiamenti culturali, alle visioni del mondo, gruppi di una società.
- Altro livello è quello istituzionale, alcune istituzioni all'interno di una società possono stabilire
definire criteri di esclusione, inclusione applicabili a diversi gruppi o individui, criteri delle quote
rosa per le donne, ad esempio.
- Vi è poi l'esclusione a livello di gruppo, secondo la quale alcuni gruppi dominanti stabiliscono i
confini entro i quali gli altri gruppi sono ammessi o no.
- Livello interindividuale e intra individuale di esclusione. Interindividuale si riferisce al rifiuto a
relazionarsi con un'altra persona, mentre intra individuale fa riferimento a frames cognitivi ed
emotivi che ciascuno di noi possiede e secondo i quali poniamo dei limiti rispetto alle possibilità di
includere, escludere gli altri. Ad esempio, un eterosessuale potrebbe non concepire in alcun modo
qualsiasi rapporto con una persona omosessuale.
Leary 5 Ari concettualizzato l'esclusione proponendo un continuum dello status di inclusione che si basa sul
grado in cui le persone includono escludono un'altro individuo. Il continuum va da un massimo di inclusione
a un massimo di esclusione in cui le persone deliberatamente rifiutano ostracizza noh abbandono un
individuo.
L'esclusione sociale caratterizzata da tre livelli fortemente collegati.

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- Un livello individuale: Una persona che non è socialmente esclusa, non è detto che sia per forza
inclusa. Nonni non si implica la connessione sociale, ovvero l'insieme delle relazioni che le persone
hanno con gli altri. Il concetto chiave che sta alla base di questi meccanismi e quello di capitale
sociale che facilita alle persone nell'accesso alle risorse sociali. Si riferisce alle relazioni attraverso
cui ciascun individuo coopera con gli altri per conseguire obiettivi che altrimenti risulterebbero
Preclusi.
Nell'individuale dobbiamo riflettere una caratteristica fondamentale, cioè il fatto che possa essere
volontario involontaria. Si riferisce la diversità degli individui che sperimentano una condizione di
esclusione a causa del genere lita dello status lavorativo delle abilità. Altre invece scelgono di
rimanere escluso e non connessi con il resto della società. Inoltre, l'esclusione non procede per
gruppi omogenei, ma coinvolge diversi attori di differenti culture credenze. La liquidità di questo
concetto, per usare un termine di bauman e più che mai un punto da considerare il fatto che una
persona non sia esclusa non vuol dire che per forza sia inclusa. È per questo che alcuni autori
sostengono che l'esclusione sociale debba essere vista come un continuum. Lungo il quale il
posizionamento di ogni singolo individuo in un particolare momento contesto, si caratterizza come
una combinazione multipla di inclusione ed esclusione.
Uno di gruppo: Per esempio, la capacità di ascolto da parte di una comunità, gruppo della
sofferenza delle persone, indispensabile per favorire i processi, dire. Resilienza individuale sociale,
ridurre la vulnerabilità della popolazione. Speranza, senso di appartenenza. Contesti di
riconoscimento, comunità resilienti.
- E uno sociale: Vi sono infatti comunitarie includono molti individui, i quali sono esclusi dalla società
più ampia, ma in realtà i livelli sono incrociati, esiste l'esclusione sociale di persone o gruppi
all'interno di una comunità, ma esiste anche l'esclusione di una comunità dalla piena
partecipazione alla società civile. Chi ne fa le spese? E l'intera comunità che viene stigmatizzata e
spesso criminalizzata. In ogni comunità di individui che percepiscono di essere fuori a causa, ad
esempio, dell'orientamento sessuale del genero dell'appartenenza etnica possono sentirsi alienati
sia dalla Comunità sia dalla società più ampia. Le determinanti di questa esclusione possono essere
di natura individuale. Sia fattori come la residenza all'interno di una comunità. Che uno dei
predittori del senso di appartenenza alla Comunità.
La differenza fra esclusione sociale, un'altro importante fenomeno. Adesso associamo che è l’ostracismo
Il timore di non venire considerati non solo di essere esclusi, ma anche ignorati e forse ancora più forte. Un
passo iniziale da compiere, capire la parola e le sfumature che hanno, a cominciare dalla differenza fra
esclusione sociale, ostracismo. La prima si riferisce alla non partecipazione all'interno di una società o di un
gruppo, ma non per questo l'essere ignorati. Il secondo, invece, si riferisce all'atto di essere ignorati, esclusi
reietti, respinti socialmente. Questo tocca da vicini bisogni personali. E diverse dimensioni, quali l'intensità,
ovvero il livello di gravità dell'ostracismo che può andare dal disprezzo verbale alla morte procurata, il
grado di coinvolgimento personale in processi di esclusione morale.
Williams e Zadro nel 2005 hanno proposto un modello che videnzia tutta la varietà e la complessità di
questo fenomeno. Si divide in due parti, il modello:
- La prima considera gli effetti dell'ostracismo sulle persone che si trovano a vivere questa
esperienza.
- Raga. La seconda invece distingue tipi diversi di ostracismo e tipologie di persone che potrebbero
moderarne gli effetti.
Il modello di spiegazione dell'ostracismo di Williams
Gli studiosi riconoscono che alla base di questi fenomeni vi siano quattro bisogni personali fondamentali.
1) Bisogno di appartenenza: Gli individui che vivono l'esperienza di comportamenti avversi, V come
l'ostracismo, l'esclusione sentono fortemente minacciata questa necessità, che si rivela talmente
importante che la sua privazione porta i soggetti a sofferenza mentale, malattie fisiche. Essere

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escluse di ignorati. Sicuramente un evento stressante che risveglia emozioni e pensieri negativi, a
volte anche malattie fisiche.
2) Altro bisogno che viene minacciato dall'ostracismo e quello dell'autostima. Nel suo aspetto più
sociale, anche se occorre ricordarlo, l'ostracismo spesso avviene senza molte spiegazioni, tanto è
vero che gli individui che ne sono vittime spesso non sanno né di essere escluse nel perché. Le
persone minacciate esibiscono quello che si chiama egotismo automatico. Cioè un'immagine di sé
ampiamente positiva, goffman, parlando dello stigma fisico, ha spiegato l'importanza del concetto
di identità personale per il soggetto dello stretto legame con la società, con il modo in cui lo
percepiscono gli altri. I soggetti rifiutati vivono spesso esperienze di badi, basta autostima, dolore
intenso, ansia e una generale stato di emotivo negativo. L'autostima, quindi, ovvero la valutazione
che le persone hanno di sé, è strettamente collegata con l'identità sociale, grazie all'appartenenza,
l'identificazione con un gruppo prestigio e Stato sociale di quel gruppo si incardinano col nel
concetto di sé, della persona. La teoria a cui si fa riferimento e dell'identità sociale. Elaborato da
Turner e tajfel nel 1979. Sappiamo bene che l'immagine che le persone hanno di se stesse deriva
dalla consapevolezza di appartenere ad un gruppo. Specifico? L'ipotesi chiave di questa teoria è
quella secondo cui le discriminazioni intergruppi e l'attivazione di stereotipi negativi.
Comportamenti discriminatori e di esclusione nei confronti dell'auto Group derivino dal desiderio di
raggiungere mantenere un'identità sociale positiva, preserva ndo le credenze, i valori dominanti,
ma non per questo quando favoriamo il nostro gruppo, necessariamente penalizziamo i membri del
outGroup. Questo si verifica solamente in presenza di due condizioni fondamentali.
- Quanti membri dell' ingroup ritengono che un set Comune di norme valori si applichi sull Ingroup
sia l'outGroup
- Quando Lin gruppo ritiene che questi valori siano i soli accettabili, gli unici a guidare le condotti
comportamenti.
3) Percezione del controllo sull'ambiente sociale sulle relazioni: Le persone che subiscono ostracismo
possono avere reazioni aggressive, perdita di controllo. Abbiamo già visto come prima le primissime
reazioni all'ostracismo siano dolore, sensazione di sentirsi feriti. A questo si può ovviare in tanti
modi, poi ponendo rimedio alla minaccia. Nascondendolo lo stigma attraverso varie tecniche. Fuga,
rifiuto, distanziamento, attacco, minimizzazione. Quest'ultima è la strategia più costruttiva perché
viene rivalutato l'aspetto del se minacciato oppure si riaffermano altri lati positivi del se
L'ostracismo sociale, invece, significa ignorare ed escludere dalla presenza degli altri, in situazioni estreme,
succede che l'altro sia assolutamente invisibile, anche se presente fisicamente. Questa condizione è quella
che spesso vivono le donne maltrattate alle quali viene riservato un trattamento silenzioso.
Queste, infine, anche il cyber ostracismo, quello che si vive fuori dalle relazioni in face to face nel mondo
virtuale nel web, per cui si viene esclusi da una comunità, una relazione attraverso mail o chat room.

L'ostracismo può anche essere intenzionale, punitivo e può avere impatti differenti sugli individui in base ai
diversi fattori situazionali. disposizionali con loro infatti, che hanno un basso desiderio di appartenenza,
un'altro. Questi, ma sono meno toccati dalle conseguenze, dall'ostracismo.
Essere rifiutati, sentirsi rifiutati.
L'azione implicita nel rifiutare qualcuno sottolinea la dimensione selettiva dell'atto. Nel senso di scartare gli
inferiori, i non idonei rifiuti umani, mentali, morali. Un atto estremo, forte, crudele. Qualcuno dice che
dovremmo convincerci che siano essenzialmente ciò che buttiamo, eliminiamo ciò che rifiutiamo. Un
continuo esercizio per rimuovere, riportare a zero, ripulire. Siamo anche il nostro disfarci, rifiutare persino
di noi stessi? Il termine rifiuto, però, può essere usato sia per riferirsi all' esperienza valutativa soggettiva,
sia il comportamento reale. In altre parole, possiamo rifiutare qualcuno nella nostra mente trovandolo di
discutibile, ma non per questo adottare un comportamento negativo conseguente. E una ambivalenza che
ci può creare qualche confusione. Secondo la teoria dell'ambivalenza, le persone possono infatti presentare

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contemporaneamente reazioni positive negative nei confronti degli altri e ciò può generare un conflitto
psicologico.
Reicher Sostiene che l'ambivalenza sia quanto mai importante per gli studi psicologici, perché troppo
spesso siamo abituati a giudicare il pensiero umano in maniera ripartita o nero, bianco, giusto, sbagliato,
ma quando cerchiamo di studiare come la gente pensa. Generalmente scopriamo che le cose sono molto
più sfumate. Freu d sosteneva che l'ambivalenza una dimensione strutturale dell'affettività umana, per
meglio comprendere i concetti di accettazione rifiuto, occorre guardarli in termini di valutazione
relazionale, quindi il grado in cui una persona considera la propria relazione con un'altro individuo di valore.
Importante o intima.
Non tutti i tipi di esclusione sono rifiuto, portano, adesso possiamo venire esclusi, ad esempio, perché a
causa di uno spazio insufficiente non possiamo assistere a una manifestazione. Ma non per questo sentirsi
sentirci rifiutati. L'elemento centrale nell'esperienza da venire rifiutati rispetto all'esclusione sociale per sé e
il valore relazionale percepito dal soggetto rispetto alla relazione che sta vivendo.
Distinzione e precisazione necessaria L'esclusione sociale non prevede necessariamente rifiuto dell'altro
e i termini non possono essere usati in maniera intercambiabile. L'esclusione è essenzialmente un
descrittore comportamentale che non connota necessariamente alla relazione in termini valoriali. Mentre
c'è rifiuto solamente laddove viene percepito un basso valore relazionale o dove vi è la percezione che il
valore che noi diamo alla relazione non sia alto quanto vorremmo.
Il rifiuto si accompagna quasi sempre alla solitudine. Si, sensazione dolorosa.

CAPITOLO 2 – LE CONSEGUENZE PSICOLOGICHE DELL’ESCLUSIONE SOCIALE


quanto l'esclusione sociale è dovuta allo stigma, sia un fenomeno pervasiva e costante l'esperienza di
essere esclusi. Si accompagna inoltre emozioni, stati d'animo negativi, quali tristezza, solitudine, gelosia,
rabbia, vergogna e ansia.
Vi sono infatti alcune categorie di individui che sono sistematicamente a svalutati ed esclusi a causa del loro
SIGMA. Il dizionario etimologico definisce stigma: Il legno che lascia una puntura. Quindi il marchio che si
faceva con una punta sopra la fronte di uno schiavo convinto di un reato sopra il braccio di coscritti. Dopo
averli riconosciuti idonei al servizio militare.
Stigma perciò sono i segni fisici che vengono associati agli aspetti insoliti e criticabili della condizione morale
di chi li ha. Questi segni incisi, impressi con il fuoco, rendevano chiaro a tutti che chi li portava era uno
schiavo, un criminale, una persona segnata. Le tipologie? Maggiormente utilizzati di stigma sono tre.
1) Le deformazioni fisiche.
2) Gli aspetti criticabili del carattere.
3) Le caratteristiche legate alla razza, alla religione, alla nazione che possono essere trasmesse di
padre in figlio e quindi cosa contaminare intere famiglie?
Ridurre la complessità individuale a semplicistiche dicotomie come bene e male può portare la
deumanizzazione, ovvero quel processo che sottrae agli esseri umani. Le due qualità che li definiscono
come tali, l'identità e la comunità. Gli individui vengono privati della loro umanità e questo processo,
secondo kelman, porta l'atrocità sociale, gli altri vengono spogliati e non meritano alcun trattamento
umano a tal punto da considerarli privi di emozioni tipicamente umane come la tenerezza o il calore.
Leyens Ha evidenziato nei loro studi come chi deUmanizza. Non attribuisca all'altro le emozioni secondarie,
quelle uniche, umane. I risultati delle ricerche mostrano come le emozioni secondarie unicamente umane
vengano associato, attribuite con forza al gruppo di appartenenza piuttosto che a quello esterno. La
deumanizzazione e il sintomo più grave ed estremo dell'esclusione morale, il quale viene definito da Susan
opotow Come quel processo che prende forma quando persone o gruppi vengono posti fuori dei confini
morali dalle norme o dalla giustizia.
L'esclusione sociale? Fondamentalmente un'esperienza di deumanizzazione. Chi viene escluso ritiene di
essere visti in maniera meno umana da altri come un oggetto inerte, freddo, rigido. Spiegazione cognitiva

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secondo la quale il fenomeno dell'esclusione sociale causa uno stato di le costruzione del sé, facendoci
percepire essenzialmente come fuori dei confini dell'umanità fuori dai giochi.
Ma lo stigma e la infra umanizzazione vengono influenzati anche dallo status, la tendenza negare l'umanità
altro e stigmatizzare si rivela più forte nei confronti di soggetti con status molto basso e con scarso potere,
persone o gruppi marginalizzati. Esclusi socialmente, spesso associati a stereotipi negativi che li descrivono
come individui dalle scarse capacità intellettuali. Negli Stati Uniti anni 20, alle donne non era permesso
votare perché le si riteneva non in grado di farlo in maniera responsabile. qua si definisce lo stereotipo
come l'attribuzione a un individuo di caratteristica basate su aspettative, associazione riguardanti il gruppo
di appartenenza. In questo modo gli stereotipi giustificherebbero anche le nostre reazioni emotive,
comportamenti nei confronti di una categoria o di un gruppo sociale. Il ruolo dello status sociale basso non
è condizione essenziale per l'insorgere della infra umanizzazione è un fattore di incremento di una
tendenza, in ogni caso presente, ovvero quella di giudicare il proprio gruppo come più umano di quello.
Esterno.
La pervasività dello stigma per alcuni studiosi è universale. Leary Sostiene infatti. Che alcune caratteristiche
siano universalmente stigmatizzate, come l'omosessualità e le disabilità. L'esclusione è un aspetto
essenziale della stigmatizzazione E questa si verifica quando una caratteristica Comune di una categoria
di persone viene consensualmente considerata come base per dissociare, quindi escludere ostracizzare
individui percepiti come membri di quella categoria.
l'esclusione riguarda la persona in quanto membro di un determinato gruppo, stigmatizzato e basata sullo
stigma, spesso ingiustificata e considerata legittima.
Come sostiene anche Ravenna, i fatti dell' 11 settembre hanno prodotto drastici cambiamenti. Soprattutto a
livello di intergruppi, perché hanno generato conseguenze pervasive di chiusura cognitiva e sociale,
incrementando la chiusura di confini di gruppi di appartenenza. Il profilo di arabo che ne deriva è quello del
terrorista, del fanatico dell invasore che minaccia l'integrità culturale valoriale dell' ingroup. Questa
strategia che fa leva sulla paura è efficace perché allontana i pensieri da un'attenta e ponderata analisi sulle
questioni all'ordine del giorno e li incanala verso altre informazioni di emozioni.
STIGMA ED ESCLUSIONE SOCIALE NELLE RELAZIONI INTERGRUPPI: EFFETTO DELLA CATEGORIZZAZIONE
SOCIALE
Attraverso la categorizzazione sociale, ovvero quel processo secondo cui gli individui ordinano
mentalmente il loro mondo sociale, riducono la quantità di informazioni con cui si confrontano in termini di
categorie, le persone favoriscono i membri del proprio gruppo in termini di valutazioni. Attribuzioni, risorse,
materiali, aiuto e supporto sociale. Come animali sociali abbiamo bisogno di mettere relazione con gli altri,
crea interdipendenza, stabile una cooperazione che non andando in dono, se ci permetta di raggiungere
obiettivi utili di reciprocità con gli altri, minimizzando i rischi e i costi eccessivi. Una competenza importante
della percezione umana e l'abilità selezionare le persone in un numero ristretto di categorie.
Uno degli effetti principali del processo di categorizzazione e l'aumento della somiglianza di soggetti
appartenenti alla stessa categoria. Ovvero un'accentuazione della somiglianza intra categoriale di questo
effetto di distorsione che porta ad accentuare le somiglianze fra i membri del gruppo e le differenze fra in
Group e autogroup si è occupato tajfel autore 1963. Di un esperimento.
I risultati confermarono che i giudizi dei gruppi che avevano ricevuto gli stimoli nella condizione di
classificazione producevano l'effetto della categorizzazione. Ovvero i soggetti esageravano le differenze tra
le due categorie? In sintesi, gli altri vengono percepiti come appartenenti a un gruppo e distinti da un'altro
gruppo, cioè si stabilisce una netta differenza fra ingroup e autogroup. Inoltre, i membri dello stesso gruppo
vengono percepiti come più simili fra di loro rispetto a quelli appartenenti a gruppi differenti. Ciò è
sufficiente a produrre una simmetria valutativa, ovvero un favoritismo per l'IN gruppo e una conseguente
discriminazione comportamentale nei confronti dei membri della Bat Group?
La distinzione fra inclusione ed esclusione influenza profondamente la percezione sociale, affettiva,
cognitiva e comportamentale delle persone. Quando categoria ZIAMO? Tendiamo a minimizzare le
differenze, farei membri della stessa categoria mentre esageriamo quelle fra i gruppi. Cognitivamente, le

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persone conservano più informazioni in memoria e maggiormente dettagliate riguardo i membri del proprio
gruppo rispetto a quello esterno. Infine, a livello comportamentale gli individui aiutano di più i membri dell'
in gruppo rispetto all'auto Group.
Gli effetti dell'esclusione sociale e dell'ostracismo.
C'è da dire che, nonostante la differenza fra inclusione sociale e rifiuto e ostracismo, gli effetti di questi
fenomeni sull'individuo sono generalmente uniformi e comprende rumore negativo, sensazione di
solitudine, perdita di appartenenza, controllo, stima di sé e del senso della propria vita. Ciò che è diverso,
invece, sono le reazioni comportamentali all'esclusione.
Non mi interessa tanto, vado bene a scuola.
Questa frase. Definisce bene le strategie di compensazione colpite all'autostima, da una parte spesso ci
risolleviamo mettendo in risalto quegli aspetti di noi che invece sono motivo di orgoglio e di alta autostima.
Major croker nel 93 hanno trovato i membri di gruppi strati spesso hanno un’autostima alta e più alta di
quelli. Non Stigmatizzati. Nonostante l'evidente esclusione da molti tipi di relazioni sociali o contesti. Ciò
vuol dire che le persone che potenzialmente sono dei target di esclusione non necessariamente soffrono di
ba di bassa autostima o valutano l'esclusione come una causa di stress. Secondo quelle questi autori,
l'essere vittima di esclusione a causa di uno stigma e un fattore di stress, ma la reazione dei soggetti di
fronte a ciò dipende da alcune variabili, quali la valutazione cognitiva dell'esperienza di esclusione, il grado
di controllo e le strategie di coping adottate.
Già allport nel 54, sosteneva che le vittime di pregiudizio potevano mettere in atto strategie ego difensive.
Extra punitive o intra punitive. Le prime si riferiscono all' attacco alla fonte dell' esclusione, quindi biasimare
che esclude piuttosto che se stessi, mentre con le seconde la vittima si ritiene responsabile del rifiuto
dell'esclusione. A livello emotivo accade, secondo baumeister e leary, che sebbene le emozioni evocate
dall'esperienza di rifiuto siano parecchie, come tristezza, solitudine, rabbia, ira, gelosia, quella
predominante generalmente esperita e il senso di ferita. Un sentimento particolare che si manifesta
quando una persona percepisce che gli altri. Non attribuiscono lo stesso valore alla relazione in atto e
questo ovviamente costituisce un'esperienza molto dolorosa.
Si è rilevato che il sentimento del sentirsi feriti sia strettamente associato a items quali tormento,
sofferenze, angoscia, il senso del sentirsi feriti, opzione ben distinto associata a esperienze che rimanda la
sveglia. Valutazione in desiderabilità e rifiuto, ma anche l'empatia risulta compromessa. I soggetti che erano
stati esclusi da un gruppo, ad esempio, avevano meno probabilità di donare soldi di beneficenza. Fare del
volontariato, aiutare qualcuno a raccogliere delle matite cadute per terra. In realtà le persone che erano
state rifiutate sembravano avere una temporanea incapacità di provare qualcosa Di profondo.
Chiudendo si emotivamente le persone vita evitavano il dolore di sentirsi rifiutate da altri, ma ciò li rendeva
anche meno capaci di provare empatia a verso qualcuno che aveva bisogno del loro aiuto. In definitiva, per
poter provare empatia alle persone, devono sentire con un'altro ha bisogno. Ciò ha maggiori probabilità di
accadere che le persone sono tanto sicuro dentro. Quando, mentre le probabilità diminuiscono quando le
persone sono state recentemente rifiutate da altri.
A livello cognitivo diverse reazioni:
- utilizzare per il confronto sociale membri del proprio gruppo, invece di quelli di gruppi non
stigmatizzati,
- svalutare gli aspetti deboli del proprio gruppo e valutare invece quelli nei quali si eccelle.
1) Un primo modo per proteggere se stessi dall'esclusione sociale, quello di iniziare una relazione con
un partner. Di un gruppo Non stigmatizzato. Sto. E qui vi sono molti esempi reali, come sottoporsi a
chirurgia estetica per correggere Inestetismi imbarazzanti, cambiare radicalmente stile di vita per
poter essere accettati.
2) Un secondo modo è quello di prendere le distanze del proprio gruppo. In una serie di esperimenti si
è trovato che quando, ad esempio, gli studenti afroamericani si trovano in contesti educativi
valutativi, la maggior parte di loro tende a sviluppare apprensione rispetto al fatto di confermare.

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Lo stereotipo culturale negativo dell inferiorità intellettuale. Questa apprensione di porta a rifiutare
interessi e preferenze coerenti con lo stereotipo del del loro gruppo.
3) E comunque vero che la reazione più comune, generata dalla paura del rifiuto e della
disapprovazione sociale, è quella di tenere segreti alcuni aspetti della propria identità, ad esempio
la propria bisessualità o la malattia mentale o la sieropositività.
4) Un'altra risposta, il ritiro delle relazioni dalle situazioni in cui si anticipa l'esclusione. Coloro, ad
esempio, che sono sovrappeso, spesso evitano di andare in posti dove sembrerebbero di essere
esclusi o non considerate a causa del proprio aspetto fisico.
5) Un'altra risposta è quella di reagire all'esclusione, cercando relazioni alternative in cui ci si senta
valutati, inclusi se si viene in esclusi da un gruppo, si può sempre uscirne ed entrare in un'altro o
trovare altre persone che ci sono simili e stringerci attorno a loro.
Secondo le ricerche, la forte identificazione con un gruppo stigmatizzato può aumentare la propria
vulnerabilità al rifiuto allusione. Questo succede perché quando gruppo è una parte importante di sé, la
distinzione fra sei personale collettivo può confondersi. L'esclusione basata sullo stigma, quindi, può essere
altrettanto dolorosa di quella che si basa sulle caratteristiche personali.
6) Un'altra strategia di coping è quella di attribuire l'esclusione Alla discriminazione, ovvero il
pregiudizio degli altri nei propri confronti. Questo meccanismo sembra difendere, proteggere di
nuovo il proprio sé per due motivi.
- Rendere l'esclusione un'esperienza condivisa e non individuale.
- Rendere l'esclusione un evento ingiusto in meritato e un episodio no, non legato a una mancanza
personale.
The wild Boys: le reazioni antisociali, all'esclusione e all'ostracismo.
La canzone the wild Boys di una delle più popolari band inglesi. A che fare con l'esclusione sociale ed
ostracismo? Da una parte narra delle tecniche di ingrazia, mento e desiderio di essere inclusi, accettati e
dall'altra le reazioni antisociali all'esclusione, il desiderio di ritorsione. Secondo Williams e Zadro Lost
racismo riduce l'autostima più di altre forme di esclusione sociale, perché sarebbe collegato alla
frustrazione e maggiormente legato a reazioni molto negative. Inoltre, le persone Rifiutate sarebbero più
aggressive nei confronti di chi le insulta e denigra. Ma non nei confronti invece di Chi le elogia e le lusinga
Frustrazione, aggressività.
L'esperienza dolorosa della frustrazione una delle maggiori cause di aggressività. Un individuo avverte
frustrazione quando senti interrotto il percorso verso un obiettivo ha questa tendenza, si è dato il nome di
teoria della frustrazione, aggressività. Ciò non implica che il passaggio sia automatico, quanto piuttosto che
spesso dalla frustrazione si arriva all' aggressività. In maniera incontrollata. Diversi fattori possono
accentuare la frustrazione, aumentare la probabilità che insorge una forma di aggressività:
- Vicinanze all'obiettivo dei nostri desideri.
- Su scala nazionale le aspettative ostacolate, combinate con la frustrazione, possono provocare
disordini e proteste. Gli scienziati hanno trovato che spesso l'aggressività non è causata dalla
deprivazione assoluta, ma dalla deprivazione relativa, quindi la sensazione di avere meno di quanto
meritiamo e di ciò che siamo stati indotti ad aspettarci o di quante persone simili. A noi hanno.
Possibili spiegazioni delle reazioni antisociali?
In condizioni di isolamento solitudine, così come succede, anche i leoni sono poche le possibilità di
sopravvivenza e con ivi poter perpetuare la stirpe. L'animale che avverte dolore non può fuggire, quasi
inevitabilmente finirà per attaccare. In un esperimento ben congegnato, berkowitz. Provò che gli studenti
che avevano avvertito il dolore immergendo una mano nell'acqua gelata mostravano maggiori probabilità
di comportamento aggressivo verso un loro pari. Possiamo allora ipotizzare che, come abbiamo visto prima,
l'individuo che si sente molto ferito e avverto un forte dolore a causa dell'ostracismo, possa mettere in atto
comportamenti aggressivi invece che tecniche di. In grazia mento.
Un'altra variabile che rende probabile la reazione aggressiva di fronte all'esperienza di esclusione e la
percezione del senso di gruppo o Groupness, la quale attiverebbe i processi di trasferimento ed e

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personalizzazione. Colui che viene rifiutato integra così l'esperienza di rifiuto all'interno delle prototipo del
gruppo e conseguentemente generalizza il rifiuto a tutti i membri. Quando più è saliente l'appartenenza al
gruppo, più l'individuo è rifiutato, assocerà il rifiuto al gruppo e mettere in atto ritorsioni e vendette.
Le due reazioni potrebbero non essere per forza in contraddizione, infatti la reazione primaria e automatica
all'esclusione sociale sarebbe la ritorsione, ma questa può essere controllata e tramutarsi in qualcosa di
positivo e quindi essere usata in maniera strategica. Il punto fondamentale starebbe nella distinzione fra
atteggiamento esplicito implicito nei confronti dello stesso oggetto dell'atteggiamento
Wilson propone un modello duale degli atteggiamenti, che spiegherebbe la coesistenza delle due risposte
all'esclusione sociale. Gli individui avrebbero così due risposte allo stesso evento, un'esplicita e un'altra
implicita.
Quando vi è un'esperienza di ostracismo, gli individui avrebbero una risposta implicita di ritorsione. Che si
tramuta in tecniche di ringraziamento. È un po quello che succede nell ambivalenza del razzismo pubblico e
privato, quando le persone presentano se stesse come libere da pregiudizi nello spazio pubblico, ovvero
appaiono colorblind, mentre nella vita privata mostrano chiaramente idee discriminanti che si rivelano. Nei
commenti, nelle emozione, nelle azioni che compiono.
Smart richmand e leary Propongono un modello interessante secondo il quale gli individui, dopo
un'esperienza di rifiuto, sperimentano quasi sempre tre serie di motivazioni, più o meno
contemporaneamente. Causa a loro volta di comportamenti conseguenti.
1) Riguarda un desiderio accresciuto per le connessioni sociali, molti casi con la persona che li ha
respinti.
2) La seconda serie di motivazioni coinvolge i sentimenti di rabbia in genere risposta antisociali, le
quali difendono se stessi o tentano di ferire l'origine del rifiuto.
3) Le persone che sono respinte sono anche motivate, evitare un'ulteriore rifiuto e il dolore che lo
accompagna.
Ovviamente l'evitamento sociale mina gli sforzi messi in atto dalle persone per ottenere il livello di
accettazione. La teoria propone infatti che ciascuna di queste motivazioni sia predominanti in un dato
momento, in base alla percezione dell'individuo. Anche se ogni esperienza di rifiuto è complessa, le persone
mettono in atto delle strategie di coping in base a sei fattori.
- L'equità del rifiuto
- Le aspettative rispetto alle modalità di riparazione della relazione.
- La pervasività e la cronicità del rifiuto.
- Il valore del rapporto danneggiato.
- I costi percepiti del rifiuto e la possibilità di alternative relazionali.

Capitolo 3 dall'esclusione sociale all' esclusione morale.


Fin dagli studi di Piaget sullo sviluppo morale, si sono infatti focalizzati su come i bambini iniziano a
sviluppare un certo ragionamento morale nel giudicare la realtà circostante e di come imparano fin
dall’inizio a considerare le varie norme sociali e morali e le convenzioni e le aspettative sia all’interno che
all’esterno dei gruppi.
Le persone non crescono infatti in un vuoto sociale, ma costruiscono la loro conoscenza morale, il loro
senso di giustizia e la loro rappresentazione del funzionamento del mondo attraverso le interazioni sociali.
Le teorie psicologiche in generale, si sono soffermate più sull'analisi di passaggi di stadi cognitivi individuali.
Che. Con l'età e l'esperienza portano una certa complessità di ragionamento morale e ha una concezione
dello sviluppo morale piuttosto rigida e invariabile. La psicologia del ragionamento morale si è cioè
focalizzata sull'influenza dell'individuale, nel valutare il sociale attorno, piuttosto che considerare anche il
contrario, ovvero di come il sociale influenza il modo di ragionare dell'individuo.
Ci si chiede se il livello di ragionamento morale sia applicato in maniera univoca nel giudizio di determinate
questioni morali o se il gruppo di appartenenza della persona che viene giudicata eserciti una certa
influenza. Quindi se esiste una sorta di pregiudizio morale per cui il ragionamento morale non è

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determinato solo dall'evento da giudicare, ma anche dal gruppo di appartenenza della persona che viene
giudicata.
Le manifestazioni di tali pregiudizi morali e le azioni riprovevoli Hai slegato e spesso non comportano né
un'auto. Valutazione negativa da parte del soggetto, né un giudizio critico da parte della società, il quale
viene Sospeso con la giustificazione che la persona vittima del pregiudizio non fa parte della propria
comunità morale di appartenenza. Questi processi sono chiamati processi di esclusione morale. Possono
portare esclusioni moderate severe.
Gli psicologi sociali definiscono la giustizia come un giudizio che le persone formule hanno su eventi e il
desiderio di giustizia come un'importante e motivatore del comportamento sociale umano. Tre tipi di
comportamenti relativi alla giustizia sono:
- Quelli relativi alla distribuzione delle risorse comuni, Di benefici e di oneri, cioè? La giustizia
Distributiva
- Quelli relativi alle procedure di decisioni circa tale distribuzione. Giustizia procedurale.
- Quelli relativi al trattamento di coloro che sono implicati in tali decisioni. Giustizia interazionale.
Susan optow Ha teorizzato l'esistenza in ogni persona di un confine psicologico riguardante la giustizia, per
cui i valori morali, le regole, le considerazioni di equità si applicano solo alle persone all'interno di tale
confine, definito come il nostro scopo di giustizia, ovvero confine psicologico di una comunità. Morale? Lo
scopo di giustizia emerge da tratteggia menti:
- La credenza che le considerazioni di equità si applicano alle persone all'interno dei nostri confini.
- La disponibilità destinare una quota di risorse della Comunità a essi.
- La disponibilità a fare sacrifici per favorire il loro benessere.
Una comunità morale, quindi, definita come il gruppo a cui si applicano le regole della giustizia, le norme
morali e l'attenzione al tema di diritti dell'equità. La comunità morale può essere limitata includendo solo
poche persone come i membri dell' ingroup, estesa fino a riferirsi al l'intera comunità mondiale. I processi
di esclusione sociale, inizialmente proposti da staub, si riferiscono all' esclusione di altri individui o gruppi
della propria comunità morale. Ovvero la percezione di tali persone come possono essere, al di là di
contrarsi. Applica in orario quali sono i vini? Ed ora le regole di giustizia ed equità. I processi di inclusione
morale riguardano invece l'estensione della giustizia sociale a gruppi che precedentemente ne erano
esclusi.
Gli schiavi neri, le donne, gli ebrei ad esempio, sono solo alcuni esempi di gruppi umani a cui nel passato
sono stati abrogati diritti proprio per il fatto di essere stati moralmente esclusi dallo scopo di giustizia.
Optow evidenzia che tutti gli individui hanno infatti di confini finiti riguardanti la giustizia e la sua
applicazione. I processi di esclusione morale sono onnipresenti nella vita quotidiana.
Si può distinguere quindi, tra forme severe e moderati di esclusione morale. Le prime riguardano eventi
drammatici che vanno dalla repressione politica alla tortura e all'eccidio di persone e gruppi sociali. Le
seconde, invece, avvengono quando le condizioni di deprivazione di altri individui non sono riconosciuti in
quanto tali. Tali forme moderate sono spesso frutto dell'indifferenza, della mancanza di consapevolezza dei
bisogni dell'altra persona e della mancata assistenza.
Tra i fattori psico sociali che possono modificare i confini morali delle persone, la letteratura ne individua e
soprattutto due:
- I conflitti intergruppi, Che derivano dalla nostra percezione Della situazione. I conflitti che si
generano tra in gruppo e autogroup sono, Hanno come effetto una maggiore coesione intragruppo
e l'emergere del cosiddetto intergruppo Bias, per cui membri del proprio ingroup sono percepiti
come aventi caratteristiche più positive. Rispetto ai membri del Loto Group, il bias intergruppi può
essere utilizzato come giustificazione morale di comportamenti dannosi verso i membri dell' out
Group, senza che questo abbia una conseguenza sulla propria autostima o sull'opinione che sia dell'
ingroup.
- I sentimenti di distanza, Che derivano dalla nostra percezione delle relazioni.

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Percepire un'altra persona come? Istruttiva, rispedizione, discrimina e componenti aggressivi.
Quale spostamenti? Distante palazzo e ho dato da sempre, forse. Scusami. In più al campetto si può
dare gli studi sulla cooperazione, sui comportamenti pro sociali, sull attrazione interpersonale, sulla
similarità valoriale, hanno mostrato che percepire una certa connessione finita con un'altra persona
impedisce l'emergere di processi di esclusione morale e supporta invece atteggiamenti. E
comportamenti coerenti con gli, con l'inclusione morale come attrazione, empatia e
comportamenti di aiuto.
Bauman La distanza è un fattore che incide negativamente sugli obblighi morali che percepiamo verso gli
altri. Trattalo obbedienza l'autorità di mi gram, notando come riducendo la distanza tra insegnante e
l'allievo aumenti la percezione di responsabilità personale dell'insegnante per le proprie azioni. Quindi,
dove necessario, un contatto visivo e fisico con la vittima, l'obbedienza all'autorità calava drasticamente.
La distanza verso l'altro può essere sia Spaziale= Lanciare una bomba da un aereo può essere moralmente
più semplice da giustificare a se stessi che sparare a bruciapelo una persona, Sia psicologica= Legato a vari
sintomi di esclusione morale, in particolare quelli che concernono il concepire un individuo come non
meritevole del trattamento morale adottato verso le altre persone.
Identificazione di vari sintomi, indicatori di esclusione morale, è stata resa possibile dall'analisi storica di
vari episodi di estreme violenze, genocidi. Quali la shoa Le analisi di Bauman nel 1989 o il massacro di May
lai durante la guerra in Vietnam. Optow deriva infatti da tali studi l'individuazione di vari sintomi, Una lista
non esaustiva, ma quantomeno significativa per riconoscere, studiare l'esclusione morale. Li suddivide in
due categorie:
- Specifici= I primi sono specifici di processi di esclusione morale e difficilmente vengono utilizzati in
relazioni interpersonali comuni. Questi sintomi segnalano che alle altre persone sono già state
poste al di là dei confini dello scopo di giustizia. I sintomi specifici individuati da Opotow sono a loro
volta suddivisi in:
 Cognitivi= Legate ai processi di categorizzazione delle persone.
I sintomi specifici cognitivi sono
1) Valutazione distorta di gruppi= Vengono operati confronti poco lusinghieri fra il proprio
gruppo e l'auto Group e si crede fermamente che la superiorità del proprio gruppo.
2) Ampliamento del bersaglio= Si ridefiniscono le vittime legittime con riferimento a una
categoria più ampia.
3) Confronti a vantaggio del sé= Si lodano o si giustificano le proprie azioni dannose
contrapponendole ad atrocità, moralmente condannabili con messe da avversari.
 Morali= Riferiti alle regole di condotta tra le persone OA certe forme di ragionamento morale.
1) Denigrazione= Disprezzo le altre persone, riferendoci a esse come forme di vita inferiori.
2) Deumanizzazione= Ripudiamo l'altro umanità, dignità, capacità di sentimenti e diretti alla
compassione.
3) Accelerazione del ritmo delle azioni dannose= Incrementiamo gli atti distruttivi e aberranti,
in modo da ridurre rimorsi e inibizioni rispetto all'inflizione di danni.
4) Approvazione aperta di comportamenti distruttivi= Si accetta un codice morale che
condona le azioni dannose.
5) Riduzione degli standard morali= Si percepisce il proprio comportamento dannoso, come
giusto questo, sostituendo gli standard morali che reprimono le azioni dannose con
standard meno severi che le dispensano.
6) Biasimo della vittima= Si sposta la disapprovazione per le azioni reprensibili sulla persona
lesa.
7) Profanazione= Si danneggiano gli altri tramite atti simbolici o gratuiti, per dimostrare un
certo disprezzo nei loro confronti.
 Affettivo, emozionali

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Timore per la contaminazione= Si percepisce il contatto con gli altri come una minaccia al
proprio benessere.
- Ordinari: Sono chiamati in questo modo, in quanto riscontrabile in molteplici interazioni sociali che
avvengono nella vita in ogni giorno. Nonostante tali sintomi di esclusione possono avvenire senza
che la persona che li manifesta percepisca le vittime come al di fuori dei confini della propria
comunità morale di riferimento. La loro ordinarietà pone dei rischi in quanto può portare. A
percepire tali persone, come escluse dal dallo scopo di giustizia. I sintomi ordinari possono essere
distinti in quelli riguardanti il rapporto dell'individuo e gruppo in quelli riscontrabili negli scambi
netti per interpersonali e quelli rintracciabili negli atteggiamenti e credenze dell'individuo.
 Pensiero di gruppo= Si tende All'unanimità del gruppo, attraverso l'isolamento delle opinioni
dissidenti, potrebbero minare le decisioni errate
 Adesione, ideologie trascendenti= Si concepisce se stessi al gruppo a cui si appartiene come
Chelsea o detentori di una saggezza superiore, tale che le azioni riprovevoli messe in atto sono
concepite come necessarie
 De individuazione= Il sentirsi anonimo in una situazione di gruppo indebolisce la capacità di
comportarsi in accordo con i propri standard personali.
 Sprofondamento morale= Si sostituiscono i propri principi e di con quelle del gruppo a cui si
attiene.
Gli indicatori ordinari negli scambi interpersonali sono:
 Distanza psicologica= Si cessa di sentire la presenza dell'altro.
 Condiscendenza= Si considerano gli altri come inferiori. Con un atteggiamento di superiorità e
disprezzo.
 Doppio standard= Si usano regole differenti obblighi morali per differenti categorie di persone.
 Confronti poco lusinghieri= Per supportare la propria superiorità.
 Ricorso eufemismi= Termini palliativi per mascherare, conferire rispettabilità a comportamenti
riprovevoli.
 Spostamento della responsabilità= I comportamenti vengono giustificati dal fatto che
un'autorità più alta sia assunta implicitamente la responsabilità di quelle conseguenze.
 Diffusione di responsabilità.= Si frammenta l'esecuzione di compiti dannosi tramite l'azione di
più persone.
 Occultamento di effetti del completamento dannoso= Si trascurano, storcono, mi iniziano gli
esami infetti dannosi su gli altri.
Gli indicatori ordinari negli atteggiamenti, credenze individuali sono:
 Orientamento tecnico= Ci si focalizza sulla ricerca di mezzi efficienti, ignorando le conseguenze
di azioni più dannose.
 Idealizzazione della violenza= Violenza percepita come attività sublime, una forma legittima di
espressione umana
 normalizzazione della violenza= Si accetta un comportamento violento, come normale in
quanto conseguenza di una ripetuta esposizione dell'accettazione sociale.
 Contenimento temporale del comportamento dannoso= Si percepiscono i conti partiti ingiuriosi
come eviti isolamenti

Piccole esclusioni quotidiane L'osservazione di come i mass media e il senso comune affrontino alcune
questioni di cronache ci pone Il modo in cui la valutazione della gravità dell'evento sia spesso condizionata
da appartenenze di gruppo, di attori coinvolti e frequenti in Italia. Leggere sui quotidiani, ascoltare di
telegiornali notizie riguardanti passanti travolti, ho sovente uccisi da conducenti ubriachi. Il modo in cui la
notizia viene presentata e le reazioni della gente comune agli eventi cambia radicalmente a seconda che i
colpevoli siano italiani o stranieri. Un'altra differenza riguarda la modalità di presentazione del protagonista

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dell'evento, In altre parole, gli stranieri sono descritti a livelli intergruppi, ad esempio, gli eventi sono
collegati ad altri crimini commessi dal loro gruppo. Mentre gli italiani a un livello più interpersonale e
situazionale. Quindi se ci si focalizza su alcune delle condizioni personali e situazioni che hanno portato
all'evento. Enfatizzando la fatalità dell'evento.
L'analisi dei processi di inclusione ed esclusione morale può aiutarci a comprendere un ottenere aspetti
implicati. Wow, quindi, come le persone utilizzano un ragionamento morale della vita di tutti i giorni? Le
teorie psicologiche si sono focalizzate sullo sviluppo morale, sui diversi gradi di complessità degli Stati di
ragionamento morale. In particolare, kohlberg identifica tre livelli di ragionamento morale:
1) Un livello pre convenzionale= Una morale focalizzata sul se in modo egocentrico.
2) Un livello convenzionale.= Una morale influenzata dalle convenzioni, dalle aspettative della società.
3) Un livello post convenzionale.= Una morale basata su quei principi etici che tutelano i diritti umani
fondamentali come la vita e la giustizia e la libertà.
In uno studio di passini su 190 soggetti ci si chiesti se ne risponderà a un dilemma morale, il tipo di
ragionamento utilizzato sia anche influenzato dall'appartenenza di gruppo della persona da giudicare. Se
partiti dal classico dilemma morale di heinz (Ruba una medicina da un farmacista allo scopo di salvare la
moglie prossima alla morte. A causa di una rara forma di cancro, perché il farmacista non gli mette di
comprare la Medicina a credito).
Dalle motivazioni da di questo dilemma, kohlberg identifica e analizza tre stadi del ragionamento morale
visti precedentemente. L'obiettivo di questo studio è stato quello di analizzare l'effetto di una variabile
intergruppi sul livello di ragionamento morale utilizzato confrontando persone che hanno un'idea inclusiva.
Contro persone che hanno un'idea esclusiva delle relazioni intergruppi. I risultati hanno mostrato che
l'appartenenza di gruppo della persona da giudicare esercita in effetti una certa influenza sul giudizio
morale.
Infine, i processi di inclusione ed esclusione morale possono essere utili anche nell'analisi di altre variabili
pertinenti in senso morale, come ad esempio le identità morale, definita come una concezione del sé
organizzata attorno a una serie di tratti morali e come una delle tante possibili identità che le persone
usano. Come base per la definizione di sé. L'identità morale e concettualizzata come un costrutto di Auto
regolamentazione che connette l'individuo agli altri attraverso le implicazioni valutative di alcune
caratteristiche morali che definiscono il sé morale.
Reed e Aquino hanno affermato che quando l'identità morale assumono elevata importanza per se stessi, la
relazione se altri dovrebbe essere caratterizzata da una concezione più ampio dell' ingroup verso cui una
persona si sente obbligato ad avere un certo riguardo morale.
Si suppone che le persone, infatti, che attribuiscono alto importanza l'identità morale, siano meno
pregiudizievole nei confronti degli out Group e più tolleranti delle diverse usanze di valori degli altri gruppi
sociali. Le persone possono infatti attivare determinati meccanismi psicologici allo scopo di mantenere il
proprio senso individuale della morale a fronte di eventi biasimevoli. Ad esempio, l'esperimento di milgram
sull obbedienza ha dimostrato che le persone sono disposte a obbedire a un'autorità che ha ordinato loro
di compiere atti immorali in contrasto con la loro coscienza personale.
Verso L'inclusione morale
Sarebbe utile promuovere programmi educativi che rendano consapevoli le persone del fatto che le
comunità morali di riferimento utilizziamo quando. Valutiamo questioni relative alla giustizia, l'equità
hanno spesso dei confini e che quando valutiamo persone appartenenti a determinati autogroup sovente
usiamo 1 m. Morale differente, una certa attenzione verso il nostro scopo di giustizia, verso un
allargamento dello spettro di inclusione della nostra comunità morale. Dovrebbe portare a favorire
relazioni costruttive tra i vari gruppi sociali.
I processi di inclusione ed esclusione morale danno spiegazione anche all' utilità e dei limiti del relativismo
culturale. Dovrebbero aiutare a distinguere cio che e culturale e che deve essere preservato e tramandato
da CIO che riguarda veramente l'esclusione di persone e gruppi da determinati diritti.

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Deutsch Certa differenza tra essere esclusi E il non essere inclusi. La seconda categoria comprende più
soggetti rispetto alla prima, come potrebbe essere una dimostrazione l'omissione di soccorso
 Primo concetto di indifferenza= Come dimostrato da bauman 1989 in relazione alla Shoah, può
spesso supportare le medesime atrocità che vengono generate da comportamenti intolleranti e
violenti. Può essere interessante studiare come un comportamento di indifferenza verso il
prossimo, sia collegato a sintomi di esclusione morale come la deumanizzazione del della
dell'altro all'approvazione silente di comportamenti dannosi verso determinati gruppi sociali.
 Altro concetto è quello di generatività= Ericsson 1982 individua in un senso generale di
responsabilità per la Comunità e le generazioni successive. L'opposto della generatività, definita
come la stagnazione psicologica, è strettamente legata all' esclusione di altri non familiari che si
manifesta come un pregiudizio verso altri modi di pensare ovest o verso persone differenti da
sé.

CAPITOLO 4 : IL POTERE DEL DISCORSO : L’ESCLUSIONE ATTRAVERSO LE PAROLE


Il discorso è l'azione sociale compiuta da coloro che utilizzano il linguaggio per comunicare fra loro
nell'ambito della società e della cultura. E considerato un luogo concreto di costruzione sociale delle
conoscenze che trascendono il livello individuale per diventare rappresentazioni cognitive condivise di
interi gruppi. Il discorso quindi non è solamente un mezzo attraverso cui ci si rappresenta la realtà, ma è un
evento costruttivo, una forma di conoscenze sociale concreta.
La psicologia discorsiva concepisci fenomeni sociali come ad esempio il pregiudizio, ma anche l'esclusione
sociale. Come interattivi e comunicativi, situati all'interno dei discorsi delle pratiche istituzionali dominanti
di una società. Categorie sociali e stereotipi sono intesi? Non sono solo come strutture cognitive presenti
nella mente di individui, ma anche come pratiche discorsive, articolate in maniera flessibile all'interno di
contesti sociali e che hanno lo scopo di costruire versioni. Particolari o spiegazioni della realtà. Il discorso
quindi non è neutrale.
Nell'ambito dettatura dico sociale Aps. Il modo attraverso quelli con cui il. Della Lega, noi Descrivergli
autogroup gli altri è stato oggetto di numerosi studi e considerano processi quali la percezione di gruppo, la
stereotipizzazione, la categorizzazione sociale. La polarizzazione. A questo proposito ricordiamo il bias
linguistico intergruppi (LIB), Secondo il quale i comportamenti positivi dell' ingroup e negativi dell'auto
Group tendono ad essere descritti in termini astratti, sottintendendo implicitamente che lo specifico
episodio sia. Manifestazione di un più generale comportamento del protagonista.
Le descrizioni concrete indicano invece che il comportamento è poco rappresentativo della normale
condotta della persona che. Compilazione e quindi esclude ogni possibile generalizzazione. Esse rimandano
caratteristiche situazionali.
Le conseguenze psicologiche che derivano dall'utilizzo di queste formule linguistiche sono rilevanti. La
maggiore astrazione indica infatti stabilità nel tempo e maggiori informazioni sulle caratteristiche della
persona. Non direttamente verificabili, mentre una maggiore concretezza rivela più informazioni sulla
situazione. E la corrispondenza descrittiva e controllabile.
Nell'analisi del discorso, lo studio della descrizione di sé e degli altri è intesa fondamentalmente come
pratica sociale del del discorso. Noi parliamo di altri e scriviamo su di essi, specialmente quando la loro
presenza diventa socialmente saliente. A livello teorico, ciò riflette le strutture cognitive, le strategie che
abbiamo in mente. Che utilizziamo quando dobbiamo descrivere gli eventi e le azioni che riguardano gli altri
gruppi sociali. La psicologia discorsiva, in particolare la corrente del Costruzionismo sociale di Gergen
sottolinea con forza ruolo la funzione del linguaggio come costruito. Analizzare il discorso diventa
importante per due ragioni.
- Le strutture, le strategie del discorso sono viste entrambi come oggetti testuali come forme di
interazione di pratiche socio culturali. Le persone usano il linguaggio per giustificare, spiegare,
accusare, persuadere e quindi un linguaggio in maniera funzionale.

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- È utile studiare le relazioni di queste proprietà, del parlare e dello scrivere, con le strutture rilevanti.
Dei loro contesti cognitivi, sociali, culturali, storici. Rilevante per la specificazione del contesto
comunicativo e l'interfaccia cognitiva, quindi credenze, conoscenze, obiettivi di cui parla.
Il contesto importante anche rispetto al processo di influenza sociale, chi parla dove, quando se è un
membro di quale gruppo, in quale occasione, con quali scopi, tutto ciò può avere più o meno influenza nel
formare o cambiare le opinioni delle persone?
Vi è quindi un collegamento diretto fra discorso e società, le variabili sociali, come la classe sociale, il
potere. Controllano le variazioni del linguaggio e le strutture utilizzate. Il problema è che alle volte la paura
di queste relazioni causali spesso non esplicita, ma si coglie implicitamente nel discorso deve essere
interpretata.
Il linguaggio dell'esclusione sociale Riconosce la marginalizzazione, il silenzio, rifiuto, l'isolamento e in
generale la disuguaglianza come fattori operanti all'interno delle relazioni di dominanza. L'ineguaglianza e il
risultato strutturale Di processi storici che riguardano la dominanza di un gruppo dal punto di vista
culturale, sociale, politico, che si traduce in una forma di potere, ovvero di un esercizio illegittimo o
inaccettabile di controllo del gruppo a sul gruppo B.
Tendenza studiata da la teoria della dominanza sociale, Secondo la quale le società post industriali
sarebbero concepite come sistemi di gerarchia fondate sui gruppi e gli atteggiamenti sociali sarebbero
quindi determinati. Dalle credenze degli individui su come i gruppi si devono relazionare lo in coll altro. Essa
riflette una tendenza individuale nel classificare i gruppi sociali lungo la dimensione inferiore superiore, i
gruppi dominanti condividerebbero valori sociali positivi come potere, autorità, qualità in vita superiore,
mentre i gruppi subordinati sarebbero caratterizzati da valori sociali negativi, in genere opposti. Ai premi. Le
persone con alto livello di. Dominanza sociale Tenderebbero ad avere atteggiamenti negativi nei confronti
di gruppi, soprattutto di quelli impegnati dell'affermazione dell'uguaglianza sociale, come ad esempio le
femministe, i gay, le lesbiche o le minoranze etniche.
Ciò significa che la dominanza bisogno di continua legittimazione, per esempio il dominio e il potere,
vengono riprodotti dalle azioni dei membri del gruppo a che parzialmente controllano e limitano la libertà.
Gruppo B.
La dominanza si gioca anche attraverso il controllo delle menti, le forme più moderne o meno democratiche
di dominanza sono in genere mentali, operano attraverso la manipolazione e la persuasione.
Il controllo viene esercitato anche sulle regole della comunicazione, sui turni di parola, sull'uso di strategie
linguistiche, della retorica e così via. Per esempio, possono dedicare poco, nessuna attenzione non
ammettendoli nei propri paesi, città, quartieri, non dando loro lavoro, non promuovendoli, anche se
qualificati, criticandoli senza alcun fondamento oppure manifestando forme di esclusione fisica, molestia o
violenza.
Così, se il potere definito in termini di controllo che un gruppo ha sulle azioni di membri di un'altro, le
ideologie e funzionano come la dimensione mentale di questo a forma di controllo. Il termine ideologia
coniato da Destutt de Tracy nel 1796, Indica una generale scienza delle idee. Qualcosa che oggi potremmo
chiamare una scienza cognitiva. Le ideologie, in quanto sistemi di condivisi da gruppi sociali e da movimenti
solo creano unificati per comprensione del racconto, ma selmo, e cioè non si muovono anche da base per le
pratiche sociali e determinano molte azioni quotidiane, per esempio le donne, gli uomini che interagiscono
fra loro possono mostrare varie ideologie di genere. Come sessismo o il femminismo? Membri di diversi
gruppi etnici possono manifestare ideologie razziste o anti razziste. Ad esempio, nei gesti, nelle espressioni
facciali, nella postura del corpo e nella distanza, e così via, anche in questi modi, per quanto molto sottili,
possiamo mostrare se consideriamo qualcuno come uguale superiore. O inferiore a noi ogni donna sa come
gli uomini mostrino il loro sessismo e Maschilismo già dal modo in cui guardano dal tono di voce e gesti e
dalla prossimità.
Le ideologie sono spesso correlate agli interessi di gruppo, ovvero agli insieme di processi, attività, regole.
Che favoriscono i gruppi in qualsiasi modo, aumentando così il proprio potere. Le risorse su cui si basano.
Per esempio, l'opposizione all'immigrazione verrà spesso illegittima ed affermando che noi eravamo qui

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prima di voi e pertanto noi abbiamo la priorità su limitate risorse sociali come la cittadinanza, l'abitazione o
il lavoro.
Si tratta di idee o credenze di una collettività di persone? La psicologia sociale cognitiva distingue tra molti
tipi di credenze. Queste ultime possono essere personali, sociali, specifiche, generali, concrete o astratte,
semplici o complesse. Analogamente facciamo una distinzione tra conoscenze, opinioni o tra conoscenze e
atteggiamenti, a seconda del fatto che le credenze abbiano un elemento valutativo. Le ideologie riguardano
la vita e la morte, la nascita e la riproduzione, il potere, la ridistribuzione delle ricchezze, delle risorse e
riguardano tempi fondamentali quali il genere, come mostrano le ideologie femministe o sessiste. O
l'appartenenza etnica per le ideologie razziste, anti razziste.
La conoscenza è ciò che noi pensiamo di essere vero? e a riguardo possediamo delle ragioni per credere la
tale. Un'altra importante caratteristica dell'ideologia EE la stretta relazione tra ideologie e valori, mentre le
ideologie sono tipiche di gruppi, possono determinare il conflitto e la lotta fra i gruppi, i valori svolgono la
funzione culturale più generale, è fondamentale, qualunque sia la nostra ideologia, pochi fra noi Si
oppongono la libertà o alla uguaglianza e chi lo fa si pone esplicitamente fuori dei confini del socialmente
accettabile. In questo senso il sistema di norme valori socioculturali fa parte di ciò che chiamiamo il terreno.
Comune sono delle credenze, cioè che abitualmente non vengono messi in discussione all'interno della
stessa cultura. Se anche le norme possono essere molto generali e accettate. Possono venire applicati in
aree differenti, in modi differenti, che spesso creano controversie. I valori si traducono cioè in credenze
ideologiche.
Anche l'uguaglianza e un valore di grande importanza, ma dipende quali ideologie e le esprimono, se di tipo
positivo. Come il femminismo, l'antirazzismo o quelle conservatrici che la traducono in individualismo e
responsabilità personale. Quindi è l'interpretazione specifica dei valori relazionata al gruppo ed è finito
dall'interesse a formare i mattoni delle credenze ideologiche.

La conoscenza, gli atteggiamenti indirettamente, le ideologie, e possono condizionare le strutture dei nostri
modelli mentali di eventi specifici. Ciò implica che le persone sono capaci di tradurre ideologie generali in
esperienze specifiche, che a loro volta formano i modelli mentali. Se io mi oppongo, all'immigrazione
assume un atteggiamento anti immigrazione controllato da un'ideologia razzista. Allora il modello mentale
che io posso avere rispetto a uno sbarco, caratterizzerà le mie opinioni specifiche derivanti dall'ideologia
generale. L'influenza ideologica su modelli mentali non è puramente automatica, le persone non dipendono
dalle loro ideologia e possono naturalmente interpretare i propri modelli quotidiani sulla base di esperienze
personali precedenti o di altre conoscenze, ideologie. Ciò può causare Un conflitto ideologico. Possiamo
identificarci contemporaneamente con più gruppi sociali o formazioni che sostengono posizioni ideologiche
differenti.
Uno dei processi fondamentali introdotti nella psicologia discorsiva e quello della categorizzazione anche, si
riconosce che le persone utilizzano le categorie sociali per parlare della realtà e se non sono intese come
strutture rigide e statiche, applicato in maniera inflessibile. Secondo Wetherell e Potter, Le persone
costruiscono le categorie nel. Nel discorso la categorizzazione non è concepita come un processo cognitivo
basato sulla percezione diretta, ma piuttosto come un'azione discorsiva. Costruita attivamente nel discorso
a scopi retorici. Le categorie servono per parlare e categorizzare, e qualcosa che facciamo per compiere
azioni sociali, come persuadere o rifiutare? E ovvio che le categorie sociali che usiamo nel parlare siano
variabili flessibili e contraddittorie. Trattare male gli altri implica una forma di categorizzazione negativa
attraverso le complesse strutture della vita e della cultura quotidiana. I migranti, così come altre minoranze
come i rom, vengono percepiti costantemente non solo come diversi ma anche come devianti,
problematici, pericolosi. E in questo modo che le ideologie razziste ma tengono il controllo sugli
atteggiamenti sociali in molti ambiti della vita.
Si sottolinea che li uguaglianze rifiuto sociale a base etnica non sempre sono particolarmente espliciti ed
evidenti. Il razzismo quotidiano, come se detto, può essere sottile in diretto e apparire a volte in forme
minori di interazioni quotidiane.

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Secondo il modello teorico di Van Dijk 1994, Tre sono le modalità di analisi, nel modo in cui razzismo si
riproduce nella nostra società.
1) All'interno delle relazioni intergruppi, entro la prospettiva di rapporti tra maggioranza e minoranza,
il gruppo dominante mette in atto delle pratiche discriminatorie. Qui il razzismo, anche se non è
istituzionalizzato, si manifesta attraverso atti quotidiani, a volte spontanei. Questa forma di
razzismo quotidiano avviene in situazioni informali. Battute, luoghi comuni e stereotipi e
distorsioni. Si tratta della forma di razzismo di backstage. C'è una distinzione fra le espressioni di
razzismo in pubblico e privato, ci si può presentare come liberi da pregiudizi nello spazio pubblico,
in front stage, ovvero apparire colorblind e invece nella vita privata, nel backstage, mostrare idee,
opinioni, discriminanti che si rivelano nei commenti, nelle emozioni, nelle azioni che con che
compiamo. La Performativity E la presentazione intenzionale di un'immagine alterata di sei rispetto
alle questioni etniche, immagine che protegge, che fa apparire privi di pregiudizi e stereotipi e che
spesso si camuffa attraverso l'utilizzo linguistico del diniego. Io non sono razzista ma…
2) Il potere del gruppo maggioritario si manifesta attraverso il discorso pubblico, ma anche limitazione
alla minoranza dell'accesso alle risorse sociali. Parte e praticato attraverso il linguaggio attraverso
l'utilizzo di cliché. L'elite prende decisioni, discute dei problemi legati alla presenza delle minoranze
etniche sul territorio. Colui che parla tende a preservare la propria identità positiva in rapporto ai
valori fondamentali di tolleranza, uguaglianza, ma nello stesso tempo presenta liberamente le
proprie opinioni intolleranti attraverso espressioni più soffuse ma preconcette persuasive. Queste
strategie generali individuate sono:
 Positiva presentazione di se: è routine nei parlamenti idee di usa, Gran Bretagna, Germania e
Francia. Parlando di immigrazione, i politici fanno riferimento alla lunga tradizione nella loro
nazione di valori di ospitalità, tolleranza, uguaglianza, democrazia.
 Presentazione negativa di altri: Le minoranze, i loro diritti vengono presentati spesso
negativamente, mentre raramente si fa riferimento al contributo positivo di minoranze
residenti.
 Negazione del pregiudizio: Il diniego, io non sono razzista ma oh, non abbiamo nulla contro le
minoranze. Questa forma è sostenuto da un'altra strategia argomentativa, quella della forza di
fatti che giustifica questo tipo di comportamento. In pratica l'utilizzo di queste forme
linguistiche spesso vuol significare che le minoranze sono le sole responsabili di tutti i problemi
sociali.
 Apparente simpatia nei confronti delle minoranze: Si nega l'accesso alle risorse culturali, sociali
ed economiche, si nega, ad esempio, l'ingresso dei migranti nella propria nazione, giustificando
queste restrizioni con varie spiegazioni. Qui non si vive bene, il Nord è troppo freddo e così via.
Vi sono argomenti simili che sono stati riscontrati anche degli studi sul discorso politico inglese
in cui l'italiano in Materia di immigrazione, ad esempio:
- Argomenti, disposizionali. Che sottolineano le caratteristiche di personalità e i comportamenti di
migranti. Per giustificare le azioni politiche di restrizione
- Argomenti economici per cui la carenza di risorse, giustificazioni politiche legate alla limitazione.
- Argomenti Pro Bono pubblico: Quegli argomenti che giustificano azioni politiche di contenimento
dell'immigrazione.
- Tecniche di quantificazione. Analogie, ambiguità e citazioni scorrette come mezzi strategici per
pulire il discorso e apparire liberi da pregiudizi.
3) Un'altra forma attraverso cui il razzismo si riproduce e il discorso scritto. La maggioranza spesso
scrive sulla minoranza in maniera persuasiva. Per comunicare opinioni, atteggiamenti, i mass media
giocano un ruolo fondamentale, perché definiscono e valutano gli avvenimenti etnicamente
rilevanti usando strategie comunicative, l'analisi del discorso attraverso lo studio delle forme
strutturali giunge interpretare significato più profondo che si cela dietro alla lettura di un articolo.

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 Altre forme si allacciano al concetto di accesso alle risorse. Una di queste l'esclusione attraverso
il silenzio, una forma di potere di controllo sull'agenda, sulle notizie. Si mette a tacere la voce di
qualcuno. Evitando alle minoranze il confronto e il giudizio. L'esperienza di marginalizzazione
dal sistema sociale culturale dominante, spesso accompagnato dalla vergogna che come lo
stigma è connessa con il silenzio e il non accesso. Quando vergogna, silenzio, operano le
esperienze di esclusione, non possono trovare voce, quindi nessuno Lei percepisce.
Esempio di questa ricerca sulle donne somale, la pratica di mutilazione genitale attraverso la
tecnica del Focus Group. Molte donne hanno riportato problemi dovuti alla disinformazione da
parte del personale ospedaliero. Si mostra come ruolo del silenzio, del silenziamento della
vergogna, giocano un ruolo importante nel ricreare pattern di esclusione e pratiche
discriminatorie di rifiuto.
 Un'altra forma di esclusione discorsiva la troviamo nel fenomeno dell' etno Paul ismo, un
termine negativo attribuita a un popolo che viene svilito e denigrato. Viene spesso utilizzata dai
mass media per camuffare espressioni denigratorie di in un contesto politicamente corretto e le
conseguenze cognitive sulle rappresentazioni mentali delle persone sono simili a quelle che
abbiamo visto per le ideologie razziste e le forme di esclusione del discorso razzista. El Etno
Paul ismo rivela tutta la sua carica negativa, perché ci dice cosa pensa un popolo di un gruppo
etnico e si tratta di rappresentazioni collettive. Si rivela in diverse forme, denigrando l'aspetto
fisico di un gruppo. Tratti personali, abitudini alimentari.
È utile possedere quindi un euristica più pratica, un metodo per trovare l'ideologia nel testo e nella
conversazione. Domande come chi siamo noi, chi appartiene a noi o che cosa stiamo facendo? Sono
tipicamente associate con l'identità di gruppo e quindi anche con l'ideologia. Molte di queste informazioni
sono su di noi, contro il loro, poiché, tipicamente organizzano le persone. La società, secondo i termini
polarizzati. A partire da questa lista informale di ideologie possiamo cercare di formulare l'euristica, che
combina le credenze sociali soggiacenti con le loro espressioni nel discorso.
La strategia del discorso ideologico si può riassumere con parlare di noi in maniera positiva, parlare di loro
in maniera negativa. Non dire cose negative riguardo noi, non puoi dire cose positive riguardo loro.
Enfatizzare le cose positive riguardo noi, enfatizzare le cose negative riguardo a loro, E de- enfatizzare le
cose negative riguardo a noi e de- enfatizzare le cose positive riguardo loro.
Il potere del discorso allora consiste nella capacità di potere limitare la conoscenza su determinati eventi, di
fornire informazioni a senso unico che possano risultare tendenziose. Inoltre, discorso ideologico riguarda
l'opposizione, tra noi e loro, la quale implica un conflitto, una rivendicazione di consenso e di spazio sociale
che spesso sfocia in enfatizzazione delle proprie idee e azioni e de-enfatizzazione di ciò che pensano gli
altri.
Capitolo 5 dall'esclusione, i conflitti sociali estremi.
Lo psicologo sociale Daniele Bar- tal, Definisce il conflitto come una situazione in cui una o più parti
percepiscono i propri scopi, interessi in diretta contrapposizione e decidono di reagire. Sulla base di
questa percezione. Solo due le condizioni essenziali affinché un conflitto abbia luogo:
- L'identificazione della contrapposizione
- La decisione ad agire, Variabile decisiva affinché il conflitto si attivi. In realtà questo può rimanere
latente per lungo tempo, è necessario che almeno una parte decida di agire per affrontare queste
contrapposizioni e farle venire alla luce anche solo verbalmente. Il conflitto, quindi un processo che
si dispiega nel più che può trasformarsi intensità e valenza
Glasl Lo definisce come un'interazione fra genti in cui almeno un attore percepisce un'incompatibilità.
Con uno più del pensiero delle percezioni nelle emozioni e nelle dimensioni della volontà.
Henri tajfel I conflitti sono una dimensione naturale dei rapporti fra gruppi e molti conflitti sociali
scoppiano per contrastare azioni immorali come la discriminazione. Il razzismo, l'ingiustizia, il conflitto
contiene elementi positivi, Gestione che può risultare difficile, contorta, sei inadeguata e bisogna lavorare
proprio su questi aspetti per rendere il conflitto affrontabile e non distruttivo.

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IL CONFLITTOè un processo che si dispiega nel tempo, che può trasformarsi il conflitto interpersonale o
sociali presentano cause, cambiamenti, fasi. L'antica questione di fondo sulla natura del conflitto umano e
dell'aggressività rimane nel dibattito scientifico. E psicologico. Alcuni conflitti sfociano in vere e proprie
guerre, in aggressività diretta, mentre altri rimangono latenti per decenni per poi scoppiare
improvvisamente.
- A un macro livello di analisi, possiamo avere conflitti di ogni genere. Si potrebbero anche elencare
le cause che possono generare i conflitti che possono portare ad un'iniziale fraintendimento.
Scontro, si riportano quelle maggiormente psicologiche che costituiscono il corpo delle idee, delle
spiegazioni.
Le inferenze, le aspettative, le attribuzioni delle cause che hanno portato al conflitto si basano
essenzialmente sulla realtà oggettiva. Ma ogni informazione viene filtrata da processi percettivi e
cognitivi soggettivi che influenzano le opinioni e le spiegazione della realtà. E per questo che La
comprensione dei processi cognitivi che sottostanno ai conflitti è uno degli elementi fondamentali
per capirne anche le dinamiche.
Alcune delle cause sono legate a sentimenti ed emozioni che non riescono ad essere gestiti, altre a
ignoranza e rigidità cognitiva. Ha una cattiva comunicazione o una comunicazione bloccata, a
un'incompatibilità di interessi o una non buona gestione degli aspetti organizzativi.
ciò che dimostrato dagli psicologi sociali muzaffer e caroLyon sheriff. 1961 negli studi sul campo estivo di
Roberts cave. Negli Stati Uniti? Loro hanno visto come gli atteggiamenti, comportamenti delle persone
riflettano gli interessi oggettivi del gruppo di appartenenza Quando questi interessi entrano in conflitto,
si origina competizione nei confronti dell'auto Group o gruppo esterno. Che spesso mette in moto
atteggiamenti preconcetti, comportamenti ostili. Se invece gli interessi dei gruppi coincidono, e piu
probabile che scaturisca un atteggiamento cooperativo e amichevole nei confronti dell'altro gruppo.
L'esperimento di sherif è stato uno studio longitudinale della durata di tre settimane. Erano previste tre
fasi.
- La formazione dei gruppi.
- L'introduzione di condizioni competitive che generavano il conflitto fra i gruppi.
- La riduzione di tale conflittualità.
I partecipanti, tutti i ragazzi americani bianchi che partecipavano all'esperienza del campeggio, i ricercatori
li suddividono i ragazzi in due gruppi e vennero alloggiati in capanne separate.
1) Per una settimana ciascun gruppo nella fase di indipendenza svolse attività piacevoli. Senza
particolari rapporti con l'altro gruppo in questo periodo di tempo, gli sheriff notarono che
all'interno di ciascun gruppo si strutturano delle gerarchie ben precise ed emersero regole che
determinavano il comportamento di ogni membro.
2) Seconda fase dell' esperimenti ragazzi viene annunciato che avrebbero preso parte a una serie di
competizioni sportive. Il vincitore avrebbe avuto una. Coppa e Ciascun membro un'ulteriore per il
mio personale. Ai perdenti non non sarebbe stato dato nulla. Qui si ricrea un conflitto di interesse
oggettivo tra i gruppi, poiché quello che uno guadagnava l'altro perdeva interdipendenza
negativa.
Si trasformarono in vere fazioni ostili e non perse l'occasione per deridersi addirittura aggredirsi
fisicamente. Si verificò un costante favoritismo per il proprio gruppo e all'interno di ciascun gruppi
membri divennero più Uniti e coesi.
3) altra fase dell'esperimento i ricercatori tentarono di ridurre le ostilità in molti modi, ma quelle che
si Rivelarono efficaci furono elezioni che comportarono l'azione. Colpa di entrambi i gruppi per uno
scopo sovraordinato. Scopo che tutti desideravano ma che uno da solo non poteva realizzare coi
propri sforzi Interdipendenza positiva.
lo sforzo congiunto di entrambi i gruppi portò ad un allentamento. Delle tensioni, gli atteggiamenti
reciproci divennero meno negativi e gradatamente positivi.

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Gli esperimenti degli sheriff hanno dimostrato come ragazzi normali e ben adattati potessero modificare
per il mio comportamento, per adeguarsi alle relazioni intergruppi. Secondo cui approccio, stereotipi,
pregiudizi scaturiscono dalle relazioni intergruppi e sono forti laddove vi è competizione.
Critica= Attivazione di atteggiamenti conflittuali nei confronti dell'auto gruppo e di favoritismo per le in
gruppo e non emerge necessariamente in presenza di conflitti di interesse concreti, ma anche di fronte a
compiti apparentemente privi di ogni tensione. Dove l'unico elemento importante è la divisione in gruppo A
E gruppo B.
Il concetto centrale cui è quello di identità sociale, la quale suggerisce che il gruppo ha una realtà
psicologica che non può essere. Dottor, spiegata attraverso processi individuali, in molti casi non ci
comportiamo come individui isolati, ma come esseri sociali che derivano una parte importante della loro
identità, dai gruppi e dalle categorie sociali cui appartengono. Per rappresentare l'identità sociale tajfel Nell
85 propone una rappresentazione del comportamento umano posso lungo un continuum teorico:
 Ha un estremo via, il comportamento interpersonale, quello che ha luoghi in maniera diretta fra
due più persone in quanto tali e in cui ogni interazione determinata dalle relazioni personali, dalle
rispettive caratteristiche individuali.
 All'altro estremo via il comportamento intergruppi, quello in cui ogni comportamento reciproco di
due o più individui, influenzato dalla loro appartenenza diversi gruppi o categorie sociali.
Secondo tjfel= Più una situazione sociale si avvicina alle estreme, adesso intergruppi del continuum
maggiore sarà l'uniformità. Una strada dai membri dell' Ingroup nei confronti dei membri del Loto Group e
la tendenza a considerarli come elementi indifferenziati di un'unica categoria sociale. Al contrario, se la
situazione si avvicina all'estremo interpersonale, maggiore sarà la variabilità di comportamento mostrata
verso i membri del Loto Group, in quanto vengono risaltate le caratteristiche, le affinità e le differenze di
ciascuno. E i rapporti si svolgeranno indipendentemente dall'appartenenza categoriale.
Il meccanismo dell'identità collega i due estremi del continuum interpersonale intergruppi e ci fornisce le
basi per la comprensione del comportamento sia individuale sia di gruppo: Il soggetto vede in maniera
stereotipata i membri dell’out Group e se stesso come relativamente intercambiabile con gli altri membri
dell' in gruppo, in una sorta di depersonalizzazione dell'individuo nel gruppo Tale ridefinizione cognitiva e
il processo che spiega come gli individui possano psicologicamente sentirsi membri di un gruppo e vivere
questa esperienza come una realtà psicologica e non solo come una pura etichetta formale.
Daniel Bar-Tal Nella sua analisi dei conflitti sociali, utilizza una classificazione interessante, li distingue in
Risolvibili, intrattabili e difficili da gestire. A seconda della gravità e dalla durata degli stessi, rappresentando
in maniera puntuale il livello di distruttività dei conflitti.
Lo psicologo analizza e studia al conflitto Israelo- palestinese dal punto di vista psicologico:
- gruppo( risolvibile e intrattabile, sono due concetti che possiamo guardare come due poli distinti.
Da una parte ci sono i conflitti che hanno una durata limitata nel tempo e presentano obiettivi
scarsamente importanti per le parti in gioco e intravedono una possibile soluzione al conflitto e
hanno interesse a far sì che si risolva attraverso una negoziazione Viene evitata qui la violenza
estrema e la polarizzazione. Noi loro una delle cause psicologiche principali all'origine di conflitti.
- Al polo posto troviamo i conflitti intrattabili, caratterizzati da obiettivi importanti, animosità, spirale
di violenza estrema, sono prolungati nel tempo perché nessuna parte così esimo tempo in volta
può vincere e si forma un pensiero speculare per cui entrambe le parti credono che la controparte
non potrà mai arrivare a una soluzione Associata questioni di identità nazionale, religiosa, etnica,
ruolo fondamentale per la vita stessa dei gruppi.
Questi tipi di conflitto non si fermano qui, ognuna delle parti, specialmente nei conflitti intergruppi,
tenta di mobilizzare la società focalizzando la propaganda sui propri obiettivi. Bisogni. ( Conflitti
israeliani e palestinesi, oppure fra cattolici e protestanti).
Tra le principali caratteristiche dei conflitti intrattabili possiamo individuarne alcune rilevanti proprio per le
conseguenze psicologiche che possono avere:

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 la totalita dei conflitti trattabili= essi vengono percepiti gravi e coinvolgenti perche
toccano valori ed obiettivi indispensabili per la sopravvivenza e/o l’esistenza dei gruppi
stessi e dei soggetti implicati. Tali conflitti si originano quando viene minacciata
l’identita di gruppo o quando essa viene rifiutata o invalidata da un altro.
 sono conflitti a somma zero, senza compromessi : se uno vince l’altro perde tutto
 riguardano una parte importante della vita delle persone in causa, cosi come i membri
dell’intera societa, i quali sono costantemente e continuamente coinvolti nel conflitto
 la violenza che si sprigiona in tali conflitti e estrema e distruttiva ed e supportata da
un’ideologia, causa spesso di barriere psicosociali ed emotive che congelano ed
ostacolano possibili soluzioni pacifiche. alcune ricerche mostrano come in tali conflitti
vengono usate forme discorsive, come presentare eventi estremi delle minoranze per
giustificare le accuse rivolte alla maggioranza o presentare le minoranze come prive di
valori universali o considerare i loro comportamenti come derivanti dalla ‘vera cultura ‘.
Il meccanismo che si mette in moto e quello dell’escussione progressiva delle persone
dai conflitti della civilta, per marginalizzarle, delegittimarle e deumanizzarle
 creazione dell’immagine del nemico, spesso stereotipata e generalizzata che crea una
vera e propria distorsione cognitiva ed emotiva dell’altro. Questa viene definita da
Staub ‘ideologia dell’antagonismo = la percezione dell’altro come nemico e la creazione
di un’identita di gruppo nella quale l’inimicizia dell’altro diviene parte integrante
dell’esistenza. In tal modo tutto viene visto in maniera oppositiva : il gruppo A non puo
essere amico di B, non puo avere contatti sociali o intimi. Si crea un’identita collettiva
caratterizzata da un noi e loro mutualmente nemici in maniera pregiudiziale. Tale
interdipendenza negativa pone ostacoli alla possibilita di conflitto o a una riconciliazione
ma contribuisce a rafforzare l’idea dell’illegittimita dell’altro gettando le basi per la
deumanizzazione

Delegittimare gli altri => L’analisi degli atteggiamenti intergruppi e rilevante e predittiva dei fattori
cognitivi e affettivi che intervengono nella strutturazione delle relazioni che possono essere fonte di
discriminazione e portare a forme estreme di conflitto. Bar-Tal propone un modello che permette di
analizzare i processi di delegittimazione che preparano e accompagnano le manifestazioni piu
estreme di discriminazione e violenza collettiva.
Egli definisce il processo di delegittimazione come derivante dalla categorizzazione di alcuni gruppi
valutati attraverso categorie sociali estremamente negative, e considerati ai limiti dei valori e delle
norme socialmente accettabili. Tali gruppo vengono delegittimati e non e permesso avere alcun
contatto con essi. Tale tipo di esclusione forte e contraddistinta da intense emozioni negative e
governata da precise regole sociali. Tali componenti cognitive e affettive si combinano con forme
estreme di comportamento deligittimante.
L’autore sostiene che la delegittimazione abbia origine dal desiderio di elevare e differenziare il
proprio gruppo e / o di sfruttare gli altri gruppi e puo essere facilitata da alcune condizioni come
senso di minaccia percepita e l’esistenza di forti differenze fra i gruppi. Piu un gruppo si sente
minacciato piu tentera di delegittimare la fonte della minaccia. Piu forti sono le differenze percepite
tra i gruppi, piu probabile sara la costruzione di confini intergruppi molto rigidi. Di conseguenza ci
sara una svalutazione dell’outgroup, in particolare in contesti in cui un radicato sistema di credenze
e atteggiamenti lo pone da lungo tempo quale target di svalutazione.
In una rassegna sul concetto di deumanizzazione Haslam propone due forme di
deumanizzazione corrispondenti a due tipi di umanita negate :

- le caratteristiche unicamente umane che distinguono gli esseri umani dalle altre speci
- le qualita squisitamente tipiche dell’essere umano definite natura umana

Molti autori hanno cercato di chiarire la distinzione e le sfumature fra questi due concetti; Haslam
evidenzia come i tratti tipici legati alla natura umana sono giudicati universali ed emozionali ed

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emergerebbero presto nello sviluppo umano, mentre le caratteristiche unicamente umane
sarebbero meno diffuse e universali. Coerentemente con tali differenziazioni, queste ultime
riguardano la raffinatezza, civilta, moralita e le sfere alte della cognizione umana che enfatizzano
la civilizzazione e la razionalita. Le caratteristiche della natura umana riguarderebbero la riflessivita
cognitiva, le emozioni e il calore umano : un significato piu romantico dell’essenza umana,
caratterizzata da passioni, immaginazione e emozioni.

Tale distinzione comporta la presenza di due tipi di deumanizzazione secondo Haslam :


 quella che rifiuta le caratteristiche umane, per cui gli altri vengono considerati grezzi o
stupidi con comportamenti spinti da appetiti e istinti. Se le persone vengono percepite
come prive di quelle dimensioni che distinguono l’essere umano dalla spese animale,
vengono viste e giudicate come animali. Questa e la forma animalistica della
deumanizzazione
 quando vengono negate le caratteristiche tipiche della natura umana si deumanizza
l’altro percependolo emotivamente inerte e distaccato, freddo, indifferente e privo di
empatia, rigido e passivo a livello cognitivo, privo di ogni curiosita e flessibilita. Tale
forma viene definita meccanicistica e contiene in se l’idea dell’altro come oggetto,
considerato come automa e privo di ogni responsabilita.

=> queste teorizzazioni ci fanno capire come tali meccanismi non siano solo frutto di forte antipatia
nei confronti degli altri, ma anche che non si verificherebbero solo in condizioni di forte conflittualita
ma anche quando attribuiamo a un gruppo o a un individuo livelli minori di umanita.
Queste dinamiche pericolose diventano molto spesso delle barriere invalicabili che ostacolano ogni
possibile via di uscita dal conflitto. Non sono solo importanti gli aspetti concreti dei conflitti ma
anche le dinamiche psicologiche che contribuiscono al radicamento dei disaccordi e delle
differenze.

Le barriere psicologiche dei conflitti estremi : alcuni modelli della psicologia sociale
La gravita dei conflitti e le conseguenze che comportano meccanismi psicologici coinvolti, uniti a
cui che Bar-Tal definisce ‘l’ethos del conflitto’ non rendono semplici le soluzioni e i tentativi di
risoluzione pacifica a cui pensare.
Uno dei primi contributi autorevoli per la riduzione del conflitto intergruppi e del pregiudizio e stata
l'ipotesi del contatto => secondo cui la semplice interazione tra individui appartenenti a gruppi
diversi, nelle condizioni appropriate, ridurrebbe la tensione tra i gruppi. Dall'idea e stata alla base
delle politiche di desegregazione razziale negli Stati Uniti negli anni 60; Allport concorda
nell'affermare che il solo contatto non garantisce l’accordo tra i gruppi e la conseguente
diminuzione del pregiudizio: l’elemento decisivo deve essere uno scopo comune all’orizzonte che
porta alla cooperazione.

Secondo Allport il contatto puo avere effetti positivi quando :


‣ e prolungato e richiede il raggiungimento di obiettivi comuni; solo il tipo di contatto che porta i
membri dei gruppi avversi a fare qualcosa insieme per produrre una variazione di atteggiamento.
‣ i partecipanti hanno uno status simile; il contatto prolungato tra i membri dei due gruppi che sono
diversi nello status e nel potere rafforza gli atteggiamenti di superiorita nel gruppo predominante
‣ i partecipanti al contatto sono sorretti da un aiuto sociale e istituzionale

Dai risultati delle ricerche sul contatto sono emerse alcune condizioni favorevoli che riducono il
conflitto e alte che tendono a rafforzarlo; le condizioni favorevoli sono :
- i membri du gruppi differenti che partecipano al contatto devono avere lo stesso status
- il contatto si verifica tra membri di una maggioranza e quelli di status superiore di un gruppo di
minoranza
- il contatto intergruppi e favorito da una autorita e/o dal clima sociale; e di tipo intimo, profondo e
non causale; e piacevole e gratificante; i membri di entrambi i gruppi sviluppano obiettivi comuni
che rivestono maggiore importanza degli obiettivi individuali propri di ciascun gruppo
Condizioni sfavorevoli :

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- il contatto sviluppa competizione tra i gruppi, e spiacevole e involontario
- provoca la diminuzione del prestigio e dello status di un gruppo
- i membri di un gruppo o l’intero gruppo in uno stato di frustrazione
- i criteri morali o etnici dei gruppi in contatto sono contrastanti
- nel caso di contatto tra i gruppi di maggioranza e uno di minoranza, i membri di quest’ultimo
possiedono uno status inferiore o lo sono in qualsiasi caratteristica pertinente ai membri del gruppo
di maggioranza

Se tali condizioni vengono soddisfatte, la qualita del contatto fra membri di gruppi differenti
permette agli individui di scoprire la somiglianza di molti valori e atteggiamenti, cio conduce a una
maggiore comprensione e simpatia reciproca e a una riduzione dell’ansia, spesso provocata da
preoccupazioni circa le conseguenze negative del contatto con altri gruppi.
Dopo varie esperienze di contatto si potra neutralizzare la relazione negativa che esisteva in
precedenza tra i due gruppi. Sussiste il problema della generalizzazione dell’esperienza positiva :
spesso atteggiamenti piu positivi si sviluppano nei confronti dei partecipanti reali alla situazione di
contatto, ma si hanno cambiamenti limitati nei confronti degli altri membri del gruppo piu generale.
Recenti studi hanno dimostrato che puo funzionare anche solo il contatto immaginato con un
membro dell’outgroup. Gli psicologi sostengono che immaginare una situazione di contatto con un
membro di un altro gruppo sia efficace perche attiverebbe le medesime risposte che avrebbero
nella situazione reale. Questa non e una strategia che risolve il problema ma viene vista come
un’abilita per incoraggiare le persone a ricercare il contatto con gli altri, a rimuovere le inibizioni
associate con gli stereotipi e a preparare gli individui ad avere un atteggiamento di apertura
mentale verso gli altri gruppi. Rimangono alcuni interrogativi sospesi, tra cui gli effetti duraturi nel
tempo, ma occorrono altre ricerche per verificare questa nuova proposta.

Il ruolo della cultura nella soluzione dei conflitti => Allport nella soluzione al problema dei
rapporti tra i gruppi, sostiene che occorre ricordare che le persone fanno parte di mondi culturali
che si confrontano costantemente: sono le persone che si confrontano e non le culture. Le
differenze culturali non dovrebbero farci paura perche le guardiamo come occasioni di scambio e
di negoziazione. Il concetto di cultura puo diventare ambiguo se considerato in termini di valori. In
alcuni contesti esso puo avere valenza positiva, in altri meno. Cio accade quando istintivamente,
per difendere la nostra cultura, rifiutiamo di ammettere il fatto stesso della diversita culturale; si
preferisce respingere fuori dalla cultura, nella natura tutto cio che non si conforma alle norme sotto
le quali si vive.
Gli studi psicosociali mostrano spesso come siano i gruppi minoritari a essere associati al concetto
di natura opposto a quello di cultura, cioe considerandoli fuori dai confini della civilizzazione. E’
l’atteggiamento piu antico che consiste nel ripudiare alte forme culturali che sono piu lontane da
quelle con cui ci identifichiamo: il disgusto dell’altro, cosi come si prova di fronte a un odore
nauseante e che dimostra un forte atteggiamento di repulsione anche solo di fronte ad abitudini e
modi di pensare un po lontano da noi.
Le culture possono diventare uno spartiacque che divide i gruppi e il confronto assume il significato
di una minaccia per l’identita e una causa quasi inevitabile di conflitti. L’altro viene stereotipato
come radicalmente diverso; diviene impossibile vivere con lui. Anche il fenomeno della
globalizzazione ha avuto degli effetti sulla discriminazione, in quanto i pattern di esclusione sono
piu universali di quanto pensiamo. Le categorie possono variare da nazione a nazione, ma il
meccanismo sottostante rimane lo stesso : escludere alcuni gruppi sociali, nell’accesso alle risorse
economiche, culturali e sociali, perche privi di alcune caratteristiche necessarie per avere
successo.
Di fronte a cio si possono intravedere delle vie di uscita => non soluzioni certe ma si puo pensare
ad alcune riflessioni e azioni volte a un possibile cambiamento. La prima e quella proposta da

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Nussbaum —> elogio alla cultura umanistica, spesso dimenticata dalle democrazie e dalla
formazione dei giovani.
Cultura umanistica che getta le basi e fornisce gli strumenti per pensare criticamente, trascendere i
localismi , affrontare i problemi mondiali come cittadini del mondo. Per contrastare i conflitti
occorrerebbe insegnare cose autentiche sui gruppi diversi, promuovendo il pensiero critico e
incoraggiando nelle giovani generazioni la responsabilita per abbattere la cultura del conflitto, cioe
simboli del conflitto che le societa che vivono da tempo in condizioni di violenza creano. Simboli
acquisiti piu o meno implicitamente e che vengono trasmetti come prodotti culturali quali media,
letteratura, programmi televisivi ecc per maniere lo status quo e una divisione fra gruppi spesso a
fini utilitaristici, questo alimenta un clima di tensione e paura senza possibilita di conciliazione.

Ampliare la prospettiva: il modello integrativo di Bar-Tal => differenti sono stati i modelli
elaborati negli anni che hanno dato un contributo allo studio dei fenomeni della vita quotidiana; ma
vi e un grande limite a tutte le teorizzazione : il numero delle dimensioni prese in esame. Il conflitto
si sviluppa in un particolare contesto politico, sociale, culturale, economico, geografico e storico,
impossibile da evitare.
La psicologia sociale si focalizza sui processi e le dinamiche interpersonale e intergruppi, lo
psicologo sociale Allport fece notare che per il pregiudizio si deve considerare tutele dimensioni
fondamentali entro cui i fenomeni si manifestano. Si dovrebbe integrare piu livelli di analisi e
molteplici cause , come evidenziato da Bar-Tal, Halperin e Oren studiando la negazione tra stato di
Israele e l’autorita Palestinese. Le conclusioni possono riguardare il discorso piu generali sulla
risoluzione dei conflitti. Bar-Tal e I suoi collaboratori sostengono che i maggiori disaccordi tra le
parti sono sulle cause che hanno generato il conflitto, che forse nessuno ricorda: intervengono
anche su una serie di barriere psicologiche che hanno cristallizzato
ogni possibilita di accordo. Barriere che rimandano a processi cognitivi, emotivi e motivazionali,
combinate con un repertorio preesistente di rigide credenze, visioni del mondo ed emozioni che
hanno provocato una distorsione e una selezione errata nel processo di elaborazione delle
informazioni da parte di entrambe le parti. Tale distorsione avrebbe inibito e ostruito l'acquisizione
di nuovi dati che in qualche modo avrebbero certamente facilitato lo sviluppo del
processo di pace. Accanto alle cause reali e concrete le principali barriere che possono portare
alla non risoluzione dei conflitti sono i muri psicologici che le parti alzano l'una con l'altra e una
cattiva comunicazione che rende complicato ogni possibile dialogo. Il modello integrato considera
piu livelli di analisi del conflitto, in modo da poter scegliere le strategie piu opportune per
affrontarlo.

Quando si vuole studiare a fondo un conflitto si dovrebbero tenere presente piu livelli di analisi,
quali:
• una visione differente del mondo delle parti coinvolte. Queste, quando entrano in conflitto,
mettono in gioco aspetti importanti della loro esistenza, come valori collegati ad aspetti profondi
della via e dell’esistenza stessa.
• L’ideologia iniziale di fondo che supporta le opinioni delle parti rispetto alla natura della relazione,
alla visione del nemico e del proprio gruppo.
• fattori congelati che causano una rigidita nel conflitto stesso: barriere come i bisogni deprivativi,
lo stress, i sentimenti di superiorita, il senso di giustizia che operano chiudendo cognitivamente
ogni possibilita di vedere la realta in un altro modo se non in maniera conflittuale. Oppure il ruolo
psicologico che giocano le emozioni che si sprigionano in un conflitto, come la paura che
contribuisce a mantenere uno stato di minaccia continua, favorendo l’escalation e l’inasprimento
delle relazioni.

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• meccanismi che servono a perpetuare l’ethos del conflitto, come il controllo dei mass media da
parti delle fonti governative che possono limitare o selezionare a proprio favore le informazioni; la
censura delle informazioni, la delegittimazione delle informazioni alternative e delle fonti, che limita
le possibilita di pace, la chiusura di archivi o l’uso di meccanismi di gratificazione per accontentare
l’altra parte sono strumenti che aiutano a riprodurre e disseminare un repertorio del conflitto difficile
da cambiare.
A fronte di tutto cio il modello scaturito dagli studi psicosociali non ha pretese di esaustivita. Ma
l’approccio multilivello e l’attenzione che pone a processi di varia natura lo rendono fondamentale
nell’avanzamento degli studi s u un tema complesso e delicato e aprono le porte per sviluppi teorici
futuri.

6 - VINCERE IL RIFIUTO: Un possibile decalogo per contrastare l’esclusione e il conflitto

1) Cogliere la multidimensionalità dell’esclusione: è importante riconoscere i fenomeni,


analizzarli e studiarli per cogliere sfumature e differenze specifiche, lontane dalle logiche
bene/male e tutto/nulla. Le logiche bipolari non funzionano, e cio e dimostrato da decenni di
ricerche. L’esclusione puo essere percepita e vissuta contemporaneamente all’inclusione. Riccio
evidenzia come gli studi sull’esclusione nella migrazione sottolineano la multidimensionalita dei
fattori coinvolti. Si puo essere esclusi dall’accesso a diverse tipologie di risorse e
contemporaneamente sentirsi inclusi in una comunita e gruppo. Posso sentirmi marginalizzato ed
escluso territorialmente ma posso sentirmi escluso economicamente perche disoccupato
socialmente o politicamente. Spesso si pensa all’esclusione e inclusione come a due binari che
corrono paralleli senza incontrarsi mai. Occorre avere presente una dimensione di mutua
accomodazione dove vengono studiati I processi di interconnessione.
Tutto cio porta a dire che occorre esplorare piu situazioni per cogliere le varie dimensioni i livelli di
esclusione per poter poi operare sulle strategie di inclusione. Assimilarsi a separarsi, sentirsi
inclusi esclusi dipende dal contesto e dalle possibilita che esso da. L'inclusione esclusione
procedono parallelamente vanno colte nella loro molteplice complessita e sfaccettatura, tenendo
conto dell'interconnessione con il contesto di studio. Le persone gruppi sperimentano gradi diversi
di inclusione ed esclusione, che possono mutare nel tempo e nei fattori che li hanno determinati.
Quindi occorre avere presente la dinamicita e la complessita di questi fenomeni la loro profonda
interrelazione.
2) Lavorare per una politica della cooperazione:
educarsi all’approccio cooperativo per ridurre i conflitti e favorire un clima inclusivo, mostrando che
invece della percezione noi/loro possiamo avere qualcosa in comune con gli altri e che questi altri
hanno norme e valori che vanno rispettati.
Esempio di tecnica cooperativa che ci fornisce la psicologia sociale —> nel 1971 Aronson e
colleghi hanno applicato in un contesto scolastico americano della jigsaw classroom, che permette
l’integrazione etnica fra i gruppi sociali favorendo un clima di interdipendenza. Tale tecnica
consiste nella suddivisione in 6 parti della lezione giornaliera affidata a 6 gruppi, dove ogni gruppo
ha una parte di info unica e indispensabile che, alla maniera di puzzle (jigsaw), deve essere
ricomposta insieme con le altre. Inoltre, ogni bambino impara la propria parte e la insegna agli altri
componenti che non hanno alcun acceso a questo materiale: I bambini sono interdipendenti e se
qualcuno vorra le informazioni necessarie, deve avere pazienza, rispettare i tempi degli altri
bambini. Le ricerche non mostrato che gli alcuni delle jigsaw classroom vivano in un clima di
maggior calma e rilassamento, migliora l'abilita comunicative, mostrano meno pregiudizi e
stereotipi e sono piu legati ai compagni. Il processo di cooperazione ha effetti positivi perche
rompe la percezione dicotomia noi/loro e permette persone di sviluppare la categoria cognitiva del
gruppo singolo.

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In questa tecnica un ruolo importante e rivestito dall'empatia e dalla comprensione dell'altro: le
classi jigsaw costituiscono empatia, gli studenti sono piu aperti agli altri, piu compassionevoli, piu
tolleranti alle diversita.
Seguendo tale prospettiva, gli psicologi sociali hanno pensato che l'induzione di uno stato
empatico nei confronti di un membro di un gruppo stigmatizzato e ostracizzato possa essere una
modalita utile di inclusione. In questo caso parliamo di assunzione di prospettiva, concetto
presentato da Baston e Amhad in un modello a gradini secondo cui :
• l’assunzione di prospettiva di un soggetto in difficolta, appartenente ad un gruppo
stigmatizzato, produce un aumento di sentimenti empatici nei suoi confronti
• l’empatia aumenta l’importanza attribuita al benessere della persona
• se si assume che l’appartenenza di gruppo del soggetto sia rilevante per il suo disagio, e
possibile che l’importanza attribuita al benessere sara generalizzato a tutto il gruppo cui
appartiene l’individuo, attivando opinioni, emozioni e comportamenti positivi verso l’intero
gruppo

3) Emozionarsi di più: studiare l’emozione coinvolta nell’esclusione, educare e imparare a


conoscerle e gestirle e un passo importante che migliora le relazioni interpersonali e mitiga il
rischio di esclusione.
Una serie di studi psicologici ha dimostrato che individui competenti a livello interpersonale sono
meno soggetti a rifiuto, e se lo sperimentano riportano meno emozioni negative.
Una natura duplice quella dell’emozione: esperienza privata e soggettiva, ma con un impatto nelle
pratiche dei gruppi sociali e nella comunita; e anche sulle nostre cognizioni e sui nostri schemi.
L’altro, nella relazione, genera in noi emozioni anche contrastanti.
Insegnare a riconoscere correttamente i contenuti emotivi puo essere un esercizio utile di
prevenzione del disagio e dell’esclusione. L’intelligenze emotiva ci permette di riconoscere i nostri
sentimenti e quelli degli altri, motiva noi stessi gestire positivamente le nostre emozioni, quelle
interiori e nelle relazioni sociali, arrivando ad acquisire le abilita e competenze sociali, come
l’autoconsapevolezza, l’autocontrollo e l’empatia, che hanno un effetto positivo nella gestione di
una esperienza di esclusione o rifiuto.
4) Puntare sulla relazione interpersonale =>
ipotesi di contatto e le sue conseguenze : sappiamo che il risultato del contatto intergruppi puo
dipendere anche dalla misura in cui i soggetti che appartengono ai gruppi interagiscono tra loro in
qualita di singoli o come gruppo. Una soluzione e proposta da Brewer e Miller con il modello di
decategorizzazione —> enfatizza il ruolo della percezione interpersonale durante il contatto; puo
ottenere effetti positivi nelle situazioni dove le relazioni sociali basate sulle categorie possono
essere sostituite da relazioni interpersonali.
Principali fattori della decategorizzazione :
- differenziazione => processo secondo cui i singoli membri di un outgroup possono essere
visti in base alla loro appartenenza categoriale e negli aspetti personali : le interazioni
possono avvenire basandosi su schemi di gruppo e sulle caratteristiche dei singoli individui.
- personalizzazione => implica un’interazione degli individui sulla base dei loro attributi
personali unici. Il contatto personalizzato puo avere successo nel produrre una
generalizzazione verso altri membri dell’outgroup a patto che l’interazione sia strutturata in
modo da attenuare le differenze categoria ed eliminare una qualsiasi salienza psicologica
dell’appartenenza al gruppo : il confronto avviene non sulla base dell’appartenenza alla
nazionalita italiana o marocchina ma sul fatto che le persone sono uniche e distinte con
caratteristiche strettamente personali.
5) Agire su un’identità comune inclusiva :

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il modello della ricategorizzazione di Gaertner e colleghi suggerisce che il bias intergruppi sara piu
difficile da ridurre laddove la distinzione tra gruppi rimane altamente saliente. Gli autori sostengono
che le persone dovrebbero essere incoraggiate a ricategorizzare i membri sia dell’ingroup che
dell’outgroup in una categoria subordinata piu ampia. In tal modo sara meno probabile che la
categoria originale possa essere usata in futuro perche il gruppo acquista una nuova identita che
sostituisce o co-esiste con quella originale. Una volta che i membri dell’outgroup vengono percepiti
come ingroup e probabile che si attivino meccanismi positivi e benefici.

Dovidio e colleghi hanno proposto che i leader dei gruppi che intendono migliorare le relazioni
intergruppi devono enfatizzare l’identita duale cioe quella superordinata e del sottogruppo sono
simultaneamente salienti. Tale modello puo essere efficace perche fa leva sulla natura cooperativa
delle relazioni intergruppi e facilita la percezione di un’identita comune inclusiva.
Il problema di tale approccio e che qualsiasi cambiamento ottenuto con il contatto potrebbe non
essere generalizzato all’interno dell’outgroup, poiche l’incontro con un individuo dell’altro gruppo
portera a considerare tale soggetto come atipico. Hewstone e Brown —> solo il rapporto
intergruppi e in grado di influenzare gli atteggiamenti nei confronti di un gruppo esterno, in quanto
essi saranno considerati validi per i membri presenti e per tutti gli altri membri della categoria
stessa. Propongono un approccio al contatto intergruppi sostiene esiti favorevoli perche cambia la
natura e la struttura delle relazioni intergruppi. L’essenza risiede nella diversa importanza che i
membri dei differenti gruppi attribuiscono alla dimensione del confronto intergruppi.

6) Puntare su un’identità trascendente =>


Maalouf sostiene che occorre enfatizzare il bisogno di negoziare un’identita trascendente che
riconosca la distintivita di ognuno e che sia in funzione di una prospettiva di pace per tutti.
Cambiare l’identita e un processo difficile e doloroso ma si deve partire dall’identita singola
e personale per delimitare i danni. Cio si puo fare in due modi:
- intervenire per cambiare la predisposizione individuale
- investire sul cambiamento di alcuni attributi individuali.
Alcuni programmi di intervento sono di tipo cognitivo perche si focalizzano sulle info e sulle
conoscenze del gruppo target. Gli interventi a livello individuale a breve termine non ottengono i
risultati sperati perche il cambiamento dell’identita implica toccare aspetti fondamentali delle
proprie credenze. Modo piu efficace : mettere a punto azioni a lungo termine, come proporre
un’educazione progressista dove le persone siano esposte costantemente a una diversita di idee e
prospettive

7) Educarsi al dialogo =>


educare alla sensibilita intellettuale per combattere l’esclusione e il rifiuto; educarsi ad approfondire
le conoscenze, andando oltre la banalizzazione e stimolando e promuovendo un atteggiamento
critico. Contrastare i miti che aleggiano nella nostra societa e che sono fonte di esclusione sociale
e ostracismo :
 il mito dell’Altro la retorica dell’altruismo, grande festa del ‘siamo tutti uguali’ con la
sua dose di buone intenzioni, fa intravedere la nostra societa come perfetta che
vorrebbe la fine della dicotomia noi/loro e delle difficolta conseguenti. Un mito delle
societa multietniche contemporanee che nasconde una forma di pregiudizio e muro
ideologico di esclusione sociale
 il mito della criminalizzazione di certi gruppi —> che devono essere colpevoli di atti
criminali o sono piu colpevoli di altri quando li si giudicano
 mito secondo cui le femministe odiano gli uomini e che abbiano caratteristiche ‘non
tradizionali’ quali la forza, assertivita e forte opposizione ai maschi.

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 mito dell’ipersessualita dei gay e delle lesbiche —> percepita da tale gruppo e non fra
gli eterosessuali.
 mito della neutralita(‘ io non sono razzista ma ‘ ) cioe non considerare le differenze
etniche anche se ci si chiede come cio sia possibile nelle nostre societa multiculturali.
8) Mediare e riconciliare come forme di prevenzione all’esclusione e al conflitto
processo di costruzione e gestione della vita sociale, semi-strutturato e creativo il cui scopo e
quello di suscitare tra persone o gruppi dei nuovi legami. Questa si sta affermando da alcuni
anni come pratica fondamentale nel processo di accoglienza e di inserimento dei migranti
nella logica italiana e come logica preventiva. La mediazione assume una forte valenza come
strumento utile per l’avvio e la realizzazione di processi di integrazione e progetti di inclusione
sociale. Per combattere l’esclusione e per trovare una via d’uscita ai conflitti si puo pensare a una
psicologia della riconciliazione => strumento preventivo perche cambia la natura delle relazioni
sociali e le trasforma perche si riferisce a un range di condizioni e di processi che vanno dalla
coesistenza delle parti avversarie alla convivenza pacifica, passando per la cooperazione. Tale
trasformazione avviene attraverso una serie di azioni che coinvolgono cambiamenti politici e sociali
nella societa o dei gruppi in causa e che riguardano la ridistribuzione del potere, eguaglianza,
accesso alle risorse ecc. Agendo sulla dimensione del potere e sulle trasformazione delle relazioni,
la riconciliazione ridisegna i confini morali dei diritti delle persone agendo sulle categorie morali di
inclusione ed esclusione delle persone. la riconciliazione comporta un cambiamento cognitivo,
emotivo e comportamentale fondamentale per un esito duraturo della pace
9) Sull’importanza delle politiche di accesso =>
si devono considerare sia le azioni individuali e le conseguenze sull’individuo che l’importanza
delle norme istituzionali, delle pratiche e delle politiche che possono generare esclusione. Fattori
culturali, sociali, politici contribuiscono a creare esperienze di esclusione a vari livelli che
interessano diversi gruppi. Occorre lavorare anche a livello politico per favorire un clima di
inclusione nel rispetto dei diritti di ognuno.
10) Sull’importanza dello studio del discorso che può creare esclusione =>
le ideologie di solito operano indirettamente, dapprima mediante gli atteggiamenti e le conoscenze
di gruppo su particolari aspetti sociali e poi a livello dei discorsi individuali dei membri del gruppo.
Tali rappresentazioni personali degli eventi interagiscono con modelli di contesto che i partecipanti
costruiscono dinamicamente di una situazione comunicativa, ed entrambi i generi di modelli danno
origine alla continua produzione di testo e conversazione ideologica. Tali rappresentazioni
possono influenzare le strutture del discorso; cio succede a livello di contenuto o significato del
discorso. Le info favorevoli al proprio gruppo o sfavorevoli per l’ougroup tenderanno ad essere
importanti ed esplicite. Le info che ritraggono noi in maniera negativa tenderanno a restare
implicite e nascoste. I legami tra discorso e ideologia vanno in entrambi i sensi —> non solo le
ideologie influenzano cio che diciamo e come lo diciamo, ma e anche vero il contrario : acquisiamo
e cambiamo le ideologie mediante la lettura e l’ascolto di molte info diverse, scritte e orali. Le
ideologie non sono innate ma apprese e proprio il contenuto e la forma di un simile discorso
possono comporre i modelli mentali degli eventi sociali, che possono essere generalizzati e resi
astratti fino ad arrivare alla forma di rappresentazione e ideologie sociali, la cui funzione e quella di
controllare e coordinare le pratiche sociali di un gruppo e tra gruppi. Il discorso e la pratica sociale
piu importante fra queste ed e l’unico in grado di esprimere direttamente e quindi trasmettere
ideologie; pertanto una teoria sull’ideologia senza una teoria del discoro e fondamentalmente
incompleta.

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