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Escludere, ovvero lasciar fuori, non ammettere. Chiudere l'esperienza di essere o sentirsi esclusi per me alle
nostre relazioni, la vita quotidiana in 1000 modi è una paura innata, ancestrale, che accompagna l'essere
umano lungo tutta l'esistenza. Non a caso lo posso di esclusione e non è integrazione, inclusione, ma
partecipazione.
Levitas nel 2007. Definiscono il processo di esclusione sociale come la mancanza rifiuto di risorse, diritti,
beni, servizi e l'impossibilità per motivi vari a partecipare alle normali relazioni ed attività disponibili alla
maggior parte delle persone in diversi ambiti. Atkinson nel 98 sostiene che l'esclusione sociale sia
caratterizzata da tre fattori.
- La relatività: La relatività. L'esclusione va vista all'interno di una particolare società, in spazi e tempi
precisi.
- La l'agency, nel senso che l'esclusione è un atto compiuto da qualcuno nei confronti di altri.
- Le dinamiche, le persone vengono escluse non solo a causa della situazione presente, ma anche
perché hanno poche prospettive future.
Emarginati, perché diversi e quindi costretti spesso ad organizzarsi in associazioni per difendere i propri
diritti, alla pari dignità di trattamento. Il concetto di esclusione comincia ad essere impegnato negli anni 70
nelle società occidentali e inizialmente coniato in Francia. Le noir 1974 è utilizzato dai socialisti francesi per
riferirsi alle persone che non erano coperte dal cun sistema previdenziale. Nel tempo sia andato
espandendo a tutti quei gruppi sociali esclusi, come ad esempio disoccupati e senza dimora.
Successivamente si fa riferimento alla xenofobia, restrizioni di diritti degli immigrati, ad esempio con il
tempo, quindi il termine esclusione sociale è stato usato sempre più spesso in maniera più ampia.
L'esclusione sociale si caratterizza rispetto al target, ovvero le categorie sociali, ma anche i livelli di
applicazione più General ed astratto a
- un livello cioè Transazionale. L'esclusione si basa su differenze geografiche, religiosa ed etnica.
- Un livello sociale secondo il quale alcuni gruppi all'interno di una società vengono esclusi perché
stigmatizzati, E goffman ci ricorda. Crediamo naturalmente che la persona con uno stigma non sia
proprio umana, Come le persone obese, quelle affette da malattia mentale o gli omosessuali, per
citare qualche esempio.
- Un'altra tipologia ad esclusione sociale, quella formale, informale. La prima formalizzata dalle
Istituzioni. Ad esempio, apartheid in Sudafrica. L'esclusione informale invece, più complesse e
mutevole, è legata a cambiamenti culturali, alle visioni del mondo, gruppi di una società.
- Altro livello è quello istituzionale, alcune istituzioni all'interno di una società possono stabilire
definire criteri di esclusione, inclusione applicabili a diversi gruppi o individui, criteri delle quote
rosa per le donne, ad esempio.
- Vi è poi l'esclusione a livello di gruppo, secondo la quale alcuni gruppi dominanti stabiliscono i
confini entro i quali gli altri gruppi sono ammessi o no.
- Livello interindividuale e intra individuale di esclusione. Interindividuale si riferisce al rifiuto a
relazionarsi con un'altra persona, mentre intra individuale fa riferimento a frames cognitivi ed
emotivi che ciascuno di noi possiede e secondo i quali poniamo dei limiti rispetto alle possibilità di
includere, escludere gli altri. Ad esempio, un eterosessuale potrebbe non concepire in alcun modo
qualsiasi rapporto con una persona omosessuale.
Leary 5 Ari concettualizzato l'esclusione proponendo un continuum dello status di inclusione che si basa sul
grado in cui le persone includono escludono un'altro individuo. Il continuum va da un massimo di inclusione
a un massimo di esclusione in cui le persone deliberatamente rifiutano ostracizza noh abbandono un
individuo.
L'esclusione sociale caratterizzata da tre livelli fortemente collegati.
L'ostracismo può anche essere intenzionale, punitivo e può avere impatti differenti sugli individui in base ai
diversi fattori situazionali. disposizionali con loro infatti, che hanno un basso desiderio di appartenenza,
un'altro. Questi, ma sono meno toccati dalle conseguenze, dall'ostracismo.
Essere rifiutati, sentirsi rifiutati.
L'azione implicita nel rifiutare qualcuno sottolinea la dimensione selettiva dell'atto. Nel senso di scartare gli
inferiori, i non idonei rifiuti umani, mentali, morali. Un atto estremo, forte, crudele. Qualcuno dice che
dovremmo convincerci che siano essenzialmente ciò che buttiamo, eliminiamo ciò che rifiutiamo. Un
continuo esercizio per rimuovere, riportare a zero, ripulire. Siamo anche il nostro disfarci, rifiutare persino
di noi stessi? Il termine rifiuto, però, può essere usato sia per riferirsi all' esperienza valutativa soggettiva,
sia il comportamento reale. In altre parole, possiamo rifiutare qualcuno nella nostra mente trovandolo di
discutibile, ma non per questo adottare un comportamento negativo conseguente. E una ambivalenza che
ci può creare qualche confusione. Secondo la teoria dell'ambivalenza, le persone possono infatti presentare
Piccole esclusioni quotidiane L'osservazione di come i mass media e il senso comune affrontino alcune
questioni di cronache ci pone Il modo in cui la valutazione della gravità dell'evento sia spesso condizionata
da appartenenze di gruppo, di attori coinvolti e frequenti in Italia. Leggere sui quotidiani, ascoltare di
telegiornali notizie riguardanti passanti travolti, ho sovente uccisi da conducenti ubriachi. Il modo in cui la
notizia viene presentata e le reazioni della gente comune agli eventi cambia radicalmente a seconda che i
colpevoli siano italiani o stranieri. Un'altra differenza riguarda la modalità di presentazione del protagonista
La conoscenza, gli atteggiamenti indirettamente, le ideologie, e possono condizionare le strutture dei nostri
modelli mentali di eventi specifici. Ciò implica che le persone sono capaci di tradurre ideologie generali in
esperienze specifiche, che a loro volta formano i modelli mentali. Se io mi oppongo, all'immigrazione
assume un atteggiamento anti immigrazione controllato da un'ideologia razzista. Allora il modello mentale
che io posso avere rispetto a uno sbarco, caratterizzerà le mie opinioni specifiche derivanti dall'ideologia
generale. L'influenza ideologica su modelli mentali non è puramente automatica, le persone non dipendono
dalle loro ideologia e possono naturalmente interpretare i propri modelli quotidiani sulla base di esperienze
personali precedenti o di altre conoscenze, ideologie. Ciò può causare Un conflitto ideologico. Possiamo
identificarci contemporaneamente con più gruppi sociali o formazioni che sostengono posizioni ideologiche
differenti.
Uno dei processi fondamentali introdotti nella psicologia discorsiva e quello della categorizzazione anche, si
riconosce che le persone utilizzano le categorie sociali per parlare della realtà e se non sono intese come
strutture rigide e statiche, applicato in maniera inflessibile. Secondo Wetherell e Potter, Le persone
costruiscono le categorie nel. Nel discorso la categorizzazione non è concepita come un processo cognitivo
basato sulla percezione diretta, ma piuttosto come un'azione discorsiva. Costruita attivamente nel discorso
a scopi retorici. Le categorie servono per parlare e categorizzare, e qualcosa che facciamo per compiere
azioni sociali, come persuadere o rifiutare? E ovvio che le categorie sociali che usiamo nel parlare siano
variabili flessibili e contraddittorie. Trattare male gli altri implica una forma di categorizzazione negativa
attraverso le complesse strutture della vita e della cultura quotidiana. I migranti, così come altre minoranze
come i rom, vengono percepiti costantemente non solo come diversi ma anche come devianti,
problematici, pericolosi. E in questo modo che le ideologie razziste ma tengono il controllo sugli
atteggiamenti sociali in molti ambiti della vita.
Si sottolinea che li uguaglianze rifiuto sociale a base etnica non sempre sono particolarmente espliciti ed
evidenti. Il razzismo quotidiano, come se detto, può essere sottile in diretto e apparire a volte in forme
minori di interazioni quotidiane.
Delegittimare gli altri => L’analisi degli atteggiamenti intergruppi e rilevante e predittiva dei fattori
cognitivi e affettivi che intervengono nella strutturazione delle relazioni che possono essere fonte di
discriminazione e portare a forme estreme di conflitto. Bar-Tal propone un modello che permette di
analizzare i processi di delegittimazione che preparano e accompagnano le manifestazioni piu
estreme di discriminazione e violenza collettiva.
Egli definisce il processo di delegittimazione come derivante dalla categorizzazione di alcuni gruppi
valutati attraverso categorie sociali estremamente negative, e considerati ai limiti dei valori e delle
norme socialmente accettabili. Tali gruppo vengono delegittimati e non e permesso avere alcun
contatto con essi. Tale tipo di esclusione forte e contraddistinta da intense emozioni negative e
governata da precise regole sociali. Tali componenti cognitive e affettive si combinano con forme
estreme di comportamento deligittimante.
L’autore sostiene che la delegittimazione abbia origine dal desiderio di elevare e differenziare il
proprio gruppo e / o di sfruttare gli altri gruppi e puo essere facilitata da alcune condizioni come
senso di minaccia percepita e l’esistenza di forti differenze fra i gruppi. Piu un gruppo si sente
minacciato piu tentera di delegittimare la fonte della minaccia. Piu forti sono le differenze percepite
tra i gruppi, piu probabile sara la costruzione di confini intergruppi molto rigidi. Di conseguenza ci
sara una svalutazione dell’outgroup, in particolare in contesti in cui un radicato sistema di credenze
e atteggiamenti lo pone da lungo tempo quale target di svalutazione.
In una rassegna sul concetto di deumanizzazione Haslam propone due forme di
deumanizzazione corrispondenti a due tipi di umanita negate :
- le caratteristiche unicamente umane che distinguono gli esseri umani dalle altre speci
- le qualita squisitamente tipiche dell’essere umano definite natura umana
Molti autori hanno cercato di chiarire la distinzione e le sfumature fra questi due concetti; Haslam
evidenzia come i tratti tipici legati alla natura umana sono giudicati universali ed emozionali ed
=> queste teorizzazioni ci fanno capire come tali meccanismi non siano solo frutto di forte antipatia
nei confronti degli altri, ma anche che non si verificherebbero solo in condizioni di forte conflittualita
ma anche quando attribuiamo a un gruppo o a un individuo livelli minori di umanita.
Queste dinamiche pericolose diventano molto spesso delle barriere invalicabili che ostacolano ogni
possibile via di uscita dal conflitto. Non sono solo importanti gli aspetti concreti dei conflitti ma
anche le dinamiche psicologiche che contribuiscono al radicamento dei disaccordi e delle
differenze.
Le barriere psicologiche dei conflitti estremi : alcuni modelli della psicologia sociale
La gravita dei conflitti e le conseguenze che comportano meccanismi psicologici coinvolti, uniti a
cui che Bar-Tal definisce ‘l’ethos del conflitto’ non rendono semplici le soluzioni e i tentativi di
risoluzione pacifica a cui pensare.
Uno dei primi contributi autorevoli per la riduzione del conflitto intergruppi e del pregiudizio e stata
l'ipotesi del contatto => secondo cui la semplice interazione tra individui appartenenti a gruppi
diversi, nelle condizioni appropriate, ridurrebbe la tensione tra i gruppi. Dall'idea e stata alla base
delle politiche di desegregazione razziale negli Stati Uniti negli anni 60; Allport concorda
nell'affermare che il solo contatto non garantisce l’accordo tra i gruppi e la conseguente
diminuzione del pregiudizio: l’elemento decisivo deve essere uno scopo comune all’orizzonte che
porta alla cooperazione.
Dai risultati delle ricerche sul contatto sono emerse alcune condizioni favorevoli che riducono il
conflitto e alte che tendono a rafforzarlo; le condizioni favorevoli sono :
- i membri du gruppi differenti che partecipano al contatto devono avere lo stesso status
- il contatto si verifica tra membri di una maggioranza e quelli di status superiore di un gruppo di
minoranza
- il contatto intergruppi e favorito da una autorita e/o dal clima sociale; e di tipo intimo, profondo e
non causale; e piacevole e gratificante; i membri di entrambi i gruppi sviluppano obiettivi comuni
che rivestono maggiore importanza degli obiettivi individuali propri di ciascun gruppo
Condizioni sfavorevoli :
Se tali condizioni vengono soddisfatte, la qualita del contatto fra membri di gruppi differenti
permette agli individui di scoprire la somiglianza di molti valori e atteggiamenti, cio conduce a una
maggiore comprensione e simpatia reciproca e a una riduzione dell’ansia, spesso provocata da
preoccupazioni circa le conseguenze negative del contatto con altri gruppi.
Dopo varie esperienze di contatto si potra neutralizzare la relazione negativa che esisteva in
precedenza tra i due gruppi. Sussiste il problema della generalizzazione dell’esperienza positiva :
spesso atteggiamenti piu positivi si sviluppano nei confronti dei partecipanti reali alla situazione di
contatto, ma si hanno cambiamenti limitati nei confronti degli altri membri del gruppo piu generale.
Recenti studi hanno dimostrato che puo funzionare anche solo il contatto immaginato con un
membro dell’outgroup. Gli psicologi sostengono che immaginare una situazione di contatto con un
membro di un altro gruppo sia efficace perche attiverebbe le medesime risposte che avrebbero
nella situazione reale. Questa non e una strategia che risolve il problema ma viene vista come
un’abilita per incoraggiare le persone a ricercare il contatto con gli altri, a rimuovere le inibizioni
associate con gli stereotipi e a preparare gli individui ad avere un atteggiamento di apertura
mentale verso gli altri gruppi. Rimangono alcuni interrogativi sospesi, tra cui gli effetti duraturi nel
tempo, ma occorrono altre ricerche per verificare questa nuova proposta.
Il ruolo della cultura nella soluzione dei conflitti => Allport nella soluzione al problema dei
rapporti tra i gruppi, sostiene che occorre ricordare che le persone fanno parte di mondi culturali
che si confrontano costantemente: sono le persone che si confrontano e non le culture. Le
differenze culturali non dovrebbero farci paura perche le guardiamo come occasioni di scambio e
di negoziazione. Il concetto di cultura puo diventare ambiguo se considerato in termini di valori. In
alcuni contesti esso puo avere valenza positiva, in altri meno. Cio accade quando istintivamente,
per difendere la nostra cultura, rifiutiamo di ammettere il fatto stesso della diversita culturale; si
preferisce respingere fuori dalla cultura, nella natura tutto cio che non si conforma alle norme sotto
le quali si vive.
Gli studi psicosociali mostrano spesso come siano i gruppi minoritari a essere associati al concetto
di natura opposto a quello di cultura, cioe considerandoli fuori dai confini della civilizzazione. E’
l’atteggiamento piu antico che consiste nel ripudiare alte forme culturali che sono piu lontane da
quelle con cui ci identifichiamo: il disgusto dell’altro, cosi come si prova di fronte a un odore
nauseante e che dimostra un forte atteggiamento di repulsione anche solo di fronte ad abitudini e
modi di pensare un po lontano da noi.
Le culture possono diventare uno spartiacque che divide i gruppi e il confronto assume il significato
di una minaccia per l’identita e una causa quasi inevitabile di conflitti. L’altro viene stereotipato
come radicalmente diverso; diviene impossibile vivere con lui. Anche il fenomeno della
globalizzazione ha avuto degli effetti sulla discriminazione, in quanto i pattern di esclusione sono
piu universali di quanto pensiamo. Le categorie possono variare da nazione a nazione, ma il
meccanismo sottostante rimane lo stesso : escludere alcuni gruppi sociali, nell’accesso alle risorse
economiche, culturali e sociali, perche privi di alcune caratteristiche necessarie per avere
successo.
Di fronte a cio si possono intravedere delle vie di uscita => non soluzioni certe ma si puo pensare
ad alcune riflessioni e azioni volte a un possibile cambiamento. La prima e quella proposta da
Ampliare la prospettiva: il modello integrativo di Bar-Tal => differenti sono stati i modelli
elaborati negli anni che hanno dato un contributo allo studio dei fenomeni della vita quotidiana; ma
vi e un grande limite a tutte le teorizzazione : il numero delle dimensioni prese in esame. Il conflitto
si sviluppa in un particolare contesto politico, sociale, culturale, economico, geografico e storico,
impossibile da evitare.
La psicologia sociale si focalizza sui processi e le dinamiche interpersonale e intergruppi, lo
psicologo sociale Allport fece notare che per il pregiudizio si deve considerare tutele dimensioni
fondamentali entro cui i fenomeni si manifestano. Si dovrebbe integrare piu livelli di analisi e
molteplici cause , come evidenziato da Bar-Tal, Halperin e Oren studiando la negazione tra stato di
Israele e l’autorita Palestinese. Le conclusioni possono riguardare il discorso piu generali sulla
risoluzione dei conflitti. Bar-Tal e I suoi collaboratori sostengono che i maggiori disaccordi tra le
parti sono sulle cause che hanno generato il conflitto, che forse nessuno ricorda: intervengono
anche su una serie di barriere psicologiche che hanno cristallizzato
ogni possibilita di accordo. Barriere che rimandano a processi cognitivi, emotivi e motivazionali,
combinate con un repertorio preesistente di rigide credenze, visioni del mondo ed emozioni che
hanno provocato una distorsione e una selezione errata nel processo di elaborazione delle
informazioni da parte di entrambe le parti. Tale distorsione avrebbe inibito e ostruito l'acquisizione
di nuovi dati che in qualche modo avrebbero certamente facilitato lo sviluppo del
processo di pace. Accanto alle cause reali e concrete le principali barriere che possono portare
alla non risoluzione dei conflitti sono i muri psicologici che le parti alzano l'una con l'altra e una
cattiva comunicazione che rende complicato ogni possibile dialogo. Il modello integrato considera
piu livelli di analisi del conflitto, in modo da poter scegliere le strategie piu opportune per
affrontarlo.
Quando si vuole studiare a fondo un conflitto si dovrebbero tenere presente piu livelli di analisi,
quali:
• una visione differente del mondo delle parti coinvolte. Queste, quando entrano in conflitto,
mettono in gioco aspetti importanti della loro esistenza, come valori collegati ad aspetti profondi
della via e dell’esistenza stessa.
• L’ideologia iniziale di fondo che supporta le opinioni delle parti rispetto alla natura della relazione,
alla visione del nemico e del proprio gruppo.
• fattori congelati che causano una rigidita nel conflitto stesso: barriere come i bisogni deprivativi,
lo stress, i sentimenti di superiorita, il senso di giustizia che operano chiudendo cognitivamente
ogni possibilita di vedere la realta in un altro modo se non in maniera conflittuale. Oppure il ruolo
psicologico che giocano le emozioni che si sprigionano in un conflitto, come la paura che
contribuisce a mantenere uno stato di minaccia continua, favorendo l’escalation e l’inasprimento
delle relazioni.
Dovidio e colleghi hanno proposto che i leader dei gruppi che intendono migliorare le relazioni
intergruppi devono enfatizzare l’identita duale cioe quella superordinata e del sottogruppo sono
simultaneamente salienti. Tale modello puo essere efficace perche fa leva sulla natura cooperativa
delle relazioni intergruppi e facilita la percezione di un’identita comune inclusiva.
Il problema di tale approccio e che qualsiasi cambiamento ottenuto con il contatto potrebbe non
essere generalizzato all’interno dell’outgroup, poiche l’incontro con un individuo dell’altro gruppo
portera a considerare tale soggetto come atipico. Hewstone e Brown —> solo il rapporto
intergruppi e in grado di influenzare gli atteggiamenti nei confronti di un gruppo esterno, in quanto
essi saranno considerati validi per i membri presenti e per tutti gli altri membri della categoria
stessa. Propongono un approccio al contatto intergruppi sostiene esiti favorevoli perche cambia la
natura e la struttura delle relazioni intergruppi. L’essenza risiede nella diversa importanza che i
membri dei differenti gruppi attribuiscono alla dimensione del confronto intergruppi.