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Emile Durkheim(1858-1917)

Che cos'è un fatto sociale:l'oggetto della sociologia

Il dominio della sociologia comprende un gruppo determinato di


fenomeni.Riconosciamo un fatto sociale dal potere di coercizione eterna che
esercita o che è in grado di esercitare sugli individui.Tuttavia si può definirlo anche
mediante la diffusione che presenta all'interno di un gruppo,esso esiste
indipendentemente dalle forme individuali che assume diffondendosi.E' più facile
riconoscere la costrizione quando si manifesta attraverso qualche reazione diretta
della società,come nel caso del diritto,della morale,delle credenze,degli usi ed anche
delle mode.Ma quando essa è soltanto indiretta non si può sempre osservarla
altrettanto bene.Vi sono bisogni fisiologici che sono stati emarginati in quanto non
sono parte sociale.Ad esempio la fame non va considerato,il cibo in sè no,ma il
mangiare è un fatto sociale perchè io nel mangiare rispetto dei comportamenti di un
gruppo sociale ad esempio le posate.Ma vi sono inoltre modi di essere collettivi,cioè
fatti sociali di ordine anatomico e morfologico che tuttavia si impongono
all'individuo;essi sono modi di fare consolidati.C'è cosi tutta una gamma di
sfumature che,senza soluzioni di continuità,collega i fatti strutturali più
caratteristici alle libere correnti della vita sociale che non sono ancora imprigionate
in nessun stampo definito.Quindi un fatto sociale è un modo di fare,più o meno
fissato,capace di esercitare sull'individuo una costrizione esterna-oppure un modo
di fare che è generale nell'estensione di una società data,pur avendo esistenza
propria,indipendente dalle sue manifestazioni individuali.

L'osservazione dei fatti sociali

I fenomeni sociali devono essere trattati come cose in quanto non esiste una vera e
propria regola giusta tipo nella religione,politica,morale;quindi dato che non abbiamo
una regola sociale valida per ogniuno di questi fattori bisogna osservarli come cose
che condizionano un contesto o un gruppo sociale.Queste cose sociali però hanno dei
criteri di costanza e regolarità che sono oggettivi come ad esempio il bene e il male
e naturalmente i fatti sociali condizionano le nostre azioni.Ad esempio se mi sposo in
chiesta anche se contro la mia volontà è perchè sono costretta da un'azione
sociale.Il carattere distintivo di una cosa è che essa non può venir modificata con un
semplice decreto della volontà.Per produrre in essa un cambiamento occorre uno
sforzo maggiore.I fatti sociali determinano le nostre azioni,sono in un certo senso
gli stampi in cui siamo costretti a versare le nostre azioni.Perciò,quando un sociologo
si accinge ad esplorare un qualsiasi ordine di fatti sociali,egli deve sforzarsi di
considerarli dal lato in cui si presentano isolati dalle loro manifestazioni individuali.

La spiegazione dei fatti sociali

La spiegazione dei fatti sociali è che non si può spiegare un fatto sociale in base a
ciò che è chiamato a rendere all'interno della società dato che l'uomo tende sempre
a migliorarsi come anche la sua condizione o la sua felicità.Ad esempio il fenomeno
sociale della famiglia non si può spiegare nè come sia nata nè come è diventata ciò
che è,ma esiste in base alle condizioni sociali che lo hanno portato a
cambiare/migliorare indipendentemente dal contesto degli usi del tempo.

Non puoi spiegare un fenomeno sociale perchè socialmente è quello ma perchè nel
corso del tempo potrà cambiare e assumere un altro significato quindi la causa di un
fatto sociale è indipendente dalle funzioni che esso assolve nella società;e questo
vale anche per i bisogni,i desideri che intervengono,che sono fondamentali
nell'evoluzione del fatto sociale.Ad esempio nella divisione del lavoro l'istinto di
coercizione è una tendenza necessaria per far si che l'uomo continui il processo di
miglioramento e raggiungimento di felicità in continuo sviluppo e vi è un bisogno
umano che influisce sull'evoluzione sociale a patto che c'è un'evoluzione
dell'individuo.Ad esempio in un ambiente,ogni individuo,secondo il proprio umore,si
adatta ad esso nel modo che preferisce.L'uno cercherà di mutare il proprio umore
per metterlo in armonia con i suoi bisogni;l'altro preferirà mutare se stesso e
controllare i suoi desideri.

Per spiegare un fatto sociale bisogna ricercare separatamente la causa efficiente


che lo produce e la funzione che esso assolve.Scartato l'individuo,non resta che la
società:dobbiamo cercare la spiegazione della vita sociale nella natura della società
stessa.Si ritiene infatti che essa sia in grado di imporgli modi di agire e di
pensare.Quindi,è nella società che bisogna cercare la causa dei fatti sociali.La
società non è una semplice somma di individui.Al contrario,essa costituisce la fonte
di tutte le novità che si sono successivamente prodotte nel tempo,durante
l'evoluzione generale delle cose;rappresenta una realtà specifica dotata di caratteri
propri e dotate di coscienze particolari.Occorre però che queste coscienze siano
associate e combinate in una certa maniera e da questa combinazione risulta la vita
sociale e di conseguenza è questa combinazione che la
spiega.Aggregandosi,penetrandosi,fondendosi le anime individuali danno vita ad un
essere (psichico,se vogliamo)che però costitusce un'individualità psichica di nuovo
genere.

SOCIOLOGIA E PSICOLOGIA COME SCIENZE DISTINTE:Il gruppo pensa,sente e


agisce in modo del tutto diverso da quello in cui si comporterebbero i suoi membri,se
fossero isolati.Se si parte da quest'ultimi,non si può quindi comprendere nulla di ciò
che accade nel gruppo.Tutto ciò che è limitativo ha la sua fonte al di fuori
dell'individuo.D'altra parte gli individui non hanno scelto se entrare o meno nella vita
collettiva.Le rappresentazioni,le emozioni,le tendenze collettive non hanno come
cause generatrici certi stati della coscienza individuale,bensì le condizioni in cui si
trova il corpo sociale nel suo insieme.Quindi giungiamo alla regola che :

LA CAUSA DETERMINANTE DI UN FATTO SOCIALE DEVE ESSERE CERCATA


TRA I FATTI SOCIALI ANTECEDENTI,,E NON GIA' TRA GLI STATI DELLA
COSCIENZA INDIVIDUALE.

LA FUNZIONE DI UN FATTO SOCIALE DEVE VENIR SEMPRE CERCATA NEL


RAPPORTO IN CUI SI TROVA CON QUALCHE SCOPO SOCIALE

SUICIDIO E ANOMIA

Il lavoro empirico fondamentale di Durkheim è la sua ricerca sulle cause sociali dei
suicidi,basandosi su studi preesistenti.Durkheim parte dalle acquisizioni della
statistica e dall'idea che il suicidio,pur essendo un atto individuale,dipende da
fattori sociali ed è perciò un fatto sociale.Verificò che non c'era nesso tra suicidio
e malattia mentale.Con ragionamenti statistici analoghi D esclude che siano cause
rilevanti la razza,l'ereditaarietà,il clima ecc..D arriva alla conclusione che i suicidi
sono più probabili quando i legami sociali si allentano,quando l'individuo è lasciato in
balia di se stesso,senza la guida morale della società.Per indicare la condizione in cui
il controllo della società sull'indivuo si indebolisce,parla di ANOMIA,che
propriamente significa assenze di norme.La completa anomia è impossibile ma
possono crearsi situazioni in cui gli individui non hanno sufficienti riferimenti e sono
come tagliati fuori.

La tesi centrale di Durkheim è che le società si sono evolute da una forma semplice
non specializzata (meccanica) ad una complessa (organica). Nella società meccanica
la gente si comporta e pensa in modo simile e i legami sono parentali o d’amicizia.
Tutti svolgono attività simili. Più complesse diventano le società e più si specializza il
lavoro. Sono caratterizzate da relazioni altamente interattive, le persone dipendono
le une dalle altre per la produzione di beni.

LA RELIGIONE

Il sociologo Émile Durkheim, nella sua fondamentale opera dedicata a Le forme


elementari della vita religiosa (1912), fa uso della distinzione tra sacro e profano
allo scopo di mostrare, attraverso approfondite analisi empiriche in campo etnico,
l'origine "sociale" della religione. I fenomeni religiosi vengono creati all'interno di
una società per conferire coesione alla società stessa. La religione è per Durkheim
"un sistema solidale di credenze e di pratiche relative a cose sacre, cioè separate e
interdette, le quali uniscono in un'unica comunità morale, chiamata Chiesa, tutti
quelli che vi aderiscono". Il sacro, quindi, inteso come ciò che possiede qualità
straordinarie e potenzialmente pericolose e a cui ci si può accostare solo attraverso
un certo rituale (cioè una procedura formale, come la preghiera, l'incantesimo o la
purificazione cerimoniale), sta alla radice del fenomeno religioso, ma da esso non può
essere disgiunto il carattere ecclesiale, ossia la sua organizzazione istituzionale. Per
Durkheim, dunque, la religione è una serie di credenze e di pratiche condivise da una
comunità; al contrario, le credenze individuali di un soggetto riguardanti il
soprannaturale non costituiscono una religione se non sono istituzionalizzate e
condivise.

LA DEVIANZA

Possiamo definire deviante quel comportamento o quell’atto commesso da un singolo


o da un gruppo di persone che viola le norme di una comunità , che di conseguenza
subirà delle sanzioni. L’atto deviante può essere sia di natura legale che morale e di
conseguenza la sanzione può esprimersi con la reclusione, il versamento di una
somma di denaro ad esempio, o più semplicemente con l’emarginazione e il giudizio
negativo da parte della società.Emile Durkheim, sociologo e antropologo francese,
sostiene che la devianza non sia una caratteristica di un certo comportamento, ma
dipenda fondamentalmente dal significato e dalla definzione che una comunità dà a
questi atti. Quindi un comportamento deviante dipende dal contesto socioculturale
in cui questo si manifesta: un atto può essere malvisto all’interno di una società,
mentre in un altra può essere addirittura considerato positivamente. Basti pensare
come nei paesi islamici la poligamia venga accettata tranquillamente, mentre nei
paesi occidentali venga condannata duramente, o a come nell’antica grecia l’atto
omosessuale tra maestro e allievo fosse visto come un passaggio all’età adulta e
all’inserimento nella comunità. Possiamo quindi parlare senza indugio di una
concezione relativistica della devianza, che è stata sostenuta dai teorici delle
scienze sociali negli ultimi decenni.

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