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Emile Durkheim

I dilemmi della società

Quelli che oggi consideriamo i “classici” della disciplina hanno elaborato una serie di strategie, paradigmi
sul come osservare e analizzare la società:

 Karl Marx e il MATERIALISMO:

CONFLITTO Secondo cui si dovesse analizzare la società attraverso il conflitto, che caratterizza gli
elementi differenti della società, elementi che poi portano al conflitto e così anche al mutamento e
alla comprensione dei fenomeni sociali.

 Emile Durkheim e l’ OLISMO METODOLOGICO:

COMPLESSO Secondo cui si dovesse analizzare la società in “generis” e quindi pensarla come una
coscienza collettiva, facendo riferimento a essa come un solo organismo che riesce a spiegare le
azioni individuali e rappresenta il singolo.

 Georg Simmel e la SOCIOLOGIA FORMALE:

RELAZIONE Secondo cui si dovesse analizzare la società attraverso la rete di relazioni in cui
s’intreccia l’uomo, costruita attraverso diversi strati, che lo fanno agire in maniera diversa.

 Max Weber e l’ INDIVIDUALISMO METODOLOGICO:

SINGOLO I. Secondo cui si dovesse analizzare la società attraverso il singolo individuo, il quale è
l’origine della società, l’ha fondata e il suo agire è determinato da se stesso.

La scelta fondamentale su cui si basa il dilemma su cui studiare la società inizia proprio
dall’individualismo metodologico di Weber e l’olismo di Durkheim. La scelta di una delle due prospettive
è fondamentale, infatti cambiando il metodo, cambia la sostanza.

Durkheim (1858-1917)
Gli anni fra il 1890 e il 1910 sono quelli della prima istituzione della sociologia come disciplina accademica. È
in questi anni che si assiste alla nascita delle prime cattedre universitarie intitolate alla sociologia, il primo
tra questi studiosi a ottenerla è Emile Durkheim.

Nasce in Francia, nella Lorena nel 1858. Comincia a insegnare sociologia all’università di Bordeaux e fu uno
fra i primi studiosi a fondare una rivista esplicitamente dedicata alla sociologia: “L’annèe sociologique”.
Attraverso i suoi insegnamenti e le sue opere ha esercitato una grande influenza sulla sociologia del ‘900.
Morì nel 1917.

Fra le sue tante opere possiamo ricordare:


- La divisone del lavoro sociale del 1893
- Le regole del metodo sociologico del 1895
- Il suicidio del 1897
- Le forme elementari della vita religiosa del 1912

Regole e fatti sociali

Il problema di fondo del pensiero di Durkheim è di rispondere alla domanda :


“cosa tiene insieme una società?”.
La risposta a questa domanda è: la morale.

La morale, unisce ciascuno dei membri di un ordine sociale alla società stessa. Una “morale” è un
insieme di valori e credenze che si esprimono in norme, alle quali ciascun membro della società è
vincolato.

Tali vincoli possono agire da:


Esternonel senso, che chi infrange le norme ha una sanzione.
Interno nel senso, che l’individuo è in grado di percepire la voglia di obbedire a tali regole.

Il modo originario in cui le norme morali vengono imposte all’interno della società è la loro
istituzione nelle credenze religiose, ad esempio attraverso i dieci comandamenti. I quali
impongono regole istituendo punizioni (divine), e costruiscono nella società l’orizzonte dei valori.
Altre società, diverse da quella cristiana, hanno o hanno avuto norme parzialmente diverse, ma
avverte Durkheim, che ciascuna non può fare a meno di appoggiare la propria capacità di
coesione.

Queste norme sono definite da Durkheim dei fatti sociali. Oggetto specifico della sociologia.
Il Fatto sociale è un modo di agire, di pensare, di sentire, esterno all’ individuo (al di fuori di sé),
dotato di un potere coercitivo, in virtù del quale s’impongono su di lui.
L’ uomo è libero virtualmente di fare a meno degli schemi che la società gli impone, ma
risulterebbe impacciato, non riuscirebbe a integrarsi e sarebbe soggetto a sanzioni coercitive date
appunto dai fatti sociali.
I fatti sociali però non si possono spiegare con l’analisi dell’individuo o del suo modo di agire e
pensare,essi sono qualcosa che si rappresenta all’interno di una società e s’impongono ai singoli
come qualcosa che viene da fuori, e contemporaneamente gli attraversano. Essi esistono negli
uomini ma ne sono anche indipendenti.
Durkheim propone, in “forme del metodo sociologico”, di trattarli come se fossero cose. Ciò non
significa che siano senza vita, perché al contrario loro sono l’espressione della vita nella società.
Ma vengono propriamente trattati come cose, poiché hanno un’esistenza che non si può spiegare
analizzando i singoli individui e rispetto agli individui hanno una durezza, che l’individuo stesso
non può scalfire.

Prendiamo in esempio il linguaggio: esso, esiste indipendentemente dai parlanti, e non è creato da
questi. Ciascun individuo lo trova in qualche modo già dato, esso è il risultato dell’interazione
d’innumerevoli individui in lunghissimo tempo, è una realizzazione collettiva eppure attraversa
ciascun uomo.
E così, come ogni altro fatto sociale, il linguaggio non può essere scalfito, anche se si volesse,
anche se non vi è nessuna sanzione particolare. Indubbiamente si può usare la lingua in modo
scorretto, ma non ci capiremmo, o magari verremmo derisi.

Approccio Funzionalista

Per Durkheim la società è una realtà “Sui generis”: nelle norme morali, negli usi e costumi o nei riti
che sanciscono le regole della collettività, la società parla e impone la sua voce agli altri membri.
Essa si esprime appunto, attraverso i fatti sociali e la sociologia per l’appunto, non fa altro che
studiare questi.

Durkheim esprime la società con una metafora organicista:


La società viene descritta come un organismo, dotato di una serie di organi che s’integrano e
cooperano fra loro. Da qui, secondo il sociologo a ogni elemento della società viene riconosciuta
una specifica funzione.

Spiegazione funzionalista:
Individuazione della funzione di ogni elemento della società. Ad esempio, la religione ha la
funzione di sacralizzare le norme morali o il diritto di reagire alle infrazioni di tali norme, ecc.
Tutto quel che accade, svolge necessariamente una funzione, anche i fenomeni più strani e
perversi, se esistono, ci sono per soddisfare un bisogno sociale. Nel momento in cui il singolo
svolge l’ azione, non sa che lo sta facendo per soddisfare il bisogno dell’ organismo. Lo fa perché
spinto, quasi in maniera innata dalla società. Esso NON HA AUTONOMIA, il fatto di compiere delle
scelte rispetto alla propria esistenza è solo un’ illusione. Interiorizza delle istruzioni, dettate dalla
società, che vi sono a prescindere dalla sua volontà.

Gli approcci sociologici che furono influenzati da Durkheim si sono spesso considerati funzionalisti,
anche se pero lui non sempre considerava come unica soluzione l’idea funzionalista. Infatti, si
parla di funzionalismo solo quando qualcosa ha un fine prestabilito.

Ciò viene delineato anche nel rapporto del sociologo con la devianza.

La “devianza”, termine sociologico, non è altro che l’esistenza di un comportamento che si


discosta dalla norma e che quindi è percepito come anormale.
È devianza, in questo senso, per esempio il crimine. Esso appare ben poco funzionale, ma anche in
esso Durkheim trova una funzione: nel momento in cui il crimine viene punito, esso risalda la
coscienza collettiva, riaffermando le regole della società.
Essa però, può svolgere anche altre funzioni, non ha un fine prestabilito. Ad esempio può svolgere
la funzione di sperimentazione: prendiamo per esempio il momento in cui si viene a creare un
movimento sociale, questo non sarà altro che un esperimento che può trasformarsi nello sviluppo
di questo movimento o nella resa.

Cosi, per Durkheim proprio l’insorgere della devianza appare uno dei modi in cui la società
funzionale, può mutare.

La divisione del lavoro sociale


Come abbiamo già detto, Durkheim considera la società in generale, come qualcosa di alto, puro che regna
sugli individui. Prima pero di questo, nell’opera “la divisione del lavoro sociale”, la società viene classificata
in diversi modi da Durkheim:

- Società semplici  primo tipo di società, che corrisponde alla società delle tribù.
La società semplice viene presentata da Durkheim come una società basata su una
bassa divisione del lavoro, dove per l’appunto gli individui svolgono attività poco
differenziate.
Qui le coscienze degli individui tendono a differenziarsi poco. Certamente, ogni
individuo ha la percezione di essere un’entità fisica indipendente, ma i contenuti del
suo pensiero, proprio come la scarsa differenza delle sue mansioni, sono
scarsamente individualizzati.
Così, la coscienza collettiva tende a coprire la coscienza individuale.
Qui il diritto si presenta attraverso le leggi punitive, e ogni infrazione è considerata
come un attacco alla quiete della società.

- Società complesse  secondo tipo di società, che storicamente corrisponde alle nuove società
Moderne (post rivoluzioni).
La società complessa viene presentata da Durkheim come una società basata su
un’alta divisione del lavoro, dove per l’appunto gli individui svolgono attività
differenziate.
Al contrario delle semplici, nelle società complesse le mansioni dei singoli si
differenziano, dando le basi per una diversificazione delle coscienze. Così,
svolgendo mansioni differenziate, vi sono anche punti di vista differenti, facendo
diventare possibile una certa individualizzazione.
Qui, il diritto si presenta attraverso le leggi restitutive e l’infrazione del singolo viene
vista come un attacco alla quiete di un altro individuo, non di tutta la collettività.
In questi due tipi di società, la morale si presenta in forme assai differenti:

- Solidarietà meccanica presente nelle società semplici, è presentata da individui con pensieri
Che assai si rassomigliano l’uno fra l’altro.

- Solidarietà organica presente nelle società complesse, è presentata da individui differenti che
Fanno parte di un organismo complesso.

Nelle società complesse però, la tenuta di norme morali si fa sempre più:

- Problematica perché giacché gli individui pensano in maniera differente, la tenuta delle norme
Morali che valgano per tutti indistintamente si fa sempre più complessa.
- Necessaria proprio perché la solidarietà non è più meccanica, la coesione diventa qualcosa che
Va mantenuto appositamente attraverso meccanismi che vincolano tutti,
nonostante le differenze.

Proprio per via di questa difficoltà con le norme morali, Durkheim rivela nelle società complesse il rischio
dell’anomia.  Assenza di norme morali condivise, deficienza della società che non garantisce una giusta
adesione e un ordine di valori, credenze ecc.
Proprio nella sua opera, Durkheim sviluppa che quest’anomia compaia soprattutto nelle società complesse,
dove non si è sviluppato adeguatamente un’adesione alle norme morali.

Durkheim rivela dell’anomia proprio nei conflitti in Francia tra classe operaia e borghesia, rilevando che essi
non sono altro che un mancato sviluppo all’adesione delle norme morali post rivoluzione industriale.

Durkheim nelle sue opere porrà molta attenzione ai conflitti , vedendoli come patologie da curare. Al
contrario di Karl Marx, che invece gli vedrà come il moto della storia umana.

Per la cura di queste anomie Durkheim intravede:

– Corporativismo: Tentativo di collocare associazioni intermedie tra i singoli e la società basate su


relazioni professionali. (Tali corpi sono associazioni, partiti, parrocchie)

Tali corpi possono identificarsi nelle CORPORAZIONI, che hanno lo scopo di riunire tutti gli individui,
anche quelli che non appartengono agli stessi settori di produzione. (In tale corporazioni vediamo
che si evince anche il desiderio di lenire il conflitto tra borghesia e operai, sempre più forte in
quell’epoca.)
Attraverso le corporazioni tutti possono approcciarsi all’ ambito comunitario e si cerca di garantire
cosi coesione sociale.

– Progetti educativi: Lo stato deve impegnarsi per sviluppare un’istituzione scolastica forte con suoi
relativi progetti educativi. Vi deve essere un forte investimento nell’ istruzione, anche se prima dell’
istruzione diventa fondamentale la socializzazione dell’ individuo, è proprio la socializzazione che
permette all’ individuo di divenire cittadino, un essere sociale.
L’istruzione formale della materia è solo il secondo fine, scopo il primario che è quello di una
produzione di cittadini coesi nella società. Ciò è necessario non per il benessere dell’ individuo, ma
per quello della società stessa.

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