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IL POTERE

Il potere non è affatto limitato alla sfera della politica e dello Stato, ma si tratta di una
semplificazione di un fenomeno molto complesso. Il potere può essere concepito come una
capacità trasformativa, ovvero la capacità di produrre dei cambiamenti e di modificare il
comportamento di determinati individui o di interi gruppi. Il potere presenta una duplice
natura:
- comando, forma di controllo
- poter fare, potenza di fare qualcosa → il potere diventa uno strumento per mobilitare
delle risorse in vista di un obiettivo.
Il potere, inoltre, si distingue in:
- pervasivo: diffuso in tutti i rapporti e pratiche sociali (rapporti interpersonali, sul
lavoro, nelle istituzioni);
- persuasivo: può indurre una persona ad agire in un certo modo.
Max Weber, sociologo tedesco, ha dedicato particolare attenzione allo studio del potere; egli
definisce il potere di un certo soggetto nella società come la possibilità che i suoi comandi
trovino obbedienza da parte di altre persone. Più uno è certo che i suoi comandi verranno
eseguiti più si dice che egli ha potere.
Il potere può essere esercitato:
- legittimo, quando la collettività riconosce a quella persona l’esercizio del potere, e
dunque l’autorità;
- illegittimo, quando la collettività non riconosce il potere a quella persona, in questo
caso si parla di atto di forza.
Lo Stato sopravvive quando il potere è legittimo, esso può dipendere da molti fattori ma
consiste sempre nel consenso che esso riesce ad ottenere dai cittadini anche senza
esercitare la sua forza. Lo Stato legittimo è quindi quel soggetto sociale a cui vengono
riconosciuti il diritto e il potere di governare la collettività. Quando si parla di potere legittimo
si fa riferimento a 3 poteri essenziali:
- tradizionale → nel caso di sovrani che passano il potere di generazione in
generazione;
- legale - tradizionale → quando vi è obbedienza perché è stato riconosciuto dalla
legge;
- carismatico → quando l’obbedienza è motivata dal credere che chi detiene il potere
abbia delle doti carismatiche.
Nella nostra società il livello più alto di potere è detenuto dallo Stato, il quale è riconosciuto
dal popolo.

LO STATO
Lo Stato è costituito da territorio, sovranità e popolo ed è un’organizzazione attraverso cui,
nella società moderna, viene istituzionalizzato il potere politico.
Lo Stato moderno ha conosciuto varie forme di Stato:
- monarchia assoluta che era caratterizzata dall’accentramento nella figura di un
monarca di tutte le funzioni della sovranità (legislativa, esecutiva, giudiziaria)
- monarchia costituzionale la quale introduce il principio della separazione dei poteri
affidandoli a organi indipendenti, lo Stato ha il compito di tutelare i diritti civili degli
individui;
- democrazia liberale la quale introduce il principio della sovranità popolare, i cittadini
delegano l'esercizio della sovranità ai rappresentanti liberamente eletti.
La prima critica alla democrazia è stata fatta da Alexis Tocqueville, magistrato francese,
secondo il quale il regime egualitario/ democratico favorisce il sorgere di un certo tipo umano
caratterizzato da atteggiamenti contrastanti: da un lato l’individualismo e arrivismo,
conseguenti alla possibilità di mobilità sociale, dall’altro la simpatia e la solidarietà nei
confronti degli altri individui percepiti come uguali. L’uguaglianza democratica crea una
sensibilità nei confronti degli altri individui capaci di comprendere e compatire gli altri,
propensi al dialogo e alla socievolezza. Secondo Tocqueville ai cittadini del regime
democratico mancano quei sentimenti nobili e generosi come l’eroismo, il coraggio, la lealtà
e la nobiltà d’animo. Questa mancanza produce conformismo e omologazione del pensiero
di massa porta alla mediocrità, chiamata dallo stesso Tocqueville tirannide della
maggioranza.
Invece, Stuart Mill, filosofo inglese, che sosteneva che la democrazia e la libertà vanno
difese dalla tirannide attraverso il confronto e il dibattito politico aperto privo di pregiudizi.
Il regime totalitario si afferma nella prima metà del Novecento ed è caratterizzato dal
controllo totale della vita dei cittadini che vengono considerati elementi dell'organismo
statale che non li tutela ma può servirsene per i propri fini.
Hannah Arendt, filosofa ebrea tedesca, ha scritto nel saggio Le origini del totalitarismo che il
totalitarismo è il prodotto del degenerare della società di massa.

LE NORME E LE LEGGI
Le norme sociali sono regole condivise dalla società e prodotte dalla società stessa; esse
stabiliscono come ci si debba comportare in determinate situazioni.
Le norme sociali si distinguono in:
- norme di tradizione (mores) ovvero nome che vengono tramandate oralmente di
generazione in generazione a cui viene riconosciuto un valore morale (implicite/non
scritte);
- norme giuridiche (state ways), hanno potere coercitivo,vengono emanate dallo stato
e devono essere rispettate da tutti (esplicite/scritte);
- consuetudini (folkways) ovvero norme ovvie e scontate ma che non sono formulate
direttamente (esempio il burqa).
Tensioni che si vanno a creare:
- tensioni tra cultura ideale (ovvero i valori, le norma in cui si crede) e tra la pratica
effettiva. Ad esempio in occidente si parla di uguaglianza ma vi è differenza,
discrepanza tra i generi, paesi ricchi e paesi poveri…
- tensione data dalla presenza di subculture, ovvero gruppi che non si riconoscono
nella cultura dominante, ad esempio le minoranze etniche
- tensione nei gruppi controcultura, ovvero gruppi che sono in disaccordo con la
cultura dominante.

ISTITUZIONE
L’insieme delle norme e dei valori corrisponde in una società nelle istituzioni, ad esempio la
famiglia, il carcere, l'ospedale, l’economia…

L’istituzione è polifunzionale:
- esplicita, manifesti come ad esempio nella famiglia la sua funzione esplicita è la
crescita dei figli
- implicita, latente come ad esempio nella famiglia la funzione implicita è la
sopravvivenza della specie
- istituzioni totali, le quali gestiscono la vita degli individui completamente, ad esempio
il carcere, il manicomio...
All’interno delle istituzioni ogni persona occupa un ruolo diverso e ad ogni ruolo corrisponde
precise aspettative sociali. la posizione che la persona occupa è chiamata status e ogni
persona ricopre più posizioni:
- status ascritti: ovvero le posizioni che l’individuo occupa nell’istituzione indipendente
dalla sua volontà;
- status acquisiti: ovvero posizioni che l’individuo occupa studiando e maturando una
professionalità.
Possono nascere problemi nelle persone che possiedono più status di due tipologie:
- intra ruolo: quando il conflitto è all’interno dello stesso ruolo;
- inter ruolo: quando il conflitto è tra due ruoli della persona. Ad esempio un
carabiniere che deve arrestare il figlio.

LE ORGANIZZAZIONI
Nella moderna società industriale, le istituzioni si oggettivano nelle organizzazioni: insieme
di risorse umane e di materiali creati con lo scopo di perseguire in modo razionale e
coordinato determinati fini collettivi (scuola, ospedale).
Il tratto comune delle organizzazioni è la struttura burocratica:
- la presenza di un personale stipendiato in funzione dell’incarico;
- una rigida gerarchica divisione delle competenze per cui ogni individuo occupa una
determinata posizione e può avere persone che dipendono da lui e superiori a cui
obbedire;
- norme scritte e predefinite.

DEVIANZA E CONTROLLO SOCIALE


Il controllo della società avviene attraverso norme e sanzioni che possono essere:
- restrittive: divieti, obblighi giuridici;
- gratificanti: premi e riconoscimenti.
Quando un soggetto non accetta, non si riconosce pienamente nelle norme della sua
società, entra in conflitto con il gruppo di appartenenza ed assume dei comportamenti
trasgressivi, aggressivi o antisociali. Questo comportamento è chiamato devianza.
Il concetto di devianza è relativo: ciò che si può fare o non fare varia nello spazio e nel
tempo, non in tutte le società sono devianti gli stessi comportamenti.
La devianza presenta due caratteristiche contrastanti l’una con l’altra:
1) rischio potenziale per il sistema sociale infrangendo le norme ne minano il buon
funzionamento
2) valvola di sfogo delle tensioni: una società in cui tutti si comportano seguendo le
norme senza originalità sarebbe una società di marionette, senza passioni,
motivazioni e autonomia.
Nella seconda metà dell’800 ci sono stati vari studi sull’origine della devianza per cercare di
capire il motivo dell’allontanamento dalle norme.
La prima interpretazione fu eseguita da Cesare Lombroso, criminologo che comincia a
sostenere l’origine biologica della devianza (dalla nascita) e lo faceva risalire ad una
specifica conformazione del cranio
La seconda interpretazione fu effettuata dalla scuola di Chicago, la quale fa una ricerca
etnografica sulle bande giovanili che vivono in periferia, caratterizzata dall’assenza di
istituzioni e dei servizi essenziali. Queste bande hanno una loro cultura e norme, la devianza
si apprende nel contesto in cui si vive, la normalità diventa la devianza.
Secondo queste interpretazioni chi commette reati non è deviante, in quanto agisce secondo
la normalità del gruppo a cui appartiene, secondo motivazioni fondate e in modo non
differente in cui agisce chi rispetta le norme.
Secondo Robert Merton la società impone degli standard e degli obiettivi da raggiungere,
non tutti però hanno i mezzi per conseguirli: lo scarto tra obiettivi e mezzi determina le azioni
illecite da parte di alcuni individui. I deviati utilizzano mezzi non leciti per raggiungere
obiettivi e scopi stabiliti dalla società.
Secondo la teoria dell’etichettamento, invece, elaborata da Erving Goffman e da Howard
Becker la devianza non è una caratteristica di particolari gruppi o individui, come avevano
sostenuto alcuni esponenti della scuola di Chicago ma nasce in un momento secondario con
meccanismi di attribuzione da parte della società nel momento in cui un soggetto
trasgredisce la norma:
- Primo momento: devianza primaria : il soggetto si allontana dalla norma e sconta la
sua pena. La sua punizione è l’etichettamento da parte della società come
“criminale”.
- Secondo momento. etichettamento e sviluppo di abitudini e di comportamenti deviati:
questo etichettamento per una singola trasgressione porta la persona a identificarsi
come deviati sviluppando abitudini, usi e comportamenti da deviato cronico. Questo
processo viene chiamato effetto Pigmalione.

WELFARE STATE
Il Welfare state, detto anche stato del benessere o stato sociale, è l’insieme di tutti gli
interventi pubblici attraverso cui, nei paesi industrializzati, lo stato mira ad attuare i diritti
sociali dell’individuo. Il Welfare state si fa, inoltre, carico del benessere cittadino mirando a
garantire loro gli standard, minimi di… della loro quotidianità.
I principali programmi del Welfare State sono i sistemi pensionistici, la sanità, i sussidi di
disoccupazione e altre politiche attive del mercato del lavoro.

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