(.
MacKinnon, Rape, Genocide and Womens Human Rights, in Harvard Womens Law Journal)
Al di l delle molteplici configurazioni e delle tutele concrete che i diritti delle donne
possono assumere nelle diverse parti del mondo, nella riflessione teorica si pone il problema di
quanto e come i fondamenti teorici dei diritti delluomo siano rilevanti per i diritti delle donne.
Nelle pagine che seguono propongo una ricostruzione sintetica delle relazioni tra donne e
diritti tracciando un percorso che ruota attorno a due nozioni centrali nella fondazione antropologica
e filosofica dei diritti delluomo: lidea di autonomia individuale e il principio di eguaglianza.
Queste due nozioni hanno assunto un ruolo fondamentale anche negli sviluppi del rapporto
tra donne e diritti, rivelando a pi riprese, pur in differenti formulazioni, la loro intima connessione.
1. Lesclusione
La storia dei diritti delle donne molto pi breve di quella dei diritti delluomo, soprattutto
da molto meno tempo, circa un secolo, che le donne hanno cominciato a potersi occupare dei loro
diritti.
Per tutto il lungo periodo della teorizzazione e della positivizzazione dei diritti delluomo e
del cittadino, laccesso delle donne ai diritti fortemente limitato, quando non del tutto precluso.
Il titolare di diritti in primo luogo un soggetto razionale: la fondazione universalistica dei
diritti si incentra sulla ragione come elemento comune a tutti gli uomini.
La formazione dellidea di diritti soggettivi avviene nellambito del giusnaturalismo
moderno e della sua ricerca di fondamento non pi nella rivelazione, ma nella ragione umana.
Dalla ragione discendono i diritti che luomo ha per natura e nella ragione risiede la sua
capacit di esercitarli.
La ragione va di pari passo con lautonomia individuale: sia la tradizione giuridica del diritto
soggettivo sia quella filosofica dei diritti naturali delluomo si fondano sulla concezione moderna
della persona come individuo con un valore etico autonomo che si pone come interlocutore del
potere politico.
Il contratto sociale la manifestazione per eccellenza dell'autonomia individuale, esso
presuppone un individuo libero, razionale e responsabile, capace di giudicare il bene e il male per s
e capace di vincolarsi, di assumere un impegno e mantenerlo.
Lidea di autonomia si ripropone poi nel Settecento come astrazione della persona da vincoli
comunitari e collettivistici.
Il nuovo ordine sociale che sar sancito simbolicamente dalla Dichiarazione del 1789-
fondato sull'individuo autonomo, lavoratore e proprietario, sulle sue capacit di affermazione
economica e sociale.
Il titolare di diritti viene a coincidere con il soggetto fisico, un soggetto psicologicamente
liberato che non ha pi bisogno di rannicchiarsi allinterno di protettivi assetti comunitari.
Il titolare di diritti dunque un soggetto autonomo: individuo solo ripiegato su se stesso,
come dir Marx.
Ed un soggetto proprietario. Vita, libert e propriet non sono soltanto la triade originaria
dei diritti naturali delluomo, ma si fondano su una comune visione del rapporto del soggetto con i
propri beni, di cui signore e dunque di cui pu liberamente disporre.
Gi nel XVI secolo la nozione di propriet, dominium, esprime in vari autori il rapporto di
disposizione esclusiva che ha la persona dei propri beni.9
Alla donna riservato il lavoro domestico, la cura dei familiari e della casa, leducazione dei
figli, lassistenza degli anziani, i rapporti sociali: tutte attivit non remunerate, non considerate
propriamente lavoro e il cui riconoscimento di valore lasciato alla discrezionalit degli uomini
che la circondano.
La differenza di ruoli assegna agli uomini la sfera pubblica e alle donne la sfera privata.
Mentre le Dichiarazioni settecentesche parlano di uomini e cittadini lasciando indeterminata
la possibilit di includervi le donne e le cittadine, nel secolo successivo lattuazione dei diritti
attraverso norme giuridiche comprende disposizioni esplicite di esclusione delle donne.
Se ad un livello astratto si poteva mantenere unapparente neutralit e universalit dei diritti,
nel momento in cui da diritti dell'uomo diventano diritti del cittadino, da diritti naturali diventano
diritti positivi diventa anche necessario formalizzare quali possono essere le categorie titolari.
Nel XIX secolo si inizia a delineare una nozione di cittadinanza come frontiera di
esclusione: solo le persone che hanno determinati requisiti sono titolari di un complesso di diritti, e
corrispondenti doveri, nei confronti dello Stato sovrano.
Nella categoria dei diritti civili si consolida la sovrapposizione tra libert e propriet e la
confusione tra diritti fondamentali e patrimoniali.
Una sovrapposizione ripetutamente confermata
nella teoria
politica
liberale anche
attraverso la teorizzazione di una sfera di sovranit/libert individuale, basta ricordare John Stuart
Mill: su stesso, sul suo corpo e sulla sua mente lindividuo sovrano.
I diritti diventano dunque i custodi dello spazio di autodeterminazione e sovranit
dellindividuo adulto e capace, di quello spazio in cui ciascuno sa e pu decidere il proprio bene.
Soggetto autonomo e soggetto proprietario si sovrappongono ma le donne non possono
esserlo, sia perch prive di razionalit, sia perch economicamente dipendenti dagli uomini.
Una dipendenza a cui non possono sottrarsi dal momento che loro preclusa listruzione e
laccesso ai lavori remunerati.
Nel Codice civile italiano del 1865 le mogli non hanno libert di movimento, poich devono
accompagnare il marito dove egli decide di risiedere (art. 131), hanno minori poteri riguardo ai figli: la
potest "patria". Anche i loro diritti di propriet sono fortemente limitati, in quanto non possono "donare,
Le nuove prospettive legate allaffermazione dello Stato sociale che dominano in termini
generali il dibattito pubblico si rispecchiano nei movimenti e nel pensiero femminile.
La visione sostanziale delleguaglianza si declina con riferimento alla differenza
femminile e alle diseguaglianze e discriminazioni che ne derivano, legittimando lintervento dello
Stato per riequilibrare i rapporti, ridistribuire le risorse, attenuare gli svantaggi.
Nellambito dei diritti positivi si inaugura una stagione di riforme dirette a introdurre in tutti
i campi la parit dichiarata nelle Costituzioni.
I movimenti femminili si mobilitano per grandi battaglie come quella sul divorzio o
sullaborto, sulla parit in famiglia e sulle pari opportunit sul lavoro.
Negli anni ottanta si diffondono nei paesi europei anche varie forme di sostegno alla
presenza femminile in ambito pubblico, soprattutto per favorirne la partecipazione politica: azioni
positive e quote, misure molto discusse anche allinterno del pensiero femminile.
Per le donne la rivendicazione dellautodeterminazione sul proprio corpo e sul proprio
destino si dispiega in relazione alla sessualit e alla maternit, fondandosi sulle possibilit aperte
dalle nuove tecniche che ne permettono un esercizio consapevole: contraccezione e interruzione di
gravidanza.
La nozione di genere riferita alla costruzione culturale del femminile e del maschile si
affianca a quello di sesso, ricondotta alla dimensione biologica della differenza.
Su questa base si avviano i Gender Studies.
Come per leguaglianza anche per lautonomia si oltrepassa la dichiarazione formale: non
sufficiente essere dichiarate autonome per esserlo.
In generale la concezione di autonomia personale inizia ad essere messa in relazione con
lambiente di appartenenza.
Nel femminismo degli ultimi decenni del Novecento, nella teoria come nei movimenti
sociali, emerge una particolare attenzione alla specificit delle singole situazioni, ai vincoli concreti,
alle differenze tra donne.
Ci si confronta con la realt di soggetto situato non solo dal punto di vista del genere: il
punto di vista della donna bianca, di classe media, eterosessuale, laica o di religione cristiana viene
radicalmente messo in discussione dal femminismo nero e dal femminismo lesbico.
Lesistenza di differenze interne al movimento delle donne, di persone con storie, valori e
esigenze diversi non riconducibili a modelli univoci ha posto di fronte alla necessit di non creare
un soggetto-donna falsamente universale e neutrale, riproducendo cos la distorsione rimproverata
alla cultura maschile.
Evitare unattitudine assimilatoria vuol dire dunque non ignorare le differenze di classe, di
cultura, di razza, di religione tra le donne e non assumere un unico punto di vista delle donne.
ceto sociale, essendo in realt espressione di un individuo preciso: uomo, bianco, di classe media,
proprietario.
I diritti non sarebbero dunque n universali n neutrali, ma diritti di soggetti particolari,
dunque non soltanto inadeguati a tradurre i valori, gli interessi, gli stili di vita di persone diverse ma
anche potenzialmente dannosi.
La costruzione teorica dei diritti viene considerata come esito politico di una logica sessuata,
rispondente ad un punto di vista maschile e fondata sullesclusione e sulla soggezione delle donne.
Le idee di eguaglianza giuridica e di autonomia individuale vengono, in questa fase,
radicalmente messe in discussione.
Leguaglianza che si traduce in identit di trattamento inadeguata perch - ignorando le
differenze esistenti - si traduce in discriminazioni di fatto.
Una norma/normalit costruita su determinati modelli necessariamente sar penalizzante per
persone ad essi estranee: le donne hanno maggiori difficolt rispetto agli uomini a partecipare e
vincere in un gioco di cui non hanno contribuito a fissare le regole.
Ma ha anche effetti assimilatori: diritti e politiche fondate sullidentit di trattamento
spingono le persone ad adottare valori, comportamenti, pratiche istituzionalizzate, stili di vita
caratteristici del gruppo dominante.
Nellambito della teoria giuridica femminista anglosassone si consolida la divisione tra chi
sostiene l Equal Treatment e chi sostiene lo Special Treatment.
Da un lato coloro che, mantenendosi nella tradizione liberale, credono che anche alle donne
vada estesa fino in fondo la logica dei diritti, il corrispondente modello di responsabilit
individuale, e in generale sostengono che le donne debbano essere trattate nello stesso modo degli
uomini.
Daltro lato coloro che sottolineano linadeguatezza strutturale proprio di quella logica, ne
rigettano lestensione alle donne e sostengono la necessit di trattamenti diversi, speciali.
Un buon esempio delle due posizioni la divergenza tra Carmel Shalev e Carol Pateman sul
problema degli effetti giuridici dellaccordo di surrogazione di maternit.
Shalev, liberale, sostiene che dallautonomia della donna consegue responsabilit e inderogabilit
verso gli impegni assunti, Pateman, radicale, rifiuta lapplicazione del modello contrattualista.
Per Shalev ogni riconoscimento di specialit a questa situazione e dunque di deroga alla
responsabilit contrattuale della madre gestante riporterebbe la donna ad uno status di debolezza e
dipendenza.
Per Pateman la particolarit della situazione non permette di assimilare la madre gestante ad
un soggetto astratto, n il suo impegno ad un qualunque impegno di natura patrimoniale.
La valorizzazione dellautonomia del soggetto, dunque in questo caso della donna che si
assume la gravidanza, richiede di ricondurvi anche la possibilit di cambiare idea nel corso della
gravidanza, decidendo di essere madre non solo naturale ma anche sociale.
Equal treatment e Special treatment si traducono dunque non soltanto in differenti
concezioni del rapporto tra eguaglianza e diritto, ma anche in differenti concezioni dellautonomia
personale: gran parte del dibattito giuridico e politico femminista degli ultimi decenni del
Novecento ruota intorno a queste due nozioni.
In questa prospettiva la teoria femminista recepisce e rielabora una critica classica al
paradigma dei diritti, cio quella di essere fondati su una visione atomistica della societ, su una
concezione contrattuale dei rapporti sociali e su unantropologia individualista, tre modelli che non
corrispondono, almeno non esclusivamente, alla realt.
In primo luogo si fa valere lo scarto tra soggetto costruito e soggetto reale: lessere umano
(maschio e femmina) non , o almeno non sempre, in una condizione di razionalit, autonomia,
consapevolezza ma allopposto in una situazione di dipendenza, incertezza, bisogno.
Inoltre lautonomia per le donne considerata come una condizione non soltanto limitata da
fattori contingenti, ma costitutivamente irraggiungibile proprio perch costruita attraverso strumenti
concettuali e dispositivi giuridici che si fondano sulla sua negazione per le donne.
Alletica dei diritti, fondata sullautonomia dei soggetti, si affianca e si contrappone unetica
della cura, fondata sulla loro interdipendenza.
Lidea di unetica della cura ha, com noto, la sua origine negli studi della psicologa Carol Gilligan
(Nel volume In a Different Voice del 1982 Gilligan ricostruisce, sulla base di interviste a uomini e donne di varie et, la concezione della moralit e
le esperienze personali di conflitti e di scelte etiche. La particolare configurazione della morale femminile costituisce per Gilligan unattitudine da
difendere e sviluppare in una prospettiva etica che si realizzi ad integrazione o sostituzione di quella maschile.),
sviluppi e rielaborazioni.
Secondo Gilligan si possono individuare due percorsi di ragionamento morale che emergono
con evidenza nei casi di conflitto: unetica della cura o della responsabilit, distinguibile da unetica
della giustizia o dei diritti.
Letica dei diritti si fonda sul concetto di eguaglianza e sullapplicazione di principi giusti,
mentre letica della responsabilit poggia sul riconoscimento della diversit dei bisogni delle
persone.
Per letica della cura il fondamento della responsabilit e delle pretese morali risiede nella
sofferenza soggettiva, mentre per letica dei diritti risiede nella violazione di una norma: mentre
letica della cura guarda al futuro, alla salvaguardia delle relazioni e pone lattenzione ai bisogni dei
soggetti coinvolti, letica dei diritti guarda al passato, allapplicazione di principi e norme a
prescindere dalle conseguenze sulle persone coinvolte.
Inizialmente letica della cura stata vista come una componente tipica della morale
femminile e quella della giustizia della morale maschile, visione che stata poi superata dalla
constatazione che in entrambi i sessi sono presenti entrambe le attitudini.
Il fatto che i diritti si fondano su un presupposto non sempre riscontrabile nella realt,
lautonomia e la razionalit dei titolari non significa o almeno non per tutte che i diritti debbano
essere rigettati, ma solo che devono essere usati con cautela.
Elisabeth Wolgast esprime con grande chiarezza questa posizione. Essa considera la volont
e la rivendicazione, sulla scorta di Joel Feinberg, elementi essenziali dei diritti: "Il diritto mette il
detentore in una posizione assertivai diritti pongono gli aventi diritto al posto di guida".
Proprio perch autonomia, razionalit, rivendicazione sono caratteri fondativi dei diritti vi
sono alcune situazioni in cui i diritti sono sbagliati".
Soggetti non autonomi che spesso non hanno la capacit concreta, almeno in quella
specifica situazione, di dare un contenuto ai propri diritti e di farli valere.
Il caso pi evidente quello del malato nei confronti del medico o del personale sanitario
verso i quali si trova in un rapporto di dipendenza materiale e psicologica, e spesso anche di
incapacit cognitiva di comprendere le informazioni che lo riguardano.
In questo caso il titolare non soltanto non in grado di esercitare i suoi diritti, ma, secondo
Wolgast, il fatto di avergli riconosciuto dei diritti permette di non attuare altre forme di tutela pi
adeguate ai suoi bisogni.
In certe situazioni attribuire un diritto diventa un modo per evitare di attribuire
responsabilit a coloro che sono in posizione di forza e controllo.
In conclusione dunque i diritti vanno bene per alcuni rapporti, non per tutti: in situazioni
estranee all'antropologia e alla visione dei rapporti umani in base al quale stato formulato lo
strumento dei diritti non funziona e anzi pu essere dannoso.
3.2. La costruzione di diritti sessuati e le sfide del femminismo fuori dallOccidente
A partire dagli anni Novanta mentre continuano a svilupparsi i Gender studies, diminuisce
la diffidenza verso il diritto e i diritti.
La teoria femminista torna a rivolgersi a questioni che riguardano la vita, le discriminazioni
e le forme di oppressione femminile confrontandosi nel dibattito pubblico e cercando nuove
formulazione di norme e principi che traducano il punto di vista delle donne.
Nei paesi anglosassoni e scandinavi si consolidano approcci come la Womens law e la
Feminist Jurisprudence il cui presupposto che il diritto non costitutivamente maschile, dunque
sessista, ma lo solo in quanto stato formulato dagli uomini.
Catharine Mac Kinnon, giurista statunitense importante esponente del femminismo radicale,
una delle principali rappresentanti di quella parte della teoria giuridica femminista che adotta e
riformula principi e diritti della tradizione liberale per utilizzarli in battaglie politiche volte ad
eliminare comportamenti oppressivi e discriminatori per le donne.
MacKinnon considera la sessualit come lambito privilegiato di oppressione maschile che
accomuna, pur in forme diverse, tutte le donne nel mondo.
Il problema per il diritto non dunque se debba trattare le donne in modo identico o
differente rispetto agli uomini, ma piuttosto quello di evitare che costituisca uno strumento di
subordinazione e oppressione.
Lattenzione della riflessione femminista deve spostarsi dalla differenza alloppressione e
non pu abbandonare il dibattito pubblico, larena politica, lelaborazione giuridica.
Limpegno e gli scritti di MacKinnon per la legge contro le molestie sessuali sul luogo di
lavoro, per il divieto della pornografia che propone immagini di assoggettamento femminile e di
violenza sulle donne, per la qualificazione internazionale dello stupro etnico come genocidio, le sue
battaglie intellettuali per una ridefinizione del principio di eguaglianza che permetta di intervenire
su pratiche dannose per le donne, sono ormai ampiamente noti.
Anche letica della cura si dispiega sul piano delle politiche pubbliche: da descrizione di un
complesso di attivit e di una corrispondente attitudine morale individuale viene trasposta sul piano
normativo, proponendosi come il contenuto di riforme politiche e giuridiche.
In questa direzione si inserisce lelaborazione della filosofa nordamericana Joan Tronto che
si propone come uno strumento per affrontare i bisogni umani in una societ in cui la dipendenza
assunta come normalit, non vista come uno stigma negativo, ma come un carattere necessario e
universale delle relazioni umane.
Tronto parte dallanalisi dellimportanza che in tutte le societ assumono le attivit di cura e
al contempo della sua ineguale distribuzione e della sua svalutazione economica e culturale nelle
nostre societ, per arrivare ad una proposta politica mirante in primo luogo a rendere visibile e
conferire valore pubblico alle attivit di cura e a chi le presta, in secondo luogo a ridistribuirne il
carico su varie componenti della societ, uomini e donne.
Le persone non sono autonome e autosufficienti: la cura di per s unattivit che non si
svolge tra soggetti eguali e autonomi, ma implica situazioni di dipendenza e bisogno.
La cura comporta unattitudine paternalista/maternalista: il pericolo che chi riceve delle
cure perda la sua autonomia e il suo senso di indipendenza sempre implicito nel processo di cura.
Tuttavia ci non significa per Tronto rinunciare allautonomia della persona che rimane
lelemento centrale nella interpretazione e nella scelta dei bisogni da soddisfare.
I diritti prima di essere norme giuridiche sono elementi culturali costituiti da insiemi di
credenze, valori, comportamenti, pratiche.
(Laccento posto sullautonomia e sulla volont del titolare rimanda ad una concezione del diritto come scelta-volont ( will-choice
theories) classicamente contrapposta a quella del diritto come interesse (interest theories). A me pare che i diritti delle donne per potersi realizzare
debbano essere orientati pi verso le prime che verso le seconde,).
L autonomia del titolare di diritti non va dunque intesa come un fattore decontestualizzato:
la lettura femminista ha rivolto lattenzione ai processi che costruiscono lautonomia e ai fattori che
la ostacolano, proponendone nozioni complesse, attente alle influenze delle relazioni sociali e
culturali .
Dal punto di vista politico-giuridico questa riconsiderazione dellidea di autonomia
personale comporta la predisposizione di procedure di verifica della volont dei soggetti implicati,
di sostegno alla sua formazione e allelaborazione di una scelta consapevole, di una scelta il pi
possibile libera da costrizioni esterne e indesiderate, materiali e morali.
Si traduce quindi in maggiori garanzie di diritti di autodeterminazione, di libert personale,
di disposizione del proprio corpo, del proprio presente e futuro.
Garanzie che non possono derivare solo da divieti e minacce di punizioni, dunque da un uso
del diritto repressivo ma devono tradursi anche in sostegni e possibilit, dunque da un uso
promozionale del diritto, che comprenda laccesso effettivo ai principali diritti economico-sociali.
Per tutelare i diritti di questo soggetto non sufficiente neppure una visione di eguaglianza
sostanziale che si limiti a porre rimedio alle differenze, intese come fattori negativi produttori di
diseguaglianze.
La riflessione femminista si infatti rivolta alla ricerca di una nuova nozione di eguaglianza
fondata sulle differenze tra le persone, che ne prenda in carico le appartenenze, almeno quelle
essenziali per il loro benessere come le appartenenze di genere, cultura, religione.
Uneguaglianza che non si traduce in trattamenti speciali che possono richiedere deroghe
alleguaglianza formale, attribuendo vantaggi agli svantaggiati, ma in trattamenti differenziati che si
fondano su una visione pluralista della societ, dove non esiste un modello dominante di valori e
pratiche considerato come normale, rispetto al quale gli altri sono speciali.
Una versione delleguaglianza che in ultima analisi appare come il vero contenuto di
uneffettiva eguaglianza di fronte alla legge.
In concreto ci pu significare, ad esempio, che diritti sociali come lassistenza sanitaria,
lorganizzazione del lavoro e listruzione non siano pi pensati e attuati come neutrali rispetto al
genere, alla religione, alla cultura dei soggetti; pu tradursi nella sanzione di un comportamento
percepito come lesivo da un punto di vista particolare ( come nel caso delle molestie sessuali sul
luogo di lavoro o dei discorsi razzisti) ma pu anche significare che lo stesso comportamento possa
avere un diverso trattamento giuridico in relazione a caratteristiche di gruppo - assunte come
rilevanti - di chi lo compie. (dei diritti economici e sociali quello in cui sono pi richieste forme di attuazione differenziate
in ragione dei destinatari, che si confrontino con differenti visioni del corpo, della famiglia, del lavoro e del ruolo della donna nella societ, dei
rapporti tra individuo e gruppo, della religione ecc. Per essere effettivi, per essere eguali, questi diritti, basti pensare al diritto alla salute o
allistruzione, non possono ignorare le differenze di genere e cultura, religione.)
Nei percorsi dei diritti delle donne si possono dunque evidenziare tre fondamentali
prospettive in cui considerare il rapporto tra eguaglianza normativa e appartenenze rilevanti.
La prima quella classica delleguaglianza formale, che si traduce in identit di trattamento
e implica lindifferenza del diritto verso le differenze.
La seconda, che quella comunemente detta delleguaglianza sostanziale, considera le
differenze, economiche, sociali, naturali, dal punto di vista delle diseguaglianze che esse producono
e dunque come svantaggi che vanno cancellati o almeno attenuati.
Una terza visione -che si pu chiamare eguaglianza inclusiva - implica che le differenze di
gruppo non siano pi ignorate come nelleguaglianza formale n considerate per le loro
conseguenze negative come nelleguaglianza sostanziale, ma siano considerate come caratteri
positivi o comunque giuridicamente rilevanti.
Queste tre concezioni del rapporto tra eguaglianza normativa e differenze fattuali, le norme e
le politiche che ne derivano, non vanno considerate alternative, ma piuttosto complementari: tutte e
tre devono confluire nella costruzione e nellapplicazione di diritti fondamentali e nella
realizzazione di un giusto trattamento del caso individuale.
Una concezione ampia delleguaglianza delle opportunit le comprende tutte e tre. La loro
integrazione, in luogo della loro contrapposizione, costituisce un obiettivo centrale nella
formulazione e nella garanzia di diritti umani a partire dal punto di vista delle donne.