INTRODUZIONE
L'argomento di questo saggio è la libertà civile e sociale: la natura e limiti del potere che la società può legittimamente esercitare sull’ individuo.
Questa questione influisce profondamente sulle polemiche quotidiane del nostro tempo. La lotta tra libertà e autorità è il carattere più evidente dei
periodi storici, in particolare in Grecia, Roma e Inghilterra, ma nell'antichità si trattava di conflitti tra sudditi e Governo. Per Libertà si intendeva la
protezione dalla tirannia dei governanti concepiti come necessariamente antagonisti al loro popolo. Si trattava di un singolo o di una casta
dominante la cui supremazia gli uomini non osavano mettere in discussione. Il potere dei governati a dei governanti era considerato necessario ma
anche estremamente pericoloso, un'arma che essi avrebbero cercato di usare contro i propri sudditi altrettanto che contro i nemici esterni. Quindi
lo scopo dei cittadini era quello di porre limiti al potere sulla comunità concesso al governante e questa delimitazione era ciò che essi intendevano
per Libertà. Si cercava infatti di conseguirla in due modi: in un primo luogo Ottenendo il riconoscimento di certe immunità chiamate libertà o diritti
politici, la cui violazione da parte del governo sarebbe stata considerata infrazione ai doveri del suo ufficio e avrebbe giustificato L'opposizione e la
ribellione generale, la seconda modalità era la creazione di vincoli costituzionali per cui il consenso della comunità o di un qualche organismo che
avrebbe dovuto rappresentare, veniva reso condizione necessaria per alcuni atti fondamentali dell'esercizio del potere. Ad un certo punto però ci si
rese conto che i governi non dovevano essere necessariamente un potere indipendente e giudicarono preferibile che il potere venisse concesso
dalla comunità così che non né sarebbe stato abusato il governo, andava identificato con il popolo e l'interesse del governo con quello della nazione
così che il potere del governo sarebbe coinciso proprio con quello della nazione; tale principio fu alla base del liberalismo europeo. Con la prima
repubblica democratica venne stabilito il principio della sovranità del Popolo, ovvero della maggioranza. Si affermò anche la necessità di imporre
delle regole delle leggi perché ogni uomo è abituato a credere di poter agire liberamente in base ai propri interessi e passioni, e proprio in base a
queste si stabilisce l'etica dei rapporti sociali. in questo modo il governo elettivo e responsabile divenne oggetto delle osservazioni e delle critiche
che accompagnano ogni grande realtà. La volontà del Popolo significa la volontà della parte di popolo più numerosa, ovvero la maggioranza; quindi,
la limitazione del potere del governo sugli individui non perde in alcun modo la sua importanza quando i detentori del potere sono regolarmente
responsabili verso la comunità cioè al partito che in essa predomina. Nella tirannia della maggioranza la società puoi seguire ed esegue i propri
ordini, e se gli ordini che emana sono sbagliati viene esercitata una tirannide sociale più potente di molti tipi di oppressione politica poiché lascia
sempre meno vie di scampo, penetrando più profondamente nella vita quotidiana e rendendo schiava l'anima stessa. Quindi la protezione dalla
tirannide del magistrato non è sufficiente È necessario anche proteggersi dalla tirannia dell’opinione e del sentimento predominante, dalla
Tendenza della società ad imporre le proprie idee e usanze a chi dissente e a costringere tutti i caratteri a conformarsi al suo modello. Bisogna
dunque trovare una soluzione a questo problema e in questo campo sono stati fatti sempre troppi pochi progressi che hanno portato poi ad una
soluzione. Dovunque vi sia una classe dominante, la morale del paese emana dai suoi interessi di classe e dai suoi sentimenti di superiorità di classe.
L'etica dei rapporti tra Spartani e iloti, piantatori e Negri, principi e sudditi, Uomini e Donne è stata per la maggior parte creata da questi interessi e
sistemi sentimenti di classe. Infatti, le norme di comportamento da osservare per non incorrere nelle sanzioni e della legge o dell'opinione sono
quelle simpatie e antipatie alla società. Le classi dominanti, infatti, si sono preoccupate di determinare ciò che la società dovrebbe preferire o non
preferire, modificando i sentimenti degli uomini rispetto ad alcune questioni. Proprio per questo motivo, i diritti dell'individuo contrapposti a quelli
della società sono stati rivendicati e la società pretendeva Libertà religiosa e libertà di coscienza visti come diritti inalienabili. È assolutamente
negato che si debba rendere conto ad altri delle proprie convinzioni religiose. Tuttavia, l'intolleranza è molto radicalizzata e la libertà religiosa non è
mai stata quasi realizzata del tutto. Non vi è alcun principio riconosciuto sulla cui base venga valutata abitualmente la maggiore o minore
opportunità dell'interferenza statale. Gli uomini, Infatti, decidono secondo le loro preferenze personali: Alcuni di loro di fronte alla possibilità di
realizzare un bene o rimediare ad un male incitano volentieri lo stato a prendersene carico altri invece preferiscono sopportare quasi ogni sorta di
male sociale che aumentare il numero dei settori di attività umane sotto il controllo dell'intervento statale. Lo scopo di questo saggio è formulare
un principio molto semplice che vada a determinare i rapporti di controllo tra società e individui, sia che gli eserciti mediante la forza fisica sia con
forme di pene legali sia mediante la coazione morale dell'opinione pubblica. Il principio è che l'umanità è giustificata a interferire sulla libertà
d'azione di chiunque soltanto al fine di proteggersi e il solo scopo per cui si può legittimamente esercitare un potere su qualunque membro di una
comunità contro la sua volontà e per evitare danno agli altri. Non lo si può costringere a fare o non fare qualcosa perché è meglio per lui o perché lo
renderà felice ma si può costringere a fare o non fare qualcosa se questa azione andrà ad avere ripercussioni su altri individui. È forse superfluo
aggiungere che questa dottrina vale solo per gli esseri umani che hanno le loro facoltà utilizzabili nella loro pienezza, ovviamente non si sta
parlando di bambini o di giovani che per legge sono considerati minori d'età. Se qualcuno commette un atto che danneggia gli altri vi è motivo di
punirlo con sanzioni ma ci sono anche però azioni positive a favore di altri che ciascuno può legittimamente essere obbligato a compiere come ad
esempio testimoniare davanti ad un tribunale, prendere difesa di un individuo in difficoltà che subisce degli abusi oppure soccorrere una persona
che necessita di aiuto. Questa, quindi, è la regione propria della Libertà umana, infatti, la coscienza interiore è legata alla libertà di pensiero,
assoluta libertà di opinione in tutti i campi, scientifico, morale, o teologico, la libertà di esprimere e rendere pubbliche le proprie opinioni. In
secondo luogo, questo principio richiede la libertà di gusti e di modellare il piano della nostra vita secondo il nostro carattere, di agire come
vogliamo con tutte le possibili conseguenze senza essere ostacolati dai nostri simili, ovviamente però le nostre azioni non devono danneggiare gli
altri la libertà di ciascuno è anche quella di associazione tra individui, come la libertà di unirsi per qualunque scopo a condizione che si tratti di adulti
non costretti con la forza. Nessuna società in cui queste libertà non siano rispettate nel loro complesso è libera, indipendentemente dalla sua forma
di governo. Ciascuno è il guardiano della propria salute fisica, mentale e spirituale, gli uomini traggono maggior vantaggio dal permettere a ciascuno
di vivere come li sembra meglio, invece che dal costringerlo a vivere come sembra meglio agli altri.
È da sperare che sia trascorsa l'epoca in cui era necessario difendere la libertà di stampa come una delle garanzie contro un governo tirannico.
Imporre le opinioni e cercare di stabilire quali dottrine o argomentazione da ascoltare era un principio errato. Impedire l'espressione di un'opinione
è un crimine particolare perché significa derubare la razza umana: se l'opinione è giusta sono privati dall'opportunità di passare dall'errore alla
verità, se l'opinione è sbagliata perdono un beneficio che invece risale dal contrasto con l'errore. In primo luogo, l'opinione che si cerca di
sopprimere d'autorità può essere forse vera, naturalmente coloro che desiderano sopprimere negheranno la verità ma non sono infallibili. L’uomo,
Infatti, abitualmente si basa con fiducia assoluta sull'infallibilità del mondo in generale e il mondo significa per ciascuno la parte di esso con cui in è
in contatto, il suo partito, la sua Setta, la sua chiesa, la sua classe sociale. E la sua fede in questa autorità collettiva non è affatto scossa dal sapere
che altre epoche, Nazioni, chiese, classi e partiti pensano. L'uomo scarica sul proprio mondo la responsabilità di essere nel giusto e non è mai
turbato dal fatto che è stato il puro caso a decidere quale di questi vari modi sia il suo. La certezza assoluta. Infatti, non esiste, la possibilità di
correggere i propri errori di rimediarvi è possibile con la discussione è l'esperienza. La discussione è necessaria per indicarne l'interpretazione, le
opinioni e le pratiche erronee cedono gradualmente ai fatti e agli argomenti che però per avere effetto sulla mente devono essere sottoposti alla
sua considerazione. consideriamo una persona il cui giudizio sia veramente degno di fiducia: come lo è diventato? perché si è mantenuto aperto
alle critiche riguardanti le sue opinioni e la sua condotta, E perché si è imposto Come prassi di ascoltare tutto ciò che potesse venire detto contro di
lui. Una verità migliore, infatti, può essere scoperta quando la mente umana sarà in grado di recepirla e sarà aperta al confronto. Mill ha scelto di
analizzare tre casi in cui l’argomentazione contro la libertà di opinione è considerata più valida: Socrate e il suo memorabile scontro con le autorità
legali e l'opinione pubblica del suo tempo. Socrate nacque in un’epoca e in un paese ricchi di grandezza individuale. Quest'uomo ci è stato
tramandato come il più virtuoso del suo tempo, fonte d’ispirazione per Platone e per Aristotele. Questo maestro fu messo a morte dai suoi
concittadini dopo che un tribunale lo aveva condannato per empietà e immoralità: empietà poiché negava di aver riconosciuto dei non riconosciuti
dallo stato, anzi il suo accusatore affermò che non credeva in alcun Dio come viene detto nell'apologia di Socrate immoralità poiché dava con le sue
dottrine insegnamenti da corruttore della gioventù. Un altro episodio è quello dell'evento del Calvario, Infatti, l'uomo che oggi e da secoli viene
considerato la personificazione dell'onnipotente, perché fu mandato a morte? perché blasfemo, gli uomini non si limitarono a non riconoscere il
loro benefattore, ma lo scambiarono per l'esatto contrario di ciò che era, come con Socrate. Non erano dei malvagi, Erano uomini perfettamente
radicati nei sentimenti religiosi del loro tempo. Un altro esempio fu il detentore del potere Marco Aurelio, ha avuto buoni motivi per ritenersi il
migliore è il più illuminato tra i suoi contemporanei, fu monarca assoluto di tutto il mondo civile e mantenne per tutta la vita non solo la giustizia,
ma anche l'animo più sensibile. Costui era dotato di un intelletto aperto privo di pregiudizi, nonostante questo però Marco Aurelio non vide che il
cristianesimo potesse costituire un bene e non un male per il mondo, sapeva che la società del suo tempo si trovava in condizioni deplorevole ma
vedeva che ciò che la teneva insieme e le impediva di peggiorare Erano la fede nella divinità comunemente accettate e il loro culto, in quanto
signore dell'umanità riteneva suo dovere Non permettere che la società continuasse a disgregarsi, la nuova religione Infatti andava a rompere tutti
quei legami esistenti e l'unica soluzione era quella di adottarla o schiacciarla. Quindi dato che questa strana storia di un Dio Crocifisso gli appariva
inverosimile, autorizzò la persecuzione dei Cristiani. Questo è uno degli eventi più tragici di tutta la storia. I nemici della Libertà religiosa affermano,
che i persecutori del Cristianesimo avevano ragione e che la persecuzione è una prova alla quale la verità deve sottoporsi e che sempre può
superare perché le sanzioni legali si rivelano essere impotenti di fronte la verità, questa teoria sulla persecuzione è falsa secondo Mill. Ma realtà il
detto che la verità trionfa sempre sulle persecuzioni e una di quelle gradevoli falsità che gli uomini continuano a ripetersi finché non diventano
luoghi comuni Ma che tutta l'esperienza contraddice. La storia Abbonda di casi in cui la verità è stata costretta al silenzio delle persecuzioni. Le
persecuzioni, Infatti, sono sempre riuscite e nessuna persona ragionevole può dubitare che il cristianesimo avrebbe potuto essere sradicato dall’
Impero Romano, ma si diffuse e divenne predominante solo perché le persecuzioni furono occasionali, di breve durata e furono e separate da
lunghi intervalli di propaganda quasi indisturbata. Il reale vantaggio della verità invece è che quando un’opinione è vera la si può soffocare e che,
molte volte nel corso del tempo, vi saranno sempre persone che La riscopriranno finché non apparirà in circostanze migliori che le permetteranno
di sfuggire alla persecuzione, fino a quando si sarà sufficientemente consolidata, così da resistere a successivi sforzi di sopprimerla. Non illudiamoci
di essere liberi dalla persecuzione anche solo legale, infatti, la legge prevede ancora delle pene per le opinioni o almeno per la loro espressione. Ci
sono brandelli e vesti di persecuzione. chi può calcolare quanto perde il mondo con la moltitudine di intelletti promettenti, Ma uniti a caratteri
deboli, che non osano sviluppare alcuna libertà di pensiero Audace, vigorosa, indipendente, per timore di ritrovarsi con qualcosa che potrebbe
venire considerato irreligioso e immorale? La verità trae vantaggio dagli errori di chi Con l'opportuna ricerca riflette da solo, che dalle opinioni vere
di coloro che le hanno solo perché non si consentono di pensare, ma sono conformisti e si adattano. Non che la libertà di pensiero sia necessaria
solamente al fine di formare grandi pensatori, Anzi altrettanto è ancora più indispensabile per mettere anche agli uomini normali di raggiungere un
grado dignitoso di sviluppo intellettuale di cui sono capaci. molti sono stati i momenti storici in cui il vecchio dispotismo mentale fu abbattuto e uno
nuovo non ne aveva ancora preso il posto. Ciascun singolo Progresso del pensiero umano, delle istituzioni può essere chiaramente ricondotto a uno
di essi.
Passiamo ora al secondo aspetto della nostra argomentazione e Supponiamo che alcune opinioni siano comunemente accettate. Chi è fermamente
convinto di un'opinione dovrebbe essere stimolato dalla considerazione che si servirà che essa sia discussa a fondo e senza timore, se no finirà per
essere creduta come un freddo dogma, non come una verità attuale. Supponiamo che un'opinione sia vera ma venga pensata come se fosse un
pregiudizio una credenza indipendente da argomento, Non è questo il modo in cui un essere razionale dovrebbe possedere la verità. Questo non è
conoscere la verità, in queste condizioni la verità non è altro che superstizione Associata a parole, una verità considerata fredda, se si ha la
convinzione che la propria opinione sia corretta e vera bisogna con la discussione e il confronto, difenderla almeno contro le obiezioni più comuni
perché in campi infinitamente più complessi come quello della morale, della religione, della politica, dei rapporti sociali e degli affari della vita ci
sono molti argomenti a favore di qualsiasi opinione controversa alla propria. Bisogna Infatti avere una numerosità Di Basi tali da poterci discutere e
scegliere tra le due opinioni esaminando a fondo, conoscendo in maniera più chiara possibile le due ragioni, come nel caso della teoria eliocentrica
e geocentrica. questa discussione su opinioni opposte è così essenziale che se una verità fondamentale non trova oppositori è indispensabile
inventarli e munirli dei più validi argomenti per contestare. Nella realtà però la mancanza di discussione non solo fa dimenticare i fondamenti di
un'opinione ma, sullo stesso significato, le parole che esprimono non suggeriscono più idee, al posto di un concetto vigoroso e di una convinzione
Viva, soltanto poche frasi meccanicamente prese oppure se resta qualcosa del significato è solo l'involucro e la profonda essenza si è ormai persa. la
lotta per il predominio tra la nuova dottrina o Fede e le altre È una lotta in cui alla fine una dottrina prende il sopravvento diventando così
l'opinione generale oppure il suo Progresso si arresta e mantiene il terreno che si è conquistata ma smette di espandersi. spesso sentiamo i maestri
di ogni Fede lamentarsi di quanto sia difficile mantenere viva nei fedeli la percezione della verità che professano con le parole in modo che queste
parole possano nei propri sentimenti, determinare realmente un cambiamento nel proprio comportamento. Questa difficoltà non viene mai
avvertita quando la Fede sta lottando per sopravvivere, Infatti, solo in quel momento i più deboli riescono a comprendere e sentono vivamente ciò
per cui combattono ma quando la Fede è diventata ereditaria, cioè ricevuta passivamente e non attivamente, c’è sempre Una tendenza progressiva
a dimenticarne il significato tranne le formule, Finché la Fede non ha quasi più rapporto con la vita interiore dell'individuo Allora compaiono i casi
ormai così frequenti da costituire quasi la maggioranza in cui la fede resta, per così dire, esterna alla mente. Tutti i cristiani credono che i Beati siano
i poveri, che non devono giudicare se non vogliono essere giudicati, che non dovrebbero mai giurare, che se fossero perfetti dovrebbero vendere
tutto quello che hanno e darlo ai poveri, ci credono ma solamente come si crede in ciò che si è sempre sentito lodare e mai discutere. le dottrine
non hanno presa sui credenti comuni, non hanno potere sulle loro menti. i fedeli nutrono un rispetto consuetudinario per la loro formulazione ma
non un sentimento che dalle parole si estende alle cose che significano e costringa la mente a prendere coscienza di queste e modificarle in modo
che corrispondano alla formula. Di molte verità non si può comprendere pienamente il significato senza esperienza personale. La fatale tendenza
degli uomini a smettere di pensare a una questione quando non è più dubbia è la causa di metà dei loro errori. Un autore contemporaneo, infatti,
ha giustamente parlato del profondo sonno dogmatico indotto da un'opinione definitiva, un'opinione che ormai si è affermata pienamente e ha
superato quindi la fase del confronto ed è dunque definitiva. Con il progresso umano il numero delle dottrine che non saranno più oggetto di
dispute aumenterà costantemente, lo spegnersi di una questione dopo l'altra del dibattito serio È un accidente necessario nel consolidamento
dell'opinione, salutare nel caso in cui le opinioni sono vere, ma può essere anche pericoloso e nocivo se le opinioni sono errate. Fino a questo punto
abbiamo considerato soltanto due possibilità che l'opinione comunemente accettata che possa essere falsa e qualcun'altra vera, oppure che
l'opinione comune sia vera ma il contrasto con l'errore sia essenziale per una chiara comprensione e una profonda percezione della sua verità. Vi è
poi un terzo caso che è più frequente dei primi due: ovvero quando le dottrine contrastanti invece di essere una vera e l'altra falsa contengono
entrambe una parte di verità e l'opinione dissidente risulta essere necessaria per integrare la dottrina più generalmente accettata con ciò che le
manca. Questo si verifica anche in politica Infatti Esiste un partito dell'ordine e della stabilità e un partito progresso e delle riforme, che sono
entrambi necessari in una vita politica sana fino a quando uno dei due non avrà così tanto ampliato la sua visione delle cose da diventare un partito
ugualmente d'ordine e di progresso che sappia distinguere ciò che va conservato, da ciò che invece va abolito. Ambedue questi atteggiamenti
mentali derivano la loro utilità dalle carenze dell'altro. Temo molto che il tentativo di formare intelletto e sentimenti secondo una tipologia
esclusivamente religiosa che respinge criteri laici che fino ad oggi hanno coesistito e collaborato con l'etica Cristiana in uno scambio spirituale darà
come risultato caratteri bassi e servili che per quanto sottomessi a ciò che ritengono la volontà Suprema sono incapaci di comprendere ed
apprezzare il concerto di bene supremo. Mill crede che se si vuole la rigenerazione morale dell'umanità, etiche diverse da quelle di derivazione
Cristiana debbano coesistere con la morale Cristiana. In generale non bisognerebbe mai denigrare un’opinione anche se diversa, ma accettarla
affinché ci sia una crescita. Riassumendo Dunque i principi citati:
• - Ogni opinione costretta al silenzio può essere Vera, negarlo significa presume di essere infallibili.
• - in secondo luogo, anche se l'opinione repressa è un errore può contenere una parte di verità e soltanto mediante lo scontro tra opinioni
opposte che il resto della verità ha una probabilità di emergere,
• - in terzo luogo, anche se l'opinione comunemente accettata è non solo vero ma costituisce l'intera verità, se non si permette che sia
rigorosamente contestata, la maggior parte dei suoi seguaci la accetterà come se fosse un pregiudizio con poca comprensione dei suoi
fondamenti razionali,
• - il significato stesso della dottrina, infatti, rischierà di affievolirsi o svanire e perderà il suo effetto Vitale sul carattere e sul
comportamento degli uomini e costituirà un ingombro è un ostacolo allo sviluppo di qualsiasi convinzione.
Gli atti di qualunque tipo che senza causa giustificata, danneggiano gli altri, possono essere controllati dai sentimenti ad essi sfavorevoli e anche
dall'intervento attivo degli uomini. La libertà dell'individuo deve avere questo limite: l'individuo non deve creare fastidio agli altri. le loro verità sono
per la maggior parte delle mezze verità: l'unanimità fra gli uomini, infatti, non è auspicabile e la diversità non sarà un male, ma un bene fino a
quando gli uomini non saranno molto più capaci di riconoscere tutti gli aspetti della verità. Questi principi sono applicabili alle azioni altrettanto che
alle opinioni; in breve, è auspicabile che l'individualità sia libera di affermarsi nella sfera che non riguarda direttamente gli altri. Se la gente si
rendesse conto che il libero sviluppo dell'individualità e il bene comune non è solo connesso a tutto ciò che viene designato da Termini come civiltà,
istruzione, educazione, cultura, ma sono parte necessaria di tutte queste cose, non vi sarebbe il pericolo che la libertà venisse sottovalutata e la
definizione dei Confini tra essa e il controllo sociale non presenterebbe enormi difficoltà. La spontaneità non fa parte dell'ideale della maggioranza,
anzi questa è guardata con sospetto, come se fosse un fastidioso ostacolo contro l’accettazione generale di ciò che essa giudica più opportuno per
l'umanità. Il principio affermato da von Humboldt è che lo scopo a cui ciascun essere umano deve sempre tendere i suoi sforzi è l'individualità del
potere al suo sviluppo, ciò richiede due elementi: uno alla libertà e la varietà delle situazioni che dalla loro Unione nascono il vigore individuale, la
molteplicità della diversità che si combinano poi nella originalità. Facoltà umane come la percezione, il giudizio, l'attività mentale, e persino la
preferenza morale, si esercitano soltanto nelle scelte, facendo qualcosa soltanto perché gli altri la fanno, anche se si crede in qualcosa che gli altri
credono queste facoltà non vengono esercitate, chi invece permette al mondo in cui egli vive di scegliere la vita non ha bisogno di altre facoltà che
di quella della imitazione scimmiesca, chi si sceglie la vita invece esercita tutte le sue facoltà sa usare l'osservazione per vedere il ragionamento, il
giudizio per prevedere, l'attività per raccogliere gli elementi decisionali, e una volta presa liberamente la fermezza e il controllo per attenervisi e
queste qualità gli servono esattamente nella misura in cui determina la propria condotta secondo il proprio giudizio e propri sentimenti. Non sono
soltanto le azioni degli uomini ad essere realmente importanti, ma anche generi di uomini che le compiono. La natura umana non è una macchina
da costruire secondo un modello da regolare, perché compie esattamente il lavoro assegnatole, ma un albero che ha bisogno di crescere e
svilupparsi in ogni direzione secondo le tendenze delle forze interiori che lo rendono una creatura vivente. In quanto creatura vivente è
caratterizzata da desideri e impulsi che fanno parte dell'essere umano altrettanto quanto le convinzioni e le restrizioni a cui è sottoposto. Gli
impulsi vigorosi però possono essere pericolosi in situazione di squilibrio, ad esempio quando un gruppo di intenzioni e di tendenze si sviluppa e si
rafforza mentre le altre che invece dovrebbero essere altrettanto presenti, restano deboli e inattive; infatti, non è perché i loro desideri sono
vigorosi che gli uomini agiscono male, ma è perché le coscienze sono deboli. Una persona i cui desideri e impulsi sono suoi si dice che possiede un
carattere a differenza di una persona che invece ha desiderio impulsi non suoi ma di altri, ma non avrà carattere più di quanto ne abbia una
macchina a vapore, se oltre a essere suoi, i suoi impulsi sono rigorosi e sono guidati da una forte volontà egli ha un carattere energico. In alcuni
stadi iniziali della società ci sono state epoche in cui l'elemento della spontaneità e individualità era eccessivo e il principio sociale dovette lottare
duramente contro di esso, a quei tempi infatti la difficoltà consisteva nell’ indurre gli uomini vigorosi fisicamente e mentalmente a obbedire a
qualsiasi norma che volesse controllare i propri impulsi, per superare questa difficoltà, la legge afferma il suo potere sull'uomo nel complesso
pretendendo di controllare la l'intera vita e il carattere, ma oggi la società ha senza dubbio prevalso sull'individualità infatti c'è una carenza di
impulsi e preferenze individuali. Nella nostra epoca tutti, dalla più elevata alla classe sociale più bassa, vivono come se fossero sotto lo sguardo di
un censore ostile e tremendo, così la stessa mente si piega sotto il giogo, persino negli svaghi gli uomini pensano Prima di tutto a conformarsi, piace
stare tra la folla, sfuggono l'originalità e l'eccentricità di comportamento come fuggono il crimine, finché a forza di non seguire la propria natura
non hanno più natura propria, le loro facoltà umane si inaridiscono diventano incapaci di desideri, sono privi di opinioni e sentimenti e che possono
chiamare propri. È questa, dunque, la condizione auspicabile della natura umana? lo è stando alla teoria calvinista, per questa teoria infatti la
grande colpa è l'autonomia della volontà, tutto il bene di cui è capace l'umanità si riassume nel obbedienza, non c'è scelta si deve agire in un certo
modo. Questa è la teoria del calvinismo secondo cui gli uomini dovrebbero soddisfare alcune loro inclinazioni solamente con l'obbedienza cioè in un
modo prescritto dalle autorità e identico per tutti. Coltivando e facendo appello alle proprie facoltà ma sempre entro i limiti imposti dai diritti degli
interessi altrui, che gli uomini diventano Nobili e magnifici esempi di vita, si diversifica e si anima fornendo Maggiore stimolo e rafforzando il legame
che unisce ciascun individuo alla sua stirpe, l'esistenza individuale è più piena e quando le singole unità sono più Vitali, così lo è anche la massa che
compongono perché la natura di ciascuno abbia ogni opportunità di esplicarsi è essenziale che sia consentito a persone diverse di condurre vite
diverse. Per questo che l'individualità coincide con il progresso e che solo la sua coltivazione produce esseri umani completamente sviluppati, nella
vita l'originalità è preziosa. Il genio può respirare liberamente soltanto in un’atmosfera di libertà, le persone di genio sono dette più individualiste di
chiunque altro quindi meno capaci di adeguarsi ad uno dei pochi modelli che la società offre ai suoi membri per risparmiare loro il fastidio di
formarsi il proprio carattere. Se si permette di costringere entro un modello, la società non trarrà alcun beneficio dal loro genio. La semplice verità è
che la tendenza generale del mondo è sotto al predominio della mediocrità, oggi gli individui infatti si perdono nella folla, il solo potere che meriti di
essere totale è quello delle masse, che appartengono alla classe media cioè alla mediocrità collettiva, è proprio in queste circostanze che gli
individui eccezionali dovrebbero invece essere incoraggiati ad agire in modo differente dalle masse. Il fatto che oggi così pochi osano essere
eccentrici indica quanto siamo in pericolo. Comunque, il dispotismo della consuetudine si erge a ostacolo del progresso umano ed è in costante
antagonismo. Non è al progresso delle nostre macchine che dobbiamo puntare, continuiamo ad illuderci di essere il popolo più progressivo che sia
mai esistito, ma il nostro obiettivo invece deve essere l'individualità. Che cosa finora ha risparmiato all'Europa la sorte di una Cina contraddistinta
dalla staticità? Che cosa ha reso le nazioni europee un settore dell'umanità che si evolve e non resta statico? La notevole diversità di carattere di
culture, individui, classe, nazioni, sono stati estremamente diversi gli uni dagli altri hanno tracciato una gran quantità di vie che portavano tutte a
qualcosa di diverso e di valido, ma a giudizio di Mill, l'Europa oggi devi a queste pluralità di percorsi tutto il suo sviluppo progressivo e multiforme,
anche se adesso l'Europa sta decisamente avanzando verso l'ideale cinese di rendere tutti gli uomini uguali ormai. Sono lette le stesse cose,
ascoltate le stesse cose, visitate gli stessi posti e nel complesso c'è in atto un processo di assimilazione continua Favorita dai mutamenti politici
dall'estensione dell'Istruzione del miglioramento delle comunicazioni e dall'espansione del commercio e dell'Industria, tutti questi sono elementi
ostili all'individualità che rischia di svanire. Ogni uomo è diverso dall'altro e ogni uomo svilupperà le proprie facoltà in modi diversi e in situazioni
diverse.
All'individualità dovrebbe appartenere la sfera che interessa principalmente l'individuo e alla società quella che interessa principalmente ad essa,
anche se la società non si fonda su un contratto, chiunque riceva la sua protezione deve ripagare il beneficio e il fatto di vivere in società rende
indispensabile che ciascuno sia obbligato a osservare la certa una certa linea di condotta nei confronti degli altri. Questa condotta consiste, in primo
luogo, nel non danneggiare gli interessi reciproci, ovvero rispettare i diritti e in secondo luogo, nel sostegno della propria parte di fatica e sacrifici
necessari per difendere la società o i suoi membri da molestie. La società può condannare un individuo ma non nei casi in cui la sua condotta
interessi solo egli stesso, i suoi interessi o persone consenzienti. Una persona può comportarsi in modo spregiudicato e attirarsi addosso sentimenti
spiacevoli da parte di altri individui, Ma la società non può in quel caso condannarlo con delle leggi, sono poi gli individui che si sentono toccati dal
suo comportamento ad avere diritto di portare rancore evitarlo, E sciogliersi la propria compagnia, esercitando la propria individualità e comunque
le conseguenze delle sue azioni ricadranno solo su di lui. Violare i diritti altrui, causare danni e ingannare, sono invece azioni che meritano anche il
castigo in quanto generati da malizia, crudeltà, invidia, avidità e vizi morali che, se portati all'estremo, rappresentano la malvagità. Molti rifiutano
però la distinzione fra la parte della vita di un uomo individuale e quella sociale, dato che mai nessuno è completamente isolato. Se una persona
danneggia sé stessa danneggia anche le persone intorno, nessuno è completamente isolato. E se non danneggia direttamente gli altri è comunque
un cattivo esempio; per questo ciò che è ritenuto male come il gioco d'azzardo, l'ubriachezza, la pigrizia, sono state condannate da sempre come
inutili per l'esperienza è quando non si adempie ad un dovere verso la famiglia o verso la società che si può essere puniti e quando si violano le leggi
e le cause di un’azione non sono prese in considerazione. Mill fa l'esempio di George Barnwell che uccise suo zio per dare i soldi all'amante e fu poi
impiccato, ovviamente sarebbe stato impiccato anche se avesse ucciso Lo zio per fare beneficenza. La società ha comunque il dovere di crescere
adolescenti e renderli capaci di condurre razionalmente la propria vita e se non riesce nell'intento, può incolpare solo sé stessa. La vita di ciascun
non è affare degli altri e gli uomini non devono preoccuparsi del bene reciproco a meno che non vi siano coinvolti i loro interessi, gli uomini hanno il
dovere reciproco di aiutarsi a distinguere il bene dal male e incoraggiarsi a scegliere il primo ed evitare il secondo, dovrebbero sempre stimolarsi a
vicenda e cercare di esercitare le facoltà più elevate e i sentimenti, affinché raggiungano degli scopi e pensieri saggi, non di basso livello. Ma
nessuno in nessun gruppo è autorizzato a dire a qualcuno che per il suo bene sarebbe meglio fare qualcosa invece di un'altra, ma è l'individuo in
autonomia a scegliere le proprie azioni in base alle sue convinzioni, gusti, e preferenze che conosce unicamente lui. Mill fa l’esempio religioso dei
musulmani che criticano i cristiani perché mangiano la carne di maiale, pur essendo una trasgressione alla loro religione, non c'è motivo che ecciti
una violenza tale. Supponendo che in un paese di religione prevalentemente musulmana venisse proibito di mangiare carne di maiale entro i confini
del paese, non sarebbe una novità per i musulmani e tale pratica non potrebbe essere condannata a meno che non si consideri che il pubblico non
ha diritti di interferire nei gusti personali. Si può fare l'esempio della proibizione di ogni culto che non sia quello cattolico in Spagna o dei puritani in
Inghilterra, che avevano proibito tutti i divertimenti come feste danze teatri. In un mondo in cui ormai ci si stava avviando alla democrazia. Avrebbe
dovuto essere la maggioranza ad esprimere determinate opinioni ma Mill afferma che, comunque, ai suoi tempi avveniva la violazione della
proprietà privata e veniva anche sostenuto il diritto del pubblico a vietare per legge ciò che riteneva sbagliato. Si può fare anche l'esempio della
legislazione riguardante le domeniche, astenersi da lavorare la domenica non è un obbligo religioso e molti a causa delle convenzioni economiche
possono essere costretti a lavorare per forza e proprio costoro sono quelli che poi lavorano per il divertimento altrui, le restrizioni ai divertimenti
domenicali, Dunque, potrebbero essere giustificate solo se contrarie alla religione. Parla infine del mormonismo, una religione con i suoi Martiri, il
cui fondatore e profeta è stato linciato con molte vittime tra i suoi aderenti, un'espulsione di Massa nel deserto, a creare particolare la dottrina
della poligamia. Le donne coinvolte accettano però la pratica perché le usanze comuni insegnano che essere una moglie con molte altre che non
esserlo affatto, dato il loro stabilirsi in un angolo remoto per la terra molti hanno parlato di organizzare atti di civilizzazione verso di essi. Mill è in
disaccordo con questo e sostiene che solo attraverso i mezzi legali come l'invio di missionari si potrebbe tentare di opporsi a simili dottrine.
APLLICAZIONI
I principi annunciati precedentemente devono costituire la base per una discussione prima che si possa tentare una applicazione con buone
probabilità di successo. Mill sostiene di non presentare delle applicazioni ma degli esempi di applicazioni, che servono a chiarire il significato delle
due preposizioni illustrate nel saggio, così che si possano fornire dei criteri decisionali per i casi dubbi. Le due preposizioni sono:
• L’individuo non deve rendere conto alla società delle azioni che coinvolgano solo i suoi interessi;
• L’individuo deve rendere conto alla società delle azioni che possano pregiudicare l’altrui interesse, dando la possibilità di sottoporlo a
punizioni sociali o legali.
Mill fa però l’eccezione del commercio, considerandolo atto sociale. Riflette sul fatto che anche se il commercio possa incidere sugli interessi altrui,
debba essere liberato dal controllo dello stato. Chiama questa teoria come dottrina del libero scambio. Ammette peraltro che si possano includere
dei vincoli per quella parte di comportamento che rientra nella competenza della società. Questo dà la possibilità alle autorità di poter interferire
nella libertà individuale quando qualcuno è in procinto di compiere un reato o per prevenire incidenti. Tuttavia, quando non c’è la certezza del
danno non si può intervenire, perché nessuno, salvo il diretto interessato, è in grado di giudicare se il motivo che lo induca a incorrere nel rischio sia
sufficiente, in questo caso si dovrebbe solo avvertire del pericolo senza intervenire. Vi è poi un’altra questione cui occorre trovare una risposta
coerente con i due principi: i terzi sono liberi di poter consigliare un qualcosa che è consentito al singolo fare? Una persona che ne inciti un’altra a
fare qualcosa è un atto sociale, che quindi dovrebbe essere sottoposto al controllo sociale. Ma, un ulteriore riflessione modifica la prima, se si deve
permettere agli uomini di agire come meglio credono, allora dovrebbero essere liberi di consultarsi reciprocamente. Deve essere permesso
consigliare ciò che è permesso fare. La questione risulta dubbia solo quando l’istigatore trae un vantaggio personale da chi compie quell’azione. Si
introduce così una nuova complicanza: l’esistenza di classi di individui il cui interesse si contrappone a ciò che viene considerato bene, può o non
può interferire? Questa questione va a collocarsi tra i due principi: Per la tolleranza si potrebbe sostenere che svolgere un’attività che rechi profitto
non può rendere criminoso ciò che altrimenti sarebbe consentito; che lo specifico atto dovrebbe sempre essere sempre lecito o illecito; che non sia
compito della società decidere se un qualcosa di individuale sia giusto o meno e che essa non possa andare oltre la dissuasione, si deve quindi
essere liberi di persuadere e dissuadere. A ciò si può controbattere che, anche se stato o pubblico non possano decidere d’autorità, che una
condotta riguardante interessi del singolo sia buona o cattiva, possono regolamentare la questione in modo che gli individui possano fare la propria
scelta. Un ulteriore questione è se lo stato, pur permettendola, debba scoraggiare una condotta che ritiene contraria gli interessi di chi la compie,
come rendere costosi i mezzi per l’ubriachezza. Tassare gli alcolici e renderne l’acquisto più difficile sarebbe in qualche modo una sorta di divieto. Si
potrebbe dire che queste scelte condannino la scelta degli alcolici come speciale oggetto di tassazione fiscale. Mil ricorda però che essa è necessaria
e che debba essere finanziata in modo indiretto. È quindi dovere dello stato considerare quali merci i consumatori possano fare a meno e scegliere
di non tassare quelle merci considerate non dannose. La tassazione sugli alcolici va quindi approvata.
In molti paesi vi è il divieto di potersi vendere come schiavi, la ragione appare ovvia: il motivo per non interferire negli atti volontari di un individuo
è il rispetto della sua volontà, questa scelta prova che ciò che sceglie è per lui desiderabile. Ma vendendosi come schiavo rinuncia totalmente alla
sua libertà. Il principio della libertà è il non ammettere che si sia liberi di non essere liberi. Tuttavia, il principio che richiede la libertà di azione
riguardante l’agente, implica che due persone che abbiano preso un impegno reciproco non riguardante terzi siano liberi dal non rispettarlo.
Quando qualcuno, con una promessa, ha incoraggiato un altro a ritenere che continuerà ad agire, porta all’affermazione di certe aspettative per
controparte, creando così nuovi obblighi morali nel confronto dell’altra, che possono venire annullati ma non ignorati.
Inoltre, mil nota che a volte lo stato concede libertà quando deve essere negata e la nega quando debba essere concessa. È il caso del diritto di
famiglia, nel particolare gli obblighi di istruzione. Sarebbe legittimo che lo stato imponesse un livello di istruzione? Mil ritiene che l’istruzione debba
essere un obbligo del padre ma che nessuno sostenga che lo si possa obbligare a farlo. Se si riconoscesse che in caso di inadempimento del padre
ne dovesse rispondere lo stato si porrebbe fine a tutte quelle controversie riguardo il cosa e il come lo stato dovrebbe insegnare. Se il governo
decidesse di esigere che ogni bambino riceva una buona istruzione potrebbe evitare di doverla fornire e limitarsi a pagare le spese delle classi meno
abbienti (questo non significa infatti che lo stato diriga l’istruzione, in questo caso si uniformerebbero gli uomini e si creerebbe dispotismo tra gli
stessi, questo sarebbe legittimo che avvenga soltanto nei casi in cui la civiltà sia ad un livello troppo arretrato). Gli strumenti per attuare questo
potrebbero essere degli esami obbligatori che stabiliscano se un individuo abbia la capacità di leggere. Mil sostiene poi che gli esami più difficili non
debbano essere obbligatori e che il superamento di questi sia possibile a tutti, a patto che questi non causino troppe differenze con chi non gli ha
passati. Gli obblighi genitoriali non stanno solo nell’istruzione ma anche sullo stesso fatto di garantire una vita con la normalità di poter condurre
un’esistenza desiderabile. Con questo giustifica il fatto che in alcuni paesi non sia possibile sposarsi se non si dimostra di avere una capacità
economica tale da poter mantenere una famiglia.
Infine, Mil si preoccupa di illustrare delle questioni riguardanti le interferenze del governo che anche se collegate all’argomento del saggio, non ne
fanno parte. Sono i casi in cui le ragioni collegate all’interferenza non si fondino sul principio di libertà, ovvero non porre restrizioni alle azioni
individuali ma di aiutarli nel compierle e ci si chiede se questo sia giusto o meno. Le obbiezioni a questa interferenza possono essere di tre tipi:
• L’azione da compiere ha probabilità di essere compiuta meglio dagli individui che dal governo. Mil non si sofferma su questo principio in
quanto ritiene che vi sia già stata data risposta dai teorici dell’economia politica e che non sia collegato al principio di libertà;
• L’azione da compiere può essere svolta meglio dalle pubbliche autorità ma, è auspicabile che se ne occupino i singoli individui come
esercizio per rafforzare le proprie qualità. Questo è auspicabile anche per via dei vantaggi che l’individualità crea. Lo stato dovrebbe solo
fare in modo di diffondere le esperienze dei singoli in modo da contribuire allo sviluppo degli stessi.
• l’azione accordasse un potere così grande al governo, tale da spingere questo oltre i suoi limiti o tale da trasformare l’ambizione
individuale in dipendenza dal governo. A lungo termine, il valore di uno Stato è il valore degli individui che lo compongono; e uno Stato
che agli interessi del loro sviluppo e miglioramento intellettuale antepone una capacità amministrativa lievemente maggiore, o quella sua
parvenza conferita dalla pratica minuta; uno Stato che rimpicciolisce i suoi uomini perché possano essere strumenti più docili nelle sue
mani, anche se a fini benefici, scoprirà che con dei piccoli uomini non si possono compiere cose veramente grandi; e che la perfezione
meccanica cui ha tutto sacrificato alla fine non gli servirà a nulla, perché mancherà la forza vitale che, per far funzionare meglio la
macchina, ha preferito bandire