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Rousseau è un critico della cultura e della civiltà. Egli spera di spiegare perché i mali e i vizi si producano, e di
descrivere la struttura fondamentale di un mondo politico e sociale in cui essi non fossero presenti.
La teoria del patto sociale di Rousseau è una teoria che fa quattro assunti:
1. Primo assunto: coloro che cooperano mirano a promuovere i propri interessi fondamentali, il loro bene
ragionevole e razionale. Due di questi interessi sono connessi con l’amour de soi e l’amour-propre. L’amour de soi
include anche l’interesse a sviluppare e a esercitare la libera volontà e la capacità di perfezionarsi. Questa posizione
significa che sulla base dei nostri bisogni e delle nostre necessità siamo visti dagli altri come legittimati ad avanzare
pretese, che essi riconosceranno come qualcosa che impone limiti alla loro condotta. Mossi da amour-propre, siamo
pronti ad attribuire in cambio la stessa posizione anche agli altri.
2. Secondo assunto: le persone che cooperano devono promuovere i propri interessi nelle condizioni di
interdipendenza sociale con gli altri. Il patto sociale ci rende completamente dipendenti dalla società come un tutto.
3. Terzo assunto: tutte le persone hanno un’eguale capacità di essere libere e un eguale interesse ad esserlo e ad agire
sulla base dei propri giudizi riguardo a ciò che pensano che sia meglio per sé.
4. Quarto assunto: tutte le persone hanno sia un’eguale capacità di avere un senso di giustizia politico sia un
interesse ad agire di conseguenza.
Dati questi 4 assunti, il problema fondamentale diventa come unirsi agli altri, senza sacrificare la nostra libertà. Così le
leggi generali devono ordinare le restrizioni alla libertà civile di cui c’è bisogno per promuovere i bene comune, in
modo da conservare una sfera adeguata di libertà personale. Rousseau menziona tre forme di libertà. La libertà naturale,
il diritto a fare qualsiasi cosa vogliamo, limitata solo dalla forza dell’individuo, viene persa con il patto sociale. In
cambio otteniamo la libertà civile e la proprietà di tutto quello che si possiede, che è limitata solo dalla volontà
generale. E in cambio otteniamo anche la libertà morale. Questo istituisce la nostra indipendenza personale perché
otteniamo sugli altri gli stessi diritti che essi ottengono su di noi, e abbiamo fatto questo accordandoci su uno scambio
di diritti, per ragioni che sono basate sui nostri interessi fondamentali. Con il contratto sociale viene alla luce una
persona pubblica che viene chiamata repubblica o corpo politico. Quest’ultimo è un corpo artificiale e collettivo fatto di
tanti membri. Nel suo ruolo attivo, il corpo politico è chiamato sovrano; nel suo ruolo passivo, stato; quando se ne parla
in relazione ad altri corpi simili, è detto potenza. Le persone che si associano con il contratto sociale, collettivamente,
sono il popolo. Quando sono considerate individualmente come coloro che condividono il potere politico, sono
cittadini; invece sono sudditi nella misura in cui si assoggettano alle leggi dello Stato.
La volontà generale
La volontà generale si esprime propriamente nelle leggi politiche fondamentali. Per volontà, Rousseau intende l’essere
capaci di ragione deliberativa, ovvero la capacità di libero arbitrio. Una condizione essenziale di tale società è che i suoi
membri abbiano una volontà generale. La volontà generale è la volontà che tutti i cittadini hanno in quanto membri
della società politica del patto sociale. Quando tutti i cittadini si comportano ragionevolmente e razionalmente come
richiede il patto sociale, la volontà generale di ciascun cittadino vuole il bene comune. Qui il bene comune corrisponde
alle condizioni sociali che rendono possibile e promuovono la realizzazione degli interessi comuni. La natura stessa
determina i nostri interessi fondamentali. Rousseau afferma che i nostri interessi particolari tendono a influenzare il
voto. Gli interessi particolari rappresentano degli ostacoli al voto coscienzioso poichè impediscono una visione
oggettiva del bene comune. La volontà generale è ciò che rimane dopo che si sono eliminati dalle volontà private.
Rousseau afferma che il grande numero delle piccole differenze convergerà molto probabilmente verso la volontà
generale. Così se le persone sono opportunamente informate e votano secondo la propria opinione, il voto complessivo
molto probabilmente sarà corretto.
APPUNTI LEZIONI MAFFETTONE – MELIDORO LEZ. 17-03-21
ROUSSEAU (1712-1778)
Nonostante Ginevra fosse un picco della civiltà politica del tempo. Prima fu cattolico, poi calvinista. Fu precettore a
Torino durante la sua fase cattolica. Sposa una lavandaia da cui ha 5 figli, che manda in orfanotrofio (nonostante si
tratta di uno che ha scritto l’Emilio, che parla anche di educazione di fanciulli e fanciulli in generale).
Secondo lui gli esseri umani sono buoni per natura, e i costumi (la società) ci guasta. “Il Buon Selvaggio”
Concetto di Volontà generale. La comunità nella sua forma politica. Per proteggere la libertà di ognuno di noi serve la
politica. I cittadini liberi e uguali devono essere anche sovrani.
Noi ci sottomettiamo allo stato e alle leggi solo perché siamo gli autori di quelle stesse leggi a cui ci sottomettiamo. A
differenza di Hobbes dove facciamo uno scambio con libertà e paura, qui si seguono le leggi perché esse derivano dalla
volontà generale.
Rousseau pensava di poter attuare una sorta di democrazia diretta. (In Svizzera si fanno tipo 2-3 referendum all’anno
oggi)
Anche oggi è così: noi ubbidiamo alle leggi perché direttamente o indirettamente facciamo le leggi.
In generale pensava non si potesse vivere in società (mito del buon selvaggio, l’enfant sauvage).
La conoscenza porta bene. Questa concezione per Rousseau non è del tutto giusta. La società, il progresso, per come
evolve, porta disuguaglianza e sofferenza.
Per Rousseau la giustizia è un modo per mantenere lo status quo, quindi è qualcosa di negativo. Questa è una posizione
in contrasto con quasi tutti i pensatori che hanno affrontato questo stesso discorso. La difesa è l’ordine costituito, e
come tale è la difesa di chi sta al potere, quindi è un male.
Come conciliare libertà dei singoli e disciplina? Problema ripreso anche da Kant. Per Rousseau la soluzione è risolvere
questo dilemma con la volontà generale. Stabilisce una sorta di legge fondamentale della democrazia. Le leggi devono
essere create democraticamente da tutto il popolo; non è detto che questo significhi necessariamente democrazia diretta.
Ma al di là della formula direttamente o indirettamente è il popolo che sceglie le leggi (ricordiamo che Rousseau sta a
Ginevra, una mezza città stato).
Equilibrio tra le 2 tesi (fine slide). I cittadini si mettono d’accordo solo se ci sono le condizioni per mettersi d’accordo.
RAWLS e ROUSSEAU.
Hobbes e Locke sono autori contrattualisti del ‘600. Hobbes vuole superare il problema del conflitto della guerra civile.
Locke vuole giustificare la resistenza alla Corona in una costituzione mista.
LEZ 19-03-21
Par. 4 pag 217
Contrapporre la propria visione alla dottrina agostiniana del peccato originale e al pensiero di Hobbes.
Schiavitù e proprietà privata sono frutto dell’evoluzione storica.
Rousseau cap. II
LEZ. 8-04-21
Il modo in cui il contratto funziona dipende da chi decide, e chi decide sono i cittadini. Lo stato funziona con una sorta
di democrazia diretta attraverso la cittadinanza attiva
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Volontà generale la volontà di tutti per creare un interesse comune (interesse generale) (?)
Distinzione tra volontà generale e volontà di tutti
Bene comune bisogna guardare gli elementi politici in vista del bene comune, che non deve essere spiegato in
termini utilitaristici ma Rousseau guarda più al singolo
Pg 244 libro bianco (mi sa che invece è il libro rosso)
p. 247-248
252-253-255
Il legislatore per Rousseau è necessario. Legislatore ≠ Principe. Il principe governa e il legislatore fa le leggi. Il
legislatore inventa la macchina, il principe è l’operaio che la monta e la fa funzionare.
LEZ 9-04-21
Libertà in Rousseau: