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ROUSSEAU

Rousseau è un critico della cultura e della civiltà. Egli spera di spiegare perché i mali e i vizi si producano, e di
descrivere la struttura fondamentale di un mondo politico e sociale in cui essi non fossero presenti.

Gli stadi della storia prima della società politica


In una delle lettere autobiografiche che scrisse Rousseau ci racconta di avere avuto un’illuminazione mentre leggeva il
“Mercure de France”, quando vide la domanda proposta: “Il progresso delle scienze e delle arti ha contribuito al
miglioramento dei costumi?”. Questo momento diede un obiettivo a ciò che avrebbe scritto. Egli esprime l’idea secondo
cui l’uomo è naturalmente buono e solo per via delle istituzioni sociali è diventato cattivo. Per spiegare ciò, rivolgerò la
mia attenzione al Discorso. Quest’opera è un resoconto della storia dell’uomo che comincia con lo stato di natura e
finisce con l’avvento dell’autorità politica e della società civile. Ripercorre i cambiamenti della cultura e della società, e
mette in connessione i vizi della civiltà con la diseguaglianza. Come prima cosa Rousseau distingue fra diseguaglianza
naturale e diseguaglianza morale e politica. La prima è stabilita dalla natura (differenza di età, di forza fisica e delle
qualità); la seconda, che è la diseguaglianza artificiale, è fondata sulla convenzione ed “è stabilita o almeno autorizzata
dal consenso”. Rousseau divide lo stato di natura giuridico in 4 stadi. In realtà, nella sua terminologia l’espressione
“stato di natura” indica solo il primo e il più antico dei quattro stadi. Questo primo stadio non è uno stadio ideale. È il
terzo stadio, nel quale ormai si è verificato uno sviluppo culturale considerevole, che egli considera come ideale.
 Primo stadio: stadio animalesco in cui l’essere umano vive da solo ed è mosso solo dall’amore di sé
 Secondo stadio: stadio della società nascente nel quale abbiamo imparato a usare gli attrezzi e le armi, abbiamo
sviluppato il linguaggio e la proprietà privata, ci siamo uniti in gruppi.
 Terzo stadio: stadio patriarcale della società umana in cui il solo governo è quello della famiglia. Le persone
vivono in gruppi, gli uomini cominciano ad apprezzarsi e seguono i doveri di civiltà.
 Quarto stadio: Divenne sempre più efficace riunirsi e cooperare. Ciò accadde dopo lo sviluppo di metallurgia e di
agricoltura, che portarono le persone ad avere più bisogno dell’aiuto degli altri, e quindi portarono alla divisione
del lavoro e all’istituzione della proprietà privata; e infine all’ineguaglianza fra le persone. Il suo quarto stadio è
uno stadio di grande conflitto e disordine e porta infine all’istituzione dell’autorità politica.
Rousseau vuole dire che l’uomo è naturalmente buono e che è attraverso le istituzioni sociali che diventiamo che
diventiamo cattivi. Nel primo stadio le nostre facoltà non sono sviluppate. Allora siamo mossi dall’amour de soi
(l’amore naturale per noi stessi) e da desideri semplici. E sebbene proviamo compassione per gli altri, questo stadio è
ancora animalesco. Ma gli esseri umani sono distinti dagli altri animali sotto due aspetti importanti: hanno la capacità di
esercitare la libera volontà e di ragionare; sono perfettibili, cioè hanno le potenzialità per migliorarsi attraverso lo
sviluppo delle loro facoltà. Tuttavia, quando ci siamo differenziati dagli altri animali attraverso lo sviluppo culturale,
abbiamo cominciato a preoccuparci del nostro benessere e della nostra posizione nella società. Le prime preoccupazioni
sono l’oggetto dell’amour de soi, ovvero l’amore naturale per noi stessi; i secondi sono oggetto dell’amour-propre, una
forma diversa di attenzione per sé stessi che sorge solo in società. Si tratta della preoccupazione naturale per una
posizione sicura nelle relazioni con gli altri e implica il bisogno di essere accettati dagli altri come eguali. L’amour-
propre ha una forma naturale e una forma innaturale. Nella sua forma naturale, l’amour-propre è il bisogno che ci
spinge ad assicurare a noi stessi un eguale status rispetto agli altri. Al contrario, l’amour-propre innaturale o pervertito
si rivela in vizi come la vanità e l’arroganza, nel desiderio di essere superiori e di dominare, e di essere ammirati.

Lo stadio della società civile e dell’autorità politica


Per Rousseau, l’autorità politica è un imbroglio. Il primo patto sociale fu di fatto una frode, dal momento che i ricchi
ingannarono i poveri. La forma del governo riflette le diseguaglianze fra gli individui. Se una persona supera le altre in
potere e ricchezza, tale persona sarà eletto e lo Stato sarà una monarchia; se a prevalere sono più persone, c’è
l’aristocrazia; mentre se le fortune e i talenti di tutte le persone non sono troppo diseguali, c’è la democrazia. Rousseau
delinea “il progresso della diseguaglianza” in tre stadi:
1. Lo stabilirsi della legge e del diritto di proprietà
2. L’istituzione delle magistrature
3. Il cambiamento del potere legittimo in potere arbitrario
In modo che nel primo periodo fu autorizzata la condizione di ricco e povero, nel secondo quella di potente e debole,
nel terzo quella di padrone e schiavo. L’umanità comincia con lo stato di natura in cui sono tutti uguali e arriva infine
all’ultimo stadio della diseguaglianza Queste ineguaglianze fecero scaturire i vizi dell’amour-propre, l’orgoglio e la
vanità assieme alla volontà di dominare, e portarono alla sudditanza e all’ossequiosità fra i ranghi più bassi.

La rilevanza per il contratto sociale


Ci siano due ragioni per cui Rousseau vuole affermare che la nostra natura è buona:
 Una è che egli sta rifiutando alcuni aspetti dell’ortodossia cristiana, e in particolare la dottrina agostiniana del
peccato originale. A questa dottrina Rousseau vuole dire: al contrario, la schiavitù e la proprietà privata sono
sviluppi storici. Per Rousseau è essenziale che questo sviluppo avrebbe potuto essere diverso.
 Rousseau sta rifiutando anche la visione di Hobbes. Egli sta dicendo che i vizi dell’orgoglio e della vanità non sono
naturali per l’uomo, ma sono il risultato di un particolare corso della storia.
Adesso egli crede che sia possibile descrivere una forma di governo legittima che sia giusta, felice e stabile. I suoi
membri sarebbero liberi dai vizi più gravi dell’amour-propre sfrenato come la vanità e l’avidità. Ne concludiamo che la
natura umana è buona nel senso che assetti politici e sociali giusti e stabili sono almeno possibili.

IL PATTO SOCIALE: I SUOI PRESUPPOSTI E LA VOLONTÀ GENERALE


Il Contratto sociale delinea i principi del giusto politico che devono essere realizzati nelle istituzioni se si vuole avere
una società giusta e realizzabile, stabile e felice. Al fine di assicurare sia la stabilità sia la felicità bisogna riuscire a
mettere d’accordo ciò che il giusto permette e ciò che l’interesse prescrive. Altrimenti il giusto e l’utile saranno in
conflitto, e non sarà possibile un regime stabile e legittimo. Il patto sociale l’atto attraverso il quale un popolo diventa
popolo. Rousseau dimostra che l’autorità politica deve essere fondata su un patto sociale. Siamo vincolati a un’autorità
politica solo se ha avuto origine, o potrebbe avere origine, dal nostro consenso in quanto liberi ed eguali, o ragionevoli e
razionali. Se si esamina qualsiasi altro fondamento dell’autorità, ci si accorgerà che esso dipende dalla mancanza di una
o più di queste tre condizioni essenziali, ossia o manca la capacità, o l’opportunità, o la volontà adeguata che è richiesta
perché il consenso sia vincolante.
 I minori prima dell’età della ragione non sono ancora completamente ragionevoli e razionali
 I sudditi non hanno l’opportunità di dare il proprio consenso libero
 Gli schiavi non hanno né la capacità né la volontà di dare il loro consenso libero

La teoria del patto sociale di Rousseau è una teoria che fa quattro assunti:
1. Primo assunto: coloro che cooperano mirano a promuovere i propri interessi fondamentali, il loro bene
ragionevole e razionale. Due di questi interessi sono connessi con l’amour de soi e l’amour-propre. L’amour de soi
include anche l’interesse a sviluppare e a esercitare la libera volontà e la capacità di perfezionarsi. Questa posizione
significa che sulla base dei nostri bisogni e delle nostre necessità siamo visti dagli altri come legittimati ad avanzare
pretese, che essi riconosceranno come qualcosa che impone limiti alla loro condotta. Mossi da amour-propre, siamo
pronti ad attribuire in cambio la stessa posizione anche agli altri.
2. Secondo assunto: le persone che cooperano devono promuovere i propri interessi nelle condizioni di
interdipendenza sociale con gli altri. Il patto sociale ci rende completamente dipendenti dalla società come un tutto.
3. Terzo assunto: tutte le persone hanno un’eguale capacità di essere libere e un eguale interesse ad esserlo e ad agire
sulla base dei propri giudizi riguardo a ciò che pensano che sia meglio per sé.
4. Quarto assunto: tutte le persone hanno sia un’eguale capacità di avere un senso di giustizia politico sia un
interesse ad agire di conseguenza.
Dati questi 4 assunti, il problema fondamentale diventa come unirsi agli altri, senza sacrificare la nostra libertà. Così le
leggi generali devono ordinare le restrizioni alla libertà civile di cui c’è bisogno per promuovere i bene comune, in
modo da conservare una sfera adeguata di libertà personale. Rousseau menziona tre forme di libertà. La libertà naturale,
il diritto a fare qualsiasi cosa vogliamo, limitata solo dalla forza dell’individuo, viene persa con il patto sociale. In
cambio otteniamo la libertà civile e la proprietà di tutto quello che si possiede, che è limitata solo dalla volontà
generale. E in cambio otteniamo anche la libertà morale. Questo istituisce la nostra indipendenza personale perché
otteniamo sugli altri gli stessi diritti che essi ottengono su di noi, e abbiamo fatto questo accordandoci su uno scambio
di diritti, per ragioni che sono basate sui nostri interessi fondamentali. Con il contratto sociale viene alla luce una
persona pubblica che viene chiamata repubblica o corpo politico. Quest’ultimo è un corpo artificiale e collettivo fatto di
tanti membri. Nel suo ruolo attivo, il corpo politico è chiamato sovrano; nel suo ruolo passivo, stato; quando se ne parla
in relazione ad altri corpi simili, è detto potenza. Le persone che si associano con il contratto sociale, collettivamente,
sono il popolo. Quando sono considerate individualmente come coloro che condividono il potere politico, sono
cittadini; invece sono sudditi nella misura in cui si assoggettano alle leggi dello Stato.

La volontà generale
La volontà generale si esprime propriamente nelle leggi politiche fondamentali. Per volontà, Rousseau intende l’essere
capaci di ragione deliberativa, ovvero la capacità di libero arbitrio. Una condizione essenziale di tale società è che i suoi
membri abbiano una volontà generale. La volontà generale è la volontà che tutti i cittadini hanno in quanto membri
della società politica del patto sociale. Quando tutti i cittadini si comportano ragionevolmente e razionalmente come
richiede il patto sociale, la volontà generale di ciascun cittadino vuole il bene comune. Qui il bene comune corrisponde
alle condizioni sociali che rendono possibile e promuovono la realizzazione degli interessi comuni. La natura stessa
determina i nostri interessi fondamentali. Rousseau afferma che i nostri interessi particolari tendono a influenzare il
voto. Gli interessi particolari rappresentano degli ostacoli al voto coscienzioso poichè impediscono una visione
oggettiva del bene comune. La volontà generale è ciò che rimane dopo che si sono eliminati dalle volontà private.
Rousseau afferma che il grande numero delle piccole differenze convergerà molto probabilmente verso la volontà
generale. Così se le persone sono opportunamente informate e votano secondo la propria opinione, il voto complessivo
molto probabilmente sarà corretto.
APPUNTI LEZIONI MAFFETTONE – MELIDORO LEZ. 17-03-21

ROUSSEAU (1712-1778)

“l’uomo è nato libero e ovunque è in catene”

1755 e 1762 sono le opere più importanti per la politica.

Nonostante Ginevra fosse un picco della civiltà politica del tempo. Prima fu cattolico, poi calvinista. Fu precettore a
Torino durante la sua fase cattolica. Sposa una lavandaia da cui ha 5 figli, che manda in orfanotrofio (nonostante si
tratta di uno che ha scritto l’Emilio, che parla anche di educazione di fanciulli e fanciulli in generale).

Secondo lui gli esseri umani sono buoni per natura, e i costumi (la società) ci guasta. “Il Buon Selvaggio”

Concetto di Volontà generale. La comunità nella sua forma politica. Per proteggere la libertà di ognuno di noi serve la
politica. I cittadini liberi e uguali devono essere anche sovrani.
Noi ci sottomettiamo allo stato e alle leggi solo perché siamo gli autori di quelle stesse leggi a cui ci sottomettiamo. A
differenza di Hobbes dove facciamo uno scambio con libertà e paura, qui si seguono le leggi perché esse derivano dalla
volontà generale.
Rousseau pensava di poter attuare una sorta di democrazia diretta. (In Svizzera si fanno tipo 2-3 referendum all’anno
oggi)

Anche oggi è così: noi ubbidiamo alle leggi perché direttamente o indirettamente facciamo le leggi.

Aveva manie di persecuzione.

In generale pensava non si potesse vivere in società (mito del buon selvaggio, l’enfant sauvage).

Da un lato è un grande illuminista, da un lato è un romantico.

La conoscenza porta bene. Questa concezione per Rousseau non è del tutto giusta. La società, il progresso, per come
evolve, porta disuguaglianza e sofferenza.
Per Rousseau la giustizia è un modo per mantenere lo status quo, quindi è qualcosa di negativo. Questa è una posizione
in contrasto con quasi tutti i pensatori che hanno affrontato questo stesso discorso. La difesa è l’ordine costituito, e
come tale è la difesa di chi sta al potere, quindi è un male.

Ma se siamo tutti buoni, come possiamo creare società cattive? (paradosso)

 Amore per sé  fisiologico, di natura hobbesiana


 Pitié  pietà per gli altri
 Amor Proprio  è meno buono, è l’amore per se oltre un certo limite. Per Rousseau (?) è in parte cattivo ma
non del tutto

La proprietà è qualcosa di negativo (lo accomuna a Marx)

Centralità della coscienza  è il Rousseau più religioso


L’evoluzione umana è vista a stadi.
Il modo per disinnescare lo scivolamento dal bene al male può essere compreso e smantellato solo con l’aiuto della
ragione. Ma se la ragione è discorso, essa dipende dalla società, che è cattiva. È un po’ una contraddizione. È dalla
società civile che noi traiamo i mezzi per superare la realtà civile.

Come conciliare libertà dei singoli e disciplina? Problema ripreso anche da Kant. Per Rousseau la soluzione è risolvere
questo dilemma con la volontà generale. Stabilisce una sorta di legge fondamentale della democrazia. Le leggi devono
essere create democraticamente da tutto il popolo; non è detto che questo significhi necessariamente democrazia diretta.
Ma al di là della formula direttamente o indirettamente è il popolo che sceglie le leggi (ricordiamo che Rousseau sta a
Ginevra, una mezza città stato).

2 interprretazioni della volontà generale


1. Autoritaria e trascendentale (Robespierre e la rivoluzione francese9
2. Democratica

Equilibrio tra le 2 tesi (fine slide). I cittadini si mettono d’accordo solo se ci sono le condizioni per mettersi d’accordo.

Il punto 3) è assai importante.

RAWLS e ROUSSEAU.

Hobbes e Locke sono autori contrattualisti del ‘600. Hobbes vuole superare il problema del conflitto della guerra civile.
Locke vuole giustificare la resistenza alla Corona in una costituzione mista.

Rousseau vuole scoprire quali mali sono radicati nella società(?)

4 stadi dello stato di natura


Nel 4 c’è disuguaglianza. Si crea autorità politica, che è in parte un imbroglio dei ricchi, che si sono approfittati dei
poveri.

LEZ 19-03-21
Par. 4 pag 217
Contrapporre la propria visione alla dottrina agostiniana del peccato originale e al pensiero di Hobbes.
Schiavitù e proprietà privata sono frutto dell’evoluzione storica.

Per Hobbes si nasce così?


Per Rousseau si parte dall’amore di se e pian piano esso cresce e diventa amor proprio, e questo deriva dalla società

Rousseau cap. II

LEZ. 8-04-21

Rousseau è un critico della società e della cultura (tipo Pasolini).


Le istituzione non rappresentano un ideale di emancipazione per l’essere umano, anzi lo corrompono (?).

La nuova Eloisa e L’Emilio. Il contratto sociale è il rimedio al male.

Amore di se e Amor proprio

Il modo in cui il contratto funziona dipende da chi decide, e chi decide sono i cittadini. Lo stato funziona con una sorta
di democrazia diretta attraverso la cittadinanza attiva
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Volontà generale  la volontà di tutti per creare un interesse comune (interesse generale) (?)
Distinzione tra volontà generale e volontà di tutti

Bene comune  bisogna guardare gli elementi politici in vista del bene comune, che non deve essere spiegato in
termini utilitaristici ma Rousseau guarda più al singolo
Pg 244 libro bianco (mi sa che invece è il libro rosso)

La volontà generale è profondamente egualitaria.

p. 247-248

252-253-255

Il legislatore per Rousseau è necessario. Legislatore ≠ Principe. Il principe governa e il legislatore fa le leggi. Il
legislatore inventa la macchina, il principe è l’operaio che la monta e la fa funzionare.

Legislatore come deus ex machina.

LEZ 9-04-21

Libertà in Rousseau:

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