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Matricola : 20058252
Questa relazione tratta dei principali temi emersi nel corso del seminario relativo a “Una teoria
della giustizia”, la più nota opera del filosofo statunitense John Rawls. Questo saggio rappresenta
un paradigma imprescindibile nella ricerca filosofica contemporanea, ed è pertanto considerata
una delle opere di filosofia politica più importanti del Novecento.
La concezione di giustizia rawlsiana si basa sull’idea che tutti i beni sociali principali devono essere
distribuiti in maniera equa tra gli individui, ed una distribuzione egualitaria può esserci solo se
favorisce i più svantaggiati.
Le parti, in posizione originaria, arrivano poi a determinare due principi di giustizia, il principio di
libertà, dove tutti hanno diritto alla quota più estesa di libertà, e il principio di differenza, il quale
invece è connesso all’apertura delle carriere ai talenti e al principio di equa eguaglianza delle
opportunità. Rawls, infatti non critica le disuguaglianze meritate, perché se un individuo all’interno
di una società guadagna centomila sterline all’anno, quando in realtà la media è di ventimila
sterline, se vige il principio dell’equa eguaglianza delle opportunità, e nessuno è stato penalizzato
dal punto di vista della propria posizione sociale, tale disuguaglianza economica viene considerata
giusta, in quanto meritata. Rawls cerca, al contrario, di azzerare le disuguaglianze immeritate. Il
principio di differenza secondo Rawls dovrebbe portare gli individui ad una distribuzione
egualitaria, dei beni sociali primari, i quali, a differenza dei beni naturali, vengono distribuiti dalle
istituzioni politiche.
I principi di giustizia si applicano solo alle istituzioni di base della società e non alle associazioni
private, in quanto se così fosse, da un lato si andrebbe a ledere alcuni dei diritti principali data
l’esistenza del pluralismo etico all’interno della società.
La strategia di scelta delle parti in posizione originaria è quella del maximin, adottata, per
massimizzare la logica sfavorita, come per esempio, se un individuo subisce un danno cerca di
fornire lui dei benefici, al fine di massimizzare le aspettative di chi si trova in una posizione
sfavorevole.
Ma cos’è l’utilitarismo, contro il quale lo stesso Rawls conduce delle istanze critiche?
L’utilitarismo è una teoria teleologica che definisce il bene come soddisfazione di un desiderio
razionale. Esso ha tre caratteristiche centrali, la prima riguarda il consequenzialismo, dove l’azione
giusta è quella che massimizza l’utilità complessiva, la seconda componente di cui Rawls discute
molto riguarda l’aggregazione delle utilità, in quanto mettendo insieme tutte le utilità, fa
aggregazione l’utilitarismo. Infine, la terza componente intende l’utilitarismo come un approccio
massimizzante, dove più c’è l’utile meglio è.
La prima critica che Rawls muove nei confronti dell’utilitarismo è che lo stesso in vista dell’utile, in
quanto il miglior modo per ottimizzare le preferenze di tutti, porta ad una restrizione di libertà.
Un’ulteriore critica, riguarda l’incertezza di ottenere un determinato scopo e quindi la
conseguenza, poiché le parti in posizione originaria sono coperte dal velo di ignoranza, e le
probabilità che hanno di fronte sono per loro tutte uguali, quindi è necessario un calcolo ben
specifico.
All’interno delle diverse società, da un punto di vista utilitarista, le minoranze vengono considerate
un problema, a causa della maggioranza che rilascia utilità, infatti, una minoranza in una società
utilitarista, è un impedimento all’utile. Pertanto da una parte si ha il principio di differenza e delle
libertà garantite, dall’altro può comportare una soppressione al fine dell’utilità generale.
Ciò che emerge maggiormente tra le diverse critiche che lo stesso Rawls, pone all’utilitarismo,
riguarda il fatto che esso non rispetta l’individualità dal punto di vista della politica sociale degli
esseri umani. Per Rawls l’utilitarismo è in difficoltà a garantire uno dei beni primari centrali : il
rispetto di sé.
Nonostante tutto ciò, l ’utilitarismo non è un approccio da scartare, è un sistema secolare che si
concentra sull’umanità e cerca di creare il bene supremo, tuttavia soffre di criticità molto
importanti.
In conclusione per Rawls, la posizione utilitaristica tende a sacrificare gli interessi della minoranza.
La concezione di giustizia rawlsiana si basa sull’idea che tutti i beni sociali principali devono essere
distribuiti in modo eguale, ed una distribuzione eguale può esserci solo se avvantaggia i più
svantaggiati.
Nascere ricchi o poveri non è un merito, nascere intelligenti o ignoranti non è un merito, si tratta
solo di essere più fortunati o meno. Rawls critica la teoria delle pari opportunità perché non tiene
conto delle disuguaglianze legate alle capacità di ogni uomo, perché ingiuste. Egli ritiene che una
giustizia distributiva equa debba tener conto delle disuguaglianze immeritate e creare un sistema
dove i meno avvantaggiati possano ottenere il massimo possibile.
Si può, quindi, determinare che Rawls ha dato uno dei maggiori contributi alla filosofia politica del
XX secolo.