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MOTTI MARTINA

Matricola : 20058252

JOHN RAWLS - UNA TEORIA DELLA GIUSTIZIA

Questa relazione tratta dei principali temi emersi nel corso del seminario relativo a “Una teoria
della giustizia”, la più nota opera del filosofo statunitense John Rawls. Questo saggio rappresenta
un paradigma imprescindibile nella ricerca filosofica contemporanea, ed è pertanto considerata
una delle opere di filosofia politica più importanti del Novecento.

La concezione di giustizia rawlsiana si basa sull’idea che tutti i beni sociali principali devono essere
distribuiti in maniera equa tra gli individui, ed una distribuzione egualitaria può esserci solo se
favorisce i più svantaggiati.

Corrisponde al modello rawlsiano la giustizia procedurale pura, la cui procedura, in mancanza di


criteri indipendenti, deve garantire l’equità del risultato. Rawls differenzia in seguito tale giustizia
procedurale dalla giustizia procedurale impura, dove invece si dispone di un criterio indipendente
che permette di definire ciò che è giusto e la procedura tenderà ad acquisire le credenziali di
giustizia solo se gli viene restituito quel tipo di risultato, dalla giustizia procedurale perfetta, dove
esiste un criterio indipendente per definire un risultato giusto e una procedura che conduce con
certezza a tale risultato. Un esempio di giustizia procedurale perfetta è proprio rappresentato dal
taglio della torta, in quanto, tale procedura, assicura un taglio il più giusto possibile, perché
l’incaricato, sapendo che dovrà accontentarsi dell’ultima fetta rimasta, deve presupporre che gli
altri individui cercheranno di scegliere le fette più grandi, cercando di tagliare le fette di torta nel
modo più eguale possibile, poiché chi taglia, non sceglie.
Infine Rawls distingue la giustizia procedurale pura, dalla giustizia procedurale imperfetta, dove
nonostante si ha un’idea di quale possa essere il risultato giusto, talvolta la procedura è fallibile.
Un esempio è rappresentato dal processo penale, in quanto gli individui sanno che il risultato
sarebbe giusto se venissero sanzionate solo le persone colpevoli, e non quelle innocenti, ma il tipo
di modo che gli esseri umani hanno di ricostruire la verità processuale non necessariamente porta
ad un risultato giusto.
Ma quali sono le circostanze di giustizia? Secondo Rawls le circostanze di giustizia sono
essenzialmente due, le prime sono oggettive, in quanto ad avviso di Rawls, la giustizia viene
applicata quando è presente il fenomeno della scarsità limitata, ovvero, all’interno di una società
ci sono delle risorse, le quali non sono però abbastanza per tutti. Sulla base di quanto appena
citato può sembrare corretta una situazione dove all’interno di una società, caratterizzata da un
numero di individui molto scarso, le risorse siano in quantità più che sufficienti per tutti. E’
inevitabile essere d’accordo con Rawls, poiché la giustizia non pertiene, in quanto le condizioni
sono talmente buone che non è nemmeno necessario porsi questioni distributive. Sulla base di
questa tesi, possono però essere avanzate anche delle istanze critiche, poiché Rawls sostiene che
anche quando le risorse sono eccessivamente scarse, le questioni di giustizia distributiva non
debbano porsi, ma è proprio quando le risorse sono particolarmente scarse che la giustizia
dovrebbe essere applicata. Le seconde circostanze di giustizia sono invece soggettive, in quanto gli
esseri umani hanno un piano di vita differente, e di conseguenza gli interessi differenti, possono
entrare in conflitto. Per questo motivo, per comprendere la teoria di giustizia del filosofo, è
necessario immaginare la società intesa come “impresa cooperativa”, dove in parte gli individui
cooperano, e dall’altra competono.
A questo punto Rawls cerca di rintracciare una teoria di giustizia adeguata che stabilisca il modo
giusto di distribuire le risorse date le pretese conflittuali degli individui, e, per arrivare a questi tipi
di principi che ci permettono di risolvere tali questioni distributive, Rawls, in quanto
proceduralista, si inventa una procedura per riuscire a distribuire in modo equo le risorse, date le
pretese conflittuali degli individui. Questa procedura possiede diversi tipi di proprietà, e due cose
che la contraddistinguono sono la cosiddetta “posizione originaria” e “il velo di ignoranza”.
Secondo Rawls occorre immaginare una situazione ipotetica in cui gli individui egualmente liberi,
determinino i principi di giustizia e assegnino i diritti e i doveri fondamentali per creare la divisione
dei benefici sociali, quindi, la posizione originaria è un esperimento mentale, una posizione
ipotetica finalizzata ad una concezione della giustizia, che il filosofo propone ai suoi lettori. In una
situazione pre - sociale, ognuno si trova in una “posizione originaria”, posizione di equità ed
eguaglianza, in quanto caratterizzata dal velo di ignoranza. Rawls introduce nella procedura l’idea
di imparzialità, in quanto egli non ipotizza le parti come benevole, ma ipotizza il velo di ignoranza
dove nessuno conosce il proprio posto all’interno della società, le proprie doti naturali, la propria
concezione di bene, le proprie propensioni psicologiche e, di conseguenza, nessuno può sapere
quali siano i principi vantaggiosi per i propri interessi. In posizione originaria tutti sono
disinteressati, non c’è terreno per le scelte auto interessate, e le parti devono agire come agenti
morali, per la volontà generale.
Le parti, in posizione originaria, sono razionali, in quanto sanno di avere una determinata
concezione del bene e sanno impiegare dei beni per arrivare ad un determinato obiettivo; hanno
un determinato piano di vita che deve essere coerente con i loro bisogni e in più sono ragionevoli.
Inoltre sanno di avere un senso di giustizia, ovvero sono disposti ad accettare e seguire i principi di
giustizia che decideranno poi alla fine, e lo faranno in maniera stretta per tutto il corso della loro
vita.
Gli individui sono caratterizzati dal punto di vista motivazionale, in quanto le motivazioni
corrispondono ad un auto-interesse specifico, per il quale gli individui tendono a scegliere
determinati principi che avvantaggiano solo la loro posizione senza curarsi di quella degli altri,
perché mossi da invidia. Quest’ultima non è razionale, in quanto danneggia. Le parti, che sono
invece razionali, potrebbero non sentirsi danneggiate a patto che la differenza tra gli individui non
superi un determinato livello.

Le parti, in posizione originaria, arrivano poi a determinare due principi di giustizia, il principio di
libertà, dove tutti hanno diritto alla quota più estesa di libertà, e il principio di differenza, il quale
invece è connesso all’apertura delle carriere ai talenti e al principio di equa eguaglianza delle
opportunità. Rawls, infatti non critica le disuguaglianze meritate, perché se un individuo all’interno
di una società guadagna centomila sterline all’anno, quando in realtà la media è di ventimila
sterline, se vige il principio dell’equa eguaglianza delle opportunità, e nessuno è stato penalizzato
dal punto di vista della propria posizione sociale, tale disuguaglianza economica viene considerata
giusta, in quanto meritata. Rawls cerca, al contrario, di azzerare le disuguaglianze immeritate. Il
principio di differenza secondo Rawls dovrebbe portare gli individui ad una distribuzione
egualitaria, dei beni sociali primari, i quali, a differenza dei beni naturali, vengono distribuiti dalle
istituzioni politiche.
I principi di giustizia si applicano solo alle istituzioni di base della società e non alle associazioni
private, in quanto se così fosse, da un lato si andrebbe a ledere alcuni dei diritti principali data
l’esistenza del pluralismo etico all’interno della società.
La strategia di scelta delle parti in posizione originaria è quella del maximin, adottata, per
massimizzare la logica sfavorita, come per esempio, se un individuo subisce un danno cerca di
fornire lui dei benefici, al fine di massimizzare le aspettative di chi si trova in una posizione
sfavorevole.
Ma cos’è l’utilitarismo, contro il quale lo stesso Rawls conduce delle istanze critiche?
L’utilitarismo è una teoria teleologica che definisce il bene come soddisfazione di un desiderio
razionale. Esso ha tre caratteristiche centrali, la prima riguarda il consequenzialismo, dove l’azione
giusta è quella che massimizza l’utilità complessiva, la seconda componente di cui Rawls discute
molto riguarda l’aggregazione delle utilità, in quanto mettendo insieme tutte le utilità, fa
aggregazione l’utilitarismo. Infine, la terza componente intende l’utilitarismo come un approccio
massimizzante, dove più c’è l’utile meglio è.
La prima critica che Rawls muove nei confronti dell’utilitarismo è che lo stesso in vista dell’utile, in
quanto il miglior modo per ottimizzare le preferenze di tutti, porta ad una restrizione di libertà.
Un’ulteriore critica, riguarda l’incertezza di ottenere un determinato scopo e quindi la
conseguenza, poiché le parti in posizione originaria sono coperte dal velo di ignoranza, e le
probabilità che hanno di fronte sono per loro tutte uguali, quindi è necessario un calcolo ben
specifico.
All’interno delle diverse società, da un punto di vista utilitarista, le minoranze vengono considerate
un problema, a causa della maggioranza che rilascia utilità, infatti, una minoranza in una società
utilitarista, è un impedimento all’utile. Pertanto da una parte si ha il principio di differenza e delle
libertà garantite, dall’altro può comportare una soppressione al fine dell’utilità generale.
Ciò che emerge maggiormente tra le diverse critiche che lo stesso Rawls, pone all’utilitarismo,
riguarda il fatto che esso non rispetta l’individualità dal punto di vista della politica sociale degli
esseri umani. Per Rawls l’utilitarismo è in difficoltà a garantire uno dei beni primari centrali : il
rispetto di sé.
Nonostante tutto ciò, l ’utilitarismo non è un approccio da scartare, è un sistema secolare che si
concentra sull’umanità e cerca di creare il bene supremo, tuttavia soffre di criticità molto
importanti.

In conclusione per Rawls, la posizione utilitaristica tende a sacrificare gli interessi della minoranza.
La concezione di giustizia rawlsiana si basa sull’idea che tutti i beni sociali principali devono essere
distribuiti in modo eguale, ed una distribuzione eguale può esserci solo se avvantaggia i più
svantaggiati.
Nascere ricchi o poveri non è un merito, nascere intelligenti o ignoranti non è un merito, si tratta
solo di essere più fortunati o meno. Rawls critica la teoria delle pari opportunità perché non tiene
conto delle disuguaglianze legate alle capacità di ogni uomo, perché ingiuste. Egli ritiene che una
giustizia distributiva equa debba tener conto delle disuguaglianze immeritate e creare un sistema
dove i meno avvantaggiati possano ottenere il massimo possibile.
Si può, quindi, determinare che Rawls ha dato uno dei maggiori contributi alla filosofia politica del
XX secolo.

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