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Mill, John Stuart, Saggio sulla libert, il Saggiatore, Milano, 1981, pp. 40-41
Ivi, p. 108
Proprio su questo punto possibile fare unimportante obiezione, che pu essere estesa oltre il
pensiero di Mill allutilitarismo in generale. Essa una cosiddetta teoria a stato finale: si cura di
definire il fine da raggiungere, in questo caso il maggior benessere generale possibile, trascurando il
modo in cui effettivamente lo si raggiunga; ogni mezzo, se dovesse risultare il pi efficace allo
scopo, sarebbe consentito. E vero che nella scelta di tale mezzo si dovrebbe sempre tenere conto
dei vincoli posti da Mill a tutela della libert, come ad esempio il divieto delluso di strumenti
coercitivi. Tuttavia pur considerando quei vincoli ci sono delle ampie zone grigie, dei casi in cui
non sarebbe facile stabilire se un metodo sia lecito o se violi anche solo in parte la libert di qualche
individuo. Per esempio se qualche societ dovesse riuscire a massimizzare il proprio benessere
instaurando un governo tirannico, non sarebbe cos semplice dimostrarne la non legittimit.
Una seconda critica che si pu rivolgere alla teoria riguarda la sua scarsa considerazione della
separatezza degli individui. Poich ci che conta la massimizzazione del livello generale di
benessere allinterno della societ, si tiene conto solo relativamente della felicit dei suoi membri
presi singolarmente. In un certo senso, come se i livelli di felicit dei singoli fossero le variabili
dellequazione che devono essere combinate per ottenere il risultato desiderato, cio la maggior
felicit generale possibile. Non si presta attenzione alla distribuzione delle ricchezze, dellistruzione,
delle possibilit lavorative, poich limportante il bilancio collettivo. Riprendiamo per la frase
citata in precedenza: se nel concepire e percepire la felicit c tra i singoli una differenza
incolmabile di fondo, una particolarit di ciascuno che solo egli comprende appieno, ci sar vero
anche in senso opposto, cio riguardo al disagio e linfelicit. La quantit di benessere generale che
verrebbe ridistribuita ad ogni individuo verrebbe sentita come qualcosa di estraneo, di non
proprio e sarebbe difficilmente in grado di compensare il disagio tutto personale con cui egli
sarebbe costretto a convivere ogni giorno a causa della sua condizione di disuguaglianza.
Per questi motivi, pur ispirandosi al pensiero di Mill per quel che riguarda la definizione della
libert individuale, molti stati di oggi si basano su costituzioni che non ne condividono la
giustificazione su un piano puramente utilitaristico e sembrano considerarla un valore in s piuttosto
che un mezzo. Queste societ inoltre intervengono attivamente sul piano della redistribuzione dei
beni sia materiali, come il reddito, sia ideali, come laccesso allistruzione, lessere rappresentati
politicamente, il riconoscimento di eguale dignit, cercando di garantire un livello minimo di
uguaglianza.
Nonostante le obiezioni cui inevitabilmente si presta, lopera di Mill rimane uno dei pilastri su cui si
fondano le societ occidentali contemporanee, un termine di paragone con cui ogni teoria politica si
dovuta confrontare, nonch uno dei contributi pi appassionati alla difesa della libert individuale.
Bibliografia:
Mill, John Stuart, On liberty, 1859. Traduzione italiana di Stefano Magistretti: Saggio sulla libert,
il Saggiatore, Milano, 1981