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c) Il rapporto medico/paziente.
Si parla del “fenomeno della medicalizzazione” in quanto i medici si sono impadroniti del controllo
della vita riproduttiva della donna incoraggiandola a sentire il proprio corpo come un oggetto.
Inoltre le molestie, gli abusi sessuali di cui subiscono le donne da parte dei dottori durante le visite
non se ne parla mai. Le strutture hanno sempre un’élite maschile al vertice, sotto ai quali vi sono
figure femminili meno importanti. Sherwin sostiene che i medici non sempre danno ascolto alla
voce dei pazienti. Il femminismo vuole eliminare questa oppressione da parte dei medici, anche
con l’introduzione di strutture di sostegno per favorire i soggetti deboli. Occorrerebbe passare dal
punto di vista del medico a quello del paziente., e considerazi modelli relazionali alternativi come
l’ <<amicalismo>> inteso come relazione basata sulla fiducia.
Il termine responsabilità deriva dal latino respònsus, participio passato del verbo respòndere,
rispondere cioè, in un significato filosofico generale, impegnarsi a rispondere, a qualcuno o a se
stessi, delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano.
Bioetica ambientale.
Shiva sostiene che in particolare le donne debbano difendere l’ambiente. Le donne sono state
private del loro corpo e i contadini del loro sapere perché sono stati sostituiti dall’introduzione
delle biotecnologie. Come Gandhi riprende la visione di una scienza non finalizzata al dominio ma
attenta a ritrovare l’armonia con la natura nel quadro di un’etica della responsabilità cosmica. Le
esperienze riproduttive della donna danno origine in lei un sentimento di cura e protezione, infatti
le donne più degli uomini risultano avere maggiore interesse nei confronti dell’ambiente (ecologia:
dal greco “scienza della casa”).
Si parla di molteplici femminismi (radicale, marxista, liberale) ma si può anche parlare di molteplici
eco femminismi, in particolare di tre: filosofia classica, dal mondo moderno a quello pre-moderno,
il terzo fa riferimento al pensiero della differenza. L’ecofemminismo affronta due grandi temi:
l’identificazione tra donna e natura e l’aspirazione dell’uomo di soggiogare entrambe. La violenza
di cui le donne sono state vittime si collegano al disprezzo verso la natura e le altre forme di vita.
Secondo Rich le donne sono sempre state trattate come pura natura; è frequente la
contrapposizione tra il sesso femminile che dà vita e il sesso maschile che dà la morte. La
maternità e sinonimo di amore, dolcezza, tranquillità, cura; la paternità è sinonimo di separazione,
conflitto, confronto. Secondo Elshtain la donna può essere definita la “creatura del futuro”, un
essere benefico capace di apportare salvezza e rigenerazione, portatrice di valori e di forme etiche.
Bioetica animale.
Androcentrismo: termine che indica la mascolinità della nostra cultura, in quanto la figura
femminile non è tenuta in considerazione o è comunque sottovalutata. Secondo la Ruether
l’universalizzazione degli atteggiamenti e delle categorie maschili ha condotto nei millenni a
pratiche e atteggiamenti che sono responsabili del dominio della natura e della donna.
Ruether definisce il “dualismo trascendentale” come quella visione che svaluta l’esistenza
materiale e corporea come inferiore alla spirituale; il dualismo è caratterizzato dalla
contrapposizione di diverse sfere come umano e non umano, maschile e femminile, ragione ed
emozione, spirito e materia; siccome è stata la sfera maschile a prevalere, le femmine sono ora
costrette a subirne le amoconseguenze.
a)L’etica liberazionista.
Femminismo e animalismo sono entrambi movimenti di liberazione, soggetti ad una forte
discriminazione. Secondo Gena Corea non è corretto che animali e donne vengano viste come due
categorie nettamente differenti dagli uomini. Secondo Adams lo sfruttamento e il maltrattamento
che sta avvenendo sugli animali è lo stesso, o comunque molto simile, all’oppressione che è stata
subita dalle donne.
I principali capi di accusa rivolti alla morale dominante:
-androcentrica:la concezione dell’essere umano è basata sull’esperienza maschile ed esclude
quella femminile;
-dualistica: distinzione tra umani (razionali, con diritti) e non umani(non razionali,privi di diritti);
-gerarchica: viene preferita l’esperienza maschile, e considera gli umani più importanti di ogni altra
specie;
-atomistica: la visione degli esseri umani come individui separati è coerente con la metafisica
atomistica della scienza moderna;
-astratta: i conflitti tra i valori vengono risolti in modo impersonale, ignorando sentimenti e bisogni
degli individui coinvolti.
Marti Khell “nell’etica ambientale e nell’etica in generale non possiamo neppure iniziare a parlare
delle questioni morali finché non riconosciamo di provare un sentimento di cura per qualcosa”.
L’ecofemminismo mette in discussione la visione troppo ristretta della dell’emancipazionismo
liberale preoccupato che l’impegno a favore dell’animalismo potesse distogliere l’attenzione da
obiettivi di interesse primario delle donne, la loro salute, il loro benessere.
Secondo Lynda Birke, infatti, la paura delle donne di essere assimilate al mondo non umano, di
essere considerate più vicino alla natura (vissuto come simbolo di degradazione),porterebbe a non
dare la giusta importanza al mondo ambietale.
Secondo Taylor occorrerebbe riconoscere i diritti alle donne, ma anche i diritti agli animali.
Ricordiamo Henry Salt, studioso di Thoreau,e amico di Gandhi fondò la Humanitarian League per
combattere la disuguaglianza e l'ingiustizia verso gli esseri umani, attivista politico per l'abolizione
della pena di morte e per la riforma del sistema carcerario), ma anche per combattere le crudeltà
commesse ai danni delle altre specie.
b) L’etica della cura.
L’etica della cura si differenzia dall’etica dei diritti, in quanto l’etica della cura riguarda i rapporti con
gli altri, l’etica dei diritti è connessa al singolo. La cura comporta un immagine relazionale
dell’esistenza umana. Un approccio ispirato a un etica di cura comporta una riconsiderazione dei
nostri rapporti con gli esseri viventi non umani e il riconoscimento del nostro dovere di proteggere
le altre creature. Solo perché gli animali non possono reciprocare con noi non possiamo eliminarli
dal nostro universo morale, entrambi abitiamo nello stesso mondo etico,fondamentale è la nostra
coscienza in quanto agenti morali. L’etica della cura insiste sui bisogni (e non solo sugli
interessi) , attribuisce valore alla compassione, al centro pone la dedizione(rispetto a quello della
prestazione), fa leva sul concetto di responsabilità (e non su quello di diritto) e non
comporta reciprocità (al posto della correlazione diritti/doveri). Occorre elaborare un concetto di
cura non come appello ai buoni sentimenti ma come impegno responsabile per la riduzione della
sofferenza di altri esseri, umani e non umani e per la promozione del loro benessere, stabilire,
inoltre, i limiti etici, atti ad orientare e a regolare il nostro rapporto col mondo vivente.
c) L’etica della comunicazione interspecifica.
Nelle relazioni vi sono principi che si stabiliscono da sé, come il rispetto per l’altro. Secondo Vicki
Hearne il riconoscimento dell’alterità animale, come di ogni altra alterità (il diverso da sé) deve
poggiare su attenzione rispettosa capace di consolidare le relazioni interspecifiche, al centro c’è il
concetto di relazione che emancipa: nel corso delle relazioni umani e animali costruiscono dei
diritti gli uni verso gli altri,i quali, anziché essere “naturali”, trovano la loro radice nelliinterscambio
relazionale. Secondo Donna Haraway l’animale(il cane per l’uomo) è visto come un compagno di
vita per l’uomo, perché le loro storie si intrecciano e i loro sensi si completano a vicenda. C’è un
piacere profondo nel condividere la vita con un essere diverso, i cui pensieri,sentimenti, reazioni
sono differenti dai nostri. Si parla di una “famiglia multispecifica” in cui i diritti, le esigenze, le
particolarità di entrambi i soggetti siano riconosciuti. Martha Nussbaum vede la persona come un
essere animale dotato di linguaggio e di bisogni che è capace di convertire in funzionamenti, non
vuole considerare animali e umani come dimensioni separate (“approccio delle capacità”).
Una relazione interespecifica è la interazione che ha luogo in una comunità tra individui di specie
differenti, dentro un ecosistema. Le relazioni interespecifiche sono relazioni ambientali che si
stabiliscono tra gli organismi di quel sistema.
Tra femminismo umanistico e femminismo differenzialista.
Nel femminismo umanistico, secondo Warren Reich uno dei fattori che influenza la bioetica è “la
voce morale delle donne” VS “la voce del filosofo uomo” che presume di parlare universalmente.
Simone De Beauvoir aveva come obiettivo quello di lottare per garantire alle donne l’accesso al
mondo dei valori creato dagli uomini. Nel femminismo differenzialista si affronta un dualismo:
dalla parte del valore stanno la vita, la natura, dalla parte del disvalore stanno la cultura, la scienza,
la razionalità. Il femminismo differenzialista intende riallacciare quei legami che il femminismo
umanistico aveva spezzato.
Uno sguardo conclusivo.
Grazie alla bioetica si data la possibilità alle voci di farsi sentire:
-sono emerse tematiche trascurate nella filosofia morale accademica;
-si sono ripensate questioni classiche (nascita,morte, nuove tecnologie riproduttive ecc..)
-si è data importanza alla pluralità delle differenti voci, da intendersi come elemento di ricchezza,
non di confusione , di contro alla unilateralità di una voce unica e asessuata;
- si è criticata la pretesa neutralità di una bioetica che “nel provare a parlare a ognuno, non ha
parlato a nessuno” (Susan Wolf);
-si è ritornati a valutare concetti fondamentali come autonomia, giustizia,consenso informato, di
cui si evidenzia la complessità e la polisemia;
-si è rivalutati l’io come soggetto in relazione, cui è sempre necessario l’altro;
-si è intesa fondamentale la relazionalità tra le diverse persone,”il sé è costituito in misura notevole
dalle relazioni con gli altri” (Virginia Held);
-si è riflettuto sul concetto di alterità. Chi è l’altro? Non una categoria generale, ma un’individualità
unica e irripetibile, un altro <<concreto>>;
- si è data importanza al contesto, alla situazione esistenziale e storica in cui l’azione si colloca:
- si sono approfondite le relazioni di cura, di responsabilità, superando il paradigma del “contratto”
e favorendo quello relazionale.
Viene messo in evidenza soprattutto il problema dell’oppressione delle donne e il potere, di cui
abusano gli uomini, viene posta una costante attenzione per la specificità(la realtà particolare ed
esistenziale dei soggetti coinvolti), un forte interesse per il concreto(il vissuto delle donne e la
quotidianità dei loro bisogni) ma anche per la dimensione simbolica (la corporeità, il valore della
sfera affettiva, ecc..), una riflessione critica sulla scienza,la tecnologia e l’impatto sul sociale
incentrata sul concetto di limite. Vengono rivisti il “consenso informato” e si verifica una spinta
verso l’umanizzazione della medicina. La prospettiva relazionale parte dal rifiuto della concezione
solipsistica* del soggetto verso un’idea del soggetto che entra in relazione con altri soggetti.
Vengono valorizzati i sentimenti. Le differenze di genere, età, sesso, razza, vanno riconosciute,
dimostrando responsabilità.
Il femminismo liberale ha sottolineato l’importanza dei diritti. Il femminismo radicale ha studiato i
pericoli connessi con l’impiego delle tecnologie per la libertà delle donne. Il femminismo culturale
ha introdotto il paradigma del “prendersi cura”.
*solipsismo, teoria secondo la quale il soggetto pensante si pone come la sola realtà, per cui il
mondo esterno appare solo come una sua momentanea percezione/concezione etica che fonda
l'agire dell'uomo sul principio dell'egoismo e del tornaconto individuale/ estens. Individualismo
assoluto; egoismo
2) LA GIUSTIZIA E LA CURA
Paradigmi etici a confronto.
Gilligan scrisse “Con voce di donna” in cui sottolinea l’attitudine del prendersi cura che possiede
una donna rispetto alla figura maschile. Occorrono competenze intellettuali e affettive legate
all’esperienza della maternità. Secondo Gilligan bisognerebbe dare maggiore voce alle donne, ma
soprattutto tenere in considerazione ciò che le donne hanno da dire, come si tiene in
considerazione il pensiero maschile. Secondo lei la società svaluta la cura. La giustizia e i diritti
sono modi maschili di riflettere, le donne aderiscono invece all’etica della cura. Secondo Warren
Reich l’etica tradizionale non ha mai preso sufficientemente in considerazione un numero
sufficiente di voci morali, la voce che si è usata principalmente è quella del filosofo uomo. La
valorizzazione dei ruoli femminili è diventata, nell’etica femminile, la base per un progetto di
umanizzazione della cultura e della politica.
Nell’ecofemminismo , ad esempio, la maternità sembra conferire una speciale capacità di
proteggere la vita e la natura(valori minacciati dalla società patriarcale).Nella società
contemporanea è ormai palese una crisi della giustizia che deriva soprattutto da questioni di
genere, basti pensare alle problematiche derivanti dalla discriminazione sessuale, dalle molestie,
dalle nuove tecnologie riproduttive, dai temi di giustizia familiare,dalla custodia dei figli in caso di
divorzio, dalle violenze fisiche e sessuali consumate ai danni di donne e bambini.
La donna outsider nella cultura maschile.
Secondo Woolf nonostante vediamo lo stesso mondo, lo vediamo con occhi diversi. Questa
diversità deve essere superata. Simmel è stato uno dei primi sociologi a occuparsi della
problematicità dei sessi, ha intuito l’importanza del concetto di genere, sottolineando come le
donne siano state rese estranee dalla società, dalla cultura e dalla politica da un processo storico;
sostiene che uomini e donne abbiano due forme di esistenza differenti e danno origine a differenti
mondi della vita, quello maschile orientato dualisticamente verso l’esterno e tendente a
oggettivarsi; quello femminile orientato verso il proprio centro e tendente ad un armonico sviluppo
unitario. La diversità secondo Simmel deve, da una parte recuperare il significato pieno e positivo
di autonomia, anziché di inferiorità di dipendenza, di carenza, e dall’altro mostrarne la rilevanza e
l’irrinunciabilità.
Studioso della socievolezza, dell’intimità e della marginalità, pone l’accento sulla condizione di
outsider della donna nella cultura maschile.
L’estraneità come relazione positiva.
Lo straniero è colui che nonostante si sia fermato, non ha ancora smesso di andare e venire;
rappresenta una sintesi di vicinanza e lontananza. L’estraneità è una forma particolare di
interazione, è una relazione positiva (Simmel). Con il termine straniero si indica una situazione
sociale, con il termine estraneo si indica una situazione psicologica.
Oggettività non significa non partecipazione, è una libertà perché l’individuo obiettivo non è
condizionato da legami che possono pregiudicare la sua comprensione,percezione e valutazione di
dati reali.
Una digressione. La figura di Porzia nel “Mercante di Venezia”.
Shakespeare illustra la complessità di una donna nel rapporto con la morale e il diritto,
esemplificativo del concetto di estraneità della donna.L’azione si svolge in due località: Venezia,
città del traffico(città reale), e Belmonte dove la verità vale più di ciò che appare (città ideale). Al
centro della vicenda vi è il contratto stipulato da Antonio, ricco mercante, e Shylock, ebreo usuraio.
Antonio vuole aiutare l’amico Bassanio che vuole sposare una ricca donna di Belmonte: Porzia, e
per aiutarlo chiede un prestito all’usuraio e firmano un contratto in cui l’usuraio chiede una libbra
di carne dal suo petto nel caso in cui Antonio non restituisse il denaro. Questo contratto viene
stipulato quasi per scherzo, ma alla fine ci si troverà di fronte ad un problema serio. La scena si
sposta a Belmonte dove Porzia si trova tra 3 pretendenti. Andrà a chi prenderà lo scrigno giusto,
una prova: il principe del Marocco prende lo scrigno d’oro e fallisce, il principe di Aragona sceglie lo
scrigno d’argento e fallisce, Bassanio sceglie lo scrigno di piombo e dentro trova il ritratto di Porzia.
Durante il matrimonio arriva la notizia che le navi di Antonio sono naufragate e non potrà pagare il
suo debito. La scena si sposta a Venezia dove Porzia và con la sua ancella nei panni di un avvocato.
Cerca di convincere Shylock a rinunciare al contratto anche leggendogli un elogio della clemenza,
ma lui non cede. Alla fine però vince Bassanio perché nel contratto non è prevista la perdita di
nessuna goccia di sangue altrimenti i suoi beni vengono divisi tra Bassanio e lo Stato. A quel punto
Shylock cede e non fa uccidere Bassanio.
Il travestimento come luogo di dissonanza.
Porzia, nonostante figura femminile, grazie al travestimento riesce a risolvere il dilemma e la
situazione. Se non si fosse travestita non avrebbe potuto fare ciò che ha fatto. Perché una donna?
Per riprendere le teorie di Simmel, una donna, proprio perché estranea al mondo del diritto, sia più
in grado di coglierne le contraddizioni, facendo emergere i problemi laddove tutti gli altri vedono le
evidenze, e di aprirlo a nuove istanze di natura etica.
Diversità e marginalità.
Lo straniero non è colui che appartiene ad un’altra cultura, essere stranieri è una forma
d’interazione (relazione). Chi si trova al centro avrà più potere ma sarà anche più controllato, chi è
in periferia ha meno potere, è in una situazione di svantaggio ma è più libero. Vedendo la società
dall’esterno “studia” l’ambiente sociale e ne riesce a cogliere e contraddizioni e le ipocrisie, inoltre
lo straniero reagisce all’estraneità con la creatività e l’innovazione.
Porzia e il mondo del diritto. Giustizia ed equità.
Porzia risolve l’enigma della legge introducendo valenze bibliche opponendo al principio di
giustizia il principio della clemenza e della misericordia. Secondo Simmel le donne hanno vissuto
per troppo tempo ai margini della società così che ora conoscono i punti deboli. Quando si parla di
qualcosa di positivo, di qualche problema che si risolve si fa sempre riferimento ad una figura
femminile, la figura maschile è invece connessa ai litigi, alle oppressioni e alle disgregazioni.
Secondo Nussbaum l’uomo deve applicare alla legge i sentimenti, le emozioni, così sarà anche più
giusto.
In conclusione i contributi femminili proprio perché portano i segni della estraneità portano alla
luce molti aspetti: quello dello straniero si potrebbe definire una particolare qualità dello sguardo,
la sua è la faccia della nostra vera identità. Porzia ne “Il mercante di Venezia” svela il nostro non
visto, mostra l’altra faccia delle cose già guardate: vestita con abiti maschili entra nei meandri del
diritto per smontarne i meccanismi, rovesciarne il significato, al fine di recuperarlo a una
dimensione di umana ragionevolezza. Il diritto astratto e formale usato contro se stesso, guardati
con chiarezza dagli occhi limpidi dello straniero, ritrova il volto dell’equità, riconciliandosi con la
cura. In questo senso la marginalità può rappresentare un prezioso punto di osservazione della
realtà ma occorre rivendicare il valore della cura come valore centrale nella vita umana e riflettere
su fatto che esso può mettere in discussione la struttura stessa dei valori su cui è fondata la nostra
società e rimodellarne le istituzioni.
Il rapporto tra cura e diritti.
La cura rende i cittadini più attenti e più disponibili nei confronti del prossimo, ed è un valore
capace di informare la politica al fine di produrre un processo più ampio di democratizzazione.
Secondo Mary Ann Glendon cura e giustizia non possono essere connesse in quanto ambiti
differenti; Toronto invece sostiene che cura e giustizia sono strettamente legate tra di loro, occorre
superare questa dicotomia. Secondo lei si vede la cura come connessa alla compassione e la
giustizia come connessa alla razionalità. Questa dicotomia deve essere superata in quanto cura e
giustizia sono teorie incomplete se non interagiscono e si completano tra di esse.
Autonomia e interdipendenza nel modello liberale.
Secondo Toronto siamo talora autonomi, talora dipendenti, talora accudenti e possiamo essere
descritti come individui inter-dipendenti; il processo della cura si articola in quattro fasi:
l’ “interessarsi a” (percepire un bisogno e valutare la possibilità di soddisfarlo)
il “prendersi cura di” (responsabilità e impegno nel rispondere al bisogno)
il “prestare cura” (prendere un contatto diretto per cercare di soddisfare il bisogno)
il “ricevere cura”
Secondo Okin non c’è nulla nella nostra natura che stabilisce che la donna si debba occupare della
cura dei figli e il padre si debba occupare del lavoro. Un bambino cresce più completo se vi sono
entrambi i genitori come riferimento. Inoltre la condivisione dei ruoli tra uomini e donne, invece
che la loro suddivisione, potrebbe avere un effetto positivo ulteriore: l’esperienza del “prendersi
cura” fisicamente o psicologicamente” di qualcuno crescerebbe quella capacità, significativa del
senso di giustizia, di identificarsi con gli altri e di comprenderne pienamente i punti di vista.
Diritti sbagliati o diritti imperfetti?
Elizabeth Wolgast sostiene che i diritti sbagliati sono quei diritti posseduti dalle persone che non
possono rivendicare la loro posizione perché troppo deboli. Anche se il linguaggio dei diritti ci
permette di affrontare le ingiustizie, Wolgast ne “La grammatica della giustizia” parla di diritti
sbagliati, intendendo quei diritti che sono destinati a rimanere inoperanti per la debolezza
strutturale di chi dovrebbe rivendicarli(malati, anziani,bambini, disabili). Quando un malato si trova
in ospedale si trova al di sotto del potere dei medici, torna ad avere i suoi diritti nel momento in cui
non è più paziente, solo, paradossalmente, quando sarà uscito proprio da quella situazione di
debolezza in cui aveva maggiore bisogno di tutela e minore capacità contrattuale. Assegnare diritti
a soggetti più deboli equivale a una mistificazione che tranquillizza la nostra coscienza ma lascia
sostanzialmente inalterata la loro situazione di disagio.
Occorrerebbe, oltre a riconsiderale il concetto di responsabilità a cui il medico deve essere
richiamato, riflettere sulla funzione dinamica e propositiva del diritto, come strumento di denuncia
dell’oppressione: affermare un diritto equivale a segnalare un’ingiustizia. I diritti, in tale
prospettiva non sono sbagliati in senso assoluto né risultano facilmente sostituibili con altre
categorie (ad es. responsabilità, doveri): devono, piuttosto, essere integrati, sono per così dire,
diritti imperfetti.
Curare e prendersi cura.
Warren Reich distingue tra due accezioni di cura:
a) quella di aver cura dei pazienti, eseguendo tutte le operazioni che li riguardando con la
necessaria competenza clinica;
b) quella di prendersi cura di loro, mostrando un interesse personale, anche affettivo, per il loro
benessere.
Rispetto a queste due modalità di cura si danno due modelli di etica interni alla medicina:
1) l’etica medica di una cura competente;
2) l’etica medica dell’empatia e della compassione.
Nel primo modello, la competenza, ovvero l’eccellenza tecnica, è considerata come la virtù
essenziale, e si pone l’accento sulla conoscenza scientifica e l’abilità clinica.
Secondo la Reich a questo orientamento possono aver contribuito una serie di eventi tra i quali:
-il desiderio del medico di allontanarsi dal coinvolgimento emotivo;
-i progressi tecnico-scientifici che inducono una crescente professionalizzazione;
-la definizione sempre più precisa, in termini etici e giuridici, dei criteri più appropriati della cura
con una decisa spinta verso la formalizzazione;
-la progressiva perdita di importanza delle cosiddette “virtù altruistiche”(ospitalità, filantropia, la
carità,la simpatia).
Nel secondo modello, ci si concentra sul significato morale della pratica di cura in medicina,
riferendosi a un’etica della cura:
-la denuncia degli elementi spersonalizzanti della pratica ospedaliera;
-il rifiuto della visione della malattia come puro fatto organico;
-attenzione alla dimensione personale del rapporto col paziente: ambiente, richieste,
preferenze,bisogni.
Secondo Francis Peabody “il segreto di una <<buona cura>> sta nel <<prendersi cura del
paziente>>.
Secondo Daniel Callahan (studiosi tra i più autorevoli di bioetica) la cura può essere intesa come
una risposta positiva e di sostegno alle condizioni critiche di altri, una risposta il cui proposito è di
affermare l’impegno prioritario nei confronti del loro benessere.
La cura può essere una risposta a malattie incurabili,terminali,per cui non esiste una terapia. Solo
una medicina che ha come fine non la guarigione ma il benessere globale del paziente potrà
rispondere al suo bisogno di ascolto, protezione, rassicurazione: “oggi è necessaria una medicina
della cura piuttosto che una pura tecnica della guarigione”. Da qui un ideale di “medicina
sostenibile” in alternativa alle “false speranze” de sistema che gira intorno al progresso
tecnologico e alle logiche di mercato. Nella sua visione, occorre sviluppare quelle capacità
propriamente umane come l’immaginazione e l’empatia che riconducono al riconoscimento della
proprie vulnerabilità e mortalità: <<noi siamo pazienti prossimi o potenziali-scrive->>; “prendersi
cura” di qualcuno è dargli il nostro tempo, attenzione,simpatia e qualunque aiuto sociale per
rendere sopportabile la sua situazione o, almeno, non condannarlo all’abbandono, il più grande dei
mali medici.
Autonomia relazionale.
Per guardare in modo diverso il rapporto medico/paziente occorre tenere conto del concetto di
fiducia e del ruolo attivo che i medici e gli operatori della salute possono avere nel rafforzamento
dell’autonomia per quanto riguarda il consenso informato. Autonomia che è spesso intesa come
una nozione statica, una capacità che si ha o non sia ha, mentre potrebbe essere intesa come una
facoltà che si sviluppa nel tempo, influenzata da diversi fattori (relazioni con gli altri, scambi
emotivi e verbali, al riconoscimento ricevuto), capacità, quindi, che può indebolirsi o rafforzarsi,
mantenersi o spegnersi. Ne consegue che chi si trova in una posizione di potere dovrebbe avere la
responsabilità di rafforzare chi è in una posizione di debolezza, per far sì che diventi davvero
autonomo. Questa visione dinamica porta a riconsiderare la relazione di cura asimmetrica tra
medico e paziente.
Secondo Marianna Ginsabella il paziente di oggi più informato e insieme più confuso vuole
riappropriarsi delle decisioni sulla propri salute, a partire dalla sua concezione dei valori fino alla
sua personale valutazione della vita stessa.
Secondo Engelhardt nonostante medico e paziente si trattino come individui autonomi, uno è
bisognoso di cura e l’altro è in grado di prestare cura, l’uno padroneggia una lingua che l’altro, “uno
straniero in una terra sconosciuta”, non conosce.
Secondo Annet Baier riconoscere l’autonomia di un altro potrebbe significare qualcosa di più che
lasciarlo da solo a decidere e implicare, invece, il rafforzamento della sua capacità di scegliere. Non
si tratta unicamente di informare ma di trovare il modo migliore per comunicare con i diversi
pazienti nella differenza delle loro situazioni ed esperienze di vita. È questa “la parte sommersa del
consenso”, quella che non si vede ma che conta di più: il mondo della vita. Occorre pensare a una
relazione in cui cercare insieme le migliori strategie per il fine comune della cura usando tutte le
energie delle persone in relazione.
Secondo la Sherwin la fiducia non può essere presupposta, dev’essere guadagnata.
Secondo Pappworth bisognerebbe chiedere al medico di impegnarsi a dire se sottoporrebbe se
stesso e i suoi cari a un trattamento, o a una sperimentazione, analogo a quello che sta
proponendo al paziente.
Relazione di fiducia ed etica del carattere.
La relazione di fiducia è una relazione che si instaura tra il medico e gli operatori sanitari. Occorre
un’educazione all’ascolto, alla disponibilità da parte dei dottori a comprendere le opinioni e le
esigenze dei pazienti,stabilire dialoghi autentici. Per etica della responsabilità si intende la
capacità che devono avere i medici nel saper instaurare un dialogo con il paziente affinché questo
si fidi.
L’etica del carattere elaborata dalla Baier presuppone uno sviluppo dei caratteri più che limitarsi a
offrire delle regole, dal momento che è necessario un cuore umano, oltreché la ragione, che è
capace a rispondere a persone particolari e non solo a principi assoluti e universali. E’ importante
una costante riflessione critica (medici e operatori) sulle proprie convinzioni, credenze, sentimenti
al fine di coniugare la cura insieme al dialogo, l’empatia insieme alla coscienze critica. Come
importante è la relazione che si instaura tra pazienti che sono affetti da una stessa malattia,
possono sostenersi e aiutarsi a vicenda, condividere lo stesso problema, i più consapevoli possono
aiutare i meno consapevoli (gruppi di autocoscienza self-help).
Vengono introdotti due nuovi modelli:
-interpretativo: il ruolo del medico è anche quello di ascoltare e aiutare il paziente,
-deliberativo: si deve instaurare una relazione tra dottore e paziente per decidere insieme cosa è
meglio fare, il paziente deve potersi fidare del dottore che deve essere in grado mettere in gioco le
proprie convinzioni e i propri valori.
Il paradosso della cura.
La cura come valore che può assumere realisticamente una centralità nella nostra costellazione di
interessi etico - politici. Il paradosso della cura è che pur essendo essenziale per l’uomo
(è un ‘opera che sostiene la vita), viene anche considerata una parte marginale dell’esistenza
dell’uomo (le sue pratiche sono svalutate se non ignorate). Si parla della cura connessa alla sfera
emozionale , ma anche della cura connessa alla sfera razionale, di cura come caratteristica propria
delle donne Oggi si cerca di dare voce alle donna, ma questo è possibile solo se si riesce a
superare l’idea dell’etica della cura come una moralità solo femminile, fondata su qualità e
attitudini proprie delle donne, e non si ritenga tale etica antagonista a quella dei diritti, ma ad essa
complementare.
3)IL DONO E LO SCAMBIO
Una lettura femminista del dono.
Il donare crea legami perché riconosciamo la presenza dell’altro. L’opposto del dono è lo scambio,
che è simmetrico e si basa sugli interessi personali di entrambe le persone in questione. Vaughan
sostiene che la pratica del dono sia un aspetto prettamente femminile, quindi sono le donne le
portatrici di questa pratica, riportando il donare alla “logica della pratica materna” secondo cui chi
nutre dà attenzione ai bisogni dell’altra persona: la sua ricompensa è il benessere dell’altro. La
Vaughan in Per-donare sostiene:
-il carattere radicalmente alternativo del dono rispetto allo scambio: l’uno è l’opposto dell’altro;
-la natura rivoluzionaria del dono nella società contemporanea, il suo proporsi come pratica
alternativa al modus operandi della società capitalista;
-il suo essere di natura femminile e materna,legato a pratiche di cura propria delle donne, viste
come le “fonti del donare”.
Il dono e lo scambio.
Secondo gli antropologi il dono rappresenta il momento etico, in quanto non si pensa al denaro,
alla fatica, ma si fanno determinate cose per il piacere di farle senza volere nulla in cambio; lo
scambio è il momento economico.
*Progetto genoma umano Progetto di ricerca, in sigla HGP (Human genome project), iniziato
negli Stati Uniti nel 1990 e concluso nel 2000, con obiettivo di conoscere la sequenza dei geni della
specie umana e la loro posizione sui vari cromosomi, costruendo così una mappa del genoma. Il
genoma è l'insieme di tutte le informazioni genetiche depositate nella sequenza del DNA ottenuto
nel nucleo delle cellule sotto forma di cromosomi.