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COME E QUANDO NASCE LA BIOETICA

BIO-ETICA: etica della vita

La bioetica è una disciplina recente, neulogismo introdotto nel 1971 da V. R Potter

Testo: Bioethics: Bridge to the future - 1971

L’intento di Potter era, come suggerisce il titolo, creare un ponte tra sapere scientifico e sapere umanistico.
Secondo Potter questo avrebbe consentito di usare con saggezza le conoscenze, messe a disposizione dal
sapere scientifico.

Intento di Potter: integrare la scienza tradizionale con nuovi valori, al fine di garantire la sopravvivenza degli
esseri umani e per ridefinire il rapporto tra uomo e ambiente.

Potter, successivamente, venne accusato di vetero-positivismo. Perché si diceva che nell’impostazione del
suo discorso la scienza veniva considerata come depositaria di verità assolute, veniva considerata come la
risolutrice di tutti i problemi.

Il positivismo è stata una corrente di pensiero che si è affermata in tutta EU nella seconda metà dell’800.
Corrente di pensiero che ha ‘investito’ tutti i saperi. Tutto deve girare intorno alla scienza, impariamo tutto
dalla scienza anche ciò che dobbiamo considerare bene o male.

Vetero-positivismo: come se Popper rinnovasse gli ideali del positivismo classico. Perché la sua bioetica
sembrava un ampliamento della biologia tradizionale, che aveva nuovi strumenti e che dovevano essere
utilizzati anche ‘per dettare’ anche le scelte morali.

Sempre nel 1971, negli USA, venne fondato l’attuale: Kennedy Institute of Ethics a Washington. Il
programma di questo istituto proponeva e riconosceva (e propone ancora oggi) il carattere autonomo della
bioetica rispetto alla scienza. Questo istituto valorizza l’apporto dell’argomentazione filosofica e di altre
discipline nella costituzione di questa nuova scienza.

Oggi la Bioetica è fortemente interdisciplinare e si avvale di una molteplicità di discipline: della filosofia,
della giurisprudenza, della filosofia della scienza, della medicina, della sociologia, la morale e di tutte le
branche del discorso scientifico.

Non si occupa solo di etica biomedica (aborto, fine vita ecc..) ma anche di etica animale e di etica
ambientale, due ambiti delle tanti della bioetica, che andremo ad analizzare.

Come ci sono diverse famiglie di bioetica (laiche, cattoliche ecc..) ci sono anche diverse etiche ambientali.
Le differenze che si possono individuare nelle etiche ambientali, sono molto rilevanti e riflettono delle
diverse immagini dell’essere umano e il suo rapporto con la natura.
La bioetica presenta problemi teorici:

DUALISMO TRA FATTI E VALORI

-La scienza (il BIO) mira a conoscere. Si occupa di fatti, li descrive

-L’etica e la morale sono 2 discipline in cui si mira a definire ciò che è giusto. L’ETICA si occupa di valori.

A livello generale si distingue l’etica descrittiva e l’etica normativa (o prescrittiva)

• ETICA DESCRITTIVA
Si domanda come stanno le cose, non come dovrebbero essere.
Il fondamento dell’e. d. è il dato empirico. A partire dal dato empirico, sviluppa ipotesi per cercare
di prevedere il comportamento umano.
Mira a comprendere i meccanismi che muovono il comportamento umano.
Es: si dice che gli h x natura tendono al piacere, ammesso che sia cosi, ciò non implica che sia giusto
scegliere ciò che ci da + piacere rispetto ad altro. Fumo, mi piace fumare, ma è giusto?
L’etica descrittiva descrive, non dice come dovrebbero essere\stare le cose → non dice ciò che
giusto.

• ETICA NORMATIVA (o prescrittiva)


Si occupa dei valori, di ciò che è giusto. Si interessa di come le cose dovrebbero essere\stare per
fare le scelte giuste

Questa distinzione tra fatti e valori è nota in letteratura come legge di Hume: che per primo fece la
distinzione tra is e ought to be (ciò che è e ciò che dovrebbe essere) il cosidetto ‘is-ought problem’.

Non tenere conto di questa distinzione può portare ad una fallacia naturalistica =deriva dalla distinzione tra
essere e dover essere

LA BIOETICA COME PUO’ CONCILIARE QUESTO DUALISMO TRA BIO E ETICA?

Weber aveva parlato di a-valutatività della scienza.


La scienza descrive, non valuta. La scienza sviluppa solo conoscenza sui fatti, è composta da un insieme di
pratiche esplicative e procedurali. E queste pratiche e i suoi scopi non sono diretti a cercare valori, ma ad
avere conoscenza sui fatti.

La scienza è NEUTRALE, non ha nessuna pretesa normativa e valoriale.


Produce spiegazione causali x descrivere fenomeni.
Descrizione e spiegazione si oppongono a valutazione.
Anche a scienza applicativa (intesa come tecnica) concerne la tecnica dei mezzi di x se, non la valutazione
degli scopi.

La BIOETICA non intende essere un’etica descrittiva, ma un’etica NORMATIVA.

Come può sfuggire alla fallacia naturalistica? Come può sfuggire all’errore di cadere in una mancata
distinzione tra fatti e valori? Distinzione universalmente riconosciuta..
JOHN STUART MILL (filosofo, economista 1806-1873)
Testo: La natura, in Saggi sulla religione:

L’idea di natura è onnipresente nei discorsi normativi. Ciò che è naturale è considerato buono, sostengono
da secoli gli uomini.

Mill cerca di mostrare che ‘obbedire alla natura non può costituire il fondamento della morale’ perché tale
precetto è privo di senso. ‘L’essere conforme alla natura non ha nessuna connessione con il giusto e con
l’ingiusto’.

Secondo Mill la natura ha due significati

1) Natura intesa come la realtà nel suo insieme, di cui le scienze mirano a comprendere i meccanismi,
formulando delle leggi (fisiche, biologiche ecc.. → leggi di natura, che sono descrittive, non
prescrittive!)

Se la natura è intesa in questo senso, non c’è alcun bisogno di raccomandare di agire secondo
natura .--> E’ proprio ciò di cui nessuno può sottrarsi, sia che agisca bene, sia che agisca male (vedi
leggi naturali: non posso andare contro le leggi di natura)

2) Natura come sarebbe prescindendo dall’intervento umano, se non ci fosse l’intervento umano.

Mill dice che tutte le azioni umane sono una ingerenza nello stato naturale delle cose.
Il vestirsi, lo scavare, il costruire sono tutte trasgressioni all’ingiunzione di seguire la natura.
Di conseguenza è impossibile basare l’etica umana sul rispetto della natura, perché questo
andrebbe contro la nostra concezione del bene umano.
Inoltre, la natura stermina senza rimorso interi popoli (uragani, malattie ecc..) e noi dovremmo
imitare e seguire la natura? Dovremmo uccidere perché la natura uccide? Dovremmo devastare
poiché la natura fa altrettanto?
Nessuno può realmente desiderare che la natura venga seguita in ogni suo aspetto.
Inoltre, gli esseri umani non rinunciano volentieri all’idea che almeno qualche parte della natura
debba venire preso come esempio.
Allora si introduce un criterio selettivo: che legittima l’imitazione di certi aspetti della natura e ne
escluda altri.
Ma secondo Mill si tratta di una logica priva di un fondamento razionale. Il criterio selettivo
dipende dalle predilezioni individuali, culturali, dai costumi di una certa epoca → grande
arbitrarietà del precetto di seguire la natura, anche adottando un criterio selettivo.

‘Tutti quelli che usano il termine naturale come sinonimo di bene, lo fanno in modo confuso e
approssimativo’ → confondono il descrittivo e prescrittivo

Il ‘seguire la natura’ è solo una seduzione, la conformità alla natura non può rappresentare un valore
normativo.

Fare delle scelte su ciò che si deve seguire entro la natura e cosa no, è già una scelta che si inserisce su un
livello prescrittivo.

‘Una delle ragioni del fascino che esercita il rispetto della natura, sta nel fatto che esso sembra fornire un
fondamento oggettivo alla morale’ ‘verrebbero risolti in modo illusorio, problemi riguardo a stabilire ciò
che è giusto e ciò che è sbagliato’ → in modo illusorio verrebbe risolta tutta la galassia di problemi riguardo
alla sfera morale. Pag 150
Tutte le considerazioni di Mill mettono in luce i problemi che derivano dal non tener conto della fallacia
naturalistica: distinzione tra essere e dover essere, tra fatti e valori.

Luisella Battaglia è molto critica nei confronti nelle etiche dell’ambiente, intese come etiche scientifiche.
Dal suo punto di vista l’etica scientifica corre il rischio di cadere nella fallacia naturalistica. L’etica scientifica
suona come un ossimoro (l’etica: sfera normativa, lo scientifico: sfera descrittiva) Richiama continuamente
al rischio di cadere in fallacia naturalista. Prospettive etiche che pretendono di ricavare leggi dal modo
naturale. (Mondo che non può essere normativo, come visto prima)

Non si possono ricavare leggi morali (ciò che deve essere) dal mondo naturale (ciò che è )

OMEOSTASI → nelle scienze ecologiche indica la tendenza di un ecosistema a conservare il suo stato
equilibrio, nonostante le perturbazioni che possono verificarsi. Si tratta di un equilibrio dinamico poiché i
processi avvengono entro un quadro di variabili, stimoli, disturbi.

Via via che i sistemi naturali si sono costituiti, hanno sviluppato meccanismi omeostatici sempre +
sofisticati. Rendendo cosi il rapporto con l’ambiente stabile.

L’evoluzione degli ecosistemi è la storia di questi meccanismi omeostatici. Es: rapporto predatore-prede
presente in un ecosistema, è un es chiaro di un sistema omeostatico. Se il numero di predatori aumentasse
troppo, ci sarebbe una significativa diminuzione delle prede → questo innescherebbe x scarsità di cibo, un
conseguente calo dei predatori.

Omeostasi: tendenza all’equilibrio e la tendenza a ricostruirlo → tornare allo stato originario = questo
meccanismo è chiamato RESILIENZA (tipico degli animali e dei vegetali)

Il perdurare dei disturbi, che possono alterare l’equilibrio dei vari ecosistemi, può determinare un definitivo
allontanamento dallo stato originale, nonostante ci siano sempre processi di resilienza. (es inquinamento,
cambiamenti climatici, la caccia, la pesca, pesticidi, insetticidi ecc..) → possono cambiare gli ecosistemi e di
conseguenza cambiamento delle varie forme di biodiversità (diversità tra gli ecosistemi)

La scomparsa di una specie o di un ecosistema fa parte dell’evoluzione. Una specie può vivere mediamente
un milione di anni, poi interviene una nuova specie, che nel frattempo si è evoluta, e ne prende il posto.
Questo è accaduto x milioni e milioni di anni, il problema è che l’attuale ritmo di estinzione delle specie,
avviene ad una velocità che va dai 100 alle 1000 volte superiore a quello registrato in epoca pre-umana.

Gli scienziati ritengono che solo dal 1500 ad oggi le specie estinte, documentate solo a livello animale, siano
circa un miliardo.

Per alcune etiche ecologiche, che sono state sviluppate, tutto ciò che abbiamo detto, basta di x se x fare
dell’omeostasi un concetto normativo, un imperativo morale. Ci sono delle etiche ecologiche che
trasformano un fenomeno naturale in un concetto normativo.
Affermano che è giusto ciò che preserva la stabilità omeostatica dei vari ecosistemi, e più in generale di
quello che viene definita la comunità bioetica (=dell’ecosistema di cui un individuo è parte e verso il quale
l’individuo deve sentirsi vincolato)
Ci sono delle etiche ambientali, che conseguentemente, sostengono che non dobbiamo più parlare
altruismo (non è questo l’imperativo morale da seguire), ma di ECOISMO → L’imperativo morale da seguire
è la difesa degli ecosistemi. (ecoismo, ecos= casa)

LEOPOLD e TOULMIN sostengono quanto affermato → pag 149 ‘i concetti fondamentali dell’ecologia
valgono come concetti normati (ciò che Battaglia critica). L’omeostasi=prima legge della natura….
Battaglia sottolinea che impostare cosi le cose, rischia di far cadere certe etiche ecologiche nella fallacia
naturalistica.

Dedurre dei valori etici dal concetto di omeostasi (come accade in Leopold), ricavare principi normativi
( cioè che riguardano il bene, il male, il giusto e l’ingiusto) da una descrizione scientifico-naturalista
significa:

 violare la legge di Hume


 cadere in una fallacia naturalistica: confondere il piano dei fatti con quello dei valori
 dimenticare la lezione di Mill
 trasformare il descrittivo in valutativo

(pag 150-155 )

Il passaggio dalle scienze ecologiche a una visione etica dell’ambiente richiede una informazione adeguata,
richiede un solido corredo di dati scientifici, ma non può essere semplicemente dedotta da queste info.
Occorrono argomentazioni razionali e giudizi di valore, costruiti e ricavati dal discorso etico-morale e non
semplicemente da fatti!

I valori non possono essere dedotti dai fatti.

 MORALE: insieme delle convinzioni, delle norme e dei valori del giusto comportamento di una certa
tradizione culturale o di un certo gruppo sociale o di un individuo particolare

 ETICA: riflessione filosofica su questi valori, sui principi su cui si fondono le diverse morali delle
diverse tradizioni culturali.
L’etica equivale a una metamorale, sta sopra le diverse morali e ha x oggetto i diversi principi e
valori morali -> per questo viene anche chiamata filosofia morale (filosofia delle morali)

L’etica NORMATIVA fornisce proposte sostanziali riguardo a come agire, come vivere.
Mira a formulare e difendere principi.
Quindi non mira ad accrescere la conoscenza, come fa la scienza, ma mira alle virtù e alla giustizia

L’etica si definisce APPLICATA quando si riferisce ad un determinato settore (es: etica ambientale, etica
animale ecc..).

L’etica applicata presuppone l’etica normativa, perché consiste nell’applicare i diversi principi dell’etica
normativa a settori particolari.
Le principali posizioni contemporanee\ I PRINCIPALI ORIENTAMENTI dell’ETICA NORMATIVA:

➢ CONSEQUENZIALISMO
Teoria morale che determina la giustezza delle azioni, riferendosi al valore o al disvalore delle
conseguenze delle azioni.

L’utilitarismo (sostenuto anche da Mill) è la forma principale del consequenzialismo.


Si afferma che sono buone le azioni che producono conseguenze buone\utili.
Mill: ‘ Le azioni sono buone in proporzione alla felicità che esse apportano e cattive se esse tendono
a produrre il contrario della felicità ‘

Es: ho promesso a mio nonno che non avrei mai venduto la sua casa di proprietà dopo la sua morta,
ma mia sorella è in grandi difficoltà economiche. L’unico modo per aiutarlo è vendere la casa ed è
giusto cosi, poiché la conseguenza della mia azione è utile\buona

Critiche:
Non si possono escludere casi in cui persino la punizione di un innocente (atto immorale) in certe
circostanze possa essere giustificato con il fatto che coincida col promuovere il bene della
maggioranza delle persone di una comunità

Noto come il Principio Caifa: è meglio che muoia un solo h, anziché perisca una nazione intera -
Passo dal vangelo Giovanni.
Pagando il riscatto, aumentiamo la malavita. Secondo il Consequenzialismo sarebbe meglio far
morire il sequestrato. Anche in questo caso avremmo il sacrificio di un h innocente.

Anche in ambito biomedico ci sono tanti es contro il consequenzialismo:


Le sperimentazioni di Tuskegeie (cerca su internet)

➢ ETICHE DEONTOLOGICHE
I valori morali sono qualcosa di intrinseco, qualcosa di assoluto.
Non dipendono, ne possono essere determinati, da analisi di ciò che promuovere i migliori risultati.
(come nelle teorie del consequenzialismo)
Ciò che è giusto o sbagliato lo è in sé e non x le circostanze che le azioni promuovono

Deon=dovere cosa giusta → abbiamo quindi il dovere di farlo


Il fatto che un’azione sia moralmente corretta dipende solo dalla conformità o meno a dei principi

Es. la promessa della casa, ho un obbligo da rispettare, e sarebbe sbagliato venderla.

➢ ETICHE CONTRATTUALISTE
Molto usate nell’ambito delle etiche animali
Derivano da una concezione della moralità modellata sull’idea di una cooperazione tra eguali.
Agire in accordo a dei principi, sui quali tutti gli esseri razionali potrebbero concordare
E’ una forma di contratto
I principi morali da adottare sono quelli che sarebbero razionalmente o ragionevolmente
scelti\concordati a certe condizioni ideali (no pregiudizi, interessi ecc..)
➢ ETICHE DELLA VIRTU’
Sono etiche più personalistiche
Insistono, non tanto su obblighi, azioni o regole di giustizia, ma sul tipo di persona da realizzare

Secondo queste etiche, le domande etiche cruciali devono essere:


-Come è bene che io viva?
-Che carattere dovrebbe avere la mia vita?
-Che tipo di persona è bene che io sia?

Secondo queste etiche, ciò che è fondamentale è che occorre agire dal punto di vista della
motivazione.
Quindi bisogna coltivare le giuste disposizioni affettive, le emozioni appropriate.
Accorre coltivare rinforzi motivazionali x essere delle persone di un certo tipo (buone, apprezzabili,
tendente all’altruismo..)
Quindi non è importante solo l’agire x il dovere o attraverso il calcolo delle conseguenze delle
azioni.
Queste etiche richiamano molto l’importanza della letteratura e del coltivare le giuste disposizioni;
proprio x questo sono le etiche che presentano la maggior rilevanza x le scienze dell’educazione .

Fino ad ora abbiamo visto:


-Come è nata la bioetica
-Come è articolata la bioetica
-Intersezione tra indagine scientifica e
argomentazione razionale
-Differenza tra normativo e descrittivo
-Fallacia naturalistica
-Diversi tipi di etiche
COME LE ETICHE X L’AMBIENTE POSSONO SFUGGIRE ALLA FALLACIA NATURALISTICA? (= confusione tra
piano dei fatti e piano dei valori, violazione legge di Hume)

Alcune etiche x sfuggire a questa fallacia, hanno ridefinito e allargato alcuni concetti. Come x es quello di
responsabilità. Poi hanno anche affermato una concezione della scienza, che è molto diversa da quella della
modernità. La scienza nata nel 1600 e che è stata tipica del pensiero occidentale fino al 1900.

Queste etiche ambientali sostengono, infatti, che occorre una visione post-moderna della scienza e nella
quale viene messa in discussione la dicotomia tra piano dei fatti (di cui si occupa la scienza) e piano dei
valori (di cui si occupa l’etica)

I padri della scienza moderna: Bacone (1561-1626) e Cartesio (1596-1650)

BACONE: ‘sapere è potere’


La scienza secondo B. deve essere diretta al dominio dell’h sulla natura.
La scienza era il dominio delle forze della natura. Non a caso il testo di B ‘la nuova atlantide’ racconto
utopico di uno stato ideale, poneva a capo dello stato gli scienziati.
La scienza è il dominio della natura e sapere è potere!

Tema del dominio e della sovranità tipico anche della tradizione ebraica → h creato a immagine e
somiglianza di Dio è considerato il vertice del creato.

Anche nel cristianesimo → spiritualizzazione dell’h: l’essere umano, che appartiene alla stessa stirpe di
cristo, è elevato al di sopra delle naturala. Ciò che conta è la sua anima spirituale, il suo destino spirituale e
non il suo rapporto col mondo

E’ da tutti questi paradigmi che i sostenitori delle etiche ambientali ritengono che ci si debba staccare.

Pag 118\119

EGARD MORIN: antropologo, filosofo e sociologo francese del 900, che ha inaugurato, insieme ad altri
autori, il cosiddetto ‘pensiero della complessità’

Ha definito l’ecologica come la prima scienza nuova, la prima scienza post-moderna.

Ha suo avviso, mentre le scienze\discipline classiche del sapere scientifico isolano il loro ogg dal contesto.
L’ecologia può comprendere il suo oggetto solo se prende in considerazione tutte le relazioni tra le
componenti che indaga. L’ecologia corrisponde ad una visione integrata, transdisciplinare → non può
prescindere da un intreccio scientifico e continuo tra le diverse discipline (fisica, biologia…..)

A differenza delle discipline scientifiche classiche, i fenomeni di cui si occupa l’ecologia non sono mai
autonomi, perché è tutto interconnesso.

L’ecologica spezza il vecchio paradigma di spiegazione e coglie la complessità dei fenomeni naturali, i loro
legami, interazioni e implicazioni reciproche. Dunque, cade la visione tipica della scienza classica, ovvero
cade la visione della ‘natura orologio’, nella quale cicli e processi si riproducono identicamente, in-
definitivamente a partire da condizioni di partenza prefissate.
L’ecologia sistemica quindi considera la realtà come una rete di fenomeni interdipendenti, dove non si può
studiare solo una parte dell’ingranaggio.

Il paradigma della scienza classica era di tipo DETERMINISTICO LINEARE, e basato sulla fiducia in un
progresso illimitato, garantito da un uso illimitato delle risorse naturali.

L’ecologia promuove una visione OLITISTA, interconnessa. Mette in dubbio la scienza classica, la fiducia in
un processo illimitato, garantito dalle risorse illimitate della natura

La scienza post-moderna invita ad alcune considerazioni:

Degrado della biosfera: cosa c’è di razionale? I cambiamenti climatici stanno producendo dati irreversibili.
Come si può ancora incardinare il nostro rapporto col modo sulla dicotomia tra fatti e valori, quando ci
troviamo di fronte a fatti introdotti dall’essere umano, che sono anche dei valori.

Scienza moderna: ci sono fatti da noi creati, che non possono non essere considerati disvalori, bisogna
rivedere la dicotomia tra fatti e valori!

Morin, riprendendo un’affermazione del filosofo inglese Toulmin, parla di ‘morte dello spettatore’.

MORTE DELLO SPETTATORE: Morin usa questa metafora x dire che ciò che è entrato in crisi è l’ideale della
indipendente e distaccata razionalità della scienza. Razionalità praticabile da un osservatore distaccato, che
osserva, interpreta, comprende il mondo dal difuori. Morin afferma che è come se con l’uso del sapere
scientifico, l’essere umano sia diventato anche attore di drammi, che lui stesso mette in scena. Per questo
si parla di morte dello spettatore. Sapere scientifico che si relaziona al mondo, però in un quadro dove l’uso
del sapere scientifico ha fatto si che l’essere umano sia anche attore dei drammi che la scienza deve
studiare. Cade l’ideale della scienza moderna, in cui lo scienziato in modo staccato si relaziona al mondo, lo
comprende, lo descrive, mira a individuare leggi x prevedere il comportamento futuro degli eventi naturali.
NON E’ PIU COSI, L’ESSERE H NON E’ PIU SPETTATORE, MA E’ ATTORE DEI DRAMMI CHE METTE IN SCENA.

Morin intendeva sottolineare, che si rivela superato il modello della ‘natura orologio’

I fautori di certe etiche ambientali, affermano dunque che non si può più sostenere la non indipendenza di
etica e sapere scientifico → non si possono più considerare in modo così indipendente. Ci troviamo di
fronte a fatti che sono disvalori, che l’essere umano ha introdotto

Quindi la dicotomia va ripensata secondo questi autori.

Toulmin: necessità di elaborare una scienza post-moderna

C’è un intreccio tra fatti e valori

Pag. 144-145-146-151-152
Le diverse etiche ambientali, che non cadono banalmente in forme di fallacia naturalistica, portano anche
altri fatti e argomenti che mirano ad evidenziare che occorre allargare l’orizzonte delle nostre categorie
morali tradizionali.

Affermano che occorre prendere atto di nuovi fatti (menzionati prima: ad es che il mito della crescita
illimitata delle risorse illimitate della natura è superato) . E insistono sul piano argomentativo, che riguarda
la revisione delle categorie morali tradizionali e di ciò che sin ad oggi si è inteso x soggetti di diritto.

DIRITTI: ambito che si può dividere in 2 ‘gruppi’

 DIRITTI DELL’AMBIENTE
Non esistono diritti universalmente riconosciuti dell’ambiente.
Ma è giusto che sia cosi?
Non esistono codici etici che ci vincolano verso la natura (a parte riconoscimento di reati
ambientali). Non esistono codici che ci vincolano verso la natura e verso ciò che non è umano.
Codici etici= codici che prevedono dei nostri doveri nel confronto del mondo naturale
Ciò accade xk tradizionalmente la morale e i doveri, riusciamo a concepirli solo se hanno a che fare
con i nostri simili. Diritti e doveri si riconoscono solo se hanno a che fare con i nostri simili.
Chi è sogg a diritti è anche sogg a doveri!
Per essere soggetti a diritti si devono anche avere dei doveri, ma come si fa a richiedere doveri
all’ambiente? Per questa ragione non si riconoscono diritti all’ambiente
Questi autori si chiedono se sia giusto cosi..

Le etiche ambientali sostengono che sia giusto ampliare il perimetro del nostro discorso morale, dei
nostri obblighi e degli enti a cui possono essere riconosciuti diritti.
Contro-osservazione: come si possono riconoscere diritti all’acqua, ai mari, alle montagne? Poiché
chi è soggetto a diritti è soggetto di doveri. Ed è impossibile richiedere doveri ad essi.

Le etiche ambientali ritengono che sia necessario scardinare il modo tradizionale con abbiamo
sempre impostato diritti e doveri

 DIRITTI ALL’AMBIENTE
Giusnaturalismo: afferma che gli h hanno diritti naturali superiori al diritto positivo
(d. positivo= fondato dagli h, dai singoli stati).
Gli h hanno diritto alla vita, all’uguaglianza, alla libertà che vanno al di la del diritto positivo dei
singoli stati
Sul giusnaturalismo moderno è fondato ‘la dichiarazione dei diritti dell’uomo e dei cittadini’, grande
doc del 1789 della rivoluzione francese.
Tra i diritti universali riconosciuti alla persona non c’è il diritto all’ambiente. Non viene riconosciuto
il diritto x es a vivere in un ambiente non inquinato oltre un certo limite.
Il diritto all’ambiente non è riconosciuto come facente parte del patrimonio di cui ogni persona ha
diritto
Anche nel ‘la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo’, adottata nel 1948 dall’assemblea
generale delle nazioni unite, non c’è questo diritto
Gli autori si chiedono se sia giusto così…

Pag 119-120-121
La risposta alla questione dei diritti all’ambiente può avere essere di 2 tipi, a seconda che ci si collochi
nell’ottica dell’ecologia profonda o dell’ecologia di superfice

Questa distinzione venne introdotta da Arne Ness, filosofo norvegese, in un articolo del 1972 ‘The shallow
and the deep’. Ha introdotto due visioni diverse di come approcciarsi al mondo naturale

ECOLOGIA DI SUPERFICE (shallow ecology)


E’ quella + diffusa
Questa visione del mondo naturale e le teorie che vengono elaborate nell’ambito dell’e. di
superfice hanno come scopo la diminuzione degli inquinamenti, la salvezza degli ambienti naturali,
ma senza intaccare la visione del mondo che è propria della cultura occidentale: visione
ANTROPOCENTRICA, che pone al centro l’h.
Tutte le azioni e tutti gli argomenti vengono sviluppati in riferimento all’h
L’uomo è sempre il vero punto di riferimento di queste etiche
E’ un’ecologia a ‘misura d’uomo’, basato sulla distinzione ontologica tra uomo e natura
Secondo queste teorie la terra e l’ambiente vanno preservati xk sono la nostra casa ed è l’unica che
abbiamo
E’ necessario difendere l’ambiente xk l’umanità possa viverci meglio e posso continuare a viverci

Ecos=casa
L’ecologia, secondo questi approcci, è la scienza della casa, della terra → l’unica casa che abbiamo
La posizione dell’uomo è centrale e non viene mai messa in discussione

Molte correnti del movimento dell’ecologia di superfice derivano o hanno trovato l’appoggio del
cattolicesimo, dell’idee marxiste e protestanti → queste tradizioni culturali e religiose sono figli
dell’occidente e danno un valore centrale all’h, alla sua storia e all’idea del progresso continuo
dell’umanità può realizzare (industrializzazione e tecnologizzazione comprese)
Cattolicesimo: centralità dell’h. Narrazione biblica nella genesi: gli h sono stati creati da dio a sua
immagine e la nostra specie è stata definita signora del creato, creato che è stato fatto x noi.
‘crescete e moltiplicatevi’

Anche nella filo cartesiana c’è questa visione: ‘l’h è l’unico essere di spirito, tutto il resto vivente o
non vivente è solo materia bruta’ (Cartesio da cui è nata la scienza moderna)

Molto diversa, anche x i riferimenti culturali che prende come modello è la

ECOLOGIA PROFONDA (deep ecology)


(Visione vicina alla deep ecology è quella di Leopold, anche se visse prima che venisse coniato il
termine deep ecology)
Riferimenti culturali fortemente critici alla civiltà occidentale (che, invece, fa da riferimento alla
shallow ecology)

Secondo questi teorici, l’attuale disastrosa condizione planetaria ci deve spingere a ripensare i
presupposi su cui la civiltà occidentale si è fondata e occorre porci delle domande:
-Perche il dramma ecologico è nato proprio con la cultura occidentale?
-Che posizione ha la nostra specie nell’universo?
-Che cosa pensano di tutto questo le altre culture?
Sottolinea che il mondo naturale è di miliardi di anni anteriore alla nostra specie, quindi se proprio
si vuole parlare di appartenenza, è l’umanità che appartiene alla natura e non viceversa (come si
conclude stando al dettato biblico)
E’ proprio questo che pensano le filosofie non occidentali (es: filo del tao o buddismo): è l’umanità
che appartiene alla natura
L’umanità è una specie animale comparsa solo 3 milioni di anni fa, contro i 3\4 miliari di esistenza di
vita sulla terra e una nascita dell’universo che risale a 15\20 miliari di anni fa
L’uomo è arrivato un po’ tardi x essere definito il re del creato

La deep ecology contesta l’antropocentrismo, tipico della cultura occidentale, e promuove


l’adozione di una prospettiva ECOCENTRICA (= al centro il modo naturale)

Conferisce una importanza intrinseca sia metafisica che ontologica alla natura, non solo una
importanza strumentale, in quanto casa dell’h
La natura è qls che ha valore in sé, non solo perché è funzionale in quanto casa dell’h

Promuove un’impostazione fondata sull’egualitarismo di tutti gli esseri naturali


Critica: x qualcuno rappresenta quasi una forma di panteismo, ovvero una divinizzazione della
natura. → contestano di aver sostituito al dio trascendente, un ‘dio natura’ immanente a tutte le
cose

Tornando alla questione dei diritti dell’ambiente da qui siamo partiti:

è ovvio che x la deep ecology tutte le entità naturali hanno un valore in sé e non in funzione umana
→ Quindi l’etica deve comprendere tutte le entità naturali! Parlano di un’etica della terra e a tutte
le entità naturali vanno riconosciuti dei diritti.

Nell’ottica dell’etica della terra, promossa da un’ecologia profonda, dovremmo riconoscere il valore
dell’ecoismo ancor più del valore dell’altruismo, o almeno metterli sullo stesso piano

Pag 120-121
L’eco profonda promuove una morale di tipo deontologico: etica deonotologica
Valore intrinseco che attribuiamo a noi stessi, viene attribuito a tutte le forme viventi.

Del tutto diverso è la soluzione della shallow ecology riguardo alla questione dei diritti
dell’ambiente

Non occorre rovesciare valori morali consolidati, resta iscritta nella tradizione del pensiero
occidentale.
E’ vicino alle teorie morali di tipo consequenzialiste! → utilitarismo, ciò che conta sono le
conseguenze delle azioni

Pag 147-riferimento a leopold


Pag 149-battaglia osserva che è centrale il ness, il riconoscimento del nostro io ecologico
‘Estenzione della coscienza morale dagli h alla terra’- Leopold
SOLUZIONI dell’ecologia di superfice

Secondo l’eco. di sup. per costruire un’etica ambientale e affrontare la questione dei diritti dell’ambiente,
occorre ridefinire alcuni concetti, attraverso i quali abbiamo sempre definito i nostri concetti e i nostri
codici morali.

Bisogna ridefinire anche la nostra nozione di comunità morale, cioè l’insieme di quanti sono coinvolti nei
nostri comportamenti morali. Per comunità morale si è sempre inteso una comunità di esseri umani.

L’ecologia di sup. sostiene che bisogno ridefinire chi\coloro\cosa è coinvolto nei nostri comportamenti
morali.

Quindi occorre ridefinire la nozione di ‘comunità morale’ e alcuni concetti:

I. SPAZIO
Occorre ridefinire questo concetto xk in ambito ambientale sono coinvolti nelle nostre scelte e nei
nostri stili di vita, non solo la nostra specifica comunità sociale e il nostro specifico ambiente,
dunque lo spazio che è attorno a noi, ma l’intero pianeta!
Lo spazio, in un’etica ambientale, va concepito in una dimensione planetaria → tutto è
interconnesso
Es: la deforestazione non ha un’impatto\conseguenze solo dove avviene la deforestazione, ma ha
effetti ovunque, come il clima.

II. TEMPO
Va ridefinito questo concetto xk le conseguenze delle nostre scelte e sistemi di vita, non ricadono
solo su chi è vicino a noi temporalmente, ma anche e soprattutto sulle generazioni future.
Le generazioni hanno il diritto di avere un ambiente vivibile, così come noi lo abbiamo avuto.
Il loro ambiente è condizionato dalle scelte che stiamo facendo.
Dunque, il tempo va dilatato! Non riguarda solo la prossimità temporale, ma riguarda nelle scelte
morali in ambito ambientale le generazioni future

III. SPECIE
La morale è sempre stata intra-specifica, ha riguardato la specie umana.
Ma di fatto anche gli altri animali sono esseri viventi che fruiscono, come noi, del pianeta.
Quindi è sensato porsi questo problema e pensare ad una possibile morale inter-specifica
Allargamento del concetto di specie

Pag. 123-124-125-126-127-128

Abbiamo visto che secondo l’ecologia di superfice x un’etica ambientale consistenze, a differenza della
deep ecology, sono necessarie alcune ridefinizioni di concetti: spazio, tempo, specie

A pag 123 in fondo: ‘di qui un’estensione dei confini della comunità morale lungo 3 direzioni.. Spazio,
tempo e specie

Pag 124 in fondo: etica ambientale richiede che si tenga conto della dimensione planetaria: le azioni non
sono + circoscritte, ma sono ubiquitarie= hanno una ripercussione ovunque. La biosfera è responsabilità
umana…

Pag 125 parte finale: allargamento della dimensione temporale.

Pag 126: necessità di passare ad una morale interspecifica


Pag 127: ‘è possibile stabilire un confine tra l’animale e l’h? se si………..’ lo vedremo con le etiche animale

Pag. 128: allargamento sfera morale → passaggio da un’ottica intraspecifica, che ha al suo centro la specie
umana, ad un’ottica interspecifica, che ricomprenda tutte le specie viventi con pari dignità

(L’allargamento della nozione di tempo e allargamento di specie in ambito morale, ritorneremo più avanti)

Necessità di ridefinire il concetto di SPAZIO

Le nostre azioni sono ubiquitarie: possono avere una ricaduta globale

Nella lez. 3A: la prof ha parlato del coronavirus e delle deforestazioni, che hanno avuto un grande
incremento negli ultimi anni. Si sono deforestate aree, dove abitavano milioni di specie, in gran parte ignoti
alla scienza, tra cui virus, batteri, funghi e molti altri organismi parassiti, che vivono in equilibrio con il loro
ambiente. Ambiente nel quale si erano evoluti e nel quale non figurava l’uomo. L’uomo va sempre di più ad
invadere spazi, che la natura non gli ha riservato. → questo provoca rischi! Distruggere foreste è
distruggere la casa e il cibo di moltissime specie, che all’improvviso di trovano denutrite e quindi si
spostano nei centri urbanizzati e arrivano a contatto con l’uomo

Un tempo le malattie infettive ‘viaggiavano a piedi’ quindi avevano una diffusione lenta e spesso ristretta,
ora invece in pochi giorni il mondo intero può essere coinvolto

Carattere ubiquitario: le scelte fatto in un luogo della terra (in un ubi=dove) ha ripercussioni in altri luoghi
del pianeta

ORIGINI DEL PENSIERO ECOLOGICO

La Battaglia nel testo si sofferma molto sulla figura di Elisee Reclus (1830-1905), geografo anarchico
francese, personaggio poliedrico

Alle origini del pensiero ecologico vi sono molti altri autori, in particolare di area tedesca. Come il biologo
Heinrich Haeckel (1934-1919). Haeckel ha coniato il termine ecologia, da lui intesa come economia del
mondo naturale.

ELISEE RECLUS (pag. 128-144 importante!!)

• Nel suo pensiero si possono trovare molti aspetti attuali: necessità di un ‘nuovo contratto naturale’
• Emerge il legame tra ecologia e il pensiero anarchico → Le uniche leggi che il pensiero anarchico
riconosce sono le leggi di natura, intese come lo sfondo della libertà individuale.
(diverso dal Marxismo: l’h domina la natura, la natura ha un valore d’uso x l’uomo. Natura=valore
d’uso x l’h)
Le caratteristiche del pensiero anarchico: lo stato non è necessario. Società basata su associazioni
volontarie e senza organizzazioni gerarchiche.
• E’ un autore che non arriva agli eccessi dell’ecologia profonda (deep ecology)
• Non ha un’idea ingenua e idilliaca della natura (=come rousseau)
• Concepiva il vegetarianismo come espressione di una sensibilità che ci lega agli animali.
Scrisse un libro nel 1901 riguardo al vegetarianismo: molto attuale
• Appare attuale anche perché parla di
→ diritti INTERSPECIFICI
→ una sorta di umanesimo ecologico
→ una NUOVA PAIDEIA che includa l’ambiente: nella formazione l’ambiente è importante!
MICHEL SERRES (1930-2019)
Pensatore francese e autore di testi di grande successo: Il contratto naturale (1990), Il mantello di
Ariecchino (1991), Tempo di crisi (2010)

In ‘tempo di crisi’ Serres riprende quanto affermano in ‘il contratto naturale’ introducendo delle categorie
terminologiche di grande effetto

In Serres si ritrovano aspetti dell’ECOLOGIA PROFONDA e viene affrontata in modo molto articolato la
questione dei DIRITTI DELL’AMBIENTE

Concezione del lavoro filosofico secondo Serres:

“La filosofia è un’anticipazione dei pensieri e delle pratiche future. Altrimenti, riduce al commento, cioè ad
una sotto-sezione della storia, e neanche della migliore. Oppure ad una sotto-sezione della linguistica e della
logica, e neanche delle migliori. Non solamente essa (la filo) deve inventare, ma inventa il suolo comune alle
invenzioni future. Ha la funzione d’inventare le condizioni dell’invenzione. Questo è vero per Aristotele,
Descartes, Leibniz.. fino a Bergson”

Il contratto naturale (opera del 1990) è l’esempio più maturo di questa concezione della filosofia, perché
cerca di aprire nuove prospettive, ridefinisce in senso innovativo diversi concetti.

Questa concezione della filosofia, ispirata a un confronto continuo tra scienze esatte e scienze umane

La tesi di fondo di questo libro è quasi profetica e anticipa la messa a punto del concetto di ANTROPOCENE

Tesi di Serres:

 Occorre una riflessione aggiornata sulla storia umana e sull’impatto globale che le attività umane
hanno sull’ecosistema terrestre
(i mutamenti del sistema atmosferico, surriscaldamento del pianeta come conseguenza
dell’emissione e della concentrazione dei gas serra)

 Siamo di fronte a eventi talmente enormi, che nell’immediato vanno a disorientare i metodoi
d’indagine e i modelli previsionali delle scienze fisiche e chimiche e che fanno prevedere una
modificazione dello statuto del mondo naturale e dei RAPPORTI DI DIPENDENZA che dall’antichità
ad oggi hanno caratterizzato il rapporto Uomo-Natura.
(per es nella Grecia antica si distingueva tra le cose che dipendono da noi e quelle che non
dipendono da noi: si riteneva impossibile e impensabile poter cambiare cose come il clima, il giorno
della nascita o della morte)
Con i processi della scienza e della tecnica modera, siamo riusciti via via a renderci padroni e
possessori della natura, come auspicato da Bacone(sapere è poter, dominio sulla N), o più
precisamente a far CRESCERE in modo vertiginoso LE COSE CHE DIPENDONO DA NOI e a far
DIMINUIRE quelle CHE NON DIPENDONO DA NOI
Il progetto di dominio sulla natura è dunque arrivato al suo culmine e secondo Serres occorre
rendersi conto che siamo arrivati a una fase che ha caratteri paradossali: in sostanza, siamo di
fronte ad una fase nella quale NOI DIPENDIAMO DALLE COSE CHE DIPENDONO DA NOI.
E’ questo il caso del buco d’ozono e delle modificazioni del clima, noi non riusciamo a controllare
tutti gli effetti delle nostre azioni, o meglio le nostre azioni hanno effetti di ritorno che nel lungo
periodo sono in grado di compromettere la nostra stessa sopravvivenza.
Per definire questa fase della storia umana, vent’anni dopo la pubblicazione de Il contratto
naturale, in Tempo di crisi Serres impiega la locuzione “ERA DELL’ANTROPOCENE”
ANTROPOCENE

o Concetto introdotto negli anni ’80 dal biologo Eugene F. Stoermer e riutilizzato e rilanciato dal
premio Nobel per la chimica Paul Crutzen nel 200
o L’Olocene è l’era geologica iniziata alla fine dell’ultima glaciazione, ovvero circa 11.550 anni fa, e
ufficialmente ancora in corso
o Nel 2000 il primo Nobel per la chimica Crutzen afferma che in realtà siamo entrati in una nuova
epoca geologica: l’Antropocene, che dervia dal greco “anthropos” (=uomo) e “kainos” (=nuovo).
L’etimo stesso della parola indica che siamo entrati in un’era nuova caratterizzata dalla centralità
dell’operare umano, principale causa di trasformazione e corruzione delle condizioni ambientali
terrestri
o Inizialmente la maggiore diffusione di questo termine è avvenuta in ambito filosofico perché i
geologi ritenevano che questa nozione non fosse stata ancora validata da analisi globali e da
metodologie specifiche
o Negli ultimi anni, però, il termine è sempre più diffuso a diversi livelli del mondo scientifico

Serres osserva che dall’età del dominio sulla natura, siamo arrivati a un vero e proprio cortocircuito nella
dinamica dominio-dipendenza. ‘Noi sogg diveniamo vittime delle nostre vittorie’. Siamo passati dall’ideale
Baconiano del sapere e potere, del dominio sulla natura a divenire vittime delle nostre stesse vittorie.
L’oggetto globale (=la terra) è come se fosse divenuto soggetto, perché reagisce alle nostre azioni. E’ come
se fosse diventato un nostro partner, non è più qualcosa di passivo.

Effetto paradossale: dipendiamo da cosa naturali le quali a loro volta dipendono da noi (effetti di ritorno,
cortocircuito)

Di fronte al rischio di una catastrofe naturale globale, e, in un futuro remoto, all’estinzione della specie
umane e delle altre specie, Serres prospetta una via di uscita di tipo giuridico: CONTRATTO NATURALE

Contratto naturale → è un ‘tavolo’ negoziale tra i 2 attori emersi con la globalizzazione: l’umanità e la
natura, che sono equipotenti x il corto circuito che si è creato.

(La sua prospettiva morale è un po’ un intreccio tra il consequenzialismo e il contrattualismo)

Il contratto naturale è molto diverso dal contratto sociale di Rousseau (1762). Rousseau concepisce il
contratto sociale come un patto attraverso il quale gli individui trasferiscono i loro diritti a partire dalla
libertà naturale allo stato, alla comunità nella quale entrano a far parte.

Il contratto di cui parla Serres ha specificità e peculiarità fortissime e del tutto proprie.

Serres afferma che poiché la natura non è un sogg umano, egli concepisce il contratto non come un
contratto sociale, benzì come un Contratto di SIMBIOSI e RECIPROCITA’

Simbiosi: termine generico x indicare un’associazione intima, spesso obbligata fra organismi di
specie diverse (animali o vegetali) che generalmente comporta fenomeni di coevoluzione
Il termine simbiosi deriva dal greco (‘Syn’ più ‘bios’) e significa, letteralmente, vivere insieme.
In zoologia, con questa parola si identifica un particolare comportamento che crea un vantaggio a
partire dalla convivenza di due specie. Avviene tra un simbionte e un ospite

Simbionte nella metafora di Serres=terra, che dovrebbe trarre vantaggio dai suoi ospiti.

Invece nello stato attuale l’essere umano si comporta come un parassita, saccheggia e ambita senza
rendersi conto che condanna se stesso a scomparire, se scompare anche l’animale che saccheggia (=terra).
Il parassita prende tutto e nulla da. Nel caso nella simbiosi, invece, l’ospite contribuisce alla salute del
simbionte.

In questa cornice bisogna ripensare al nostro rapporto con la natura, bisogna pensare a un contratto
naturale di simbiosi, nel quale l’essere umano non sia + parassita, ma diventi un ospite che contribuisce alla
salute del simbionte.

Contratto simbiotico tra h e natura significa che la natura non deve essere concepito come uno spazio da
dominare (=scienza moderna, bacone) → l’atteggiamento deve essere improntato ad una rispettosa
custodia della natura, ne va rispettato il fragile equilibrio.

‘Non volontà di potenza, ma temperanza’

Pag.156-157 : (sul libro non è spiegato molto bene, la prof ha aggiunto cose)
HERMANN HESSE
Grande autore della letteratura tedesca, autore di ‘Il lupo della steppa’ (1927), di ‘Narciso e bocca d’oro’
(1930), di ‘Siddharta’ (1922)

Hesse è stato premio Nobel per la letteratura nel 1946

Fu un critico radicale del capitalismo, del consumismo.

E tra le tante cose dedicate a tematiche ‘naturalistiche’, riguardo al rapporto con la natura, Hesse scrisse
‘La natura ci parla’. Testo collegato alla prospettiva dell’etica delle virtù.

L’indicazione che è stata colta da questo testo: occorre coltivare le giuste disposizioni affettive, per ben
orientare la nostra condotta morale. Occorrono dei rinforzi motivazionali e affettivi per le nostre scelte
morali, e non soltanto prescrittivi.

Tutto ciò è importante per le etiche ambientali, perché occorre anche un contatto fisico ed emozionale col
mondo naturale. Occorre scoprire o riscoprire sentimenti ed emozioni legati al mondo naturale →
importante per la crescita di una coscienza ecologica.

Si ritiene che questo rapporto esperenziale può sviluppare quell’atteggiamento del prendersi cura della
nostra casa, che queste etiche ecologiche perseguono

Hesse è molto citato da parte dell’ecologia profonda, talvolta anche x difendersi. Il loro intento non è
sacralizzare la natura, ma attingere a risorse che attengono alla dimensione affettiva → la dimensione
affettiva da rinforzi motivazionali alle nostre scelte morali e a prendersi cura della nostra casa

Questo rapporto esperenziale va sviluppato perché rinforza atteggiamenti giusti.

Inoltre, l’etica ambientale non può fare a meno di un’educazione ambientale e di una eco-pedagogia, che
può trovare risorse vitali in questo approccio, approccio che tende a valorizzare gli aspetti affettivi
motivazionali

Per capire come l’esposizione emotiva, ovvero l’essere direttamente coinvolti in una situazione, può
cambiare il rapporto con l’ambiente e con gli altri esseri viventi, occorre leggere come Reclus si convertì al
vegetarianismo. Importanza dell’esposizione emotiva: pag. 139
Bilancio complessivo che la Battaglia fa riguardo alle cose trattate da pag 160 a 166

Atteggiamenti riconoscibili nei confronti del mondo naturale:

1. Atteggiamento di sfruttamento → la natura corrisponde a una risorsa illimitata da sfruttare


2. Atteggiamento di conservazione → le risorse non sono illimitate e di conseguenza vanno gestite
con oculatezza, perché dobbiamo riconoscere un diritto all’ambiente anche x le generazioni future.
Dobbiamo conservare anche per chi verrà in futuro, dobbiamo gestire in modo oculato le risorse,
perché chi verrà dopo di noi ha gli stessi diritti ad avere un’ambiente vivibile come abbiamo avuto
noi
3. Atteggiamento di preservazione → Le risorse vanno preservate perché anche l’ambiente ha dei
diritti
4. L’ecologia profonda → Le risorse vanno preservate perché anche l’ambiente ha dei diritti (come
l’att. Di preservazione) ma è molto più radicale: critica pensiero occidentale.

A questi atteggiamenti corrispondono i seguenti posizionamenti etici:

1. L’etica della frontiera → Correlazione tra atteggiamento di sfruttamento e l’etica della frontiera.
Il sapere è potere (bacone) che coincide con la dominazione e sfruttamento della natura.
La natura vista esclusivamente nel suo valore d’uso x l’uomo. C’è l’ottimismo nella tecnica e nella
tecnologia, capaci di gestire\risolvere qualsiasi problema possa sorgere.
A livello etico questo atteggiamento corrisponde l’etica della frontiera perché richiama l’etica dei
coloni americani, che lottarono e civilizzarono la natura ostile e inospitale.
Modello totalmente antropocentrico (radicale)

2. L’etica dei limiti → Correlazione tra atteggiamento di conservazione e l’etica dei limiti.
Corrisponde alla cultura dello sviluppo sostenibile.
Le risorse naturali non sono illimitate e a questo si aggiunge l’ecocompatibilità (=lo sviluppo deve
essere compatibile con la conservazione della natura)
Atteggiamento corrisponde all’etica dei limiti perché indica come scelta etica l’adozione di limiti:
Si pensa alla conservazione della natura, quindi a porre limiti al nostro sfruttamento del mondo
naturale e si pensa alle generazioni future.
La prospettiva è sempre antropocentrica, ma si tratta di un antropocentrismo molto + debole
rispetto all’etica della frontiera.
La natura va conservata x il benessere dell’umanità, si pensa alle generazioni future.
Queste etica è vicina alle etiche consequenzialiste

3. L’etica del rispetto → Correlazione tra atteggiamenti di preservazione e etica del rispetto
Vengono riconosciuti non solo diritti all’ambiente delle generazioni future, ma anche diritti
dell’ambiente (come sostiene Serres) . Etica del rispetto non limitata ai diritti dell’h, ma si estende
anche agli altri esseri viventi e all’ambiente stesso.
Vengono saldati gli interessi umani e ambientale in un ottica contrattualista
La tradizione occidentale non viene ripudiata, e x questo, questa prospettiva di distingue dalla deep
ecology

4. L’etica deontologica della Deep Ecology


La battaglia è molto critica riguardo alla deep ecology, ritiene che è fondamentale non perdere di
vista che è stata proprio l’evoluzione della coscienza e della cultura occidentale a arrivare a parlare
della necessità di estendere la sfera etica oltre la sfera umana.
E’ stata proprio la tradizione occidentale ad arrivare a questi risultati, perché bisogna rigettarla?
E’ la trad. occidentale che è arrivata a riconoscere diritti agli altri esseri viventi e alla natura stessa,
e ad attribuire all’essere umano una responsabilità morale nei confronti della natura.
( tutte cit della Battaglia, che odia la deep ecology)
Va anche osservato, contro la Battaglia, che questa forma di coscienza di cui la Battaglia parla, non
è affatto moneta corrente nella cultura occidentale, lo è nelle etiche ambientali che abbiamo visto.
E ad arrivare a questo punto di consapevolezza, le sollecitazioni dell’eco profonda sono servite.
Inoltre, a questo tipo di coscienza altre culture non occidentali, ma pre-moderne, erano arrivate
assai prima (da un paio di millenni: cultura indiana ecc)

CONCETTO DI UMANESIMO ECOLOGICO Pag. 164-165

Umanesimo: movimento culturale che ha il suo apice nel 1400, che poneva l’uomo al centro dell’universo.
‘L’uomo è copula mundi’ = l’h è ciò che unisce il terreno e il divino. (Marsilio Ficino)
L’umanesimo, proprio in questo senso, può essere inteso come una forma paradigmatica di
antropocentrismo. (l’h che sta al centro e collega il terreno con il divino)

Oggi di parla di umanesimo ecologico in un senso diverso perché nasce dalla consapevolezza che uomo e
natura hanno un DESTINO COMUNE → L’uomo sopravvive se sopravvive la natura → interessi umani e
interessi della natura vanno di pari passo, vi è una RECIPROCITA’
Questo non è ECOCENTRISMO (eco profonda), ma una posizione che nasce dal riconoscimento di una
reciprocità.
Il concetto di umanesimo ecologico è utilizzato dalle posizioni che richiamano la eco di superfice: non c’è
una centralità assoluta riconosciuta alla natura (ecocentrismo), ma una centralità della RECIPROCITA’, del
DESTINO COMUNE di h e n.

Umanesimo ecologico ben si sposa con le posizioni dell’etica del rispetto e dell’atteggiamento della
preservazione.
HANS JONAS
Testo centrato sulla questione dei DIRITTI ALL’AMBIENTE, testo che raccoglie degli scritti occasionali e
contiene diversi riferimenti ad autori importanti e questioni filosofiche abbastanza articolate. Per
comprendere questo testo, dovremmo chiarire i pensieri dei diversi autori

INTRODUZIONE

Hans Jonas, filosofo tedesco morto nel 1953, era ebreo e fu allievo di Heidegger (grande autore
dell’esistenzialismo del ‘900)

Nel 1933, in seguito alla promulgazione delle leggi razziali, dovette emigrare prima di Inghilterra e poi in
Palestina. Avrà la ‘soddisfazione’ di tornare in Germania con le truppe alleate, dopo la sconfitta della
Germania nazista. Dopo essere tornato in G, si trasferì immediatamente in Canada e poi a New York.

Jonas ha vissuto il dramma di Auschwitz, poiché sua madre morì nel campo di concentramento di
Auschwitz. Questo resterà una grande ferita nella storia di questo autore.

OPERE

-Organismo e libertà (1966) : testo di filo della biologia, in cui riprende molto la filo aristotelica

-Il principio responsabilità (1979)

Diversi testi sulla gnosi come -Gnosi e spirito tardo-antico (1934)

-Il concetto di Dio dopo Auschwitz (1984)

Critica di Jonas a Heidegger: Aver indagato la natura dell’essere umano, lasciando del tutto inesplorato
l’essere della natura.

LA GNOSI o GNOSTICISMO ‘Dimensione del mondo senza Dio’


Il termine gnosticismo deriva dalla parola greca gnosis (=conoscenza)

La Gnosi o gnosticismo è stato un movimento con estesissime ramificazioni nel mondo ellenistico (periodo
che va dal 334 a.C al 30 a.C) Subì l’influsso di religioni e correnti spirituali diverse.

Lo gnosticismo è un gruppo di correnti filosofico religiose dell’Antichità precedenti al cristianesimo, che


raggiunsero la massima diffusione nel II e III sec d.C nei maggiori centri dell’area mediterranea (es: roma e
alessandria d’egitto). La gnosi si diffuse dopo il cristianesimo.

Dunque, c’è anche una gnosi cristiana, che fu perseguitata e dichiarata eretica (anche da Sant’ Agostino)
Anche quando la Chiesa iniziò ad assumere una struttura centralizzata, stabilì un corpo di dottrine
dominanti e iniziò a sopprimere le idee cristiane alternative e il paganesimo, lo gnosticismo non svanì senza
lascir traccia. (= sculture a 3 teste tipiche delle dottrine gnostiche: sul duomo di milano e notre dame..)

I cosiddetti ‘vangeli apocrifi’, non riconosciuti dalla chiesa, sono molto influenzati dalla gnosi.

Nell’era cristiana i grandi protagonisti di questo pensiero: Marcione, Valentino, Basilide, Simon Mago.
La gnosi fu un’articolata corrente di idee, fu un sistema di idee lungo anche nel tempo, fu complesso.

Per comprendere il testo di Jonas, che x tutta la vita ha continuato ad interessarsi di gnosi.., basta ricordare
che:
La creazione, che nella visione biblica è un fatto positivo, viene descritto dalla gnosi come la conseguenza di
una catastrofe cosmica. Viene definita come un vero e proprio aborto nella visione gnostica.
Il mondo viene considerato come una realtà degradata, oscura, corrotta → da cui bisogna ottenere la
liberazione. Gnosi=conoscenza → liberarsi da tutto ciò attraverso l’illuminazione della conoscenza

Nello gnosticismo antico questa visione della natura è spiegata coì: è vero che esiste una divinità infinita e
buona, ma questa è assolutamente lontana dal mondo. Un mondo malvagio, oscuro, perché è stato posto
in essere da potenze malvagie. La prima di queste potenze malvagie è il Dio della Bibbia, che impone al
mondo le sue leggi spietate.
(Ad Abramo viene chiesto di sacrificare il figlio Isacco, terribile!) Tutto ciò è espressione del dio della bibbia,
visto come un dio cattivo, che impone al mondo una legge spietata.

Nell’uomo, secondo la gnosi, l’anima e corpo sono prodotti delle 2 potenze: del dio buono e infinito, ma
assolutamente lontano dal mondo e delle potenze malvagie.
L’essere umano ha anche dimensione spirituale, che è descritta come una scintilla divina (di quel dio
infinito e perfetto, lontano dal mondo) che è caduta nell’essere umano ed è imprigionata.
Nell’essere umana va riaccesa questa scintilla attraverso la conoscenza.

La visione del mondo della gnosi è una visione dualistica, visone manichea (c’è il bene e c’è il male: 2 forze
antagoniste)

(Vedremo perché Jonas, pur essendo un filosofo della scienza, aveva questo tipo di interessi.. Tutto ciò è
legato al tentativo di darsi una ragione del dramma di Auschwitz che aveva vissuto.
Le prime opere di Jonas sono proprio sullo gnosticismo e egli continuò sempre ad interessarsi della
questione.)

Ora vediamo:

 Cosa accomuna la visione del mondo degli gnostici (un mondo senza un Dio benevolo) e la
rivoluzione scientifica affermatasi nella modernità, in primo lungo con Cartesio
Jonas sottolinea una forte affinità tra la visione gnostica della natura e la visione cartesiana della
natura (visione C: su cui si è imperniata tutta la scienza moderna)

 Cosa lega la visione del mondo degli gnostici e il male assoluto, come quello che si è conosciuto nel
campo di concentramento di Auschwitz
Altro tema su cui Jonas ha riflettuto molto

Dobbiamo capire tutti i nodi e come si coordinano tutti questi concetti..

Per capirlo dobbiamo aprire una parentesi su Cartesio


CARTESIO (1596-1650)
Uno dei padri della modernità, del pensiero scientifico.

Cartesio, grande filosofo francese, era di una famiglia importante, il padre era consigliere del re.

A 8 anni Cartesio venne mandato al collegio gestito dai gesuiti La Fleche, collegio pensato x formare i
giovani della nobiltà e della futura classe dirigente. L’educazione che veniva impartita era di carattere
prevalentemente umanistico, Cartesio era un allievo modello, ma fu profondamente deluso
dall’insegnamento delle lettere. E non appena poté, passo a quello della logica, della fisica.

Particolarmente intollerabile gli risultò la metafisica, poiché era tutta basata sui testi di Aristotele. Quello
che maturò fu il carattere del tutto soggettivo delle opinioni professate dai filosofi

Cartesio maturò un profondo fastidio x una filo ridotta a vuota disputa su tesi e x questo di dedicò allo
studio della matematica. Ci sono diverse annotazioni che mostrano il suo stupore x la scarsa applicazione
dell’unica disciplina, che a suo avviso era capace di generare certezze.

Per questo vuoto insegnamento umanistico che veniva impartito, lasciò il collegio x studiare legge e anche
qui maturò un fastidio. Allora rientrò a Parigi e il padre lo spinse alla carriera militare. (periodo della guerra
dei 30 anni in EU)

In queste vicende che lo videro coinvolto nella guerra dei 30 anni, c’è un passaggio importante di C. quando
era al servizio di principe Massimiliano di Baviera. C’è un’annotazione in cui C. parla di una sera d’inverno in
cui si trova nei pressi di Hulme, in una stanza surriscaldata da una stufa → dove fa la scoperta di una
scienza mirabile, questa scoperta x C. ha il valore di un’esperienza mistica. Tanto che fece il voto di recarsi
in pellegrinaggio a Loreto x ringraziare di quest’ intuizione

= Intuizione del suo metodo che troviamo descritto


-Nell’introduzione al ‘Discorso sul metodo’ (1637)
-E messo in pratica nelle ‘Meditazioni metafisiche’ (1641,1642 in latino, 1647 traduzione in francese)

1° meditazione metafisica:
▪ DUBBIO CARTESIANO
E’ un dubbio metodico: x arrivare a una pietra su cui fondare l’esercizio del sapere

Dubbio sul pregiudizio che sia vero x eccellenza ciò di cui siamo informati dai sensi.
Poiché i sensi ci ingannano, è meglio non fidarsene mai. Ci ha tradito una volta, può tradire sempre.
Distacco dalla certezza dei sensi x evitare di esserne ingannati.

Altra ragione del dubbio: che consiste nell’eventualità che la vita sia tutto un sogno.
Quando sogniamo abbiamo percezioni e crediamo che ci vengano dai sensi. Ma Cartesio osserva ‘e se fosse
tutto un sogno?’ ‘E se fosse un sogno nel quale quelli che comunemente chiamiamo sogni, si producono
all’interno di un sogno + generale e continuo. Dunque tutta la percezione potrebbe essere illusoria’

Poi c’è un altro passaggio del dubbio: l’alluvione del dubbio sottopone al dubbio tutte le certezze e arriva
anche a mettere in dubbio le certezze matematiche. ‘E se fosse un’illusione anche che 2+3 fa 5?’
Anche questo potrebbe essere illusorio, esattamente come la conoscenza sensibili perché ‘non possiamo
escludere che esista un Dio maligno che ci inganni costantemente’
Cartesio arriva dunque a mettere in dubbio la matematica, che le stava molto a cuore.
Così si conclude la 1° meditazione: con un dubbio che ha ricoperto ogni tipo di certezza, da quella sensibile
a quello logico-matematica.
Cartesio riteneva che nulla andasse trascurato, nessuno dei dubbi possibili non va preso in considerazione.
Occorre spogliarsi dai pregiudizi, ed è questo l’atteggiamento del filosofo secondo Cartesio.

Si trattava x Cartesio di una provvisoria eliminazione dell’edificio di tutto il sapere


E’ un dubbio metodico, non fine a se stesso. Era un dubbio che consisteva nel controllo dei motivi che
abbiamo x affermare quello che riteniamo vero.
E’ dubbio universale=che doveva estendersi a tutte le conoscenze
Per arrivare a ricostruire dalle fondamenta e su fondamenta certe tutto l’edificio del sapere, secondo
Cartesio non ci si poteva muovere diversamente
Non è un dubbio scettico, perché non finisce nel dubbio.
E’ un dubbio che mira a trovare ciò che sensatamente e in modo inobiettabile possiamo considerare certo.

Il dubbio cartesiano ha un significato ben preciso: condurre la ragione a posarsi su un punto solido, un
punto archimedeo, cioè esente dall’ombra di qualsiasi dubbio.

Dopo aver sottoposto tutto a dubbio si arriva alla 2° meditazione dove c’è
▪ Il DUALISMO CATESIANO TRA RES COGITANS E RES EXTENSA : tra pensiero e dimensione materiale
▪ COGITO ERGO SUM : penso dunque sono

Nella seconda meditazione arriva al punto archimedeo = ‘Cogito ergo sum’


Perché il dubbio sull’esistenza di chi dubita è di fatto impossibile, fosse pure vera l’ipotesi del genio
maligno, questo non potrebbe ingannarmi se non io pensassi.
Ecco dunque la pietra su cui poggiare il sapere dopo che tutto è stato sommerso dall’alluvione del dubbio
(quello che ha caratterizzato la 1° meditazione)
Dall’alluvione del dubbio esce questa certezza: COGITO ERGO SUM = io penso dunque io esisto, è vero tutte
le volte che la pronuncio, invece posso dubitare di avere un corpo, di camminare.. perche potrebbe essere
un’illusione, un sogno
Ma non posso dubitare di pensare, nel momento in cui penso!!
Se mi persuado di qualcosa, certamente esisto

L’io penso mi da una doppia certezza:


1. Prima certezza ontologica, cioè quella di esistere come mente pensante
Io come cosa pensante, esisto

2. Prima certezza epistemologica, cioè la prima certezza evidente e per ciò stesso indubitabile: è la
trasparenza immediata del sogg a se stesso, che può fare da base ad ogni possibile ulteriore
evidenza
Se penso, sono

Per questo il cogito ergo sum è la prima certezza ontologica e prima certezza epistemologica
E del tutto evidente che da questo percorso argomentativo deriva il DUALISMO ONTOLOGICO CARTESIANO:
esistono due sostanze distinte

❖ La RES COGITANS
La mente, che è una sostanza inestesa e non spaziale

➢ La RES EXTENSA
La materia, a cui appartiene il mio corpo fisico e che non è quello coinvolto nella certezza del
cogito.
Il cogito mi da una certezza di esistere solo come PENSIERO

Cartesio è stato così importante x la scienza moderna, ma perché?

Perché la sua fu una critica feroce del realismo tradizionale, del tipo Aristotelico.
La sua posizione fu netta nell’affermare che la filosofia è veramente filosofia, quando coincide con la
negazione del così detto ‘buon senso’ del realismo comune
La filo Cartesiana, nella ricerca delle certezze, ciò che viene messo in dubbio è la certezza dei sensi!
In tutto ciò c’era l’esigenza di ricominciare da capo, di edificare un sapere con basi che fossero al riparo da
ogni tipo di dubbio → ciò significava liberarsi dai vincoli della tradizione filosofica, del pensiero tradizionale,
di ogni tipo di tradizione

Cartesio fu un rivoluzionario che non voleva essere qualificato come tale perché non voleva conflitti con la
filosofia e la scienza ufficiale.
Tant’è che anche Cartesio era arrivato ad intuire la correttezza della teoria eliocentrica, spiegata in modo
dettagliato nel libro ‘il mondo’ che non venne pubblicato xk gli giunse notizio della condanna di galileo.
Non voleva problemi, il suo detto fu ‘larvatus prodeo’ =procedo ma nascosto

Fu un rivoluzionario x la scienza moderna.


La scienza moderna, diversamente da quanto comunemente si crede, non è nata sul terreno della
generalizzazione delle osservazioni empiriche. Ma sul terreno di un’analisi capace di astrazioni, cioè di
abbandonare il piano del senso comune, dell’esperienza immediata, della certezza dei sensi.

Cartesio inoltre adoperò uno strumento fondamentale = la matematizzazione della fisica


Cartesio è al centro di questo processo astrattivo, la sua traduzione dei concetti della geometria in quelli
dell’algebra, fu un passo decisivo x la matematizzazione della fisica → cioè di una fisica non basata sulla
certezza dei sensi, ma su un piano argomentativo astratto

La geometria analitica di Cartesio fu una svolta decisiva nei confronti della tradizione antica. Perché mentre
la tradizione antica tendeva a tradurre ogni problema aritmetico o algebrico in termini geometrici,
Cartesio mostra la possibilità di una trattazione algebrica dei problemi geometrici
Ne ‘La geometria’ (Saggio del 1637) Cartesio parla di introduzione dei termini matematici nella geometria:
piano astrattivo che occorreva alla scienza (perche se stessimo alla certezza dei sensi, certe cose non
potremmo vederle come la scienza ce le descrive)
L’introduzione delle coordinate cartesiane consente di definire la posizione di un punto e di far
corrispondere un’’equazione alla linea retta o alla curva tracciata da quel punto =traduzione in termini
astratti, cioè aritmetici di problemi geometrici
La distinzione cartesiana tra res cogitans e res extensa era esattamente funzionale ad uno studio della
natura libero, non vincolato da vincoli, remore di tipo religioso o metafisico.

Il dualismo cartesiano e l’assoluta separazione tra res cogitans e res extensa era funzionale a una indagine
del mondo di tipo meccanicistico.
Se infatti il mondo del pensiero (la res cogitans) diviene x Cartesio il mondo della creatività, della libertà,
della coscienza (tutte dimensioni estranee alle determinazioni della scienza e quindi non suscettibili di
essere spiegate in termini meccanicistici)
La dimensione materiale, invece, (la res extensa) viene spogliata da ogni ipoteca finalistica, metafisica e
panpsichistica tipica delle filosofie rinascimentali e poteva perciò essere indagata senza alcun tipo di limiti.

Cartesio promuove la visione dell’uomo-macchina, concependo la fisiologia degli esseri umani e animali
come un processo essenzialmente meccanico.
Il dualismo ontologico cartesiano era dunque funzionale a una filosofia della natura di stampo
meccanicistico

La fisica meccanicistica è funzionale con l’assoluta separazione tra res cogitans e res extensa.
E storicamente nella scienza moderna la riduzione della materia a mera estensione, discende dal dualismo
metafisico di C.
Spiritualità dell’anima=x C significava una distinzione reale nell’h dalla sua parte materiale, dal corpo.
L’esistenza separata dell’anima è molto importante x una ricerca metafisica, che doveva essere di supporto
ad una indagine della natura di tipo meccanicistico.
Tutti i fenomeni della natura, quindi tutta la dimensione della res extensa, sono soggetti a spiegazioni
meccanicistiche. Certamente tali fenomeni non esauriscono l’intero ambito dell’essere, l’io e l’anima non
sono parti reali del mondo naturale. Quel mondo maturale soggetto a leggi meccaniche

Le dottrine cristiane, concernenti l’immortalità, l’immaterialità dell’anima, l’essere trascendente di dio non
vengono sconfessate dalle spiegazioni meccanicistiche. Perché si trattano di ambiti (res cogitans e res
extensa) tra loro irriducibili → Il mondo dei corpi non coincide con quello delle verità della fede cristiana.

Le leggi metafisiche della nuova fisica (quella Gallileiana e quella Cartesiana) : sono accumunate dal
determinismo, cioè la dipendenza necessaria dei fenomeni dalle categorie di cause che le originano.
Il meccanicismo governa il mondo della natura, a cui appartengono anche i corpi degli animali e degli
uomini. Gli animali vanno intesi come automi (Cartesio) retti da cause puramente fisiche.
Quindi x gli esseri viventi, nell’ottica cartesiana, si poteva applicare lo stesso modello esplicativo, le stessi
leggi e gli stessi principi che valgono x i fenomeni astronomici, geologici → sempre di leggi della materia si
tratta
Invece il mondo del pensiero, quindi creatività, libertà, la coscienza.. sono estranee a tutte queste
determinazioni → non possono essere spiegati in termini meccanicistici (tutto il resto si: è retto da nessi di
causa-effetto, nessi causali meccanicistici)

Cartesio ha promosso la visione dell’uomo macchina, concependo anche la fisiologia degli esseri umani e
animali come un processo essenzialmente meccanico
Cartesio fu molto influenzato dalle realizzazioni tecnologiche del suo tempo, spesso usò il riferimento ad
automi mossi idraulicamente.. analogie a cui si ispirò x interpretare tutto il mondo animale in termini
puramente meccanicistici
Dunque C, inaugura l’età moderna da tanti punti di vista, e lo fa anche rendendo autonoma la soggettività
(il mondo dello spirituale, del mentale) rispetto al mondo esterno (la natura è puro meccanismo, che può
essere indagata in qualsiasi modo senza tipo di vincoli)

C. aderisce e promuove un meccanicismo, che è lo stesso di cui tratta anche Gallileo: alle leggi meccaniche
nulla può sfuggire. Nulla può sfuggire al determinismo meccanicistico.
Da questo mondo della res extensa, C. ritira il sogg → Ciò era funzionale x poter indagare senza limiti il
mondo naturale, perché l’universo naturale è spogliato da ogni carattere finalistico, da ogni venatura
metafisica (tipica delle filo rinascimentali)
L’universo materiale è solo res extensa, non ha nessun fine interno in se e può essere indagato senza
nessuna regola.

C: padre del razionalismo e della scienza moderna

(Piccola parentesi, non importante)


Teneva lezioni alla regina di Svezia di mattina presto. E pare che il rigore dell’inverno scandinavo e le
abitudini della regina (lez alle 5 del mattino) fecero si che il fisico di C. ne risentisse e morì di polmonite.
C., padre del razionalismo, morì in Svezia e il suo corpo fu inumato provvisoriamente nel cimitero dei
bambini morti senza battesimo o prima dell’età della ragione.
Solo nel 1667 fu spostato in FR.
Torniamo a Jonas.. ora possiamo rispondere..
❖ Cosa accomuna la visione del mondo degli gnostici (un mondo senza un Dio benevolo) e la rivoluzione
scientifica affermatasi nella modernità, in primo lungo con Cartesio
Jonas sottolinea una forte affinità tra la visione gnostica della natura e la visione cartesiana della natura

Secondo Jonas, lo gnosticismo fu una risposta spirituale e religiosa alla crisi della tarda antichità, quindi alla
crisi dell’immagine greca del mondo.

Con lo sviluppo dello gnosticismo le certezze del tempo vengono meno: cade la visione dell’universo
ordinato, la visione della natura della quale l’h apparteneva in modo integrato

La gnosi quindi nasce in concomitanza con la crisi spirituale della tarda antichità. E venendo meno al visione
del cosmo ordinato, Jonas afferma che lo gnosticismo propose una visione alternativa, pessimistica. →
scissione dolorosa tra essere umano e natura → il mondo è qualcosa di oscuro, malvagio

Jonas afferma che c’è un’affinità molto stretta tra la visione gnostica della natura (caratterizzata da una
frattura rispetto all’umano) e la visione cartesiana (basata sulla separazione tra res cogitans e res extensa)

A partire dal contribuito di C. si afferma una visione materialistica e meccanicistica della natura: si ritiene
che nella natura non vi siano valori, scopi, e fini immanenti. → la natura è completamente diversa dalla
dimensione umana → frattura tra divisione umana e natura che secondo J è molto simile alla frattura
gnostica tra umanità e natura.

La visione gnostica della natura, secondo J, è molto simile al pensiero moderno nel ritenere che la natura
non ha fine e non ha valori in se → ed è questo che J cercherà di confutare e lo farò in modo laico

Cercherà di confutare la visione moderna della natura, intesa come puro meccanismo da indagare con leggi
puramente deterministiche, facendo vedere che la natura ha in realtà fini interni immanenti, intrinseci !!!

Jonas richiama anche l’esistenzialismo: è una grande corrente della filo novecentesca e il piu grande
esponente è Martin Heidegger, di cui Jonas fu allievo.
Esistenzialismo era basato sul concetto di ‘essere gettato’, la gettatezza dell’h: l’h si trova ad esserci senza
potersene dar ragione. L’essere h è gettato casualmente nel mondo, nella storia, senza potersene dar
ragione → quindi vive in una situazione di angoscia e solitudine, consapevole del nulla dal quale proviene e
al quale è destinato a tornare (Sartre scrisse ‘l’essere e il nulla’)

 Cosa lega la visione del mondo degli gnostici e il male assoluto, come quello che si è conosciuto nel
campo di concentramento di Auschwitz
Altro tema su cui Jonas ha riflettuto molto

Per gli gnostici il mondo: è un mondo senza un dio benevolo. Il mondo naturale è qualcosa di oscuro, di
malvagio.
Quindi in un mondo cosi fatto, in un mondo crudele senza dio, possono verificarsi tragedie come quelle di
Auschwitz.
A questo riguardo, J poi cambierà parere... : ‘Dio non ha impedito la tragedia di Auschwitz, non xk lontano o
xk non volle, ma xk non fu in condizione di farlo. Donando all’h libertà, dio ha rinunciato all’onnipotenza’

Pag. 19-23 :Escatologia: è la riflessione sul destino ultimo dell’essere umano, cosa c’è dopo la morte..
Richiami di Jonas nei suoi testi:
o Gnosi
o Cartesio
o Dualismo cartesiano
o Sofocle

SOFOCLE
Richiamo particolarmente forte nel testo ‘principio responsabilità’, richiamo alla tragedia di Sofocle:
ANTIGONE (442 a.C)
La vicenda è molto intrecciata, riassunto:
Il Re di Tebe (Edipo) è morto. Uno dei suoi figli, il più giovane, brigava per avere il potere ed esilia il fratello
maggiore. Si contrappongono in battaglia e muoiono entrambi.
Il nuovo re di Tebe, Creonte, dichiara che il fratello maggiore sarà sepolto e onorato come eroe, mentre il
corpo del fratello minore resterà insepolto a decomporsi e preda dei cani, poiché considerato un traditore
(e tale era quanto previsto dalla legge x i traditori)
La pena prevista (dalla legge) per chiunque provasse a seppellirne il corpo era la morte.
Apprendendo questa notizia, la sorella Antigone si oppone alle leggi dello zio Creonte, dando di nascosto
sepoltura al fratello perché potesse riposare in pace, scatenando così una tragedia che la porterà alla morte

Siamo di fronte a una drammatica contrapposizione tra il DIRITTO POSITVO (diritto di uno stato, cioè le
leggi applicate da Creonte, dunque l’etica dell’ordine stabilito) e le LEGGI NATURALI (la pietà di Antigone
per il fratello)

Ciò su cui Jonas richiama l’attenzione è il 1° stasimo, il primo coro dell’Antigone:


“Molte meraviglie vi sono al mondo, nessuna meraviglia è pari all’uomo. Quando il vento del Sud soffia in
tempesta, varca il mare bianco di schiuma e penetra fra i gorghi ribollenti; anno dopo anno rivolge, con
l’aratro trainato dai cavalli, la più grande fra le divinità, la Terra infaticabile, immortale (=richiamo
all’agricoltura). E gli uccelli spensierati, gli animali selvatici, i pesci che popolano il mare, tutti li cattura,
nelle insidie delle sue reti ritorte, l’uomo pieno d’ingegno; e con le sue arti doma le fiere selvagge che vivono
sui monti e piega sotto il giogo il cavallo dalla folta criniera e il vigoroso toro montano. (=L’h vincitore)
Ha appreso la parola e il pensiero veloce come il vento e l’impegno civile; ha imparato a mettersi al riparo
dai morsi del gelo e dalle piogge sferzanti. (=inno all’inventiva umana)
Pieno di risorse, mai sprovvisto di fronte a ciò che lo attende, ha trovato rimedio a mali irrimediabili. Solo
alla morte non può sfuggire. Padrone assoluto dei sottili segreti della tecnica, può fare il male quanto il
bene. Se rispetta le leggi del suo paese e la giustizia degli dèi, come ha giurato, nella città sarà considerato
grande; ma ne sarà cacciato se per arroganza lascerà che il male lo contamini. Spero che un simile individuo
non si accosti al mio focolare, non condivida i miei pensieri.”

Perché Jonas richiama questo elogio dell’inventiva e della capacità umana (elogio all’H che grazie alla sua
intelligenza, riesce a piegare la natura, a dar inizio alla civilizzazione)…?
Jonas vuole richiamare l’attenzione sul fatto che nonostante sia così grande il potere umano, nell’antichità
e sino a un secolo fa, l’essere umano lascia immutato il ‘corso eterno della natura’
La condizione umana è stabilita dal destino (come la morte).
Emerge che l’etica ha una valenza legato al solo spazio interumano!
La natura non è oggetto della responsabilità dell’uomo. L’uomo è legato solo alle leggi che si da.

Jonas quindi richiama l’attenzione sul fatto che è ben diversa la condizione odierna, in cui l’h è diventato
pericoloso x se e per l’essere in generale.
Jonas vuole porci di fronte al fatto che l’etica non può più avere una valenza legata alla dimensione
interumana, dove la natura rimane fuori dalla responsabilità umana, come è stato fino a un secolo fa.
Al contrario oggi l’etica deve allargarsi all’intera natura → deve diventare un’ETICA ECOLOGICA

Nell’antichità l’h con la sua azione non riusciva a scalfire l’ordine cosmico, che era ritenuto immutabile.
La natura non era ogg di responsabilità, non era necessario, non c’era bisogno.
Le questioni etiche riguardavano esclusivamente il mondo sociale→ dimensione INTER-UMANA

Tutto ciò, dice Jonas, è completamente cambiato:


Le conseguenze delle azioni determinate dalla tecnologia moderna, sono così nuove che l’etica precedente
non è più in grado di abbracciare i problemi che abbiamo di fronte.
Quindi oggi, il coro dell’Antigone sulle capacità dell’h dovrebbe essere letto in maniera diversa, in quanto
insufficiente x la realtà di attuale.
La realtà odierna era inimmaginabile in passato.

Ciò di cui Jonas vuole convincere è: l’urgenza di una NUOVA TEORIA ETICA, completamente diversa da
quella del passato, e in grado di misurarsi con lo sviluppo delle scienze.
Lo sviluppo della scienza e del potere umano pone dei problemi nuovi e dei rischi (che erano inconcepibili
sino al 1800) → Catastrofi nucleari, collasso ecologico, la manipolazione genetica (che x es potrebbe
portare alla perdita dell’unità naturale del genere umano attraverso la creazione di sottoclassi biologiche…
L’essenza dell’h è sempre stata ritenuta costante, ora con la manipolazione genetica, lo scenario è
completamente diverso)
Fino all’800 l’essere umano non riusciva a scalfire l’ordine naturale, i sistemi naturale che venivamo
considerati immutabili
Secondo J. Occorre una nuova etica!! ‘mutamento dell’etica’

Ormai la dimensione non è più limitata ai singoli luoghi del pianeta (concetto di conseguenze ubiquitarie)
Un’azione iniziata in un qualsiasi punto della terra può avere conseguenze ovunque e sulle generazioni
future.

Secondo J. Occorre rendersi conto che l’agire umano e le sue responsabilità non sono più circoscritte nello
spazio e nel tempo (punto di partenza x costruire una nuova etica) → Le conseguenze del potere umano
sono UBIQUITARIE, PLANETARIE!!

(Tutto ciò non era contemplato nelle etiche del passato)

Pag 6\7
Qualsiasi morale si riferiva a rapporti tra h-h! il rapporto tra h-n non è mai stato ogg di riflessione etica…
Allargamento di spazio e tempo..

Secondo J occorre rendersi conto che le l’agire umano e le sue responsabilità sono ubiquitarie. Dunque non
possono più essere circoscritte nello spazio e nel tempo.

Imperativo etico Kantiano =agisci soltanto secondo quella massima che può volere che divenga una legge
universale. Ciò significa che una legge è davvero morale solo se supera il ‘ test di universalizzabilità’

L’imperativo Kantiano proprio x il fattore della universalizzabilità, per Jonas va mantenuto, ma va anche
integrato e ampliato.
IMMANUEL KANT (1724-1804)
Grandissimo filo tedesco, testi più importanti:

-Critica della Ragion pura (1781, 1787) : dedicata a questioni epistemologiche


-Critica della Ragion Pratica (1788) : dedicata a questioni morali
-Critica del Giudizio (1790) : argomenti estetici

La ‘Critica della ragion pura’ Si occupa della conoscenza, ne studia le condizioni di possibilità e ne circoscrive
l’ambito.
Però l’uomo non è solo un essere che conosce, ma è anche un essere che agisce. Secondo Kant è necessario
una sfera di indagine filosofica specifica riguardo al comportamento e all’azione, e che stabilisca le norme
del giusto comportamento, motivo x cui dedicò un’intera opera a riguardo : ‘Critica della ragion pratica’.

Le dottrine etiche tradizionali stabilivano il fondamento delle norme etiche su diversi fattori: conoscenza,
volontà di dio, sentimento ecc..
In Kant, invece, la norma morale deve nascere dall’esercizio della ragione. Ragione che deve essere
incondizionata, libera.
‘Ragion pratica’: riguarda le azioni della vita morale

QUALI SONO I PRINCIPI, LE REGOLE CHE ISPIRANO L’AZIONE MORALE?


Kant fa una distinzione tra

o Le MASSIME hanno un valore soggettivo, sono principi soggettivi dell’agire: sono regole personali
dell’agire che un individuo singolarmente si da e decidere di seguire
Regole che un individuo assume x regolare la propria condotta
Es: quando non ho soldi, li chiedo in prestito. E’ una massima perché vale x il sogg che la propone o
la fa propria, ma non è detto che valga x tutti.

o Gli IMPERATIVI in generale sono principi oggettivi, ossia validi x tutti


Ma possono essere di 2 diversi tipi:

• IMPERATIVI IPOTETICI
Sono quelli preceduti del ‘se’, ovvero sono validi quando si intende un certo risultato
Es: se voglio superare l’esame, devo studiare
La regola prescritta dagli imperativi ipotetici è dunque condizionata, è subordinata al
raggiungimento di un fine (fa questo, se vuoi quello)
Per questa ragione Kant considera questi imperativi come tipici di una MORALE
ETERONOMA (cioè che dipende da altro) xk prescrivono un agire che presuppone il
desiderio di conseguire un certo risultato. Dunque, non nascono da un obbligo fondato sul
puro senso del dovere

• IMPERATIVI CATEGORICI
L’imp. Catergorico rappresenta la volontà pura (indipendente cioè da qualsiasi tornaconto
o fine) di mettere in atto quanto ordinato dalla ragione.
Rappresenta pertanto un’azione percepita come moralmente necessaria in sé e per sé,
senza relazione con alcun scopo che si voglia raggiungere.
L’imp. Categorico esprime pertanto un MORALE AUTONOMA, xk fondata su un comando
che non è condizionato da altro: prescrive esclusivamente di agire secondo una legge che
possa pensarsi universalmente valida x tutti.
L’imp. Categorico esprime un comando assoluto (Ab-solutus: sciolta da) dal quale, se
vogliamo agire come esseri morali, non si può sfuggire: è perciò UNIVERSALE (xk vale x ogni
essere razionale e vale sempre) e NECESSARIO (xk deve essere osservato
incondizionalmente)

3 FORME DELL’IMPERATIVO CATEGORICO:

1. Agisci in modo che tu possa volere che la massima della tua azione divenga universale
(Test della universalizzabilità)

2. Agisci in modo da trattare l’uomo, così in te come negli altri, sempre anche come fine e non mai
solo come mezzo

3. Agisci in modo che la tua volontà possa istituire una legislazione universale

I POSTULATI DELLA ‘RAGIONE PRATICA’

Kant: La vita morale non potrebbe essere fondata se non assumessimo 3 cose, senza i 3 postulati
Questi postulati non sono dogmi teorici, ma presupposizioni necessarie dal punto di vista pratico:

1) La libertà

2) L’immortalità dell’anima

3) L’esistenza di Dio

Spiegazione:

1) Sarebbe impossibile un’obbligazione se non esistesse la libertà.


Non può esserci un obbligo se non si è liberi. Per prescrivermi di fare qualcosa, si richiede che io
possa farlo e abbia la libertà di farlo e la libertà di scelta.
Questo postulato è valido x qualsiasi morale

2) Per capire il postulato dell’immortalità dell’anima occorre rifarsi al concetto kantiano di virtù, di
felicità e di sommo bene.
Le virtù, secondo Kant, è il bene supremo. Tuttavia x essere il bene supremo la virtù deve essere
unita alla felicità.
E poiché nel mondo felicità e infelicità non sempre sono commisurate ai meriti e demeriti, deve
esistere un’altra vita dove la felicità sia necessariamente connessa con la virtù.

3) Postulato legato alla corrispondenza della felicità alla virtù: occorre postulare un essere
sovrasensibile che sia il garante di una giustizia.
Giustizia che se non la avremo nella vita terrena, la avremo nella vita ultra terrena
Secondo Jonas l’imperativo Kantiano va certamente mantenuto x la legge dell’universalizzabilità!

E’ fondamentale che ciò che io ritengo giusto possa essere esteso in modo universale

Ma allo stesso tempo secondo Jonas l’imp. Kantiano va ampliato → xk in Kant manca l’idea di una
responsabilità verso le generazioni future e cioè verso chi ancora non esiste

Inoltre Jonas afferma che Kant non poteva porsi questo problema, non poteva porre il problema del
rapporto tra h-N e dei diritti all’ambiente x le generazioni future. Non poteva prevedere la situazione
odierna.

L’imperativo categorico Kantiano va ampliato soprattutto x quanto riguarda la DIMENSIONE TEMPORALE, x


questa ragione l’imperativo etico fondamentale andrebbe riformulato cosi secondo J:

“Agisci in modo tale che conseguenze delle tue azioni siano compatibili con la permanenza di una vita
umana sulla terra”

Imperativo allargato nella dimensione temporale, nella proiezione sul futuro, su le generazioni future

Responsabilità verso chi ancora non esiste.

Pag 27-28-29
Tema ripetuto continuamente nel testo di Jonas:

‘L’assunzione di responsabilità è una funzione, una conseguenza del POTERE e del SAPERE’
Questa riflessione sul potere ha come riferimento l’idea di potere (x quanto riguarda il nostro rapporto col
mondo naturale) che fu proprio di Bacone

Sapere è potere → potere di dominare la natura

FRANCIS BACON (1561-1626)


OPERE:

-Nuovo Organon (1620) : pensato in antitesi all’Organon di Aristotele. In questa opera è evidente
l’ambizione di rifondare completamente il sapere fino ad ora conosciuto. Voglia di rompere con la
tradizione, con una conoscenza puramente teorica, di tipo aristotelico. B. privilegia un sapere concreto: la
scienza deve essere coniugata con la tecnica.

-La Nuova Atlantide (1627) : ultimo volume pubblicato, in cui viene prospettata una società utopica
dominata dalla scienza

Bacone ha favorito alla creazione di accademie x il nuovo sapere scientifico, che si contrapponevano al
sapere delle università (considerate trasmettitrici di un sapere tradizionale teologico e metafisico)

L’accademia inglese della Royal Society (1645) deve molto all’impegno di B.

Francis Bacon ha contribuito in modo decisivo alla formazione di quella mentalità scientifica che è alla base
della cultura occidentale società.

Bacone viene indicato come uno dei fondatori del sapere scientifico ed il primo ad aver fatto un discorso
politico generale sulla funzione della scienza nella società moderna

Il motto che riassume tutta la sua opera: SAPERE è POTERE → potere di dominare la natura attraverso la
scienza. Il servizio che la scienza fa alle società è quello di dominare la natura

Da sottolineare è il suo pionieristico lavoro sulle distorsioni cognitive che caratterizzano l’attività della
nostra mente.
Bacone si interroga cioè sui LIMITI della CONOSCENZA e x farlo elabora la TEORIA DEGLI IDOLA (false
immagini, condizionamenti e pregiudizi, che oggi in inglese chiameremmo bias)
TEORIA DEGLI IDOLA
Scopo di Bacone nel proporre la sua teoria: aprire la strada x un nuovo approccio alla conoscenza,
mettendo in luce che il nostro modo di guardare al mondo è condizionato da dei veri e proprio bias
cognitivi

Gli idola sono di 4 tipi:

1. Gli idoli della tribù (idola tribus)


Sono limitazioni di tipo innato ed hanno origine nella costituzione stessa della specie umana (tribus)
Sono comuni a tutti gli h: Per es la limitatezza e la fallibilità dei sensi; la tendenza della mente a
vedere uniformità e regolarità anche dove in realtà non ci sono
(x es la persistente idea che le orbite dei pianeti siano perfettamente circolari)

2. Gli idoli della spelonca (idola specus)


Sono quelli del singolo individuo, dipendono dal suo carattere, dai gusti personali, dall’educazione,
dalle amicizie, dall’abitudine, dai libri letti e dalle circostanze accidentali

3. Gli idoli del foro (idola fori, cioè della piazza)


Sono gli equivoci e i fraintendimenti generati dalla piazza, dalla chiacchera, dal linguaggio comune,
dal fatto che questo può dire tutto e il contrario di tutto, dal fatto che le parole possono avere
significati molto diversi ecc…
Velo linguistico che molto spesso ci distanzia da come è fatta la realtà

4. Gli idoli del teatro (idola theatri, cioè del teatro, della tradizione)
Sono quelli che derivano dall’influenza e dal dominio esercitato sulle menti umane dalle teorie
filosofiche dell’antichità, dai grandi ed autorevoli pensatori (in primis Aritotele)
Attacco di B al condizionamento delle teorie filosofiche precedenti. (tutte le uni trasmettevano
questo un sapere tradizionale, basato su grandi del passato…. )

False immagini, condizionamenti, pregiudizi, bias.. che limitano una conoscenza oggettiva della realtà.

Tutti questi bias vanno ridotti il più possibile, x non condizionare il nostro rapporto conoscitivo con la
realtà.

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