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UN'ETICA PER IL MONDO VIVENTE

RAGIONARE SUI VALORI


La bioetica si propone di studiare in modo sistematico i complessi problemi morali, giuridici,
sociali, indotti dagli sviluppi della biologia, della medicina e, in genere, delle scienze della vita.
Van Rensselaer Potter, oncologo americano cui risale l'invenzione di tale neologismo, definiva nel
1971 la bioetica come un ponte per il futuro, la nuova disciplina che avrebbe potuto migliorare la
qualità della vita, utilizzando le conoscenze fornite dalla biologia.
La bioetica, nata come morale biologica, intesa a esaltare i valori della vita e a promuoverne la
realizzazione, si è trasformata progressivamente in un'etica limitatrice, impegnata a erigere barriere
nei confronti della biologia, e a segnare confini che scienziati e ricercatori, trascinati dagli
imperativi del conoscere, avrebbero tendenza a oltrepassare.
Sia che ci si richiami alla natura come paradigma normativo sia che ci si appelli un sacro
inviolabile, comune è l'invito ad astenersi, a non interferire, a rompere, insomma, con l'avventura
della modernità: quell’avventura che ha consentito agli uomini di raggiungere la potenza attraverso
la sistematica distruzione dei limiti.
IL MODELLO SFIDA/RISPOSTA
Scientificizzazione dell'etica => basata sulla riproposizione di vecchi modelli di etiche scientifiche
naturalistiche, intese a dedurre dai fatti delle scienze i valori morali e le norme della condotta
Eticizzazione della scienza => attribuisce all'etica una funzione di guida volta non solo a porre
precisi limiti normativi alle ricerche scientifiche, ma altresì a determinare i principi che dovrebbero
orientarne le direzioni
Da qui la necessità di individuare un nuovo modello: sfida/risposta.
Sfide => complesso di conoscenze relative alla nostra natura, ambiente , alle altre specie ecc... che
non possono non avere riflessi sulla nostra visione del mondo e sul nostro modo di atteggiarci e la
cui novità radicale rappresenta in ogni modo un problema ineludibile per la coscienza e la
riflessione filosofica
La coscienza ecologica è il risultato di un processo unitario, scientifico e filosofico volto a pensare
il futuro dell'uomo come inscindibile da quello della natura. Le conoscenze fornite dall'ecologia e
dall'etologia configurano problemi di grande rilevanza etica, suscitando importanti interrogativi
circa i confini dell'universo cui si riferisce il nostro discorso morale
LA RAGIONE IN BIOETICA
La bioetica potrebbe definirsi come una disciplina che si elabora sotto l'egida della ragione, ma di
una ragione pratica , volta alla decisione e all'azione ragionevole .Charles Perelman (filosofia del
ragionevole) => il ragionevole rimanda a una situazione prettamente umana, la presunta adesione di
tutti coloro che , rispetto alle questioni bioetiche dibattute, vengono considerati interlocutori validi;
si elabora attraverso il concorso di tutti gli esseri umani suscettibili di integrarsi nell'uditorio
universale ed esige il confronto delle loro idee, la conoscenza delle loro effettive reazioni. Si va
verso l’idea di una razionalità aperta volta al confronto delle idee con lo scopo di ottenere un
dialogo senza fine.
IL RAGIONAMENTO PRATICO E LA GIUSTIFICAZIONE
Il diritto, nella visione perelmaniana, fornisce un modello di ragionamento che mette in evidenzia
le caratteristiche del ragionamento pratico e sembra pertanto più adeguato del modello formale per
guidare le riflessioni del filosofo sullo statuto dei principi morali e far luce sui problemi posti dalla
deliberazione
La prudenza, l'aristotelica phronesis, la quale, scrive Perelman – è caratterizzata dal fatto di
prendere in considerazione aspirazioni diverse e interessi molteplici e si è cosi brillantemente
manifestata in diritto nella juris prudentia dei romani (scienza del diritto).
Toulmin => l'incontro con la medicina avrebbe salvato la vita dell'etica riaccendendo l'interesse dei
filosofi per lo studio dei criteri oggettivi della moralità e l'analisi dei casi concreti
In bioetica non intendo tanto dimostrare una verità, quanto giustificare una scelta, un'adesione, una
pretesa. La giustificazione riguarda la legittimità, la legalità, la moralità, ma anche l'opportunità,
l'utilità di un determinato corso di azione
I principi, in tal senso, non possono mai decidere le questioni etiche per se stesse ma possiamo
cogliere la forza morale dei principi solo studiando i modi in cui essi sono applicati alle situazioni
particolari. Di qui l’importanza dell’argomentazione, ovvero quel campo di ricerca in cui siamo
continuamente impegnati a dare ragioni a sostegno di determinati comportamenti e a confutare altre
ragioni, a sostegno di scelte opposte.
Importanza della dialettica in senso aristotelico,come capacità di obiettare e criticare, tecnica di
discussione, confutare e giustificare
IL RUOLO DEL FILOSOFO
Rivolto alle analisi delle questioni, alla chiarificazione dei termini e delle categorie impiegate, al
fine di una corretta impostazione degli argomenti. Dipanare, risolvere l'intreccio pressoché
inestricabile di ragioni morali e politiche, religiose ed emotive – le cui radici affondano in
concezioni irriducibili dell'uomo e del suo destino – che stanno dietro ai dibattiti bioetici; e rivolto a
uno sforzo ermeneutico,un interesse più per le domande che per le risposte, per l’interpretazione del
non detto, per la comprensione del significato e del senso delle domande.
Basti pensare alla regola aurea: “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”… chi sono
gli altri? Fino a dove si stende il mio prossimo? Mi è vicino solo chi appartiene alla mia specie?
LA BIOETICA LAICA: UN PENSIERO A SOVRANITA' LIMITATA
La chiesa, in una società secolarizzata come l'attuale non può pretendere di avere il monopolio
della riflessione in materia etica, sulla base della tesi della dipendenza della morale dalla religione:
Morali laiche => non negano Dio ma ragionano al di fuori dell'ipotesi di Dio.La bioetica laica
viene intesa come il tentativo di individuare quelle concezioni che possano essere giustificate di
fronte a tutte le comunità morali, tradizioni e ideologie particolari e pertanto deve funzionare come
logica del pluralismo, come strumento per la pacifica negoziazione delle intuizioni morali
Morale comune=> caratterizzata da una tendenziale unità, giacchè rappresenta un nucleo razionale
su cui può realizzarsi l'accordo di tutti gli uomini di buona volontà, al di là delle loro diverse
opzioni politiche e religiose

LA TEORIA DELL'ARGOMENTAZIONE
In una società secolarizzata e pluralistica come la nostra l’impegno del filosofo dovrebbe essere
diretto a creare le condizioni per ragionare collettivamente sui valori.
Secondo Tranoy non è possibile risolvere i dilemmi bioetici allo stesso modo in cui affrontiamo le
contraddizioni logiche. Come tutti i casi di conflitti di norme e di valori, la scelta è sempre una
risposta difficile, nata dal precario aggiustamento di due esigenze a confronto che ci impone
comunque di tener conto dei valori che non condividiamo, ma la cui forza per gli altri siamo tenuti a
riconoscere. Prendere sul serio la morale razionale significa dare il senso della complessità e della
delicatezza delle risposte, se non si vuole pervenire a un prontuario impoverito, a una sorta di
filosofia delle ricette della vita morale. Se il filosofo, come un giudice, prima di prendere una
decisione è tenuto a sentire le due parti, così una posizione filosofica in bioetica dovrà tenere conto
dei punti di vista che si contrappongono per arrivare a una “decisione ragionevole”.
Il dialogo in bioetica deve rimanere aperto perchè il filosofo non può mai considerare definitive le
tesi che avanza laddove la filosofia tradizionale cercava di costruirsi in un sistema di idee evidente e
necessario.

ETICA MEDICA, DEONTOLOGIA PROFESSIONALE E MORALE E SOCIALE


Oggi viviamo in una società complessa caratterizzata da due fenomeni in apparenza contradditori:
da un lato, una crescente specializzazione in tutti gli ambiti della ricerca ; dall'altro, una progressiva
interpenetrazione dei rapporti sociali. Al primo è legata la proliferazione delle scienze e dei metodi
d'indagine ; al secondo l'esigenza sempre più diffusa di verifiche interdisciplinari. Chi può
rispondere alle domande sul significato di una ricerca scientifica, sulla importanza di una
sperimentazione, sulle conseguenze di un progetto? La deontologia professionale non è sufficiente
in quanto l’attività scientifica si sviluppa secondo un proprio ethos: “il conoscere per il conoscere”
che talvolta è in contrasto con la morale sociale.
Il filosofo non si occupa di fatti, ma di valori, non dice come stanno le cose ma quale valore esser
rivestono per noi; è un organizzatore di incontri interdisciplinari, un tecnico della messa a confronto
di codici,di istanze di valore, di esigenze normative diverse.
Bioeticisti => analizzare la forza degli argomenti, definire i valori in gioco, indicare profili di
coerenza, rinvia certo a un sapere, ma si tratta di un sapere diverso, non più succube del feticismo
della competenza, degno di un'umanità divenuta adulta
Interdisciplinarità non significa annullare il ruolo delle singole discipline ma potenziarlo ed
esaltarlo: ciascuna traduce la questione di un esame nel proprio linguaggio, si avvale della sua
specifica metodologia, ma insieme supera la sua inevitabile unilateralità nella misura in cui riesce a
pensare, insieme con le altre, la complessità e a integrare le risposte in una prospettiva globale.
Occorre rivedere il bios, la vita nelle sue diverse dimensioni, alla luce di un fuoco di interesse
unitario, quello etico.

L'UDITORIO UNIVERSALE E L'IDEA DI COMUNITA' MORALE


Pensare secondo criteri di generalità significa ritenere che l'uomo sia in grado di sfuggire a tutte le
determinazioni particolari, della nascita, della razza, del sesso, non perchè egli ne prescinda di fatto,
ma in quanto si mostri capace, nel corso di argomentazione di metterle tra parentesi. L’impegno del
filosofo è rivolto a elaborare tesi che nessuna persona razionale e competente possa rifiutare, e che
siano in grado, in altri termini, di ottenere l’adesione dell’uditorio universale.
Pensare secondo criteri di generalità, nel quadro di una prospettiva etica più esigente, qual è quella
indicata da Hans Jonas nel principio di responsabilità significa acquisire il senso sia di
un'interdipendenza tra le generazioni, sia di una correlazione di tutte le forme viventi.
IL PENSIERO DELLA COMPLESSITA'
Scienza della sopravvivenza dell'uomo nell'ecosistema: cosi Potter definiva, in un celebre testo del
1971, Bioetica: ponte verso il futuro, la bioetica, la nuova disciplina che avrebbe dovuto avvalersi
delle nozioni della biologia, della medicina, dell'oncologia per realizzare i valori della vita e
promuoverne la realizzazione.
La complessità è una figura positiva, giacchè ripropone in termini non più antagonistici alcune
coppie di concetti chiave del nostro approccio cognitivo del mondo (ordine/disordine,
natura/ragione, spirito/corpo).
Bioetica medica => nuova visione della corporeità, corpo non più macchina (visione meccanicistica
che separava materia e spirito e vedeva il corpo come una serie di parti scomponibili e manipolabili,
e i problemi mentali distinti da quelli somatici), ma in una visione sistematica, il corpo viene
riguardato come sistema complesso di parti interagenti in cui non è possibile superare il corporeo
dal mentale.
Ne deriva un ‘antropologia rinnovata che considera l'essere umano come una totalità integrata di
parti e vede la malattia come un prodotto dell'uomo intero: corpo, psiche, spirito, storia e società
bioetica ambientale => la visione del pianeta come sistema, unità complessa, fisico biologico
antropologica, in cui la vita è un'emergenza della storia della terra e l'uomo è un'emergenza della
storia della vita terrestre, fa si che la nostra relazione con la natura non possa venir concepita in
maniera riduttiva e separata.
La consapevolezza della comunità di destino terrestre ha costituito l’evento chiave del nostro
millennio: occorre essere solidale con la Terra giacché la nostra vita è legata alla sua (Edgar Morin).
Ecologia => scienza che ha restaurato la comunicazione tra uomo e natura facendoci scoprire la
fragilità di quest'ultima e avvertire la nostra responsabilità di custodi della vita nel cosmo immenso
bioetica animale => la filosofia della complessità ci insegna a ripensare in termini non antagonistici
la coppia umanità/animalità. Proveniamo da una cultura fortemente antropocentrica che ha visto
nell'animalità il disordine, il caos e il male e nell'umanità l'ordine, la ragione e il bene
Albert Schweitzer => un'etica che si occupa solo degli esseri umani è disumana.

L'altro è colui che, guardato, non mi restituisce l'immagine speculare di me stesso, delle mie
categorie, delle mie certezze
l'altro crea un elemento di sconcerto, di perturbazione, mi costringe a mettermi in discussione, mi
ricorda la mia finitudine, la mia incompletezza, il mio essere un punto di vista ma, aggiungerei,
l'altro non è solo fuori di me giacché abita anche dentro di me
Una teoria della complessità dovrebbe aiutarci a prendere coscienza di questa dialettica di
somiglianza e di diversità che contraddistingue il rapporto uomo/animale e del valore di diversità
rappresentato dall'animale che occorre salvaguardare contro ogni antropomofizzazione arbitraria.
Umanesimo ecologico => consapevole che l'esclusiva concentrazione sull'uomo significa
immiserimento, atrofia del nostro essere, disumanizzazione.
Un umanesimo aperto, capace di andare oltre le mura della città dell'uomo, nel riconoscimento di
nuovi soggetti che appartengono anch'essi alla comunità di vita della terra
QUESTIONI DI BIOETICA MEDICA
L’UMANESIMO DELLA MEDICINA
La nascita della biotica negli anni ’70 ha posto al centro del dibattito nel mondo della sanità il
grande tema della crisi della medicina occidentale nel nostro secolo, un medicina che punta sempre
di più alla tecnologia, alla perfezione della diagnosi e sempre meno sul rapporto tra medico paziente
=> da una parte medici sempre più burocratizzati, dall'altra esigenze di un'organizzazione che
spinge ad aumentare la loro produttività, in nome dell'economia e dell'efficienza. Un sistema,
questo, che non valorizza il tempo trascorso col paziente, ma che intende il tempo come perdita.
La medicina prima di essere un sapere, è un rapporto che si instaura tra due persone: colui che cura
e colui che è curato; la medicina è un dialogo, reciprocità che non può stabilirsi che nel colloquio
singolare della relazione tra due soggetti.
Richiede una semeiotica e una nosologia: per curare occorre classificare i sintomi, le malattie,
generalizzare le osservazioni e le descrizioni => universalizzare.
In ambito medico, la semeiotica (dal greco σημεῖον, semèion, che significa "segno", e da τέχνη,
"arte") è la disciplina che studia i sintomi e i segni clinici.
La nosologia (dal greco νόσος, nosos, "malattia" e λόγος, logos, "parola" o "discorso") è la scienza
che si occupa della classificazione sistematica delle malattie.
Il colloquio medico/malato è il prologo, l’apertura della relazione di cura in un processo terapeutico,
capace di formare una relazione basata sul dialogo con un linguaggio capace di adattarsi a ogni
individuo.
LA REINTRODUZIONE DEL SOGGETTO
Paradigma biologico => sapere oggettivo del corpo nel quadro di una medicina intesa come scienza
esatta, mentre il medico filosofo Viktor Von Weizsaecker, vede nel malato un soggetto attivo,
interprete della sua malattia, in quanto l'infermità è sempre un evento della vita personale.
Poiché la medicina si articola in potere e sapere, cioè nel soccorso (Hilfe) e nell'educazione
(Bildung), le due fonti dello spirito medico vengono da lui identificate esemplarmente nelle figure
di Ippocrate che aspira al modello della perfezione della natura per riprodurne nell'uomo l'armonia e
l'equilibrio degli elementi e di Paracelso che assegna invece all'uomo gli strumenti per combattere,
attraverso i trattamenti alchemici, ciò che di negativo, la malattia appunto, nella natura si è generato
Pensando la medicina come composizione di potere (Paracelso) e sapere (Ippocrate), Weizsaecker
vede nella vita e in ogni comportamento biologico (sia sano che patologico) un movimento
dialettico di polarità in cui fisico e psichico sono uniti.
Secondo Gadamer grazie all’alterazione ci accorgiamo di tutto ciò che c’era prima, anzi non di
tutto ciò, ma che prima c’era tutto. Lo si definisce benessere, oppure si afferma di star bene.
Hillman ci ricorda che medicus richiama il verbo latino mederi che significa “prendersi cura” e che
la parola greca therapeia ha anch'essa tale significato. Egli dice che i medici sono cattivi pazienti
forse perché hanno perduto la capacità di essere feriti. Occorrerebbe comprendere la malattia non
tanto spiegarla, spostare l’attenzione dall’oggetto ( malattia) al soggetto (paziente), dal disturbo al
disturbato: la cura della malattia è dentro la malattia stessa la quale deve essere integrata nella vita,
indagata problematicamente nella complessità di tutti i sui aspetti.
IN CERCA DELLA BUONA MEDICINA
Evidence Based Medicine (EBM) , migliore medicina possibile entra sistematicamente in
contraddizione con il dovere incondizionato di cura del singolo paziente, essendo fondata sulla
dissociazione progressiva della malattia dal malato che pure resta formalmente al centro delle
attenzioni mediche
Sandro Spinsanti ha delineato con grande efficacia il processo storico che ha visto il susseguirsi di
tre modelli di buona medicina:
1. Modello premoderno, risale a Ippocrate e si è affermato per più di venticinque secoli per
giungere fino ai giorni nostri; modello parternalistico, proprio dell'etica medica che vede nel
medico colui che sa qual è il bene del paziente e vuole fortemente realizzarlo
2. Modello dell'epoca moderna, inaugurata dall'Illuminismo, ma che in campo medico, è stato
tradotto solo da alcuni decenni grazie alla bioetica - ravvisa il fine della medicina non
soltanto nell'arrecare il maggior beneficio al paziente ma soprattutto nel rispettare il malato
nei suoi valori e nell'autonomia delle sue scelte: questa è la sua istanza fondamentale. Viene
messo in discussione il paradigma paternalistico in nome dell’autodeterminazione di un
soggetto le cui libere ed informate scelte diventano un momento fondamentale della “buona
medicina”. Il consenso informato risulta il cardine di questo processo diretto a dare ai
cittadini il controllo responsabile della propria salute
3. Modello post- moderno , introduzione dello stile azienda in sanità: il malato che da paziente
è diventato esigente è considerato come un cliente che oltre ad avere diritti da rivendicare
deve anche essere soddisfatto.
Conclusione di Spinsanti: dal momento che la qualità di un intervento sanitario è molto più
complessa rispetto al passato, ciò a cui occorre tendere è una piena integrazione dei criteri
menzionati, che corrispondono alle esigenze contestuali dell'etica medica, della bioetica e dell'etica
dell'organizzazione sanitaria.

La buona medicina dovrà mirare a guarire, quindi essere efficace, ma anche preoccuparsi di essere
giusta, rispettando i diritti del malato, e risultare appropriata nell'orizzonte della giustizia,
prendendo in seria considerazione l'accesso ai servizi e l'equa distribuzione delle risorse

L'AUTONOMIA RELAZIONALE
La rivoluzione liberale introdotta dalla bioetica ha al suo centro l'affermazione del principio di
autonomia che sancisce il diritto della persona a decidere in merito ai trattamenti medici e anche a
rifiutarli se non corrispondono ai valori e alla sua filosofia della vita.
Mai come oggi si avverte il bisogno dell’aristotelica phronesis, ovvero di quell'arte della ragion
pratica consapevole che i principi ultimi di un sistema morale, pur se enunciati con la massima
precisione, non sono in grado di offrire risposte prive di equivoci tutti i quesiti che si pongono gli
uomini nell'infinita varietà delle situazioni concrete
Quella che possiamo chiamare “a storia della decisione” comporta infatti una riflessione critica
sull'azione di cura che prevede una serie di momenti:
1. messa in evidenza del problema;
2. elaborazione di scenari corrispondenti a diverse eventualità;
3. evocazione di alternative per la condotta da tenere.
La prospettiva relazionale che intende elaborare un quadro di riferimento più adeguato alla
complessità delle questioni bioetiche, partendo dal rifiuto di una visione solipsistica del soggetto
verso un'idea di persona che si costruisca attraverso le relazioni con altri soggetti integrando il
paradigma dei diritti con quello della cura
Definirsi sulla base di relazioni significa non solo acquisire una sensibilità nei confronti dei
soggetti deboli e storicamente svantaggiati, ma promuovere una cultura di attenzione per le
differenti condizioni ( d'età, genere ,status) e per le diseguaglianze (di forza, sapere, di potere).
Intendere l'autonomia in senso relazionale significa pertanto concepirla, anziché come indipendenza
assoluta o autosufficienza totale, come un'idea regolatrice e un ideale commisurato alla finitezza
umana, considerate le determinazioni biologiche e sociali, culturali, e cognitive e i limiti delle
capacità dei singoli individui
Martha Nussbaum => ogni società umana è una società in cui si dispensano cure e si ricevono cure;
per questo essa deve scoprire le modalità con cui dare risposta a quelle condizioni di bisogno e di
dipendenza che siano compatibili con il rispetto di sé da parte di chi ne è beneficiario
Autonomia e cura vengono ritenuti erroneamente a mio avviso, valori antagonisti: in realtà,
all'interno di una bioetica liberale che ponga al centro della relazione tra l'io e il tu, l'autonomia non
esclude in alcun modo quel prendersi cura che significa attenzione rispettosa per l'altro, le sue
esigenze, i suoi bisogni e che testimonia una solidarietà umana fondamentale. Scrive Ivan Cavicchi:
<<Nella relazione di cura entra in gioco un nuovo soggetto di conoscenza che è il malato e che
spariglia le regole della scienza impersonale fino a costringere quasi i modelli e le convenzioni a
personalizzarsi, cioè a ridefinirsi nei confronti una singolarità, individualità e specificità>>

medicina => forma di relazione interpersonale finalizzata alla cura è congeniale a una bioetica in
dialogo con la filosofia e con la medicina antropologica secondo l'itinerario che abbiam fin qui
tracciato: dal riconoscimento di Canguilhem del carattere dialogico del rapporto tra curante e
curato, alla reintroduzione del soggetto in medicina a opera di Von Weizsaecker e alla
configurazione del modello bio psico sociale proprio della medicina della complessità
Democrito in una lettera a Ippocrate: << Ritengo che la filosofia e la medicina siano sorelle e
abitino nella stessa casa; la filosofia libera l'anima dalle passioni, la medicina toglie le malattie del
corpo. Se i corpo soffre, la mente non desidera più applicarsi nella virtù; la presenza della malattia
offusca terribilmente l'anima e coinvolge nella sofferenza anche il pensiero >>.
LA DICHIARAZIONE DI BARCELLONA E I NUOVI ORIENTAMENTI DELLA BIOETICA
Sottoscritta nel 1998 da 22 studiosi europei provenienti da diverse discipline e orizzonti filosofici
ha enunciato 4 idee regolatrici => autonomia, integrità, dignità, vulnerabilità. La finalità sottesa è
infatti di incoraggiare una cittadinanza responsabile verso una democrazia conoscitiva (auspicata da
Edgar Morin) riflettendo sull’impatto della rivoluzione biologica che ha su l’uomo, sull’ambiente e
sulle altre specie. Si avverte la necessità di un cambiamento dei paradigmi pur se si riconosce la
presenza di una cultura basata sui valori come il rispetto dell’altro, la non discriminazione, la
protezione dell’ambiente ( sanciti dalla Carta dei Diritti di Nizza nel 2000 e dalla Convenzione sui
diritti dell’uomo e la biomedicina ad Oviedo 1997). Valori condivisi e partecipati sufficientemente
ma privi di un quadro concettuale unitario sui cui poter articolare politiche coerenti per un mondo
globalizzato.
L’autonomia, ad esempio, si afferma nella Dichiarazione, non dovrebbe solo essere interpretata nel
senso liberale del permesso dati ai trattamenti terapeutici o alle sperimentazioni, ma occorrerebbe
prendere in considerazione almeno 5 aspetti:
-la capacità di creare idee e perseguire fini;
-la capacità di elaborare intuizioni morali, di essere “legislatori di se stessi” e di avere il senso della
propria vita privata;
-la capacità di riflettere e agire senza coercizione;
-la capacità di assumere una responsabilità verso se stesso e verso gli altri;
-la capacità di offrire un consenso informato.
Vedi approccio delle capacità (Amartya Sen) e lista delle capacità (Martha Nussbaum)
NUOVA IDEA DELLA CITTADINANZA
La società liberale => grandi meriti – riconoscere i diritti dell'uomo, promuovere le libertà
fondamentali, separare i poteri, difendere l'individualità – ma oggi, dinanzi a nuove sfide richiede
un'integrazione che includa finalmente il valore della cura.
(Dichiarazione di Barcellona) Dignità => da intendersi come la proprietà in virtù della quale gli
esseri possiedono uno statuto morale. Qual è la proprietà che consente di riconoscere uno statuto
morale a un essere? Gli esseri umani hanno dei doveri verso “la parte non umana della natura
vivente”, se ne desume un’etica della responsabilità che superi l’antropocentrismo della morale
tradizionale.
(Dichiarazione di Barcellona) Integrità => condizione dell'espressione di una vita degna nella sua
dimensione mentale e fisica non soggetta a un intervento esterno; per la percezione della malattia di
ogni paziente della sua malattia e della pertinenza delle cure che gli vengono proposte eche ne
fanno il solo giudice di eventuali rifiuti terapeutici e della sua qualità di vita( libertà di cura come
diritto proprio di ogni cittadino, contro ogni forma di paternalismo medico); riguarda la coerenza
della vita di esseri cui si riconosce una dignità irriducibile e a cui non si può recare offesa. Conta la
vita biografica, non la vita biologica: quando si tratta di persone umane si deve considerare
l’insieme della loro vita ricordata e narrata.
(Dichiarazione di Barcellona) vulnerabilità => si riferisce a una situazione di particolare debolezza
e fragilità, quella di soggetti che per età e condizione necessitano di una protezione particolare, dal
latino vulnerare, suscettibilità all’ “essere ferito”.
Peter Kemp => prescrive a fondamento dell'etica, il rispetto, la cura e la protezione del prossimo e
del vivente in generale, sulla base della constatazione della fragilità, della finitudine e della
mortalità degli esseri.
L'applicazione di queste idee vanno generalizzate anche ad animali e ambiente, non dovrebbero
essere limitate solo alla sfera dell’umano; le nozioni di dignità e vulnerabilità possono egualmente
essere considerate come base di riflessione per la regolamentazione concernente gli animali, le
piante e l'ambiente(Dichiarazione di Barcellona).
In tal modo la bioetica diventerebbe un’etica per il mondo vivente.
IL LINGUAGGIO DELLA VULNERABILITA’
Diritti imperfetti => per rimarcare la necessità dell'impegno etico e politico a sostegno dei soggetti
deboli, con il preciso obiettivo di prendersi cura dei loro diritti.
Non c è distacco e separazione rispetto alla tradizione illuministico – liberale, ma possa anzi
rivelarsi una profonda compatibilità con tale filone di pensiero che si è mostrato molto attento alle
ragioni dei soggetti storicamente più deboli e socialmente più vulnerabili come le donne i minori gli
schiavi e gli animali stessi
Prendersi cura di chi è vulnerabile può significare anche lavorare per la sua autonomia.
UNA RILETTURA DI ARISTOTELE
testo di Alasdair MacIntyre, Animali razionali dipendenti, ci offre un'analisi fenomenologica della
condizione umana in termini di vulnerabilità e di dipendenza per mostrare l'indispensabilità delle
virtù.
L’animalità umana, rivolgendosi ai testi di Aristotele, in particolare all'Etica Nicomachea, se non
altro , osserva perchè nessun altro filosofo ha mai preso tanto sul serio l'animalità dell'uomo ; per
MacIntyre la phronesis, la virtù che consente di articolare la razionalità pratica, è una capacità che
Aristotele attribuiva oltre che agli uomini anche ad alcune specie animali, sulla base della loro
capacità di previdenza.
L’uomo ha certo una specificità razionale ma occorre dare la giusta importanza alla corporeità
animale, e quindi alla sua vulnerabilità, alla sua sofferenza, alla possibilità di malattia. Molte volte
il nostro benessere personale e talvolta la nostra sopravvivenza sono legate ad altre persone. Da qui
la dipendenza ad altre persone che si radica nella nostra vulnerabilità, soprattutto in due stagioni
dell’esistenza: infanzia e vecchiaia. In questo caso vulnerabilità e dipendenza sembrano centrali per
caratterizzare la condizione umana.
“Nei libri di filosofia morale il disabile è sempre un altro, qualcuno diverso da noi, un genere a sé
stante, quale noi mai siamo stati, possiamo essere o potremmo benissimo essere nel futuro”.
IL PARADIGMA DELLA CURA
Si va verso un’idea antropologica incentrata sull’immagine di un uomo come essere che non può
prescindere dalla vulnerabilità e dal limite per comprendere sé stesso e gli altri e per realizzare la
“vita buona”; una condizione che legata nella sua corporeità, e quindi al suo riconoscersi, prima di
tutto, come animale.
Nussbaum , in Giustizia sociale e dignità umana scrive: Per Kant la dignità umana è la nostra
capacità morale, fonte della dignità, sono radicalmente separate dal mondo naturale. L'idea che noi
siamo esseri fondamentalmente divisi a metà, sia persone razionali, sia animali che abitano nel
mondo della natura, condiziona fortemente la sua visione. La Nussbaum, inoltre; sottopone a una
critica serrata l'idea stessa della separazione tra umanità e animalità, un'idea che, consolidatasi nei
dualismi, sia platonici che cartesiani, di spirito e corpo, ci induce a svalutare non solo il mondo
animale, ma la nostra stessa natura animale e la dimensione emozionale – affettiva a vantaggio di
quella logico razionale.
Occorre costruire una bioetica ispirata dal paradigma della cura prendendo le distanze dalla
tradizione del contratto sociale, che assuma come dato centrale la vulnerabilità, la disabilità come
limite del corpo, di riconoscere la nostra natura di animale e di accettare la dimensione corporea
della nostra esistenza.
IL SIGNIFICATO DEL PATTO DI CURA
Una riflessione sulla relazione di cura e la sua complessità conduce all’idea di alleanza terapeutica
che deve essere intesa come patto per la salute => relazione che impegni il medico, il personale
sanitario, il paziente e il suo ambito familiare e che è fortemente caratterizzata da uno scambio di
saperi e di valori. La medicina nella sua finalizzazione alla cura della malattia dovrebbe essere
impegnata a promuovere l’autonomia del paziente. Ci si muove in un quadro teorico basato sul
concetto di fiducia, dove i medici e gli operatori della salute hanno un ruolo attivo nello sviluppo e
nel rafforzamento delle autonomie. L’autonomia è spesso intesa come una nozione statica, una
capacità che si ha o non ha, che si possiede una volta per tutte, laddove può essere vista come una
facoltà che si sviluppa nel tempo, fortemente influenzata da una serie di fattori (dalle relazioni con
gli altri, dagli scambi emotivi e verbali al riconoscimento ricevuto), una capacità quindi che può
indebolirsi o rafforzarsi, mantenersi o spegnersi. Ne deriva la responsabilità di chi si trova in una
posizione di potere di rafforzare chi è in una situazione di debolezza per far sì che divenga davvero
autonomo favorendo un processo di empowerment. Con il termine empowerment viene indicato un
processo di crescita, sia dell'individuo sia del gruppo, basato sull'incremento della stima di sé,
dell'autoefficacia e dell'autodeterminazione per far emergere risorse latenti e portare l'individuo ad
appropriarsi consapevolmente del suo potenziale.

La vulnerabilità nella Dichiarazione di Barcellona è a costituire il fondamento per un etica pubblica


della cura che non vuole solo limitarsi alla protezione paternalistica degli incapaci ma intende
costruirsi sulla premessa antropologica che tutti noi, anche se autonomi, siamo fondamentalmente
vulnerabili. La nozione di vulnerabilità ha una valenza insieme descrittiva e normativa: infatti,
descrivere una persona come vulnerabile significa evocare a un tempo una risposta etica di
protezione e responsabilità nei suoi confronti.
Warren Reich distingue diverse accezioni del termine cura:
-cura ansiosa => responsabilità nel farci carico degli affanni altrui; la cura come preoccupazione
che muove il cuore a rispondere ai bisogni;
-cura come servizio => che integra in sé l'attenzione sollecita all'anima e al corpo;
-cura come compito => impegno preciso di accudire determinate persone.
Nel passato la vulnerabilità era associata alle categorie a rischio in una popolazione, oggi è intesa
come condizione intrinseca o situazionale di alcuni individui che li pone a più grave rischio di
essere usati in modi eticamente non appropriati nella ricerca , se ne deduce che ogni individuo,
aldilà delle sue competenze o abilità, potrà essere considerato, in determinate circostanze,
vulnerabile in relazione a differenti condizioni sociali ed esistenziali. In questa direzione si va verso
un’etica dell’accompagnamento che insiste sull’esigenza di dare spazio alla qualità della vita del
malato, o per meglio dire alla sua “buona vita”, atraverso l’attenzione agli aspetti relativi alla sfera
emozionale, psicologica, culturale, sociale del singolo paziente. Un etica dunque centrata sulla
persona dove chi assiste impara a camminare accanto al malato, “senza la pretesa di imporre
l’itinerario, ma lasciandolo libero di sceglierla sua via, di arrivare alla sua verità, con la
preoccupazione prioritaria di far sì che questo processo di consapevolezza non avvenga
nell’isolamento” (Volpicella).
Occorre una rete di sostegno per la condivisione del percorso clinico (operatori sanitari, medici,
famigliari ,amici) solo in questo quadro si può manifestare quella che Heidegger chiama una
modalità autentica dell'aver cura, una modalità in cui l'Altro non è dominato o ridotto a ente, ma è
aiutato a divenire consapevole e libero per la propria cura; questo aver cura, aggiunge, è liberante
perchè significa un con-essere con l'altro che non ne prende il posto, né lo sostituisce nella sua
situazione o nel suo compito, né lo alleggerisce delle sue responsabilità, ma lo presuppone con
riguardo, per non togliergli la cura, per non sottrarlo cioè a se stesso, al suo esser più proprio, anzi
per ridargli tutto questo.
IL TELOS DELLA MEDICINA SECONDO PAUL RICOEUR
Paul Ricoeur ha una visione della medicina come una delle pratiche fondate su una relazione sociale
che ha nella sofferenza la motivazione fondamentale e nella speranza, per l'ammalato, di essere
aiutato e guarito, il suo telos.
Il paziente porta al linguaggio la sua sofferenza, la descrive, ne narra la storia; avanza la sua
richiesta di salute e “promette” di osservare il protocollo del del trattamento proposto. (per Ricoeur
importantissimo) mentre il medico, a sua volta, attraverso l'accettazione del malato, formulazione
della diagnosi, promessa di seguire il paziente, compie l’atra parte di cammino. Un impegno
comune che vincola entrambe le parti, dove il patto di cura diviene una sorta di alleanza contro il
nemico comune: la malattia.
Il patto di cura si traduce per Ricoeur in tre fondamentali precetti:
1. riconoscimento del carattere singolare della persona del paziente e quindi della situazione di
cura: dietro ogni malattia c è la presenza di un soggetto che struttura la sofferenza,
facendone un elemento della sua biografia
2. indivisibilità della persona, da cui discende il dovere di considerare non una molteplicità di
organi e di funzioni ma il malato nella sua integralità, evitando ogni frammentazione e
sfasatura tra dimensione biologica, psicologica e sociale
3. stima di sé, quindi il riconoscimento del proprio valore da parte del paziente stesso, di
grande importanza poiché la situazione di cura, specie nell'ospedalizzazione, induce la
regressione a comportamenti di dipendenza umilianti per la dignità della persona
Il medico deve oggi diventare sempre più consapevole che l'alleanza terapeutica significa
condividere le gioie e le sofferenze che fanno parte dell'evoluzione della malattia. Decisivo il
momento dell'ASCOLTO dove il medico è impegnato a recepire i bisogni, le aspirazioni e i valori
della persona che ha di fronte al fine di umanizzare il trattamento sanitario e individuare la
soluzione ottimale per quel soggetto. Parlare di relazione di fiducia signifia affrontare un tema
rilevante per la riflessione bioetica: quello dell'educazione del medico e degli operatori sanitari:
educare a sviluppare una disponibilità all'ascolto, a ricercare la migliore comprensione dell'altro,
ecco riemergere,così, le virtù umanistica del prendersi cura. Ricoeur ritiene possibile inscrivere
l'idea di salute nel quadro di una riflessione sulla vita buona allla luce di una buona cura: la salute è
la modalità propria del vivere bene nei limiti che la sofferenza assegna alla riflessione morale.. il
desiderio di salute è la figura che sotto il giogo della sofferenza, riveste l'auspicio di vivere bene.
Ricoeur individua nell'etica, distinta della morale, la dimensione della vita pratica cui è propria la
tensione verso l'autorealizzazione presente in ogni essere umano
Seneca => philìa iatriké => relazione in cui la reciprocità diviene reciproco riconoscimento di cui
entrambi le parti beneficiano; secondo Ricoeur quando la sollecitudine va dal più forte al più
debole, come nel caso della compassione, è la reciprocità dello scambio e del dono a far sì che il
forte riceva dal debole un riconoscimento che diventa l’anima segreta della compassione del più
forte.
Prendersi cura di chi è vulnerabile significa lavorare per la sua autonomia: in ciò dovrebbe risiedere
il significato più profondo dell’alleanza terapeutica.
LE SFIDE DELL'INGEGNERIA GENETICA
Fino a dove e come ci può arrivare? Si potrebbe arrivare a dare due risposte dannose:
 prometeica => ispirata all'ideologia dello scientismo trionfante
 primitivistica => fieramente avversa al sapere tecnico scientifico
Weber => ogni agire, orientato in senso etico, può oscillare tra due massime radicalmente diverse;
può essere orientato secondo:
 l'etica della convinzione => la cui massima in termini religiosi, suona: il cristiano opera il
giusto e rimette l'esito nelle mani di Dio
 l'etica della responsabilità => bisogna rispondere delle conseguenze prevedibili delle proprie
azioni ; caratterizzata da due considerazioni: la riflessione sulle conseguenze delle decisioni
prese e i lcalcolo dei processi che vengono innescati con tale decisioni
Hans Jonas e Tristan Engelhardt sono due esponenti del rinnovamento contemporaneo dell'etica,
indotto dallo sviluppo della scienza e della tecnologia.
L'EURISTICA DELLA PAURA DI HANS JONAS
Jonas ,come Heidegger,colloca la questione della tecnologia nel prolungamento della storia della
metafisica, nel quadro di una riflessione sull'ontologia occidentale ma va oltre il suo maestro, in
relazione al progetto fondazionale, per Heidegger ciò che è veramente inquitante non è non è che il
mondo divenga un mondo completamente tecnico ma il fatto che l’uomo non sia preparato a questa
trasformazione per Jonas invece, rispondere alle sfide della tecnologia è compito dell'etica per la
novità assoluta di alcune di tali sfide, cui nessuna etica precedente ci aveva preparato; ciò implica la
ricerca di principi che ci mettano in grado di occuparci di questioni cui l'umanità non si era mai
occupata prima. Jonas attira l'attenzione sul carattere nuovo della tecnica moderna, sul
cambiamento strutturale che impone alla riflessione filosofica. La techne, continua, si è trasformata
in una spinta in avanti inesauribile della specie, nella sua impresa più significativa : il suo progresso
illimitato, in direzione di mete sempre più elevate, tende ad essere identificato con la vocazione
dell'uomo e la sua conquista di controllo totale sulle cose e sull'uomo stesso appare come il
compimento del suo destino.
Jonas ritiene che l'uomo è fatto a immagine di Dio: l'uomo non ha diritto di modificare con il suo
sapere, mediante l'ingegneria genetica, l'evoluzione naturale
L'uomo è sì creatore ma soprattutto creato: è sì produttore me è soprattutto prodotto... Creatore,
l'uomo può esserlo solo simbolicamente: non può intervenire sulla sua essenza ontologica. Il potere
tecnologico, secondi il filosofo, ha trasformato quelli che solitamente erano e dovrebbero essere
giochi sperimentali, forse illuminati ,dalla ragione speculativa, facendone dei progetti in
concorrenza tra loro, e quando scegliamo tra gli uni e gli altri, scegliamo tra i casi estremi di
conseguenze remote.
Paura => segno positivo, sentimento attivo, un'assunzione di responsabilità anticipata per l'ignoto
davanti all'incertezza finale della speranza , paura fondata => muove da una prefigurazione dei
pericoli possibili, pur sapendo trarre dalle previsioni del negativo il positivo, paura altruistica =>si
traduce in un sentimento di cura che testimonia l’apprensione per la vulnerabilità e la fragilità di
altri esseri, la preoccupazione per la loro esistenza minacciata.

“Agisci in modo tale che gli effetti della tua azione siano compatibili con la continuazione di una
vita autenticamente umana”
Paura e trepidazione devono costituire la fonte dell'etica della responsabilità e la Prudenza deve
essere il primo valore etico in quanto sono in discussione la natura e l’immagine dell’uomo.
ONTOLOGIA, questo termine letteralmente significa discorso sull’essere (dal greco = l’essere e  =
discorso).

LA MORALITA' DEL BENESSERE DI TRISTRAM ENGELHARDT


In Manuale di Bioetica Engelhardt fa una distinzione fondamentale tra noi come persone, soggetti
dotati di riflessione, e la nostra natura di umani, oggetto di manipolazione. Sta a noi, come persone,
decidere se questa è la migliore delle nature possibili, giacché non vi è nulla di sacro, si ribadisce,
nella natura e pertanto non vi è ragione per non apportare mutamenti e modifiche secondo i nostri
desideri. Secondo la sua visione la comunità => associazione volontaria di individui sulla base di
una visione concreta, comune del bene; la società => associazioni di individui che non condividono
una visione concreta, comune del bene, anche se possono perseguire parecchi fini importanti.
La vita morale è vissuta entro due livelli o dimensioni:
1. etica laica povera di contenuto , che ha la capacità di ricomprendere numerose comunità
morali divergenti;
2. comunità morali particolari, entro le quali è possibile conseguire una concezione fornita di
contenuto della vita moralmente buona.
Quella delineata dal filosofo americano è una moralità del benessere e delle simpatie sociali che
richiede liberalità tolleranza capacità di comprendere e accettare il bene degli altri , disponibilità ad
accogliere i loro desideri anche quando ci sembrino strani o alieni. La bioetica è una soluzione al
problema dell'azione comune di individui provenienti da diverse comunità morali, con visioni
alternative della vita moralmente buona; siamo noi gli artefici della nostra natura e ancor più lo
saremo in avvenire; finora i nostri interventi sono stati limitati.
DUE MODELLI DI ETICA DELLA RESPONSABILITA'
Jonas => questione dei limiti da porre al potere degli uomini (metafisica della natura)
Engelhardt => insiste sulla liceità, positività dell'intervento umano sul vivente (filosofia sociale e
politica)
Hannah Arendt e Jonas conferiscono un senso ontologico al concetto di natalità : è il venire
imprevedibile al mondo di nuovi individui a garantire questa apertura.
Diritto all'ignoranza => ignoranza relativa a chi si è, che sola rende possibile l'esistenza come
autoscoperta, esperienza di sé.
Euristica della paura => induce alla preservazione/conservazione dell'uomo naturale enfatizzando
la dimensione statica del limite come termine invalicabile.
Paura diviene strumento di conoscenza, ha una vera e propria portata euristica, in quanto ci rivela il
valore di ciò che è minacciato e il nostro attaccamento a esso.
In Hobbes la paura è istinto vitale ed egoistico, che attiva il realismo della riflessione e la scelta
razionale, in Jonas è una virtù che dev'essere salvaguardata, dato il suo carattere altruistico e
positivo
Per Engelhardt lo sviluppo della tecnica è legato alla natura stessa dell'uomo, nel senso che la
tecnica gli appartiene allo stesso titolo della ragione; lo sviluppo tecnologico non ha limiti a priori
poiché serve ai fini che l'homo technicus da a se stesso.
La buona volontà dell'agente morale è un elemento fondamentale dell'etica: essa esprime il
riferimento alla ragione, una ragione che si trova iscritta, a sua volta, nel discorso morale,cioè alla
negoziazione
Engelhardt parla di morale del rispetto reciproco => 2 principi:
1. principio di autonomia => rispetto assoluto della volontà dell'agente
2. principio di beneficenza => fare agli altri il loro bene
NEGOZIAZIONE O ARGOMENTAZIONE?
DALL'ETICA PROCEDURALE ALL'ETICA DEL DISCORSO
Nell'etica della responsabilità di Engelhardt, il discorso morale viene ridotto a negoziazione, a
interazione linguistica: la ragione cui ci si riferisce è formale e immanente al discorso
l'espressione delle diversità irriducibili da rispettare come tali, dall'altro, la negoziazione ovvero la
possibilità di pervenire a consensi e a compromessi
occorre tollerare gli stili di vita devianti se pacifici e accettare le tragedie a ciascuno può andare
incontro in conseguenza delle proprie libere scelte
i limiti gravi di un'etica della negoziazione la cui preoccupazione fondamentale è trovare i modi e
le forme del consenso, le condizioni delle reciproche garanzie ma che non osa affrontare la
questione cruciale e filosoficamente più rilevante: quella delle ragioni che sottostanno a determinate
scelte
è solo la validità intrinseca degli argomenti a giustificare un certo corso di azioni che altrimenti
ricadrebbe nella capricciosa arbitrarietà dei gusti e delle inclinazioni personali
l'etica del discorso esige la promozione della discussione argomentata per giungere a conclusioni ,
in linea di principio, universalmente valide e liberamente riconosciute come razionali da tutte le
parti interessate al dibattito
imboccare la strada di un'etica della responsabilità significa innanzitutto la riassunzione da parte
dell'uomo del controllo razionale del suo incessante processo di progettazione
ricerca di una razionalità discorsiva, argomentativa, che faccia appello a esigenze di imparzialità e
di universalità
il ricercatore ha il dovere di usare la sua immaginazione morale nella stessa misura in cui usa la sua
immaginazione scientifica. La comprensione del mondo in cui viviamo non può essere sostituita
dalle prospettive di conoscenza che ci offre la scienza. Hans Gadamer osserva: “la scienza potrà
forse metterci nella condizione di creare la vita in provetta o di temporeggiare a piacere il momento
della morte ma non potrà mai colmare il divario che esiste tra la materia e la vita o tra una vita
veramente vissuta e una forzata sopravvivenza in cui si avvizzisce attendendo la morte”.

LA DIAGNOSTICA PRENATALE
Insieme delle tecniche e dei metodi che consentono di mettere in evidenza anomalie e
malformazioni presenti nell'embrione e nel feto
tre ambiti di problemi:
1. privato => problemi etici relativi alla coppia e al feto inteso come paziente;
2. professionale => questioni morali che si trova ad affrontare lo specialista;
3. sociale => problematiche di etica pubblica connesse agli interventi di politica sociale e
sanitaria.
Si è rilevato che il vedere l'immagine del concepito sul video può contribuire a rafforzare e ad
arricchire la relazione di coppia: il constatare che è tutto nella norma rassicura e mitica l'ansia.
L'ecografia ha effetti importanti sul sentimento di paternità , padre più partecipe e consapevole delle
responsabilità che sta per assumersi.
L'aborto selettivo fa prevalere la salute psicofisica della madre sulla vita del feto quando esso sia
portatore di rilevanti anomalie o malformazioni mentre chi è contrario all'aborto selettivo avanza,
all'interno di un'etica della sacralità della vita , due argomenti di tipo deontologico:
1. può appellarsi a quello che ritiene uno dei principi basilari della medicina, espresso
dall'imperativo: salvare la vita a ogni costo;
2. può rifiutare come iniqua la selezione – operata attraverso la diagnosi prenatale – tra feti
cosiddetti normali e feti anormali .
Chi giustifica l'aborto selettivo avanza, all'interno di un'etica della qualità della vita, due diversi
argomenti di tipo conseguenzialistico :
1. può richiamarsi al dovere di prevenire o ridurre le sofferenze della famiglia ma anche del
nascituro e, in generale, dell'intera società;
2. può sostenere l'obbligo di prevenire, in assenza di terapie disponibili, le malattie genetiche e
il loro impatto sulle generazioni future.
Quesiti che si pongono da un punto di vista etico per la diagnosi prenatale:
 affidabilità della tecnica
 rischio biologico per la madre e per il feto
 accettabilità delle procedure alla luce delle diverse concezioni dello status dell'embrione
 finalità dell'indagine
 vantaggi e svantaggi che derivano
 liceità dell'intervento diagnostico e terapeutico

consulenza genetica, diritto all’informazione e diritto al caso.

IL RISCHIO DELL'EUGENISMO
La Carta di Nizza prevede che nell'ambito della medicina e della biologia devono essere in
particolare rispettate il divieto delle pratiche eugeniche, in particolare di quelle aventi come scopo
la selezione delle persone
Santosuosso => per poter parlare di eugenica è fondamentale il requisito di coattività sottolineando
che ogni servizio sanitario nazionale , ogni piano di aiuti pubblici in materia di prestazioni sanitarie,
cosi come ogni campagna di prevenzione di alcune malattie ha anche uno scopo eugenetico nel
senso che sono tutti interventi tesi a migliorare le condizioni biologiche della popolazione e quindi a
evitare che siano trasmesse alle generazioni successive malattie che costituiscono un grave
problema sociale .
Attualmente il rispetto per l'individuo ci porta a lasciare la coppia libera di decidere in nome
dell'autodeterminazione e a favorire al meglio l'accoglienza del bimbo handicappato.
Camaraderie => piacere di stare con un bimbo del proprio sesso.
Si può parlare di un diritto dei genitori a conoscere il sesso del nascituro e di un correlativo dovere a
fornire su richiesta tale informazione? Il medico è un tecnico che offre un servizio senza esprimere
un parere: l'uso dell'informazione non lo riguarda.
Finalità della diagn. pr. È l'accertamento delle anomalie del feto , verrebbe destinata a scopi ben
diversi, con una chiara inversione di finalità e riflessi molto gravi sui ruoli parentali e sulla stessa
composizione della famiglia.
Oggi è possibile scegliere se quando e a quali condizioni essere padre e madre, le bioteconologie
consento no scelte fino a ieri impensabili
familismo tecnologico => espressione in cui vengono associati due termini in apparenza
incompatibili: evoca immagini arcaiche, valori tribali, comunità fondate sul sangue, legami organici
e fa riferimento a uno scenario ultramoderno, asettico e neutrale, libero da dogmi e pregiudizi.
La tecnologia, cioè l'artificiale, consente di ottenere la famiglia più naturale, cioè quella fondata
sull'identità genetica e quindi finisce coll'esaltare quei valori del sangue che sono propri delle civiltà
più arcaiche.
Famiglia come sistema chiuso che vive da sola l'esperienza drammatica della sterilità e il progetto
del bimbo perfetto reso possibile dalla tecnologia;segreto e misterioso è l'accesso alla cura e il
rapporto con il medico; scarse le informazioni che non si osano chiedere.
Edgar Morin è tra gli studiosi maggiormente impegnati a evidenziare la frattura tra una
tecnoscienza esoterica, iperspecializzata e le conoscenze di cui dispongono i cittadini , egli segnala ,
come un significativo avvio in questa direzione la creazione, in Francia, di organismi denominati
Science et Citoyens con l'incarico di diffondere informazioni e di attivare il dibattito pubblico.
Il documento del Comitato nazionale per la bioetica, Bioetica e formazione nel mondo della scuola,
si propone di sottolineare il carattere di un’etica pubblica della bioetica, impegnata nella formazione
deontologica - professionale degli addetti ai lavori ma anche in quella di una cittadinanza
responsabile.
QUESTIONI DI BIOETICA AMBIENTALE
la minaccia della distruzione termonucleare del pianeta, oggi l'incombente catastrofe ecologica
hanno determinato una vera e propria rivoluzione copernicana nel nostro modo di porci dinanzi alla
natura
casa della vita => si è identificata con qualcosa che lungi dall'essere un dato scontato e disponibile
si è sempre più venuto configurando come un miracolo
ECOLOGIA PROFONDA ED ECOLOGIA DI SUPERFICIE
diritto dell'ambiente => regolamentazione dei rapporti tra i cittadini, e comunque dei
comportamenti socialmente rilevanti, al fine di evitare che questi compromettano l'ambiente nella
sua accezione più alta
John Muir : prendi una cosa qualsiasi e scoprirai che è legata a tutto il resto dell'universo l'uomo
riconosce di essere parte integrante di un tutto che gli è legato inseparabilmente: tutti gli esseri,
viventi e non , interessano gli equilibri estremamente dedicati e complessi della biosfera necessari
alla sua esistenza
Secondo alcuni , le conoscenze che l'ecologia è venuta fornendo imporrebbero un mutamento
radicale nei nostri valori e dovrebbero generare un senso di co-appartenenza e di affinità con gli
altri esseri viventi
bisogna eliminare il pensiero e la sensazione di una scissione di fondo tra uomo e ambiente: una
compiuta maturità umana dovrebbe condurre a un livello elevato di identificazione positiva con le
forme viventi e quindi comportare un bisogno profondo di proteggerle e di godere della loro
presenza
ecologia profonda perchè le conoscenze dell'ecologia imporrebbero un mutamento radicale nei
nostri valori; ecologia di superficie => è sufficiente rivedere e integrare le credenze tradizionali alla
luce dei problemi attuali
John Passmore => cultura del dispotismo, cioè della dottrina e la pratica per cui l'uomo non è
soggetto a censura morale nel suo rapporto con la natura, a favore di una visione dell'uomo come
amministratore benevolo e responsabile del creato
L'uomo non è il proprietario della biosfera ma piuttosto un suo custode, cui spetta una gestione
responsabile, saggia e oculata delle risorse, attraverso un'applicazione più sofisticata del principio di
utilità e una valutazione più accurata delle azioni e dei loro effetti sull'ambiente
Tom Regan => rispetto colmo di ammirazione l'atteggiamento di chi guarda agli enti naturali come
dotati di un valore inerente.. ciò significa che tali enti valgono per se stessi indipendentemente dal
valore strumentale, economico, ricreativo che possiedono per 'uomo
l'admiring respect può incoraggiare un'umiltà che non ha nulla di servile: svanito l'antico mistero,
perduta la sacrilità, è possibile forse ritrovare nella bellezza le ragioni della meraviglia, lo spazio
per lo stupore
ecologia deriva dal greco oikos, casa e significa scienza della casa.
LE NUOVE FRONTIERE NELL'ETICA
confini della comunità morale lungo tre direzioni:
 nello spazio, oltre i confini geografici
 nel tempo, al di la delle barriere delle generazioni future
 oltre la specie, verso gli animali non umani
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L'UOMO E LA TERRA NELLA VISIONE DI ELISEE RECLUS
l'uomo è la natura che ha preso coscienza di se stessa
Reclus è il maggior geografo dell'ottocento , l'homme et la Terre (1895-1908) dove realizza una
geografia globale aperta a quella che oggi chiamiamo la geo-storia, uno studio geografico,
spazializzato dei processi storici... è un progetto per cogliere le grandi tendenze il ruolo delle
condizioni geografiche nello svolgimento degli eventi storici
affermazione accompagnata con un immagine del pianeta Terra tenuto in alto dalle mani dell'uomo
Nelle nostre mani è racchiuso il destino della Terra, sta a noi custodirla nella consapevolezza che
coustodire la natura è custodire noi stessi, prenderci cura della nostra stessa umanità
Se l'uomo è la coscienza della Terra questa, a sua volta, attraverso l'uomo prende coscienza di se
stessa
Reclus scrive dei rapporti tra uomo e natura ma anche delle lotte dell'uomo per la libertà e i diritti;
è un anarchico militante ;la sua curiosità per tutto ciò che è altro e altrove si associa alla passione
per la libertà; dà molta importanza a una conoscenza diretta dei fenomeni terrestri e dell'ambiente
naturale; la scienza deve essere una cosa viva, se no è una miserabile scolastica ; per lui ci sono
manuali di geografia che spesso mancano di ogni sentimento della vita.
UNA GEOGRAFIA ANARCHICA
Reclus è anarchico perché? Poiché militante, amico di Kropotkin e Bakunin, e perché la sua opera
sovverte la geografia tradizionale, aprendola a una concezione interdisciplinare che integra agli
elementi naturalistici, quelli sociali e antropologici. La sua curisotas è verso a ciò che è altro e
altrove e si associa alla passione e alla lotta per la libertà.
Attribuisce molta importanza allo studio e alla conoscenza diretta dei fenomeni terrestri e
dell’ambiente naturale; la scienza deve essere una cosa viva. ( Walden ovvero Vita nei boschi è il,
Henry David Thoreau)
Al contrario di come dice il vecchio signore nel Piccolo Principe che dopo essersi definito “un
sapiente che sa dove si trovano fiumi, mari, città, montagne, deserti”, spiega che il geografo è
troppo importante per andare in giro; non lascia mai il suo ufficio, ma riceve gli esploratori e prende
appunti sui loro ricordi”; Reclus è per vocazione un viaggiatore libero che esplora paesaggi umani e
naturali che si fondono in un processo interattivo senza perdere le loro identità.
Pensiero anarchico => teorizzazione del carattere benefico della natura che manifesta un'intrinseca
aromonia ed equilibrio, in contrasto con il mondo della storia (le uniche leggi accettate sono quelle
della natura). Questo può essere fonte di giustizia e di libertà se si instaura con essa un rapporto
capace di cogliere l'intima razionalità che la pervade.
Reclus mira a due principi fondamentali => comprendere la natura e vivere nel suo contatto. Egli è
definito => ECOLOGISTE AVANT L'HEURE , aveva già consapelezza che la Terra è un pianeta
vivente su cui le azioni umane hanno effetti negativi e/o positivi, ciò riguarda anche gli aspetti
sociali, economici, politici in cui esse hanno luogo.
Solo la conoscenza delle interazioni tra suolo clima vegetazione e fauna consente una fruizione
ecologica dello spazio, una valorizzazione che tenga conto delle caratteristiche fisiche dell'ambiente
e la geografia si rivela come un sapere utile a ogni cittadino.
Aldo Leopold => uomo dovrebbe passare progressivamente dallo stato individuale a quello sociale
fino a quello ecologico della moralità … pensava in termini olistici Leopold => terra come un gran
tutto di cui l'uomo è solo una parte, mentre Reclus è attento a un'interazione uomo/terra che ne
salvaguardi la reciproca identità
Reclus ha una posizione molto equilibrata e realistica , vicina all'idea di una gestione responsabile
della natura teorizzata da Passmore a differenza di Thoreau che vedeva il paesaggio non
appartenente a nessuno, libero; Reclus non è un nostalgico, non vagheggia impossibili ritorni a
un'età dell'oro o a un Eden perduto, ma cerca un rapporto armonico con la natura. Osserva che
occorre sapersi adattare ai fenomeni della natura, allearsi intimamente alle sue energie e associarsi
con un numero sempre crescente di compagni che la comprendano al fine di fare opera che duri …
necessario capire la Terra. Reclus sottolinea fortemente l'importanza per lo sviluppo della morale di
sentimenti come l'amore e la pietas, non condivide una visione idilliaca della natura (Rousseau) ne
può considerarsi vicino a teorie olistiche come l'ipotesi Gaia... ha una concezione dell'interazione
tra uomo e natura che rifiuta ogni immersione o identificazione dell'uno nell'altra … rapporto duale
è convinto che lo sviluppo tecnologico possa risultare compatibile con un rapporto armonioso ed
eticamente responsabile con il mondo naturale
ECOLOGISMO E ANIMALISMO
due prospettive:
1. animalista => attenta alla sorte degli animali intesi come individui singoli
2. ecologista => sensibile alla tutela degli animali, intesi come specie nel quadro di una visione
ecosistemica
Kropotkin è uno dei primi difensori dell'idea del trattamento umano degli animali .La conoscenza
degli animali e del loro comportamento aiuterà l'uomo, si legge nella Grande famille, a penetrare
più a fondo nella scienza della vita e ad ampliare sia il nostro sapere sia il nostro amore per il
mondo. La nostra crescita morale procede insieme alla nostra conoscenza sul vegetarianismo (1901)
, Reclus, ripercorre la sua vinta fin dall'infanzia di vegetariano virtuale, sconvolto dalle scene
cruente della macellazione casalinga. Reclus sottolinea non solo l'immoralità, ma anche la bruttezza
del processo attraverso cui gli animali, selezionati per scopi umani, perdono sia le loro qualità
adattive all'ambiente sia la loro bellezza naturale quando l'uomo diventa consapevole delle
implicazioni dell'essere natura che diventa cosciente di se stessa e quindi di essere coscienza della
Terra deve anche accettare la responsabilità dell'armonia della natura attorno a lui.
L'evoluzione delle città (1895) Reclus si interroga della bruttezza delle nostre città moderne =>
industrie manifatturiere, con le loro ciminiere maleodoranti, per cui ogni cosa sembra trasudare
fango e faluggine , ma soprattutto il sacrificio della bellezza delle strade divise in lotti e in distretti
disegnati a priori da architetti che non hanno mai visitato il luogo e tanto meno si son presi il
disturbo di consultare i futuri abitanti
LA GRANDE FAMIGLIA UMANA
Reclus constata la diffusione dell'idea dell'unità del genere umano, la crescita della collaborazione
sul piano scientifico tra le nazioni, contributo a quell'opera generale che deve essere di giovamento
a tutti gli uomini.Coltivare il nostro giardino terrestre : in ciò per Reclus, consiste il progresso ma
anche la felicità fondata su una nuova paideia che consenta all'uomo di ritrovare la confidenza con
la Terra.
LE ETICHE ECOLOGICHE - LA MORTE DELLO SPETTATORE
Edgar Morin ha definito l'ecologia come la prima scienza nuova, la prima scienza che riesca ad
affrontare il problema delle relazioni tra vita e morte, tra scienza e coscienza, fra umanità e natura
vivente, al di fuori e al di là del pensiero semplificatore che ci ha celato tali questioni vitali per
lungo tempo
Toulmin => con morte dello spettatore intende spiegare un aspetto della postmodernità secondo
cui sarebbe entrato in crisi l’ideale di dell’oggettività razionale,, raggiungibile solo da uno
spettatore distaccato e riflessivo, uno spettatore imparziale. Ecologia è paradigmatica del mondo
post moderno, perché in essa i due aspetti – quello della scienza pura e quello della filosofia pratica
– benché distinguibili in teoria, non appaiono cosi facilmente separabili, e in secondo luogo perchè
ha per oggetto relazioni complesse: gli esseri umani vi agiscono come elementi entro sistemi
complessi che riguardano ci cicli di interazioni naturali.
L'ETICA OLISTICA DI ALDO LEOPOLD
Durkheim => solidarietà sociale organica => basata su un senso di appartenenza, identificazione
quasi mistica con l'essere collettivo, sulla creazione di un noi organico che costituisce l'esatta
antitesi di una valorizzazione liberal – individualistica dell'io. La società è intesa come un'entità
olistica, dotata di vita propria, al di sopra e al di la di quella dei suoi membri. E’ una realtà come
scrive Durkheim , infinitamente più ricca e più alta della realtà individuale: da essa proviene tutto
ciò che conta ai nostri occhi. Bisogna individuare la possibilità di un rapporto funzionale di
integrazione non tanto con il sistema sociale, quanto con il sistema naturale... l'ecosistema. In
quanto filosofia della natura, l'ecologia ha le sue radici nell'organicismo, ossia nell'idea che il cosmo
sia una unità che cresce e si sviluppa dall'interno, in un insieme integrato di struttura e funzione.
Il filosofo ambientalista Holmes Rolston: il sistema vascolare dell'uomo include arterie vene fiumi
oceani e correnti atmosferiche e non è più possibile operare una distinzione netta tra il mondo e il
mio corpo.
Leopold => gli individui non hanno significato senza la conoscenza e il problema che noi abbiamo
difronte riguarda l'estensione della coscienza morale dagli uomini alla terra. Nessun cambiamento
importante nell'etica si è mai verificato senza un cambiamento interiore nel nostro modo di pensare,
nei nostri legami affetti convinzioni é dunque l'ambiente a prescrivere il comportamento umano e i
limiti a esso imposti: è la natura a fornire il modello per un'etica della partecipazione e
dell'integrazione,secondo un criterio radicalmente ecocentrico.
ECOLOGIA E COSMOLOGIA
la dottrina che l'uomo dovrebbe seguire la natura è secondo l'analisi milliana, irrazionale e
immorale.Irrazionale perchè tutte le azioni umane, quali che esse siano, consistono nell'alterare il
corso dei fenomeni naturali zeppo di azioni che, quando vengono commesse dagli uomini, risultano
degne del massimo aborrimento, chiunque tentasse di imitare nel proprio modo di agire il corso
naturale delle cose sarebbe universalmente considerato come il più malvagio degli uomini.
Leopold parla di necessità ecologica => passaggio da una visione economica a una visione etica
della terra è il risultato di una serie complessa di mosse logiche e di strategie argomentative che
contemplano l'adozione di principi valutativi, i quali forniscono le ragioni di determinate scelte.
Se la morale sociologica durkheimiana intendeva rispondere alla crisi della società tradizionale al
travaglio della modernizzazione e al conseguente pericolo dell'anomia, oggi l'etica ecologica vuole
fronteggiare la sfida della post modernità, l'emergenza ambientale, la minaccia del predominio
incontrollato della tecnologia
In passato, lo scienziato era interessato solo ai fatti, non ai valori, il suo rapporto con la natura
poteva considerarsi moralmente neutrale; oggi lo scienziato è inevitabilmente un osservatore
partecipante, non un osservatore distaccato, scrive Toulmin, rieccheggiando temi comuni a Kuhn,
Polanyi, Feyerbend e in quanto tale non può non porsi domande sul significato morale del suo
lavoro scientifico

L'ETICA ECOLOGICA COME ETICA SCIENTIFICA


Paul Taylor => l'ecologia non può dire quali dei modi alternativi di vita con cui gli uomini possono
mettersi in rapporto con la natura deve essere scelto da noi in qualità di agenti morali
Ecologia intesa come nuova disciplina integratrice, capace di resuscitare il dialogo e il confronto
tra uomo e natura, ha condotto a riconsiderare criticamente la dicotomia fatti/valori, non pare
sempre evitato il rischio che tale preteso superamento dell'epistemologia weberiana conduca
surrettiziamente a forme di etica scientifica a base naturalistica
Toulmin => abbiamo bisogno di comprendere la nostra posizione nei confronti della natura e
riconoscere che il mondo è la nostra casa. Su questa base di conoscenze, dovremmo imparare a
trattare noi stessi in modo da essere veramente a casa nel mondo naturale e a trattare il mondo in
modo che possa diventare una casa per l'uomo. L'ecologia aiuta l'uomo a capire meglio che cosa
vuole e ciò che può fare, ma non può prescrivergli ciò che deve volere. Non si vuole certo
disconoscere che la conoscenza dell'economia della natura svolga un preciso ruolo e abbia un suo
peso nel motivare talune prese di posizione.

OLTRE LA MORALE ANTROPOCENTRICA


Concepire l'umanità non più in modo insulare, al di fuori del cosmo, ma di reimparare la finitezza
terrestre: il che significa abituarsi all'idea di vivere su un pianeta secondario, perduto in una galassia
marginale, che è la nostra dimora, e maturare insieme un senso di appartenenza che ci lega a tutto
ciò che è vivente e condivide con noi un'avventura ignota.
IL CONTRATTO NATURALE DI MICHELE SERRES
Serres sostiene la necessità di un contratto da stipulare con la natura: è questo l'Altro di cui tener
oggi conto
Ai tempi dell'Iliade ricorda, il mondo non pareva fragile, ma minaccioso,trionfava facilmente degli
uomini, mentre il cambiamento globale che si delinea oggi fa della terra una vittima che ci offre il
volto della bellezza mutilata
il contratto naturale è divenuto una necessità, da un lato ci dimentichiamo del mondo, dall'altro
esercitiamo un'azione sempre più brutale su di esso , quasi una guerra totale
egli vuole farci superare il dualismo che esiste, per l'uomo civile, tra il naturale e sociale attraverso
l'amore
nuovo umanesimo, in cui il dovere verso l'altro includa quello verso la natura, intesa sia come
condizione della nostra sopravvivenza sia come elemento indispensabile della nostra integrità

LA VIA DELLO STUPORE DI HERMANN HESSE


La natura non è più la riserva inesauribile di aria acqua luce , quale appariva in un tempo non
lontano;intere specie vegetali e animali vengono distrutte dall'uomo o dalle alterazioni ambientali
prodotte dall'unificazione tecnologica del mondo. Hesse intende recuperare il mirabile impulso
atavico dell'uomo di tornare verso il mattino del mondo e il mistero delle origini => esplorare
alcune di quelle antichissime vie in grado di portare l'uomo alla felicità e alla saggezza e la via più
semplice è appunto quella dello stupore. Bisogno di ritornare al regno delle madri, coscienza del
pericolo mortale costituito, per la specie umana, da un pianeta inquinato: ce n è abbastanza per
giustificare l'interesse della filosofia per l'ecologia

IL PRINCIPIO RESPONSABILITA' DI HANS JONAS


Antigone di Sofocle => l'uomo ha sempre riguardato il rapporto con la natura come irruzione
violenta e profanatrice; e tuttavia si trattava di incursioni essenzialmente superficiali. La natura
infatti veniva considerata immutabile, invulnerabile, appena scalfita dalle molestie dell'uomo.
Secondo Jonas la responsabilità non ha più come referenti gli altri (umani), ma lo stesso cosmo,
come casa della vita. Ne consegue una visione allargata della comunità morale: la biosfera
minacciata, la totalità delle creature viventi, sono ormai entrate nel campo etico.
PARADIGMI ETICI E MODI DELL'ABITARE
Tre modelli del rapporto uomo/natura da considerarsi altrettanti modi o culture dell'abitare:
1. il modello dello sfruttamento e dell'espansionismo illimitato cui corrisponde una cultura del
dominio
2. il modello della conservazione delle risorse cui corrisponde una cultura della gestione
3. il modello della preservazione delle risorse cui corrisponde una cultura della tutela
a questi modelli corrispondono tre diversi paradigmi etici:
1. l'etica della frontiera (natura come ambiente ostile e pericoloso da conquistare e trasformare,
un'attitudine esemplarmente espressa dall'etica della mentalità puritana, propria dei coloni
americani, che conferisce una dimensione religiosa alla lotta contro la natura, simbolo delle
forze del male e del disordine di un'anarchia che occorre domare)
2. l'etica dei limiti
3. l'etica del rispetto (insiste sui valori di cui l'uomo può godere se preserva le risorse naturali,
mantenendone i caratteri e l'integrità e permettendo che membri del mondo non umano
seguano i loro modelli caratteristici di esistenza)
il modello dello sfruttamento è caratterizzato da una forte enfasi sul valore di trasformazione fisica
del mondo naturale
ottimismo tecnologico => fiducia incrollabile che la tecnologia saprà risolvere ogni problema man
mano che si porrà
il modello della conservazione di risorse è caratterizzato dal riconoscimento della necessità di porre
limiti alla crescita materiale
il modello della preservazione delle risorse è caratterizzato da un deciso radicamento su una
tradizione di razionalità nel solco della filosofia occidentale e dalla conseguente applicazione di
molteplici teorie alla problematica ambientale
in sintesi: dovremmo preservare le risorse naturali sia per il loro interesse sul piano scientifico, sia
per la loro importanza come riserva di diversità genetica a fini medici, culturali, agricoli, sia per il
loro significato ricreativo, come fonte di piacere estetico e di ispirazione spirituale, sia per la loro
capacità di apportare un'ampia gamma di esperienze essenziali allo sviluppo armonico della
personalità umana
città di transizione => comunità che decidono di riconoscere le attività di produzione e di consumo
verso forme sempre più indipendenti dai combustibili fossili, promuovendo nuove pianificazioni
energetiche e riconfigurando i modelli attraverso i quali si produce e si consuma cibo ed energia, si
fa turismo, ci si occupa della salute
ECOLOGISMO E UMANESIMO
umanesimo di impronta:
 razionalistica => antropocentrico, superiorità degli umani sulle altre specie è implicita nella
definizione aristotelica dell'uomo come animale razionale => modello del dominio, che
esclude animali da ogni considerazione morale
 naturalistica => cosmocentrico, della parentela tra uomo e animale, affermazione di una
filantropia estesa oltre i confini della specie => modello della fraternità, associato a una
visione organica della natura e a una concezione del cosmo come unità indissolubile di cui
l'uomo è parte integrante
duplice equivoco => da un lato, identificare l'umanesimo con un antropocentrismo forte, dall'altro
identificare l'ecologismo con un fondamentalismo biocentrico
Albert Schweitzer => un'etica che si occupa solo di esseri umani è disumana, voleva ricordarci che
possiamo identificare gli elementi fondamentali per cui apparteniamo alla comunità di vita della
terra e riconoscere che le condizioni biologiche necessarie per la realizzazione dei valori umani
sono connesse con l'intero sistema della natura.
QUESTIONI DI BIOETICA ANIMALE
INTRODUZIONE
La bioetica animale si occupa dei diritti degli animali, dei problemi etici connessi alla
sperimentazione medica, alle mutazioni genetiche, alla ibridazione in zootecnia e una bioetica
ambientale, che si interessa alle questioni di valore connessse alle conseguenze pratiche del
rapporto di gestione dell’uomo con la natura (intendendo con questo termine l’ambiente non umano
dell’uomo).
L'ANIMALISMO FILOSOFICO
l'interesse per gli animali, lungi dall'essere motivato da generica compassione o da sentimenti di
pietà, è guidato da precise e ben sostanziate domande relative all'uomo e ai suoi rapporti con ciò che
umano non è.
Animalista è un filosofo che , avendo assunto a oggetto prioritario della sua indagine il problema
del rapporto uomo/animale, intende sottoporre ad accurata disamina critica le stesse categorie di
umanità e animalità, sia per verificarne la consistenza e l'adeguatezza teoretica rispetto agli attuali
parametri scientifici, sia per trarre da tali riflessioni implicazioni di carattere concettuale e
normativo
a cominciare dagli anni settanta si va diffondendo un dibattito assai vivace sulla cosiddetta
questione dei diritti degli animali
UNA MAPPA DEL PENSIERO ANIMALISTA.
IDEOLOGIA LIBERTARIA E FILOSOFIA ECOLOGICA
L'ideologia libertaria è l'assunzione del principio di eguaglianza come sfida per l'etica tradizionale
e come base su cui fondare l'analogia tra condizione animale e schiavitù umana
Peter Singer => liberazione animale (testo) => intende enunciare una nuova visione del mondo
contrassegnata dalla fine dell'inumanità contro gli animali, riallacciandosi dichiaratamente a una
tradizione libertaria
continuo allargamento dei nostri orizzonti morali, una puntigliosa rimessa in questione di pratiche
ritenute naturali e lecite, ma che si rivelano, a una più attenta considerazione, forme di oppressione
Henry Salt => gli animali hanno diritti e tali diritti costituiscono nella limitata libertà di vivere una
vita naturale – una vita cioè che consenta lo sviluppo individuale – soggetta alle limitazioni imposte
dai permanenti bisogni e interessi della comunità
semplicemente vogliamo che gli animali siano trattati come gli esseri senzienti, indipendenti che
sono, e non come mezzi per i fini umani.
Bentham => sensibilità, capacità di provare piacere e dolore, comune agli animali, umani e non
umani
in Animals' Rights: se i diritti esistono e sentimenti costumi indubbiamente provano che esistono,
essi non possono coerentemente essere riconosciuti a un uomo e negati agli animali, giacché lo
stesso senso di giustizia si applica in entrambi i casi
Regan => animale come essere dotato di valore intrinseco e , in quanto tale, titolare di diritti, non
respinge , secondo giustizia, ogni sua strumentalizzazione ai fini umani
Filosofia ecologica => tematica relativa al trattamento degli animali viene riassorbita nella più
ampia trattazione del rapporto uomo/ambiente
John Passmore => una cosa è dire che è sbagliato trattare gli animali con crudeltà, un'altra è dire
che hanno diritti... l'idea che il concetto di diritto possa applicarsi ad altri che agli esseri umani non
sembra del tutto insostenibile
Midgley vuole individuare un percorso intermedio tra la posizione massimalista, radicale di Singer
e Regan – e la posizione tradizionale, che identifica nella specie umana il confine ultimo di ogni
relazione sociale e di ogni considerazione morale. Accettare il legame di specie non significa
ricadere nello specismo
l'uomo non può essere compreso ne salvato da solo.... l'idea di un radicale isolamento dell'uomo
dalla biosfera è fatale per la sua stessa dignità oltre che per la sua sopravvivenza
gli animali sono la classe a cui anche noi apparteniamo e noi non siamo che una piccola minoranza
in mezzo a lor. È ragionevole pensare che dovremmo considerarli seriamente

LA DIVERSITA' DELL'ANIMALE
se gli uomini decidessero di trattare gli animali e le piante come facenti parte della comunità umana
in senso stretto, come se fossero persone, si precluderebbero la possibilità di civilizzare il mondo , e
forse anche di agire o addirittura sopravvivere--- bisogna rivendicare e difendere la diversità
animale, per esigerne il rispetto, non umanizzarlo---rispettare qualcuno solo nella misura in cui è
simile a noi è una concezione ben misera del rispetto---diversità che riconosce il valore e garantisce
i diritti dei non umani in quanto tali e non in quanto umanizzabili o aspiranti all'umanità---il
problema della sofferenza animale s'impone ormai alla coscienza come una questione ineludibile
per la nostra stessa umanità.
MODELLI DI GIUSTIZIA INTERSPECIFICA
filosofo Donald Van De Veer ritiene possibile reinterpretare la teoria contrattualista in direzione
interspecifica, introducendo talune correzioni al modello rawlsiano
uno dei punti salienti della teoria di Rawls è la derivazione dei principi di una società giusta
dall'ipotetico accordo di contraenti razionali, bene informati, interessati ma imparziali
Van De Veer si richiama in particolare al concetto di posizione originaria
La modifica introdotta alla teoria rawlsiana consiste nel rendere ancora più opaco il velo di
ignoranza: si tratta di ipotizzare una situazione in cui i contraenti sappiano solo di essere creature
senzienti, ignorino, cioè, anche la specie cui apparterranno e pensino a una società in cui potrebbe
loro toccare in sorte di essere un animale non umano , di occupare la posizione per ipotesi di una
mucca, maiale cavia...
L'accettazione dei seguenti principi:
a) nessun essere senziente dovrebbe venire trattato in modo da avere una vita non degna di esser
vissuta (the life preferability requirement)
b) non si dovrebbe deliberatamente chiamare alla vita una creatura senziente quando è certo , o
altamente probabile, che essa avrebbe una vita siffatta, non preferibile alla non vita (the creation
requirement)
L'assunto, secondo Van De Veer => chi agisce moralmente ha un dovere, coeteris paribus, di non
causare sofferenza a quegli animali che possono soffrire e un dovere, coeteris paribus, di non
causarne la morte
occorre garantire che gli interessi degli animali siano presi in seria considerazione e che essi non
vengano trattati come meri mezzi per i fini umani
il principio dell'egualitarismo di due fattori sostiene che quando ci si trova di fronte a interessi tra
loro in conflitto bisogna scegliere l'interesse che favorisce l'organismo psichicamente più dotato,
cioè maggiormente capace di percepire dolore cosciente
due principi di giustizia:
1. un interesse fondamentale di una specie può essere disatteso e sacrificato solo per
salvaguardare un interesse altrettanto fondamentale di un'altra specie, che presenti
complessivamente delle qualità di grado superiore nella scala evolutiva
2. l'interesse vitale di una specie o di un suo membro non deve invece mai essere sacrificato in
favore di un interesse non vitale di un'altra specie o membro di essa
L'assenza di regole – morali, ancor prima che giuridiche – è infatti ciò che caratterizza ancora le
relazioni uomo/animale.

IL CONTRIBUTO DI UN TEOLOGO DEL SETTECENTO: HUMPHRY PRIMATT


si è soliti affermare che l'etica religiosa dell'occidente ha riservato scarsa attenzione ai non umani,
escludendoli da ogni considerazione morale e relegandoli, in quanto privi di anima nella sfera dei
mezzi, degli strumenti, al servizio dell'uomo
Schopenhauer => la presunta mancanza di diritto negli animali, l'illusione che le nostre azioni
verso di loro siano senza importanza morale o, come si dice nel linguaggio di quella morale, non
esistano doveri verso gli animali, è una rivoltante grossolanità e barbarie, la cui fonte sta nel
giudaismo
opera del teologo Humphry Primatt => la Dissertation on the duty of Mercy and sin of cruelty to
brute animals (più volte ristampata tra il 1700 e il 1800) => traduzione => dissertazione sul dovere
di pietà e il peccato di crudeltà nei confronti degli animali
uno dei momenti essenziali, nel panorama del pensiero cristiano, del lungo cammino che conduce
alla riabilitazione del mondo animale... tentativo => fondare in chiave religiosa l'estensione dei
doveri morali al mondo non umano
per Primatt l'uomo è indifferente al dolore animale perchè l'umano si fa forte del ruolo eminente che
occupa nell'ordine naturale
Uomo e animale è la tesi contenuta in quest'opera – derivano dalla stessa materia, quella polvere
che Dio ha dotato di sensibilità
LA REGOLA AUREA OLTRE L'ANTROPOCENTRISMO
l'uomo non è altro che una creatura--dipendente e che deve dare conto, si deve rendere conto
proprio di perfezioni ed eccellenze--per Primatt è più grave la brutal cruelty (uomo vs animale)--
l'animale è muto; non esiste per lui un tribunale che gli renda giustizia , ma anche se esistesse mai si
potrebbe riparare il danno subito--regola aurea che Primatt estende anche ai non umani => non fare
agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te--per comportarsi moralmente bisogna supporre di
essere altro da ciò che si è.

L'IDEA DI GIUSTIZIA TRA LE SPECIE


Primatt => siamo tutti soggetti al dolore: l'eccellenza di status non esenta alcuna creatura dal
provare dolore, né l'inferiorità rende meno forti le sensazioni. Il dolore è dolore, sia esso inflitto
all'uomo o alla bestia.
L'animale non è meno sensibile al dolore dell'umano
un uomo non ha nessun diritto naturale di tormentare una bestia solo perchè questa non possiede le
sue stesse facoltà mentali
in Dissertation => gli animali devono considerarsi sia produzione che creazione; produzione per la
loro sostanza e costituzione, creazione per la vita e la sensibilità
Nessuna creatura è insignificante, ma fino che ha vita, ha diritto alla felicità; privarla di essa è
ingiustizia
sentiency => capacità di esperire pena e piacere
serve a rafforzare il senso teologico di una comunità che rimcomprende gli umani e non umani, i
quali sono uniti non solo a causa della loro comune origine ma soprattutto perchè Dio li pone in una
speciale relazione con sé stesso

VERSO UNA TEOLOGIA DELLA NATURA


Primatt , dotato di sensibilità ecologica, sottolinea la speciale natura dell'uomo, il quale non è
predatore tra i predatori, né può avvalersi come alibi della crudeltà degli animali per giustificare la
sua ben diversa crudeltà; animali domestici diversi da animali selvatici perchè la loro relazione con
gli uomini ha aggravato la loro soggezione e ha posto seri problemi di giustizia che esigono una
trattazione specifica. Traccia due tipi di doveri:
1. dovere di non interferenza nei riguardi degli animali selvatici => proprietà diretta di Dio
2. impegno più attivo, responsabilità più precisa verso gli animali domestici di cui l'uomo se ne
serve e nei suoi confronti contrae un debito per i servizi da essi resi

uomo come governatore saggio e giusto, impegnato a garantire a ogni creatura quella forma di
benessere che è proporzionata alle sue esigenze
etica di responsabilità verso gli animali => nasce dal riconoscimento del potere assoluto che
abbiamo su di essi e dalla necessità di darsi norme per regolarlo
gli uomini si dividono in tre categorie :
1. giusti, coloro che considerano la felicità dell'animale, mostrano pietà rispondendo ai suoi
bisogni , aumentando anche il benessere secondo la sua condizione e natura
2. ingiusti, non badano alla giustizia
3. malvagi, crudeli con gli animali
Il comportamento dell’uomo dovrebbe essere quello di un “governatore giusto e saggio” e ogni
animale in difficoltà ha diritto alla nostra assistenza.

IL DIBATTITO RELIGIOSO SUGLI ANIMALI


Inghilterra, 18esimo secolo , aumento di attenzione per il problema di un corretto trattamento degli
animali sia da un punto di vista giuridico che religioso
Primatt, da una parte cerca di dare un fondamento teologico alla sua tesi della benevolenza,
ricorrendo a una serie di citazioni tratte dalla Bibbia, dall'altra intende fondare un diritto
dell'animale in termini razionali indipendenti da valutazioni religiose e fondato sull'idea di giustizia
è una regola irrinunciabile di portata universale
diritto al cibo---diritto al riposo => ricordati di santificare il sabato (pure il bestiame)--diritto alla
felicità
animologia => studio cristiano dei nostri rapporti con gli animali e della nostra responsabilità
Gregory Bateson => verso un'ecologia della mente => spirito è una qualità strutturale di tutti i
sistemi complessi e non è prerogativa esclusiva della nostra specie. Primatt => argomentazioni non
solo sui diritti ma anche su rispetto cura e responsabilità all'interno di un discorso morale
complesso.

IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI


il dolore degli animali è muto e incolpevole => filosofia e teologia
due modelli antagonisti nel rapporto uomo/animale :
a) dominio => visione discontinuista che relega gli animali, in quanto privi di ragione e di anima
immortale, nella sfera dei mezzi al servizio dell'uomo
tre risposte principali:
1. negazione => animali sono macchine , automi => Cartesio (Dio non permetterebbe mai la
sofferenza di creature innocenti)
2. minimizzazione => gli animali sentono, ma non hanno nessuna affinità di ordine razionale
con noi
3. valorizzazione => (bisogna che l'animale soffra per noi) – sofferenza innocente assume un
valore simbolico (riscatto dal peccato d'Adamo)
b) fraternità => visione continuista che afferma la parentela tra i viventi, al di là dei confini della
specie
Henry Salt => difensore dei diritti animali, schiavi, donne, bimbi, oppressi, razze, sesso, specie
Spinoza => la nostra indifferenza è giustificata da una differenza di natura … non è daccordo con
la sacrificazione
Secondo Martha Naussbaum la compassione è un sentimento probabilmente radicato nel nostro
patrimonio biologico ma ciò non significa che sia privo di razionalità, anzi, a suo avviso, è presente
in esso una componente di riflessione. Si tratta pertanto di valorizzare gli aspetti riflessivi della
compassione al di là della dimensione emotiva e quindi di rivalutare il ruolo della ragione aperta
alla storia alle emozioni ma anche alle conoscenze scientifiche nel quadro di un progetto educativo
Judith Butler => riconoscere di essere vulnerabili significa uscire da un'antropologia
individualistica, che rifiuta la dipendenza in nome dell'assoluta autonomia, per accedere a una
visione relazionale capace di recuperare il legame di responsabilità collettiva per la vita l'uno
dell'altro
Aristotele => la compassione ha bisogno, per manifestarsi, di tre condizioni:
1. evento assai grave ha colpito qualcuno (gravità)
2. non è dipeso dalla sua responsabilità (innocenza)
3. noi avvertiamo di essere potenzialmente esposti allo stesso pericolo (vulnerabilità)
nella prospettiva filosofica di Martinetti l'animale è dotato sia di intelletto che di coscienza:non
solo il suo agire, ma gli stessi atteggiamenti, gesti, fisionomia tradiscono l'espressione di una vita
interiore forse estremamente lontana dalla nostra che tuttavia non può essere ridotta a un semplice
meccanismo fisiologico.

Martin Buber => gli occhi di un animale hanno la ricchezza di un vasto linguaggio
Kant => agisci in modo da considerare l'animale (anche) come fine e non (solo) come mezzo
Purtroppo l'animale è considerato un essere immaginario, reinventato in termini cinematografici e
letterari su cui si proiettano emozioni e desideri rimossi e nei cui confronti si sviluppano sentimenti
ambivalenti: nostalgia e attrazione, ma anche angoscia e paura.

UOMO, NATURA, ANIMALI: QUESTIONI DI CONFINE


Nella definizione di bioetica animale contenuta nel Manuale Merck veterinario, si sottolinea la
centralità della nozione di sofferenza. I quattro principi fondamentali sono:
1-il trattamento responsabile degli animali e l’allevamento appropriato di quest;
2-il fornire condizioni fisiche confortevoli e la possibilità di manifestare le loro esigenze
comportamentali di base e le loro condizioni di salute;
3-la prevenzione o la riduzione del dolore e dalla sofferenza non necessaria;
4-l’utilizzo della vita sensibile degli animali per ragioni totalmente giustificate.
Questa prospettiva sembra ispirata al principio di beneficenza. Ovvero, fare agli altri il loro bene.
Da qui una particolare attenzione per gli aspetti etici e culturali della professione del veterinario,
una figura chiave per molteplici aspetti:
1-come garante del rispetto delle leggi che mirano a salvaguardare il benessere dell’animale;
2-come portaparola degli interessi degli animali;
3-come educatore di tutti coloro che hanno a che fare con gli animali.
Per quanto riguarda il processo di domesticazione l’uomo ha dei doveri diretti: non solo deve
rispettare l’animale ma deve assumersi una responsabilità di cura e deve predisporre un habitat
adeguato al fine di creare una relazione equilibrata. Un altro punto chiave è della bioetica animale e
quello di superare il concetto di “animale strumento” e riconoscere all’animale un’alterità
portatrice di una specifica valenza, di una propria dignità, e di una “soggettività attiva” nel rapporto
con l’uomo.
Per biocultura s’intende quell’insieme di istituzioni, pratiche sociali e attività organizzate in cui gli
uomini fanno uso di animali per realizzare le loro finalità , sfruttandoli sistematicamente a loro
esclusivo beneficio. Tali attività sono caratterizzate da due aspetti : il dominio totale dell’uomo e la
riduzione degli animali a mezzi.
L’esigenza di un discorso etico nasce proprio dal riconoscimento del potere assoluto dell’uomo sui
non umani, un potere che deve essere regolato da norme e che implica l’assunzione di precise
responsabilità. L'etica della biocultura comporta conseguenze:
a) il passaggio da una prospettiva economica a una morale sugli animal che non sono più risorse da
sfruttare ma appaiono come esseri dotati di interessi, di bisogni, meritevoli di tutela.
b) Il cambiamento del ruolo umano: dal dispotismo a custode.
Quest'etica prescrive che gli allevamenti siano realizzati in modo da garantire agli animali una
determinata misura di benessere, il che presuppone la conoscenza scientifica delle loro necessità
fisiologiche e comportamentali in base a studi etologici appositamente condotti.
Studiando i collegamenti tra produttività e benessere animale, gli etologi hanno stabilito che gli
animali da reddito debbano essere assicurate le cinque seguenti libertà fondamentali:
1. libertà dalla fame e dalla sete
2. libertà dal disagio fisico e termico
3. libertà dai traumi e dalle malattie
4. libertà dalla paura e dagli stress
5. libertà dall'annullamento del comportamento normale
gli animali cresciuti negli allevamenti intensivi ricevono antibiotici per motivi non terapeutici, in
pratica li assumono prima di ammalarsi , ne consegue una conseguenza di benessere di salute
dell’uomo basa sul benessere degli animali (allevamenti intensivi, “mucca pazza”)
Ancora una volta si riafferma che il cibo è cultura, identità: ragionando sul concetto di “buono da
mangiare”, e in particolare sul termine buono, possiamo mostrarne il suo duplice significato in
quanto riguarda solo ciò che è commestibile, soddisfa il palato, obbedisce a criteri gastronomici e
dietetici, ma anche e soprattutto, ciò che esprime le nostre opzioni di valore, corrisponde alla nostra
idea di vita buona e , insieme, è conforme, a determinati requisiti etici di correttezza e trasparenza
nel mercato produttivo. Ogni scelta alimentare parla di noi,svela i nostri orientamenti, ma nello
stesso tempo sul piano dell’etica pubblica, contribuisce a rafforzare e a consolidare certe politiche
di produzione a cui noi consumatori , consapevoli o no, diamo il nostro assenso. Sta a noi in un
quadro di etica di responsabilità planetaria, sostenere un utilizzo delle risorse naturali compatibile
con il mantenimento delle capacità rigenerative dell’ambiente, contro quella cultura che aumenta lo
sfruttamento e il degrado del pianeta.
Bioetica dell'alimentazione =>oltre a coinvolgere l’individuo coinvolge tutti gli attori sociali al fine
di stimolare scelte consapevoli e aprire nuovi discussioni su temi come: sicurezza, garanzie,
valutazione del rischio, diritto all'informazione, principio di precauzione, libertà di scelta, ruolo
dell'educazione, qualità di vita. La bioetica deve essere un campo di ricerche reso comprensibile e
accessibile a tutti i cittadini, giacchè tutti siano chiamati a scegliere e a prendere posizione.
PET THERAPY: UN'ALLEANZA TERAPEUTICA TRA UOMO E ANIMALE
presupposto su cui si fonda => tra uomo e animale si può instaurare una relazione sul modello delle
relazioni interpersonali e che come in ogni interazione , vi è uno scambio, di sentimenti affetti
emozioni che influenzano reciprocamente i due soggetti.
una buona pet therapy non solo non rappresenta una strumentalizzazione, secondo l'obiezione
animalista, ma può contribuire a promuovere una riabilitazione della figura animale, dal momento
che si riconosce il ruolo attivo dell’animale all’interno di una famiglia o relazione.
Vasta gamma di approcci che vanno dalle teorie dei diritti all'utilitarismo, al contrattualismo, a
visioni che si incentrano sui temi della responsabilità e della cura.
E’ molto importante considerare la specificità di tale rapporto per prevenire a un'etica che tenga
realisticamente conto delle esigenze e delle istanze dei diversi soggetti in gioco, umani e non umani.
Hume, etica della simpatia, secondo cui la simpatia non è riservata solo agli umani ma anche alle
altre specie. Teoria etica humeana => convenzione => possibilità di stabilire accordi, verbali o non
verbali, tra due soggetti
Habermas scrive di una responsabilità morale analogica => nella misura in cui gli animali prendono
parte alle nostre interazioni sociali, noi ne facciamo esperienza quali alter ego, come una
controparte bisognosa di protezione, la quale giustifica in tal modo un suo diritto alla nostra tutela
fiduciaria delle sue esigenze
doveri morali verso animali analoghi ai doveri nei confronti degli uomini
esplora una via che può rivelarsi di grande interesse per la Pet Therapy
due mosse decisive:
1. individua il radicamento della responsabilità morale nel contesto dell'agire comunicativo
2. si estende il concetto di comunicazione alle sue valenze preverbali ed extra razionali
L'idea di un'alleanza terapeutica tra uomo e animale è al centro di un documento del Comitato
nazionale per la bioetica, Problemi bioetici relativi all'impiego di animali in attività correlate alla
salute e al benessere umani (2005), in cui sottolinea come da una relazione autenticamente
intersoggettiva, seppure nella sua inevitabile assimmetricità, sia possibile ricavare il maggior
vantaggio terapeutico ed essenziale, nella piena tutela del benessere dell'animale
Le terapie dolci (basate sul rapporto interpersonale uomo/animale) e pet therapy, possono
considerarsi in sintonia con l'idea di una medicina della cura (caring) piuttosto che della guarigione.
La sperimentazione animale da un punto di vista della bioetica deve far emergere almeno du punti:
a)il problema dei limiti (direttive e criteri);
b)il problema della liceità di tale pratica (critica e discussione).
Vedi da pag 260 (sperimentazione,obiezione di coscienza,)
Bentham => sensibilità, capacità di provare piacere e dolore comune agli animali umani non umani
si è sostenuto da parte dei biotecnologi che l'ingegneria genetica non solo non minaccia l'integrità
ma può salvare specie minacciate in cui pool genico sia contaminato da un gene letale
Peter Kemp => la bioetica non riguarda solo esseri umani, ma si può estendere all'intero mono
vivente … seminario sul tema : The Triumph of biotechnologies

etica dei limiti dovrebbe fondarsi su una etica del centro, intesa come un nucleo forte di norme e di
principi guida in rapporto a cui i limiti verrebbero definiti e fissati
se intendiamo l'agire umano come un immenso campo di realizzazione dei possibili, non possiamo
esimerci dalla responsaibilità di determinare, tra quei possibili, quali è lecito realizzare, quali
debbono esserlo , quali non debbono esserlo

il rapporto dell'uomo con la natura – e quindi la nostra responsabilità nei confronti di tutti i viventi e
dello stesso cosmo inteso come casa della vita – emerge come il problema epocale del terzo
millennio

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