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LA TEORIA DELL'ARGOMENTAZIONE
In una società secolarizzata e pluralistica come la nostra l’impegno del filosofo dovrebbe essere
diretto a creare le condizioni per ragionare collettivamente sui valori.
Secondo Tranoy non è possibile risolvere i dilemmi bioetici allo stesso modo in cui affrontiamo le
contraddizioni logiche. Come tutti i casi di conflitti di norme e di valori, la scelta è sempre una
risposta difficile, nata dal precario aggiustamento di due esigenze a confronto che ci impone
comunque di tener conto dei valori che non condividiamo, ma la cui forza per gli altri siamo tenuti a
riconoscere. Prendere sul serio la morale razionale significa dare il senso della complessità e della
delicatezza delle risposte, se non si vuole pervenire a un prontuario impoverito, a una sorta di
filosofia delle ricette della vita morale. Se il filosofo, come un giudice, prima di prendere una
decisione è tenuto a sentire le due parti, così una posizione filosofica in bioetica dovrà tenere conto
dei punti di vista che si contrappongono per arrivare a una “decisione ragionevole”.
Il dialogo in bioetica deve rimanere aperto perchè il filosofo non può mai considerare definitive le
tesi che avanza laddove la filosofia tradizionale cercava di costruirsi in un sistema di idee evidente e
necessario.
L'altro è colui che, guardato, non mi restituisce l'immagine speculare di me stesso, delle mie
categorie, delle mie certezze
l'altro crea un elemento di sconcerto, di perturbazione, mi costringe a mettermi in discussione, mi
ricorda la mia finitudine, la mia incompletezza, il mio essere un punto di vista ma, aggiungerei,
l'altro non è solo fuori di me giacché abita anche dentro di me
Una teoria della complessità dovrebbe aiutarci a prendere coscienza di questa dialettica di
somiglianza e di diversità che contraddistingue il rapporto uomo/animale e del valore di diversità
rappresentato dall'animale che occorre salvaguardare contro ogni antropomofizzazione arbitraria.
Umanesimo ecologico => consapevole che l'esclusiva concentrazione sull'uomo significa
immiserimento, atrofia del nostro essere, disumanizzazione.
Un umanesimo aperto, capace di andare oltre le mura della città dell'uomo, nel riconoscimento di
nuovi soggetti che appartengono anch'essi alla comunità di vita della terra
QUESTIONI DI BIOETICA MEDICA
L’UMANESIMO DELLA MEDICINA
La nascita della biotica negli anni ’70 ha posto al centro del dibattito nel mondo della sanità il
grande tema della crisi della medicina occidentale nel nostro secolo, un medicina che punta sempre
di più alla tecnologia, alla perfezione della diagnosi e sempre meno sul rapporto tra medico paziente
=> da una parte medici sempre più burocratizzati, dall'altra esigenze di un'organizzazione che
spinge ad aumentare la loro produttività, in nome dell'economia e dell'efficienza. Un sistema,
questo, che non valorizza il tempo trascorso col paziente, ma che intende il tempo come perdita.
La medicina prima di essere un sapere, è un rapporto che si instaura tra due persone: colui che cura
e colui che è curato; la medicina è un dialogo, reciprocità che non può stabilirsi che nel colloquio
singolare della relazione tra due soggetti.
Richiede una semeiotica e una nosologia: per curare occorre classificare i sintomi, le malattie,
generalizzare le osservazioni e le descrizioni => universalizzare.
In ambito medico, la semeiotica (dal greco σημεῖον, semèion, che significa "segno", e da τέχνη,
"arte") è la disciplina che studia i sintomi e i segni clinici.
La nosologia (dal greco νόσος, nosos, "malattia" e λόγος, logos, "parola" o "discorso") è la scienza
che si occupa della classificazione sistematica delle malattie.
Il colloquio medico/malato è il prologo, l’apertura della relazione di cura in un processo terapeutico,
capace di formare una relazione basata sul dialogo con un linguaggio capace di adattarsi a ogni
individuo.
LA REINTRODUZIONE DEL SOGGETTO
Paradigma biologico => sapere oggettivo del corpo nel quadro di una medicina intesa come scienza
esatta, mentre il medico filosofo Viktor Von Weizsaecker, vede nel malato un soggetto attivo,
interprete della sua malattia, in quanto l'infermità è sempre un evento della vita personale.
Poiché la medicina si articola in potere e sapere, cioè nel soccorso (Hilfe) e nell'educazione
(Bildung), le due fonti dello spirito medico vengono da lui identificate esemplarmente nelle figure
di Ippocrate che aspira al modello della perfezione della natura per riprodurne nell'uomo l'armonia e
l'equilibrio degli elementi e di Paracelso che assegna invece all'uomo gli strumenti per combattere,
attraverso i trattamenti alchemici, ciò che di negativo, la malattia appunto, nella natura si è generato
Pensando la medicina come composizione di potere (Paracelso) e sapere (Ippocrate), Weizsaecker
vede nella vita e in ogni comportamento biologico (sia sano che patologico) un movimento
dialettico di polarità in cui fisico e psichico sono uniti.
Secondo Gadamer grazie all’alterazione ci accorgiamo di tutto ciò che c’era prima, anzi non di
tutto ciò, ma che prima c’era tutto. Lo si definisce benessere, oppure si afferma di star bene.
Hillman ci ricorda che medicus richiama il verbo latino mederi che significa “prendersi cura” e che
la parola greca therapeia ha anch'essa tale significato. Egli dice che i medici sono cattivi pazienti
forse perché hanno perduto la capacità di essere feriti. Occorrerebbe comprendere la malattia non
tanto spiegarla, spostare l’attenzione dall’oggetto ( malattia) al soggetto (paziente), dal disturbo al
disturbato: la cura della malattia è dentro la malattia stessa la quale deve essere integrata nella vita,
indagata problematicamente nella complessità di tutti i sui aspetti.
IN CERCA DELLA BUONA MEDICINA
Evidence Based Medicine (EBM) , migliore medicina possibile entra sistematicamente in
contraddizione con il dovere incondizionato di cura del singolo paziente, essendo fondata sulla
dissociazione progressiva della malattia dal malato che pure resta formalmente al centro delle
attenzioni mediche
Sandro Spinsanti ha delineato con grande efficacia il processo storico che ha visto il susseguirsi di
tre modelli di buona medicina:
1. Modello premoderno, risale a Ippocrate e si è affermato per più di venticinque secoli per
giungere fino ai giorni nostri; modello parternalistico, proprio dell'etica medica che vede nel
medico colui che sa qual è il bene del paziente e vuole fortemente realizzarlo
2. Modello dell'epoca moderna, inaugurata dall'Illuminismo, ma che in campo medico, è stato
tradotto solo da alcuni decenni grazie alla bioetica - ravvisa il fine della medicina non
soltanto nell'arrecare il maggior beneficio al paziente ma soprattutto nel rispettare il malato
nei suoi valori e nell'autonomia delle sue scelte: questa è la sua istanza fondamentale. Viene
messo in discussione il paradigma paternalistico in nome dell’autodeterminazione di un
soggetto le cui libere ed informate scelte diventano un momento fondamentale della “buona
medicina”. Il consenso informato risulta il cardine di questo processo diretto a dare ai
cittadini il controllo responsabile della propria salute
3. Modello post- moderno , introduzione dello stile azienda in sanità: il malato che da paziente
è diventato esigente è considerato come un cliente che oltre ad avere diritti da rivendicare
deve anche essere soddisfatto.
Conclusione di Spinsanti: dal momento che la qualità di un intervento sanitario è molto più
complessa rispetto al passato, ciò a cui occorre tendere è una piena integrazione dei criteri
menzionati, che corrispondono alle esigenze contestuali dell'etica medica, della bioetica e dell'etica
dell'organizzazione sanitaria.
La buona medicina dovrà mirare a guarire, quindi essere efficace, ma anche preoccuparsi di essere
giusta, rispettando i diritti del malato, e risultare appropriata nell'orizzonte della giustizia,
prendendo in seria considerazione l'accesso ai servizi e l'equa distribuzione delle risorse
L'AUTONOMIA RELAZIONALE
La rivoluzione liberale introdotta dalla bioetica ha al suo centro l'affermazione del principio di
autonomia che sancisce il diritto della persona a decidere in merito ai trattamenti medici e anche a
rifiutarli se non corrispondono ai valori e alla sua filosofia della vita.
Mai come oggi si avverte il bisogno dell’aristotelica phronesis, ovvero di quell'arte della ragion
pratica consapevole che i principi ultimi di un sistema morale, pur se enunciati con la massima
precisione, non sono in grado di offrire risposte prive di equivoci tutti i quesiti che si pongono gli
uomini nell'infinita varietà delle situazioni concrete
Quella che possiamo chiamare “a storia della decisione” comporta infatti una riflessione critica
sull'azione di cura che prevede una serie di momenti:
1. messa in evidenza del problema;
2. elaborazione di scenari corrispondenti a diverse eventualità;
3. evocazione di alternative per la condotta da tenere.
La prospettiva relazionale che intende elaborare un quadro di riferimento più adeguato alla
complessità delle questioni bioetiche, partendo dal rifiuto di una visione solipsistica del soggetto
verso un'idea di persona che si costruisca attraverso le relazioni con altri soggetti integrando il
paradigma dei diritti con quello della cura
Definirsi sulla base di relazioni significa non solo acquisire una sensibilità nei confronti dei
soggetti deboli e storicamente svantaggiati, ma promuovere una cultura di attenzione per le
differenti condizioni ( d'età, genere ,status) e per le diseguaglianze (di forza, sapere, di potere).
Intendere l'autonomia in senso relazionale significa pertanto concepirla, anziché come indipendenza
assoluta o autosufficienza totale, come un'idea regolatrice e un ideale commisurato alla finitezza
umana, considerate le determinazioni biologiche e sociali, culturali, e cognitive e i limiti delle
capacità dei singoli individui
Martha Nussbaum => ogni società umana è una società in cui si dispensano cure e si ricevono cure;
per questo essa deve scoprire le modalità con cui dare risposta a quelle condizioni di bisogno e di
dipendenza che siano compatibili con il rispetto di sé da parte di chi ne è beneficiario
Autonomia e cura vengono ritenuti erroneamente a mio avviso, valori antagonisti: in realtà,
all'interno di una bioetica liberale che ponga al centro della relazione tra l'io e il tu, l'autonomia non
esclude in alcun modo quel prendersi cura che significa attenzione rispettosa per l'altro, le sue
esigenze, i suoi bisogni e che testimonia una solidarietà umana fondamentale. Scrive Ivan Cavicchi:
<<Nella relazione di cura entra in gioco un nuovo soggetto di conoscenza che è il malato e che
spariglia le regole della scienza impersonale fino a costringere quasi i modelli e le convenzioni a
personalizzarsi, cioè a ridefinirsi nei confronti una singolarità, individualità e specificità>>
medicina => forma di relazione interpersonale finalizzata alla cura è congeniale a una bioetica in
dialogo con la filosofia e con la medicina antropologica secondo l'itinerario che abbiam fin qui
tracciato: dal riconoscimento di Canguilhem del carattere dialogico del rapporto tra curante e
curato, alla reintroduzione del soggetto in medicina a opera di Von Weizsaecker e alla
configurazione del modello bio psico sociale proprio della medicina della complessità
Democrito in una lettera a Ippocrate: << Ritengo che la filosofia e la medicina siano sorelle e
abitino nella stessa casa; la filosofia libera l'anima dalle passioni, la medicina toglie le malattie del
corpo. Se i corpo soffre, la mente non desidera più applicarsi nella virtù; la presenza della malattia
offusca terribilmente l'anima e coinvolge nella sofferenza anche il pensiero >>.
LA DICHIARAZIONE DI BARCELLONA E I NUOVI ORIENTAMENTI DELLA BIOETICA
Sottoscritta nel 1998 da 22 studiosi europei provenienti da diverse discipline e orizzonti filosofici
ha enunciato 4 idee regolatrici => autonomia, integrità, dignità, vulnerabilità. La finalità sottesa è
infatti di incoraggiare una cittadinanza responsabile verso una democrazia conoscitiva (auspicata da
Edgar Morin) riflettendo sull’impatto della rivoluzione biologica che ha su l’uomo, sull’ambiente e
sulle altre specie. Si avverte la necessità di un cambiamento dei paradigmi pur se si riconosce la
presenza di una cultura basata sui valori come il rispetto dell’altro, la non discriminazione, la
protezione dell’ambiente ( sanciti dalla Carta dei Diritti di Nizza nel 2000 e dalla Convenzione sui
diritti dell’uomo e la biomedicina ad Oviedo 1997). Valori condivisi e partecipati sufficientemente
ma privi di un quadro concettuale unitario sui cui poter articolare politiche coerenti per un mondo
globalizzato.
L’autonomia, ad esempio, si afferma nella Dichiarazione, non dovrebbe solo essere interpretata nel
senso liberale del permesso dati ai trattamenti terapeutici o alle sperimentazioni, ma occorrerebbe
prendere in considerazione almeno 5 aspetti:
-la capacità di creare idee e perseguire fini;
-la capacità di elaborare intuizioni morali, di essere “legislatori di se stessi” e di avere il senso della
propria vita privata;
-la capacità di riflettere e agire senza coercizione;
-la capacità di assumere una responsabilità verso se stesso e verso gli altri;
-la capacità di offrire un consenso informato.
Vedi approccio delle capacità (Amartya Sen) e lista delle capacità (Martha Nussbaum)
NUOVA IDEA DELLA CITTADINANZA
La società liberale => grandi meriti – riconoscere i diritti dell'uomo, promuovere le libertà
fondamentali, separare i poteri, difendere l'individualità – ma oggi, dinanzi a nuove sfide richiede
un'integrazione che includa finalmente il valore della cura.
(Dichiarazione di Barcellona) Dignità => da intendersi come la proprietà in virtù della quale gli
esseri possiedono uno statuto morale. Qual è la proprietà che consente di riconoscere uno statuto
morale a un essere? Gli esseri umani hanno dei doveri verso “la parte non umana della natura
vivente”, se ne desume un’etica della responsabilità che superi l’antropocentrismo della morale
tradizionale.
(Dichiarazione di Barcellona) Integrità => condizione dell'espressione di una vita degna nella sua
dimensione mentale e fisica non soggetta a un intervento esterno; per la percezione della malattia di
ogni paziente della sua malattia e della pertinenza delle cure che gli vengono proposte eche ne
fanno il solo giudice di eventuali rifiuti terapeutici e della sua qualità di vita( libertà di cura come
diritto proprio di ogni cittadino, contro ogni forma di paternalismo medico); riguarda la coerenza
della vita di esseri cui si riconosce una dignità irriducibile e a cui non si può recare offesa. Conta la
vita biografica, non la vita biologica: quando si tratta di persone umane si deve considerare
l’insieme della loro vita ricordata e narrata.
(Dichiarazione di Barcellona) vulnerabilità => si riferisce a una situazione di particolare debolezza
e fragilità, quella di soggetti che per età e condizione necessitano di una protezione particolare, dal
latino vulnerare, suscettibilità all’ “essere ferito”.
Peter Kemp => prescrive a fondamento dell'etica, il rispetto, la cura e la protezione del prossimo e
del vivente in generale, sulla base della constatazione della fragilità, della finitudine e della
mortalità degli esseri.
L'applicazione di queste idee vanno generalizzate anche ad animali e ambiente, non dovrebbero
essere limitate solo alla sfera dell’umano; le nozioni di dignità e vulnerabilità possono egualmente
essere considerate come base di riflessione per la regolamentazione concernente gli animali, le
piante e l'ambiente(Dichiarazione di Barcellona).
In tal modo la bioetica diventerebbe un’etica per il mondo vivente.
IL LINGUAGGIO DELLA VULNERABILITA’
Diritti imperfetti => per rimarcare la necessità dell'impegno etico e politico a sostegno dei soggetti
deboli, con il preciso obiettivo di prendersi cura dei loro diritti.
Non c è distacco e separazione rispetto alla tradizione illuministico – liberale, ma possa anzi
rivelarsi una profonda compatibilità con tale filone di pensiero che si è mostrato molto attento alle
ragioni dei soggetti storicamente più deboli e socialmente più vulnerabili come le donne i minori gli
schiavi e gli animali stessi
Prendersi cura di chi è vulnerabile può significare anche lavorare per la sua autonomia.
UNA RILETTURA DI ARISTOTELE
testo di Alasdair MacIntyre, Animali razionali dipendenti, ci offre un'analisi fenomenologica della
condizione umana in termini di vulnerabilità e di dipendenza per mostrare l'indispensabilità delle
virtù.
L’animalità umana, rivolgendosi ai testi di Aristotele, in particolare all'Etica Nicomachea, se non
altro , osserva perchè nessun altro filosofo ha mai preso tanto sul serio l'animalità dell'uomo ; per
MacIntyre la phronesis, la virtù che consente di articolare la razionalità pratica, è una capacità che
Aristotele attribuiva oltre che agli uomini anche ad alcune specie animali, sulla base della loro
capacità di previdenza.
L’uomo ha certo una specificità razionale ma occorre dare la giusta importanza alla corporeità
animale, e quindi alla sua vulnerabilità, alla sua sofferenza, alla possibilità di malattia. Molte volte
il nostro benessere personale e talvolta la nostra sopravvivenza sono legate ad altre persone. Da qui
la dipendenza ad altre persone che si radica nella nostra vulnerabilità, soprattutto in due stagioni
dell’esistenza: infanzia e vecchiaia. In questo caso vulnerabilità e dipendenza sembrano centrali per
caratterizzare la condizione umana.
“Nei libri di filosofia morale il disabile è sempre un altro, qualcuno diverso da noi, un genere a sé
stante, quale noi mai siamo stati, possiamo essere o potremmo benissimo essere nel futuro”.
IL PARADIGMA DELLA CURA
Si va verso un’idea antropologica incentrata sull’immagine di un uomo come essere che non può
prescindere dalla vulnerabilità e dal limite per comprendere sé stesso e gli altri e per realizzare la
“vita buona”; una condizione che legata nella sua corporeità, e quindi al suo riconoscersi, prima di
tutto, come animale.
Nussbaum , in Giustizia sociale e dignità umana scrive: Per Kant la dignità umana è la nostra
capacità morale, fonte della dignità, sono radicalmente separate dal mondo naturale. L'idea che noi
siamo esseri fondamentalmente divisi a metà, sia persone razionali, sia animali che abitano nel
mondo della natura, condiziona fortemente la sua visione. La Nussbaum, inoltre; sottopone a una
critica serrata l'idea stessa della separazione tra umanità e animalità, un'idea che, consolidatasi nei
dualismi, sia platonici che cartesiani, di spirito e corpo, ci induce a svalutare non solo il mondo
animale, ma la nostra stessa natura animale e la dimensione emozionale – affettiva a vantaggio di
quella logico razionale.
Occorre costruire una bioetica ispirata dal paradigma della cura prendendo le distanze dalla
tradizione del contratto sociale, che assuma come dato centrale la vulnerabilità, la disabilità come
limite del corpo, di riconoscere la nostra natura di animale e di accettare la dimensione corporea
della nostra esistenza.
IL SIGNIFICATO DEL PATTO DI CURA
Una riflessione sulla relazione di cura e la sua complessità conduce all’idea di alleanza terapeutica
che deve essere intesa come patto per la salute => relazione che impegni il medico, il personale
sanitario, il paziente e il suo ambito familiare e che è fortemente caratterizzata da uno scambio di
saperi e di valori. La medicina nella sua finalizzazione alla cura della malattia dovrebbe essere
impegnata a promuovere l’autonomia del paziente. Ci si muove in un quadro teorico basato sul
concetto di fiducia, dove i medici e gli operatori della salute hanno un ruolo attivo nello sviluppo e
nel rafforzamento delle autonomie. L’autonomia è spesso intesa come una nozione statica, una
capacità che si ha o non ha, che si possiede una volta per tutte, laddove può essere vista come una
facoltà che si sviluppa nel tempo, fortemente influenzata da una serie di fattori (dalle relazioni con
gli altri, dagli scambi emotivi e verbali al riconoscimento ricevuto), una capacità quindi che può
indebolirsi o rafforzarsi, mantenersi o spegnersi. Ne deriva la responsabilità di chi si trova in una
posizione di potere di rafforzare chi è in una situazione di debolezza per far sì che divenga davvero
autonomo favorendo un processo di empowerment. Con il termine empowerment viene indicato un
processo di crescita, sia dell'individuo sia del gruppo, basato sull'incremento della stima di sé,
dell'autoefficacia e dell'autodeterminazione per far emergere risorse latenti e portare l'individuo ad
appropriarsi consapevolmente del suo potenziale.
“Agisci in modo tale che gli effetti della tua azione siano compatibili con la continuazione di una
vita autenticamente umana”
Paura e trepidazione devono costituire la fonte dell'etica della responsabilità e la Prudenza deve
essere il primo valore etico in quanto sono in discussione la natura e l’immagine dell’uomo.
ONTOLOGIA, questo termine letteralmente significa discorso sull’essere (dal greco = l’essere e =
discorso).
LA DIAGNOSTICA PRENATALE
Insieme delle tecniche e dei metodi che consentono di mettere in evidenza anomalie e
malformazioni presenti nell'embrione e nel feto
tre ambiti di problemi:
1. privato => problemi etici relativi alla coppia e al feto inteso come paziente;
2. professionale => questioni morali che si trova ad affrontare lo specialista;
3. sociale => problematiche di etica pubblica connesse agli interventi di politica sociale e
sanitaria.
Si è rilevato che il vedere l'immagine del concepito sul video può contribuire a rafforzare e ad
arricchire la relazione di coppia: il constatare che è tutto nella norma rassicura e mitica l'ansia.
L'ecografia ha effetti importanti sul sentimento di paternità , padre più partecipe e consapevole delle
responsabilità che sta per assumersi.
L'aborto selettivo fa prevalere la salute psicofisica della madre sulla vita del feto quando esso sia
portatore di rilevanti anomalie o malformazioni mentre chi è contrario all'aborto selettivo avanza,
all'interno di un'etica della sacralità della vita , due argomenti di tipo deontologico:
1. può appellarsi a quello che ritiene uno dei principi basilari della medicina, espresso
dall'imperativo: salvare la vita a ogni costo;
2. può rifiutare come iniqua la selezione – operata attraverso la diagnosi prenatale – tra feti
cosiddetti normali e feti anormali .
Chi giustifica l'aborto selettivo avanza, all'interno di un'etica della qualità della vita, due diversi
argomenti di tipo conseguenzialistico :
1. può richiamarsi al dovere di prevenire o ridurre le sofferenze della famiglia ma anche del
nascituro e, in generale, dell'intera società;
2. può sostenere l'obbligo di prevenire, in assenza di terapie disponibili, le malattie genetiche e
il loro impatto sulle generazioni future.
Quesiti che si pongono da un punto di vista etico per la diagnosi prenatale:
affidabilità della tecnica
rischio biologico per la madre e per il feto
accettabilità delle procedure alla luce delle diverse concezioni dello status dell'embrione
finalità dell'indagine
vantaggi e svantaggi che derivano
liceità dell'intervento diagnostico e terapeutico
IL RISCHIO DELL'EUGENISMO
La Carta di Nizza prevede che nell'ambito della medicina e della biologia devono essere in
particolare rispettate il divieto delle pratiche eugeniche, in particolare di quelle aventi come scopo
la selezione delle persone
Santosuosso => per poter parlare di eugenica è fondamentale il requisito di coattività sottolineando
che ogni servizio sanitario nazionale , ogni piano di aiuti pubblici in materia di prestazioni sanitarie,
cosi come ogni campagna di prevenzione di alcune malattie ha anche uno scopo eugenetico nel
senso che sono tutti interventi tesi a migliorare le condizioni biologiche della popolazione e quindi a
evitare che siano trasmesse alle generazioni successive malattie che costituiscono un grave
problema sociale .
Attualmente il rispetto per l'individuo ci porta a lasciare la coppia libera di decidere in nome
dell'autodeterminazione e a favorire al meglio l'accoglienza del bimbo handicappato.
Camaraderie => piacere di stare con un bimbo del proprio sesso.
Si può parlare di un diritto dei genitori a conoscere il sesso del nascituro e di un correlativo dovere a
fornire su richiesta tale informazione? Il medico è un tecnico che offre un servizio senza esprimere
un parere: l'uso dell'informazione non lo riguarda.
Finalità della diagn. pr. È l'accertamento delle anomalie del feto , verrebbe destinata a scopi ben
diversi, con una chiara inversione di finalità e riflessi molto gravi sui ruoli parentali e sulla stessa
composizione della famiglia.
Oggi è possibile scegliere se quando e a quali condizioni essere padre e madre, le bioteconologie
consento no scelte fino a ieri impensabili
familismo tecnologico => espressione in cui vengono associati due termini in apparenza
incompatibili: evoca immagini arcaiche, valori tribali, comunità fondate sul sangue, legami organici
e fa riferimento a uno scenario ultramoderno, asettico e neutrale, libero da dogmi e pregiudizi.
La tecnologia, cioè l'artificiale, consente di ottenere la famiglia più naturale, cioè quella fondata
sull'identità genetica e quindi finisce coll'esaltare quei valori del sangue che sono propri delle civiltà
più arcaiche.
Famiglia come sistema chiuso che vive da sola l'esperienza drammatica della sterilità e il progetto
del bimbo perfetto reso possibile dalla tecnologia;segreto e misterioso è l'accesso alla cura e il
rapporto con il medico; scarse le informazioni che non si osano chiedere.
Edgar Morin è tra gli studiosi maggiormente impegnati a evidenziare la frattura tra una
tecnoscienza esoterica, iperspecializzata e le conoscenze di cui dispongono i cittadini , egli segnala ,
come un significativo avvio in questa direzione la creazione, in Francia, di organismi denominati
Science et Citoyens con l'incarico di diffondere informazioni e di attivare il dibattito pubblico.
Il documento del Comitato nazionale per la bioetica, Bioetica e formazione nel mondo della scuola,
si propone di sottolineare il carattere di un’etica pubblica della bioetica, impegnata nella formazione
deontologica - professionale degli addetti ai lavori ma anche in quella di una cittadinanza
responsabile.
QUESTIONI DI BIOETICA AMBIENTALE
la minaccia della distruzione termonucleare del pianeta, oggi l'incombente catastrofe ecologica
hanno determinato una vera e propria rivoluzione copernicana nel nostro modo di porci dinanzi alla
natura
casa della vita => si è identificata con qualcosa che lungi dall'essere un dato scontato e disponibile
si è sempre più venuto configurando come un miracolo
ECOLOGIA PROFONDA ED ECOLOGIA DI SUPERFICIE
diritto dell'ambiente => regolamentazione dei rapporti tra i cittadini, e comunque dei
comportamenti socialmente rilevanti, al fine di evitare che questi compromettano l'ambiente nella
sua accezione più alta
John Muir : prendi una cosa qualsiasi e scoprirai che è legata a tutto il resto dell'universo l'uomo
riconosce di essere parte integrante di un tutto che gli è legato inseparabilmente: tutti gli esseri,
viventi e non , interessano gli equilibri estremamente dedicati e complessi della biosfera necessari
alla sua esistenza
Secondo alcuni , le conoscenze che l'ecologia è venuta fornendo imporrebbero un mutamento
radicale nei nostri valori e dovrebbero generare un senso di co-appartenenza e di affinità con gli
altri esseri viventi
bisogna eliminare il pensiero e la sensazione di una scissione di fondo tra uomo e ambiente: una
compiuta maturità umana dovrebbe condurre a un livello elevato di identificazione positiva con le
forme viventi e quindi comportare un bisogno profondo di proteggerle e di godere della loro
presenza
ecologia profonda perchè le conoscenze dell'ecologia imporrebbero un mutamento radicale nei
nostri valori; ecologia di superficie => è sufficiente rivedere e integrare le credenze tradizionali alla
luce dei problemi attuali
John Passmore => cultura del dispotismo, cioè della dottrina e la pratica per cui l'uomo non è
soggetto a censura morale nel suo rapporto con la natura, a favore di una visione dell'uomo come
amministratore benevolo e responsabile del creato
L'uomo non è il proprietario della biosfera ma piuttosto un suo custode, cui spetta una gestione
responsabile, saggia e oculata delle risorse, attraverso un'applicazione più sofisticata del principio di
utilità e una valutazione più accurata delle azioni e dei loro effetti sull'ambiente
Tom Regan => rispetto colmo di ammirazione l'atteggiamento di chi guarda agli enti naturali come
dotati di un valore inerente.. ciò significa che tali enti valgono per se stessi indipendentemente dal
valore strumentale, economico, ricreativo che possiedono per 'uomo
l'admiring respect può incoraggiare un'umiltà che non ha nulla di servile: svanito l'antico mistero,
perduta la sacrilità, è possibile forse ritrovare nella bellezza le ragioni della meraviglia, lo spazio
per lo stupore
ecologia deriva dal greco oikos, casa e significa scienza della casa.
LE NUOVE FRONTIERE NELL'ETICA
confini della comunità morale lungo tre direzioni:
nello spazio, oltre i confini geografici
nel tempo, al di la delle barriere delle generazioni future
oltre la specie, verso gli animali non umani
da pagina 124 a pagina 128
L'UOMO E LA TERRA NELLA VISIONE DI ELISEE RECLUS
l'uomo è la natura che ha preso coscienza di se stessa
Reclus è il maggior geografo dell'ottocento , l'homme et la Terre (1895-1908) dove realizza una
geografia globale aperta a quella che oggi chiamiamo la geo-storia, uno studio geografico,
spazializzato dei processi storici... è un progetto per cogliere le grandi tendenze il ruolo delle
condizioni geografiche nello svolgimento degli eventi storici
affermazione accompagnata con un immagine del pianeta Terra tenuto in alto dalle mani dell'uomo
Nelle nostre mani è racchiuso il destino della Terra, sta a noi custodirla nella consapevolezza che
coustodire la natura è custodire noi stessi, prenderci cura della nostra stessa umanità
Se l'uomo è la coscienza della Terra questa, a sua volta, attraverso l'uomo prende coscienza di se
stessa
Reclus scrive dei rapporti tra uomo e natura ma anche delle lotte dell'uomo per la libertà e i diritti;
è un anarchico militante ;la sua curiosità per tutto ciò che è altro e altrove si associa alla passione
per la libertà; dà molta importanza a una conoscenza diretta dei fenomeni terrestri e dell'ambiente
naturale; la scienza deve essere una cosa viva, se no è una miserabile scolastica ; per lui ci sono
manuali di geografia che spesso mancano di ogni sentimento della vita.
UNA GEOGRAFIA ANARCHICA
Reclus è anarchico perché? Poiché militante, amico di Kropotkin e Bakunin, e perché la sua opera
sovverte la geografia tradizionale, aprendola a una concezione interdisciplinare che integra agli
elementi naturalistici, quelli sociali e antropologici. La sua curisotas è verso a ciò che è altro e
altrove e si associa alla passione e alla lotta per la libertà.
Attribuisce molta importanza allo studio e alla conoscenza diretta dei fenomeni terrestri e
dell’ambiente naturale; la scienza deve essere una cosa viva. ( Walden ovvero Vita nei boschi è il,
Henry David Thoreau)
Al contrario di come dice il vecchio signore nel Piccolo Principe che dopo essersi definito “un
sapiente che sa dove si trovano fiumi, mari, città, montagne, deserti”, spiega che il geografo è
troppo importante per andare in giro; non lascia mai il suo ufficio, ma riceve gli esploratori e prende
appunti sui loro ricordi”; Reclus è per vocazione un viaggiatore libero che esplora paesaggi umani e
naturali che si fondono in un processo interattivo senza perdere le loro identità.
Pensiero anarchico => teorizzazione del carattere benefico della natura che manifesta un'intrinseca
aromonia ed equilibrio, in contrasto con il mondo della storia (le uniche leggi accettate sono quelle
della natura). Questo può essere fonte di giustizia e di libertà se si instaura con essa un rapporto
capace di cogliere l'intima razionalità che la pervade.
Reclus mira a due principi fondamentali => comprendere la natura e vivere nel suo contatto. Egli è
definito => ECOLOGISTE AVANT L'HEURE , aveva già consapelezza che la Terra è un pianeta
vivente su cui le azioni umane hanno effetti negativi e/o positivi, ciò riguarda anche gli aspetti
sociali, economici, politici in cui esse hanno luogo.
Solo la conoscenza delle interazioni tra suolo clima vegetazione e fauna consente una fruizione
ecologica dello spazio, una valorizzazione che tenga conto delle caratteristiche fisiche dell'ambiente
e la geografia si rivela come un sapere utile a ogni cittadino.
Aldo Leopold => uomo dovrebbe passare progressivamente dallo stato individuale a quello sociale
fino a quello ecologico della moralità … pensava in termini olistici Leopold => terra come un gran
tutto di cui l'uomo è solo una parte, mentre Reclus è attento a un'interazione uomo/terra che ne
salvaguardi la reciproca identità
Reclus ha una posizione molto equilibrata e realistica , vicina all'idea di una gestione responsabile
della natura teorizzata da Passmore a differenza di Thoreau che vedeva il paesaggio non
appartenente a nessuno, libero; Reclus non è un nostalgico, non vagheggia impossibili ritorni a
un'età dell'oro o a un Eden perduto, ma cerca un rapporto armonico con la natura. Osserva che
occorre sapersi adattare ai fenomeni della natura, allearsi intimamente alle sue energie e associarsi
con un numero sempre crescente di compagni che la comprendano al fine di fare opera che duri …
necessario capire la Terra. Reclus sottolinea fortemente l'importanza per lo sviluppo della morale di
sentimenti come l'amore e la pietas, non condivide una visione idilliaca della natura (Rousseau) ne
può considerarsi vicino a teorie olistiche come l'ipotesi Gaia... ha una concezione dell'interazione
tra uomo e natura che rifiuta ogni immersione o identificazione dell'uno nell'altra … rapporto duale
è convinto che lo sviluppo tecnologico possa risultare compatibile con un rapporto armonioso ed
eticamente responsabile con il mondo naturale
ECOLOGISMO E ANIMALISMO
due prospettive:
1. animalista => attenta alla sorte degli animali intesi come individui singoli
2. ecologista => sensibile alla tutela degli animali, intesi come specie nel quadro di una visione
ecosistemica
Kropotkin è uno dei primi difensori dell'idea del trattamento umano degli animali .La conoscenza
degli animali e del loro comportamento aiuterà l'uomo, si legge nella Grande famille, a penetrare
più a fondo nella scienza della vita e ad ampliare sia il nostro sapere sia il nostro amore per il
mondo. La nostra crescita morale procede insieme alla nostra conoscenza sul vegetarianismo (1901)
, Reclus, ripercorre la sua vinta fin dall'infanzia di vegetariano virtuale, sconvolto dalle scene
cruente della macellazione casalinga. Reclus sottolinea non solo l'immoralità, ma anche la bruttezza
del processo attraverso cui gli animali, selezionati per scopi umani, perdono sia le loro qualità
adattive all'ambiente sia la loro bellezza naturale quando l'uomo diventa consapevole delle
implicazioni dell'essere natura che diventa cosciente di se stessa e quindi di essere coscienza della
Terra deve anche accettare la responsabilità dell'armonia della natura attorno a lui.
L'evoluzione delle città (1895) Reclus si interroga della bruttezza delle nostre città moderne =>
industrie manifatturiere, con le loro ciminiere maleodoranti, per cui ogni cosa sembra trasudare
fango e faluggine , ma soprattutto il sacrificio della bellezza delle strade divise in lotti e in distretti
disegnati a priori da architetti che non hanno mai visitato il luogo e tanto meno si son presi il
disturbo di consultare i futuri abitanti
LA GRANDE FAMIGLIA UMANA
Reclus constata la diffusione dell'idea dell'unità del genere umano, la crescita della collaborazione
sul piano scientifico tra le nazioni, contributo a quell'opera generale che deve essere di giovamento
a tutti gli uomini.Coltivare il nostro giardino terrestre : in ciò per Reclus, consiste il progresso ma
anche la felicità fondata su una nuova paideia che consenta all'uomo di ritrovare la confidenza con
la Terra.
LE ETICHE ECOLOGICHE - LA MORTE DELLO SPETTATORE
Edgar Morin ha definito l'ecologia come la prima scienza nuova, la prima scienza che riesca ad
affrontare il problema delle relazioni tra vita e morte, tra scienza e coscienza, fra umanità e natura
vivente, al di fuori e al di là del pensiero semplificatore che ci ha celato tali questioni vitali per
lungo tempo
Toulmin => con morte dello spettatore intende spiegare un aspetto della postmodernità secondo
cui sarebbe entrato in crisi l’ideale di dell’oggettività razionale,, raggiungibile solo da uno
spettatore distaccato e riflessivo, uno spettatore imparziale. Ecologia è paradigmatica del mondo
post moderno, perché in essa i due aspetti – quello della scienza pura e quello della filosofia pratica
– benché distinguibili in teoria, non appaiono cosi facilmente separabili, e in secondo luogo perchè
ha per oggetto relazioni complesse: gli esseri umani vi agiscono come elementi entro sistemi
complessi che riguardano ci cicli di interazioni naturali.
L'ETICA OLISTICA DI ALDO LEOPOLD
Durkheim => solidarietà sociale organica => basata su un senso di appartenenza, identificazione
quasi mistica con l'essere collettivo, sulla creazione di un noi organico che costituisce l'esatta
antitesi di una valorizzazione liberal – individualistica dell'io. La società è intesa come un'entità
olistica, dotata di vita propria, al di sopra e al di la di quella dei suoi membri. E’ una realtà come
scrive Durkheim , infinitamente più ricca e più alta della realtà individuale: da essa proviene tutto
ciò che conta ai nostri occhi. Bisogna individuare la possibilità di un rapporto funzionale di
integrazione non tanto con il sistema sociale, quanto con il sistema naturale... l'ecosistema. In
quanto filosofia della natura, l'ecologia ha le sue radici nell'organicismo, ossia nell'idea che il cosmo
sia una unità che cresce e si sviluppa dall'interno, in un insieme integrato di struttura e funzione.
Il filosofo ambientalista Holmes Rolston: il sistema vascolare dell'uomo include arterie vene fiumi
oceani e correnti atmosferiche e non è più possibile operare una distinzione netta tra il mondo e il
mio corpo.
Leopold => gli individui non hanno significato senza la conoscenza e il problema che noi abbiamo
difronte riguarda l'estensione della coscienza morale dagli uomini alla terra. Nessun cambiamento
importante nell'etica si è mai verificato senza un cambiamento interiore nel nostro modo di pensare,
nei nostri legami affetti convinzioni é dunque l'ambiente a prescrivere il comportamento umano e i
limiti a esso imposti: è la natura a fornire il modello per un'etica della partecipazione e
dell'integrazione,secondo un criterio radicalmente ecocentrico.
ECOLOGIA E COSMOLOGIA
la dottrina che l'uomo dovrebbe seguire la natura è secondo l'analisi milliana, irrazionale e
immorale.Irrazionale perchè tutte le azioni umane, quali che esse siano, consistono nell'alterare il
corso dei fenomeni naturali zeppo di azioni che, quando vengono commesse dagli uomini, risultano
degne del massimo aborrimento, chiunque tentasse di imitare nel proprio modo di agire il corso
naturale delle cose sarebbe universalmente considerato come il più malvagio degli uomini.
Leopold parla di necessità ecologica => passaggio da una visione economica a una visione etica
della terra è il risultato di una serie complessa di mosse logiche e di strategie argomentative che
contemplano l'adozione di principi valutativi, i quali forniscono le ragioni di determinate scelte.
Se la morale sociologica durkheimiana intendeva rispondere alla crisi della società tradizionale al
travaglio della modernizzazione e al conseguente pericolo dell'anomia, oggi l'etica ecologica vuole
fronteggiare la sfida della post modernità, l'emergenza ambientale, la minaccia del predominio
incontrollato della tecnologia
In passato, lo scienziato era interessato solo ai fatti, non ai valori, il suo rapporto con la natura
poteva considerarsi moralmente neutrale; oggi lo scienziato è inevitabilmente un osservatore
partecipante, non un osservatore distaccato, scrive Toulmin, rieccheggiando temi comuni a Kuhn,
Polanyi, Feyerbend e in quanto tale non può non porsi domande sul significato morale del suo
lavoro scientifico
LA DIVERSITA' DELL'ANIMALE
se gli uomini decidessero di trattare gli animali e le piante come facenti parte della comunità umana
in senso stretto, come se fossero persone, si precluderebbero la possibilità di civilizzare il mondo , e
forse anche di agire o addirittura sopravvivere--- bisogna rivendicare e difendere la diversità
animale, per esigerne il rispetto, non umanizzarlo---rispettare qualcuno solo nella misura in cui è
simile a noi è una concezione ben misera del rispetto---diversità che riconosce il valore e garantisce
i diritti dei non umani in quanto tali e non in quanto umanizzabili o aspiranti all'umanità---il
problema della sofferenza animale s'impone ormai alla coscienza come una questione ineludibile
per la nostra stessa umanità.
MODELLI DI GIUSTIZIA INTERSPECIFICA
filosofo Donald Van De Veer ritiene possibile reinterpretare la teoria contrattualista in direzione
interspecifica, introducendo talune correzioni al modello rawlsiano
uno dei punti salienti della teoria di Rawls è la derivazione dei principi di una società giusta
dall'ipotetico accordo di contraenti razionali, bene informati, interessati ma imparziali
Van De Veer si richiama in particolare al concetto di posizione originaria
La modifica introdotta alla teoria rawlsiana consiste nel rendere ancora più opaco il velo di
ignoranza: si tratta di ipotizzare una situazione in cui i contraenti sappiano solo di essere creature
senzienti, ignorino, cioè, anche la specie cui apparterranno e pensino a una società in cui potrebbe
loro toccare in sorte di essere un animale non umano , di occupare la posizione per ipotesi di una
mucca, maiale cavia...
L'accettazione dei seguenti principi:
a) nessun essere senziente dovrebbe venire trattato in modo da avere una vita non degna di esser
vissuta (the life preferability requirement)
b) non si dovrebbe deliberatamente chiamare alla vita una creatura senziente quando è certo , o
altamente probabile, che essa avrebbe una vita siffatta, non preferibile alla non vita (the creation
requirement)
L'assunto, secondo Van De Veer => chi agisce moralmente ha un dovere, coeteris paribus, di non
causare sofferenza a quegli animali che possono soffrire e un dovere, coeteris paribus, di non
causarne la morte
occorre garantire che gli interessi degli animali siano presi in seria considerazione e che essi non
vengano trattati come meri mezzi per i fini umani
il principio dell'egualitarismo di due fattori sostiene che quando ci si trova di fronte a interessi tra
loro in conflitto bisogna scegliere l'interesse che favorisce l'organismo psichicamente più dotato,
cioè maggiormente capace di percepire dolore cosciente
due principi di giustizia:
1. un interesse fondamentale di una specie può essere disatteso e sacrificato solo per
salvaguardare un interesse altrettanto fondamentale di un'altra specie, che presenti
complessivamente delle qualità di grado superiore nella scala evolutiva
2. l'interesse vitale di una specie o di un suo membro non deve invece mai essere sacrificato in
favore di un interesse non vitale di un'altra specie o membro di essa
L'assenza di regole – morali, ancor prima che giuridiche – è infatti ciò che caratterizza ancora le
relazioni uomo/animale.
uomo come governatore saggio e giusto, impegnato a garantire a ogni creatura quella forma di
benessere che è proporzionata alle sue esigenze
etica di responsabilità verso gli animali => nasce dal riconoscimento del potere assoluto che
abbiamo su di essi e dalla necessità di darsi norme per regolarlo
gli uomini si dividono in tre categorie :
1. giusti, coloro che considerano la felicità dell'animale, mostrano pietà rispondendo ai suoi
bisogni , aumentando anche il benessere secondo la sua condizione e natura
2. ingiusti, non badano alla giustizia
3. malvagi, crudeli con gli animali
Il comportamento dell’uomo dovrebbe essere quello di un “governatore giusto e saggio” e ogni
animale in difficoltà ha diritto alla nostra assistenza.
Martin Buber => gli occhi di un animale hanno la ricchezza di un vasto linguaggio
Kant => agisci in modo da considerare l'animale (anche) come fine e non (solo) come mezzo
Purtroppo l'animale è considerato un essere immaginario, reinventato in termini cinematografici e
letterari su cui si proiettano emozioni e desideri rimossi e nei cui confronti si sviluppano sentimenti
ambivalenti: nostalgia e attrazione, ma anche angoscia e paura.
etica dei limiti dovrebbe fondarsi su una etica del centro, intesa come un nucleo forte di norme e di
principi guida in rapporto a cui i limiti verrebbero definiti e fissati
se intendiamo l'agire umano come un immenso campo di realizzazione dei possibili, non possiamo
esimerci dalla responsaibilità di determinare, tra quei possibili, quali è lecito realizzare, quali
debbono esserlo , quali non debbono esserlo
il rapporto dell'uomo con la natura – e quindi la nostra responsabilità nei confronti di tutti i viventi e
dello stesso cosmo inteso come casa della vita – emerge come il problema epocale del terzo
millennio