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Morale

+02/03 Morale
No approccio storico, ma tematico.

No sufficiente razionalita scientifica, no riducibile a 1 o 0 della proposizione.


Bernard Williams: etica a partire da domanda: “come si deve vivere?”
Implicazione di domanda socratica:
 Il presupposto di questa domanda è libertà, autonomia ovvero capacità di dirigere il proprio
agire.
 Come intendo il dovere? Termine implica una necessità. Ma morale non può sussistere
secondo necessità metafisica ma solo nomotetica, perché non si considera possibile una
fondazione universale, etica è contingente.
 Manca un telos, qual è il fine dell’azione?
 È riflessione che implica proiezione su durata temporale estesa, che ha a che fare con
carattere dell’agente. No azione momentanea, ma principi di condotta generale.
 Individuazione del paziente morale. Qual è l’ambito di rilevanza dell’azione morale.
 Definizione di vita: anche insieme di relazioni.
Un’azione diventa etica quando è altruistica, cioè la cura viene estesa al di fuori della sfera del
soggetto e dei suoi affetti. Problema del paziente morale, quando non è a sua volta soggetto morale,
o non è autonomo (animali, natura, posteri)

Morale vs etico
Sono di per sé dei sinonimi, ma vengono differenziati all'interno dei vari sistemi. Questi termini
compaiono a livello della riflessione, è riflessione sulla moralità. Non è riflessione prescrittiva rispetto
a delle leggi, ma imparziale rispetto a formulazione leggi, non è giurisprudenza, che riguarda norme
legate ad azioni particolari e pragmatiche. Quella non è morale, ma moralismo.
 Filosofia morale: storia delle dottrine morali.
 Etica filosofica: una dottrina morale.
Invece Moralità: insieme dei comportamenti che si adottano, e dei presupposti valoriali dai quali
questi atteggiamenti si desumono.

Razionalità vs sentimentalismo
Due approcci (metodi) mediante cui discernere il bene dal male. Non c’è distinzione assoluta fra i
due principii, ma solo preponderanza dell’uno o dell’altro.

Problemi morali di
 Primo livello: problemi necessari, che risolviamo in maniera automatica e senza vagliare
l’azione col dubbio
 Secondo livello: sono problemi che sottoponiamo a riflessione.

Giustificazione vs fondazioni
Termine di fondazione non è più valido per via del riconoscimento della contingenza di ogni
disciplina e dell’assenza totale di fondamento.
Allora si parla di giustificazione.
C’è una condotta che si basa sull’osservanza di alcuni precetti parte di un sistema che non deve
essere giustificato, ed è quella di primo livello.
Giustificazione non è assoluzione.

Bernard Williams (Westcliff, 1929 – Roma 2003)


Bibliografia:
Morality, 1972
Morale

Ethics and the limits of philosophy, 1985


Posizioni critiche per l’etica:
 Amoralismo
 Egoismo
Fondati su scetticismo e relativismo.
Ne emerge la necessità di pensare sempre un’etica in relazione al suo contesto, e mai in maniera
universale.
B.Williams è un filosofo analitico, ma analitico anomalo. Si interroga sullo stile necessario a trattare
questioni etiche. È in grado di vagliare la materia con un ragionamento che ne evidenzia i limiti.

Morale 07/03
Esonero: durante periodo appelli. Risposte brevi da un paio di righe.
B.Williams: (domanda di Socrate è generale nel senso che si riferisce non a un atto particolare della
contingenza ma a un ambito durativo.
Il momento in cui la domanda viene posta non è quello in cui la risposta viene attuata, ma è
antecedente)

Obiezioni alla filosofia morale

L’amoralismo:
La domanda non conduce necessariamente a un esito etico, potrebbe risultare nell'egoismo e non
nell'azione morale, ovvero saggia e prudente.

La giustificazione razionale dell'etica non è cogente, non costringe all’azione.


La figura dell’amoralista è la prova di questo, del fatto che la giustificazione non è sufficiente e che
una dottrina non può essere universale. Ma è auspicabile per un’etica l’essere condivisibile.

Un’etica si può fondare o sull’utile, o sul doveroso.

Lo scettico morale questiona il fatto che ci sia qualcosa di doveroso alla base delle azioni altruiste.
Basa la propria antropologia sull’egoismo e sull’autoconservazione. Siccome la morale è
convenzionale, è vacua.
L’amoralista può permettersi di resistere alla cogenza morale perché si trova in un contest
moralmente organizzato.

Connessione fra antropologia e morale.

Però, anche naturalmente, l’essere umano non prova solamente impulsi egoistici, ma anche una
preoccupazione simpatetica (D.Hume) nei confronti dei nostri congiunti.
La morale emerge quando il sentimento d’affetto viene astratto dal congiunto e spostato sul piano
universale razionale convenzionale.

Se l’amoralista prova una qualche forma di simpata, la sua posizione cade. Se non la prova non è
amoralista, è psicopatico. (Moodle)

Inoltre, l’amoralista finisce per essere immoralista, perché ha una condotta in qualche modo morale
per opposizione.
Morale

Confutazione dell’amoralismo consente a W di disinnescare alcune obiezioni classiche alla morale.


Non vuole convincere l’amoralista, ma dimostrare che si può estendere la morale anche a coloro che
oppongono resistenza. Vuole vagliare l’oggetto etico di tutti i dubbi possibili, per definirlo e
consolidarlo.
Altre relativismo

Soggettivismo:
La posizione soggettivista dice che
A) i giudizi morali di una persona affermano semplicemente i suoi atteggiamenti. Quindi il criterio è
l’utile. Soprattutto, se giudizio morale è espressione di un’individualita’, allora non è estensibile a un
piano generale.
B) I giudizi morali non raggiungono l’oggettivita’ perché non possono essere dimostrati
scientificamente.
C) Gli unici fatti del mondo sono quelli scientifici, insieme al valore che vi viene attribuito.

Fatti vs valori.

Relativismo:
A) Il giudizio assiologico ha una validità circoscritta all’ambito in cui viene formulato, ma non validità
universale.
B) Funzionalismo: giusto in un ambito significa funzionale a quell’ambito.
C) L’antrpologo dice: è sbagliato, nell’interazione fra due società, da parte di quella avvantaggiata
non interferire con quella svantaggiata.

Ma così facendo si contraddice il principio del funzionalismo, perché si esprime un giudizio


assiologico assoluto.
Ci sono atti che è necessario rifuggere a prescindere dal relativismo, come l’infibulazione.

Pregiudizi in etica, o questioni ancora aperte:


 Antiteoria: non è possibile formulare una teoria razionale della filosofia morale.
 Antropocentrico: riflessione etica rivolta solo ad ambito umano.
 Di generazione: etica della prossimità vs etica del futuro.
 Sessista: pregiudizio sulla donna e, per estensione, sull’oppresso.

Elementi del fatto morale:


 Agente: l’essere umano
 Azione: generica
 Paziente: a cui è rivolta l’azione

Estensione della rilevanza morale:


Reciprocità: finora si è ritenuto paziente morale solo colui che può ricambiare. Essa è più che altro
necessaria nella politica, ma deleteria nell’etica. È principio dell’antropocentrismo.
Non solo l’altro agente può essere paziente. Posteri non sono agenti, natura non è agente.
Etica del futuro: l’azione produce effetti futuri che non toccheranno l’agente che le compie. Questa
riflessione nasce nel contesto dello sviluppo tecnico.
Hans Jonas: necessità della riflessione etica di allargarsi alle generazioni future ed all’ambiente.
Differenziazione tra imperativo Kant e Jonas:
Passaggio dalla dimensione soggettiva a quella collettiva.
Passaggio dall’intenzione alle conseguenze.
Eristica catastrofista: riflessione etica basata su peggiore dei mondi possibili.
Morale

Morale 08-03
“principio e responsabilità” ‘’70
Jonas ha un modello di etica ambientale che non supera totalmente l'antropocentrismo, perché la
natura è letta in ottica strumentale: va preservata per consentire a uomo sopravvivenza.
Caratteri dell’etica classica:
 Natura umana è data inemendabilmente, è fissa.
 Allora anche il bene è assoluto.
 L’agire umano è circoscritto.
Lo sviluppo tecnologico attuale rende questi caratteri ampiamente superati.
Scardinando il terzo, modifica il primo ed il secondo: gli atti umani hanno conseguenze cruciali per
tutto il pianeta.
Questo implica che anche la natura umana non sia più immutaile.

Etica della tecnica:


Agire responsabilmente significa auto-limitarsi e circoscrivere l’atto che ormai è illimitato.
Principio di responsabilità: “agisci in modo che le conseguenze delle tue azioni siano compatibili con
la permanenza di un’autentica vita umana sulla terra”.
Autore anni ’70 ha ben in mente catastrofe nucleare.

Domini dell’etica:
 Metaetica
 Etica normativa
 Etica applicata > sceglie modello normativo più adeguato e lo applica ai casi specifici.

Hargrove: Etica ambientale.


L’etica ambientale mette in discussione molti dei fondamenti della storia filosofica.

Tesi antropocentriche: la natura è in funzione dell’uomo. Valore strumentale della natura.


Tesi non-antropocentriche: l’uomo è una parte della natura, non è legittimo un trattamento
privilegiato. Valore intrinseco.

Patocentrismo: è paziente morale ogni ente che può provare dolore.

Morale 09/03
La natura nell'etica;
 Guida: esiste un ordine della natura concepibile razionalmente e sulla base del
mantenimento del quale agire (Stoici, Ari). Idea che natura rispecchi ordine teologico.
È fallacia naturale: derivare da un essere un dover essere, da un'ontologia una deontologia
 Paziente: natura ha rilevanza morale nonostante non reciprocità.

Darwin è fondazione di una morale sulla natura, con predecessore in Hume. La ragione del
fondamento della morale sulla natura è la simpatia. Antropologo Tomasello.

In morale un modello descrittivo è necessario ma non sufficiente, a contrario dell’ontologia in cui è


asupicabile soltanto il descrittivo.
Morale

Ambiente: l’ambiente è Umwelt, luogo che abbraccia l’umano cioè antropocentrico, è termine che
esiste nella relazione fra luogo e umano. Anche la città è ambiente, ma si tende a dire che non sia
natura.

Tim Morton: romanticismo rivisitato. Tendenza naturale dello spirito è scissione della natura e
dell’Io, utile (Schelling) alla riflessione.

Nichilismo morale:
Af.125 Gaia Scienza: “Dio è morto”. Diogene che vaga con lanterna. Diogene incarna la parte
distruttiva. Zarathustra è parte legislativa costruttiva, dice ciò che deve ancora venire.
Mercato è luogo in cui viene attribuito un valore alle cose.
Non si può stabilire fondamento da cui dedurre dei valori assoluti. Per lo meno, questi valori non
sono stabili e universali, non sono idee imperturbabili stabilite da un creatore o intuibili da leggi
naturali. O anche dalla Razionalità stessa.
Williams: “trattare Dio come uomo morto di cui spartire l’eredità e scrivere la biografia”.
Eredità: partizone settorializzazione del sapere.
Biografia: se Dio è morto, Dio è mortale, cioè è generato. Biografia è genealogia.
Fallacia genetica: idea che avere un posto nella genealogia sia sufficiente ad autorizzare una dottrina.

Problemi di un’etica fondata su una teologia:


No autonomia: se esiste legge inequivocabile, l’agente non è più tenuto a scegliere, non si dà la
norma del proprio agire.

Morale 14-03
Etica nietzschiana:
Diogene: nichilismo passivo > pessimismo.
Connotazione cinica sottolinea primato della natura e bisogno di abbandonare le convenzioni e i
costumi.
Socrate è paradigma di un’etica a) naturale: introspettiva, verità è nella natura profonda
dell'individuo
b) non dogmatica, propone solo grandi orientamenti.
Fra atopos e unheimlich: termini dell'inquietudine, perché implicano mancanza di stabilità. Sono da
un lato Socrate e dall'altro Nietzsche. Impossibilità di stabilire ciò che è vero e ciò che è falso.
Zarathustra: nichilismo attivo > il venire meno del fondamento permette la produzione di nuovi
valori in vista del superuomo. Nuovi valori senza pretesa di stabilità assoluta: sognare sapendo di
sognare.

L’inquietudine è propria del dilemma morale di per sé : non è possibile trovare risposta vera.
Un vero dilemma di secondo livello mina completamente la certezza del primo livello.
Per svolgere riflessione morale è necessario essere scettici, sradicare il proprio pensiero dalle
certezze del primo livello.
Sono questi i limiti della riflessione etica sottolineati da B.Williams.

“trattare Dio come un uomo morto, biografia e eredità”


Genealogia: esorcismo dell’intangibilita’ del fondamento, perché ritrovandone la nascita ne
evidenzio la mortalità. Scoprendo lee cause della genesi posso ricreare, rispondendo meglio a quei
bisogni e risemantizzando le soluzioni precedenti.
Ma non devo pensare che l’ “è stato” si sufficiente a definire il “deve essere”. Un essere stato o un
essere non è mai un dover essere > fallacia genetica.
Morale

R.M.Hare “Moral thinking”: (schierato: razionalista)


sistematizzazione dei modelli etici.
 Intuitivo
 Normativo
 Metaetico
In Hare c’è ottimismo, idea di poter sciogliere il dilemma sul piano metaetico.
Il comportamento comune tende di fronte all’aporia a scivolare sul primo livello e non sul terzo.
La riflessione sul linguaggio e sull’utilizzo dei termini può sciogliere la disamina. È taglio di tipo
analitico.

Anche Williams è analitico, ma non ritiene possibile la certezza finale.

Divaricazione fra
1. Idea che la ragione possa produrre conoscenza certa (Hare)
2. Idea che non sia possibile pervenire a certezza ultima e che si debba assumere un
atteggiamento pratico differente che tenga conto dell’amoralita’

Etica descrittiva: adegua deontologia ad ontologia


Psicologia: gradi di interiorizzazione della normativita’.
Neuroscienze

Moore: i giudizi semplici non possono essere descritti, perché non sono riconducibili a categorie
superiori, né dimostrate perché non scomponibili in parti.
Non mi è chiaro il passaggio da fallacia naturalistica a fallacia di Hume

La distinzione normativa non è rigida, molto spesso non c’è schieramento esclusivo da una parte.
Consequenzialistiche (fine): giudico azione morale in base alle conseguenze che produce; cerco di
agire in vista di un telos.
Significa che i mezzi non contano? No, perché anche i mezzi comportano dei risultati.
Supererogatorio: straordinario. Spingerebbe a compiere azioni che mortificano il soggetto per
massimizzare i risultati. Come se dovessimo smettere adesso di usare tutta l’elettricità.
Ex post: è sempre giudizio postumo all’azione. Si potrebbe dire che queste valutazioni possano
orientare l’agire futuro. Ma o ci si presenta lo stesso identico fatto, o l’adeguazione del giudizio è già
più che teleologica.
Deontologica > dovere. Difficoltà di dedurre un dovere unico.
Dottrina del doppio effetto è congiunzione di queste due.

[contro il relativismo: dire che tutto è relativo e non universale crea contraddizione: è tesi
universale]

Morale 15/03
Metaetica: svolta linguistica della filosofia morale. Idea che l’analisi linguistica possa chiarire la verità
e l'oggettivita’ delle proposizioni. Chiarificazione dei significati colmano lacune del piano normativo,
idea che i dilemmi siano solo dei fraintendimenti, dele ambiguità semantiche. Però non si dice
cognitivista.
Mentre Williams è ateorico: le questioni morali superano l'ambito razionale.
Termini assiologici e deontici. Buono e giusto, mai scindibili.

Proposizioni prescrittive vs descrittive


Morale

“è giusto aiutare la vecchietta” se analisi logica, è frase prescrittiva: non posso attribuirle un valore di
verità. Questo porta a pensare che morale non abbia una piena dignità scientifica.
Il giudizio espresso comporta anche un invito, una persuasione su piano emotivo.
“è bello comportarsi così” è ambiguo

In deontologica, bene è solo verifica controfattuale del fatto di aver compiuto operazione giusta.

Problema della virtù: possibile solo in comunità ristrette in cui c’è sostrato di valori condivisi.
Anche Hume e Nietzsche sono etiche della virtù.
Praticamente: attenzione all’educazione del soggetto e alla formazione del suo carattere in toto,
perché se il soggetto ha una buona disposizione, l’azione etica deriverà da questo gratuitamente e
spontaneamente. Quindi non c’è bisogno di stabilire nessuna legge o regola (Anscombe contro
legalismo).
Presuppone l’universalismo.
È incompleta, ma sblocca dalla dicotomia consequenzialismo/deontologia. Chiarisce il carattere
plurivocita’ dei tre approcci.

Doppio effetto > Intenzione


1. Deontologico
2. Intenzionale
3. Intenzionale
4. Teleologico Quantitativo

Il rischio della teleologica nel non poter calcolare tutte le probabilità è di scivolare sul livello
intuitivo, perché la scelta potrebbe essere aleatoria.

La virtù non è come il dovere, non è prescrizione netta, ma è modello a cui guardare e da cui
ricavare autonomamente condotta.

Descrittive (psicologia, neuroscienze), metaetica (Hare), normativa (3), etica applicata (tecnologie)

Etiche applicate non implicano solo novità dell’oggetto, affrontato con vecchi modelli, ma anche
l’esigenza di formulare nuovi modelli (Jonas, estensione della rilevanza morale).

Soprannatturalismo è anche dei valori, come idee.

Naturalismo, descrittivo.

Morale 16/03
Platone e Aristotele
Eutifrone: cos’è il sacro?
È dialogo della gioventù > aporetico
Eu accusa il padre di omicidio.
SO: Cos’è il sacro?
EU: quello che io sto facendo
SO: questo è un esempio e non una definizione, non è l’essenza
EU: ciò che è caro agli dei
SO: dilemma di Eutifrone: a) caro agli dei perché è sacro, b) o è sacro perché è caro agli dei?
a. È sacralità intrinseca, ma allora dio non è fondazione; fondazione è bene in sé.
b. È qualcosa di aleatorio, arbitrario: in più perché politeismo greco in cui gli dei hanno difetti
Morale

È dilemma importante per fondazione teologica della morale.


S.Tommaso: dio è giustizia stessa, non c’è storia.

Gorgia:
 Quando anima è buona?
 Giustizia
 Retorica
 Politica
 Mito escatologico
Il bene non coincide con il piacere, ma con la virtù.
Intellettualismo etico: sapendo il bene non si può fare il mle.
“fare ingiustizia è peggio che riceverla” > se la fai, non sei felice. E se non sarai punito, sarai anchee
più infelice.
Per questo non si deve utilizzare retorica in tribunale, si può ottenere salvezza fisica ma non salvezza
dell’anima.

Politica di Callicle

Aristotele:
Virtù intellettuali (conoscenza) e morali (carattere)
Nessuna virtù è innata, se no passaggio da male a bene sarebbe passaggio di genere che è
impossibile.
La virtù si acquisisce facendola, cioè prima la si fa e poi la si ha, a contrario degli occhi che prima li si
ha e poi si vede.

Virtù è preservata dalla medietas. È distrutta dagli eccessi. È uno stato attuale.
La virtù è orientata dai piaceri e dai dolori, virtù è provare piacere per le cose giuste.
La virtù non è rispetto all’oggetto, ma rispetto a noi.
Non è una passione, non è una capacità. È una disposizione.

Virtù dianoetiche: un abito che il soggetto deve vestire per arrivare alla felicità. È agire pratico
Saggezza è una virtù pratica che consente di assegnare il giusto mezzo, e quello non è sofia, cioè non
è intelletto puro: deviazione dell’i.etico in pragmatismo razionale etico.

Morale 21/03
Intellettualismo etico > da un sapere un saper fare
Poi con Ari, bisogno di distinguere tra ragione teoretica a ragione pratica

Williams con Ari sostiene come teoretica abbia dei limiti sul pratico, e pratico non è razionalità di
tipo puramente scientifico > scetticismo.
Scetticismo può essere utile o arrendevole.
Una deriva è particolarismo: impossibile formulare legge generale ma bisogno di trattare ogni caso
come qualcosa di specifico e a sé stante. Relativismo è una forma di particolarismo che riguarda il
contesto.

Storia della filosofia morale:

Socrate: inquietante quanto nichilismo passivo (atopos = unheimlich). Non è presentare una dottrina
solida, ma scardinare tutte le teorie e le nozioni del senso comune.
NP implica Heimatlosigkeit lo spaesamento, perdita di patria cioè di fondamento (Heid)
Morale

Nichilismo attivo: posizione di nuovi valori con consapevolezza che non esistono valori universali

Come si deve vivere? (etica delle virtù)


Riferimenti interni (destra e sinistra), riferimenti esterni, punto di orientamento.
Lo strumento, la bussola, mi consente i collocare i vari aspetti. La bussola mi consente di codificare
meglio la mia intuizione, è il senso critico nel caso razionale, l’emozione nel caso sentimentalista.

Carrellologia: è problema del male minore

Imperativo kantiano
1 massima universale
2 tratta l’umanità anche come fine e non solo come mezzo

Utilitarismo: “è giusto l’atto che massimizza la felicità collettiva. La felicità collettiva è l’utilità del
maggior numero”. Bentham

Nel caso dell’uomo grasso, la scelta è più incisiva, perché egli non era prima coinvolto.
Prossimità: quanto agisco in prima persona? Questo cambia. Più le conseguenze delle mie azioni
sono remote al mio sguardo, e più la mia azione è mediata, meno ne sento la responsabilità. Se
delego l’uccisione alla macchina, sono meno coinvolto.
Exitus

Morale 22/03
Rispetto alla carrellologia, ovvero al male minore. Filippa Foot
Il doppio effetto implica un accento sull'intenzione: intenzione è ingrediente fondamentale dell’etica
da Pietro Abelardo, poi rielaborata da Tom.
Ma doppio effetto è inapplicabile al carrello, per 1 e 3.
Il carrello implica l'assunzione del mezzo cattivo per ottenere la conseguenza buona.
In questo caso il doppio effetto predica l'inazione.

Se leva è deontologica ed è più relativa al male minore, invece grasso è più relativo al bene e
consequenzialistico. (?) Perché consequenzialismo è utilitarismo Bentham.

Ma etica della virtù?


Porre l’interesse sul carattere dell’agente e dei pazienti. Se pazienti fossero dei delinquenti, e l’uomo
grasso fosse minorenne?
Questa riflessione riguarda gli elementi contestuali che possono influenzare il calcolo costi/benefici.

L’atto neutro: non può essere considerato solamente in sé, ma in un’ottica consequenzialistica.
La neutralità è predicabile quando la conseguenza negativa è solamente ipotetica e non certa.

Il fatto di non azionare la leva implica lo scarico parziale di responsabilità. Non sono più responsabile
dell’omicidio, ma solo di non averlo impedito. Ponzio Pilato.

L’esperimento simulato in 3D ha ottenuto esiti differenti rispetto a quello basato sulle vignette:
riscostruisce meglio un fenomeno reale, nel quale intervengono anche l’emotività, i fattori
concettuali inconsci cioè che è possibile instaurare una simpatia in pochi secondi, che influenza
l’azione.
Morale

L’esperimento con la vignetta è un’astrazione utile a saggiare l’efficacia dei modelli simulandone
l’attuazione, ma non è realistico.

II imperativo: gli altri possono essere dei mezzi, ma non esclusivamente dei mezzi, bensì anche come
fini. Fa riferimento a diritti inalienabili. Essa corregge l’ipotesi che si possa agire male trattando il
male come una massima universale.

Occhio: il caso dell’uomo grasso sembra essere un esempio d’intuizione del giusto, nel quale perfino
l’etica della virtù può funzionare perché il bene pare evidente. Ma quali sono i limiti di questa
universalità? Se la mia deontologia fosse di carattere antinatalista, il bene sarebbe individuato con
l’estinzione del genere umano. Essa potrebbe essere estesa a massima nella stessa misura in cui può
esserlo il giusto convenzionale, nella misura in cui non è estensibile a livello universale in nessuno
dei due casi.
Ma in linea di massima questo sembra essere l’esempio di Moore e di quell’altro che dice che ci
sono concetti prima facie, per cui comunque la morale si può fondare su qualcosa.

Caso del trapianto.


Contrasto fra deontologico e consequenzialistico. Il puro calcolo consequenzialistico è utilitaristico, si
basa sul bene maggiore e per i più. Il deontologico non accetterebbe mai il calcolo, ma tratterebbe
l’azione come sbagliata in sé. Il consequenzialistico (no doppio effetto), è disposto a male come
mezzo per bene come fine.
È caso analogo rispetto a quello dell’uomo grasso, ma vengono forniti più dettagli. Gli studenti
argomentano focalizzandosi sui dettagli ulteriori che vengono forniti.
Questa è prova che il fattore contestuale è determinante e dunque discutere l’approccio teorico di
per sé non può sufficiere.

Approccio metaetico?
Consiste nel chiarire la terminologia per liberare il campo dai fraintendimenti nelle definizioni. Ma
non libera davvero dall’aporia di fondo, non risolve il dilemma.

23/03 seminario: giustizia


Basile: Antigone, Sofocle.
Contrasto nomos: leggi convenzionali cittadine, e fusis: leggi eterne non scritte.
Le leggi di natura sono innate nell’uomo.
Ludovica: caratterizzazione dei personaggi.
Quella classica A: bene, C: male.
Antigone rappresenta il momento storico della frattura fra individuo e società: la comunità si fa altro
dal nucleo famigliare. Prima frizione dei valori.
Antigone e Sofocle rappresentano il punto di vista nostalgico e conservatore.
Teemis? Dike è giustizia.
Legge positiva non può essere autonoma. Creonte è diritto staccato da giustizia. La giustizia è
assoluta perché garantita dagli dei, invece la legge è relativa.

L’intuizione vince: la morale kantiana non avrebbe salvato l’uomo grasso. Ma essa non può essere
universale. L’universale si trova su un piano intuitivo. L’iperrazionalismo della legge

Prima facie è Ross: poteri non gerarchizzati, ma solo coordinati. Doveri intuitivi non possono essere
messi in ordine prioritario. Etica monistica può gerarchizzare.

La carta dovrebbe essere modello di verifica delle leggi.


Morale

Rowles: problema raziale. Teoria della giustizia. Neo-contrattualismo.

Contrattualismo, al di là della questione sul “diritto naturale”, è in realtà l’esempio dell’alienabilita’


del diritto.

Non confondere mai equità e uguaglianza. Tentativo di trovare uguaglianza sul piano giuridico e
computazionale, ma mantenere le particolarità individuali dal punto di vista sociale.
Giustizia non può essere gerarchica.

05/04

Asintoto = punto focale.


Il movente dell’azione morale deve essere un sentimento, ma un sentimento razionale che coincide
con il rispetto per la legge morale.
La libertà non è giustificabile a livello razionale e teorico, ma trova la sua ratio conoscendi nella
moralità: “devi dunque puoi”, il fatto di percepire la moralità come factum fonda il libero arbitrio.
La legge morale deve essere assolutamente formale cioè priva di contenuto, e autonoma. Ma essa
deve essere orientata verso il sommo bene (inconoscibile), che non può essere motivante
dell’azione, deontologica, ma può dare all’azione una prospettiva.
Sommo bene: coincidenza di virtù e felicità. Un ente finito non può raggiungerla del tutto. Può
essere l’oggetto, ma non il movente. Il movente deve ssere il rispetto della legge morale in un’etica
deontologica.
Il sommo bene coincide con i due postulati di immortalità dell’anima e esistenza di Dio.
La differenza fra movente e telos è che uno ci spinge ad agire, l’altro ci dice dove andare. L’azione
non può essere libera se in riferimento a un fine, ma deve trovare il fine in se stessa.
Internalismo vs esternalismo.
Autonomia della morale: essa non dipende da assunti che pertengono ad altre discipline regionali. La
morale è indipendente dall’apparato teoretico: essa si fonda su se stessa e si giustifica da se stessa.
Imperativo con Jonas: esso non va in contraddizione col sacrificio del futuro per il presente o al
contrario.
Per salvaguardare il futuro devo fondare la morale fuori da sé. Nuovo imperativo: “agisci in modo
che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana
sulla terra”. C’è un elemento consequenzialistico. E non è etica dell’individuo ma della collettività.

07/04

Saggio di Hare: “le regole della guerra”


Su “guerra e massacro” Nagel, “Utilitarismo e guerra” Brandt
Assolutismo vs utilitarismo
Norma specifica: seppur specifici, universali (vs atto universalistico, ma complementari)

Carniato: deterrenza
La quieta popolazione si gestisce col fungo, come negli anni di piombo
Però non è più necessario uccidere sistematicamente per affermare la propria potenza militare
Obbedienza: giustifica la presenza della morale, ma non l’azione morale
Platoon

02/05 Morale
Introduzione:
Balistreri: scuola humeana sentimentalista di Recaldano.
Morale

Per Hume la ragione assoluta è pericolosa. Comporta follia perché mette in dubbio ogni certezza.
Il sentimento è principio di realtà delle cosse. Sento ergo sum.
Se ragione non fosse subordinata a passioni, condurrebbe a derive folli.
A.Smith altro esponente importante.
Morale dipende da volontà di empatizzare, sintonizzarsi con gli altri esseri umani. Volontà di
ottenere una buona approvazione e provocare felicità negli altri.
La disapprovazione degli altri provoca solitudine e sofferenza, e innesca cambiamento
comportamentale.
Nessun intervento del ragionamento nel processo. è fenomeno istintivo.
Umano trattato come animale.
Morale di senso comune è affidabile, perché è prodotto sociale che sorge spontaneamente, da
fenomeni emotivi. Ci si può attenere a morale corrente.
No fondazione astratta e cervellotica della morale, no a tavolino nella stanza del filosofo.
Morale descrittiva: compito del filosofo non è inventare la morale, ma capire cosa regola il
meccanismo di approvazione/disapprovazione che regola la morale. Ed è il sentimento, gioia e
dolore.
Sfera morale è situata e concreta, va sviluppata in maniera empirica (= sviluppo del gusto del vino,
non sui libri). Imparare a interpretare le reazioni che un evento suscita in noi.
Cinema e letteratura incrementano senso morale, perché favoriscono immedesimazione.
No relativismo, l’oggettivita’ è sul piano dell’esperienza sociale collettiva.
Ma il sentimento sembra pilastro malfermo, perché sentimento è volubile. Hume e Smith tentano di
oggettivizzare sentimento.
C.Botti contro etica razionalista: no possibilità dell’autonomia, uomo è animale gregario. No bisogno
della ragione, no all’etica dei principi: tutte etiche dei principi riconosciuti con senso morale sono di
matrice religiosa.
Bisogna guardare al vero fenomeno dell’etica: esseri umani non agiscono moralmente appellandosi
ai principi.
Spettatore imparziale Smith.
Approvazione e disapprovazione sociale sono moventi dell’agire morale.

03/05

Hume: ricerca sui principi della morale.


Punto di partenza: il sentimento morale origina dall’emozione, e non dalla ragione.
Assioma: il bene suscita approvazione e piacere, il male suscita repulsione.
Akrasia: debolezza della morale.
Accento sull’importanza della motivazione: la moralità deve avere un carattere motivante per
spingere le persone ad agire bene. La ragione non è motivante, quindi non può essere movente. Ciò
che può essere movente è ciò che suscita una vera influenza su di noi, ed è il sentimento.
Se l’etica ha a che fare con la ragione, per riconoscere come immorale un fenomeno si deve
rintracciare un fatto che di per sé sia negativo e che spieghi perché il fenomeno sia negativo (delitto).
Difatti, la ragione può lavorare su fatti o relazioni. Ma non esiste la ragione del male di per sé > non si
trova nel fenomeno stesso ma nella particolare reazione che questo suscita.
La ragione può svolgere un ruolo di organizzazione, chiarimento e interpretazione delle passioni.

10/05 - Morale: Adam Smith


Teoria dei sentimenti morali
Simpatia è facoltà innata e non necessita di dimostrazione.
La riflessione è fondata non su un metodo logico rigoroso, ma per osservazione sperimentale.
Morale

Critica alla tesi che rintraccia origine della morale nell’egoismo dell’autoconservazione, perché si
deve pensare che sia naturale nell’essere umano anche un affetto disinteressato nei confronti degli
altri. Difatti, posso provare empatia nei confronti degli antenati e dei posteri, da cui non posso
ricavare alcuna utilità.
(Shaftesbury: provare empatia nei confronti dell’altro non è sufficiente a garantire la buona azione, io
posso sentire il male altrui senza reagire nella maniera consona (es.boja), è necessaria la razionalità
per produrre delle azioni morali, a partire dai sentimenti che le situazioni generano.)
I modelli di etiche dei princìpi fondano solamente su una razionalità asettica. Quasi mai noi agiamo
appellandoci a dei princìpi, l’unico principio fondamentale è il sentimento e non è risultato di una
riflessione razionale. La ragione sola porta alla follia. Il ragionamento assoluto dal sentimento e dal
contesto comporta una condizione di solitudine, malessere, dati da una ricerca inconcludente perché
troppo astratta. La ragione esasperata genera mostri. La vita concreta, fatta di interazioni e di
gettatezza, è la soluzione a questo solipsismo.
Negazione dell’autonomia dell’individuo: l’indipendenza non è possibile, e non è auspicabile, perché
è la nostra gregarietà a generare la solidarietà.
Ma la simpatia non ambisce all’universalità, ed è limitata al contesto sociale ristretto in cui si verifica.
L’esempio del terremoto in Cina indaga come il sentimento morale possa essere limitato, e variare
d’intensità a seconda della vicinanza emotiva e geografica dell’evento rispetto al soggetto. E invece
un danno rispetto a quello irrisorio, ma più vicino al soggetto, genera in lui un patimento più grande.
(Il sentimento morale è la fonte della morale, ma è necessario regolarlo attraverso la ragione. Difatti,
non è stata un’esasperata razionalità a provocare genocidi di indigeni e di popolazioni diverse dalla
propria, ma un’ignoranza e una brutalità di carattere passionale, come è provato dall’affinità che
questa condotta trova in comportamenti che si verificano in altri regni animali. È necessaria la ragione
per educare la passione ed estendere la rilevanza morale ad altre categorie di enti.)
Quindi, per lo stesso Smith, la simpatia è limitata e va corretta.
È la ragione che consente il passaggio da una morale degli affetti a una morale universale, l’arbitro
interiore che c’è in noi. Questo consente di evitare la deriva egoista, ed a produrre
l’immedesimazione.
Lo spettatore imparziale che è in noi guarda alle cose in maniera più distaccata e più generale, e mi
consente di dirigere la mia emozione verso contesti lontani da me.
MA questa seconda natura non è razionale in senso stretto, perché non è consapevole... è anch’essa
qualcosa che nasce in maniera spontanea. Ma comunque è qualcosa che va imparato e sviluppato.
Metafora della vista: vedendo un edificio da lontano, questo ci risulta molto piccolo. Ma è innata o
automatica in noi la stima, che ci consente di proporzionare l’oggetto. Per ridimensionare le cose, è
necessario non guardare dentro di sé, ma uscire dalla propria prospettiva.
Lo spettatore imparziale produce approvazione e disapprovazione oggettiva nei confronti delle azioni
soggettive. Evitare rischio dell’egoismo.
Lo spettatore imparziale non è Dio né la coscienza (!), ma le convenzioni che si sviluppano insieme
alla costruzione della società.
Ma la società non è una costruzione artificiale, bensì il risultato di un’opera naturale. La prospettiva
degli empiristi è negazione della autonomia della ragione e orienta verso la naturalità e quasi
l’incoscienza di tutti i pensieri.
Lo spettatore imparziale allora dipende dalla società su cui è plasmato. Ma non è impossibile
estendere l’ambito di un solo spettatore imparziale.
Amore della lode vs amore dell’essere degni di lode.
Lo spettatore imparziale si forma attraverso i vari rimandi di approvazione e disapprovazione che
l’individuo da infante percepisce. Dinamica azione-reazione, di un grande organismo sociale. I nostri
comportamenti sono condizionati dalle reazioni degli altri. Il tutto, ancora, avviene in una maniera
totalmente spontanea.
Morale

Non c’è mai un principio o una massima assolutamente applicabili e universali, ma sempre un
approccio specie-specifico, una totale attualità e un’indipendenza del caso particolare.
Diversa collocazione della simpatia rispetto a Hume.

11/05 – Fra Kant e Hume


Lecaldano: lo studio dell’etica è sempre ricostruzione della sua genesi.
Anche Kant, con l’imperativo, vuole ricostruire il processo morale che già regola le nostre azioni.
Tentativo di confrontarsi con la morale di senso comune.
Tanto Kant quanto Hume sostengono l’oggettività della morale, e tentano di formulare una teoria
universalizzabile.
Ciò che distingue, è l’oggetto che si individua come motore dell’azione morale: da un lato, la morale
deve prescindere il più possibile dalle passioni, e deve essere messa avanti a un ragionamento.
Dall’altro, invece, la passione e l’empatia guidano l’azione. Immedesimarsi nell’altro.
(Es. della correzione genetica dei feti che hanno un codice non “normale”. Rischio, proprio quello di
eleggere una normalità).
Esempio del deposito: ottengo una proprietà di un amico morto.
Kant: non posso tenere la proprietà, perché se tutti facessero così non ci sarebbe più proprietà.
Hume: se io fossi il morto, o fossi il parente, vorrei che l’oggetto fosse restituito.
Smith: l’utilità sociale mi impone di restituire, ma senza che io faccia il calcolo: lo spettatore mi
spinge a restituire l’oggetto senza che io abbia bisogno di saperne il perché, ma la vera ragione è che
questo spettatore si sviluppa insieme alla società per la conservazione della stessa società.
!Quello che mi rimane, è solamente un dogma di cui forse non conosco il fondamento, ma che rispetto
per ottenere l’approvazione sociale e per non sentire il rimpianto della coscienza, che è l’espressione
della stessa morale comune!.
Le conclusioni sono comuni, ma il motore diverge.
Lecaldano riconduce tutte le etiche dei principi a una tradizione di matrice religiosa.
(La riflessione di Smith non mi sembra incompatibile con queste tipologie di morale: prenderemo
come esempio il divorzio. In epoche non tanto remote, esso era considerato un crimine di tipo morale.
La ragione, che questa pratica mina l’ordine sociale e sovverte degli equilibri. Non tutti quelli che, in
passato, hanno compreso le vere ragioni del divieto; ma tutti hanno sentito la gravità del principio e si
sono sentiti male all’idea di infrangerlo.)
La prospettiva humiana sembra più aperta a un confronto, mentre quella kantiana potrebbe permettere
al soggetto di arrivare alla soluzione da solo.
Smith si allinea parzialmente con la tradizione stoica, perché introduce la necessità del controllo di sé,
e della sospensione.
Spettatore imparziale come riformulazione del “punto di vista fermo e generale”.
Hume: regola morale è vicina a regola del gusto. Attore m come saggiatore di vini.
Perché accentuare tanto la distinzione fra ragione e sentimento, che invece sembrano facoltà
complementari? Prima di tutto, per un fine euristico: allora è lecito esasperare, separare logicamente.
La prospettiva di Hume, che vuole accantonare totalmente la ragione, finisce per descrivere le nostre
vite come eventi regolati da processi di cui il soggetto non ha alcun controllo. La sua soluzione a
questa mancanza di libertà consiste nella solidarietà: riconoscere nell’altro la mia stessa condizione,
mi consente di dimezzare la sofferenza e di affrontare insieme ad esso la vita.
Una descrizione che ritrae la pochezza umana. In Hume, l’Io non esiste.
Kant invece postula, come il libero arbitrio così la ragione stessa. L’idea di una ragione indipendente,
autonoma rispetto alla flessibilità del mondo, alla regola del concreto, è l’idea di Dio (?).
In Hume sono eliminati i tre ultimi momenti dei livelli di Kohlberg: non si supera mai il livello
convenzionale della moralità.
Morale

C’è possibilità di processo evolutivo dello spettatore imparziale. Se per Kant la morale è una cosa
assoluta e immobile, perché è un’esigenza logica e razionale, la morale humiana invece è un processo
storico, qualcosa che si sviluppa fisiologicamente a partire dalle manifestazioni più semplici della
socialità: la famiglia. La morale non è innata, ma si sviluppa insieme alla società stessa.
Rispetto ad Aristotele: l’etica della virtù è vicina al modello humiano; se la virtù ha a che fare col
carattere, la morale non è una scelta istantanea, ma un processo, che si attua a partire dall’educazione
e dall’abitudine al fare bene. Abitudine vs scelta.
L’impostazione è simile; se da un lato ciò che regola il percorso è il giusto mezzo, dall’altro è
l’utilità sociale.
Non si pensi che allora lo spettatore imparziale coincida con la morale di senso comune tout court: lo
spettatore imparziale si può anche allontanare dai vecchi costumi, acquisire una parziale indipendenza
rispetto al proprio contesto.
Il PVFG e lo SI sono due momenti ulteriori, come dei filtri che contrastano, o motivano l’azione, che
origina dalle passioni.
P.252, Smith:
Giusto e ingiusto dipendono da verifica dell’immedesimazione, che passa attraverso il “giudice equo”.
Sembra affine alla legge universale kantiana, ma non passa per un ragionamento calcolato: è qualcosa
che avviene spontaneamente nei processi mentali umani.
Idea che l’identità personale è un dono sociale. No, cosa stabile e connaturata all’individuo, ma
risultato di compromesso con la società.
Prg.6: descritto lo sdoppiamento che contraddistingue ogni azione morale.

L’amore per la lode semplice comporterebbe una


totale genuflessione ai meccanismi della morale comune. Ma noi non vogliamo l’approvazione del
pubblico, bensì dello spettatore imparziale.

17/05 - Carol Gilligan e l’etica della cura


Immagini del rapporto
Attraverso esperimenti scientifici si riscontra la propensione dei soggetti ad avere morali diverse in
base al sesso.
Jake & Amy: Esperimento kohlberghiano con intervista ai bambini. Dilemma di Heinz.
L’esperimento conferma la tendenza del genere femminile a fermarsi a uno stato inferiore della
gerarchia morale (secondo/terzo stadio, morale della punizione/intuitiva), mentre il genere maschile si
situa fra il quarto e quinto stadio (autonomia dei principi: consequenzialismo/deontologica), perché è
più portato a sviluppare un pensiero di carattere logico-razionale.
Jake: individua il conflitto ideologico, spersonalizzando la vicenda. Poi risolve il problema morale
come se fosse un problema matematico, inserendo i valori in una gerarchia ed eleggendo il migliore.
Individua il conflitto fra proprietà privata e diritto alla vita, e dà priorità al secondo.
Lecaldano critica questo: m dei principi spersonalizza la riflessione morale, ma così si stacca dalle
persone.
Amy: non è in grado di scindere i valori dal rapporto, individuare la gerarchia dei valori. Tentativo di
trovare una soluzione alternativa che concili le varie necessità. Non si preoccupa del problema isolato,
ma calcola le conseguenze a lungo termine: gli agenti non sono delle posizioni ideologiche
disincarnate, ma delle persone a tutti gli effetti che vivono una vita articolata, dalla quale vita non si
Morale

può prescindere nel calcolo del giudizio. Amy si preoccupa delle conseguenze nei rapporti
interpersonali che si protraggono nel tempo. Es. Heinz non può rubare perché andrà in prigione e non
potrà più occuparsi della moglie.
Lei non vede il dilemma come un problema matematico, ma come una narrazione.
Antico principio per cui le donne sono troppo sentimentali, emotive, e non padroneggiano pienamente
la ragione (Ari).
Ma questa emotività fa sì che la donna, di fronte al dilemma, non si basi sulla difesa dell’autonomia e
nel distacco della persona, ma sulla capacità di armonizzare le posizioni di tutti: “tutti vanno salvati”.
Essa non vede gli individui, ma i rapporti. Rete vs gerarchia.
Questo, in virtù di dei principi humiani: contro l’autonomia del soggetto e per l’interdipendenza fra
individui, mondo come interazione empatica fra persone; identità come dono sociale.
Modello maschile: etica dei principi.
Modello femminile: etica della cura.
Giusnaturalismo vs responsabilità. Ragione vs empatia.
Contro l’idea che la moralità sia solo una forma di conoscenza. Non è conoscenza del bene e
decisione del bene. Morale prescinde dalla scelta, e non può non essere pratica: la morale è il modo in
cui interagiamo con l’ambiente. L’idea della morale indipendente porta a pensare di doversi
allontanare dagli altri per evitare la dipendenza da loro, ma questa dipendenza va riconosciuta.
Modello di etica della cura è quello materno.
Julian Savulesku: filosofo contemporaneo influente.
Gilligan propone tre stadi di sviluppo:
- pensa solo a se stesso,
- pensa al rapporto con l’altro,
- concilia me e l’altro perché mi consente di non sacrificare sé per l’altro, concili attenzione di
te e dell’altro.
Modello morale a livelli sottoscritto da Caterina Botti.

18/05 - Caterina Botti: etica femminista


Prospettive femministe
Constatazione del fatto che non ci siano esponenti del genere femminile nella storia della filosofia
(morale).
Condivide assunto emotivista: impossibile prescindere dalle condizioni particolari dell’agente. La
ragione non è il terreno di un confronto imparziale: i filosofi uomini assumono l’esistenza di una
ragione assoluta universale, con la quale giustificano il proprio punto di vista particolare. E dicono:
“la ragione è una sola, è un retaggio della tradizione filosofica e matematica occidentale, e tutti vi si
devono approssimare”.
Questo esclude dalla riflessione un enorme porzione della vita concreta, rappresentata da qualcosa che
prescinde la ragione: una sensibilità al rapporto e alla società.
L’egemonia patriarcale ha sempre soffocato la voce femminile, che avrebbe espresso questo
contributo complementare rispetto a quello logico.
La voce femminile esprime la reale opacità del mondo.
(La razionalità consiste fondamentalmente nella manipolazione di dei segni e nella capacità di operare
su questi segni, attraverso un procedimento rigoroso, per ottenere degli esiti. In questo senso, si può
dire che la donna e il subalterno debbano assumere questo come veicolo del loro pensiero, e che fin
ora siano stati meno in grado di esprimerlo.)
(L’idea del filosofo padre è che la ragione sia un dispositivo che consente di cogliere chiaramente il
quadro complessivo. Ma se la realtà non è effettivamente chiara ed ordinata, diciamo razionale,
siccome non c’è un’entità garante che la sostenga, allora l’approccio razionale potrebbe essere una
Morale

rielaborazione che non può accedere alla verità perché interrotta dai propri stessi filtri, e che fornisce
una rappresentazione corrotta della realtà. Se la conoscenza deve essere congenere rispetto al suo
oggetto, l’unico modo per rappresentare fedelmente la realtà è quello lirico, poetico.
Ma la rielaborazione razionale non genera qualcosa di fittizio di per sé, seppur non restituisca un
facsimile esatto della realtà. Difatti le leggi fisiche, seppur approssimanti e falsificanti rispetto alla
realtà, sono efficaci: esse consentono di creare delle macchine, e delle tecniche. Questi artifici non
sono meno reali della realtà stessa, non sono sovrannaturali. Dunque, partecipano della realtà
proteiforme quanto tutti gli elementi proteiformi, pur essendo razionali: le maschere non hanno
minore consistenza ontologica degli spiriti.)
Critica alla presunzione del padre, che formula un quadro della realtà fondato sulla convinzione di
essere perfetto, e di essere lo specchio del mondo.
L’etica femminista professa un’ammissione di ignoranza, un’assunzione di umiltà.
Non più morale come strumento di giudizio, per verificare la giustizia delle azioni altrui: ma solo
come mezzo di comprensione dei bisogni dell’altro. “L’altro che ci abita”. + difficile comprendere i
bisogni dell’altro da un punto di vista empatico, ma unico mezzo: la prospettiva razionalista stilava
dei bisogni (a propria immagine) e li introiettava nell’altro, per poi tornarci e comprenderli.
Hume: abbandono della ragione = abbandono di Dio = abbandono dell’io.
Stretta corrispondenza fra etica della cura ed etica della virtù. Non esiste giusto o sbagliato assoluti,
né efficacia di un calcolo, che non può davvero cogliere il bisogno dell’altro, ma solo riformularlo.
Tutto ciò che si può fare è un lavoro sul proprio carattere, per accrescere la propria sensibilità.
Centralità di una virtù della critica di sé: ammissione dei propri limiti razionali, umiltà, discussione
del proprio giudizio. Stare nello ZEH^N.
Fabio: l’etica della virtù, non presentando precetti chiari, potrebbe risolversi in qualcosa di
elitario. Ci sarebbe bisogno di un intervento politico per estendere la facoltà morale.
Balistreri: questo già avviene ed è il presupposto dei sistemi educativi contemporanei.
Fedro: l’elitarismo è prerogativa della razionalità che esclude, perché ha
bisogno di chiavi intellettuali d’accesso. L’empatia è qualcosa di innato, va
risvegliata con l’educazione. Ciò che non consente l’estensione della facoltà
sono gli strascichi del dio, il retaggio dell’impostazione razionale della
società, in cui esistono classi, esiste dominato ed esiste dominante.
Gabriele: la sospensione del giudizio non fossilizza l’azione?
Niccolò: allora dovremmo diventare tolleranti nei confronti di un assassino, perché ci
rendiamo conto delle condizioni che lo hanno portato ad agire ed empatizziamo?
Fedro: potrebbe cambiare finalmente il paradigma della punizione. Una cura
sanitaria del reo, un vero tentativo di rieducazione e non la reclusione in un
campo di concentramento.
!Questo comporta un diverso trattamento dello stato nei confronti dei
cittadini: non li si ritiene più totalmente responsabili delle proprie azioni?
Sam: ciò che è anche molto difficile, è accettare la cura dell’altro (es. anziani che non
accettano le cure mediche). E anche osservare la sospensione del giudizio dell’altro, può
essere doloroso, anche perché questo giudizio dà conferme, dà un certo tipo di attenzione. Ma
anche la cura è un’attenzione, però è un’attenzione non oggettificante.
Mantenere la cura sospendendo il giudizio: come si può fare con i fascisti?
L’universalismo inibisce la diversità, non solo degli altri ma anche di noi stessi.
Il dilemma di Anna Karenina.
Il maschio rimuove la cura dal proprio orizzonte filosofico, perché ha rimosso psicologicamente. Ma
essa non va inventata, è sempre esistita.
Sentimento morale come habitus (=virtù), come abilità che va accresciuta attraverso l’azione, e anche
attraverso l’impegno. La simpatia è limitata, e va accresciuta.
Morale

Collega: ma quando devo sospendere il giudizio? E come faccio a capire se ho giudicato


bene? Se non c’è nessun valore assoluto, allora relativismo. Ma c u r a è un principio.
La riflessione emotivista è fortemente specie-specifica, proprio perché non c’è principio generale. È
necessario analizzare ogni caso concreto come a sé stante, perché lo si vuole inserire all’interno di una
narrazione.
. . . Due punti di vista: cura solo x rapporti persona x persona vs cura anche universalizzabile.
Held: amore del mondo.
Collega: posso sospendere il giudizio sull’altro, ma l’autocritica è il pilastro della crescita
personale.
B: non fare violenza su se stessi è il primo passo della crescita. Anche l’io è un altro.

23/05 - Virginia Held


Etica femminista
Ricapitolazione: etica della cura o etica femminista si pone in linea di continuità con la riflessione
sentimentalista scozzese.
Grande rimozione del sentimento nella storia del pensiero. Attributi femminili marginalizzati nella
tradizione filosofica (e culturale), e relegati alla sfera privata e domestica.
Polarizzazione di ragione e cura nella dicotomia uomo-donna.
L’uomo rappresenta l’umanità, nella ragione; la donna rappresenta la natura, nella cura.
Topos della donna come natura, come ananke, come cosa di terra.
Dicotomie:
- uomo / donna
- cultura / natura
- pubblico / privato
Donna ricondotta a sfera biologica, esclusa dalle attività più propriamente umane.
La riproduzione è ciclica, l’umanesimo lineare e progressivo.
L’attività biologica non implica nessuna creatività, ed essendo necessitata è ingovernabile e non
implica nessuna scelta. No scelta = no morale.
Tesi di Held: ribaltare questa concezione parziale.
Non è vero che la sfera domestica non può essere moralizzata, si può agire bene o male a seconda
della propria sensibilità.
Annette Baier: riflessione intorno al concetto di fiducia.
Fiducia gioca ruolo centrale nei rapporti umani, ma è stata trascurata.
Critica all’autonomia del soggetto: noi non siamo delle monadi, indipendenti rispetto al contesto, ma
proprio siamo il risultato di un’interazione sociale.
La cura non è qualcosa di innato e naturale, ma anche quella implica un’educazione e lo sviluppo
della sensibilità, non è spontanea, infatti molte donne sono cattive madri.
Le ricostruzioni dell’umano date dai filosofi venerandi non sono realistiche, ma presentano qualcosa
di sovrannaturale nell’umano: una ragione come facoltà pura a priori, trascendente dal mondo.
Immagine dell’umano assoluto dai propri rapporti: umano in sé. Non esiste nulla come l’umano in sé,
è un’astrazione. Non ha senso basarsi su un’immagine fuorviante dell’umano per fondare una teoria
etica, perché produrrà delle azioni inadeguate per il mondo.
La sfera teorica condiziona quella politica.
Il gesto di Ettore: queste differenze culturali derivano dal fatto che la donna sia molto più legata ai
processi naturali, mentre l’uomo ne è più indipendente e dunque pensa di potervisi distaccare.
La paternità come condizione conquistata, scelta, attraverso un’educazione alla sensibilità.
Ma anche la maternità, invero, è una condizione a cui educarsi; è una scelta, e può essere una fonte
dalla quale ricavare dei principi morali.
Morale

Seppure anche gli altri animali presentino un istinto alla maternità, la maternità umana è particolare
perché implica il linguaggio.
Contro all’idea che la donna sia sottoposta a leggi biologiche più di quanto non lo sia l’uomo, critica
al fatto che artificiale diventa sovrannaturale.
Pag.68: “La creazione di nuove persone sociali e di nuovi tipi di persone è potenzialmente la più
innovativa di tutte le attività umane”.
Maternità non come attività ripetitiva e ciclica, ma creativa e contributiva per il progresso.
Formazione di nuovi caratteri è punto centrale dello sviluppo etico: etica delle virtù.
Pag.64: Contro l’appello al relativismo. No etica della situazione.
Il sentimento non è qualcosa di soggettivo, ma l’empatia è qualcosa di universalmente condivisibile.
L’appello all’esperienza, imprescindibile, non impedisce la generalizzazione; ma anzi proprio
l’esperienza delle sensazioni, mie e del collettivo, rispetto ad un fenomeno, mi consente di formare
una categoria generale.
Pp.32-33: azione morale è scelta consapevole basata su riflessione sui sentimenti, vagliati da processo
critico.
Pag.35: indipendenza della morale dalle convinzioni personali, proprio perché il sentimentalismo è
indipendente dai principi.
Non dobbiamo scegliere cosa è giusto in base alla teoria, ma la teoria in base a cosa è giusto.
=Smith: errore partire da riflessione astratta ed assoluta ed applicarla; ma invece partire da caso
particolare e sentire ciò che è giusto, per poi eleggere la teoria più adeguata.
Rispetto al mondo animale: se la moralità è la capacità di approvare o disapprovare delle azioni, in
base alla sensazione che ci suscitano, secondo l’utilità sociale, allora anche gli animali hanno questa
capacità.
Ale: cura nel quadro evoluzionistico. No discontinuità, salto, fra morale animale ed umano, no
differenza di genere ma di grado. Processo di evoluzione della socialità.
Contro l’imparzialità.
Iniquità di genere dipende da degenerazione del razionale.

24/05 – Joan C. Tronto


Confini morali

Le autrici trattate si occupano più, e prima di tutto, di un’analisi descrittiva: tentativo di ricostruire il
fenomeno della morale per come già funziona.
Legame fra l’etica e la politica: assumendo una determinata teoria morale, ci si schiera
necessariamente anche sul campo politico.
Gli autori tradizionali non hanno restituito una ricostruzione oggettiva della morale, e i loro quadri
morali rispecchiano il loro carattere misogino, e il loro stile di vita schivo e asociale.
Morale deontologica sul principio: morale ingegneristica. Approccio top-down.
Mentre cura è approccio down-top.
Constatazione che la cura sia marginalizzata nella società, e siano sminuite le persone che ne fanno
professione.
Come si può conciliare la politica con la morale? Da un lato non le si può scindere, dall’altro,
avvicinarle troppo, implica il ritorno allo stato etico.
L’atteggiamento sentimentalista, non comporta un giudizio che dà priorità agli affetti, e quindi è
parziale? Ma dare priorità ai propri cari è normale, ed è anche ragionevole.
C’è differenza fra il mostrare affetto perché lo si sente, e mostrarlo perché lo si ritiene giusto.
Definizione di cura: un rivolgersi a qualcosa di altro da se, non solo con l’interesse e con l’attenzione,
ma anche con l’azione e l’impegno.
Morale

La comprensione della fragilità e del bisogno, mio e anche altrui, implica proprio una cogenza della
responsabilità, cioè costringe a prendere una posizione.
Il tutto nasce dall’identificazione del bisogno. Da questo, scaturisce l’impegno.
P.146: quattro momenti della cura, e quattro virtù:
 Attenzione (ai bisogni), Simone Bayer teorica dell’attenzione come virtù. E l’attenzione si
dirige – fuori, - orizzontalmente; =/ razionalismo. L’attenzione implica la vuotezza del
pensiero, perché il pensiero deve essere permeabile allo stimolo altrui. Passività del pensiero.
 Responsabilità spesso percepite come conformità all’obbligo. In verità, si tratta di assumersi
un impegno costante. Non è un concetto tanto politico-filosofico, quanto antropologico.
 Competenza come capacità di distinguere fra cure adeguate e cure inadeguate.
 Reattività del destinatario alla cura ricevuta. Cioè bilanciamento fra agente e paziente.
Bisogno di chi presta la cura e bisogno di chi la riceve. Non si deve sacrificare completamente
se stessi, questo non farebbe male solo a noi, ma inficerebbe anche la stessa attività di cura.

25/05 – P. Bloom: Contro l’empatia


Una difesa della razionalità
La moralità nasce dall’empatia, e l’empatia è necessaria; ma non sufficiente. L’empatia istantanea non
è ancora materia di moralità, perché è parziale.
Aspetto riflessivo della moralità: basata su un’autocritica, giudizio su se stessi e sulle proprie
emozioni immediate > sguardo fermo e generale; spettatore imparziale. Smith: ricerchiamo la
simpatia delle altre persone e dello spettatore, che riassume l’opinione comune, la società.
Bloom non critica l’empatia in senso assoluto, ma le prospettive che la considerano sufficiente alla
moralità.

30/05 – E. Pulcini: Tra cura e giustizia


Le passioni come risorsa sociale
Necessità di estendere i propri confini empatici attraverso l’immaginazione, per accedere alla sfera
morale.
L’immaginazione viene sviluppata attraverso la vita in società, che comporta naturalmente un
confronto con una realtà più ampia e meno soggettiva.
Ma la base della moralità non può che essere l’empatia: l’unica ragione per cui so che il male è
sbagliato e il bene è giusto, è che ho provato male su me stesso e so che è una condizione non
desiderabile. Non c’è nessuna consapevolezza innata del giusto e dello sbagliato.
Metafora del teatro in Smith: a forza di guardare le azioni e le reazioni del pubblico, apprendiamo in
maniera spontanea e per abitudine
Totalmente negata l’oggettività della morale, oltreché l’autonomia della ragione.
Non siamo in società perché abbiamo firmato un contratto di collaborazione e non belligeranza, ma
per una spontanea connessione con la vulnerabilità dell’altro.
Distinzione fra passioni in generale e passioni morali. Le passioni sono di per sé neutre.
Importanza dello scrupolo e dell’attenzione: capacità di affinare il proprio sentimento morale
attraverso l’esperienza.
In sentimentalismo, la moralità è capire cosa è giusto a partire dai casi particolari.
Gilligan vs Hobbes: la morale non nasce solo dalla necessità di tutelare i propri interessi privati,
perché l’uomo non è caratterizzato solo da egoismo, ma anche da una naturale apertura e inclinazione
sociale.
Morale

Se nel sentimentalismo è difficile trovare un punto di incontro, perché ogni soggettività è diversa, nel
razionalismo questo è ancora più difficile, ed è inevitabile raggiungere l’aporia. L’empatia è più
aperta all’altro perché non riconosce valori assoluti invariabili ed è disposta a sospendere il giudizio.

31/05 – H. Kuhse: Cura contro giustizia


L’etica e la professione di infermiera

Giustizia: princìpi con cui una società civile regola il proprio buon agire. Importanza dei princìpi di
equità.
Le teorie della giustizia fondano sull’assunto dell’autonomia dell’individuo, e della sua libertà, che
non va lesa. Teoria dei diritti fondamentali, inalienabili. Diritto di non subire interferenze alla mia
azione.
Cura: no all’autonomia (né alla libertà, forse).
I due sistemi sembrano quindi essere incoerenti: come possiamo armonizzarli? Come innestare il
paradigma della cura sullo sfondo della giustizia?
Questo contrasto emerge già negli esperimenti di Gilligan, sul binomio Amy/Jake: se lui fa
riferimento a una gerarchia di diritti, lei cerca di salvare tutti.
Pulcini: sì a integrazione della cura coi diritti, coi valori dell’uguaglianza e dell’autodeterminazione.
Se l’etica della giustizia tutela il diritto di ciascuno all’autodeterminazione, tuttavia lo fa per via di
prescrizioni del tutto formali e astratte; la cura è rispetto ad essa complementare e assurge alla sua
realizzazione sul piano pratico, garantendo l’effettivo coinvolgimento del soggetto e la cogenza della
legge, che altrimenti rimarrebbe assoluta, cioè slegata dalla contingenza.
La critica è al modello liberale, che tutela la libertà da impedimenti ma non garantisce la libertà di
fare, nel senso che non fornisce i mezzi per prendere l’iniziativa.
Libertà negativa vs libertà positiva.

06/06 – M. Nussbaum
Estensione della rilevanza morale agli esseri non senzienti.
Le categorie interessanti sono: animali non umani, vegetali, enti extra-organici, macchine.
Prima di tutto, generazioni future.
Per capire quali enti si possono considerare pazienti, è necessario fare prima una riflessione
antropologica: cos’è l’essere umano? Quali criteri definiscono un essere umano? E quali criteri
definiscono la vita?
Es. dell’embrione. Capire cosa definisce la persona è fondamentale per capire come trattare enti
dall’umanità ambigua.
L’animalismo è posizione che identifica la persona col corpo. Altre posizioni, ritengono che la
persona prescinda dal corpo.
Su Hume intorno all’individuo: non c’è nulla che garantisca la presenza dell’io, ma solo pensieri
sparsi, unici. Cos’è che garantisce l’identità diacronica del soggetto? La società non basta, perché
allora l’io sarebbe estrinseco dall’individuo. Il corpo non basta, perché possono verificarsi delle totali
modificazioni del contenuto psicologico. Allora il sé è un’invenzione che emerge dal contatto del
singolo col collettivo, in un contesto tecnologico.
Generazioni future: pazienti che non sono, perché saranno.
Derek Parfit, Persone e Ragioni: le azioni dell’oggi coinvolgono le persone del domani, e le
determinano.
Morale

Il discorso delle generazioni future genera dilemmi se combinato con quello dell’aborto: quando
interrompo una gravidanza sto impedendo un’identità. Il bambino ha una rilevanza umana se non nel
presente, almeno nel futuro. L’embrione è umano se considerato in potenza.
Allora: non dare la vita a un bambino perché non avrebbe la migliore possibile, è un discorso
incoerente: quella vita sarebbe la migliore per quel bambino, perché sarebbe l’unica; il bambino che
nascesse da una gravidanza diversa sarebbe un bambino diverso.
Il discorso è più radicale: il danno si verifica solo se metti qualcuno in una condizione peggiore
rispetto a quella che potrebbero avere. Ma quelle specifiche generazioni potevano vivere solo
nell’orizzonte in cui vivono.
La soluzione deve tenere conto dei paradossi intorno all’identità. Bisogna trovare la vera ragione per
cui sia meglio garantire un panorama migliore ai posteri.
Adottando un’ottica utilitaristica, si potrebbe facilmente dire che è bene garantire la massima felicità
nel mondo futuro. Ma basandosi solo su un criterio utilitaristico gli esiti sono molteplici: la massima
felicità è contabile e limitata, e allora come posso dire se sia meglio che molte persone ne abbiano
poca, o poche persone ne abbiano tanta?

07/06 – M. Nussbaum
Animali non umani: essi sono pazienti nella misura in cui provano dolore.
L’atteggiamento di coloro che escludono l’animale dalla sfera etica è definito specismo (Singer).
A partire da riflessione Bentham e P. Singer.
È possibile considerare gli animali come pazienti solo se il criterio della morale è non la ragione, ma il
sentimento. Kant riteneva che solo i soggetti morali, ovvero coloro che possono accedere alla legge
universale, possono avere una rilevanza morale.
Nussbaum parte da Aristotele: “c’è qualcosa di mirabile in tutte le forme di vita”.
Ma anche a forme di vita non senzienti possono essere presi in considerazione; biocentrismo
(Taylor). Il dispositivo empatico, però, a fatica riesce ad essere applicato in questi casi, perché un ente
non senziente non può suscitare il meccanismo sentimentale. La natura non ha nessun valore morale
intrinseco. L’approccio olistico consente di attribuire valore alla terra, ma Lecaldano propone
un’ottica senziocentrica.
Il sentimentalismo consente di trattare la natura in maniera solamente strumentale, come condizione
della vita degli esseri sentimentalmente validi.
Al pianeta è indifferente la propria sorte.
L’idea è che ciò che è naturale non sia giusto tout court, anche ciò che è naturale può essere
modificato.

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