Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
La filosofia morale si occupa dal punto di vista filosofico della moralità, che costituisce un
oggetto specifico, diverso da altri oggetti della filosofia
Innanzitutto riguarda tutti, al contrario di altri oggetti della filosofia. Tutti – a quanto ci risulta -
pronunciamo giudizi morali su azioni e persone, indipendente dal tipo di moralità sostenuta.
Tutti usano i termini giusto, sbagliato, buono, cattivo, dovere, responsabilità in senso morale
In secondo luogo la riteniamo qualcosa di importante
I.
Una posizione ampiamente diffusa, in particolare nel corso della riflessione filosofico-morale
novecentesca, è quella per la quale la delimitazione della sfera della moralità possa avere
carattere neutrale, sia cioè indipendente dalla specifica posizione morale che si assume dal
punto di vista normativo o valutativo. In questa direzione va l’indagine condotta sui concetti di
norma e di obbligo o dovere da uno dei maggiori filosofi del diritto del XX secolo, H.L.A. Hart,
nel libro Il concetto del diritto (1961). Secondo Sidgwick Outlines of a history of ethics, 1886),
un’etica che mette a centro i concetti prescrittivi di obbligo, dovere, giusto e sbagliato è
caratteristico del pensiero etico moderno rispetto a quello antico, che privilegia nozioni
valutative come bene o buono.
Il sommario esposto qui di seguito delinea, con qualche minima modifica o integrazione, il
modo in cui Hart nel libro menzionato cerca di determinare lo spazio del dovere.
Le norme come direzione o guida della condotta negli ambiti più vari. La molteplicità delle
norme: norme tecniche, norme pragmatiche, norme che producono obblighi o doveri
Tre universi normativi: morale, diritto, etichetta. Il terzo universo, l’etichetta o le cosiddette
“buone maniere”, è controverso: si tratta di veri e propri obblighi?
II.
Etica e diritto
III.
La supererogazione
La nozione di “obbligo” o “dovere” e lo spazio di ciò che sta o potrebbe stare al di là del dovere
ma è moralmente significativo: la supererogazione. Urmson: Saints and Heroes (1958)
NOTA. Naturalmente l’idea che sia possibile una caratterizzazione neutrale della sfera della
moralità può essere contestata, per esempio sostenendo che la moralità riguarda certi valori o
certi beni: dovendo indicare di quali beni si tratti, questo tipo di caratterizzazione non può
essere neutrale, ma deve assumere un giudizio di valore su beni specifici, che possono essere la
felicità, l’autonomia, il benessere, la dignità, e così via.
IV.
La comunità morale.
Una domanda importante riguarda l’estensione della comunità degli individui moralmente
significativi: chi fa parte della comunità degli individui moralmente significativi?
La tradizione moderna individua i destinatari dei doveri in tre classi di individui: se stessi, Dio,
e gli altri esseri umani. Kant, alla fine del Settecento, sostiene che l’etica debba essere
completamente autonoma dalla religione e che quindi non ci siano, dal punto di vista
strettamente morale, doveri verso Dio, ma solo doveri verso esseri umani, overo verso se stessi
e verso gli altri.
Nel pensiero contemporaneo, all’incirca a partire dagli anni Settanta del secolo scorso –
momento di “crisi” delle società occidentali - ci si è posta la domanda se non facciano parte
della comunità morale anche individui diversi da quelli della tradizione, per esempio: