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FILOSOFIA MORALE

Prof. Luca Fonnesu

Sommario delle lezioni introduttive

La moralità. Delimitazione di una sfera

La filosofia morale si occupa dal punto di vista filosofico della moralità, che costituisce un
oggetto specifico, diverso da altri oggetti della filosofia
Innanzitutto riguarda tutti, al contrario di altri oggetti della filosofia. Tutti – a quanto ci risulta -
pronunciamo giudizi morali su azioni e persone, indipendente dal tipo di moralità sostenuta.
Tutti usano i termini giusto, sbagliato, buono, cattivo, dovere, responsabilità in senso morale
In secondo luogo la riteniamo qualcosa di importante

I.

Hart: i concetti prescrittivi, le norme e gli obblighi o doveri

Una posizione ampiamente diffusa, in particolare nel corso della riflessione filosofico-morale
novecentesca, è quella per la quale la delimitazione della sfera della moralità possa avere
carattere neutrale, sia cioè indipendente dalla specifica posizione morale che si assume dal
punto di vista normativo o valutativo. In questa direzione va l’indagine condotta sui concetti di
norma e di obbligo o dovere da uno dei maggiori filosofi del diritto del XX secolo, H.L.A. Hart,
nel libro Il concetto del diritto (1961). Secondo Sidgwick Outlines of a history of ethics, 1886),
un’etica che mette a centro i concetti prescrittivi di obbligo, dovere, giusto e sbagliato è
caratteristico del pensiero etico moderno rispetto a quello antico, che privilegia nozioni
valutative come bene o buono.
Il sommario esposto qui di seguito delinea, con qualche minima modifica o integrazione, il
modo in cui Hart nel libro menzionato cerca di determinare lo spazio del dovere.

Le norme come direzione o guida della condotta negli ambiti più vari. La molteplicità delle
norme: norme tecniche, norme pragmatiche, norme che producono obblighi o doveri

Tre universi normativi: morale, diritto, etichetta. Il terzo universo, l’etichetta o le cosiddette
“buone maniere”, è controverso: si tratta di veri e propri obblighi?

Doveri e obblighi. L’idea di dovere o di obbligo è un’idea per la quale il comportamento


umano, o certe azioni o omissioni, vengono resi non-facoltativi o obbligatori. In questa
prospettiva è centrale l’idea della norma, ma non tutte le norme producono obblighi o doveri

Si può parlare di norme che impongono obblighi o doveri quando

1. è persistente la generale richiesta di conformità e quando è grande la richiesta di


pressione sociale che si fa sentire su coloro che deviano da esse.
2. le norme sostenute da questa seria pressione vengono considerate importanti perché
sono ritenute necessarie per il mantenimento della vita sociale o di qualche
caratteristica di questa altamente apprezzata.
3. si ammette generalmente che la condotta richiesta da queste norme, benché benefica
per gli altri, possa essere in conflitto con il desiderio o con l’interesse della persona
soggetta all’obbligo.
Le norme morali sono soltanto una parte delle numerose norme non-giuridiche di una società,
anche se la maggior parte di queste ultime riguardano ambiti estremamente limitati (per esempio
il modo di vestire, i cerimoniali, i giochi di vario genere), mentre le norme morali e gli obblighi
relativi (come le norme e gli obblighi giuridici) riguardano quello che si deve o non si deve fare
in circostanze e situazioni che ricorrono costantemente nella vita di un gruppo sociale.

Caratteri degli obblighi morali:


a. l’importanza, b. l’immunità da mutamenti deliberati, c. il carattere volontario delle violazioni
degli obblighi morali, d. il tipo di sanzione delle violazioni degli obblighi morali, diverso da
quella delle violazioni degli obblighi giuridici, e. la specifica forma di pressione morale.

a. L’importanza è il primo carattere degli obblighi morali, e li distingue anche da alcuni


obblighi giuridici, che non sempre sono “importanti”. Più difficile è chiarire in cosa consista
questa importanza, anche se è comunemente accettata l’idea che la propria moralità, quella che
viene accettata autonomamente da un soggetto (e che naturalmente non è necessario che sia la
morale corrente nel proprio gruppo sociale) sia per quel soggetto qualcosa di importante. Questa
importanza si esprime in più modi:
- gli obblighi morali vengono adempiuti anche contro la spinta di desideri, passioni e interessi
personali
- la pressione sociale viene esercitata non solo per ottenere l’adempimento degli obblighi, ma
anche perché i princìpi morali vengano insegnati e comunicati a tutti i membri della società
- la mancata accettazione dei princìpi morali provocherebbe rilevanti conseguenze negative.
b. L’immunità da mutamenti deliberati non significa che le norme morali siano imodificabili
– il che sarebbe chiaramente discutibile – ma che esse non dipendono dalla statuizione in un
momento determinato della validità o della cessazione di validità della norma, come invece
avviene nel caso delle norme giuridiche, valide dal momento della loro emanazione e non più
valde dal momento della loro abrogazione
c. Il carattere volontario delle violazioni degli obblighi morali significa la necessità del
carattere intenzionale dell’azione che viola l’obbligo morale e la scusabilità delle azioni non
intenzionali. Nell’ambito morale non si dà quella responsabilità oggettiva che si dà invece in
ambito giuridico (se provoco un danno non intenzionalmente sono comunque giudicamente
tenuto a ripararlo).
d. La sanzione caratteristica delle violazioni degli obblighi morali non è una sanzione di tipo
fisico, come è invece quella delle violazioni degli obblighi giuridici. Nel caso morale la
sanzione caratteristica è la disapprovazione o il biasimo morale, che può avere sia carattere
esterno (verso gli altri) sia carattere interno (verso se stessi: il rincrescimento morale)
e. La specifica forma di pressione morale, oltre alla sanzione, consiste nel fatto che il
richiamo al rispetto delle norme morali, e all’adempimento degli obblighi morali, come cose
importanti per se stesse.

II.

Etica e diritto

Il rapporto tra etica e diritto. Giusnaturalismo e positivismo giuridico. L’ambiguità della


“natura”. La crisi del positivismo giuridico.

III.

La supererogazione

La nozione di “obbligo” o “dovere” e lo spazio di ciò che sta o potrebbe stare al di là del dovere
ma è moralmente significativo: la supererogazione. Urmson: Saints and Heroes (1958)
NOTA. Naturalmente l’idea che sia possibile una caratterizzazione neutrale della sfera della
moralità può essere contestata, per esempio sostenendo che la moralità riguarda certi valori o
certi beni: dovendo indicare di quali beni si tratti, questo tipo di caratterizzazione non può
essere neutrale, ma deve assumere un giudizio di valore su beni specifici, che possono essere la
felicità, l’autonomia, il benessere, la dignità, e così via.

IV.

La comunità morale.

Una domanda importante riguarda l’estensione della comunità degli individui moralmente
significativi: chi fa parte della comunità degli individui moralmente significativi?

La tradizione moderna individua i destinatari dei doveri in tre classi di individui: se stessi, Dio,
e gli altri esseri umani. Kant, alla fine del Settecento, sostiene che l’etica debba essere
completamente autonoma dalla religione e che quindi non ci siano, dal punto di vista
strettamente morale, doveri verso Dio, ma solo doveri verso esseri umani, overo verso se stessi
e verso gli altri.

Nel pensiero contemporaneo, all’incirca a partire dagli anni Settanta del secolo scorso –
momento di “crisi” delle società occidentali - ci si è posta la domanda se non facciano parte
della comunità morale anche individui diversi da quelli della tradizione, per esempio:

- esseri umani (o animali umani) non attuali (generazioni future)


- esseri animali non-umani, con vari tipi di argomenti (es.: l’utilitarismo di Peter
Singer, i “soggetti-di-una-vita” di Tom Regan)
- l’ambiente

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