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ETICA
Il problema
di scegliere
e saper
scegliere
LA NECESSITA’ di “principi
principi di riferimento”
riferimento
La crisi delle certezze che caratterizza il mondo contemporaneo,
contemporaneo, e di cui ciascuno di noi fa esperienza ogni volta che si
trova a dover decidere se è giusto o no sostenere
sostenere una certa legge, acconsentire o meno a una pratica medica, ma anche
quando si tratta di rinunciare a una comodità per il bene comune o al consumo di una merce prodotta da aziende che non
tengono in nessun conto i diritti umani, rende quanto mai importante e urgente riflettere sul significato delle nostre
azioni e sulle ragionini dell’attuale crisi di certezze. Chiunque può intuitivamente comprendere che non è possibile vivere
senza una qualche idea di cosa è bene fare e di cosa è opportuno evitare.
• Occorre quindi attraverso l’individuazione di norme e valori, dare ordine a un mondo, mondo in cui regnano disordine e
rietà. Per questo si è sviluppata la ricerca di regole universali,, principi che siano capaci di guidare gli
provvisorietà.
uomini indipendentemente
ntemente dal contesto storico-politico
storico politico e dai sistemi legislativi contingenti.
• Il disorientamento e la confusione della società contemporanea, poranea, l’impressione diffusa che non esistano più valori
forti, che tutto sia possibile e tutto sia permesso, reclamano il ritorno alla responsabilità e al coraggio della
riflessione.
Cominciamo cercando di capire…
Le CAUSE della crisi delle certezze
I grandi sistemi ideologici, con la loro fiducia nel progresso storico, a cui
ogni uomo partecipa
tecipa perché è parte di un gruppo sociale di cui condivide
regole e sorte (si pensi alla rivoluzione francese e alle battaglie per i diritti umani,
alla rivoluzione industriale, alle lotte del proletariato), hanno ceduto il passo
all’individualismo: non sono più gli interessi e i valori della collettività che
guidano l’agire ma quelli dell’individuo.
dell’indi Nel vuoto morale lasciato dai grandi
ideali, l’uomo
mo si ripiega su se stesso:
stesso non combatte più per la libertà,
l’autonomia, i diritti umani e sociali, ma si concentra su valori tesi solo
solo alla soddisfazione di piaceri momentanei e
permissivi, improntati a una felicità a buon mercato e al culto del benessere personale, che valorizzano i singoli sin
desideri egoistici (èè bene ciò che piace a me).
me
In questa prospettiva non si valuta se è bene bene possedere un’auto che inquina molto, perché l’unico criterio che guida
l’acquisto è il desiderio di possederla. Non ci si domanda se un immigrato ha diritto, anche lui, a una vita dignitosa, perché
perch
l’unica cosa degna di considerazione è che la sua presenza
presenza crea dei problemi e ci infastidisce (dunque
( basta portarlo a
soffrire lontano dalla nostra vista e dalle nostre orecchie).
orecchie). Non importa se le scarpe che si indossiamo sono state
fabbricate da un bambino sfruttato, sono belle e alla moda, e tanto ci basta.
L’analisi etimologica rivela una parentela stretta fra le due parole: ur derivando il termine etica dal greco ethos e il
parole pur
termine morale dal latino mores, entrambe esprimono contenuti similari che si riferiscono a costumi, usanze, abitudini,
modi di agire determinati dalla consuetudine.
• Tuttavia l’ETICA ha una dimensione più teorica della morale: l’etica indaga e stabilisce i principi (i VALORI) sulla
base dei quali la morale costruisce l’insieme delle norme che regolanolano l’agire pratico. L’etica è una dottrina che si
pone al di sopra e al di là anche delle singole culture, esprimendo quei valori universali cui ispirarsi. E’ suo compito
portare alla luce i fondamenti
damenti ultimi dell’agire morale:
morale: che cos’è il bene, che cos’è la giustizia, ecc. L’etica è la base,
il fondamento su cui si costruisce
sce la morale.
• La MORALE ha quindi una dimensione pratica poiché procede costruendo le norme di comportamento comportamen sulla
base dei principi espressi dall’etica, norme che consentono all’uomo di orientarsi nella vita: questa azione è buona,
questo comportamento è giusto, ecc..ecc
Cosa
osa intendiamo quando parliamo di
valori e norme?
• I valori, (principi) sono le definizioni generali di bene e
male. Il valore è un concetto astratto,
astratto che intende
rappresentare dei “beni” per la persona,
persona ossia ciò che
più le può stare “a cuore”.
Il valore ci attira a sé.
In quanto tali si situano fuori della persona,
persona ed hanno,
perciò, una forza enorme ed autonoma nel muovere
la persona verso di essi. Sono anche modelli che
consentono di esprimere i giudizi morali, cioè di
valutare se una situazione o un’azione
zione è giusta
o ingiusta rispetto a questi principi.
La piramide dei valori
Ci sono tanti valori e tanti tipi di valori.
Alcuni sono dei “veri” beni,
altri sono solo beni “apparenti”,
altri ancora sono solo dei beni “parziali”
ed altri ancora, infine,, non lo sono affatto.
Non basta quindi scegliere dei valori
o tanti valori nella nostra vita: bisogna
piuttosto avere pochi valori, ma
essere sicuri che siano veri valori!
C’è una gerarchia tra i valori:
l’ordine in me e attorno a me può
crescere sempre più nella misura
in cui sarò capace di scegliere,
amare e vivere secondo
la gerarchia dei valori.
I valori sono impegnativi
Scegliere i valori “veri” è una cosa difficile, soprattutto nell’adolescenza, in periodi di confusione e di cambiamenti
personali e sociali; amare i valori scelti è cosa che può costare molto, perché i valori sono impegnativi; vivere in
modo coerente i valori scelti ed amati è un compito da rinnovare giorno dopo giorno, perché non è una scelta ed
un’operazione compiuta una volta per sempre ma da compiere e rinnovare in ogni gesto.
• Le norme si riferiscono invece all’applicazione pratica dei principi. Sono le regole che una comunità si dà,
ispirandosi ai principi, per orientare la vita individuale e sociale alla realizzazione di quei principi.
Ogni uomo per orientarsi nella vita ha dunque bisogno di valori e norme che gli servono da riferimento ogni volta che
deve prendere una decisione e compiere un’azione: senza principi e senza regole non sono possibili nè l’esistenza
singola, né la convivenza civile.
Un uomo deve infatti essere in grado di giudicare il significato delle proprie azioni sia in
riferimento alla propria vita (E giusto che io lavori o che dorma tutto il giorno? Mentire è un male?),
sia in riferimento alle altre persone (Ho il diritto di rubare? E sbagliato usare la violenza? ).
Senso dell’esistenza e sistemi etici
Prima di addentrarci a definire che cos’è l’etica,
vediamo di definire da dove hanno origine i valori.
Qual è l’origine dei sistemi etici ? (cioè l’insieme di valori e norme)
Nell’interrogarsi sul significato della propria esistenza (perché si nasce, si vive, si muore),
l’uomo individua delle risposte, delle spiegazioni, intorno alle quali si strutturano le diverse
concezioni della vita e del mondo.
L’ETICA CRISTIANA
La ricerca religiosa, rispetto ai grandi interrogativi esistenziali, per
molti è risolutiva: tutte le religioni forniscono delle risposte e
offrono un rimedio al disorientamento e alla paura che spesso sor-
prendono l’uomo nel corso della sua vita.
• Soffermandoci sulla risposta data dalla religione ebraico-
cristiana nella Bibbia è evidente l’atteggiamento di Dio che
pur punendo l’uomo che pecca, non lo abbandona mai al suo
destino, anzi interviene più volte nella sua storia: la volontà
divina tesa a salvare il suo popolo si traduce nella storia
attraversi dei Patti di Alleanza.
In particolare l’ALLEANZA tra Dio e l’uomo è siglata dall’adesione ai 10 COMANDAMENTI dati a Mosè sul Sinai.
Le norme di comportamento codificate nel Decalogo furono alla base della legislazione di Israele e sono alla base della
morale giudaica e cristiana.
Le “Dieci Parole” non sono un elenco di rigide norme da osservare alla lettera, ma piuttosto sono valori fondamentali
ed essenziali per l’uomo proposti da Dio: l’importanza del Decalogo è proprio quella di individuare e sancire un insieme
di valori che esprimono il senso autentico e fondamentale dei rapporti che l’uomo deve instaurare con Dio, con gli altri,
con se stesso e con la natura, per vivere bene, per realizzarsi sia come uomo sia come figlio di Dio.
I comandamenti che regolano il rapporto con Dio sono:
“Non uccidere”
Questo comandamento va collocato nel contesto culturale
cultu dell’antico popolo
ebraico, in cui la persona singola decideva arbitrariamente la vendetta verso il
prossimo nel caso avesse subito un torto, e dove l’oppressione sociale contro i
poveri era molto forte. Viene affermato il valore della vita dell’uomo come
fondamentale: nessuno può arrogarsi il diritto di disporre della vita di un altro
o deciderne la morte. La vita umana è considerata
consi sacra in quanto proviene da
Dio.
“Non rubare”
Nell’antichità, quando i ricchi sfruttavano
fruttavano i poveri, riducendoli
ridu spesso
in schiavitù, la proprietà era garanzia di autonomia e di libertà. Il
comandamento è formulato con la massima ampiezza: vieta ogni
attentato ai beni del prossimo
simo in quanto minaccia per la sua libertà.
libertà
Questo comandamento
damento indirizza l’uomo verso la giustizia e la carità
nella gestione dei beni materiali e legati al lavoro umano.
La riflessione della Chiesa sul problema (cfr. Catechismo della Chiesa
Cattolica, n. 2409), sempre attuale, dell’uso dei beni è basata su tre t
principi fondamentali:
o i beni della terra sono destinati a tutti perché Dio è Padre di tutti e pertanto devono essere partecipati
equamente a tutti;
o la proprietà dei beni è necessaria per salvaguardare la dignità della persona e l’esercizio della libertà;
libert
o la proprietà privata ha una funzione sociale e l’autorità competente la può limitare per il bene di tutti.