Sei sulla pagina 1di 56

Teologia III

Introduzione alla Bioetica – Aramini

Capitolo III: IL PANORAMA ATTUALE

1 - La bioetica laica
Si intende con questo termine quella che non fa riferimento a fonti o criteri riconducibili alla teologia
morale cristiana e si avvale di elementi provenienti dalle correnti della filosofia contemporanea.
In modo più specifico con il termine bioetica laica si fa riferimento alla corrente della bioetica
anglosassone.
L’obiettivo di questa bioetica è quello di creare un approccio libero da qualunque vincolo e di
ricercare consenso partendo dal dibattito pubblico delle questioni morali di grande rilevanza; un
elemento centrale è poi la considerazione della società pluralistica in cui si agisce, la quale impone
il rispetto e la negoziazione di diverse posizioni morali
La bioetica laica fa riferimento ad una serie di principi:
 Principio di autonomia = l’autorità per le azioni svolte che coinvolgono gli altri deriva dal
consenso di questi ultimi che sono partecipanti e coinvolti; senza tale principio non c’è
autorità ed è solo il consenso che le da origine. Questo principio è riassumibile con la
massima “non fare agli altri ciò che essi non vorrebbero che fosse fatto loro” e con il
rispetto reciproco
 Principio di beneficenza = rispetto degli accordi esplicitamente stipulati. In parte si rifà al
precedente principio e può essere riassunto con la massima “fa agli altri il loro bene”
 Principio di giustizia
 Principio di non maleficenza
Ai fini di comprendere meglio questa impostazione della bioetica è utile trattare il caso della
fecondazione assistita e prendere in considerazione il pensiero di Engelhaerdt
Secondo questo autore l’uomo utilizza tutti i suoi mezzi disponibili per assoggettare la natura e
controllarne gli effetti indesiderati ; l’uomo non ha alcun obbligo di soggezione nei confronti della
natura anzi, ha tutto il diritto di rimodellarla secondo i propri bisogni e necessità
Per argomentare la fecondazione assistita Engelhaerdt afferma che “l’inizio della vita umana
biologica non è immediatamente seguito dall’inizio della vita di una persona”
Per Engelhaerdt si devono distinguere tre livelli:
 Livello vita biologica
Sono necessarie tutti e tre per avere un soggetto
 Livello vita mentale considerabile come persona e in particolare un
 Livello della vita della persona livello di vita mentale superiore
Solo se si ha una vita mentale sviluppata si può essere considerato agente morale e persona.
I feti o gli embrioni, e persino gli infanti secondo la definizione data non possono essere considerati
come persone al cento per cento in quanto non hanno il livello mentale superiore, o almeno non
ancora. Addirittura Engelhaerdt da maggior valore agli animali sviluppati piuttosto che all’uomo
nelle sue fasi di vita iniziali.
Il valore del feto non è intrinseco ma è attribuito a cui egli appartiene ed egli può essere visto come
una particolare forma di proprietà; oltre che un valore positivo al feto può esserne attribuito anche
uno negativo. La stessa cosa vale per i diritti; il feto non ha di per se ma è oggetto di quelli che
sono i diritti dei suoi “proprietari”
Con queste affermazioni si nega il concetto di natura umana come caratteristica intrinseca:
essendo che l’infante non è meritevole di tutele in quanto non è persona significa che non gli viene
riconosciuta una dignità di essere umano e non può essere titolare di diritti.
Engelhaerdt ritiene che i valori i principi, la morale vanno decisi a prescindere dalla natura umana
e che questa abbia solo una funzione materialistica e meccanicistica (= regole funzionamento
organismo). La natura non ha nulla a che fare con le regole o con il diritto. La natura non ha quindi
uno scopo o una funzione precisi e per questo la morale e i suoi precetti devono essere posti
dall’uomo solo in base all’ordine che egli da alla realtà.
Negazione del valore normativo di natura e principio di autonomia individuale concorrono a
rendere l’esperienza di vita umana relativa, subordinata al libero arbitrio umano.
Con queste concezioni il legislatore ha un potere limitato in quanto il feto è proprietà provata e non
può agire nei confronti dei possessori. Engelhaerdt sostiene che dopo il nostro il corpo, sperma

~1~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

ovuli zigoti e feti prodotti ci appartengono e sono una nostra estensione a disposizione secondo i
nostri desideri (= i figli non sono un dono di Dio ma qualcosa che è desiderio dei genitori).
La mancanza di valore dei feti viene poi applicata in tutti quei casi in cui si deve decidere nei loro
confronti, fecondazione in vitro, aborto, sperimentazioni …
Nel caso dell’aborto i criteri di Engelhaerdt sono:
 Il feto non è persona
 La donna ha diritto di avere il controllo del proprio corpo
 La donna ha diritto di prendere le proprie decisioni riguardo alla riproduzione
Nel caso della fecondazione in vitro gli ultimi due punti non sono implicati e c’è solo lo status di feto
per affrontare le questioni morali.
Essendo che i feti non sono persone in senso stretto ma prodotti, che i diritti sono riconducibili ai
loro possessori e che non sembrano avere capacità mentali per provare dolore è possibile la
fecondazione a fini sperimentali. Gli elementi da tenere in considerazione sono:
 Ottenere il consenso di coloro che hanno generato l’embrione
 Nel’utilizzo dei feti vengono lese persone in senso stretto???
Nel caso di fecondazione artificiale a fini riproduttivi Engelhaerdt si dimostra del tutto favorevole; si
dimostra critico nei confronti di chi la ritiene una pratica innaturale perché prevede la
masturbazione (Engelhaerdt “da sempre l’uomo utilizza capacità fisiche in modo non naturale che
non sarebbe mai presente in mammiferi inferiori). Engelhaerdt motiva ulteriormente l’utilità di
questa pratica sostenendo che
 Essendo poi che la natura non ha influenza nelle questioni morali bisogna dimenticare le
circostanze che rendono impossibile la normale fecondazione
 Viene messa in luce la tensione fra uomo biologico, talvolta difettoso, e uomo razionale.
Diventa un modo per correggere la natura
 Permette di realizzare un progetto di genitorialità razionale che si sviluppa fra soggetti
razionali
 La questione degli embrioni sovra numerali è irrilevanti secondo le caratteristiche elencate
prima
Possono emergere dei problemi morali significativi per quanto riguarda le promesse e i vincoli di
fiducia che legano le persone coinvolte
Critiche da muovere alla visione di Engelhaerdt sono l’estrema povertà, l’erronea concezione della
persona divisa in persona potenziale e persona in senso stretto che non esiste nella realtà.

2 - La bioetica di ispirazione cattolica


È la bioetica collegata al rapporto fede-teologia- verità. La posizione più diffusa in italia è il
personalismo, che considera i valori fondandoli sulla realtà metafisica della persona. Questa
visione fa anche molto affidamento sulla legge morale naturale la quale sostiene che “l’uomo è per
sua natura è un essere morale e che la ragione umana è, di per se, ragione pratica e morale” la
legge morale nasce dalla natura umana trovando in essa la struttura che la sostiene; la legge
naturale, in questo caso, è la luce della nostra intelligenza.
La bioetica personalista rilegge i principi di quella anglosassone cercando di integrarli con la
ricerca della virtù; l’obiettivo è quello di proporre una teoria, che eviti il rischio di emotivismo
soggettivistico.
Nell’ottica di ispirazione cattolica i principi forniscono le indicazioni generali dei comportamenti;le
virtù consentono il riconoscimento del comportamento buono, la motivazione dell’obbedienza ai
principi, l’interiorizzazione della norma e l’attuazione del dovere. Si innesca un principio di
reciprocità essendo che il riconoscimento e l’attuazione di principi sono possibili solo se si è
virtuosi e si rispettano e riconoscono gli obblighi morali,
Altra caratteristica del personalismo è la visione della persona umana come uniformità inscindibile
di spirito e corpo che rende il valore di soggetto e non di oggetto; con questa visione non solo il
corpo partecipa alla dignità umana ma è anche portatore di istanze valoriali.
Da questo assioma ontologico discendono alcuni principi fondamentali e specifici che orientano la
soluzione dei dilemmi e si aggiungono a quelli precedenti. Principi specifici della bioetica
personalista sono

~2~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

 La difesa della vita fisica = la vita corporea è un valore fondamentale per mezzo del quale
la persona si realizza e entra nel tempo e nello spazio. Solamente il bene totale e spirituale
vengono prima e solo a motivo di questi due beni è possibile il sacrificio della corporeità.
Insieme alla vita va pure tutelata la salute dell’uomo
 Il principio terapeutico o della totalità = atti medici sono possibili a condizione che
l’intervento su una parte del corpo abbia come fine la salvaguardia dell’intero soggetto
 Il principio di libertà e responsabilità = per quanto riguarda l’attuazione di un progetto di
vita. L’atto umano si compone di esercizio della libertà e responsabilità nei confronti di altri
e se
 Il principio di socialità = la relazione è naturale. L’uomo è impegnato nella costruzione del
bene comune di tutti;, ogni uomo che promuove la propria vita e salute promuove il bene
della società e così la società promuove la vita e la salute del singolo
 Principio di sussidiarietà = ogni uomo è il primo responsabile della propria salute e ha il
diritto-dovere di operare per salvaguardarla. Dove il singolo non è in grado di promuovere
la tutela della propria vita la società deve intervenire per assicurargli il raggiungimento degli
standard minimi

3 - Il problema del pluralismo etico


È un concetto insuperabile o si ha la possibilità di giungere a principi oggettivi capaci di trovare
l’accordo di più parti??? Prima di arrivarci si devono analizzare forme di pseudo moralità diffuse
che generano un processo di privatizzazione della coscienza e accreditano l’idea che il pluralismo
sia insuperabile:
 Bioetica emotivista = criterio esclusi ovo è il desiderio del soggetto; la propria vita e delle
cose ce ci appartengono sono condizionate totalmente dal sentire del soggetto. Il sogg
vuole un figlio quindi deve poterlo avere come quando e secondo le modalità che definisce,
la stessa cosa capita se non lo vuole
 Bioetica utilitarista = il criterio determinante è il tipo di profitto e i parametri di scelta sono
economici
 Bioetica sociologista = il valore di riferimento è l’opinione dominante: la vita umana nei suoi
vari stadi dipende dal valore che la cultura o l’ideologia prevalente sono disposte a
riconoscerle

~3~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

Capitolo IV: CHE COS’È LA BIOETICA

1 - Definizione di bioetica e suo statuto epistemologico


Nonostante la recente formazione della disciplina essa presenta una storia significativa; di
particolare attenzione è poi la questione della sua definizione.
Generalmente perché si abbia una nuova disciplina scientifica è necessario avere:
 Nuova attività conoscitiva individuata con l’oggetto formale, cioè l’apparato teorico che
serve all’indagine e il tipo di domande che si pone di indagare
 L’oggetto materiale costituto dall’ambito del reale in cui si indaga
Esempio: indagine sull’uomo il medesimo oggetto materiale (l’uomo con se sue condotte) genera
diverse discipline sulla base dei differenti oggetti formali medicina filosofia psicologia
La bioetica può essere considerata una nuova disciplina solo se, almeno l’oggetto formale,è
originale e si distingue dagli altri
Reich da due differenti definizioni di biologia nella sua enciclopedia:
1. La bioetica è definita come lo studio sistematico del comportamento umano nel campo
delle scienze della vita e della salute, a patto che questo comportamento sia esaminato alla
luce di valori e principi morali
Problemi di questa definizione sono che non chiarisce se la bioetica è una scienza
descrittiva o normativa e se i principi morali si riferiscono in generale o meno
2. Bioetica è un termine composto derivato da Bios=vita e ethike=etica; essa può essere
definita come lo studio sistematico delle dimensioni morali (=vita morale,decisioni, condotte
politiche) delle scienze della vita e della cura della salute usando le diverse tecniche in un
quadro interdisciplinare.
In questa seconda definizione che cerca di correggere la prima sono state introdotte alcune
idee di Hauerwas, per il quale le domande bioetiche andrebbero formulate alla luce di
un’etica della virtù che ci fa interrogare sul tipo di persone che vogliamo essere (in questa
concezione quindi si amplia anche l’oggetto formale
Ancora oggi il problema della definizione non è concluso o scontato e si ritrovano diverse posizioni.
Le principali sono:
 La bioetica è una disciplina autonoma distinta dall’etica medica, dalla medicina legale e
dalla deontologia. Seconda questa prospettiva l’etica è competente in 4 ambiti:
o I problemi etici delle professioni sanitarie
o Problemi etici emergenti nell’ambito delle ricerche sull’uomo, anche se non
direttamente terapeutiche
o Problemi sociali connessi alle politiche sanitarie, politiche di pianificazione familiare
o controllo demografico
o Problemi relativi all’intervento sulla vita degli altri esseri viventi(piante organismi
animali)e in generale a tutto ciò che si riferisce alla vita dell’ecosistema.
La differenza con la deontologia medica risiede nel fatto che essa ha come oggetto le
norme di comportamento specifiche delle professioni sanitarie; la finalità della biotica
consiste nell’analisi razionale dei problemi morali legati alla biomedicina e della loro
connessione con gli ambiti del diritto e delle scienze umane; implica l’obiettivo di trovare
una strada condivida e rispettosa di tutte le credenze che abbia un fondamento razionale e
una metodologia scientificamente adeguata per rispondere alle questioni.
Gli strumenti tipici della bioetica sono una specifica metodologia interdisciplinare che
esamina in modo approfondito e aggiornatola natura del fatto biomedico(=momento
epistemologico)e ne rivela le implicazioni sul piano antropologico(=momento
antropologico)individuandone le “soluzioni etiche”e le giustificazioni(=momento applicativo)
Sgreccia articola la materia della bioetica in tre distinti momenti:
1. Bioetica generale che si occupa delle fondazioni etiche, è il discorso sui valori e sui
principi originari delle fonti . È una vera e propria filosofia morla e
2. Bioetica speciale che analizza i grandi problemi affrontati sempre in generale sia in
campo medico, quanto sul territorio biologico, affronta le grandi tematiche

~4~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

3. Bioetica clinica che esamina nel concreto la prassi medica o il caso clinico

67-68

 La bioetica è etica applicata= posizione tenuta da:


o Scarpelli “La bioetica è l’etica particolarmente relativa ai fenomeni della vita
organica del corpo, della generazione, dello sviluppo, della maturità e della
vecchiaia, della salute, della malattia e della morte”
o Lecaldano “È necessario semplificare e unificare i criteri di valutazione sell’agire
umano ed è per questo inutile aprire nuove branche nell’etica: i nuovi problemi
vanni affrontati con i principi etici già noti”
o Bellino “Le innovazioni tecnologiche spingono l’etica non a trovare nuovi principi ma
a sviluppare tutte le implicazioni derivate dai principi che essa ha già. Pertanto la
bioetica non è una cosa nuova ma è la stessa vecchia tica applicata a problemi
particolari”
o Anche il libro si orienta secondo questa prospettiva senza però misconoscere le
ragioni delle altre. La ragione di questa scelta sta nel fatto che l’oggetto materiale
della bioetica è costituito dalle tecno scienze mentre l’oggetto formale comprende le
domande che l’etica prone per il raggiungimento della vita buona(= non c’è quindi
una nuova scienza)
 Bioetica come etica nuova = miglior sostenitore è Jonas. Partendo dal confronto fra etica e
bioetica arriva a concludere che quest’ultima è una cosa nuova dalla prima.
Per Jonas le caratteristiche del’etica tradizionale erano “l’azione sul mondo non umano no
era oggetto di studio, l’etica era antropocentrica e limitata alla relazione uomo-uomo, la
moralità aveva un campo d’azione immediato corrispondente con il qui e ora, le
conseguenze erano lasciate al caso, al destino o alla Provvidenza”
L’avvento della tecnologia ha comunque mutato questo quadro e si sono sviluppate nuove
possibilità; le vecchie credenze non sono più adatte ed è per questo che è il caso di avere
una nuova etica che sappia valutare gli effetti dell’uomo e del suo agire
 Bioetica come branca della filosofia morale = autore di riferimento è Pessina.Egli critica la
visione della bioetica come etica applicata sostenendo che in questa visione non ci sia uno
sforzo interpretativo sufficiente e si corre in rischio di abbandonarsi alla tradizione
precedente. Pessina propone di considerare la bioetica quale attività filosofica che si
interroga sulla tecnologia e si pone come coscienza critica1 della civiltà tecnologica

2 - I problemi fondamentali della bioetica generale


Non si vuole riaprire la questione del pluralismo etico
Il paradigma dei principi della prima biotica anglosassone è stato criticato all’etica delle virtù per la
sua incapacità di comprendere l’esperienza morale dei soggetti coinvolti nelle varie situazioni: il
paradigma dei principi era basato sul “che cosa bisogna fare”ma si è aggiunto anche la domanda
del “che relazioni si vogliono istaurare con gli altri”che ha complicato la riflessione.

1
È il livello di chiarificazione e di valutazione morale dello specifico contenuto pratico e teorico introdotto
dalle tecno scienze
~5~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

Sgreccia e di Pietro sostengono la necessità di integrare i due paradigmi dei principi e delle virtùin
quanti i principi evitano il rischio dell’emotivismo soggettivistico mentre le virtù motivano
all’impegno etico attivo e costante. Fra principi e virtù si instaura un rapporto di reciprocità: il
riconoscimento e l’attuazione del dovere sono possibili solo se si è virtuosi e se si rispettano e
riconoscono nella prassi gli obblighi morali.
L’integrazione principi-virtù è ritenuta insufficiente da Bellino secondo cui questi due paradigmi
devono integrarsi a loro volta con un terzo: quella della complessità. Quest’ultimo paradigma
rappresenta l’insieme delle grandi questioni etiche che il nostro tempo deve fronteggiare. È
all’interno di questo contesto che si deve collocare la scelta del singolo.
Per avere una bioetica adatta il primo pazzo è l’abbandono di una scienza puramente cognitivista,
formale, capace di fornire solo conoscenze per decisioni supposte.
In secondo luogo l’etica deve essere ascolto dell’altro e avvicinamento. È alla presenza dell’altro
che si scatena il libero arbitrio e nasce la necessità morale, la relazione è l’elemento scatenante e
determinante. La relazione ha alcune caratteristiche:
 Normatività = Se l’uomo è un essere in relazione con e per qualcuno e la relazione è
intrinsecamente normativa (dato che non c’è relazione sociale che non preveda norme) le
norme sono a loro volta condizioni per la realizzazione dell’essere umano e la normatività
non è esterna alla persona
 Partità ontologica a priori fra gli uomini altrimenti non si può avere una relazione reciproca
In questa prospettiva di relazione la moralità è base per la relazione.

2.2 - Il rapporto dell’uomo con la tecno scienza / il rapporto fra scienza ed etica
La questione della libertà della ricerca scientifica non è un argomento nuovo ma oggi essa si pone
sotto una luce diversa in quanto l’uomo stesso è diventato oggetto di studio e di sperimentazione.
Molte sono le voci che si levano a chiedere regolamentazione della ricerca ed esistono già
documenti che vietano la clonazione, la sperimentazione sugli embrioni … nell’ ambito italiano il
comitato nazionale per la bioetica si è espresso sul tema della clonazione; nel documento redatto
sosteneva che la fonte dei problemi etici non si trova nella libertà della ricerca scientifica, e che a
costruire il problema etico:
 Modalità di ricerca scientifiche e applicazioni che ne possono derivare
 Obiettivi specifici verso cui ci si orienta
 Alterazione del mondo sociale, vitale o naturale distorcendo l’ordine delle cose e arrecando
danno agli esseri
Gli interventi legislativi comunque con difficoltà potrebbero riuscire a indirizzare la ricerca
scientifica verso obiettivi eticamente accettabili per il semplice motivo che non possono controllare
i laboratori. Oggi si crede che il progresso tecnologico sia senza limiti e senza freni e che le
possibilità siano illimitate. È invece importante cercare di ridare un senso ben preciso all’opera
dell’uomo e alle sue implicazioni.
Oggi si considera chiuso il periodo storico che voleva la scienza come totalmente indipendente ed
emancipata da religione, stato, conseguenze morali e morale stessa.
Per quanto riguarda il rapporto fra scienza ed etica bisogna dire che La nostra epoca ha visto la
costruzione di un legame indissolubile fra scienza e tecnica, portando alla nascita della tecno
scienza; il legame è divenuto altrettanto indissolubile dato che le fonti di finanziamento arrivano
dallo stato e dai mercati e quindi parlare con il risultato che vi è una forte interazione fra ricerca e
potere e, in questo contesto, è del tutto inutile parlare di neutralità etica della scienza.
Un altro elemento da considerare è il carattere anonimo del sapere prodotto dalla tecno scienza;
esso viene prodotto dallo scienziato ma poi subisce una espropriazione e viene depositato nelle
banche dati per essere utilizzato dalle potenze.
In questo complesso contesto sarebbe utile creare un nuovo modello di scienza, arricchito di punti
di vista meta scientifici, che metta la scienza in grado di non mortificare o opprimere l’essere
umano (esempio riduzione della vita alla pura forma biologica e conseguente necessità di ridefinire
il concetto di persona umana, derivato proprio dalle nuove tecniche che creano problemi prima
inesistenti) finire p81

~6~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

2.3 - Il rapporto fra essere personale ed essere umano


Solitamente si fa riferimento in senso generale alla nozione di persona ; questa cela, nonostante
l’ampio uso che se ne fa una profonda ambiguità e non è affatto chiaro che cosa si intenda con
questo termine.
Secondo l’etica anglosassone coloro che sono allo stadio fetale, infantile, i malati mentali o chi è in
coma non possono essere considerate persone, ma quotidianamente noi gli attribuiamo questo
status.
Il dibattito circa la persona umana non verte più sulla spiritualità dell’uomo o sul rapporto anima-
corpo, come era nel passato ma si concentra maggiormente sul fatto che tutti gli uomini rientrano
nella nozione di persona. Si veda poi il capitolo successivo

2.4 - Il rapporto fra bioetica e diritto


Dal punto di vista storico la bioetica ha preceduto il diritto perché era urgente far fronte ai problemi
nuovi posti dalle applicazioni scientifiche. La questione da affrontare è valutare quanto sia
opportuno legiferare sulla materia della bioetica o se sia invece meglio lasciare le decisioni
biologiche a scelte etiche. Semplificando il rapporto diritto biotica si possono delineare due
posizioni:
1. Posizione di chi ritiene problematica la traduzione nel linguaggio giuridico delle esigenze
regolamentative della medicina moderna. Questo pensiero è sostenuto dal fatto che il diritto
con difficoltà riuscirebbe a stare dietro alla rapida evoluzione della medicina moderna, dal
fatto che secondo alcuni l’intervento della legge nuocerebbe alla professione biomedica e
inoltre si ritiene che la regolamentazione giuridica nuocerebbe l’autonomia delle posizioni
morali
2. Sostiene la necessità di un intervento sanzionatorio del diritto in ragione dell’importanza di
tutelare i soggetti deboli. Altre ragioni importanti sono il ruolo di mediatore che svolgerebbe
il diritto e la sua capacità di tramandare norme e limiti alle generazioni future
Al di la delle due posizioni resta comunque un problema di fondo non indifferente in quanto il diritto
in ogni caso andrebbe a toccare gli individui nelle loro questioni più intime e personali, basta
pensare all’atto procreativo e alla fecondazione assistita.
In ogni caso prima di prendere una decisione è strettamente necessario che si svolga un’ampia
documentazione e approfondimento sul tema dato che, nonostante l’intervento del diritto vada a
toccare le persone nell’intimo, le questioni bioetiche hanno importanti risvolti a livello sociale come
la tutela della vita umana, il valore della famiglia, la genitorialità…
Il diritto inoltre dovrebbe intervenire quando alcuni limiti vengo infranti, con l’obiettivo di “punire”
Domande come “è lecito sopprimere i feti con sesso indesiderato o handicap? È lecito utilizzare
per fini industriali o terapeutici senza il consenso delle persone il materiale biologico estratto dai
loro corpi??? È lecito produrre bambini dall’identità genealogica confusa?”… sono domande che
suscitano una profonda riflessione.
Prendendo in esame il caso francese, all’avanguardia in questo campo, il consiglio di stato
francese ha fissato alcune linee di orientamento per le normative in materia biologica:
 Principio dell’indivisibilità del corpo e dello spirito = questa unità costituisce la persona
umana e la persona giuridica
 Principio di inviolabilità del corpo a meno che non sia stato disposto il consenso
 Principio di indisponibilità del corpo il che permette solo il dono di parti del corpo a fini
umani e non la loro vendita

~7~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

Capitolo V: LA DIGNITÀ DELLA PERSONA UMANA

Questo capitolo è interessato da alcune riflessioni di carattere filosofico, teologico ed etico che
hanno come fine quello di comprender meglio il concetto di persona umana
Nonostante questo concetto sia ampiamente usato all’interno di vari contesti, il suo vero significato
resta avvolto in un alone di mistero e di dubbio
La bioetica laica attribuisce dignità e diritti alla persona solo se questa è autocosciente, in grado di
progettare il proprio futuro, di entrare in relazione con gli altri.
Per capire se le definizioni date di persona corrispondono veramente alla complessità dell’essere
umano bisogna ricorrere all’antropologia filosofica, disiplina assente dall’impostazione
anglosassone dell’etica essendo che quest’ultima riprende la linea di pensiero di Bacone nella
quale è disprezzata la riflessione filosofica;secondo Bacone e la tradizione anglosassone
l’avversario non si vince con le parole ma con le opere e il miglior servizio che lo scienziato rende
all’umanità è quello di assoggettare la natura e non viene neppure presa in considerazione l’idea
che la scienza possa essere una minaccia per l’uomo.
Oggi l’idea sulla scienza è cambiata profondamente; non si ha più una visione armonica della
scienza come disciplina unica in grado di comprendere il mondo e si sa che le scienze naturali non
sono la via per comprendere i problemi dell’umanità

1.- Filosofia e persona umana


Le attuali correnti bioetiche, di derivazione ambientalista, esigono che nel nostro rapporto con le
altre forme di vita sia riconosciuto il principio di uguaglianza e che si crei un rapporto dialogico con
la natura, caratterizzato da un rispetto paritetico; questo rapporto tuttavia è possibile solamente se
si riconoscono alla natura dei diritti vincolanti per gli esseri umani.
Secondo le visioni ambientaliste quindi la pace con la natura è possibile solo se questa diventa un
soggetto giuridico. Per regolamentare i rapporti è necessario istituire una comunità giuridica della
natura che porrà fine allo sfruttamento arbitrario della natura stessa.
Tuttavia questa visione cela una contraddizione all’interno dello stesso principio di uguaglianza in
quanto esso non significa che bisogna trattare allo stesso modo tutti gli interessi coinvolti.
Il principio afferma che bisogna trattare allo stesso modo due cose per quella parte che le rende
uguali e in modo diverso per quella parte per la quale sono diverse (esempio alimentazione di un
bimbo e di un adulto). La comunità giuridica della natura livellando questa differenza si dimostra
“irrispettosa” e pone categorie diverse sullo stesso piano

Originalità dell’uomo nei confronti nella natura??Vedi pagina 94


L’uomo: non soltanto dimensione biologica
Le scienze naturali hanno tentato di ridurre l’uomo alla sua sola dimensione materiale; così
facendo si è giunti ad un impoverimento.
Due sono stati i temi di dibattito: il rapporto uomo-natura e il rapporto corpo-anima. Sul primo si
intravede una soluzione mentre nel secondo caso no.
Nello spiegare l’uomo non bisogna indurre su soluzioni semplicistiche in quanto queste solitamente
nascondo un impoverimento della persona
Per capire l’uomo dobbiamo rifarci a 3 dimensioni
a) Identità della persona e corpo umano = la persona è comporta da tre momenti principali:
1. Accezione biologica che è irrinunciabile e ci insegna che cosa sia la persona
concretamente
2. Dimensione psicologica che in molti casi si rifà agli stati di coscienza
3. Accezione morale che ha il suo nucleo nella formulazione kantiana della persona
fine a se stessa
Queste di accezioni devono essere contenute in un unico concetto filosofico di persona
Non è possibile sostenre l’idea di una identità personale umana indipendente dal corpo. La
nostra situazione corporea è imprescindibile per la nostra esistenza e di importanza
rilevante sono solo per l’identità delle persone ma anche per la propria esperienza

~8~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

b) Autoesperienza e corporeità = l’osservazione fenomenologica vede nel corpo il mezzo di


espressione del nostro se. Per l’uomo la percezione del mondo avviene attraverso il corpo
e nessuna delle concezione o delle possibilità umane sarebbe possibile senza di lui. In
modo più profondo inoltre il corpo è mezzo della nostra autorappresentazione verso gli altri;
tutto di noi si manifesta attraverso il corpo. Tuttavia va sottolineato anche l’opposto e cioè
che noi non siamo identici al nostro corpo; il corpo è una parte importante del nostro essere
ma non ne è la totalità. Da questa posizione intermedia che noi abbiamo con il nostro corpo
scaturisce anche la nostra libertà verso il corpo e i numerosi conflitti dell’etica medica
c) Intersoggettivà e corporeità = l’incontro con gli altri avviene solo mediante l’esistenza
corporea
Bisogna sottolineare l’estrema importanza da attribuire al valore del corpo e al fatto che esso non
può essere completamente separato dallo spirito.
Altri elementi rilevanti sono
 Non si può considerare la persona tale fino a quando c’è convenienza a farli. La persona è
persona sempre e comunque
 La posizione particolare dell’uomo in seno alla natura poggia sul fatto che esse è l’unico
essere capace di assumersi una responsabilità nel cosmo e di rispondere alle
conseguenze delle proprie azioni. I comportamenti nell’uomo non sono tali per la sua
appartenza ad una specie ma dimendono dalla sua capacità di autodeterminarsi
 La facoltà morale della persona è un elemento qualitativo e il suo sviluppo è influenzato
dalla persona stessa

2 - Teologia e persona umana


Secondo la bibbia natura e mondo non sono sinonimi; il primo indicala realtà preesistente ad ogni
intervento umano, mentre il secondo indica tutta l’attività dell’uomo che sfocia poi nella cultura. Fra
questi due termini esiste un vincolo inscindibile che però può essere perturbato.
Il mondo in cui noi viviamo va concepito come un’unità fra natura,nella quale siamo immersi in
partenza, e storia, che l’uomo costruisce.
Dal punto di vista teologico è necessario introdurre il concetto di creazione facendo attenzione a
non legarlo solo alla dimensione naturale e creando una contrapposizione con la storia (=azione
dell’uomo). Se la creazione riguardasse solo la natura si perderebbe il fondamento della costante
presenza di Dio. Anche secondo la tradizione ebraica, come per quella cristiana Dio non è una
delle forze della natura o la loro somma, bensì il loro Creatore; la natura deriva dall’azione
creatrice di Dio, ma poi si esprime in modo ancora più profondo attraverso l’azione storica e la
Parola

Il concetto di vita nell’antico testamento


La bibbia sottolinea sempre l’unità psicosomatica della vita umana, per quanto riguarda la
costruzione dell’uomo (a differenza della antropologia greca che divideva l’uomo in strati.
Anche quando l AT parla di spirito, di carne, di cuore esso parla sempre di tuttol’uomo ma da un
punto di vista specifico.
L’uomo pieno di aspirazioni = l’uomo è indicato spesso come nefes (= pychè o anima); la genesi di
ce che l’uomo non ha una nefes ma che egli stesso è nefes. Quando sopraggiunge la morte Dio
toglie la nefes e vengono meno tutte le sue aspirazioni (=relazioni, mangiare, bere, relazioni
sessuali…e tutti gli ststi d’animo dato che anche questi risiedono nella nefes). La nefes è quindi sia
sede delle attività “più biologiche” sia di quelle più elevate.
In tutte le sue accezioni la nefes fa riferimento all’uomo in quanto singolo
L’uomo autorizzato = una seconda coppia di termini che va considerata è ruah e leb, cioè spirito e
cuore. In coppia incidano il centro emozionale dell’individuo, sede dei sentimenti, delle passioni e
della volontà di decisione. Preso da solo ruah indica la presenza nell’uomo di una forza divina, una
specie di autorizzazione di Dio dato che viene tradotto con forza del vento, respiro creatore. Spirito
del Messia, dono carismatico…
L’uomo caduco = ultimo termine da considerare è basar, cioè carne.il primo significato è
riconducibile alla vita corporea irrorata dal sangue. La relazione con la carne indica la dimensione
di comunanza a tutti gli altri uomini (tutti sono fatti di carne) e si espande anche alle relazioni di

~9~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

parentela, alla moralità, alla caducità dell’uomo, al carettere effimero della vita e alla debolezza
della volontà
Tutti i termini citati indicano un uomo fatto a strati gerarchici, come nella concezione greca, che
però svelano le varie possibilità dell’uomo che egli è in gardo di attuare sotto un’aspetto o l’altro.
La contrapposizione carne e spirito non esprime divisione ma una relazione fra la creatura e il suo
creatore. Nell’AT si ha quindi una concezione unitaria dell’uomo

Il concetto di vita nel Nuovo Testamento


La concezione della vita propria dell’at guarda la vita come fenomeno naturale e terreno e la valuta
come il bene principale, presupposto di tutti gli altri beni; l’ideale è morire vecchio e sazio di giorni
Solo inseguito all’esperienza critica che una vita secondo i comandamenti di Dio non garantisce la
felicità, la presenza inizia ad indirizzarsi verso la vita eterna e la sopravvivenza dello spirito in
comunione con Dio. Per il NT la vita ha due caratteristiche essenziali:
1. Unicità della vita terrena = la vita per il NT, come per l’at è una realtà relazionale dinamica,
in quanto dipende da Dio che è il vivente, a differenza degli idoli. Nel NT è introdotto
l’elemento di tensione alla vita futura quale traguardo salvifico, ma nonostante questo è
chiaro il carattere di unicità dell’esperienza terrena, di quanto essa sia un bene impagabile.
Nel nuove testamento la vita di sviluppa fra due profili: la vita futura influenzata dalla vita
terrena e quest’ultima, considerata come fondamentale in quanto luogo del compimento
della libertà dell’uomo e di sviluppo della fede in Dio
2. La definitività della vita terrena = nel suo Vangelo Giovanni, definisce il il contenuto della
vita eterna, già presente, come comunione con Cristo e il Padre. Questa affermazione
mette in luce la presenza della tensione fra la vita terrena e quella eterna in quanto,
nell’esperienza terrena l’uomo è portato a sperimentare la vita ricevuta in dono da Dio
attraverso la nuova relazione con gli altri, essendo già a conoscenza della vita eterna

Il comandamento “non uccidere”


Il valore accordato alla vita umana nell atportò a stabilire regole etiche e giuridiche specifiche per
la sua protezione. Al centro c’è il 5^ comandamento. Per indicare questo comandamento viene
utilizzato il verbo rasah (che nel pentateuco è collegato al diritto di asilo). Bisogna fare chiarezza:
a) La limitazione al divieto di uccidere = il termine usato senza oggetto (puro e semplice “non
uccidere) amplia la portata del divieto. Tuttavia il comandamento riguarda un particolare
tipo di uccisione e cioè l’assassinio. Il verbo rasah è utilizzato che l’accezione di “atto di
violenza perfido e sleale che colpisce una vittima inerme”. Per questa azione la legge
prevede come punizione la pena di morte. Fin qui il popolo di Israele è uguale a tutti gli altri
che applicavano la pena di morte come pena massima, ma quello che differenzia la
tradizione di istraele ale altre è la motivazione di fondo in quanto ogni crimine contro la vita
umana è un crimine contro Dio stesso essendo l’uomo creato a sua immagine. L’assassino
è un profanatore che saccheggia la proprietà più sacra di Dio.
b) L’ampliamento della tutela della vita = il divieto di uccidere serviva in origine a limitare la
vendetta contro l’assassino, rispamiandone i familiari ed evitando faide. Israele amplia la
motivazione sostenendo che la vita va protetta essendo che ogni vita appartiene a Dio ed
ogni offesa è un’offesa a Dio. In tal modo le antiche tradizioni vengono teologizzate e
investite di un nuovo valore.
Gli animali restano esclusi dal divieto di uccisione ma non è neppure concesso ucciderli
arbitrariamente ; sono necessari limiti anche in questo campo; ad esempio il divieto di
mangiare carne con il sangue essendo che il sangue è simbolo reale della vita deve essere
restituito a Dio
c) Dalla limitazione negativa al comandamento positivo = secondo il NT nell’assassino si
manifestano il dominio di Satana e la profonda malvagità di quanti ne sono caduti vittime.
Nel NT odio e omicidio quindi non si costituiscono solo del crimine e dell’azione concreta,
ma anche dell’intenzione assassina e dell’atteggiamento interiode della persona che
compie il crimine.
L’interpretazione di Gesù supera l’idea di divieto per introdurre il comandamento positivo di
cura per la vita del prossimo; tale impegno include anche il perdono e l’impegno a farlo

~ 10 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

Per Lutero il rifiuto di non dare amore è compreso nel comandamento non uccidere; per
Lutero il comandamento in senso negativo significa non danneggiare l’uomo, in senso
positivo, sorreggendolo nei bisogni.

L’immagine di Dio nell’uomo


L’AT ci parla dell’uomo creato a immagini e somiglianza di Dio. Il NT ci rivela che solo in Gesù si
realizza l’immagine di Dio. In base a questi dati la riflessione teologica distingue fra Logos divino,
immagine del Dio invisibile, e gli uomini creati secondo l’immagine di Dio e non come immagine.
La partecipazione dell’uomo a questa immagine è dinamica in quando essa è concepita come
indelebile e segno del legame con Dio, ma anche come estremamente imperfetta.
L’idea dell’immagine di Dio ha delle conseguenze precise sulla concezione dell’uomo:
a) Somiglianza con Dio ed essere personale = la somiglianza dell’uomo con Dio non è
fondata su un privilegio essenziale statico,ma sulla comunione con Dio. Non sono le
caratteristiche costitutive (anima) o le qualità (ragione libertà) che fanno l’uomo immagine;
essa si fonda soltanto sulla relazione con Dio e non su qualcosa che l’uomo è o fa. L’uomo
è tale solo perché Dio lo chiama e continua a chiamarlo tramite un rapporto diretto uomo-
Dio che contraddistingue l’uomo come creatura particolare
L’identità dell’uomo non dipende da istanze interumane ritrovabili nella sua realtà
strutturale, nei suoi distintivi empirici, nella differenza con gli altri.
In tal modo la fede cristiana, insistendo sull’essere personale dell’uomo salvaguardia la
dignità di tutto l’uomo rispetto alla sua riduzione in singoli aspetti. La relazione con Dio
costituisce la persona
b) Distinzioni necessarie = quelle rilevanti sono
o Persona e personalità = la persona p fondata sulla relazione con Dio: la personalità
è frutto del cammino dell’uomo. Qualunque sia l’esito di questo cammino, positivo o
negativo, l’uomo è persona in tutti i momenti della sua maturazione spirituale
o Persona e individuo = il concetto teologico di persona si distingue pure dal concetto
di individuo mentre la cultura attuale tende a confondere i due concetti.
Il concetto di individuo può essere espresso a livello biologico (esemplare uguale
agli altri o come unicum) a livello sociale (all’interno di un momento storico preciso
valorizzandone l’individualità o le relazioni) a livello filosofico. A livello teologico è
invece centrale la chiamata di Dio
o Persona e soggettività = l’uomo è da sempre persona (indipendentemente dal suo
stato cosciente) mentre il compito di divenire un soggetto dipende dal processo
biografico della sua maturazione.
Concludendo possiamo dire che i fondamenti filosofici e teologici della bioetica portano, muovendo
da due punti di vista diversi, ad un doppio identico risultato:essi ricordano all’uomo la sua
responsabilità nei confronti della vita extraumana, nonché la particolare dignità della vita umana.

3 - Etica e persona umana


L’idea di dignità umana è spesso considerata una formula vuota. Singer, Engelhardt e Hoerster
ritengono che con questa espressione nasconda l’idea cristiana di uomo come immagine di Dio, e
come tale, non può avere alcuna funzione legittimamente vincolante
L’idea di dignità umana per non essere una scatola vuota ha bisogno di essere concretizzata in
modo che venga messa in luce come storicamente le società hanno vissuto la dignità dell’uomo. Il
medesimo processo vale per i concetto di libertà, uguaglianza, solidarietà …

Le radici storiche dell’idea di dignità umana


La diffusione di questo concetto in realtà è precedente all’avvento del cristianesimo. Più
precisamente si fa riferimento all’avvento del riconoscimento dei diritti umani prestatali e meta
positivi. Sono stati molteplici i fattori storici di base e per questo le radici storiche della dignità
umana affondano le loro radici nella triade filosofia classica, etica cristiana e umanesimo europeo
Nella filosofia creca si attribuisce, all’autoliberazione dell’uomo, un legame mitico con il cosmo che
conduce aduna concezione universale di uguaglianza naturale fra gli uomini che si sviluppa sul
piano sia dell’azione che del pensiero

~ 11 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

Nel cristianesimo l’idea di uguaglianza naturale di tutti gli uomini si abbina all’idea che davanti a dio
ogni individuo possiede la dignità del genere umano
L’umanesimo europeo porta un contributo specifico, cioè quello della riaffermazione dell’idea
dell’autodeterminazione morale e l riconoscimento che la libertà e la dignità del singolo hanno
bisogno di essere efficacemente protette dotto il profilo giuridico e politico
Le tre correnti nonostante i diversi punti di partenza e di vista sono accomunate da una forte
affinità.

Il fondamento della dignità umana


Abbiamo visto che il concetto di dignità umana rimane in linea con qualunque fondazione filosofica
o religiosa che ne sta alla base della nascita.
In questo contesto risulta valida la distinzione tra genesi storica e validità normativa.
All’interno della nostra società l’idea di dignità umana fa parte di quel nucleo di valori
assolutamente irrinunciabili ; dal punto di vista della teologia l’idea di dignità trova fondamento
nella somiglianza di ogni uomo con Dio, in un rapporto di corrispondenza oggettiva e non
esclusivo.
Il compito della chiesa stà nel controllare che il valore della dignità non venga mai messo a libera
disposizione della società.
Con il riconoscimento e tutela della dignità umana tutti i partecipanti ad una cultura hanno un
fondamento capace di essere riconosciuto razionalmente; ciò permette di discutere il nesso fra
autonomia e dignità umana. Da una parte la dignità umana garantisce la libertà di azione in
armonia con le proprie convinzioni morali, dall’altra esige il riconoscimento del principio di giustizia,
limite che impedisce di violare i diritti inalienabili degli altri.

Il significato normativo dell’idea di dignità umana


Il contenuto vincolante della dignità umana può essere espresso, in modo minimale, come ciò che
fa dell’uomo un uomo, cioè la sia capacità di agire liberamente e di autodeterminarsi in maniera
responsabile; detto in altri termini l’uomo è fine a se stesso e nessuno può essere sacrificato per
altri fini, neppure per beni molto grandi.
Da questo con tenuto non deriva alcun catalogo di azioni da compiere.
In questo senso è stato obiettato che il contenuto della dignità umana p negativo e non ci aiuta a
stabilire ciò che è moralmente giusto nei casi di conflitto che la moderna biotica ci presenta.
Questa obiezione ignora che proprio nelle situazioni etiche di conflitto, una barriera normativa,
comporta già l’esclusione di determinati modi di agire, delimitando ciò che è moralmente giusto.
Qualsiasi partecipazione sociale o culturale ai bene della vita è comunque campata in aria se in
primo luogo non si salvaguardia il diritto alla vita nel suo nucleo basilare, cioè proteggendo
l’integrità corporea.
L’integrità corporea e la sua importanza era già stata sancita con l’Habeas corpus, con il Bill of
right e con la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.
Il bene alla vita fisica è il fondamento dello steso principio di autonomia; quest’ultimo viene
svuotato quando, come sostengono i bioeticisti nordamericani, si ritengono inviolabili solo le
convinzioni morali dei cittadini ma non la vita corporea dei bambini non nati ….
Se la vita fisica trova garanzie e riconoscimento, si garantisce lo spazio in cui la persona, fine a se
stessa, può espandersi

Il valore del divieto di uccidere


Tutte le culture, le religioni e le costruzioni degli stati moderni ritengono essenziale il quinto
comandamento; le divergenze nascono quando si cerca di delineare la sua esatta portata.
I conflitti sul definire la portata sono piuttosto complessi in quanto riguardano il benessere stesso
della vita e non si possono risolvere secondo la prassi comune di “lasciare che gli altri abbiano il
diritto di avere la propria opinione”
Quando si tocca la vita degli esseri umani non si tratta più di stile di vita; Amnesty Internetional non
combatte per la libertà di coscienza dei propri membri, ma per il rispetto dei diritti umani e della vita
di tutti gli uomini, gli animalisti chiedono che non si violi la vita di tutti gli animali. Questi sono casi
non di fanatismo, dato che non si tratta di opinioni morali, ma ce riguardano la giustizia morale che

~ 12 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

non si possono risolvere facilmente. Le questioni di giustizia possono essere risolte soltanto su un
fondamento che preesoste alle preferenze culturali dei singoli uomini e che valgano per tutti

4 - La sovranità di Dio e la santità della vita


Uccidere un uomo, secondo l’insegnamento della Bibbia sono significa solo contravvenire alla
giustizia ma anche disonorare il Creatore
Tommaso, Calvino vedono il divieto di uccidere motivato da due presupposti: la somiglianza
dell’uomo con Dio e la reciproca solidarietà umana.
Oltre a ciò nella tradizione cristiana si è giustificato il divieto di uccidere con l’idea che Dio, in
quanto creatore,è anche proprietario della vita, cosicchè l’uccisore appare come un usurpatore di
tale diritto; in questa prospettiva la vita appare come un dono affidato in prestito da Dio all’uomo.
Oggi aii non credenti questa visione appare come non universale e per i cristiani come un aspetto
dell’etica delle virtù e non come precetto.
Comunque neppure questa visione di santità e di dono della vita evitò eccezioni al comandamento:
la pena di morte, l’uccisione in guerra, la legittima difesa, l’uccisione del tiranno
Il richiamo alle accezioni ci dice come il divieto non è stato considerato assoluto ma che esso
storicamente è andato nella direzione di eliminare le eccezioni a poco a poco

5 - Il significato etico del divieto di non uccidere


Il divieto di uccidere non è stato considerato una norma valida senza eccezioni.
La teologia morale cattolica e la filosofia del diritto naturale degli stati moderno hanno, in caso di
conflitto, preferito un bene di parti valore della comunità statale. In particolare la teologia cattolica
ha interpretato il conflitto nel senso che alla vita del singolo deve contrapporsi un bene altrettanto
fondamentale come la pace giuridica pubblica o il corpo e la vita degli altri. Il ragionamento afferma
che se la vita terrena dell’uomo è un bene finito e contingente per quanto preziosa, le si può
preferire un bene minacciato della comunità statale, a patto che questo appartenga alla stesa sfera
e non possa essere diversamente protetto.
La superiorità del bene comune rispetto al bene della vita individuale è indubbia nel caso in cui la
capacità della comunità giuridica di tutelare il corpo e la vita dei suoi membri sia minacciata.
La preminenza del bene comune non appare capace da sola di legittimare la pena di morte;
occorre aggiungere la condizione che la pena di morte sia un mezzo efficace e sia l’unica
possibilità do dofesa del bene comune. Tuttavia, dato che questi ultimi due presupposti non
esistono più la pena di morte non appare più eticamente giustificata.
Nonostante questo rimane il principio che in caso di conflitto la vita umana deve passare in
secondo piano rispetto al bene comune (vedi caso di poliziotti, pompieri, militari).
Il diritto morale al suicidio dipende dal giudizio del singolo sull’esistenza d un bene a di sopra della
vita fisica; nella concezione cattolica questo argomento si utilizza per giustificare il martirio o il
sacrificio di se in favore degli altri; bisogna chiedersi se ci sono altre situazioni in cui il suicidio è
moralmente lecito (conservazione di un segreto, insopportabilità della vita, difesa della propria vita
fisica di fronte a tortue…)

6 - Il divieto di uccidere e la pace tra gli uomini


Lo stato moderno nasce nella misura in cui disarma i suoi cittadini e riesce a far osservare il divieto
di uccidere. La monopolizzazione dell’uso della forza e l’idea della non violenza nelle relazioni
umane sono un dato acquisito nelle moderne società occidentali
Nonostante questo le due guerre mondiali e l’olocausto dimostrano quanto sia facile inibire il
divieto a non uccidere gli altri, soprattutto in momento in cui le coscienze individuali sono indebolite
e il diritto alla vita non può essere efficacemente tutelato.
Il divieto di uccidere può svolgere la sua funzione pacificatrice soltanto se viene attuato anche
nelle situazioni limite .
L’etica deontologica con l’etica utilitaristica conviene nel sostenere questa posizione

~ 13 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

7 - Uccidere e lasciar morire


Le eccezioni al divieto di uccidere pongono una questione particolarmente acuta, dato che il
fondamento del divieto stà nel diritto individuale di vivere.
Il principio del duplice effetto (Diretto/indiretto) mette in evidenza la differenza morale presente fra
uccisione diretta e la messa in conto di un male previsto. Obiezione a questa visione è la difficoltà
nel separare nettamente un effetto dall’altro all’interno del contesto di un’azione complessa.
Un altro strumento di decisione nei casi conflittuali può essere la distinzione fra intervento attivo e
passivo (=lasciar accadere, uccidere /lasciar morire). Se con il principio del duplice effetto si
faceva maggiormente riferimento agli effetti, nel secondo caso si punta maggiormente sull
responsabilità derivata dall’azione (distinzione che non avrebbe senso se l’uomo se l’uomo fosse
sempre e comunque responsabile di tutte le conseguenze delle sue azioni, come nel caso di un
essere onnipotente).
La distinzione fra agire e non agire, fra attivo e passivo, è particolarmente utile nelle zone di
confine della vita , come nascita e morte. Ad esempio il caso di inizio della vita si deve affermare
che solo l’aspetto difensivo del diritto infantile di vivere (= diritto a non essere ucciso) può
rivendicare una validità assoluta, mentre la sua richiesta positiva di misure atte a mantenerlo in vita
arriva fin dove le risorse mediche lo consentono.
Ma in che cosa consiste esattamente la differenza ???È più facile negare la differenza che dire
dove essa risieda. La differenza stà nella distinzione tra agire e non agire, oppure nelle nostre
intenzioni o nell’attenerci al destino, a Dio, alla natura?? Oppure alla base ci sono cause
artificiali???
In base a un etica teologica è difficili giustificare una differenza perché la conseguenza è sempre la
stessa, cioè la morte della persona. Invece per un’etica del reciproco rispetto, che riconosce nel
diritto sovrano di ogni uomo alla vita una base autonoma delle nostre reciproche relazioni, anche il
diritto di morire la nostra morte che non possiamo anticipare, fa parte della dignità umana e va
rispettata.
 Mezzi di cui si serve per operare
Criteri di valutazione per i dilemmi etici in cui  Conseguenze provocate delle sua
non è in gioco la vita azione
Abbiamo acquito tre criteri La valutazione erica si sofferma soprattutto
 La dignità umana sulla giustificazione dei fini e sulla
 Il rispetto della vita degli altri responsabilità delle loro conseguenze
 Il divieto di uccidere prevedibili, essendo motivazioni non
Essi hanno in comune di essere una norma indagabili
negativa, ma non di proporre alcuna
soluzione complessiva. La maggior parte La giustificazione dei fini
delle teorie etiche concorda nel ritenere che Da quando la medicina ha la possibilità di
ogni singola azione va valutata moralmente in guarire non solo le malattie, ma anche di
un contesto più ampio che comprende: dominare i processi della vita e della
 Motivazione che anima l’agente
 Fine che gli persegue Finire capitolo

~ 14 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

Capitolo V: INGEGNERIA GENETICA

~ 15 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

Il tema dell’ingegneria genetica gode di notevole popolarità nell’opinione pubblica, sia con visioni
positive che con visioni negative. La considerazione positiva dipende dalle nuove possibilità
terapeutiche, mentre quelle negative derivano dalla paura di una applicazione incontrollata delle
nuove tecnologie. Entrambi gli atteggiamenti, positivo e negativo, sono comunque espressione di
una conoscenza nebulosa e confusa che le persone hanno dell’ingegneria genetica. In realtà non
bisogna sovra determinare ne in senso positivo, ne in senso negativo l’ingegneria.
L’ingegneria genetica e tutti i suoi strumenti sono solo uno strumento che l’ingegno umano ha
sviluppato nel corso della storia

1 – Aspetti scientifici
L'acido desossiribonucleico (DNA) è un acido nucleico che contiene le informazioni genetiche necessarie alla biosintesi
di RNA e proteine, molecole indispensabili per lo sviluppo ed il corretto funzionamento della maggior parte degli
organismi viventi.[1]
Dal punto di vista chimico, il DNA è un polimero organico costituito da monomeri chiamati nucleotidi
(deossiribonucleotidi). Tutti i nucleotidi sono costituiti da tre componenti fondamentali: un gruppo fosfato, il deossiribosio
(zucchero pentoso) e una base azotata che si lega al deossiribosio con legame N-glicosidico. Le basi azotate che
possono essere utilizzate nella formazione dei nucleotidi da incorporare nella molecola di DNA sono quattro: adenina,
guanina, citosina e timina e nel RNA, al posto della timina, è presente l'uracile. La definizione di DNA (o ADN) è più
propriamente questa: il DNA è una doppia catena polinucleotidica (A,T,C,G), antiparallela, orientata, complementare,
spiralizzata, informazionale.
La disposizione in sequenza di queste quattro basi costituisce l'informazione genetica, leggibile attraverso il codice
genetico, che ne permette la traduzione in amminoacidi. Il processo di traduzione genetica (comunemente chiamata
sintesi proteica) è possibile solo in presenza di una molecola intermedia di RNA, generata attraverso la trascrizione del
DNA. Tale processo non genera solo filamenti di RNA destinati alla traduzione, ma anche frammenti già in grado di
svolgere svariate funzioni biologiche (ad esempio all'interno dei ribosomi, dove l'rna ha una funzione strutturale).
L'informazione genetica è duplicata prima della divisione cellulare, attraverso un processo noto come replicazione del
DNA, che evita la perdita di informazione durante le generazioni.
Negli eucarioti, il DNA si complessa all'interno del nucleo in strutture chiamate cromosomi. Negli altri organismi, privi di
nucleo, esso può essere organizzato in cromosomi o meno (nei batteri è presente un'unica molecola di DNA circolare a
doppia catena, i virus possono avere genomi a DNA oppure ad RNA). All'interno dei cromosomi, le proteine della
cromatina (come gli istoni, le coesine e le condensine) permettono di compattare e controllare la trascrizione dei geni,
almeno nella maggior parte dei casi.

Ciò che si opera in campo genetico, e che rientra nelle possibilità dell’ingegneria riguarda:
 Gli interventi in campo genetico possono avere finalità diagnostiche, terapeutiche,
produttive di animali piante o proteine, alternative dell’uomo o dell’animale
 I livelli delle operazioni genetiche sono tre: cellule somatiche, cellule germinali, embrioni
precoci
 Le procedure che si usano sono: il DNA ricombinante, la clonazione, la fusione cellulare, la
clonazione di cui si parlerà nel prossimo capitolo e il trapianto di DNA

2 - La regolamentazione giuridica dell’ingegneria genetica


Fino dagli anni 70del ‘900 si sentì l’urgenza di una qualche forma di regolamentazione degli aspetti
più problematici delle sperimentazioni. Il CBN si è espresso sul “progetto genoma umano” in
premessa si afferma che il progetto non comporta problematiche qualitativamente nuove, ma
ripropone amplificate e concentrati i problemi tipici della ricerca scientifica e degli interventi sulla
vita umana. Secondariamente si rileva che accanto ai benefici vi sono anche implicazione di natura
antropologica e sociale.
Il CBN raccomanda che si ponga attenzione in modo che le nuove conoscenze non aprano la
strada ad una concezione esclusivamente biologi sta della persona
Altre affermazioni e documenti importanti sono quelli dell’unione europea e delle altre istituzioni
internazionali. Le loro affermazioni più importanti sono:
 Viene riconosciuto un valore positivo all’ingegneria genetica nel campo industriale, agricolo
e medico

~ 16 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

 Chiede solennemente il riconoscimento del diritto all’intangibilità genetica delle singole


persone

3 - I principi etici di riferimento


Le questioni etiche sollevate dall’ingegneria sono molteplici. La più importante è quella che
riguarda la natura dell’uomo, inseguito alle nuove possibilità alternative che l’ingegneria genetica
ha messo a disposizione. Le problematiche che l’ingegneria genetica pone riguardano le finalità
terapeutiche e diagnostica, gli interventi sull’ambiente e gli squilibri che ne possono dipendere ed
infine la questione sull’effettivo potere di controllo e di indirizzo delle ricerche.
Le teorie etico normative che si interessano all’ingegneria genetica sono quella deontologica per
cui il giudizio morale prescinde dalla considerazione delle conseguenze dell’azione, e quella
teleologica secondo cui il giudizio morale su rifà alle conseguenze dell’azione.
I principi che devono guidare l’ingegneria genetica sono:
a) La differenza ontologica e assiologia tra l’uomo e gli altri esseri viventi = non si può non
considerare che accanto agli interventi di carattere terapeutico esistano anche finalità e
applicazioni dell’ingegneria che suscitano apprensioni : la costruzione di ibridi uomo-
animale , la prederminazione dei caratteri del genoma degli esseri umani … queste
applicazioni sono rese possibili dalle nuove possibilità e dallo sviluppo della scienza e
soprattutto da un progressivo svilimento assiologico e metafisico dell’uomo, in base al
quale si ha la scomparsa della differenza fra uomo e altri esseri viventi; anche l’essere
umano diventa oggetto e strumento a disposizione della scienza. Per evitare questo
svilimento non possiamo continuare a definire l’uomo solo dal punto di vista biologico e
dobbiamo evitare il riduzionismo
b) Il principio terapeutico = aspetto più incoraggiante dell’ingegnera genetica è la nuove
possibilità di curare malattie attraverso terapie genetiche. In base a questo principio è lecito
compiere interventi invasivi sul soggetto vivente a scopo benefico per correggere un difetto
o eliminare una malattia non altrimenti curabile. In questo caso il problema non stà tanto
nella possibilità di curare o meno ma nel modo stesso in cui questa possibilità viene
attuata: si considera quindi il mondo in cui avviene la sostituzione del gene.
c) Salvaguardia dell’ecosistema dell’ambiente = la difesa dell’ambiente è necessaria sia
perché esso è l’ambito di vita per l’uomo, sia perché esso è un bene in se. Qui si colloca il
tema della conservazione delle specie in via di estinzione e della salvaguardia della bio
diversità attraverso la creazione di banche dati in cui conservare il DNA
d) La competenza della comunità = le biotecnologie pongono anche un problema politico di
grande rilievo, vale a dire il decidere se e in che misura intervenire sul patrimonio genetico
dell’uomo e di altri esseri viventi, e questa è una questione che riguarda tutta l’umanità e
non solo gli esperti. Il principio di libertà della scienza deve trovare l’accordo con la
popolazione e con il diritto.
Oltre alle associazioni che svolgono una funzione di controllo un ruolo fondamentale è
svolto anche dai comitati etici che discutono e orientano gli obiettivi delle ricerche

4 - Le norme etiche per i casi specifici


Quali sono le condizioni di sicurezza che devono essere garantite nel campo delle biotecnologie,
dei test genetici e delle nuove tecniche????
 Sicurezza delle attività di ricerca biotecnologica = una delle prime preoccupazioni inerenti
al tema dell’ingegneria e di vasta portata; ei laboratori si compiono attività di modificazione
della genetica degli organismo che possono avere effetti dannosi per ricercatori ed
ambiente in caso di fuoriuscite accidentali e questo non può non sollevare preoccupazioni.
In questo caso per qualunque attività bisognerebbe conoscere e riflettere sulle possibile
complicazioni e sulle possibilità di rischio per la popolazione
 Test genetici = sono strumenti che possono predire future patologie e consistono
nell’esame di individui o gruppi familiari a rischio. Si parla invece di screening quando
gruppo di popolazione vengono sottoposti a test genetici. Il problema è che sono
scarsamente affidabili ed inoltre non possono essere resi obbligatori alle persone (dato che
spesso vengono utilizzati per conoscere il rischio di malattie o sono richiesti dalle aziende

~ 17 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

per prevenire spese maggiori di risarcimento). In caso si test richiesto dall’azienda per
conoscere il rischio a cui il lavoratore può essere esposto non esiste alcuna forma di
obbligo per il lavoratore di sottoporsi ed inoltre il licenziamento non può dipendere dal
risultato del test; le informazioni a cui l’azienda ha accesso non limitate alle essenziali.
In caso di malattie indipendenti dal lavoro non possono essere proposti questi test
 Il progetto genoma = il completamento della ricerca di tutti i geni del genoma umano
suscita dei problemi etici. In primo luogo è la stessa nozione di responsabilità individuale
che può vedere mutati i propri confini; la maggiore conoscenza rende i canoni tradizionali
meno stabili
 La brevettazione dei risultati delle biotecnologie

Capitolo VI: LA CLONAZIONE

Questo tema merita una trattazione dettagliata per l’ampia diffusione che ha subito.
A proposito di clonazione e sperimentazione sugli embrioni si è spesso parlato di delirio di
onnipotenzada parte dei ricercatori ed inoltre è molto forte il problema dei rapporti fra etica e
scienza; in questo caso specifico la questione ruota attorno al “perché non fare ciò che è
tecnicamente possibile?”, in breve una sfida che chiede di non porre limiti ingiustificati alla ricerca
e all’uso che se ne può fare, rispettando contemporaneamente i principi e limitando le possibilità
estreme di applicazioni

~ 18 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

1 – Aspetti scientifici
La capacità di intervenire nel processo di fecondazione unita ad una migliore conoscenza della vita
e delle sue fasi cellulari, ha permesso di sviluppare nuove tecniche di riproduzione che non
richiedano necessariamente l’unione di gameti maschili e femminili; sono tecniche di riproduzione
asessuata e fra queste vi rientra anche la clonazione. In questa categoria rientra anche la fissione
gemellare o geminazione indotta, tecnica che riproduce artificialmente quello che avviene in natura
con la gemellarità monovulare; essendo le cellule embrionali totipotenti (=sanno dare origine a un
embrione completo) fino al 14° giorno, se si scinde una cellula prima di questo termine si otterà un
gemello dell’embrione originario.
La clonazione dal punto di vista scientifico è l’operazione che conduce alla riproduzione di:
 Frammenti di DNA e linee cellulari, tecnica utilizzata per la produzione di insulina, vaccini
epatite B,globuline…
 Organismi pluricellulari geneticamente identici come nel caso della pecora Dolly.
L’annuncio della clonazione di animali superiori ha suscitato non poche perplessità
nell’opinione pubblica

Che cos’è la clonazione


Il processo messo a punto di Wilmutt e collaboratori si compone delle seguenti fasi:
1. Estrazione del nucleo di una cellula uovo non fecnodata (=enuclazione)
2. Fusione di una cellula non germinale (= sono tutte le cellule non riproduttive) dell’individuo da
clonare con la cellula uovo enucleata,
3. Attraverso shock elettrico è attivato il processo di sviluppo dell’embrione artificiale
4. Trasferimento dell’embrione in utero, non appena l’embrione ha raggiunto uno sviluppo ottimale

Prima di affrontare i risvolti etici della clonazione è necessario concentrarsi su quali sono i fini che
conseguono l’applicazione di questa tecnica; bisogna separare le finalità della clonazione degli
animali da quella dell’uomo.
Per gli animali gli obiettivi sono i seguenti:
 Allevare in modo rapido i migliori animali essendo che con la clonazione non si dovranno
più attendere i tempi di selezione e generazione naturali
 Salvare le specie di animali in via di estinzione o in pericolo di estinzione
 Produrre cloni di animali transgenici, cioè quegli animali in cui sono stati inseriti geni della
stessa specie o dell’uomo al fine di studiare particolari patologie
Per quanto riguarda l’uomo gli scopo prevedibili attualmente sono:
 Riduzione degli ovuli da estrarre per la FIVET e la possibilità di operare diagnosi
preimplantatoria su un embrione del quale si ha la copia. Il primo obiettivo è avere un
duplicato degli embrioni ottenuti, maggiore sicurezza sull’impianto per l’assenza di
patologie

~ 19 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

 Riproduzione di embrioni non affetti da patologie mitocondriali o ereditarie


 Possibilità di FIVET anche in caso di sterilità maschile e assenza di spermatozoi, nel caso
in cui si voglia conservare il patrimonio genetico della coppia
 Accanto ai motivi scientifici ci sono anche quelli di carattere fantastico-apocalittico; Kass ne
ha delineati alcuni come:
o Replicare individui umani di grande valore o bellezza. Nel primo caso se si tratta di
personalità particolarmente illustri o di geni, la clonazione non da i risultati sperati in
quanto crea una persona uguale all’originale solo nel patrimonio genetico e non
identico anche dal punto di vista delle espressioni personali.
o Replicare individui sani per evitare il rischio di malattie ereditarie
o Procurare un figlio sano di un determinato sesso, dato che il clone prende il sesso
della persona da cui viene estratto il nucleo
o Produrre soggetti identici per fini sperimentali o compiti speciali

2 – Valutazione morale della clonazione


Parlando di clonazione si apre un ampia discussione sull’eticità di questa tecnica. Il tema è stato
letto da diversi punti di vista, sia scientifico sia fantasioso-apocalittico.
Come detto sopra con la clonazione si ottiene un essere umano identico all’originale solo per
quello che riguarda il patrimonio genetico; si ottiene quindi un essere umano privo di unicità
biologica, in quanto la condivide con il suo originale, ma che potrà ancora avere una unicità
ontologica e psicologica.
Nonostante gli allarmismi irrazionali, la clonazione ha trovato in maggioranza un’opposizione
negativa alla sua diffusione e numerose sono le voci che chiedono la sua messa al bando. Le
motivazioni più frequentemente adottate per mettere al bando la clonazione sono solitamente di
origine teologica (= non bisogna sostituirsi a Dio nell’atto della creazione).
Anche il comitato nazionale di bioetica si è espresso sulla clonazione umana ed ha individuato tre
ragioni che ne motivano il rifiuto:
1. La riduzione dell’uomo a mezzo
2. La violazione del diritto di unicità ed originalità genetica e riduzione dell’infinita variabilità
genetica
3. La violazione del diritto a non sapere = viene violato il principio circa l’ignoranza del proprio
destino biologico e culturale. Tale ignoranza è una condizione necessaria alla libertà
dell’uomo
Accanto alle ragioni teleologiche esistono anche ragioni deontologiche, che ragionano partendo
dalla base naturale dell’uomo. Se la trasmissione della vita avviene normalmente attraverso l’atto
sessuale, con la clonazione si ha la cancellazione dell’atto sessuale, del rapporto di intimità che
unisce i “potenziali genitori”, la violazione ulteriore della dignità umana e della verità del nascere
umano. Con la clonazione quindi è la natura stessa dell’essere umano che viene messa in crisi.
Esistono due correnti che affrontano le questione etiche legate alla clonazione:
 la prima sostiene che “non ci sarebbe una natura umana meritevole di conoscenza” e per
questo tutte le tecniche sono lecite,
 la seconda, che non ha una concezione strumentale della vita, riconosce una dignità
intrinseca all’uomo e che deve essere rispettata.
Secondo questa posizione due sono le ragioni che stanno alla base del rifiuto della clonaz:
1. la nascita dell’uomo sarebbe ridotta a pura e semplice dimensione biologica,
verrebbe spezzato ogni legame con la generazione precedente e la coppia
generatrice. Il ruolo del padre inoltre sarebbe ulteriormente mortificato essendo
ridotto a zero anche dal punto di vista biologico con la donazione di una sola cellula.
2. La clonazione permette il dominio totale del produttore sull’oggetto prodotto

La clonazione degli animali e delle piante


Molto diverso è il discorso in questo secondo caso, essendo che il problema si pone ad un piano
qualitativamente diverso. È però importante seguire alcune norme prudenziali:
 La clonazione deve essere finalizzata per benessere dell’uomo e dell’ecosistema

~ 20 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

 Gli animali non devono subire maltrattamenti ingiustificati ne sofferenze sproporzionate al


benessere da raggiungere
 Occorre vigilare per salvaguardare la biodiversità che è una ricchezza della natura.

3 – La sperimentazione sugli embrioni


La FIVET e altre tecniche sono il frutto di numerose sperimentazioni in cui si cercava di
comprendere lo sviluppo dell’embrione e i modi migliori per “coltivarli”. Dopo che la FIVET è
diventata una realtà collaudata, e così anche le tecniche di fecondazione assistita, sono diventate
strumenti che mettono a disposizione una grande quantità di embrioni per gli esperimenti: i cosi
detti embrioni soprannumerari
La ricerca scientifica sugli embrioni oggi non è più legata alla finalità di vincere la sterilità delle
coppie; il fenomeno è molto più esteso e, a seguito di più riprese, si è cercato di regolamentarlo.
Il Rapporto Waenock suggerì di rendere lecita la sperimentazione sugli embrioni fino al 14° giorno
della fecondazione; in verità è stato dimostrato che il 14°giorno non è una soglia capace di mutare
lo statuto dell’embrione e che, nell’arco dello sviluppo,non è presente un momento particolare dello
sviluppo che sia più importante di un altro essendo tutti parte di un processo graduale e continuo.
Le ragioni che stanno alla base della sperimentazione sugli embrioni sono:
 Ragioni terapeutiche connesse a problemi di sterilità delle coppie. Si fa riferimento agli
embrioni “di prova”
 Gli embrioni umani vengono utilizzati per valutare l’efficacia di nuove tecnologie
contraccettive
 Studio delle proprietà delle cellule staminali di embrioni fecondati in vitro per valutare a loro
utilizzabilità nel trapianto terapeutico
 Studio della terapia genica, consistente nell’introduzione in organismi e in cellule umane di
un gene/frammento di DNA che ha l’effetto di prevenzione/cura di una condizione
patologica
 Elaborazione di tecniche diagnostiche che consentano di individuare difetti genetici negli
embrioni fecondati in vitro, con lo scopo di impiantare in utero solo gli embrioni esenti da
difetti genetici
La corsa alla selezione embrionale avrà come conseguenza una forte produzione di embrioni,
perché solo l’abbondanza permette di trovare l’embrione senza difetti; da qui si svilupperanno
anche un affinamento delle tecniche di diagnosi preimplantatoria pericolosa in quanto “nessuno
sarà mai in grado di fare una lista delle malattie veramente gravi, ed essendo questo elenco
impossibile, a decidere sarà il medico o la coppia, senza alcun limite”

4 - Le cellule staminali
Questi studi rappresenta una delle grandi promesse del futuro per la cura di gravi patologie come
leucemie, malattie metaboliche o degenerative…è ovvio che non bisogna enfatizzare
eccessivamente il ricorso a queste tecniche.
Nei tra casi visti fino adesso (clonazione, cellule staminali, e terapia genetica) si assiste
solitamente ad andamenti ricorrenti: 1 enunciazione di una possibilità tecnica presentata come
realistica e a portata di mano che suscita iperboliche esaltazioni e aspettative 2 caduta di mote
speranze.

4.1 - Aspetti scientifici delle cellule staminali


L’aggettivo staminale deriva da stame che significa ceppo-stipite-origine. Con una prima
approssimazione possiamo dire che per cellula staminale si intende una cellula capace, nel suo
processo continuo di replicazione, di dare origine a una progenie di cellule via via sempre più
differenziate e specializzate. In modo più specifico. Caratteri peculiari delle cellule sono:
 Capacità di auto rinnovamento illimitato prolungato, cioè di riprodursi a lungo senza
differenziarsi
 Capacità di dare origine a cellule progenitrici di transito con capacità prolifera illimitata dalle
quali discendono popolazioni di cellule altamente differenziate (nervose,
muscolari,ematiche)

~ 21 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

4.1.1 - Le cellule staminali embrionali


L’uovo fecondato o zigote è il risultato della fecondazione e cellula staminale per eccellenza. In
base alla teoria cellulare ogni organismo cellulare è composto di cellule e che l’accrescimento e lo
sviluppo sono un continuo gioco di replicazioni cellulari a partire da un'unica cellula.
La cellula progressivamente si accresce, divide il proprio patrimonio cromosomico in due e si
duplica. Queste prime cellule che si formano sono caratterizzate dalla proprietà della totipotenza
(=ogni cellula è in grado di produrre tutto ciò che serve al successiovo sviluppo dell’orgnismo),
questa proprietà viene perduta nel passaggio dell’embrione allo stato di morula, circa dopo tre
giorni di vita;le cellule scissesi fino a questo punto iniziano a dimostrare caratteristiche fra loro
differenti, che daranno origine a diversi tessuti; alcune cellule formeranno il trofoblasto (= sistema
esterno dell’embrione come placenta e collegamenti nutritzi) mentre altre l’embrioblasto (=massa
cellulare interna all’embrione). Dopo i tre giorni di vita le cellule dell’embrioblasto acquisiscono la
proprietà della pluripotenzaconsistente nella capacità di produrre tuttu i tessuti necessari alla
costruzione dell’organismo adulto.
Il periodo di pluripotenza è limitatissimo in quanto nel giro di pochi giorni le cellule vanno
specializzando sempre di più le loro capacità e dando origine al endoderma (danno origine al
sistema nervoso centrale e periferico, alla pelle e ai tessuti epiteliali), al mesoderma (derivano le
cellule del sangue, i tessuti dei vasi sanguigni, del cuore, i muscoli, i tessuti ossei, reni e milza) e
all’ectoderma (derivano i rivestimenti di intestino,sistema respiratorio, fegato, pancreas e organi
vari). La cellule presenti in questi tre gruppo sono ancora staminali ma non più pluripotenti e per
questo sono dette multi potenti, per indicare che sono destinate a creare molti tipi di tessuti ma non
tutti i tipi di tessuti di un organismo

4.1.2 - Le cellule staminali nei tessuti adulti


Nell’organismo umano adulti si credeva esistessero solo le cellule staminali primordiali prodotte
dalle gonadi, e le cellule indifferenziate progenitrici capaci di produrre le cellule del sangue.
La ricerca scientifica ha dimostrato che nella maggior parte dei tessuti esistono cellule stminali
capaci di produrre cellule di ricambio per mantenere le normali condizioni fisiologiche. L’esempio
più sorprendente è il cervello il quale ha la capacità di rimpiazzare le cellule che si perdono per i
normali processi di invecchiamento, a differenza di quello che ritiene l’opinione comune.

4.1.3 - La clonazione e le cellule staminali


Il termine clonazione viene spesso applicato in modo ambiguo. In primo luogo occorre distinguere:
 Clonazione per scissione = consiste nella produzione di più embrioni per separazione delle
cellule ai primi stadi di divisione. È stata provata su embrioni umani allo scopo di
aumentare l’efficacia dei metodi di fecondazione in vitro
 Clonazione per trapianto nucleare = associata alla pecora Dolly consiste nel rimuovere il
nucleo da un uovo e nel sostituirlo per “trapianto nucleare” con il nucleo di una cellula
somatica del paziente se questa tecnica fosse applicabile all’uomo per fini terapeutici
avremo: l’embrione formato con il trasferimento del nucleo di una qualunque cellula del
paziente avrebbe cellule staminali prluripotenti che sarebbero tutti geneticamente identiche
a quelle del paziente e che, se iniettate non causerebbero rigetto e andrebbero ad inserirsi
perfettamente nell’organismo.
La creazione quidni di cellule stminali mediante questa tecnica renderebbe necessaria la
formazione ci un embrione il cui sviluppo sarebbe arrestato e dal quale si estrarrebbero
solo le cellule staminali per coltivarle in vitro.
Questa tecnica viene detta “sperimentazione terapeutica”

4.2 - Le applicazioni terapeutiche


L’uso delle cellule staminali per la produzione di organi a fini di trapianto, quindi la ricostruzione in
laboratorio di organi interni è considerata una meta ancora troppo lontana.
Diversa è invece la situazione per i tessuti. I tessuti e gli organi danneggiati da traumi o malattie
possono avere un recupero senza interventi esterni; in alcuni casi invece richiedono un azione
terapeutica, consistente nella loro riparazione o sostituzione. Il trapianto di cellule del midollo

~ 22 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

osseo è usato con successo nella terapia di alcune forme di leucemie. Altre malattie che
potrebbero essere curate con le cellule staminali sono le leucemie, Parkinson, alzhaimer, lesioni
midollo spinale,diabete cancro… ovviamente le cellule staminali sono utilizzati nella cura dei
tessuti che queste malattie intaccano.

4.3 - Interrogativi etici


Esistono interrogativi etici di diverso genere. Le questioni più rilevanti sono quelle relative alla
fonte,adulta o embrionale delle cellule staminali. Anche sul piano dell’etica ci sono comunque delle
questioni che suscitano dibattiti. Dal punto di vista etico vi sono valori importanti da salvaguardare
come la diffusione della possibilità di curarsi con le cellule staminali a tutti, bisogna risolvere la
tendenza alla commercializzazione e brevettazione delle cura, i riceventi hanno diritto di sapere da
chi derivano le cellule. Sintetizzando possiamo identificare tre interrogativi etici di grande rilevanza:
1. È moralmente lecito produrre e/o utilizzare embrioni umani viventi perla preparazione di
cellule staminali???
2. È moralmente lecito utilizzare le cellule staminali e le cellule differenziate ottenute,
eventualmente forniteda latri ricercatorio reperibili in commercio???
3. È moralmente lecito eseguire la “clonazione terapeutica” per la produzione di cellule
staminali ???

Capitolo VII: LO STATUTO ONTOLOGICO E MORALE


DELL’EMBRIONE

La questione decisiva sull’embrione è quella inerente al suo statuto ontologico e morale. La


questione si può esprimere con la domanda “è uomo??” “è persona??” per rispondere è
necessario definire che cosa si intende per persona umana.
La risposta sulla qualità umana dell’embrione non può venire dalla biologia, in quanto la realtà
della persona non può essere definita dalla scienza in quanto non ne ha i mezzi per definire “che
cosa è l’uomo”. È alla filosofia che dobbiamo fare riferimento per trovare una risposta in quanto la
biologia ci da dei dati sull’embrione, ma è la filosofia che ha le capacità di interpretare tali dati.
La biologia sarà importante per quello che riguarda le informazioni e i dati sull’embrione , sul suo
processo di sviluppo e tutto quello che segue il momento della fecondazione; il contributo della
filosofia chiarirà invece se l’embrione è persona umana e per quali ragioni devono essere
rispettata nella sua dignità.

1 - I dati della biologia


Sul piano biologico, al momento della fecondazione,viene a costruirsi una nuova entità, che prende
il nome di zigote. Esso presenta un patrimonio genetico originale (=unicità genetica) diverso da
quello di entrambi i genitori, che contiene tutte le info utili alla costruzione del nuovo individuo.
Dal momento della fecondazione inizia il processo di sviluppo, caratterizzato da:

~ 23 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

 Coordinazione = dal momento della fusione dei gameti in poi ci sarà una sequenza
continua d attività molecolari tutte coordinate fra loro e ordinate. Centro e garante di
queste attività è proprio il patrimonio genetico dell’embrione, che definisce le
caratteristiche dello sviluppo e la specificità degli eventi, a testimonianza ulteriore
dell’unicità dell’embrione
 Continuità = sulla base dei dati biologici sembra innegabile che al momento della fusione
dei gameti inizi un nuovo ciclo vitale. Lo zigote rappresenta l’elemento primordiale di un
nuovo organismo. e da qui in poi lo sviluppo sarà continuo e senza interruzioni. Ogni
evento dello sviluppo è in realtà frutto di singoli eventi infinitesimali connessi uno all’altro.
Dalla fusione dei gameti in poi quindi sarà lo stesso individuo umano che si costituisce
autonomamente secondo un piano definito.
 Gradualità = il processo ha una certa durata e solo alla fine l’individuo raggiunge la sua
forma completa, dopo aver attraversato molti stadi
Ogni embrione, durante tutto il processo dalla fecondazione fino alla fine, mantiene stabilmente la
propria identità, individualità ed unicità, rimanendo lo stesso identico individuo per tutto il processo
di sviluppo nonostante la sua crescente complessità.
L’embrione quindi fin dalla fecondazione è un reale individuo umano e non potenziale individuo.
Warnock sostiene “poiché la temporizzazione dei differenti stadi di sviluppo è critica, una volta che
il processo di sviluppo è iniziato non c’è stadio particolare dello stesso che sia più importante di un
altro; tutti sono parte di un processo continuo, e se qualcuno non si realizza normalmente tutto il
processo cessa. È per questo che dal punto di vista biologico non si può identificare un singolo
stadio di sviluppo dell’embrione più importante degli altri”.
Qquesta conclusione inca come non sia possibile utilizzare in modo indiscriminato gli embrioni.
Vi sono delle tesi alternatiche che propongono un pensiero diverso e una diversa concezione
dell’embrione:
1. Tesi del 15° giorno = l’embrione umano non può essere considerato un individuo fino al
15° giorno dalla fertilizzazione. Argomentazioni a suo sostegno sono: in primo luogo si
afferma che l’embrione, nei primi stadi, è un ammasso di cellule individuali e distinte che
manca dell’unità necessaria perché ci sia un reale individuo. In secondo luogo si afferma
che fino al 15° giorno c’è solo attività di elaborazione dei sistemi protettivi e nutritivi di
quello che sarà il futuro embrione.
Contestando queste argomentazioni si può dire che la prima non regge in quanto
inconsistente dato che fin dal primo momento l’embrione ha un progetto autonomo; per la
seconda si può affermare che anche le strutture trofoblasti che fanno parte dell’embrione.
2. La tesi dell’impianto = l’embrione non può essere considerato individuo umano fino allo
stadio di impianto nell’utero. Secondo questa tesi solo con l’impianto l’embrione acquisisce
quella informazione extrazigotica, proveniente dalla madre, imprescindibile per essere
essere umano. Contestando questa affermazione si può dire che la relazione madre
embrione inizia con la fertilizzazione, ed inoltre numerosi esperimenti testimoniano come la
coesistenza con la madre è una soluzione conveniente ma non necessaria
3. Tesi dell’assenza del sistema nervoso centrale = l’embrione non può essere considerato
individuo umano fino a che il sistema nervoso centrale non sia sufficientemente formato, e
cioè fino alla 6/8 settimana dalla fertilizzazione. Tesi diffusa in campo filosofico e teologico
che si fonda sull’assenza di quegli organi ritenuti essenziali per la presenza di un’anima
(cervello, sensi, sistema nervoso). La motivazione non ha consistenza a causa dell’oggetto
di riferimento, l’anima appunto.

2 - Indagine filosofica
La filosofia che cerca di interpretare i dati della biologia vuole rispondere alla domanda “l’embrione
umano è un essere umano, un individuo umano, una persona umana?”
Queste domande presuppongono sia chiaro il concetto di persona umana ma il concetto e l’uso
che se ne fa è particolarmente distorto.
Per una corretta comprensione del concetto è necessario uno studio teorico delle sue origini e
della sua evoluzione. Punti fondamentali dello sviluppo del concetto di persona sono:

~ 24 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini
La nozione di "persona" nello Stoicismo [modifica]
Il primo autore a trasferire il termine "persona", dall'utilizzo comune di "maschera" teatrale e "faccia", nell'ambito
filosofico fu lo stoico greco Panezio (185-109 a.C.)[13][14]. L'etica stoica antica sosteneva l'eguaglianza di tutti gli essere
umani i quali condividevano gli stessi doveri morali. Come nota Max Pohlenz[15], Panezio era di origine e di sentimenti un
aristocratico, convinto assertore delle differenze umane determinate dalle circostanza ambientali, egli sostenne che
l'uomo non portava sulla "scena" della vita la sola maschera (prosopon) generica dell'essere umano, ma anche quella
che caratterizzava la propria individualità fin dalla nascita alla quale, successivamente, se ne aggiungevano altre due:
una terza, determinata dalle vicissitudini della vita, e una quarta caratterizzata dalla sua attività lavorativa. Così chiosa
Pohlenz:

« Per la prima volta qui si dà un riconoscimento etico alla personalità individuale »


( Max Pohlenz. La Stoa pag.409)

anche se il filologo tedesco si affretta a precisare che nell'epoca classica:

« Il ruolo decisivo rimane riservato alla natura umana universale, che sottomette l'individuo alla legge razionale,
obbligatoria in egual modo per tutti, e fissa i limiti entro i quali dovrà svilupparsi l'individualità di ciascuno »
( Max Pohlenz. La Stoa pag.409)

Comunque:

« Fu lui che per primo valutò pienamente, anche sul piano scientifico ed etico, il significato della personalità
individuale »
( Max Pohlenz. L'uomo greco pag.301)

La nozione greca di "persona" elaborata da Panezio verrà ripresa e diffusa nel mondo romano da Cicerone (106-43
a.C.):

(LA) (IT)
« Intellegendum etiam est duabus quasi nos a natura « Oltre a questo, bisogna riflettere che la natura ci ha
indutos esse personis; quarum una communis est ex eo, come dotati di due caratteri (personis): l'uno è comune a
quod omnes participes sumus rationis praestantiaeque tutti, per ciò che tutti siamo partecipi della ragione, cioè
eius, qua antecellimus bestiis, a qua omne honestum di quella eccellenza onde noi superiamo le bestie:
decorumque trahitur et ex qua ratio inveniendi officii eccellenza da cui deriva ogni specie di onestà e di
exquiritur, altera autem quae proprie singulis est tributa. decoro, e da cui si desume il metodo che conduce alla
» scoperta del dovere; l'altro invece è quello che la natura
ha assegnato in proprio alle singole persone. »
(Cicerone, De officiis, I. Traduzione a cura di Dario Arfelli, in Cicerone. Opere politiche. Milano, Mondadori, 2007, pagg.
414-5)
(LA) (IT)
« Ac duabus iis personis, quas supra dixi, tertia « In verità a quei due caratteri (personis), di cui ho
adiungitur, quam casus aliqui aut tempus imponit, quarta parlato più sopra, se ne aggiunge un terzo, che ci è
etiam, quam nobismet ipsis iudicio nostro imposto dal caso o dalle circostanze; e ancora un quarto,
accommodamus. » che noi stessi ci assegnamo di nostro libero arbitrio. »
(Cicerone. De officiis, I. Traduzione a cura di Dario Arfelli in Cicerone. Opere politiche. Milano, Mondadori, 2007, pagg.
420-1)

La nozione di "persona" nel Cristianesimo [modifica]


La nozione di "persona" nel dogma della Trinità [modifica]
La presenza di un credo trinitario è testimoniata fin dai vangeli "canonici" [16] ma occorre aspettare il II secolo, con le
opere di Teofilo di Antiochia (II sec.)[17] e di Tertulliano (155-230)[18], per arrivare ad una più precisa nozione teologica e al
conseguente termine di "Trinità".
In questo ambito il termine latino di "persona" fu utilizzato da Tertulliano per indicare la distinta realtà del Figlio [19] e dello
Spirito santo[20] dal Padre.
Il termine "persona" venne dunque impiegato da Tertulliano per tentare di spiegare in termini comprensibili alla ragione
umana il dogma della "Trinità". Si trattava, da questo punto di vista, soprattutto di difendersi dalle accuse di politeismo e
di arginare le varie eresie cristologiche, tendenti a negare ora l'umanità ora la divinità di Cristo. "Dio è un'unica sostanza
in tre Persone" ( una substantia tres personae). Da questa posizione emerge la nozione di "persona" come relazione

~ 25 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini
all'interno di Dio tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, e quindi relazione con gli uomini. Per analogia tra il Creatore e la
creatura, inoltre, il termine "persona" risultava applicabile all'uomo stesso.
La nozione di "persona" nella cultura cristiana [modifica]
Il termine greco di "persona" (προσώπων) compare per la prima volta, nella letteratura cristiana, nella Seconda lettera ai
Corinzi redatta da quasi certamente da Paolo di Tarso:

(EL) [21] (IT)


« συνυπουργούντων καὶ ὑμῶν ὑπὲρ ἡμῶν τῇ δεήσει, ἵνα « grazie anche alla vostra cooperazione nella preghiera
ἐκ πολλῶν προσώπων τὸ εἰς ἡμᾶς χάρισμα διὰ πολλῶν per noi. Così, per il favore divino ottenutoci da molte
εὐχαριστηθῇ ὑπὲρ ἡμῶν. » persone, saranno molti a rendere grazie per noi.[22] »
(Seconda lettera ai Corinzi 1,11)

La nozione di "persona" nel pensiero filosofico moderno [modifica]


Il personalismo [modifica]
La corrente filosofica che si è maggiormente soffermata su questo concetto, facendone il cardine della propria riflessione
è il Personalismo. Tale termine designa un movimento di pensiero di matrice cristiana (prevalentemente cattolico) nato in
Francia, agli inizi degli anni trenta, attorno alla rivista Esprit di Emmanuel Mounier. Si tratta di una corrente che si
esprime coerentemente in più posizioni articolate tra loro. Innanzitutto è una risposta politica, una "terza via" tra i pericoli
dell'individualismo capitalista e il collettivismo delle ideologie comuniste e fasciste (ideologie mai però equiparate dai
pensatori personalisti, contraddistinti da un forte impegno cristiano-democratico orientato decisamente a sinistra). Nel
personalismo coscienza e responsabilità sociale non si contraddicono, ma sono dimensioni indispensabili per la piena
realizzazione dell'uomo che in quanto persona è appunto relazione, relazione con Dio e con il prossimo.
Altro tema caro al personalismo è rivalutazione della corporeità e la critica delle interpretazioni dualistiche. In questo
clima filosofico si ritrovano pensatori anche differenti tra loro e che danno vita a ricerche altrimenti articolate: tra questi
Paul Ricoeur, maestro francese della fenomenologia e dell'ermeneutica o Jacques Maritain che dà un grande contributo
allo sviluppo del Neotomismo nel Novecento.
Vengono considerati "personalisti" filosofi anche non cristiani ma appartenenti alla religione ebraica, come Martin Buber
ed Emmanuel Levinas, in quanto nelle loro riflessioni insistono notevolmente sulla relazionalità [23]. Col Personalismo si
intrecciano più correnti del Novecento, in particolare il neotomismo, la fenomenologia e l'esistenzialismo cristiano (per
quest'ultimo si faccia riferimento soprattutto a Gabriel Marcel).
In Italia assumono posizioni chiaramente personaliste Luigi Pareyson e, nella prassi più politica, a questa corrente si
richiama il gruppo cosiddetto dei "professorini": Fanfani, Lazzati, La Pira, Dossetti.
Studioso di Mounier e forte sostenitore dell'attualità del personalismo è il professor Virgilio Melchiorre, dell'Università
Cattolica di Milano. Ricordiamo tra le opere più significative: "Corpo e persona", "Essere e parola", "La via analogica".
La nozione di "persona" nel dibattito bioetico [modifica]
Di persona si è tornato a parlare prepotentemente nell'attuale dibattito sulla bioetica. In particolare si è fatto urgente il
tentativo di dare risposte a domande del genere: è persona un embrione? Quando comincia a esserlo? È persona
ancora chi si trova in stato di morte cerebrale?
Tematiche aperte nelle quali spesso è facile il fraintendimento e l'incomprensione proprio perché è dato per implicito un
certo modo di intendere la persona.
L'autore che in questi anni si è distinto per le posizioni più forti è certamente Peter Singer. A partire dal suo celebre libro
"Liberazione animale", e nello scritto decisivo (e scandaloso) "Killing Humans and Killing Animals" egli ha proposto una
riformulazione rivoluzionaria. Se si intende la persona non come centro di atti, ma come sostanza in grado di
rappresentare se stessa esistente nel tempo, da questa definizione bisognerebbe dedurre che persona possono essere
certamente un cane e una tigre ma non ancora un neonato, per esempio. Dunque la posizione del filosofo australiano
porterebbe ad allargare i diritti in un campo interspecifico, cioè verso altre specie animali diverse da quella umana,
restringendo però allo stesso tempo i diritti (questa almeno è la critica che molti gli fanno) di alcune forme di vita umana.
È sbagliato per Singer impiegare animali sani nella ricerca, ma non è necessariamente sbagliato utilizzare per questi
scopi neonati anencefalici o pazienti in stato vegetativo persistente.
Molti critici delle posizioni bioetiche cattoliche sostengono che alcuni teologi autorevoli del passato concordano nel
ritenere un embrione "non persona". Fanno riferimento ad autori fondamentali, come San Tommaso d'Aquino che in
effetti riteneva che l'anima (dal greco anemos, respiro) subentrasse nell'individuo in un momento successivo al suo
concepimento fisico. Per i metafisici cattolici come Tommaso è evidentemente la presenza dell'anima a fare di un uomo
una persona. Dunque anche per lui l'embrione non sarebbe tale. Uno studioso (cattolico), Adriano Pessina, controbatte
affermando che sia decisivo tutelare i diritti dell'individuo a partire prima di tutto dalla definizione di cosa è umano, e che
sulla nozione di persona sarebbe più opportuno invece proporre una moratoria, per evitare di impelagarsi in una
discussione "troppo" metafisica.[senza fonte]
È comunque interessante notare come un concetto nato dalla teologia cristiana possa finire per essere utilizzato da
cristiani e non cristiani contro le posizioni non medievali di una Chiesa ritenuta "cristiana".

Che cosa è persona? Chi è persona? Come dobbiamo trattare la persona??


Le risposte a questa domanda possono essere classificate secondo due linee di tendenza:
1. La separazione del concetto di persona dall’essere umano = la prima tendenza teorizza
l’applicazione del concetto di persona umana solo ad alcune tipologie di uomini e, per
quanto riguarda l’embrione teorizza la posticipazione della vita della persona rispetto al suo
~ 26 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

inizio biologico. Di conseguenza, per questa teoria, ci sono esseri umani, gli embrioni, che
non sono ancora persone. Seconda questa prospettiva l’utilizzo di embrioni è del tutto
libero fino a quando questi non diventano persone. Oggi assisteiano ad un fenomeno
paradossale: il concetto di persona viene usato sempre più nel contesto filosofico di matrice
epirista-funzionalista, sfruttando la popolarità del termine, ma con finalità contrarie a quelle
per cui il concetto è nato
2. L’identificazione della persona umana con l’essere umano = vale ancora la pena di usare il
concetto di persona per fondare la dignità e i diritti dell’uomo? Il concetto di persona fa
parte della tradizione culturale dell’occidente e partecipa alla fondazione del rispetto e della
tutela per l’essere umano. Dire che l’embrione è persona significa dire qualcosa di più della
sua appartenenza al genere umano, che riguarda la sua essenza e i suoi diritti.
Secondo la definizione filosofica la persona è “la sostanza sussistente individuale di natura
razionale”. Biosgna analizzare questa definzione:
o Sostanza = si indica la determinata individualità di qualcosa. Applicato all’uomo il
concetto di sostanza indica che le funzioni che esercita e gli atti che compie non
esistono in sé, ma esistono come funzioni e atti di un individuo umano sostanziale,
concretamente esistente . è la sostanza così intesa che permette di spiegare l’unità
nello spazio e la permanenza nel tempo dell’identità dell’essere umano. Queste ne
impedisce la dissolvenza.
o La natura razionale = natura indica ciò che l’uomo è in virtù della sua nascita,
mentre razionale fa riferimento alla persona dotata di ragione e pensiero, parola
linguaggio e all’essere un essere pensante.
Secondo questa prospettiva l’uomo è persona in virtù della sua natura razionale e non
acquisisce questo status, e tutto ciò che comporta, in funzione dell’esercizio delle sue
funzioni. L’essere persona appartiene all’ordine ontologico, non si acquisisce con lo
sviluppo graduale. Da qui si può sostenere che lo zigote, l’embrione , e tutte le altre
categorie con cui può essere classificato l’uomo( anziano handicappato…) sono già
persone

Perché dobbiamo rispettare sempre e comunque la persona umana?


La ragione fondamentale stà nel fatto che l’essere personale umano è aperto all’Assoluto, con il
quale stà in un rapporto necessario; la struttura stessa dell’uomo in quanto essere spirituale
comporta questo rapporto in cui si trova fondamento della persona, in quanto ragione
dell’esistenza umana è la partecipazione con l’Assoluto
La persona non è solo fine a se stessa in quanto è ordinata da Dio, ma non è neppure un mezzo
per Dio, in quanto egli non necessita mezzi. Nessuno quindi, neppure Dio può utilizzare la persona
come mezzo in quanto essa è autonoma e dotata di dignità (essendo stata creata per un rapporto
con L’assoluto)

3 - Gli aspetti etici relativi all’embrione umano


 Principio di uni totalità = esprime l’inseparabilità del corpo dallo spirito in qualunque stadio
in modo da no ridurre mai il corpo. Questo comporta che l’embrione sia sempre soggetto.
 Principio di indisponibilità = esprime che la persona è fine a se stessa ed impone il divieto
di strumentalizzazione o dominio sull’embrione. In modo più specifico questo principio si
divide in divieto di lesioni, mantenimento dell’integrità fisica ed evitare qualunque rischio
per il benessere fisico dell’embrione
 Principio di inviolabilità
 Principio di solidarietà = esprime il riconoscimento dell’embrione come altro da accogliere e
proteggere in ragione della sua debolezza
 Principio di terapeuticità = indica l’orientamento che devono assumere e mantenere gli atti
etici. Tutti devono essere rivolti al mantenimento della salute dell’embrione.
La violazione di tali principi lede la dignità dell’embrione e si configura come male morale che non
può essere trasformato

Norme etiche

~ 27 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

 Ogni azione volontariamente o direttamente soppressiva dell’embrione è un atto


gravemente immorale
 La diagnosi prenatale deve essere utilizzata solo a beneficio della vita per essere
eticamente accettabile
 Il principio di indisponibilità permette che siano lecite le manipolazioni terapeutiche ma non
quelle alternatrici
 La crioconservazione è abuso e strumentalizzazione della vita dell’embrione in quanto ne
viene arrestato e sospeso lo sviluppo vitale
 La selezione degli embrioni da impiantare fa si che l’embrione non sia apprezzato in se
stesso, ma in relazione al risultato che si vuole ottenere
 Il commercio degli embrioni è riduzione a strumento degli stessi

4 - La tutela giuridica dell’embrione


Il riconoscimento dello statuto ontologico di persona umana inserisce l’embrione nella comunità
sociale, sulla quale è garantito il riconoscimento di diritti e la tutela giuridica.
L’impegno primario del legislatore è quello di tutelare la vita embrionale da abusi o
strumentalizzazioni.
Bisogna che l’embrione sia tutelato dall’esercizio di diritti personali da parte di altri e dal principio di
libertà; in quanto ontologicamente persona bisogna trovare un suo riconoscimento

Capitolo VIII: LA PROCREAZIONE ASSISTITA

Uno dei temi più dibattuti all’interno della bioetica.


Nella percezione comune esiste una notevole differenza nella legittimazione all’uso della
fecondazione artificiale e dell’ingegneria genetica; quest’ultima suscita largo interesse ma anche
paure, mentre i metodi di aiuto alla fecondazione sono percepiti come realtà concrete e
assolutamente benefiche per tutte le coppie che naturalmente non possono avere figli.
La domanda frequente è “se la medicina fornisse un metodo per superare la sterilità, perché non
usarlo?” sono solo i casi particolari, come la generazione da parte di donne particolarmente
anziane o l’utilizzo del seme di persone morte

1 - Aspetti medico scientifici


1.1 – il problema della sterilità della coppia
La sterilità ha origine da diversi fattori e sembra in aumento neo èaesi occidentali. Le tecniche di
fecondazione artificiale hanno come scopo originario principale proprio quello di rimediare alla
sterilità della coppia; altri fini si sono sviluppati inseguito.
Secondo la definzione medica per sterilità si intende l’incapacità della coppia di avere una
gravidanza dopo 1 o 2 anni di rapporti sessuali senza l’utilizzo di metodi anticoncezionali. Esistono
coppie completamente sterili e coppie invece in cui la fecondità è bassa per ragioni transitorie e
risolvibili. Le cause della sterilità variano in base al sesso:

Cause femminili Cause maschili

Compromettono il meccanismo ovulatorio: Le cause sono suddivisibili in tre gruppi


- Tendenza a ritardare la prima gravidanza e - Sterilità secretoria ci si ha quando una
conseguente difficoltà a rimanere incinta. malattia del testicolo rende insufficiente o

~ 28 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

Questo dipende da due fattori: fattori assente la produzione di spermatozoi


infettivi che hanno più tempo per esercitare - Sterilità escretoria che si ha per cause
la loro influenza negativa e fattori biologici infiammatorie che ostruiscono i dotti e non
- Aumento delle gravidanze ectopiche (fuori si ha la fuoriuscita di spermatozoi. Vi sono
dall’utero)che rendono gravidanze naturali diversi fattori coinvolti: diabete, farmaci
più difficili agenti tossici
- Infezioni e comportamenti sessuali a rischio - Sterilità derivanti da malformazioni del
che compromettono pene, patologie funzionali, compromissione
- Stress psichico, fisico e ambientale della capacità di erezione
- Sterilità immunitaria dovuta ad anticorpi che
distruggono il liquido seminale

1.2 - Le tecniche della medicina di inizio vita


Esistono diverse tecniche per realizzare la fecondazione artificiale. Per non lasciarsi confondere
occorre fare delle distinzione fra le diverse possibilità esistenti:
 Inseminazione artificiale = avviene nel corpo della donna introducendo sperma nelle vie
genitali femminili. Si tratta quindi di fecondazione intracorporea
A seconda del punto in cui si deposita il seme si parla di:
o Inseminazione intracervicale
o Inseminazione intrauterina
o Inseminazione intraperitoneale
Solitamente si può ricorrere a questa tecnica quando si ha la totale assenza di produzione
di spermatozoi o sostruzione dei condotti nell’uomo.
La valutazione della stabilità e della psicologia dela coppia è importante soprattutto nel
caso di fecondazione eterologa, dato che in tutti i casi sono forti le ripercussioni sull’aspetto
emotivo
I risultati dell’inseminazione possono variare da coppia a coppia ed essere influenzati da
diversi fattori
 La GIFT è una forma particolare di inseminazione artificiale. E’ una metodica per la
fecondazione artificiale di tipo intracorporeo, che viene effettuata trasferendo
simultaneamente, anche se in modo separato, sia i gameti maschili che quelli femminili,
nella tuba di Falloppio.
Ci sono tre fasi di esecuzione della GIFT. Innanzitutto viene indotta l’ovulazione nella
donna e vengono prelevati alcuni ovociti tramite la laparoscopia o l’agoaspirazione, con
l’ausilio dell’ecografia. Poi viene prelevato e preparato lo sperma, ed infine viene effettuato
il trasferimento intratubarico dei gameti tramite un piccolo catetere.
Importante è il fatto che, tale trasferimento, viene effettuato separando, all’interno del
catetere, le cellule uovo dagli spermatozoi, immettendo tra le prime ed i secondi, delle bolle
d’aria, ciò impedisce che possano congiungersi prima di essere penetrati nella tuba di
Falloppio: solo giunti qui vengono lasciati liberi e può avvenire la fecondazione in modo
naturale. La percentuale di successo è di circa il 30%. L’unione dei gameti in qiesto caso si
ha all’interno delle tube, luogo naturale in cui avviene
 FIVET o Fecondazione in vitro e successivo trasferimento di embrioni nell’utero o in una
tuba della donna. Dopo il prelievo delle cellule germinali maschili e femminili, si procede
con la fecondazione facendo crescere l’embrione per qualche tempo all’interno di provette,
contenenti liquido di coltura. Successivamente l’embrione sarà trasferito nel corpo della
madre. In questo caso si ha una fecondazione extracorporea
ci sono diverse tecniche con cui veien condotta la FIVET alcune sono:
o Tecniche ultrasoniche per il controllo e il prelievo degli oociti
o Induzione alla super ovulazione
o Congelamento degli embrioni
o Congelamento degli oociti =
o Passaggio alla fecondazione eterologa = utilizzo di ovociti concessi da una donna
estrena alla coppia per la fecondazione e poi impianto dell’embrione

~ 29 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

o Trattamento della sterilità maschile = fecondazione diretta a causa della particolare


scarsità di spermatozoi
o Maternità surrogata = coinvolgimento di una donna che accetta di portare a termine
la gravidanza, al posto della futura madre e di cedere il bambino dopo la nascita
Casi in cui si ricorre alla FIVET sono:
 La donna può portare aventi una gravidanza avendo ricevuto l’embrione ottenuto in
vitro. Questo embrione a sua volta può provenire dall’unione di ovulo della donna e
sperma della coppia sterile o da gameti entrambi della coppia (in questo caso chi
porta la gravidanza si chiama madre portante)
 La donna può accogliere nel suo utero un embrione concepito normalmente dalla
coppia committente mam rimosso dalla sua sede naturale mediante lavaggio
uterino
Le procedure possono essere omologhe o eterologhe:
 Omologhe = sono utilizzati i gameti della coppia
 Eterologhe = tecniche che usano gameti (solo uno o entrambi) provenienti da donatori
esterni alla coppia

2 - Aspetti culturali
2.1 - Motivazioni delle coppie che ricorrono alla FIVET
Chi sono le coppie che ricorrono a queste tecniche?? Quali caratteri hanno?? Perché non
scelgono l’adozione? Che effetti si hanno sulla vita di coppia??
I seguenti sono risultati e opinioni presi da interviste
 La vita di coppia = la scelta della procreazione assistita fatta dalle coppie secondo molti ha
avvicinato i componenti rendendoli maggiormente unito. Nel caso di procedure eterologhe
soprattutto il rapporto di coppia è fondamentale. Poche sono state le coppie in cui si è
avuta un aumento della conflittualità
 La famiglia = le coppie che ricorrono alla procreazione assistita sono solitamente portatrici
di una cultura familiare piuttosto tradizionale e in numerosi casi le coppie appaiono chiuse
dal punto di vista comunicativo e dichiarano di non aver informato parenti o amici.

2.2 - Procreazione assistita e significato della genitorialità


Cosa spinge coppie sterili alla ricerca di un figlio proprio? In primo luogo si deve considerare il
ricorso a tali tecniche come un tentativo di imitare l’atto procreativo delle generazioni precedenti o
parallele (genitori, fratelli, sorelle), mentre in secondo luogo può esserci il timore della diversità
totale con il figlio adottato e il desiderio di vivere l’esperienza della gravidanza. In ultimo bisogna
considerare anche l’incompletezza percepita di una famigli assenza figli.
Quale è il significato che attribuiscono alla procreazione le coppie sterili? Generalmente vedono
l’atto come manifestazione della maturità della coppia che si apre all’accoglienza della nuova vita.
Con le tecniche di procreazione assistita c’è il rischio che i genitori non sperimentino i sentimenti
ambivalenti che è normale provare nell’attesa di un figlio; tutti i genitori, naturali o adottivi, devono
riorganizzare il proprio equilibri all’arrivo di un bambino. Nel caso di bambini nati con metodi
scientifici può esserci il sentimento di “avere il figlio perfetto” immune da malattie, patologie…
compromettendo il tal modo l’assunzione del ruolo genitoriale.
Nelle pratiche eterologhe la cosa più evidente è la separazione fra genitorialità biologica, educativa
e sociale. la scissione dei ruoli e la loro ridefinizione pone davanti a fide che nei decenni passati
non erano neppure immaginabili e richiede la necessità di una nuova attenzione alle concezioni e
ai traumi che le persone possono subire.

2.3 - Il contesto socio-culturale relativo alla generazione


L’analisi delle trasformazioni c mostra che non si tratta di un fenomeno che contrappone cultura
religiosa cattolica e cultura non religiosa; vengono piuttosto messe in evidenza i profondo
mutamenti della società contemporanea.
L’analisi di Luhmann mette in luce che il tratto caratterizzante la nostra società è il fatto che tutte le
persone (bambini, coppie, single, anziani giovani, adulti)sono ingabbiate all’interno della cultura
che finge di desiderare il bambino, ma che in realtà è percepito come peso, giocattolo, rischio e

~ 30 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

non come persona umana. All’interno della stessa cultura sessualità e procreazione vengono
radicalmente separate e così si pensa che l’atto sessuale non abbia nessuna conseguenza sulle
persone al di la dei sentimenti del momento. Finchè perdurerà questa visione che non vede l’atto
sessuale come momento che crea la vita, non potrà nascere una nuova cultura della procreazione
in cui il figlio è riconosciuto come essere a se e in cui si sviuppa un rapporto triadico fra genitori e
figli

2.4 - I diritti dell’embrione e i diritti del bambino


Colui che dovrebbe essere il centro del processo di procreazione assistita, rischia spesso di
essere dimenticato e strumentalizzato.
La cultura familiare odierna è caratterizzata dal fatto di essere puerocentrica. Questo carattere ha
diversi effetti: da un lato può garantire maggiori cure e attenzioni al bambino, mentre dall’altro può
idealizzare il bambino come realizzazione narcisistica. Se il bambino inoltre è frutto del desiderio
dei genitori e “ deve arrivare solo quando è cercato”diventa quasi automatico in questa prospettiva
leggere il bambino come proprio diritto e affermazione della propria progettualità. Se ci si pone
unicamente in questa ottica si corre il rischio di dimenticare completamente il bambino e i suoi
diritti.
La coppia deve accettare di confrontare il proprio diritto di essere genitori con diritti del bambino.
Fra questi diritti particolare rilievo hanno:
 Diritto alla tutela della salute del nascituro = implica che le tecniche di fecondazione
artificiale non siano adoperate con un fine eugenetico(=selezione dell’embrione
migliore)ma siano impiegate come strumenti per eliminare le malatie
 Diritto a conoscere le proprie origini = significa, nel caso di procreazone assistita, avere la
possibilità di conoscere l’identità dei propri genitori biologici. Questo diritto potrebbe entrare
in conflitto con il diritto di riservatezza dei genitori o il diritto di anonimato del donatore
 Diritto ad entrambi i genitori e diritto alla famiglia e alla piena relazionalità = comportano il
divieto di accedere a pratiche di procreazione assistita da parte dei singoli individui

3 - Aspetti etici
Nell’immaginario comune la FIVET è caratterizzata da alta probabilità di successo e vista come
risoluzione del problema della sterilità, ma realmente essa è alquanto limitata.
La sorte degli embrioni, la loro tutela, la difesa della vita, il senso della generazione che si ha con
l’atto coniugale la produzione in laboratorio di embrioni sono alcuni esempi di aspetti etici che
devono essere valutati e discussi e che siscitano questioni non solo dal punto di vista etico ma
anche psicologico, giuridio, sociale

3.1 - Fecondazione artificiale ed embrione umano


In qualunque tecnica di fecondazione si ha un altissimo spreco di embrioni. La morte degli stessi
dipende da varie cause: sono in sovrannumero, sono distrutti o usati per la sperimentazione, si
verificano casi di aborto.
Sulla sorte degli embrioni le posizioni sono chiare: da una parte abbiamo la visione di chi non li
considera per nulla persone e di chi invece li considera persone
Sulla linea della prima posizione …. Da finire

3.2 – fecondazione artificiale ed amore umano


È un tema che riguarda tutte le tecniche di fecondazione artificiale in quanto queste sostituiscono
completamente l’atto coniugale destinato alla procreazione. I concetti su cui si fa maggior leva
sono il significato unitivo e il significato procreativo dell’atto coniugale anche, la scissione che si ha
con la FIVET avviene in modo particolare e più profondo fra procreazione e attività sessuale, e non
fra i due significati citati. Con la FIVET la sessualità genitale è manipolata fino al punto di diventare
inutile alla procreazione. La domanda fondamentale è proprio verificare la leicità della separazione
fra sessualità e procreazione.
Per rispondere prendiamo in considerazione il punto di vista filosofico della questione; secondo
quest’ottica l’aspetto rilevante non è l’artificialità del procedimento ma il fatto che la procreazione
non è più dipendente dall’atto sessuale dei coniugi. Con la procreazione naturale, la nascita della

~ 31 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

nuova persona si ha dalla combinazione di atto fisico e unione morale dei coniugi, mentre con la
FIVET l’atto fisico è sostituito da altri atti che portano alla fecondazione. La separazione operata
dalla FIVET è quindi accettabile o meno??
Per rispondere bisogna ricordare che:
 L’atto sessuale non ha valore solo fisco-genitale. Esso è l’unico atto biologicamente
necessario e possibile che crea una nuova vita. Inoltre l’atto sessuale si compone anche di
una dimensione psicologica e spirituale. Queste tre dimensioni, fisica, psico e spirituale non
sono divisibili. Solo quest’atto, con le sue tre caratteristiche è degno quindi della nascita di
una nuova vita, ogni altro è inadeguato al valore della persona
 Distinzione fra fare ed agire. Tutto quello che si colloca sul piano del fare umano è ad un
livello di inferiorità nei confronti di chi l’ha prodotto ( l’effetto/prodotto vale meno della
persona che lo produce e c’è un rapporto di dominio). La FIVET si colloca i questo primo
caso mentre la procreazione naturale è nell’ambito dell’essere, ed essa assume tutto un
altro livello e sono previste le tre dimensioni dei coniugi, la volontà e l’a speranza.
Con la FIVET si esercita il potere e si “costringe” un processo naturale a dare risultati,
mentre con la procreazione naturale i coniugi si astengono dall’esercizio di tale potere di
“far nascere” e si limitano a sperare e ad invocare un dono su cui riconoscono di non avere
potere (se Dio vorrà, se la natura vorrà)

Il cosiddetto caso semplice


La FIVET priva il bambino dell’atto fondatore e del dono della vita che si realizza con l’atto
sessuale dei genitori.
L’atto fondatore è un dono scambiato fra i genitori che attendono il figlio e che pongono le
condizioni per la nascita, sulla quale però non hanno il controllo diretto. Essi partecipano alla
donazione della vita , il bimbo stesso diventa dono e allo stesso tempo si sperimentano l’esperinza
della genitorialità e dell’alterità del figlio.
Con la FIVET si ha il rischio di aspettarsi la perfezione estrema dal figlio che nascerà (in quanto
selezionato e non frutto del caso come in natura). Si corre il rischio che il bambino non si a più
voluto per se stesso ma come soddisfazione di un desiderio narcisistico

3.3. – Fecondazione artificiale e unità della famiglia


Generalmente le tecniche diffuse prevedono la donazione di gameti maschili o femminili o
eventualmente dell’embrione. La modalità più diffusa è la donazione di sperma, mentre molto
meno rara a causa delle complicazioni è la donazione dell’ovulo, esiste anche la pratica del dono
dell’embrione quando, per motivi clinici o di opportunismo, una donna chiede che l’embrione
concepito da lei e dal suo coniuge sia trasferito in una donna portatrice(= madre surrogata) che ne
assumerà la gestazione e il parto, restituendo il bambino alla nascita. Soprattutto con questa
ultima possibilità si ha l’introduzione di persone terze nel legame coniugale e la distorsione dei
legami genitori-figli. La situazione si complica ulteriormente se si ricorre all’utilizzo di gameti esterni
alla coppia. In questi casi citati oltre alle dissociazione fra atto sessuale e atti fecondativi si ha
anche la dissociazione fra genitori biologici e genitori sociali.
Analissiamo in modo più specifico i casi di :
 Nascere con il seme di un donatore = L’uomo, con la FIVET omologa che prevede l’utilizzo
di gameti dei coniugi e la madre non surrogata, ha comunque un ruolo di inferiorità; la
situazione peggiora in caso di fecondazione eterologa in cui entra nel processo procreativo
un terzo sconosciuto (il donatore di sperma)
 Frammentazione della genitorialità

3.4. – Dalla parte del figlio


Quali sono i principali diritti dei figli??? E quali risvolti particolari questi diritti assumono nel caso di
figli nati con la procreazione assistita??
 Accesso alle proprie origini biologiche / diritto a conoscere i propri genitori biologici = il
bisogno di radici biologiche è radicato nella persona ed è fondamento del suo essere.
Psicologicamente inoltre avere genitori diversi da quelli che ti hanno cresciuto è una ferita
non indifferente. Oltre all’aspetto psicologico le radici hanno valore anche dal punto di vista

~ 32 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

biologico e in particolare dal punto di vista della genealogia e del patrimonio genetico
(sopratutto quando c’è l’insorgenza di malattie o motivi di salute)
 Diritto ad avere due genitori = questo diritto per essere compreso e applicato alla FIVET
deve essere scisso nel “diritto del figlio ad essere concepito da una coppia che si assume
la responsabilità di allevarlo”. Come ci si comporta con la FIVET che da la possibilità di
separare le responsabilità generative da quelle di cura? La FIVET eterologa quindi contiene
elementi di ingiustizia !!!

3.5. – Aspetti etici relativi al donatore


L’inseminazione eterologa mette in causa anche la persona che fornisce il gamete esterno alla
coppia, statisticamente sono maggiormente donatori di sperma anche se ci sono casi di donazione
di ovuli o utero in affitto.i motivi che spingono estrani a collaborare sono solitamente economici; nel
caso delle donne in mettersi a disposizione di coppie sterili può essere un tentativo di riparare al
senso di col pa per un aborto. Mettere a disposizione i gameti, eticamente, non è come la
donazione del sangue o degli organi. Per comprendere meglio bisogna farsi delle domande:
è eticamente corretto che si mattano a dispozone gameti disinterrandosi del loro avvenire?
È cosa degna dell’uomo affidare la sua discendenza a sconosciuti
La donazione dei gameti ci sembra immorale non solo perché deresponsabilizza il donatore dai
compiti di cura, ma perché umilia la procreazione e viola in rapporto di coppi; del donatore si vuole
qualcosa che ha a che fare solo con il sesso ma si rifiuta la persona

3.6 – La maternità surrogata


Durante la gravidanza c’è un intenso scambio madre bambino e delle forti aspettative. Nel caso
della FIVET c’è una separazione dei compiti della madre biologica e della madre sociale, oltre che
una restituzione del bambino dopo il parti. Il bambino viene trattato come strumento o come “resa
di un servizio”. Allo steso modo la donna che dona l’utero è ridotta a strumento , come se fosse
una incubatrice. Oltre a questo abbiamo anche danno a livello psicologico che riguardano la
separazione, il come viene visto il bambino e l’accettazione dello stesso.
La maternità surrogata fatta per ragioni economiche è moralmente inaccettabile dato che si
configura come mercificazione della donna. Anche nel caso esistano motivazioni più profonde del
denaro la questione comunque non muterebbe di molto i termini della questione essendo che non
vengo rimediati i difetti oggettivi.

3.7 – L’inseminazione artificiale omologa


A differenza di quella eterologa è una inseminazione che non rompe il legame nuziale, e quindi
non prevede l’elemento moralmente più negativo dell’inseminazione. Si può dire che questa
possibilità non presenta difficoltà di ordine morale se compiuta come atto terapeutico e integrativo
all’atto coniugale , per migliorare le possibilità procreative. Rimane l’esigenza di vigilare sul fatto
che le tecniche impiegate siano moralmente corrette.

4 – Questioni complementari
4.1 - Problemi medico – etici: i più importanti sono
 Valutazione dei rischi per la donna conseguenti la stimolazione ovarica
 Comportamenti del personale medico
 Accuratezza degli screening
 Il più importante riguarda l’esito di deresponsabilizzazione della coppia rivolto al medico
 Urgenza di una corretta informazione scientifica

4.2. – Problemi etico-giuridici


 Qualificazione del diritto alla procreazione. Esso può essere configurato come diritto di
coppia o diritto individuale e l’assunzione di una di queste due prospettive da diversi effetti
 Condizione del donatore
 Diritti del bambino di conoscere la propria ascendenza biologica
 Attribuzione genitorialità giuridica
 Diritto di proprietà sui gameti e sugli embrioni

~ 33 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

4.3 – Problemi etico-economici


Il ricorso alle tecniche comporta oneri molto elevati soprattutto se correlati al tasso di successo
piuttosto alto. Come per ogni altra pratica medica non salvavita dovrebbe essere fatta una
valutazione dei costi e dei benefici carico del SSN
Altro elemento sono i profitti derivati dalla mercificazione del corpo umano che emergono dal
pagamento del seme del donatore o dall’affitto dell’utero

5 - Aspetti giuridici
I problemi giuridici dipendono sia dalla delicatezza del tema trattato sia dalla rapida evoluzione
delle tecniche. In Europa quasi tutti i paesi hanno già una legislazione che regola le tecnologie
riproduttive e su questo tema si è espressa anche la comunità europea. Forte è stata la
sensazione di una regolamentazione internazionale della materia.

5.1 – Questioni da regolamentare


 Il diritto all’accesso alle tecniche di procreazione assistita: donna singola, coppia sposata o
convivente
 La fecondazione in vitro al di fuori del corpo della donna
 L’intervento omologo, con gameti dei coniugi, o eterologo con donatori esterni alla coppia
 La possibilità di donare ovociti da parte della donna
 La possibilità o meno di congelare tramite crioconservazione gli embrioni
 La possibilità di effettuare interventi diagnostici o terapeutici sull’embrione
 La maternità surrogata

5.2 - La legislazione degli altri paesi europei


a) Il diritto di ascesso alle tecniche di fecondazione artificiale = tutti i paesi prevedono la possibilità di
accedere alle tecniche di procreazione assistita da parte di coppie unite in matrimonio o in un
analogo rapporto di convivenza. Gran Bretagna e Spagna addirittura riconoscono quest possibilità
anche a donne sole, nubili o vedove, perché in questi casi è prevalso sui diritti del bambino il diritto
di uguaglianza fra donne coniugate e non.
b) Oltre all’inseminazione artificiale è ammessa ovunque la fecondazione in vitro
c) Analogamente quasi tutti i paesi ammettono il ricorso per ragioni di volta in volta diverse alla
fecondazione eterologa
d) È condiviso in modo quali omogeneo il divieto di donare l’ovulo. Alla base di questo divieto c’è la
difficoltà del prelievo, la difficoltà di conservazione,e la difficoltà di mantenere l’anonimato per la
donna
e) La crioconservazione degli embrioni è consentita a scopo di donazione o per gravidanze differite,
entro un limite massimo che va dai 2 ai 5 anni
f) La sperimentazione su embrioni è concessa dalle leggi inglese, spagnola e svedese sino al 14°
giorno di vita dell’embrione
g) Tutti i paesi europei vietano la maternità surrogata. I codici civili riconoscono il bambino figlio della
donna che l’ha partorito ciò impedisce la possibilità di riconoscere la validità giuridica dei contratti di
surroga

5,3 – La situazione normativa italiana


In italia la legge più importante è la legge n 40 del 2004
La situazione precedente alla legge era molto diversificata e diverse erano i testi cui si faceva riferimento per
le condotte da mantenere. La legge è servita per uniformare la situazione sul territorio nazionale e dare un
migliore indirizzo.
La legge 40 ha compiuto il passaggio dall’etica al diritto in materia di procreazione.
In primo luogo essa considera il nascituro protagonista del processo generativo, e in secondo luogo tutela il
concepito e il legame familiare vietando la fecondazione eterologa.
Punto fondamentali sono:
1. Tutela dell’embrione = che si realizza attraverso il divieti di congelamento (salvo caso di forza
maggiore o condizioni di salute della madre) o soppressione e la possibilità di produrre massimo 3

~ 34 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

embrioni e che tutti siano impiantati. È vietato qualunque tipo di sperimentazione mo terapeutica
sugli embrioni e ogni forma di clonazione
2. Divieto di fecondazione eterologa
3. Prevista obiezione di coscienza per il personale sanitario e ausiliario
4. La paternità dei figli nati con tecniche riproduttive non può essere disconosciuta e ugualmente non
può essere invocato l’anonimato per la madre del nascituro
Si può dire che la legge italiana si colloca fa quelle più rispettose della vita e dei diritti delle parti
coinvolte. Essa costituisce un punto di arrivo fondamentale ma soprattutto un punto di partenza.

Capitolo IX: L’ABORTO

1 – L’aborto volontario
Sull’ IVG = interruzione volontaria di gravidanza a trent’anni dall’introduzione della legge che li
regolarizza permangono forti divergenze morali.
L’aborto può essere studiato da diversi punti di vista ma i più rilevanti ai fini etici sono gli apetti
socio-culturali e giuridico.
Esistono diverse tipologie di aborto
 Aborto spontaneo = quello che si verifica durante la normale gravidanza ed è provocato da
malattie della madre,generali o locali, o del feto
 Aborto colposo = è quello non direttamente voluto o programmato esito di comportamenti
imprudenti compiuti dalla gestante, come sforzi o lavori pesanti
 L’aborto volontario = è quello programmato e voluto con volontà di sopprimere il concepito.
È la tipologia al centro del dibattito e detta IVG. Esso può essere:
o Indiretto quando l’aborto non è voluto ne programmato ma deriva da un intervento
medico-chirurgico necessario e salvavita alla donna da una patologia.
In questo caso, sulla base del principio del duplice effetti si legittima l’aborto anche
se questo comporta la morte del feto. Le due condizioni necessarie da ricordare in
questo caso sono:
 Intervento deve avere l’intenzione di salvare la vita della paziente
 La liberazione dal male non sia ottenuta attraverso l’uccisione del feto
 L’atto medico deve essere gravemente necessario e non sostituibile
o Diretto

Dimensioni del fenomeno in Italia, i soggetti che abortiscono e l’opinione pubblica


Dal 1983 il numero di aborti è in progressivo calo, ma questo è accompagnato da una consistente
diminuzione della fecondità e del numero di figli per donna.
La riduzione del numero di aborti riguarda soprattutto donne sia nubili, che coniugate fra i 25 e i 34
anni, in quanto l’aborto non viene più utilizzato come contraccettivo come invece succedeva in
passato, anche se resta una pratica diffusa nelle regioni meridionali.
Si registra un aumento del numero di aborti fra donne giovani (20-24) e giovanissime (15-19)
Il referendum del 1978 ha mostrato l’esistenza di un opinione favorevole all’introduzione dell’aborto
legale nel nostro ordinamento.
È esperienza comune che la decisione di abortire sia in primo luogo della donna, ma questa viene
condizionata da una serie di fattori come l’opinione del padre del concepito, opinione di parenti
amici, il contesto culturale, le possibilità economiche, il grado di maturità …
L’opinione pubblica ha una visione errata dell’aborto in quanto lo ritiene un fenomeno modesti
diffuso soprattutto fra le minorenni non sposate.

2 - La legge 194 del 1978


Con questa legge vengono emanate le “norme per la tutela sociale della maternità e
sull’interruzione di gravidanza”
Al principio p garantito il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosciuto il valore
sociale della maternità e la tutela della vita umana fin dal suo inizio. Inoltre viene definito come
l’IVG non si un mezzo di controllo delle nascite

~ 35 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

Per l’IVG sono definiti due periodi


 Entro i primi 90 giorni la donna che abbia motivi per interrompere la gravidanza deve
rivolgersi al consultorio familiare o dal medico. Con questo incontro preliminare viene
accertato e valutato lo stato di gravidanza e viene dato sostegno alla donna per prendere
una scelta consapevole. Se rimane decisa ad abortire si rilascia un certificato firmato da
donna e medico che da diritto dopo sette giorni a recarsi in un ospedale o struttura
specializzata per sottoporsi alla procedura di IVG
 Dopo i 90 giorni l’interruzione di gravidanza può essere effettuata solamente quando la
gravidanza o il parto comportano un grave rischio per la donna o quando sono rilevate
patologie e malformazioni gravi nel nascituro che determinano grave pericolo per la salute
fisica o psichica della madre
Per le ragazze minori dei 18 che intendono abortire entro i primi 90 giorni devono avere il
consenso di almeno uno dei genitori o di chi esercita la patria potestà: in caso di mancanza di tale
consenso sarà il giudice tutelare a decidere con sentenza inappellabile. L’intervento di qualunque
altro soggetto è inutile quando il medico rileva un grave rischio per la vita della minorenne
La legge prevede che il personale sanitario possa invocare l’obiezione di coscienza ed essere
esonerato dal praticare l’aborto.

3 - L’aborto con la pillola del giorno dopo


Conosciuta come RU486 con principio attivo del mifrepisone, che agisce come antagonista del
progesterone il mantenitore dello stato di gravidanza, impedendo così l’annidamento dell’embrione
nell’utero, o interrompendolo se questo è già avvenuto.

Come valutare l’uso della pillola del giorno dopo?


Perché la RU486 sia considerabile come tecnica sostitutiva all’aborto bisogna che;
a) Non abbia conseguenze per la donna e la sua salute
b) Rispetti i limiti della legge 194
c) Non favorisca l’aborto clandestino attraverso la vendita nel circuito dei farmaci illegali

4 - La diagnosi prenatale
Si tratta di una prassi medica in forte espansione che permette di individuare anomalie fetali. Se p
apprezzabile la motivazione terapeutica, meno apprezzabile e la facilità con cui si ricorre alla
soppressione dei feti che presentano anomalie anche non gravi.
L’evoluzione delle tecniche è molto rapida. Le principali sono:
 Ecografia che consente di conoscere le condizioni generali del feto ed eventuali
malformazioni come idrocefalia, spina bifida senza rischi e con bassissimo rischio di aborto
 Prelievo di cellule fetali mediante amniocentesi (= puntura con ago del sacco fetale e
prevazione di liquido anionico) permette di rivelare anomalie genetiche o coromosomiche
ma comporta un rischio di aborto consistente
 Fetoscopia che utilizza una sonda capace di osservare direttamente il feto e di prelevare
con una pinzetta piccole quantità di tessuto fetale da esaminare in laboratorio
 Biopsia dei villi coriali eseguita con ago estrando liquido dal corion, una delle membrane
che avvolge il feto
 Prelievo del sangue fetale mediante puntura del cordone ombelicale per la scoperta di
emofilia o deficit immunitari
La pratica come mezzo conoscitivo dello sviluppo dell’embrione è certamente lecita il limite etico si
delinea nel momento in cui viene utilizzata solo per l’individuazione di feti sani e l’eventuale
successiva soppressione in caso di malformazioni, o nel caso in cui si esponga il feto ad unr
ischio troppo grande con tali tecniche di indagine

5 – I CAV = Centri di aiuto alla vita


6 - Valutazione morale dell’aborto
6,1 – L’aborto come male morale
Per la valutazione morale dell’aborto bisognar comprendere i concetti legati alla salvaguardia della
vita dell’embrione.

~ 36 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

L’aborto diretto e voluto e fortemente contrario alla legge morale e la chiesa prevedeva scomunica
automatica per chi lo compie fine di sottolineare la gravità di questo gesto.
Capitolo X: SESSUALITà E SIGNIFICATO DELLA
GENERAZIONE UMANA

1 - I significati umani della sessualità


La spinta interna alla nostra cultura di ridare significato a dimensioni come quella del corpo alla
sessualità, al desiderio e al rapporto positivo con la natura deve essere pienamente accolta.
La riflessione sulla sessualità deve sapersi confrontare con il contesto moderno e con le
contraddizioni e conflitti che l’uomo contemporaneo deve affrontare; ad esempio all’interno della
nostra società si sentono ancora gli effetti della diffusione di una concezione negativa della
sessualità, ancora di stampo medievale, ma sono diffuse anche concezioni permissive e uno stie
consumistico della società.

Le dinamiche dell’odierno contesto socioculturale


La repressione del sesso ha origini antiche e non è imputabile all’avvento del cristianesimo, nel
quale è invece presente una visione altamente positiva della sessualità pur riconoscendone alcuni
limiti.
L’interpretazione pessimistica è espressione di correnti filosofiche che basavano il loro pensiero
sul dualismo e la separazione anima- corpo (gnosticismo, paltonismo...) che hanno esercitato una
forte influenza sul pensiero comune. Secondo queste correnti bisogna avere cura della parte
spirituale e cercare di elevarla reprimendo qualunque aspetto o impulso del corpo.
Con la rivoluzione sessuale sono state rivalutati gli aspetti positivi della sessualità e il suo
significato nella vit; il rischio oggi è che ci sia una estremizzazione della libertà e si cada nel
libertinismo e nella mercificazione. Ciò che sembra delinearsi nella nostra cultura è una seconda
separazione, questa volta fra sesso e amore

La ricerca dei significati umani


Esistono, nel quadro odierno, a parte le contraddizioni accennate anche elementi positivi di
definizione della sessualità che vanno approfonditi. Si tratta di dimensioni costitutive che
esprimono il significato e aiutano a comprendere la sessualità. Sono:
 Rapporto essenziale che lega la sessualità al mistero della persona = è una dimensione
che coinvolge tutta la persona in quanto essere e nella sua quotidianità: l’espressione più
semplice è la differenza sessuale fra i generi. L sessualità rappresenta uno dei modi con
cui “siamo al mondo” e a differenza di quella animale basata su istinti, è regolata dalla
razionalità e permette all’uomo di esprimerla con un significato. Si può dire che la
sessualità umana è più cultura che natura
 Significato interpersonale = il sesso è alla radice della relazionalità umana e influisce sui
rapporti e le condotte sociali. Si faccia riferimento al linguaggio del corpo e alla sessualità
all’interno di una relazione di coppia
 Il sesso riveste in tutte le culture un ruolo decisivo nell’articolarsi dei rapporti sociali su cui
si costruisce la vita associata

L’etica cristiana della sessualità


La concezione cristiana concorda pienamente con l’analisi filosofica che ha messo in luce i
significati umani della sessualità. L’apporto nuovo che il cristianesimo da riguarda
1. Il cristianesimo da un valore ancora più grande al corpo, che non è solo elemento biologico,
ma dono di Dio ed espressione della Relazione con lui e segno della sua presenza
2. Legame uomo donna come realizzazione della vita nuova che Dio offre all’umanità. Il
rapporto di coppia non è solo mezzo per la realizzazione di se o conseguenza dei processi
affettivi ma è il luogo di una vita nuova ed assume valore in se e per se

~ 37 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

3. Contestualizzazione della sessualità che non è il tutto dell’uomo, essa è una parte che
deve essere controllata ed incanalata ma non disprezzata. Caratterizza l’uomo ma nn è la
sola esclusiva.

2- La riflessione antropologica sulla generazione umana


Sul tema della generazione devono essere contemplati i profondi cambiamenti avvenuti negli ultimi
anni.
In primo luogo è mutato il quadro sociale in cui sono inserite le famiglie ed è mutata la stessa
fisionomia delle famiglie; oggi le famiglie sono nucleari, monogenitoriali a volte ed è mutato perfino
il desiderio di essere padre o madre.
In base ai fattori di cambiamento si è arrivati a leggere tutto secondo l’ottica della “ragione di bene”
(=cosa si decide di fare in un determinato momento della vita) ed anche il figlio diviene prodotto di
una scelta e conseguenza di un’attenta valutazione costi-benefici. Anche la generazione quindi
cambia il modo in cui viene vista. Inseguito al “si decide di fare un figlio” la generazione futura è
vista come prodotto proprio e non come soggetti altri a cui trasmettere.
Il fatto di fare i figli solo quando ci si sente abbastanza forti da assumersi la responsabilità ha due
aspetti; in primo luogo si può considerare questa scelta come frutto di una responsabilità
maggiore, mentre in secondo luogo può essere letta come decisione presa sulla base dei propri
bisogni emotivi. Bisogna ricordare che non bisogna ridurre il figlio ad oggetto e sforzarsi di
concepirlo come persona titolare di diritti.

La Bibbia e la generazione.
 Genesi “siate fecondi e moltiplicatevi”  il figlio è calato all’interno di un contesto di
benedizione ed espressione stessa della benedizione di Dio, essendone dono.
 Salmi  anche i salmi presentano il figlio come dono del signore. Nei salmi si parte dalla
costruzione della casa-famiglia, compito difficile nel quale invocare l’aiuto di Dio,
invocazione ancora più forte nel momento del generare in quanto i figli sono dono.
 Libri sapienziali  sottolineano i doveri educativi, talvolta severi. Chi ama il proprio figlio
deve saper anche usare la frusta per gioire di lui alla fine
 Il figlio oltre che come benedizione è visto anche come realizzazione della promessa di Dio.
Esempio di Abramo per cui il figlio è un desiderio impossibile ed irrinunciabile al tempo
stesso, che lo indice a temere della promessa di Dio inizialmente. L’arrivo di Isacco è il
coronamento della promessa di Dio e della vita di Abramo. Nella pagina del sacrificio di
Isacco si intrecciano la generazione e la fede, fino al punto in cui si deve essere disposto
alla “restituzione” del figlio
 Il figlio come promessa trova il suo compimento in Gesù, figlio che si dedica in modo pieno
e totale alla costruzione del Regno e alla salvezza di tutti gli uomini.
Le parole a primo acchito scandalose “chi viene a me e non odia i genitori i figli la moglie…
non può essere mio discepolo” devono essere lette come “non si può frapporre nessuna
scusa tra Gesù e se stesso, nessun bene indipendentemente dalla fede in quanto nessun
bene conosciuto dall’uomo merita una dedizione maggiore del vangelo di Gesù

La generazione dell’uomo:un atto di fede


Può apparire fuori luogo definire la generazione un atto di fede in un tempo in cui si sottolinea
continuamente il carattere privato della decisione di generare. In molti casi si può pensare alla
generazione come atto di fede nel senso che essa è una “scommessa”, un atto non del tutto sotto
il controllo umano e di cui sono imprecisate le conseguenze.
Generare un figlio significa, in quanto atto di libertà, fare un atto di fiducia nella vita, in cui si scopre
la verità profonda che “con un figlio la vita non è consumata inutilmente”. Senza la capacità di
questo atto di fiducia la vita stessa rischia di trovarsi priva di senso; una totale mancanza di fiducia
nella generazione significa mancanza di fiducia nella vita.

La coppia e il figlio
L’atto di fiducia generativo implica che il figlio sia accettato senza nessuna condizione. La coppia
che lo desidera deve accettarlo per quello che egli è.

~ 38 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

L’atto riproduttivo non è solo biologico ma espressione del legame fra due persone e dono
reciproco della libertà personale; questo viene riassunto nel figlio-desiderio-benedizione.
Il figlio non può arrivare da un semplice fatto tecnico dato che altrimenti perderebbe la sua
dimensione personale.
Bisogna comunque ricordare che la sessualità umana non ha esclusivamente il fine riproduttivo
(altrimenti si arriverebbe ad una strumentalizzazione del partner).
Quello che si ritiene importante sottolineare è che la generazione di un nuovo essere umano deve
avvenire nel contesto dell’incontro sessuale, in cui c’è la dimensione del dono, e da questo non
può scindersi.

L’atto della generazione:l’inizio di una nuova libertà


Con la fecondità fisica si procrea non qualcosa ma qualcuno. La generazione non è solo
espressione della libertà della coppia ma creazione di una nuova libertà. Esprimere la nuova vita
che nasce in termini biologici è eccessivamente riduttivo: si deve essere consapevoli che il figlio è
l’atto più grande che i coniugi possono realizzare e in cui “fondono” se stessi.
Il bambino con la sua entità di persona obbliga i genitori a riconoscerlo e a riconoscere il mistero
della vita del quale l’uomo non è padrone. Anche dal punto di vista laico il figlio è riconosciuto
come persona diversa dai genitori, con una propria identità e propri caratteri

Capitolo XI: I TRAPIANTI DI ORGANI

La medicina dei trapianti da molti anni è uscita dalla sua fase sperimentale e oggi rappresenta una
vera possibilità di guarigione comune consolidata.
~ 39 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

Più frequentemente i trapianti riguardano fegato, cuore, rene.

1.- opinione pubblica e trapianti di organi


Questa dei trapianti è una delle poche problematiche in cui si può trovare un accordo sostanziale
fra la bioetica di ispirazione cattolica e quella laica; entrambe considerano la possibilità di trapianto
come lecita a certe condizioni e ci sono visioni discordanti solo su alcuni aspetti.
Questo accordo comunque non è in grado di influenzare l’opinione pubblica, nel senso di orientarla
verso una mentalità di donazione degli organi e infatti il tasso di donatori è piuttosto baso rende
difficile coprire il fabbisogno. Quali sono le ragioni di una perplessità tanto forte rispetto alla
donazione nella popolazione???
 Non sono state ancora assimilate a livello generale le novità riguardanti la definizione di
morte (cardiaca e celebrale), e le persone sono sconcertate all’idea che si possano
prelevare organi da soggetti in cui “il cuore batte ancora”. I due concetti di morte sono
ancora poco chiari e suscitano sfiducia nella popolazione, soprattutto quello di morte
celebrale visto come frutto della preoccupazione medica di ottimizzare la qualità del
tessuto/organo da trapiantare
 Difficoltà nel dare l’autorizzazione al prelievo nel caso di un proprio congiunto. in un
momento in cui si ha il rifiuto addirittura per la morte stessa del parente ci si attacca a
qualunque speranza fino all’ultimo.
 Principio culturale del dovere di pietà e rispetto nei confronti del cadavere umano e
credenza che questi coincidano con l’integrità del corpo. In quest’ottica autorizzare il
trapianto è una mancanza ai principi di rispetto e pietà
 Timore verso il consenso per paura di un commercio di organi. Nonostante manchi la
certezza di questo fenomeno l’opinione pubblica ne ha un timore abbastanza diffuso, timore
accresciuto nella sfiducia diffusa verso la classe medica e dai casi di malasanità
 Paura dei casi di malasanità e degli sprechi causati dall’inefficienza del sistema pubblico

2.- La medicina dei trapianti


Dai primi anni del 900 ad oggi la pratica dei trapianti ha compiuto passi giganteschi diventando una
pratica diffusa e dai notevoli successi.
Che cosa sono i trapianti? In biologia e medicina generalmente il trapianto è inteso come “
trasporto di materiale cellulare o tissutale, vivo o morto, sia da una parte ad un’altra di un
medesimo organismo vivente sia da un individuo ad un altro.
I trapianti generalmente implicano due problemi:
 Problemi tecnici = differenti in base al tipo di tessuto e alle funzioni da ripristinare. Nel caso
di cornea, ossa o pelle il tessuto ha un ruolo di sostegno o protezione ed è quindi più
semplice rispetto ai casi in cui il tessuto deve mantenere attivamente le proprie funzioni
biologiche come nel caso di midollo rene…in questi ultimi casi bisogna prendere adeguati
accorgimenti per non intaccare le caratteristiche e le capacità dei tessuti
 Problemi immunologici = sono variabili da caso a caso. Mentre nei trapianti
autologhi(provenienti dallo stesso ospite) e isologhi(provenienti da ospite differente ma
della stessa conformazione genetica come i gemelli) non si pone questo problema, esso è
infece piuttosto frequente nel caso di trapianti omologhi(provenienti da individuo della
stessa specie) o eterologhi(provenienti da individuo di specie diversa, solo nel caso di
animali ).
Sono le reazioni immunologiche del ricevente che attaccano il trapianto causandone il
deperimento e nei casi più gravi intaccano l’organismo stesso del ricevente.ovviamente i
rischi di rigetto aumentano con l’aumentare delle differenze genetiche tra donatore e
ricevente
Nel caso particolare dell’uomo il trapianto o innesto è la sostituzione di un organo, la cui
funzionalità è irrimediabilmente compromessa, mediante intervento chirurgico, con un organo sano
prelevato da un donatore il quale può essere vivente o cadavere. In conseguenza del trapianto tra
tessuti innestati e organismo ospite si realizzano i fenomeni vitali della sopravvivenza,
dell’adattamento e dell’attecchimento(= quando la maggior parte del tessuto sopravvive e

~ 40 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

partecipa in modo durevole alla vita; nel caso in cui non riuscisse c’è la morte graduale del
trapianto).
Bisogna distinguere fra organi, che sono strutture organizzate dell’organismo umano con funzioni
vitale specifiche (rene,cuore, fegato,polmoni,pancreas) dai tessuti che sono insieme di cellule che
contribuiscono ad una funzione specifica ( i trapianti di tessuti riguardano cornea, midollo, pelle e
tessuti vascolari). Il problema più diffuso è il problema dell’incompatibilità e del rigetto inseguito al
trapianto. Una volta effettuato il trapianto il paziente non deve più lottare contro la malattia ma
contro il rischio di rigetto.
Altre problematiche riguardante i trapianti sono:la normativa giuridica, le questioni morali, gli lati
costi, la difficile reperibilità di organi e le tecniche utilizzate.

3.- La carenza cronica di organi


Le liste di attesa per un trapianto di organi mediamente è di un anno e mezzo/due. Nonostante a
più riprese si sia verificato un incremento della disponibilità di organi generalmente si riscontra una
situazione di grave carenza e di attesa da parte dei riceventi.
Un miglioramento complessivo della situazione italiana sul fronte richiesta disponibilità è dato da:
 Legge sull’accertamento della morte, che fa fatto chiarezza sul tema del limite con la vita
 Iniziative regionali come potenziamento del personale e delle capità del personale
rianimativo
In generale perché la situazione migliori bisogna che:
 Aumenti la disponibilità della popolazione a donare gli organi
 Organizzazione del sistema sanitario adeguata e specializzazione

4.- La regolamentazione giuridica dei trapianti


I codici civili che si sono succeduti nel nostro paese (Zanardelli e Rocco) vietavano qualunque
attentato all’integrità della persona umana sia vivente che nello stato di cadavere; le uniche
eccezioni erano gli studi anatomici e le autopsie. Questa linea di condotta era coerente sia con la
cultura del tempo, secondo cui il cadavere era oggetto di culto, che con la logica medica, che
concepiva l’intervento chirurgico solo come atto a favore di colui che lo affrontava. La situazione
iniziò a mutare solo nel secondo dopoguerra

4.1.– La legislazione italiana


La legge regolamentatrice è la n 644 del 1975 e il DPR 409 del 1977.
Si è trattato di una legge molto importante perché ha dato la possibilità di trapiantare quasi tutte le
parti del corpo compreso il cuore. La legge infatti prevedeva che le uniche parti escluse da
trapianto fossero encefalo e gonadi
Nella legge è anche sancito il duplice criterio di accertamento della morte, mediante criterio
cardiaco e criterio celebrale; il cadavere doveva restare in osservazione post mortem per 12 ore e
l’accertamento della morte doveva avvenire da parte di una equipe di tre medici, diversi da quelli
che avrebbero eseguito il trapianto e il prelievo dell’organo. Il personale sanitario provvedeva poi a
segnalare i candidati per il trapianto.
La legge stabiliva che l’esportazione di organi fosse sempre possibile di norma, tranne nei casi in
cui vi fosse esplicito dissenso da parte del defunto o dei parenti.
Successivamente si delinearono i problemi legati alla legge 644:
1. La prassi eseguita del reperimento degli organi è stata molto diversa dalle norme della
legge. Quando si era in presenza di un probabile donatore i medici non chiedevano ai
parenti se si opponessero al prelievo ma se autorizzassero il prelievo e questo era
inaccettabile per la sensibilità sociale. questa mancanza di precisione da parte dei medici
ha nutevolmente limitato la disponibilità di organi
2. Mancava una struttura sanitaria centrale a livello nazionale che si facesse carico di
reperire organi e che promuovesse la costruzione di centri di prelievo/trapianto. Con la 644
tutte le procedure erano lasciate alla discrezione dei medici e del personale sanitario.
Questo creava, sul territorio nazionale, una forte disparità fra le varie regioni in cui si
opponevano strutture efficienti che ottimizzavano i trapianti e strutture prive di risorse.

~ 41 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

Il lungo iter della legge n 91 del 1999


Le proposte di modifica alla legge 644 sono arrivate notevolmente in ritardo, questo dovuto alla
difficoltà di trovare accordo sulla modalità di raccogliere il consenso dei cittadini sulla donazione.
Le formule giuridiche usate per la raccolta del consenso sono fondamentalmente tre
 Manifestazione esplicita del consenso o diniego = comporta il pieno rispetto della volontà
del soggetto, ma il grave svantaggio ce molte persone rimandano la decisione di iscriversi
fra i donatori
 Formula del silenzio assenso per la quale tutti i cittadini sono invitati a pronunciarsi sulla
loro intenzione di diventare donatori = confida nell’alto livello di emancipazione dei cittadini
delle società avanzate con il vantaggio di incrementare la disponibilità di organi ma lo
svantaggio di una cattiva informazione
 La formula del consenso presunto = di tutte tutela meno la libertà del soggetto
Il legislatore è stato molto incerto su quale fosse la migliore da utilizzare
Caretteri della legge 91 del 99 sono:
 Disciplinare il prelievo di organi e tessuti da soggetti di cui sia accertata la morte e
regolamentare le attività di prelievo e di trapianto.
 Si tratta di casi strettamente inerenti a scopi terapeutici, in cui c’è l’espianto di organi da
cadaveri e non interviene sul tema della donazione da vivente
 Cerca di fare diventare le attività di trapianto parte della ruotine del SSN
 Scelta della formula giuridica del silenzio- assenso informato per raccogliere la volontà dei
cittadini di donare o meno gli organi. Questo inplica che sarà favorita l’informazione verso i
cittadini ma occorre anche che si sia certi, in caso di mancata scelta da parte del soggetto,
che la donazione sia la sua effettiva scelta. Per questo presso le ASL tutti i cittadini
compiuti i 18, entro i tre mesi dal compimento, sono chiamati alla compilazione di un
apposito modulo; trascorso il termine il silenzio sarà considerato consenso alla donazione.
È comunque sempre possibile cambiare idea e modificare la propria scelta notificando la
propria volontà all’ ALS
 I sanitari che procedono con il prelievo sono tenuti a stilare un verbale
 Anche i cittadini stranieri regolarmente presenti nel territorio italiano sono tenuti a fare la
propria scelta
 È stato istituito una struttura nazionale di indirizzo e di coordinamento dell’attività dei
trapianti, denominata Centro nazionale per i trapianti le cui principali funzioni sono:
1. Tenuta ed aggiornamento in tempo reale delle liste delle persone in attesa di
trapianto disponibili 24 ore su 24
2. Definizione di parametri tecnici e di criteri di inserimento dei dati relativi alle persone
in attesa di trapianto allo scopo di assicurare omogeneità e rispettare le diverse
urgenze
3. Individua criteri per l’assegnazione degli organi secondo criteri di urgenze
4. Verifica la qualità delle strutture ospedaliere regionali, definisce le linee di condotta
per i centri regionali e interregionali per i trapianti allo scopo di uniformare le attività
di prelievo
 Sono stati istituiti centri regionali e interregionali per i trapianti con il compito di raccogliere
e trasmettere dati, eseguire i test immunologici, assegnazione di organi
 La legge regola anche materie connesse con i trapianti
o È vietato il prelievo delle gonadi e dell’encefalo
o È vietata la manipolazione genetica degli embrioni anche ai fini del trapianto in
organo
o I prelievi avvengono in strutture sanitarie accreditate dotate di reparti di
rianimazione. Compito delle regioni è potenziare e mantenere inbuono stato queste
strutture che saranno sottoposte a controllo degli standard di qualità e delle
caratteriste ogni due anni
o Vanno evitate mutilazioni o interventi non necessarie e bisogna ricomporre
dignitosamente il cadavere da cui vengono prelevati gli organi

~ 42 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

o Devo essere distinti i medici che accertano la morte,da quelli che eseguono il
prelievo e il trapianto
o L’anonimato di ricevente e donatore è fondamentale
o Vige il divieto assoluto di commercializzare gli organi e di esportarli verso i paesi
che consentono tale commercio
La legge 91/99 ha fondamentalmente due obiettivi:
1. Aumentare il numero di organi disponibili per rispondere alle grande necessità = il
raggiungimento si ottiene tramite il sistema di raccolta della volontà dei cittadini e l’aumento
dei posti letto nei reparti di rianimazione
2. Aumentare la capacità delle strutture sanitarie e utilizzare al meglio gli organi disponibili =
si ottiene con una struttura sanitaria dedicata a trapianti che abbia uomini e mezzi
sufficienti

5.- Aspetti etici dei trapianti: i principi etici generali


Trattando dell’aspetto etico dei trapianti vanno considerati i seguenti 4 principi
1. Il principio di difesa della vita fisica
2. Il principio di tutela dell’identità personale
3. Il principio del consenso informato
4. Il principio di giustizia
A questi principi si devono aggiungere attenzioni etiche complementari come il dovere di pietà
verso il cadavere umano, particolari indicazioni dontologiche e la questione del dono degli organi

5.1.- Il principio di difesa della vita fisica


La vita fisica dell’uomo costituisce un valore fondamentale della persona umana ma essa non
corrisponde alla totalità dell’individuo. La dimensione corporea è coessenziale alla dimensione
spirituale e a tutte le altre che compongono la persona.
Il principio di difesa della vita fisica comporta l’affermazione del precetto morale dell’inviolabilità
della vita umana.
All’interno del contesto dei trapianti questo principio deve essere rispettato sia per quanto riguarda
il donatore che il ricevente, che devono essere considerati coe fine a se stessi e non come mezzo
uno al servizio dell’altro. Secondo questo principio non si può accelerare la morte del potenziale
donatore e non si può effettuare il trapianto quando i rischi per il ricevente sono maggiori dei
benefici.

L’accertamento della morte e la morte celebrale


È una questione molto suscettibile per l’opinione pubblica. Il problema centrale è proprio la
certezza di trovarsi davanti ad un cadavere a tutti gli effetti,
Il principio di difesa della vita vieta di accelerare il processo di morte per prelevare organi, neppure
nel caso di salvarle un’altra. L’opinione pubblica teme proprio questo rischio.
La questione dell’accertamento della morte è resa complessa dalla rapida trasformazione del
concetto stesso di morte: in passato essa era vita come un evento conseguente ad un trauma o
una malattia, vicina dal punti di vista temporale al momento in cui insorge il trauma/malattia e
riscontrabile chiaramente da tutti; oggi invece gli sviluppi della medicina hanno mostrato che la
morte può non essere un avvenimento istantaneo, ma un processo evolutivo di lunga durata che
avanza gradualmente e apparentemente, talvolta solo apparente (esempio persone ridotte allo
stato vegetale o in coma).
Inseguito all’evoluzione delle tecniche mediche, i normali criteri utilizzati per dichiarare la morte di
un soggetto (battito cardiaco e respirazione) si sono rilevati insufficienti.
I processi respiratorio e cardiaco possono per varie cause interrompersi ma le tecniche di
rianimazione possono rispistinarle, e attraverso appositi macchinari è possibile mantenerle in atto.
Inseguito a queste nuove possibilità è stato necessaria la formulazione e introduzione del concetto
di morte cerebrale, proprio per la necessità di dimostrare la morte anche in quei soggetti in cui le
funzioni vitali sono tenute in vita artificialmente.

~ 43 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

Tuttavia il concetto di morte celebrale2 non annulla il concetto di morte cardiaca3. Comunemente la
morte vene fatta coincidere con la cessazione del battito cardiaco, ma non sempre è così; le
tecniche di rianimazione hanno messo in luce come sia possibile mantenere funzionali e attivi
artificialmente gli organi vitali in pazienti con strutture celebrali completamente lese, dando una
parvenza di vita. Senza il sostegno di queste macchine il paziente vivrebbe??

5,2 - Il principio di difesa della identità personale


In questo caso particolare si pone la questione di trapiantare organi strettamente connessi con
l’identità personale come organi genitali, ipofisi,cervello-tronco (quest’ultima ipotesi è sperimentata
solo sugli animali e fantascientifica nell’uomo). Gli organi trapiantati riuscirebbero ad adattarsi alla
nuova identità e sentire il corpo come proprio, soprattutto nel caso del cervello.

5.3 – Il principio del consenso informato


Per il consenso al trapianto dobbiamo considerare due ipotesi:
1. Il prelievo di tessuto o dell’organo viene eseguito da donatore vivente = il consenso
riguarda in primo luogo il donatore, che deve essere informato riguardo a rischi ed effetti e
deve dare il suo consenso esplicito e formalizzato
2. Il prelievo di tessuto o dell’organo viene eseguito da donatore cadavere = esiste la
tendenza giuridica a considerare il cadavere come bene della società a cui fare riscorso per
salvare altre vite; limite a questa condotta è l’esplicita volontà del potenziale donatore
Un altro parere da contemplare è quello del ricevente; egli deve dare il proprio consenso esplicito e
formalizzato a ricevere l’organo. Per il ricevente il trapianto apre tutto un nuovo scenario di terapie
e rischi e di vissuti psicologici, che la persona potrebbe anche ritenere troppo gravosi per se ed
eccedenti rispetto ai benefici, inoltre attraverso il consenso da parte del ricevente si rispetta la sua
libera volontà.

5.4 – Il principio di giustizia


Si applica quando il medico si trova nella necessità di dover scegliere tra diversi candidati al
trapianto. La carenza di organi rende questa scelta particolarmente delicata e molto difficile.
Tale scelta richiede due particolare precondizioni:
1. Politica di assegnazione trasparente e verificabile
2. Criteri ben chiari e definiti
Se venisse operata una qualunque discriminazione verrebbe coinvolta tutta la credibilità del SSN
I criteri applicati per operare la scelta secondo il criterio di giustizia sono:
1. Criterio terapeutico = urgenza dell’intervento, possibilità di riuscita, compatibilità
immunologica, prospettive di sopravvivenza, disposizione a livello psicologico
2. Criterio utilitarista = bisogna tener conto della capacità di ripresa dell’attività lavorativa e
delle responsabilità che la persona ricopre a livello sociale. implica delle difficoltà legale
all’impossibilità di verificare e paragonare il valore sociale delle persone e causa notevoli
discriminazioni nei confornti di coloro che non hanno ruolo socialmente importanti.
3. Criterio della casualità = secondo il quale si procede a caso nella scelta dei pazienti
candidati a trapianto
4. Criterio dell’età = viene utilizzato quando lo stesso organo è adatto a più pazienti e
vengono meno gli altri criteri. In questo caso si preferisce il paziente con maggiore
aspettative di vita e con maggiori possibilità di ripresa

5.5 - Il dovere della pietà verso il cadavere umano


Una volta sopravvenuta la morte i singoli organi cessano di identificare la persona e non sono più
sua espressione. Nonostante questo bisogna avere pietà e rispetto perché il corpo non diventa
una cosa fra le tante. Queso implica che non si possa fare commercio del corpo morto e che
biosogna coltivare gli atteggiamenti interiori di ricordo e memoria del defunto.

2
Morte celebrale = l’accertamento della morte è avvenuto con criteri neurologici
3
Morte cardiaca = l’accertamento della morte è avvenuto con criteri cardiocircolatori
~ 44 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

La fine della sita fisica della persona e la cessazione della sua possibilità di autodeterminazione e
di disposizione del proprio corpo permettono il prelievo di organi vitali da un organismo morto
senza che questo costituisca offesa alla dignità umana.
Alla donazione di organi non si oppone neppure la fede cattolica la quale ritiene che il corpo non
sia necessario alla resurrezione in quanto essa non significa la continuazione materiale del proprio
corpo ma la trasformazione più profonda di tutto l’uomo.

5.6 - Norme deontologiche


5.7 - La donazione degli organi è un dovere?
Il donatore non deve essere spinto da nessuna coercizione, egli deve poter cedere il proprio
organo solo sulla base della sua volontà per salvare la vita di un'altra persona, secondo il principio
di solidarietà.
La commercializzazione degli organi è del tutto vietata e illegale; tutto deve seguire il principio di
gratuità
Separazione delle varie equipe mediche che effettueranno accertamento della morte, espianto e
trapianto dell’organo
Il singolo può disporre come meglio crede di se rispetto al tema dei trapianti.
La donazione degli organi si configura come un dovere morale.
Dal punto di vista giuridico non è presente nessun dovere o obbligo per i cittadini a donare; dal
punto di vista morale bisogna riflettere in una logica che fa riferimento a ciò che giusto e che è
buono, senza dimenticare che una volta deceduti nin abbiamo più bisogno degli organi.
Bisogna ripensare il modo in cui si definisce il proprio corpo e a come lo si pensa in relazione alla
morte. Inoltre il tema del dono degli organi è poi particolarmente delicato e ha la caratteristica di
essere asimmetrico (non si dona per ricevere)
Per fare delle specificazioni utili si può dire che:
1. È certamente doverosa la donazione da morti = la razionalità deve essere compresa per
dire che da morti non abbiamo più bisogno del nostro corpo e neppure dell’integrità fisica, e
pensare che una parte di noi venga sottratta alla putrefazione e continui a vivere e dare vita
ad un'altra persona deve essere un pensiero positivo
In questo caso la donazione è quindi un dovere morale che se non rispettato si trasformi in
colpa d’omissione
2. Se il dono di organi avviene tra viventi è necessario ricorare che deve essere sempre
assolutamente libera e non deve mai rappresentare un rischio per la persona donatrice. La
donazione di sangue dovrebbe essere considerata moralmente obbligatoria dato che non
rappresenta un pericolo ed è fondamentale.

6 - Il commercio di organi
La discussione più accesa riguarda la possibilità di vendere per motivi economici, da vivo o da
morto a beneficio degli eredi i propri organi.
Alcuni sostengono la possibilità della vendita per due motivi principali:
1. Sarebbe il vero rimedio alla scarsità d’organi
2. Rispetterebbe pienamente il diritto di ogni cittadino di disporre del proprio corpo
Fondamentalmente però sono molto più diffuse le critiche alla vendita
1. Con il commercio non si risolverebbe la mancanza di organi anzi potrebbe peggiorare la
situazione in quanto decade la donazione volontaria (come è successo nel caso del
sangue)
2. Si svilupperebbe un rapporto di sfruttamento dei ricchi verso i poveri, costretti alla vendita
3. Ci sarebbero diverse possibilità di accesso alle cure e questo violerebbe il principio di
giustizia distributiva
4. Non è vero che viene rispettato il principio di autonomia e di disporre del proprio corpo;
essendo che si ricevono dei soldi in cambio di parti di se si ricorrerebbe a questa strada per
avere soldi nel momento ci si trova in condizioni economiche sfavorevoli, e questa non è
libertà

7 - Casi particolari di trapianto

~ 45 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

 Prelievo di organi a fini di trapianto da neonati anencefalici = i neonati anencefacili sono


quen neonati affetti ma mancanza congenita di cranio cuoio capelluto ed emisferi celebrali,
mentre è regolarmente presente il tronco celebrale. La loro condizione è mortale e, se
nascono vivi, sopravvivono solamente poche ore.
Quelli adatti alla donazione sono quelli nati vivi e vengono trattati fino a quando il tronco
celebrale è funzionate. Questi neonati, per quanto tragico sia il loro destino, sono una fonte
preziosa di piccoli organi (anche se talvolta nascono con delle malformazioni) in quanto
rappresentano l’unica speranza per piccoli pazienti che hanno bisogno di un trapianto. È
molto raro che i neonati muoiano di morte celebrale e quindi molto più bassa la possibilità
di avere organi.
I problemi in questo caso riguardano la buona qualità degli organi e l’individuazione della
morte del neonato, essendo impossibile ricorrere al criterio di morte celebrale mancando
l’encefalo. La difficoltà di fissare il momento della morte espone maggiormente al rischio di
accanimento terapeutico. In modo più specifico i problemi morali in questo caso sono:
o Il neonato anecefalico è un donatore a tutti gli effetti? = il neonato è un donatore
improprio in quanto la decisione è lasciata ai genitori. Viene comunque trattato da
persona a tutti gli effetti e gli vengono date tutte le cure di cui necessita
o Come si fa ad accertare la sua morte celebrale mancando l’encefalo
o La necessità di salvare gli organi comporta un intervento rianimatorio che si
configura come accanimento terapeutico
 Organi e tessuti fetali = sono utilizzati per curare forma particolari di malattie come parkinsn
ahzheimer e diabeti.
 Trapianti con organi di animali

Capitolo XII: LA MORTE CELEBRALE


Capitolo di approfondimento

Capitolo XIII: EUTANASIA, ACCANIMENTO TERAPEUTICO E


MORTE DEGNA DELL’UOMO

1 – L’eutanasia
1.1 – La riproposizione moderna dell’eutanasia
L’eutanasia non è una pratica nuova ma era già presente nell’antica Grecia e nell’antica Roma;
con l’avvenimento del cristianesimo essa viene rifiutata totalmente e la cura degli inguaribili e degli
ammalati diviene un tratto caratteristico della dignità umana, mentre in periodo nazista si ha un
utilizzo dell’eutanasia come strategia per sopprimere le così dette “vite senza significato”.
Oggi l’eutanasia non ha nulla a che fare con questioni raziali e il suo sviluppo dipende direttamente
dallo sviluppo delle nuove tecniche mediche, dall’allungamento della speranza di vita e delle nuove
possibilità di cura. I progressi in campo medico hanno permesso di migliorare le condizioni di cura
e risoluzione delle malattie; patologie un tempo incurabili oggi hanno delle terapie risolutive che
guariscano o aumentano i tempo di sopravvivenza del paziente.

~ 46 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

Tuttavia queste nuove possibilità di cura introducono spesso, nella vita del paziente, una notevole
quantità di dolore e sofferenza (molto maggiore rispetto al passato quando le terapie non c’erano e
la gente moriva senza possibilità di cura); capita spesso di frequente che i malati arrivino alla fine
della loro vita stremati dalla sofferenza e che sempre più spesso invochino l’eutanasia come modo
per porre fine al dolore o come diritto di programmare e definire la propria morte.
Il problema dell’eutanasia si pone anche nei confronti di neonati che nascono con delle
malformazioni gravi
In ultima istanza bisogna considerare l’eutanasia sociale, modalità involontaria, in cui non c’è il
consenso del soggetto che si configura come scelta della società in relazione all’eccessivo e non
più tollerabile carico finanziario.

1,2 – Questione terminologica


Con il termine eutanasia si intende “l’intervento intenzionalmente programmato e diretto a
interrompere in modo primario e diretto una vita, quando questa si trova in particolari condizioni di
in guaribilità e sofferenza”.
Come tale questa pratica rientra nella categoria dell’omicidio, ma con una fattispecie autonoma in
quanto viene uccisa una persona gravemente malata
 l'eutanasia è attiva diretta quando il decesso è provocato tramite la somministrazione di
farmaci che inducono la morte (per esempio sostanze tossiche).
 l'eutanasia è attiva indiretta quando l'impiego di mezzi per alleviare la sofferenza (per
esempio: l'uso di morfina) causa, come effetto secondario, la diminuzione di tempi di vita.
 l'eutanasia è passiva quando provocata dall'interruzione o l'omissione di un trattamento
medico necessario alla sopravvivenza dell’individuo.
 l'eutanasia è detta volontaria quando segue la richiesta esplicita del soggetto, espressa
essendo in grado di intendere e di volere oppure mediante il cosiddetto testamento
biologico.
 L’eutanasia è detta non-volontaria nei casi in cui non sia il soggetto stesso ad esprimere
tale volontà ma un soggetto terzo designato (come nei casi di eutanasia infantile o nei casi
di disabilità mentale).
 il suicidio assistito è invece l'aiuto medico e amministrativo portato a un soggetto che ha
deciso di morire tramite suicidio ma senza intervenire nella somministrazione delle
sostanze.

1,3 – La coscienza della morte nella cultura contemporanea


All’interno della società contemporanea è mutato l’influsso della religione sulle persone e anche la
morte viene vissuta in modo diverso rispetto al passato, la morte viene allontanata dall’esperienza
di vita quotidiana.

Ragioni a favore dell'eutanasia volontaria


 Libera scelta: la scelta è un fondamentale principio democratico. L'idea che il cittadino sia
libero nelle sue opinioni e nel suo voto presuppone che egli sia anche sovrano in una sfera
privata, dove i suoi valori di coscienza sono insindacabili[6]
 Qualità della vita: il dolore e la sofferenza che si sperimentano durante una malattia
possono risultare incomprensibili ed insostenibili, anche se viene messa in atto una terapia
contro il dolore. Chi non lo ha provato non può capire, e la decisione pertanto non può
spettare ad un terzo. Ignorando poi il dolore fisico, può risultare insostenibile per un
individuo far fronte alla sofferenza psichica conseguente alla perdita della propria
indipendenza. Per questo la società civile non dovrebbe forzare nessuno a sopportare
questa condizione.[6]
 Dignità: la convinzione profonda di sentirsi senza alcuna possibilità di recuperare ciò che
rende la vita degna di essere vissuta, ed anzi di dover pesare sui propri cari sempre di più

~ 47 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

e per tempi lunghissimi, rendendo pure a loro difficile condurre la loro stessa vita come
prima.

Ragioni contro l'eutanasia volontaria


 Giuramento di Ippocrate: ogni medico deve giurare su qualche variante di esso; la versione
originale esclude esplicitamente l'eutanasia.
 Morale: per le convinzioni personali di alcune persone, l'eutanasia di alcuni o di tutti i tipi
può essere moralmente inaccettabile.[6] Questa visione morale di solito vede l'eutanasia
come un tipo di omicidio e l'eutanasia volontaria come un tipo di suicidio, la moralità del
quale è oggetto di vivo dibattito.
 Teologica: diverse religioni e moderne interpretazioni religiose considerano sia l'eutanasia
che il suicidio come atti "peccaminosi" (vedi Eutanasia e religione).
 Piena consapevolezza: l'eutanasia può essere considerata "volontaria" soltanto se il
paziente è cognitivamente competente per poter prendere la decisione relativa, ovvero se
ha una comprensione adeguata delle opzioni e delle loro conseguenze. In alcuni casi, tale
competenza cognitiva può essere difficile da determinare.[6]
 Necessità: se c'è qualche ragione per credere che la causa della malattia o della
sofferenza di un paziente sia o possa essere presto risolvibile, compatibilmente con la sua
situazione clinica una scelta potrebbe essere quella di sperimentare nuovi trattamenti, o
dedicarsi a cure palliative.[6]
 Desideri della famiglia: i membri della famiglia spesso desiderano passare più tempo
possibile coi loro cari prima che muoiano; in alcuni casi, però, questo si può tradurre
disfunzionalmente in una forma di incapacità di accettazione dell'inevitabilità del decesso

1.4 – Legislazione e opinioni sull’eutanasia


L'eutanasia è oggetto di vivo dibattito e al centro di accese controversie in ambito morale,
religioso, legislativo, scientifico, filosofico, politico ed etico.
Una prima distinzione di massima si può tracciare tra le seguenti posizioni:
 dal punto di vista giuridico, morale e religioso vi è chi tende a considerare l'eutanasia attiva
una fattispecie assimilabile all'omicidio.
 Anche dal punto di vista della deontologia medica qualche complicazione concettuale sorge
dalla non semplice riconducibilità dell'eutanasia attiva ai concetti fondanti della medicina,
diagnosi e terapia;
 riguardo all'eutanasia passiva vi è chi pone in evidenza la sostanziale diversità - nel modo
"naturale" con cui avviene la morte - rispetto all'eutanasia attiva (bisogna anche
aggiungere, per completezza di trattazione, che molti tendono a non considerare
"eutanasia" quella passiva, consistendo tale pratica - in gran parte dei casi - solo
nell'astensione a praticare terapie nel pieno diritto - sancito dalla legge[di quale stato?] - da
parte del malato di rifiutarle);
 c'è una netta tendenza alla diversità di approccio sull'argomento[non chiaro] tra gli ambiti
religioso e morale, da un lato, e quello giuridico dall'altro. In realtà, le posizioni bioetiche
ufficiali della Chiesa cattolica, sono contrarie all'eutanasia attiva diretta e la differerenziano
da quella passiva intesa come possibile interruzione dell'accanimento terapeutico[7]. Al
contrario[non chiaro] nella giurisprudenza e nel codice di deontologia medica i due casi
devono essere considerati in modo nettamente diverso: la legge[di quale stato?], infatti,
proibisce ad un medico di compiere terapie senza il consenso del paziente, quindi ulteriori
limiti e divieti si possono porre solo sull'eutanasia attiva, mentre non può si può fare nulla
riguardo all'eutanasia passiva che di fatto può essere "garantito" dai diritti del paziente.
 anche il dibattito sul cosiddetto "suicidio assistito" non è esente da distinguo o
assimilazioni: mentre, ad esempio, esso viene considerato da taluni analogo all'eutanasia
passiva (in quanto mezzo per procurare la morte), esso è una forma "intermedia" che
nondimeno mantiene una sostanziale differenza rispetto all'eutanasia attiva, in quanto non
prevede, da parte del soggetto assistente, alcuna partecipazione diretta alle azioni che
conducono alla morte del richiedente (anche qui varrà la pena di ricordare che, comunque,

~ 48 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

la fattispecie di assistenza a un suicidio può configurarsi come reato a sé stante, come


spiegato più avanti);
 appare largamente condivisa comunque una discriminante fra la situazione di persone che
chiedono l'eutanasia in quanto malati terminali, e quelle che invece, pur non essendo
prossime alla morte, la richiedono la pratica per porre fine a sofferenze insostenibili di vario
tipo e non sufficientemente trattabili da alcuna terapia del dolore;
 altrettanto condivisa - e, in talune forme, anche recepita nella pratica giurisprudenziale e
giurisdizionale - appare la discriminante tra persone che richiedano l'eutanasia in condizioni
di piena capacità di intendere e di volere (indipendentemente dal fatto che abbiano la
possibilità materiale di attuare praticamente il proposito, vedi il caso-Welby) rispetto a
coloro che si trovino in situazioni di incoscienza irreversibile (coma, stato vegetativo
persistente) e, comunque, incapaci di esprimere qualsivoglia volontà;
 abbastanza recepita anche nell'attività giurisdizionale appare anche la distinzione circa la
preterintenzionalità o meno dell'azione che causa la morte: per esempio, il decesso
sopravvenuto a causa di effetti collaterali (o sovradosaggio resosi necessario a causa di
assuefazione a dosi più basse) di un farmaco, è talora trattato in maniera differente da
quello che fa seguito alla somministrazione di qualsivoglia sostanza allo scopo primario di
procurare la morte; talvolta più dibattuto il caso di sospensione dell'alimentazione che, a
seconda degli orientamenti e dei punti di vista, può essere considerata eutanasia passiva
ovvero attiva.

Posizioni politiche italiane


Nel marzo 2006 l'allora ministro italiano dei Rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi dichiarò
che «…la legislazione nazista e le idee di Hitler in Europa stanno riemergendo, per esempio in
Olanda, attraverso l'eutanasia e il dibattito su come si possono uccidere i bambini affetti da
patologie»[8]. La dichiarazione diede luogo a un contenzioso diplomatico, a seguito del quale
l'ambasciatore italiano nei Paesi Bassi fu formalmente convocato dal governo[9][10] dell'Aja per
dare spiegazioni. Il ministro in seguito chiarì di aver parlato a titolo personale e non a nome del
governo; vari esponenti della sua coalizione hanno comunque difeso il suo pronunciamento. La
dichiarazione di Giovanardi fu, altresì, oggetto di pesanti critiche, tra cui quelle di Daniele
Capezzone, allora segretario dei Radicali italiani, che chiese formalmente le dimissioni del
ministro, e quelle di 46 europarlamentari, che ne chiesero le dimissioni dal parlamento europeo.[9]
Il 22 settembre 2006 Piergiorgio Welby (copresidente dell'Associazione Luca Coscioni, che si batte
per il diritto dei malati a decidere della propria sorte, nonché per la libertà di ricerca scientifica),
affetto da distrofia muscolare, in una lettera aperta[11] al presidente della Repubblica ha chiesto il
riconoscimento del diritto all'eutanasia. Napolitano ha risposto[12] auspicando un confronto politico
sull'argomento.
Più in generale si poterono individuare in seno al Parlamento tre aree, trasversali agli schieramenti
politici, aventi tre posizioni differenti sull'argomento-eutanasia:
un'area contraria, che va da gran parte del centro-destra, che oggi forma, in maggioranza, il
Popolo della Libertà (in particolare in seno ad AN, ma anche nel UDC, contraria per la propria
cultura cattolica) e frange di Forza Italia e della Lega Nord) ai cattolici del centro-sinistra (l'UDEUR
e La Margherita) i quali affrontano la questione dell'eutanasia secondo i principi morali (spesso di
base religiosa) sui quali si fondano gli stessi partiti arrivando ad assumere una posizione
fermamente contraria riguardo al problema; anche gran parte dei movimenti di destra si è detta
contraria;
un'area "possibilista", costituita in gran parte dagli ex Democratici di Sinistra, la quale si trova
nell'esigenza di dare risposte alla base laica del suo elettorato e al contempo convivere nella
coalizione di governo con gli altri partiti, alcuni dei quali di ispirazione cattolica come la Margherita,
con cui i Ds si sono uniti nel 2007 nel Partito Democratico. La posizione di quest'area (tranne
sporadiche eccezioni) è quella di procedere per gradi e affrontare temi meno controversi come il
testamento biologico, pur non escludendo a priori il dibattito sull'eutanasia, rimandato a un
momento di minore conflittualità ideologica sulla materia. Anche alcuni esponenti della Lega Nord
hanno manifestato una posizione simile.

~ 49 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

un'area favorevole, che andava dal gruppo Rosa nel Pugno (cioè gli attuali socialisti e Radicali
Italiani) e la sinistra massimalista (Comunisti Italiani, Rifondazione Comunista e Verdi) fino a
esponenti di entrambi gli schieramenti: liberali della coalizione di centro-sinistra ma anche di destra
(Riformatori Liberali), repubblicani della coalizione di centro-destra (es. Antonio Del Pennino), laici
dentro Forza Italia (es. l'ex socialista Chiara Moroni). Tale area caldeggia un dibattito
sull'eutanasia e l'allineamento dell'Italia alle legislazioni europee più favorevoli all'eutanasia,
segnatamente quella dei Paesi Bassi.
La battaglia delle associazioni che si battono per una regolamentazione dell'eutanasia in senso
non restrittivo si rivolge, oltre che - ovviamente - sulla richiesta della sua legalizzazione, anche
sulla liceità e sul valore legale della sottoscrizione, da parte di chiunque, di cosiddette
"dichiarazioni" (o "direttive") "anticipate" qualora questi, in futuro, si venisse a trovare
nell'impossibilità di opinare sulle cure ricevute.
Oggi le posizioni sono rimaste pressoché le stesse.

Comitato nazionale per la bioetica


Il Comitato nazionale per la bioetica (CNB) ha discusso ed effettuato ricerche su varie
problematiche legate all'eutanasia e al rispetto delle volontà del malato. Fra i documenti del CNB
più attinenti alla tematica del trattamento di quelle fasi in cui il malato non può esprimere volontà si
citano:
le Dichiarazioni anticipate di trattamento (talora anche chiamate Direttive anticipate)[13] del 18
dicembre 2003;
Tale documento tratta la natura delle cosiddette "dichiarazioni anticipate": vi si affrontano aspetti
tecnico-legali quali la validità delle stesse, la vincolatività - se cioè debbano essere considerate
obbligatorie od orientative - l'efficacia delle direttive anche a distanza di anni tra la loro stesura e
l'eventuale attuazione di quanto in esse disposto, l'opportunità per il dichiarante di nominare anche
un fiduciario che garantisca per l'attuazione delle direttive anticipate.
L'alimentazione e l'idratazione dei pazienti in stato vegetativo persistente[13] del 30 settembre
2005.
In questo documento (composto poco dopo la morte di Terri Schiavo) la relazione di maggioranza
(2/3)[14] descrive la PEG (alimentazione e idratazione con sondino) come non assimilabile al caso
di accanimento terapeutico.
Infine, l'eutanasia è materia d'insegnamento nei corsi di bioetica clinica, nella branca della bioetica;
a partire dal (2005) sono in attivazione corsi al riguardo in tutte le facoltà di medicina italiane. Essi
prevedono programmi con insegnamenti di etica allo scopo di formare degli operatori in grado di
dibattere il problema con cognizione di causa.

Posizioni religiose
Diverse religioni hanno preso posizione riguardo l'eutanasia, sebbene le posizioni siano divergenti
o talora diametralmente opposte.
La Chiesa cattolica è contraria ad ogni forma d'eutanasia, attiva od omissiva, mentre incoraggia il
ricorso alle cure palliative e ritiene moralmente accettabile l'uso di analgesici, per trattare il dolore,
anche qualora comportino − come effetto secondario e non desiderato − l'accorciamento della vita
del paziente. Consente invece di sospendere, dietro richiesta del paziente, procedure mediche che
risultino onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi; vale a dire
che configurino accanimento terapeutico. Tale posizione è confermata nei paragrafi 2277, 2278 e
2279 del Catechismo.[15] La Chiesa insegna inoltre che le cure che d'ordinario sono dovute
all'ammalato, come l'idratazione e la nutrizione artificiale, non possono essere sospese qualora si
preveda come conseguenza la morte del paziente per fame e per sete. Si configurerebbe, in
questo caso, una vera e propria eutanasia per omissione.[16]
Le Chiese Riformate, anche a causa della loro particolare struttura gerarchica, hanno spesso
posizioni interne più variegate ed elastiche.

Posizione del movimento per la difesa dei diritti dei disabili


Il movimento per la difesa dei diritti dei disabili ha fin dalla sua nascita negli Stati Uniti agli inizi
degli anni 70 contrastato la legalizzazione dell'eutanasia[17] Sulla sua scia organizzazioni di

~ 50 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

disabili espressamente dedicate a contrastare culturalmente e politicamente l'eutanasia sono nate


durante gli anni 90. È il caso della statunitense Not Dead Yet e di Care Not Killing[18], una rete di
oltre 40 associazioni inglesi. Posizioni analoghe sono sostenute da associazioni di disabili
Svedesi[19] e Australiane[20]. Alla base del rifiuto c'è la considerazione che le motivazioni che
spingono una persona all'eutanasia potrebbero essere legate più al loro status e condizione
sociale che alla loro sofferenza e condizione fisica. In questo senso l'influenza negativa sulla
qualità di vita della propria famiglia impegnata economicamente e personalmente
nell'accudimento, lo status negativo riservato agli elementi non produttivi dalle culture occidentali e
i diffusi e persistenti pregiudizi sociali potrebbero essere considerazioni sufficienti a dettare la
scelta suicidaria.[19]

2 – Accanimento terapeutico
Si parla di accanimento terapeutico quando si sottopongono i pazienti a terapie importanti
(rianimazione, chirurgia, farmaci …) che comportano sofferenza e isolamento, con lo scopo di
prolungare la vita in modo forzato e macchinoso solo per breve tempo. Si ha l’accanimento quando
con ogni mezzo si cerca di prolungare la vita del paziente. È l’opposto dell’eutanasia
Il metodo di valutazione attuale, per definire se ci sia o meno accanimento terapeutico consiste nel
paragonare i mezzi con gli effetti attesi; se i mezzi sono sproporzionati rispetto ai risultati c’è
accanimento.

3 - Morire con dignità


Anche in questo caso c’è grande confusione circa la definizione e i risvolti di questa espressione

4 – Aspetti etici circa l’accanimento terapeutico

6 – personale sanitario e eutanasia

Capitolo XVI: LE DICHIARAZIONI ANTICIPATE DI TRATTAMENTO (DAT)

1 – questioni introduttive
il tema del testamento biologico è un tema di grande attualità. Per definirlo possiamo dire che si
tratta di un documento con il quale una persona, dotata di piena capacità, esprime la sua volontà
circa i trattamenti ai quali desidererebbe o meno essere sottoposta nel caso in cui, nel decorso di
una malattia o inseguito ad un incidente, non fosse più in grado di esprimere il proprio consenso o
il proprio dissenso informato.
Quello dei DAT è un tema particolarmente delicato che riguarderà sempre una parte minoritaria
della popolazione in quanto vi è molta ritrosia nel riflettere sul momento della propria morte.

2 – motivi di interesse per i DAT: l’evoluzione della medicina e la crescita dell’autonomia


Il tema dei DAT non è inscindibile da quello dell’eutabasia e per questo la riflessione riguarderà
anche quest’ultima. I due motivi alla base del crescente interesse per queste due tematiche sono:
a) Evoluzione della medicina = l’evoluzione delle tecniche di cura ha permesso di contrastare
in modo sempre più efficace malattie prima incurabili, ma spesso questi interventi sono solo
ritardatari del decorso della malattia e non sono risolutivi; sempre più infatti ci si trova ad
avere a che fare con malati cronici o con stati vegetativi. In relazione a queste situazioni di
decadenza fisica e psicologica si invoca il diritto a porre termine alla propria esistenza
fattasi tanto gravosa. La richiesta di introdurre l’eutanasia comunque dipende dalla
presenza di tre fattori diversi; accudimento, sostegno umanitario e cure palliative. Se questi
sono presenti la richiesta di eutanasia si azzera quasi de tutto ma se mancano essa lievita
b) Maggiore sensibilità per l’autonomia personale = il modo con cui ognuno gestisce la propria
salute. Nelle società democratiche si ha molta più attenzione nel dare risposta e soddisfare
i desideri espressi dalle persone

3 – Un cavallo di Troia: DAT ed eutanasia

~ 51 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

Che cosa può essere incluso o meno nei DAT??? I DAT possono contenere indicazioni di tipo
eutanasico?? Ovviamente i sostenitori dell’eutanasia ritengono di si, mentre coloro che sono
contrari no. Il coinvolgimento dei DAT nelle questioni eutanasiche è molto complesso, ed è per
questo che si definisce effetto “Cavallo di Troia”. Attraverso i DAT si pensa di poter mettere a
disposizione dei cittadini il diritto di richiedere l’eutanasia

4- Che cos’è il testamento biologico (DAT) e quali problemi pone


a) Significato bioetico delle DAT
Le DAT permettono una socializzazione con i momenti più drammatici dell’esistenza e ad
evitare che l’eventuale incapacità del malato possa indurre i medici a considerarlo, magari
senza volerlo, non più come persona con la quale concordare un programma terapeutico. A
questo punto è utile offrire ai medici e ai familiari elementi e indicazioni che li aiutino a
prendere decisioni compatibili con la volontà del paziente da curare
b) La differenza con il consenso informato
Le DAT hanno anche il compito di rendere possibile ancora un rapporto personale tra
medico e paziente in situazioni estreme. Essi si vogliono porre come strumento
fondamentale di dichiarazione nelle situazioni di incapacità decisionale. È come se,
attraverso le DAT, il rapporto medico paziente continuasse anche se questo ultimo è
limitato nell’espressione

5 – I Temi essenziali delle DAT


a) I contenuti delle DAT = il principio generale di base è che ogni persona ha il diritto di
esprimere i propri desideri, anche in modo anticipato, in relazione ai trattamenti terapeutici
e a tutti gli interventi medici. Ovviamente questi desideri devono essere in linea con la
deontologia medica e con l’ordinamento giuridico
b) Astrattezza dei DAT = sono considerati documenti caratterizzati da astrattezza e genericità
dovuti alla lontananza dall’evento a cui si riferiscono, sia dal punto di vista temporale e
spaziale, sia dal punto di vista che per il paziente è difficile descrivere le situazioni cliniche
in cui si verrebbe a trovare
c) Affidabilità delle dichiarazioni anticipate = Le dichiarazioni anticipate vengono spesso
considerate con diffidenza da parte della dottrina penalistica dato che non grantiscono la
reale realizzazione della volontà del paziente
d) Vincolatività delle dichiarazioni anticipate = i DAT hanno un carattere assolutamente
vincolante o orientativo. Il necessario punto di partenza riguarda il rispetto del “bene
integrale della persona umana”. Proprio in funzione di questo principio il medico può anche
essere potato a venir meno alle volontà del paziente; il medico infatti non è obbligato a
eseguire meccanicamente le volontà esplicitate nel DAT ma, secondo l’esercizio della sua
professione ed esperinza, può fare delle valutazioni professionali circa l’utilità dei vari
trattamenti nella particolare condizione clinica

6 – Il valore delle dichiarazioni anticipate e la loro diffusione

~ 52 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

Capitolo XV: LE CURE PALLIATIVE E LE ALTERNATIVE ALL’EUTANASIA

È chiaro che l’eutanasia non è una soluzione moralmente accettabile, ma allo stesso tempo è
necessario far sapere che l’entità della sofferenza umana al termine della vita è forte. È necessario
inoltre far sapere che la necessaria solidarietà e assistenza può rendere “migliore” e meno pesante
la sofferenza; come già diritto che riceve assistenza e vicinanza affronta in modo più sicuro un
momento difficile.

1 – che cosa chiedono veramente i sofferenti?


Con la richiesta di eutanasia può sembrare che i sofferenti richiedano di morire come modo per
eliminare la sofferenza. In realtà i pazienti gravi non cercano la morte (studi rivelano che la
percentuale di suicidi fra coloro che sono affetti da patologie gravi o sono allo stadio terminale
sono una percentuale molto bassa).
È stato ricontrata nei pazienti un fenomeno detto “Cancer cures psyconeuroses” secondo il quale
pazienti gravi che prendono consapevolezza della malattia riescono a dissolvere ansie, stati
negativo e nevrosi per combattere contro la malattia, e sono esposti ad uno stato di stress
psicologico molto inferiore rispetto a ciò che si pensa.
I malati quindi non cercano in tutti i casi la morte; molto spesso quello che richiedono è la
cessazione della sofferenza così da affrontare in modo più sereno i momenti terminali della propria
vita. La maggior parte dei pazienti preferirebbe, all’eutanasia, ricoveri in hospice e cure palliative,
ma il problema è che queste due soluzioni non sono a tutti accessibili (molto spesso sono strutture
difficili da raggiungere e le cure palliative hanno un’evoluzione più lenta rispetto alla medicina)

Hospice
Sono cliniche appositamente sorte con lo scopo di umanizzare l’assistenza ai pazienti in fin di vita
e di somministrare loro il trattamento del dolore (= cure palliative). La sofferenza non è una
variabile indipendente; vi sono fattori ed elementi che influiscono sulla quantità di dolore provata
(medicinali, vicinanza della famiglia, assistenza.
È importante , con provvedimenti legislativi o altri strumenti, sostenere la nascita di queste strutture
in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale

~ 53 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

2 – Le cure palliative

Quali sono gli obiettivi delle cure palliative?


Obiettivo principale delle cure palliative è dare senso e dignità alla vita del malato fino alla fine,
alleviando prima di tutto il suo dolore, e aiutandolo con i supporti non di ambito strettamente
medico che sono altrettanto necessari, come si evince dalla precedente definizione. Ancora la
dottoressa Saunders, amava ripetere ai suoi pazienti «Tu sei importante perché sei tu e sei
importante fino alla fine». Questo tipo di medicina, dunque, non è solo una semplice cura medica,
ma può favorire un percorso di riconciliazione e pacificazione rispetto alla vita del malato e delle
persone che gli stanno attorno. Per questo, è opinione unanime tra gli esperti internazionali che le
cure palliative siano la migliore risposta all'eutanasia. Gli obiettivi delle cure palliative sono ben
riassunti così:

Affermano il valore della vita, considerando la morte come un evento naturale;

non prolungano né abbreviano l'esistenza del malato;

provvedono al sollievo dal dolore e dagli altri sintomi;

considerano anche gli aspetti psicologici e spirituali;

offrono un sistema di supporto per aiutare il paziente a vivere il più attivamente possibile
sino al decesso;

aiutano la famiglia dell'ammalato a convivere con la malattia e poi con il lutto.[2]

[modifica] Chi ne ha bisogno?


Si stima che ogni anno in Italia, su 250 000 persone che dovrebbero essere seguite con approccio
palliativo ben 160 000 sono malati di cancro, mentre le altre 90 000 farebbero parte della sfera delle
malattie cronico degenerative. Questi ultimi, sono destinati a crescere con il continuo
invecchiamento della popolazione. Perciò occorre attivare molto presto, nel momento in cui viene
comunicata dal medico una diagnosi infausta, l'approccio palliativo. Questa scelta, di non ridurre le
cure palliative, come spesso ancora succede, alle cosiddette cure degli ultimi giorni, generalmente
non più di due settimane, richiede una sinergia tra medico di famiglia, medico oncologo e medico
esperto in cure palliative (bisogna precisare che in Italia ancora non esiste una specializzazione post
laurea definita, ma si arriva a fare cure palliative da percorsi diversi come l'oncologia, l'anestesia o
la geriatria)

[modifica] Il dolore totale


« Crediamo che a questo punto ci siano pochi punti cardine nella terapia del dolore intrattabile.
Primo, dobbiamo cercare di fare una valutazione il più accurata possibile dei sintomi che
tormentano il paziente. Questo non ha il significato di fare una diagnosi e dare un trattamento
specifico, perché questo è già stato fatto, ma ha lo scopo di trattare il dolore e tutti gli altri
fenomeni, che possono accrescere il generale stato di sofferenza, come fossero una vera e propria
malattia »
(Cicely Saunders, Vegliate con me)

~ 54 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

Così la dottoressa Saunders definiva il dolore totale, come un approccio di cura che riguardasse non
solo il male fisico del paziente, ma tutti gli aspetti che contribuivano ad acutizzarlo. La Saunders se
ne era resa conto curando i feriti della seconda guerra mondiale. Partendo da qui, aveva sviluppato,
attraverso rigoroso studio e osservazione clinica, che se somministrati a intervalli regolari i farmaci
antidolorifici potevano dare un estremo beneficio ai pazienti. Ma alla singola terapia medica andava
poi aggiunto un concreto sostegno psicologico, sociale e spirituale: questi, assieme alla terapia
medica costituiscono i quattro pilastri fondamentali delle cure palliative. Il dolore totale è un
concetto cardine delle cure palliative, che occorre conoscere per comprenderne la ricchezza. È un
approccio in un certo senso rivoluzionario, in quanto consente di guardare alla persona nella sua
totalità.

[modifica] Gli hospice


L'hospice è la struttura residenziale in cui il malato inguaribile e la sua famiglia possono trovare
sollievo per un periodo circoscritto e poi fare ritorno a casa o per vivere nel conforto gli ultimi
giorni di vita. Ha alcune caratteristiche precise: l'accesso libero per i familiari (le camere sono
anche dotate di letti per farli dormire, quando necessario, all'interno della struttura), la possibilità di
condividere alcuni spazi, come la cosiddetta tisaneria, il calore dell'arredamento (generalmente nelle
camere c'è scritto il nome del malato, e non sono mai designate con un freddo numero). Ne esistono
sia all'interno di ospedali oppure in luoghi specifici, caratterizzati dall'essere immersi in uno
scenario di natura.

[modifica] Le cure domiciliari


È possibile attivare lo stesso tipo di assistenza che si riceve in hospice anche a livello domiciliare. È
risaputo infatti che qualsiasi persona si trovi nella fase finale della vita preferisca di certo
trascorrere questa nella propria casa. Occorre che ci siano dei requisiti fondamentali però, prima fra
tutti la presenza di un familiare che si assume il compito di care giver (dall'inglese: "colui che dà
assistenza"), che viene formato dagli operatori all'assistenza del malato nelle operazioni più
semplici. A domicilio è prevista la visita periodica, a seconda delle fasi di malattia può essere più o
meno frequente, della cosiddetta equipe domiciliare di cure palliative, di cui fanno parte il medico
palliativista, l'infermiere, l'operatore socio-sanitario, lo psicologo e i volontari. Ma al di là della
visita periodica una buona equipe di cure palliative domiciliari deve garantire la disponibilità nelle
24 ore con reperibilità telefonica.

[modifica] In Italia: la rete


L'articolazione della rete di cure palliative può essere ricondotta a tre nodi fondamentali:
l'abitazione del malato, l'ospedale e l'hospice. In Italia il primo servizio di cure palliative domiciliari
è nato nel 1977, grazie ad una collaborazione tra Istituto Nazionale dei Tumori di Milano,
Fondazione Floriani e i volontari della Sezione provinciale di Milano della Lega Italiana per la
Lotta contro i Tumori. Il primo hospice è invece nato nel 1987. Si tratta della struttura che è sorta a
Brescia, presso la Casa di cura Domus Salutis di Brescia. Secondo il Libro Bianco degli hospice ad
aprile 2010 erano 175 le strutture residenziali attive in tutta Italia con un disequilibrio ancora
evidente tra nord e sud. Anche l'assistenza domiciliare in cure palliative, di cui è stata definita una
prima mappatura ufficiale, promossa tra gli altri dal ministero della Salute, Società Italiana di Cure
Palliative, Società Italiana di Medicina Generale e Fondazione Floriani, presenta ancora delle
disparità tra regioni. La rete di cure palliative, seppur autonoma, si integra con la rete della terapia
del dolore.

~ 55 ~
Teologia III
Introduzione alla Bioetica – Aramini

[modifica] Le leggi
Le leggi fondamentali per il movimento italiano delle cure palliative sono due. La prima ha avuto
come scopo principale il finanziamento degli hospice per favorirne la nascita e lo sviluppo,
effettivamente poi avvenuto negli anni 2000. La seconda legge ha invece voluto sancire l'istituzione
della rete delle cure palliative, ovvero l'integrazione tra hospice e assistenza domiciliare

[modifica] Il volontariato
Ruolo importante all'interno delle cure palliative ha il mondo del volontariato. Le principali sigle
sono riunite sotto la Federazione cure palliative. Vera e propria pioniera in questo campo è stata la
Fondazione Floriani, impegnata a Milano in questo campo fin dalla metà degli anni '70. Nel 1987
nasce a Roma l'Antea Associazione che svolge l'attività di assistenza sia in casa che in Hospice,
gratuitamente, per i malati in fase terminale e le loro famiglie.www.antea.net

[modifica] Arte e cure palliative


Un interessante contributo riflessivo e pragmatico alle cure palliative è quello fornito dall'arte, non
solo come attività integrata da offrire ai pazienti, ma anche, e forse soprattutto, come strumento a
disposizione degli operatori. In questa direzione l'artista Massimo Silvano Galli nel 2009 ha
realizzato l'opera "Natura Viva Con Morente" coinvolgendo medici, infermieri e psicologi del
Master in Cure Palliative della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università Statale di Milano.
L'opera è state presentata alla Biennale dei Giovani Artisti a Skopje (Settembre 2009) e al XVI°
della Società Italiana di Cure Palliative (Lecce, 27/30 ottobre 2009).

3- Necessario recupero di un itinerario di preparazione alla morte


La morte non è semplicemente un fatto biologico, ma è un momento che pone in questione tutto l’essere
della persona. Tuttavia oggi la morte è qualcosa che è al di fuori della concezione quotidiana dell’uomo; le
persone oggi vivono come se non dovessero morire mai, concentrandosi sul presente. Un tempo invece la
morte faceva parte in modo più consistente del’esperienza di vita comune.
L’educazione a comprendere il significato stesso del morire permette di accrescere la comprensione che si
ha dell’esistenza umana

~ 56 ~

Potrebbero piacerti anche