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PROTAGORA: TRA RELATIVISMO, CRITERIO DELL’UTILE E UMANESIMO

“L’uomo è misura di tutte le cose, di quelle che (o “in quanto”) sono, che sono; di quelle che
non sono, che (o “in quanto”) non sono”
(DK 80 B 1)

Possibili letture di questa affermazione:

1) Il singolo individuo è misura di tutte le cose. Questo è un radicale relativismo


epistemologico ed etico: ogni situazione appare diversa a ciascuno (relativismo
epistemologico) ed ogni cosa è concessa a ciascuno (relativismo etico).

2) Ogni comunità è misura di tutte le cose. Secondo questa lettura dell’affermazione, si


mantiene il relativismo epistemologico (vedi sopra), ed anche quello etico (vedi
sopra), MA le leggi della propria comunità, fondate su pudore (aidòs = rispetto delle
regole e degli altri) e giustizia (dìke), sono l’argine al relativismo etico. Il sofista,
maestro di retorica, può convincere, con uso accorto delle parole, chi non vuole
seguire le leggi, a prendere la “medicina” dell’utile, ovvero a seguire le leggi,
facendogli apparire bello e buono quello che gli appariva brutto e cattivo (seguire le
leggi è visto da molti come un impedimento alla libertà). Come in (1), non esistono
discorsi più veri o buoni di altri, MA esistono discorsi più utili di altri (pragmatismo,
utilitarismo). Da questo punto di vista, Protagora può essere definito come
appartenente alla corrente del contrattualismo (o positivismo giuridico), secondo la
quale le leggi della comunità fondano valori e diritti, e non esistono valori e diritti
prima della loro stesura in leggi e contratti tra gli uomini.

3) L’uomo “universale” è misura di tutte le cose. Questa lettura elimina il relativismo


epistemologico ed etico, in quanto siamo tutti accomunati dall’essere uomini, e
dentro ognuno di noi c’è il criterio del bello e del buono (giusto) e del vero. Da
questo punto di vista, Protagora è uno dei fondatori dell’umanesimo, per
l’importanza data alla parola e all’uomo “misura”. Qui Protagora apparirebbe essere
un giusnaturalista, la corrente di filosofia politica secondo la quale esistono dei valori
(alla base del diritto = ius) naturalmente (=naturalismo) insiti in ognuno di noi che la
politica deve tradurre in leggi positive.

La lettura (2) è considerata la più vicina al pensiero di Protagora, anche se le letture (1) e (3)
sono legittime, visto che anche in (2) Protagora resta un relativista (lettura 1); e che il suo
pensiero si presta anche ad una lettura che va oltre la dimensione comunitaria, verso l’uomo
“planetario”.

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