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Lezione filosofia 3 10.03.

2023

ARISTOTELE vs Platone

In Platone c’è uno sforzo di ricondurre tutto ad unità ,quindi lui fonda su basi metafische la politica e l’etica
perché ha l’idea di un sapere fortemente unitario. Fonda l’etica e la politica sulla metafisica perché la città
giusta è la città guidata da filosofi,che sono coloro che hanno una visione metafisica dell’idea del bene. In
Aristotele abbiamo per la prima volta la formazione dell’autonomia del sapere pratico,ovvero dell’etica e
della politica rispetto alla teoria,ovvero la metafisica. Elabora un diverso tipo di enciclopedia del sapere
rispetto a Platone. Le caratteristiche del sistema aristotelico delle scienze sono da un lato le scienze
teoretiche e dall’altro la filosofia pratica.

SCIENZE TEORETICHE :

METAFISICA O FILOSOFIA PRIMA= NEL SENSO SIA DI ONTOLOGIA,ovvero la scienza che studia le
caratteristiche che un essere ha o non può avere oppure nel senso di metafisica di ciò che va oltre la
fisica,la teologia in qualche modo.

FISICA= studia i fenomeni naturali nella lloro regolarità costante

Le scienze teoretiche sono scienze forti perché nella concezione antica della scienza,ovvero epistemologia,
una conoscenza è scientifica quando è immutabile,universale e necessaria e le scienze teoretiche hanno
questi requisiti perché hanno un oggetto necessario,immutabile e universale(l’essere in quanto essere e la
natura che presenta una regolarità costante ).

FILOSOFIA PRATICA : è separata dalle scienze teoretiche perché ha un oggetto diverso ,ovvero la
prassi,l’azione reciproca degli uomini che è autonoma,separata. Le azioni umane sono volontarie ,quindi
sono libere ed essendo libere sono contingenti,non sono necessarie.

Quindi Aristotele riconosce da un lato l’autonomia dell’etica e della politica rispetto alla metafisica,mentre
dall’altro riconosce che l’etica e la politica non sono un sapere rigoroso quanto la fisica e l’ontologia ,sono
saperi approssimativi e a gradi linee ed hanno un punto di partenza ,ovvero la DIALETTICA .La dialettica è un
metodo che utilizza i sillogismi dialettici,ovvero ragionamenti che hanno come punto di partenza le
ENDOXA= opinioni dei più e dei più autorevoli. Le azioni umani vanno studiate partendo da quello che
pensano le persone più autorevoli. In qualsiasi opinione c’è un nuvleo di verità. La dialettica infatti serve per
estrapolare ciò che è vero dalle opinioni. La finalità della filosofia pratica(etica e politica) è quella di
condurre alla vita buona,ovvero una vita che per i greci allo stesso tempo è virtuosa e felice perché la
concezione eudemonistica dice che virtù e felicità non sono due cose separate,ma sono la stessa cosa.

NATURALISMO= per Aristotele tutti gli esseri in natura hanno uno scopo e questo scopo è quello di
realizzare la propria forma. Quindi è una concezione di naturalismo teleologico,ovvero ogni essere in natura
ha uno scopo,realizzare la propria forma. L’uomo è diverso dagli altri esseri perché è dotato di ragione e
linguaggio e l’uomo non può realizzare la propria essenza senza entrare in contatto con altri uominii. Quindi
l’uomo è un animale politico perché non può soddisfare i propri bisogni senza entrare in relazione con gli
altri e quindi chi non vive in una comunità,dal pensiero aristotelico ,o è un Dio o è una bestia. Quindi la
caratteristica fondamentale dell’uomo è che è un animale politico. In Aristotele si parla di naturalismo
politico perché per Aristotele fa parte della natura degli esseri umani vivere in società. Il fine a cui tutte le
azioni umani tedono per natura è un bene.

BENE ,in Platone è l’idea del bene,quest’entità immutabile,oggettiva che solo i filosofi riescono a conoscere
e possono guidare la società nel modo giusto.Per questo Aristotele critica in maniera esplicita Platone
dicendo che l’essenza del bene separata dalle nostre vite è qualcosa di inesistente.Non ha senso avere come
base l’idea del bene,ma piuttosto bisogna condurre un’indagine sulla molteplicità di beni a cui le nostre
azioni tendono e cercare di indicare se c’è una gerarchia attraverso un’indagine razionale. Il primo risultato
di quest’indagine di linguaggio è che si può fare una distinzione fra ciò che è bene in vista di un altro bene e
il bene in sé ,ovvero IL SOMMO BENE,la felicità . Il sommo bene è proprio l’oggetto dell’etica e della politica.

Il rapporto fra etica e politica

Aristotele si distingue da Platone pe per il fatto che afferma l’autonomia del sapere pratico dalle scienze
teoretiche,però appoggia Platone perché concepisce in modo stretto il nesso fra etica e politica,quindi si
pparla di INDISTINZIONE fra etica e politica quindi l’individuo non si concepisce come separato dalla
collettività. Quindi il bene per l’individuo e il bene per la città sono la stessa cosa .

E IL PRIMATO DELLA POLITICA,ovvero un motivo estetico della politica che viene prima dell’etica,in questo
caso un individuo salva la città al posto di sé stesso,si sacrifica per la città .Ha una motivazione
architettonica: ha una visione del bene di tutta la poleis ed è in grado di coordinare i diversi aspetti della
nostra vita e quindi determina quali scienze sono necessarie per la città. Le leggi della poleis sono leggi che
stabiliscono i comportamenti che i singoli devono avere e quali non devono avere.

Il bene è l’obiettivo a cui tendono sia l’etica che la politica. Aristotele segue un metodo dialettico che ha
come punto di partenza l’ENDOXA. Questo ci permette di cogliere un altro tratto fondamentale della
filosofia aristotelica rispetto a quella platonica,ovvero lla vicinanza dell’etica e della politica al senso
comune,perché partendo dalle opinioni dei più e dei più autorevoli costituisce una visione di come deve
essere la società che non sarà molto distante da come la società effettivamente è. Platone ,fondando la
propria visione politica su una base metafisica,elabora una visione della città giusta distante dall’ordine
esistente. Il vantaggio della visione di Aristotele è che è più realistica,più efficace.Aristotele però non riuscirà
mai ad avere un punto di vista alto grazie al quale potrà criticare le istituzioni esistenti. Ha cercato di dare la
giustificazione razionale della schiavitù.

Si distinguono le filosofie politiche in descrittive e normative . Le filosofie etiche politiche descrittive si


limitano a descrivere l’esistente ,mentre quelle normative prescrivono dei modelli di comportamento. La
filosofia aristotelica non è solamente descrittiva anche se ha una base descrittiva perché non significa
registrare le opinioni dei più autorevoli,ma le mette in ordine ,le gerarchizza e arriva a prescrivere delle
norme di comportamento che però non saranno così distaccate dal sentire comune come sono le norme di
Platone. Aristotele si limita a giustificare le norme.

Aristotele parte dalla constatazione che bene è una parola che nel linguaggio comune avrebbe più
significati: molteplici fini e beni(tutte le azioni tendono al bene,ma le azioni degli uomini tendono a beni
diversi ),bene in sé o sommo bene= felicità ,molteplici significati della felicità.

Aristotele distingue tre opinioni più diffuse dei più autorevoli su che cosa è la felicità. La vita buona era
identificata in tre cose:

• La vita secondo i piaceri


• La vita secondo gli onori
• La vita dedita alla conoscenza

Aristotele classifica,gerarchizza ed esamina queste opinioni sulla felicità partendo dalla sua visione
naturalistica e teleologica di ciò che distingue gli esseri umani dagli altri esseri viventi.

I piaceri sensibili non sono ciò che fanno parte dell’essenza umana perché sono ciò che hanno in comune
con le bestie ,invece sia la vita dedita alla conoscenza e agli onori sono due forme di vita che realizzano
l’essenza umana,cioè l’essenza dell’uomo in quanto animale politico ,che essendo dotato di ragione e
linguaggio,esplica la propria umanità relazionandosi agli altri ed essendo dotato di ragione riesce a
raggiungere la conoscenza.
Aristotele elabora la distinzione tra virtù etiche e virtù dianoetiche. Le virtù etiche sono quelle che sono
relative all’uso delle nostre emozioni che per Aristotele non sono negative perché ci mettono in relazione
con gli altri,non si tratta di reprimere i desideri,gli impulsi,ma si tratta di esercitarli in quella misura,che è
una misura media e che ci consente di vivere bene. La virtù dianoetica rappresenta un esercizio eccellente
della parte razionale dell’anima sia nella sua funzione teoretico-scientifica sia nella sua funzione
deliberativa.

LA VIRTU’ DELLA GIUSTIZIA DI ARISTOTELE

Differenze tra il pensiero di Platone e quello di Aristotele

La giustizia per Aristotele non è una scienza,ma è una disposizione che va coltivata con l’abitudine e
l’educazione,che deve partire sin dall’infanzia. Per Platone la giustizia è unica,immutabile e consiste nella
subordinazione di alcune parti dell’anima all’anima razionale . Per Aristotele,l’importante è mettere in
evidenza i molteplici significati che il termine giustizia ha,quindi Aristotele sottopone ad una sorta di
smembramento la giustizia,che invece per Platone è un ideale unico,compatto. Aristotele è il filosofo della
molteplicità che gli interessa mettere in luce i diversi significati della parola ’giustizia’ .

Il primo smembramento che compie è la distinzione fra la giustizia universale o legale e la giustizia
particolare.

GIUSTIZIA UNIVERSALE O LEGALE= il rispetto delle leggi

GIUSTIZIA PARTICOLARE= rispetto dell’uguaglianza ,si suddivide in giustizia distributiva e giustizia correttiva

IL RAPPORTO CHE LA GIUSTIZIA UNIVERSALE HA con le altre virtù

Dal momento che le leggi riguardano tutte le azioni che svolgiamo in società ,la giustizia come rispetto delle
leggi ,attraversa tutte le altre virtù ed è una virtù totale ,ma non la virtù più importante ,ma si differenzia
dalle altre virtù solo perché è una virtù sociale o intersoggettiva.

LA DISTINZIONE TRA GIUSTIZIA DISTRIBUTIVA E GIUSTIZIA CORRETTIVA

GIUSTIZIA DISTRIBUTIVA: giustizia socio/economica ,distribuire onore e ricchezze o quanti altri beni
possono essere divisi tra i membri di una comunità politica

GIUSTIZIA CORRETTIVA: una giustizia penale,capace di aggiustare le relazioni,viene sia nelle transizioni
volontarie sia involontarie ,per chi la subisce

L’uguaglianza della giustizia distributiva non è un’uguaglianza aritmetica,bensì un’uguaglianza proporzionale


in base ai meriti.

L’argomento che Aristotele utilizza nella giustizia distributiva è il senso comune dell’ingiustizia.

La giustizia correttiva è un’uguaglianza aritmetica. Quindi chi commette un torto acquisisce un guadagno e
chi subisce un torto riceve una perdita. Quindi la giustizia commutativa consiste nel togliere il guadagno a
chi ha commesso il torto e aggiungerlo a chi ha subito il torto ,in modo da annullare la sua perdita.

Dalla giustizia distributiva e correttiva,Aristotele distingue in GIUSTO POLITICO,che si differenzia dalle altre
forme di giustizia per il campo in cui si realizza perché il giusto politico si realizza tra uomini liberi,politici e
uguali. Dal punto di vista aristotelico sono i cittadini. Il giiusto politico si realizza tra membri della stessa
polis al fine di raggiungere un’esistenza autosufficiente ,liberi ed uguali. Esiste tra coloro per i quali per
natura vi è una legge . Il pater familias è il giusto politico perché secondo Aristotele deve subordonare le
donne,i figli e gli schiavi.
Il giusto politico si differenzia dal giusto paterno,dal giusto padronale e dal giusto domestico perché il giusto
politica è l’unica forma di giustizia che si realizza tra uomini liberi e uguali.

Ci sono due forme di giustizia politica.GIUSTO NATURALE(PHYSIS),ovvero legge di natura,giustizia divina o


legge dei più forte e GIUSTO CONVENZIONALE(NOMOS) ,che sono le leggi della città

Platone da una risposta ai sofisti radicando la giustizia della poleis in una visione metafisica dell’idea del
bene,invece Aristotele risponde ai sofisti radicando la giustizia della poleis e la giustizia naturale a partire
dal proprio naturalismo politico.Per Aristotele ogni cosa tende a realizzare il proprio fine in natura ,tutti gli
uomini tendono a realizzare per natura la vita buona e quindi il giusto naturale è tutto ciò che tende alla
realizzazione della vita buona,mentre il giusto convenzionale sono le leggi umane che nascono da un
accordo.

La risposta di Aristotele è immanente,quindi fonda nella natura umana una tendenza alla giustizia intesa
come realizzazione della vita buona.

RIFLESSIONE DI ARISTOTELE SULLA COSTITUZIONE

Libro I : Aristotele parte dall’esame dell’oikos. L’idea di Platone di non avere una famiglia e non sapere chi
siano i figli è una violenza fondata sul disconoscimento.L’oikos è la cellula della vita umana.

Libro II: citica le costituzioni ideate dai filosofi e le costituzioni vigenti

Libro III-VI : cerca di dare una definizione di essere cittadini e quali sono le costituzioni ,analizzandole con
un approccio tecnico-descrittivo

VII-VIII: la costituzione migliore con un approccio normativo

Le premsse sono il naturalismo politico di Aristotele. Per Aristotele la comunità politica nasce in maniera
naturale a partire dallo sviluppo delle relazioni umane che sono ciò che definisce lla natura degli uomini.La
prima cellula dellla comunità politica non è l’individuo isolato,ma è già l’uomo delle relazioni più emmerso.
Alla base di questa visione c’è l’uomo come animale politico.

Nel terzo libro Aristotele definisce la costituzione,partendo dalla POLITEIA che è una determinata
organizzazione delle persone che abitano in una polis. Quindi partendo da questo presupposto ,per definire
la costituzione bisogna definire chi sono i cittadini. La POLITEIA è la forma di una polis perchè stabilisce
quali sono le caratteristiche della cittadinanza e dà l’ordine alla città perché stabilisce il modo in cui
funzionano le cariche e soprattutto l’autorità sovrana.

Ciò che fonda la cittadinanza non è chi ha la residenza come i meteci e gli schiavi,ma coloro che partecipano
alle funzioni di giudice ed alle cariche politiche. Aristotele parte da chi non è cittadino per arrivare alla
definizione di cittadinanza.

LE FORME DI GOVERNO IN ARISTOTELE

Aristotele riprende il criterio quantitativo di Erodoto,ma aggiunge un criterio qualitativo.

Il criterio qualitativo significa chiedersi qual è lo scopo di chi esercita il potere a prescindere da quante
persone governano,bisogna vedere chi guida in vista dell’interesse privato e chi guida in vista dell’interesse
pubblico. Se chi guida,guida in vista dell’interesse privato abbiamo le versioni degenerate di costituzione e
se chi guida,guida in vista dell’interesse pubblico abbiamo le forme rette di costituzione.
TRIPARTIZIONE DELLE FORME DI GOVERNO :

VERSIONE SANA in vista dell’INTERESSE PUBBLICO :

MONARCHIA,governo di uno

ARISTOOCRAZIA,governo dei migliori

POLITIA O DEMOCRAZIA MODERNA,governo di molti

VERSIONE DEGENERATA in vista DELL’INTERESSE PRIVATO :

TIRANNIDE

OLIGARCHIA

DEMAGOGIA

ARISTOTELE AFFRONTA LA QUESTIONE DELLA MIGLIORE COSTITUZIONE:

Nel libro III-IV c’è un approccio più descrittivo è dice che è una costituzione più stabile ,mista tra aristocrazia
e democrazia moderna,ovvero riguarda la composizione sociale che deve essere fondata su una classe
media colta,se tutti i cittadini della polis sono colti si avrà allo stesso tempo un’aristocrazia e una
democrazia,la partecipazione alle cariche pubbliche bisogna avvenire per elezioni,senza sorteggi.

Nel libro VII-VIII c’è un approccio più normativo e la migliore costituzione in rapporto alla vita buona,deve
essere una costituzione che consente a tutti la partecipazione effettiva alle cariche politiche che solo questa
partecipazione ci consente di realizzare la nostra essenza.

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