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Il concetto di metafisica
Aristotele associa differenti definizioni alla metafisica:
la metafisica <<studia le cause e i principi primi>>;
la metafisica <<studia l’essere in quanto essere>>;
la metafisica <<studia la sostanza>>;
la metafisica<<studia Dio e la sostanza immobile>>.
Il concetto di metafisica, coincide con l’ontologia, studia ciò che è, studia i fondamenti dell’essere.
Metafisica è un termine che non appartiene ad Aristotele, è un termine che appartiene a
Domenico Viromi, studioso e seguace di Aristotele, che cataloga queste opere, e inserisce le opere
che non parlano di fisica oltre quelle della fisica (classificazione fisica e concettuale).
Metafisica: oltre la fisica, oltre la tangibilità di tutto quello che io posso osservare, di cui posso
dare una spiegazione (attiene all’essere in generale).
Concezione di Dio->Metafisica->Dio non si tocca
Metafisica: oltre la natura, oltre i sensi.
I significati dell’essere
L’essere si può predicare, si può attribuire alle cose.
10 “categorie”: per Aristotele sono le caratterische fondamentali e strutturali dell’essere; sono
determinazioni generalissime che ogni essere ha e non può fare a meno di avere.
Sostanza: secondo la qualità e la quantità che può variare attribuita all’essere (agire, patire).
Qualcosa è in molteplici modi:
l’essere come accidente
l’essere come categorie
l’essere come vero
l’essere come atto e potenza
L’Organon è l’insieme delle opere aristoteliche dedicate alla logica, al concetto, alla proposizione,
alla definizione e in generale allo studio degli oggetti dal semplice al complesso:
logica del concetto: libro Categorie;
logica della proposizione: libro Sull’interpretazione;
logica del ragionamento: libri Analitici primi, Analitici secondi
*del sillogismo dialettico: nei Topici di Aristotele -> i principi della scienza sono necessari, quelli
della dialettica probabili
Logica e metafisica
Aristotele ritiene che vi sia un rapporto necessario tra le forme del pensiero, studiate dalla logica,
e le forme della realtà, studiate dalla metafisica. Rapporto in cui vi è la “precedenza” della
metafisica rispetto alla logica.
I concetti
I concetti i sono gli oggetti del nostro discorso, disposti in una scala di maggiore o minore
universalità e vengono classificati per generi e specie. Ogni concetto è una specie (contenuto) di
un concetto più universale e genere (contenente) di un concetto meno universale.
Ne consegue che comprensione (insieme delle qualità caratteristiche di un concetto)
e estensione (numero degli enti cui si riferisce il concetto) sono un un rapporto inversamente
proporzionale.
La scala dei concetti percorsa dall’alto in basso aumenta per comprensione e diminuisce per
estensione, fino a per venire al concetto di specie infima, ovvero l’individuo o sostanza prima,
procedendo al contrario si perviene ai generi sommi, ovvero alle categorie.
Le proposizioni
La logica delle proposizioni si occupa degli enunciati apofantici o dichiarativi (vero o falso).
Le proposizioni sono delle espressioni verbali dei giudizi, ovvero l’unione o separazione di concetti
dati nella strutturazione base di soggetto-predicato.
Solo le proposizioni sono vere o false, mentre per i singoli termini non è possibile stabilire un
grado di verità.
Le proposizioni si distinguono in:
affermative-negative: qualità;
universali-particolari: quantità;
singolari: il soggetto è un ente singolo
*la verità è nel pensiero o nel discorso, non nell’essere o nella cosa. La misura della
verità è l’essere o la cosa, non il pensiero o il discorso.
Due proposizioni contrarie non possono essere entrambe vere, ma possono essere
entrambe false;
Due proposizioni contraddittorie sono una vera e l’altra falsa;
Due proposizioni subcontrarie non possono essere entrambe false, ma possono essere
entrambe vere;
Nel caso di due proposizioni subalterne: la verità della particolare affermativa dipende
dalla verità dell’universale affermativa e non il contrario; dalla falsità della particolare si
può inferire la falsità della proposizione universale.
PLATONE
Platone nacque ad Atene da una famiglia aristocratica nel 427 a.C. circa; a vent’anni cominciò a
frequentare Socrate, divenendone discepolo. La morte di quest'ultimo
nel 399 a.C. lo segnò profondamente perché la ritenne una morte ingiusta a tal punto da spingerlo
a condannare la politica del tempo; agli occhi di Platone, Socrate diviene un simbolo della crisi
etico-politica che stava colpendo Atene nel periodo della sua riformata democrazia. Questa crisi
deriva in primo luogo da una crisi di tipo intellettuale, per cui Platone si sente in dovere di
diffondere una “rinnovata filosofia” che sia in grado di produrre una riedificazione esistenziale e
politica dell’uomo.
Inoltre a Siracusa venne fondata l'Accademia, la scuola platonica ispirata al modello delle
comunità pitagoriche.
Le opere di Platone Sono moltissime e sono scritte sotto forma di dialogo: 13 lettere e 34 dialoghi,
raccolti in nove tetralogie (nove gruppi di quattro scritti ciascuna); solo pochi dialoghi e una
raccolta di Definizioni rimasero fuori dalle tetralogie, oltre ai discorsi, che lui non volle mettere per
iscritto, intitolati Intorno al Bene e nei quali sviluppò una sorta di metafisica a sfondo Pitagorico.
L’attività letteraria di Platone è suddivisibile in tre periodi:
primo periodo (scritti giovanili o socratici), es.: Apologia;
secondo periodo (scritti della maturità), es.: Fedro;
terzo periodo (scritti della vecchiaia), es.: Politico.
L’immortalità dell’anima
La teoria della reminiscenza porta ad affermare che l’anima sia immortale, come esposto nel
Fedone, nel quale vengono sostenute altre prove dell’immortalità dell’anima:
la prova “dei contrari” afferma che come in natura ogni cosa si genera dal suo contrario,
così la morte si genera dalla vita e viceversa, nel senso che l’anima rivive dopo la morte del
corpo;
la prova “della somiglianza” sostiene che l’anima, essendo simile alle idee che sono eterne,
sarà anch’essa tale;
la prova “della vitalità” argomenta che l’anima, in quanto soffio vitale, è vita e partecipa
dell’idea di vita, e pertanto non può accogliere in sé l’opposta idea della morte.
Nel Fedone troviamo la dottrina platonica della filosofia come “preparazione alla morte” poiché la
vita del filosofo risulta tutta una preparazione alla morte, ovvero quel momento in cui l’anima
potrà riunirsi alle idee (in questo dialogo platonico sono presenti un momento fortemente
religioso che quello mondano-politico).
Il mito di Er
La teoria dell’immortalità dell’anima serve al filosofo per chiarire anche il problema del destino, la
sua tesi enuncia che la sorte di ogni individuo dipenda da una scelta precedentemente compiuta
dalla sua anima nel mondo delle idee e tale tesi viene sostenuta con il mito di Er, con cui si chiude
la Repubblica: Er, un guerriero, morto in battaglia e risuscitato dopo dodici giorni racconta agli
uomini la sorte che li attende dopo la morte. Per Platone la scelta del destino è guidata dalle
esperienze che l’anima ha vissuto nella propria vita precedente e, dato che l’anima sceglie il
modello di vita che incarnerà, in conclusione l’uomo sceglie il suo destino benché condizionato da
quel che in vita ha voluto essere ed è stato.
L’errore di Parmenide, secondo Platone, è stato quello di confondere il diverso con il nulla infatti,
sempre secondo Platone, l’unico modo in cui può esistere il non essere è quello dell’essere diverso,
che in quanto tale non è il nulla assoluto poiché partecipa anche esso all’essere.
Con questa dottrina il filosofo può superare anche il problema dell’errore. Gli eristi affermarono
che l’errore non può esistere, in quanto esso implicherebbe un “dire nulla”, il quale, come insegna
Parmenide, non è. Platone ribatte dicendo che l’errore non consiste nel pronunciare il nulla, ma
semplicemente nel dire le cose in modo diverso da come esse effettivamente stanno.
La dialettica
La dialettica platonica (cioè la suprema scienza delle idee) si occuperà di stabilire la mappa di
queste relazioni, cioè nel determinare quali idee si connettono e quali no, precisando i vari modi
che possono unire un’idea a un’altra.
Nella Repubblica la dialettica viene genericamente definita come la scienza delle idee-valori.
Nel Fedro essa viene presentata come la tecnica stessa del discorso filosofico, il quale si svolge
attraverso due momenti:
1. determinazione e definizione di una certa idea;
2. divisione dell’idea nelle sue varie articolazioni interne.
Nel Sofista si trova l’organica messa a punto del procedimento dialettico nelle sue caratteristiche
salienti.
L’arte della dialettica parte dal presupposto della possibile comunicazione tra le idee ma Platone
fece molta attenzione a proposito di questo, perché scartò sia la tesi sostenuta dagli eristi
(secondo cui, presupponendo che tutte le idee comunicano tra di loro, “tutte le idee sono
combinabili con tutte le idee”), sia quella sostenuta dai cinici (essi credevano che nessuna idee
fosse in grado di comunicare con le altre e di conseguenza “tutte le idee non sono combinabili con
alcuna altra idea”) edificando perciò una tesi intermedia (sulla quale si fonda la dialettica): “alcune
idee sono combinabili tra loro e altre non lo sono”.
La tecnica della dialettica consisterà nel definire un’idea mediante successive identificazioni e
diversificazioni (quindi tramite tale processo si riusciva anche a distinguere determinate idee
rispetto ad altre determinate idee e non solo ad unificarle), attraverso un processo di tipo
“dicotomico”, che avanza dividendo per due un’idea fino a giungere a un’idea indivisibile.
Sommando tutte le identificazioni e scartando tutte le diversificazioni, si otterrà la definizione
globale dell’idea considerata.
Il processo dicotomico ci porta quindi, attraverso successive divisioni, a un’idea “indivisibile”, che
ci fornisce la definizione “specifica” di ciò che si cerca; tale definizione non è l’unica possibile,
perché scegliendo altre identificazioni iniziali è possibile costruire altre mappe dicotomiche.
La dialettica di Platone presenta dei caratteri specifici:
si costituisce su base ipotetica, in quanto sceglie una definizione di partenza e poi la mette
alla prova, vedendo se essa è veramente capace di identificare l’idea ricercata;
si configura come una ricerca inesauribile, sempre aperta a nuove acquisizioni.