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ARISTOTELE

LA VITA
Aristotele nacque a Stagira nel 384 a.C. e a 17 anni per 20 anni visse ad Atene dove
studiò nell’Accademia platonica. Più tardi iniziò a manifestare la sua indipendenza di
pensiero e così nacque la leggenda dell’ingratitudine dell’allievo nei confronti del
maestro che però venne smentita perché comunque lui portava rispetto nei
confronti del maestro ma allo stesso tempo diceva che bisognava avere libertà di
pensiero e che sia l’amicizia che la verità sono cose care, ma è più importante
onorare la verità.

Dopo la morte di Platone si recò ad Asso sotto la protezione di Ermia, tiranno di


Atarneo, dove ricostituì una piccola comunità platonica e dove sposò Pizia, la sorella
di Ermia.

Nel 342 a.C. Aristotele venne chiamato a Pella da Filippo II, re di Macedonia, alleato
con Ermia, per occuparsi dell’educazione del figlio Alessandro Magno, al quale
tramandò la propria convinzione della superiorità della cultura greca e della potenza
che avrebbe acquisito se fosse stata legata alla forte unità politica.

Nel 335-334 a.C. Aristotele tornò ad Atene dove fondò il Liceo (deriva dal fatto che
la scuola di Aristotele sorgeva nei pressi di un tempietto dedicato ad Apollo
Licio=luminoso) composto da un edificio, un giardino e anche da una passeggiata o
peripato (che facevano gli allievi) da cui gli allievi presero il nome di ‘’peripatetici’’.

Nel 323 a.C. fuggì a Calcide, patria di sua madre, in quanto la morte di Alessandro
provocò l’insurrezione del partito nazionalista ateniese contro il dominio macedone.
Nel 322 a.C. morì per una malattia di stomaco.

GLI SCRITTI
Per gli allievi: sono gli scritti chiamati acroamatici, in quanto destinati agli
ascoltatori che frequentavano la scuola, o esoterici che sono gli appunti di cui si
serviva il filosofo per le sue lezioni.

Per il pubblico: sono gli scritti essoterici, che sono in forma dialogica, nei quali si
servì di miti e di altre forme espositive vivaci e coinvolgenti.
Gli scritti acromatici iniziarono ad essere conosciuti nel I secolo, quando vennero
pubblicati da Andronico di Rodi .

Nasce il problema di capire il rapporto tra gli scritti scolastici e i dialoghi, in quanto
nei primi il pensiero del filosofo risulta sistematico e definito, nei secondi invece si
nota che la sua dottrina non è compiuta ma che abbia avuto crisi e mutamenti e che
in un primo tempo sono rivolti ai problemi filosofici e poi si concentrano su problemi
scientifici.

OPERE ESSOTERICHE
Nei suoi dialoghi riprese da Platone la forma letteraria gli argomenti e alcuni titoli,
come un Simposio, un Politico, un Sofista; poi scrisse il Protrettico che è un discorso
esortatorio, infatti è un esortazione alla filosofia dove lui che filosofare è necessario
e lo intende in senso platonico ovvero come l’abbandono del mondo sensibile.

Sulla filosofia dove c’è una prima critica sulle idee platoniche dove Aristotele dice
che se le idee sono un’altra specie di numeri diversa da quella matematica noi non
possiamo comprenderle.

LE OPERE ESOTERICHE O ACROAMATICHE


Gli scritti esoterici si possono dividere in:

L’Organon (che significa strumento) che comprende scritti di logica organizzati in:
Categorie, Sull’interpretazione, Analitici Primi e Secondi , Topici ed Elenchi sofistici.

La Metafisica composta da 14 libri di scritti diversi scritti in epoche diverse dove il


filosofo parla della propria concezione di scienze e filosofia, delle teorie dell’essere,
della Sostanza e del Divenire e della Dottrina Teologica.

Le opere scientifiche divise in scritti di fisica, storia naturale, matematica e psicologia


e composte da: lezioni di fisica, sul Cielo, sulla Generazione e Corruzione, sulle
Meteore, sulla Storia degli Animali, sulle Parti degli Animali, sul Movimento degli
Animali, sulle Linee indivisibili, sui Meccanismi, sull’Anima, sui Problemi e sulla
Fisiognomica (disciplina che attraverso i lineamenti e le espressioni del volto ne
deduce alcuni caratteri psicologici e morali).

Le opere sulle dottrine ‘’pratiche’’ ovvero scritti di etica, politica, economia, poetica
e retorica. Riguarda l’etica abbiamo l’Etica nicomachea che è la più antica ed è uno
scritto morale; poi c’è l’Etica eudemia che diede il nome a Eudemo Rodi che la
pubblicò; e infine c’è la Grande etica. Poi abbiamo la Politica, la Costituzione degli
Ateniesi che è la prima delle 158 costituzioni statali di Aristotele, poi la Retorica di
Alessandro, la Poetica che parla dell’origine della Tragedia e poi opere storiche.

IL DISTACCO DA PLATONE

LA DIVERSA CONCEZIONE DEL SAPERE E DELLA REALTÀ


Mentre Platone vedeva i filosofi come reggitori e legislatori della città Aristotele li
vede come scienziati-professori dediti alla ricerca e all’insegnamento; inoltre
Platone guardava il mondo in un ottica verticale gerarchica divisa da un lato da
realtà vere e apparenti e dall’altro da conoscenze superiori e inferiori, in quanto
vedeva la perfezione in Dio e tutte le altre scienze le collocava nei piani inferiori.
Mentre Aristotele guardava il mondo in un ottica orizzontale e unitaria e considera
tutte le realtà su un piano di pari dignità ontologica e tutte le scienze su un piano di
pari dignità gnoseologica.

ENCICLOPEDIA DELLE SCIENZE


Aristotele vede la filosofia come scienze o metafisica prima che studia l’oggetto
comune a tutte le scienze, ovvero l’Essere, la Realtà e i loro principi, e come anima
unificatrice e organizzatrice delle scienze. Inoltre mentre in Platone c’era un sistema
aperto e un filosofare problematico in Aristotele c’è un sistema chiuso cioè fisso e
immutabile con verità tra loro connesse; inoltre Aristotele ha limitate propenzioni
per la matematica al contrario di Platone e una notevole passione per le scienze
naturali.

METAFISICA (oltre la fisica)


Aristotele distingue le scienze in: Teoretiche, Pratiche e Poietiche. Quelle Teoretiche
hanno come oggetto il necessario, come scopo la conoscenza della realtà priva di fini
pratici e come metodo quello dimostrativo e queste scienze sono: la fisica, la
metafisica e la matematica. Poi ci sono le scienze Pratiche e Poietiche che hanno
come oggetto il possibile, come scopo l’orientamento dell’agire e come metodo un
tipo di ragionamento non dimostrativo e queste scienze sono l’Etica e la Politica che
vedono l’ambito di agire individuale e collettivo. In particolare le scienze Poietiche
studiano la produzione di opere o la manipolazione di oggetti che sarebbero le arti e
le tecniche. Poi Aristotele dà 4 definizioni di Metafisica, dice che questa studia le
cause e i principi primi, l’essere in quanto essere la Sostanza, Dio e la Sostanza
immobile.

LA DOTTRINA DELL’ESSERE
Prima vediamo l’essere di Parmenide considerata in modo univoco ovvero
considerato come esistere, poi quello equivoco ovvero considerato ogni volta in
modo diverso a seconda del contesto rendendo impossibile la comunicazione
perché chi ascolta o legge non saprà quale contesto considerare, quindi Aristotele
considerò l’essere in modo Polivoco ossia in molti sensi, dandogli significati diversi
ma con un comune significato di fondo. Prendendo in considerazione tre frasi
andremo a distinguere un: rapporto causale, uno di possesso e un altro che
manifesta una proprietà, ma tutte e tre sono collegate dal fatto che collegano un
soggetto e un predicato: il latte è un alimento salutare (C) ; tizio è sano (P) ; il
colorito di tizio è sano (MP).

LA SOSTANZA (la natura necessaria di un qualsiasi essere)


L’essere può essere definito come Accidente, Categorie, Vero, Potenza e Atto. Le
Categorie sono quelle caratteristiche che ogni essere ha e di cui non può fare a
meno di avere e sono: la Sostanza, la Qualità, la Quantità, la Relazione, l’Agire, il
Subire, il Dove, il Quando, l’Avere (lo stato) e il Giacere (l’essere in una certa
situazione). La più importante tra queste Categorie è la Sostanza, poiché è il centro
di riferimento di tutte.

Attraverso il principio di non contraddizione (insieme al principio di identità e del


terzo escluso) diciamo che la filosofia deve ridurre tutti i vari significati della parola
Essere a un significato unico e fondamentale detto Assioma. Inoltre il principio
afferma che è impossibile affermare e allo stesso tempo negare uno stesso
predicato relativo a uno stesso soggetto e affermare anche che è impossibile che un
determinato essere sia e insieme non sia quello che è. Per Sostanza Aristotele
intende l’individuo concreto che funge da soggetto reale di proprietà e da soggetto
logico di predicati e appunto afferma che la Sostanza è il ‘’questo qui=tode ti’’ cioè
qualcosa che levando le qualità che gli si attribuiscono ha vita propria. Lo definisce il
Sinolo (unione indissolubile di due elementi) concreto di forma e materia dove la
forma rappresenta l’effetto esterno di una cosa mentre la materia è ciò di cui è fatta
ossia il Quid. La Sostanza è l’essenza necessaria di una cosa, una struttura fissa e
immutabile che la rende sempre riconoscibile nonostante i suoi possibili
cambiamenti.

ACCIDENTI
L’Accidente è una qualità che una cosa può avere o non avere senza per questo
cessare di essere, appunto è un caratteristica casuale della Sostanza, però può
esserci un Accidente non casuale o eterno o per sé che è una qualità che pur non
appartenendo alla Sostanza è strettamente legata ad essa.

LA DOTTRINA DELLE QUATTRO CAUSE


Per Aristotele la conoscenze e la scienza consistono nel ricercare la causa delle cose
e per egli le cause possono essere: materiali, formali, efficienti e finali. La causa
materiale è ciò di cui una cosa è fatta (come l’argento di una coppa), poi c’è quella
formale che è la forma di una cosa, poi c’è la cause efficiente che è ciò da cui ha
inizio un cambiamento (come l’autore di una decisione) e infine la causa finale è lo
scopo al quale una cosa tende (come lo scopo adulto per un bambino). Nei processi
naturali queste cause sono una cosa sola (per esempio la pianta è la forma, la causa
efficiente e il fine del seme), mentre nei processi artificiali le quattro cause sono
distinte (per esempio la causa formale è la statua, la causa efficiente è l’artista e la
causa finale è il compenso che l’artista vuole ottenere). Per Aristotele comprendere
la causa significa comprendere l’articolazione interna di una sostanza. Poi il filosofo
fa una critica a Platone, senz’altro gli riconosce il merito di aver riconosciuto la causa
formale delle cose ma essendo le idee fuori dalle cose non capisce come possono
esserne la causa.

LA DOTTRINA DEL DIVENIRE


Per Parmenide il divenire è una cosa impensabile perché implica un passaggio
dall’essere al non essere, ma Aristotele ritiene che il passaggio sia da un certo tipo di
essere a un altro tipo di essere quindi definisce il divenire una modalità dell’essere e
lo identifica con il movimento. Quello locale consiste nello spostamento di un corpo
da un posto all’altro, quello qualitativo avviene quando in una sostanza cambia una
caratteristica, quello quantitativo consiste nell’accrescimento o nella diminuzione di
una sostanza e questi tre tipi di movimento avvengono in una sostanza che resta
immutata, mentre l’ultimo, ovvero quello sostanziale, non riguarda un mutamento
della sostanza ma la nascita e la morte del soggetto stesso.

POTENZA E ATTO
Per Potenza Aristotele intende la possibilità della materia di assumere una
determinata forma come la generazione di un pulcino (da uovo a pulcino), mentre
l’Atto o Entelechia sarebbe la realizzazione o perfezione attuata. Il filosofo ritiene
che l’Atto abbia una priorità gnoseologica, cronologica e ontologica rispetto alla
Potenza in quanto la conoscenza della Potenza presuppone la conoscenza dell’Atto,
quindi l’Atto viene prima della Potenza. Diciamo che la Potenza più che come
possibilità la vede come necessità (ad esempio da uova di aquile nasceranno
necessariamente aquile).

MATERIA PURA E FORMA PURA


Se tutti i movimenti che avvengono in natura vanno da una materia ad una forma
spesso ciò che forma, cioè punto di arrivo di un movimento, diventa materia, ossia
punto di partenza di un nuovo movimento, quindi da un lato abbiamo la materia
pura detta Cora che sarebbe la Potenza ed è quel qualcosa che può divenire
qualcos’altro e dall’altro lato c’è la forma pura che sarebbe l’Atto cioè la perfezione
completamente realizzata, ovvero Dio.

CONCEZIONE ARISTOTELICA DI DIO


Per Aristotele la metafisica, essendo la scienza delle cause prime, è la scienza di Dio,
quindi lui vede la metafisica come Teologia. Inoltre dà prova dell’esistenza di Dio
prendendo in considerazione la teoria del movimento, inteso come possibilità di
assumere le nuove condizioni o forme e afferma che tutto ciò che è in moto è
necessariamente mosso da altro, cioè da Dio. Aristotele attribuisce a Dio una serie di
attributi come Atto puro, Sostanza incorporea in quanto non può contenere in sé
nessuna forma, immobile, eterno in quanto essendo movimento dell’universo
considerato da egli stesso eterno, anche lui lo sarà. Poi è causa finale in quanto
nonostante sia immobile può esercitare una forza sul mondo e determinarne il
movimento. Insomma nell’universo aristotelico è il mondo che aspirando a Dio si
auto-ordina assumendo le varie forme delle cose. Però Aristotele manifesta un
tendenziale politeismo, perché afferma che per ogni cielo esista un motore
immobile.

LA LOGICA
La Logica ha per oggetto le varie modalità di ragionamento di cui le scienze si
avvalgono. La sua dottrina è quella del Sillogismo (Gli italiani sono europei, i siciliani
sono italiani, quindi i siciliani sono europei). L’Organon tratta di oggetti che vanno
dal semplice al complesso e si divide in, logica del soggetto, della proposizione e del
ragionamento o sillogismo.

RAPPORTO TRA LOGICA E METAFISICA


Le ricerche logiche di Aristotele si svilupparono parallelamente alle sue dottrine
metafisiche, da ciò si può intuire che tra esse esiste un rapporto necessario che
costituisce il fondamento della verità delle forme di pensiero e la precedenza ideale
della metafisica rispetto alla logica.

LA LOGICA DEI CONCETTI


I concetti possono andare dal più universale al meno universale e possono essere
classificati mediante un rapporto di genere e specie, la specie sarebbe il contenuto
di un concetto più universale, il genere è il contenente di un concetto meno
universale. Poi c’è la comprensione, ovvero l’insieme delle caratteristiche che
contribuiscono a definire un concetto e l’estensione, ovvero il numero degli individui
classificabili mediante quel concetto, queste due caratteristiche stanno in una scala
che presenta un progressivo aumento di comprensione e una progressiva
diminuzione dell’estensione fino ad arrivare alla specie infima che ha la massima
comprensione possibile e la minima estensione possibile. Poi possiamo vedere che
la Sostanza Prima è la sostanza in senso proprio che comprende individui concreti e
impredicabili; mentre le Sostanze Seconde sono le specie e i generi entro cui le
Sostanze prime rientrano logicamente. Infine ci sono i generi sommi ovvero i
concetti di massima estensione e minima comprensione rappresentate dalle 10
Categorie che sarebbero i modi in cui l’essere si predica delle cose nelle
proposizioni.

LOGICA DELLE PROPOSIZIONI


Le proposizioni sono l’espressione verbale dei giudizi ossia delle combinazioni di
termini chiamati, enunciati Apofantici ovvero i soli a poter essere dichiarati veri o
falsi.

VARI RAPPORTI TRA VARIE PROPOSIZIONI


Aristotele distingue le proposizioni in vari tipi: per quanto riguarda la qualità le
divide in affermative e negative, per quanto riguarda la quantità le divide in
universali e particolari e infine ci sono le proposizioni singolari il cui soggetto è un
ente singolo. Per queste proposizioni fu costruito il quadrato degli opposti in cui
possiamo avere due proposizioni contrarie che non possono essere entrambe vere
ma possono essere entrambe false, e saranno quantitativamente identiche e
qualitativamente diverse (UNIV. AFF., UNIV. NEG.), poi possiamo averne due
contradditorie e quindi una vera e una falsa e per questo sono diverse sia
quantitativamente che qualitativamente (UNIV. AFF., PART. NEG). Poi abbiamo
quelle subcontrarie che possono essere entrambe vere ma non entrambe false e
quindi quantitativamente identiche e qualitativamente diverse (PART. AFF., PART.
NEG). Infine abbiamo le subalterne qualitativamente identiche e quantitativamente
diverse (UNIV. AFF., PART. AFF). Aristotele distingue le modalità delle proposizioni in
ASSERZIONE (A è B), POSSIBILITÀ (A è possibile che sia B) e infine NECESSITÀ (A è
necessario che sia B).

CONCEZIONE DI VERITÀ
Aristotele ha due teoremi: il primo afferma che la verità è nel pensiero e non
nell’essere, il secondo invece dice che la misura della verità è l’essere e non il
pensiero. Per il filosofo il vero consiste nel congiungere ciò che è realmente
congiunto e nel disgiungere ciò che è realmente disgiunto, mentre il falso consiste
nel congiungere ciò che non è realmente congiunto e nel disgiungere ciò che non è
realmente disgiunto.
LOGICA DEL SILLOGISMO (B è A, C è B, C è A)
Noi ragioniamo quando passiamo dalle proposizioni ad altre proposizioni tra esse
collegate in modo da essere le une cause di altre, quindi se non c’è questa
consequenzialità non c’è ragionamento. Il Sillogismo tipo è composto da tre
proposizioni chiamate termini e abbiamo quello maggiore che è il predicato della
prima premessa, quella minore che è il soggetto della seconda e quella media che si
trova in entrambe le premesse, una volta come soggetto e una volta come
predicato. Le caratteristiche fondamentali del Sillogismo sono: il suo carattere
mediato e la sua necessità.

LE FIGURE DEL SILLOGISMO


Aristotele distingue il Sillogismo in 4 figure: sub-prae (sogg-pred) prima figura; prae-
prae (pred-pred) seconda, sub-sub (sogg-sogg) terza, prae-sub (pred-sogg) quarta.

MODI DEL SILLOGISMO


Le premesse che formano il Sillogismo hanno varie combinazioni dette modi e
tenendo conto delle proposizioni che compongono il Sillogismo e del numero delle
forme che può assumere ogni proposizione possiamo dire che ci sono 256 modi ma
non tutti sono validi. Ai modi validi i medievali attribuirono un nome ricco di
indicazioni, le prime due vocali di questi si riferiscono alla premessa maggiore e a
quella minore la terza alla conclusione (il Sillogismo perfetto è quello della prima
figura).

PROBLEMA DELLE PREMESSE


Con gli Analitici primi Aristotele studia la struttura formale del Sillogismo e dice che
la validità di un Sillogismo non si identifica con la sua verità in quanto pure essendo
logicamente corretto può partire da premesse false. Negli Analitici secondi si
sofferma sul Sillogismo scientifico che è sia formalmente corretto che vero. Per
Aristotele le premesse prime del ragionamento scientifico si identificano con gli
Assiomi ossia proposizioni auto-evidenti o intuitivamente vere comuni ad alcune o a
tutte le scienze, come nel caso dei principi, tra cui quello di non contraddizione , di
identità (A=A, secondo cui ogni cosa è uguale a sé stessa) e del terzo escluso ( A è B
o non B tra due opposti contraddittori non c’è via di mezzo). Poi abbiamo le
definizioni che servono a individuare un ente nelle sue peculiarità e queste si
ottengono ricorrendo all’induzione che è un procedimento grazie al quale da più casi
particolari si ricava un’affermazione per lo più universale (ex: fin ad ora ho visto
molti corvi e tutti erano neri, quindi tutti i corvi sono neri), oppure attraverso la
deduzione che consiste nel ricavare affermazioni particolari da premesse generali.

LA SCIENZA TRA ESPERIENZA E INDUZIONE


Le definizioni che fungono da premesse prime derivano dall’intelletto e dal suo
potere di intuizione razionale, che è quel valore sussidiario ovvero che mette in
moto l’intuizione che ci viene data dall’esperienza e dall’induzione.

LA DIALETTICA
La dialettica è l’ambito dei ragionamenti che si fondano su un procedimento
razionale chiamato Sillogismo dialettico in cui i principi esposti sono solo probabili.
Nella Dialettica troviamo i problemi appunto costituiti da domande che possono due
risposte contraddittorie. Abbiamo anche i Sillogismi eristici ovvero ragionamenti con
premesse apparentemente probabili.

LA RETORICA
La Retorica è l’arte di produrre discorsi convincenti, tiene conto degli aspetti
emozionali dell’uditore, non tratta solo argomenti di tipo razionale e ha funzione
politica.

LA FISICA
La fisica è la filosofia seconda che ha come oggetto l’essere in movimento.

I MOVIMENTI
I movimenti si distinguono in sostanziale (Generazione e Corruzione), qualitativo
(Mutamento o Alterazione), quantitativo (aumento e diminuzione) e Locale,
movimento fondamentale che si distingue in circolare, intorno al centro del mondo
solo nel caso dell’Etere (elemento che compone i corpi celesti, l’unico a muoversi in
senso circolare). Movimento dal centro del mondo verso l’alto e viceversa che sono i
movimenti dei 4 elementi (terra, acqua, aria e fuoco) che provocano la nascita, il
mutamento e la morte della Sostanza stessa.

I LUOGHI NATURALI
I luoghi naturali sono quelli dei 4 elementi e se una parte di essi viene allontanata
dal suo luogo naturale essa tenderà a ritornarci con moto naturale. Questi luoghi
sono determinati dal loro peso, al centro c’è la terra che è la più pesante e intorno
abbiamo l’acqua, poi l’aria e infine il fuoco che è la sfera estrema sopra la quale c’è
la luna.

LA CONCEZIONE DI NATURA
La natura è organizzata finalisticamente, ma non sono fini estrinsechi, cioè imposti
ad esempio da un intelligenz ordinatrice esterna al cosmo, ma intrinseci ed è
formata da corpi animati ed inanimati, i primi tendono a raggiungere il proprio luogo
naturale e i secondi tendono a raggiungere il loro stadio adulto cioè la loro
entelechia.

GLI ATTRIBUTI DELL’UNIVERSO


L’universo aristotelico, nel suo insieme, è perfetto, finito unico ed eterno. Inoltre
tutti i movimenti che lo caratterizzano non avvengono per caso o per una necessità
ma tutto avviene per uno scopo.

LO SPAZIO E IL TEMPO
Secondo Aristotele in natura non esiste lo spazio vuoto perché non può essere
pensato indipendente dai corpi che si trovano al suo interno; quindi si configura
come l’insieme dei luoghi propri dei corpi dove per luogo il filosofo intende la la
superficie in cui si trova un corpo. Il tempo invece per Aristotele si definisce soltanto
in rapporto al divenire e pertanto si configura come la misura del divenire delle cose
secondo il prima e il poi e l’anima si rivela quella condizione imprescindibile del
tempo.
LA PSICOLOGIA

LA TEORIA DELLA CONOSCENZA


Alla concezione dell’anima è connessa la teoria della conoscenza che Aristotele
affronta cominciando la propria analisi dalla sensibilità. Lui identifica che oltre i 5
sensi un senso comune al quale si devono da una parte la coscienza delle diverse
sensazioni e dall’altra la percezione di quelle determinazioni sensibili comuni a più
sensi. A un livello più elevato rispetto alla sensibilità si trova l’immaginazione che
consiste nella capacità di produrre, evocare o combinare immagini
indipendentemente dagli oggetti a cui si riferiscono e grazie a essa è inoltre possibile
formarsi un immagine generale di una certa classe di oggetti. Anche i concetti sono
colti grazie all’intelletto, cioè grazie alla funzione intellettiva specifica dell’anima
umana. Il filosofo distingue un intelletto passivo potenziale dove intelletto attivo o
attuale. Il primo riceve i dati della sensibilità e dell’immaginazione dai quali
attraverso un processo di astrazione ricava i concetti su cui si fondano i nostri
processi conoscitivi. Perché questo sia possibile è necessario che qualcosa possieda
già in atto quei concetti che nell’intelletto potenziale sono solo impotenze: questo
qualcosa è appunto l’intelletto attivo che Aristotele non si sofferma sulla sua natura.

L’ETICA
Per Aristotele le azioni umane sono sempre fatte a un fine che appare buono e
desiderabile ed egli identifica il fine che orienta il comportamento con il bene e tra i
beni ne esiste uno da cui dipendono tutti gli altri, cioè il sommo bene che coincide
con la felicità che consiste nella virtù tipica dell’uomo. La ricerca e la determinazione
della felicità costituiscono l’oggetto primo e fondamentale sia del’etica che della
politica. Aristotele ammette molteplici virtù che sono riconducibili a due tipi
fondamentali: le virtù etiche che consistono nel dominio della ragione sugli impulsi
sensibili e la più importante è la giustizia; e le virtù dianoetiche che consistono
nell’esercizio stesso della ragione che sono l’arte, la saggezza, l’intelligenza, la
scienza e la sapienza.

L’idea di libertà di Aristotele è ancora lontana dalla nozione cristiana di libero


arbitrio, invece per Aristotele la scelta risulta condizionata dalla natura e dalle
caratteristiche del suo oggetto.

LA POLITICA
L’ESTETICA E LA POETICA

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