Aristotele nacque vicino al regno Macedone, a Stagira (Nord della Grecia) nel 384 a.C..
Frequentò l’Accademia Platonica ad Atene e ci rimase per 20 anni, fino alla morte di
Platone.
Successivamente si recò ad Asso, dove, insieme ad altri scolari di Platone, costituì una
piccola comunità platonica.
Poi si trasferisce a Mitilene e poi a Pella da Filippo, re di Macedonia, per diventare il maestro
di Alessandro Magno.
Aristotele comunicò ad Alessandro la propria convinzione della cultura greca e della
possibilità di dominare il mondo.
Nel 335, dopo 13 anni, Aristotele tornò ad Atene e fondò il Liceo, ovvero un centro di ricerca
(università).
Nel 323 Alessandro muore e provoca l’insurrezione del partito nazionalista ateniese contro il
dominio macedone e Aristotele dovette fuggire a Calcide.
Nel 322 Aristotele morì a causa di una malattia.
Distacco da Platone
Platone e Aristotele discordano tra loro per la diversa concezione generale degli scopi e
della struttura del sapere.
Platone crede nella finalità politica della conoscenza e vede il filosofo come un legislatore
della città.
Aristotele fissa invece lo scopo della filosofia nella conoscenza disinteressata del reale e
vede il filosofo come un sapiente.
Platone guarda il mondo secondo un’ottica verticale e gerarchica, che distingue tra realtà
“vere” e “apparenti” e tra conoscenze “superiori” e “inferiori”.
Aristotele inizialmente segue il pensiero platonico, ma successivamente il filosofo giunge a
guardare il mondo secondo un’ottica tendenzialmente orizzontale e unitaria.
Egli ritiene che la realtà si divida in varie “regioni”, che costituiscono un gruppo di scienze
basate su principi propri. L’insieme delle scienze costituisce l’enciclopedia.
Enciclopedia dell’essere
Il sapere si frantuma in molteplici scienze autonome.
Aristotele ritiene che la filosofia, intesa come metafisica, si differenzia dalle altre scienze
poiché si interroga sull’essere o la realtà in generale.
In tal modo la filosofia diventa la scienza prima, ossia la disciplina che studia l’essere
(oggetto comune a tutte le scienze) e i principi dell’essere (principi comuni a tutte le
scienze).
La filosofia dunque appare come l’anima unificatrice e organizzatrice delle scienze.
La metafisica
Aristotele distingue tre gruppi di scienze; le scienze teoretiche, quelle pratiche e quelle
poietiche o produttive.
3 criteri distinguono le scienze: Oggetto, metodo, scopo
Le scienze teoriche hanno come oggetto il necessario(ciò che non può essere diverso da
com'è, come scopo la conoscenza disinteressata della realtà e come metodo quello
dimostrativo. Es metafisica,fisica e matematica.
Le scienze pratiche e poetiche hanno come oggetto il possibile( ciò che può essere diverso
da com’è) come scopo l'orientamento dell’agire e come metodo un ragionamento non
dimostrativo Es etica e politica. Es poietiche arti belle tecniche.
-Il termine metafisica nasce nel I secolo a.C grazie ad Andronico di Rodi che mentre
ordinava le opere di filosofia,” meta ta physika”, cioè dopo i libri di fisica. Aristotele la
chiamava filosofia prima.
La metafisica: studia le cause e i principi primi, studia l'essere in quanto essere, studia la
sostanza, studia dio e la sostanza immobile.
-Aristotele si concentra maggiormente sullo studio l’essere in quanto essere. Con questo
Aristotele vuol dire che la metafisica non studia nessuno realtà in particolare, bensì la realtà
in generale, cioè l’aspetto fondamentale e comune di tutte la realtà.
-Ogni scienza si concentra nello studio specifico di una parte dell’essere: la matematica ad
esempio studia l'essere come quantità, fisica come movimento. Ogni singola disciplina ne
studia una porzione.Solo la metafisica studia l’essere in quanto tale, in particolare studia le
caratteristiche universali che sfruttano l'essere come tale e quindi tutto l’essere e ogni
essere. Per questo motivo la filosofia è detta filosofia prima mentre le altre scienze filosofie
seconde.
La metafisica raggruppa vari individui e li considera tutti sullo stesso piano in quanto tutti
esseri. In altre parole l’idea della metafisica come scienza dell’essere in quanto essere è
veramente la grande scoperta di Aristotele.
-Resta un’ultima possibilità quella di considerare l’essere polivoco cioè l'essere nelle sue
varie occorrenze vada inteso in parte nel medesimo senso e in parte in senso diverso.
ES "il latte è un alimento sano"
"Tizio è sano ,
"il colorito di Tizio è sano", Nel primo caso il verbo "è" istituisce un
rapporto causale tra il latte e la salute, perché si intende dire che bere latte fa bene. Nel se-
condo caso, invece, il verbo "¿" indica un rapporto di possesso, perché si vuole affermare
che Tizio gode di buona salute. Infine, nel terzo caso il verbo "è" viene utilizzato per rende-
re manifesta una proprietà di Tizio (la sua buona salute) attraverso una sua caratteristica
negando che l'essere abbia un’unica forma, Aristotele gli attribuisce dunque una molteplicità
di aspetti:
- l'essere come accidente, ovvero una qualità non essenziale
- l'essere come categorie
- l'essere come vero
- l'essere come atto e potenza
Per categorie aristotele intende quelle determinazioni generalissime che ogni essere ha e
non può fare a meno di avere, ovvero la sostanza, la qualita, la quantita, la relazione, l'agire,
il subire, il dove e il quando. Dal punto vista ontologico le categorie sono i modi fondamentali
in cui la realtà si presenta, dal punto di vista logico sono i vari modi con cui l'essere si
predica delle cose (esempio un individuo é un uomo (sostanza), è bello o è brutto (qualità),
alto o basso (quantità) ecc…)
Di tutte le categorie la più importante è quella della sostanza, dato che è il polo unificante/
centro di riferimento delle altre categorie, che la presuppongono.
Da questa teoria due notevoli conseguenze:
- in virtù di essa si comprende come l'essere non abbia un unico significato, bensì
molteplici e che quest ‘ ultima rappresenta il senso unitario che raccoglie tutti i
significati dell'essere
- in secondo luogo se l'essere si individue con le categorie, le quali si appoggiano tutte
alla sostanza la domanda “che cos'è l'essere” diventerà “che cosa è la sostanza?”
Dal principio di non-contraddizione alla sostanza
Le varie scienze procedono per “astrazione”, cioè spogliando le cose da tutti i criteri che
sono diversi da quelli che esse prendono in considerazione.
La filosofia deve ridurre tutti i significati della parola essere a un significato unico e per fare
questo ha bisogno di un principio: Il principio di non contraddizione.
Queste principio viene definito da Aristotele in due modi:
- è impossibile che la stessa cosa insieme inerisca e non inerisca alla medesima cosa e
secondo il medesimo rispetto.
- è impossibile che la stessa cosa sia e insieme non sia.
La prima formula esprime l'impossibilità logica di affermare e allo stesso tempo negare un
medesimo predicato intorno a un medesimo soggetto.
La seconda esprime l’impossibilità ontologica che un determinato essere sia e insieme non
sia quello che è.
Aristotele chiama appunto sostanza la natura necessaria di un essere qualsiasi, ed è
l’equivalente del principio logico di non contraddizione.
Gli scritti
Platone (capo dell’accademia platonica) è il primo di cui possediamo scritti interi, ovvero i
dialoghi e le dottrine non scritte.
Aristotele invece scrisse tipi diversi di opere: quelle esoteriche, contenti una dottrina segreta
ma che in realtà erano gli appunti del filosofo per le sue lezioni, quelli acroamatici, riservato
agli ascoltatori e quelli esoterici, destinati alla lettura o all’ascolto da parte di un pubblico.
Fino al 1 secolo a.c, ci erano solo gli scritti esoterici, ma grazie ad Andronico da Lodi
cominciarono ad essere conosciuti gli scritti acroamatici, che col tempo finirono per oscurare
gli scritti precedenti.
Grazie agli appunti del filosofo abbiamo potuto constatare che il suo pensiero non è mai
stato perfettamente sistematico e definito, infatti la dottrina aristotelica ha subito crisi e
mutamenti; infatti grazie agli scritti acroamatiche era dapprima vicino al pensiero platonico,
per poi allontanarsene e abbandonarlo.
scritti essoterici:
opere acroamatiche