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Capitolo 3

Le strutture del pensiero: la logica


1. La logica e la sua funzione
La logica nella scienza aristotelica non ha una classificazione, perché essa ha per oggetto
la forma comune di tutte le scienze, cioè le varie modalità di ragionamento di cui le
scienze si avvalgono. Per designare il «sillogismo», usa il termine analitica, alludendo al
proprio metodo di analisi o "risoluzione" del ragionamento nei suoi elementi costitutivi.
Anche organo non è aristotelico. Fu adoperato, per indicare la logica, da Alessandro di
Afrodisia e in seguito, per denominare l'insieme degli scritti aristotelici. Secondo
un'interpretazione, il titolo Órganon sottolinea la funzione propedeutica o introduttiva della
logica, intesa come "strumento" di cui si servono tutte le scienze.
L'Órganon si articola in:
· logica del concetto, sviluppata nel libro delle Categorie;
· logica della proposizione, esaminata nel libro Sull'interpretazione;
· logica del ragionamento, o del sillogismo, trattata negli Analitici primi e negli Analitici
secondi.

2. Il rapporto tra logica e metafisica


Le ricerche logiche di Aristotele si siano venute precisando parallelamente al precisarsi
delle sue dottrine metafisiche.
Per Aristotele, la logica ha un oggetto e tale oggetto è la struttura della scienza in
generale, che è poi la struttura stessa dell'essere che è oggetto di tale scienza, tra le
forme del pensiero e le forme della realtà esiste un rapporto necessario. Costituisce il
fondamento della ideale della metafisica rispetto alla logica.

3. La logica del concetto


Secondo Aristotele, gli oggetti del nostro discorso sono i concetti, disposti su una scala
gerarchica che va dal più universale al meno universale e classificati mediante un rapporto
di genere e specie, ogni concetto è la "specie" di un concetto più universale, ma nello
stesso tempo è il "genere" di un concetto meno universale. Viceversa, rispetto alla specie,
il genere è un concetto che include un minor numero di caratteristiche, ma che può venir
riferito a un maggior numero di individui.

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Di conseguenza, si può dire che la comprensione e l'estensione stanno tra loro in un
rapporto inversamente proporzionale.
La scala percorsa dall'alto verso il basso, presenta un progressivo aumento di
comprensione e una progressiva diminuzione di estensione, fino ad arrivare alla specie
infima,
La sostanza prima è la sostanza in senso proprio e le sostanze seconde sono invece le
specie e i generi entro cui le sostanze prime rientrano logicamente.
Aristotele ribadisce, che solo le sostanze prime, cioè gli individui concreti e impredicabili,
sono sostanze in senso proprio.
La scala dei concetti offre invece un graduale aumento di estensione e una graduale
diminuzione di comprensione, fino ad arrivare ai generi sommi, cioè a concetti che
presentano il massimo di estensione e il minimo di comprensione. Queste sono le dieci
categorie.

4. La logica delle proposizioni


Dopo i concetti per le categorie, Aristotele esamina quelle combinazioni di termini che si
chiamano "enunciati apofantici", cioè le frasi che costituiscono asserzioni.
Un enunciato dichiarativo è detto anche proposizione. Le proposizioni costituiscono
l'espressione verbale dei "giudizi".
I diversi tipi di preposizione e i loro rapporti
Aristotele distingue le proposizioni in vari tipi.
La "qualità": le proposizioni si dividono in affermative e negative;
La "quantità": le proposizioni possono essere universali o particolari;
A questi due tipi di proposizione, su cui si basa specificamente la sillogistica aristotelica, si
possono infine aggiungere le proposizioni singolari, il cui soggetto è un ente singolo.
Aristotele ha dedicato particolare attenzione ai rapporti sussistenti tra le proposizioni
universali e le proposizioni particolari. Questi rapporti sono illustrati dallo schema

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Lo schema fu costruito in questa forma Io chiamarono "quadrato degli opposti".
· la lettera A è attribuita alle proposizioni universali affermative;
· la lettera I è attribuita alle proposizioni particolari affermative;
· la lettera E è attribuita alle proposizioni universali negative;
· la lettera O è attribuita alle proposizioni particolari negative.
Due proposizioni contrarie, non possono essere entrambe vere; però possono essere
entrambe false, quando si tratti di un predicato accidentale.
Le proposizioni contraddittorie, escludendosi a vicenda, devono essere necessariamente
una vera e l'altra falsa.
Le proposizioni sub-contrarie, possono essere entrambe vere, ma non entrambe false.
Detta "subalterna" la relazione tra l'universale affermativa e la particolare affermativa,
oppure tra l'universale negativa e la particolare negativa.
Quindi, le proposizioni subalterne realizzano un rapporto logico di dipendenza di una
proposizione particolare rispetto alla corrispondente proposizione universale.
Aristotele considera l'attribuzione di un predicato a un soggetto, distinguendo tra semplice
asserzione, possibilità e necessità.
La concezione dona verità
Secondo Aristotele, non si può dire né che siano veri né che siano falsi, giacché vera o
falsa è solo una qualche combinazione. Da qui i due teoremi dello Stagirita a proposito
della verità.
· Il primo teorema è che la verità è nel pensiero, non nell'essere o nella cosa
· Il secondo è che la misura della verità è l'essere, non il pensiero o il discorso cioè il
vero consiste nel congiungere ciò che è realmente congiunto e nel disgiungere ciò che è
realmente disgiunto, mentre il falso consiste nel congiungere ciò che non è realmente
congiunto e nel disgiungere ciò che non è realmente disgiunto.
È innegabile che secondo Aristotele esista, una serie di rimandi necessari. La
combinazione delle parole è comandata, attraverso l'immagine mentale, dalla
combinazione effettiva delle cose cui esse corrispondono, si può dire, che il linguaggio è
per Aristotele convenzionale nel suo dizionario, ma non nella sua sintassi.

5. La logica del sillogismo


Aristotele, passa a delucidare le strutture e i modi del ragionamento. Noi ragioniamo,
quando passiamo dai giudizi, ovvero dalle proposizioni, a proposizioni che siano tra loro
collegate da determinati nessi e che siano, in certo qual modo, le une cause di altre.
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Il sillogismo è il ragionamento per eccellenza

Il sillogismo-tipo composto di tre proposizioni, due delle quali fungono da antecedenti e la


terza da conseguente.
Nel sillogismo si hanno tre termini o estremi:
 il termine maggiore;
 il termine minore;
 il termine medio.
Il termine maggiore e il termine minore compaiono anche nella conclusione, dove si
presentano uniti tra loro nelle vesti di soggetto e di predicato.
L'elemento grazie a cui avviene l'unione è il termine medio, che funge da "cerniera", o
elemento connettivo, tra gli altri due.
Le caratteristiche fondamentali del sillogismo aristotelico sono: il suo carattere mediato e
la sua necessità.
Il carattere mediato del sillogismo dipende dal fatto che esso costituisce la controparte
logico-linguistica della sostanza.
La connessione tra la sostanza e il sillogismo spiega perché le premesse siano sempre
universali: esse devono sempre riferirsi all'oggetto cioè alla sua essenza necessaria.
In base alla posizione occupata dal termine medio, Aristotele distingue varie "figure" del
sillogismo:
· nella prima figura il termine medio è oggetto della premessa maggiore e
predicato della minore;
· nella seconda figura è predicato di entrambe le premesse;
· nella terza figura è soggetto di entrambe le premesse.
A queste figure, se ne può aggiungere una quarta, analizzata e classificata dai logici
successivi, nella quale il termine medio è predicato della maggiore e soggetto della
minore.

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