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Di conseguenza, si può dire che la comprensione e l'estensione stanno tra loro in un
rapporto inversamente proporzionale.
La scala percorsa dall'alto verso il basso, presenta un progressivo aumento di
comprensione e una progressiva diminuzione di estensione, fino ad arrivare alla specie
infima,
La sostanza prima è la sostanza in senso proprio e le sostanze seconde sono invece le
specie e i generi entro cui le sostanze prime rientrano logicamente.
Aristotele ribadisce, che solo le sostanze prime, cioè gli individui concreti e impredicabili,
sono sostanze in senso proprio.
La scala dei concetti offre invece un graduale aumento di estensione e una graduale
diminuzione di comprensione, fino ad arrivare ai generi sommi, cioè a concetti che
presentano il massimo di estensione e il minimo di comprensione. Queste sono le dieci
categorie.
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Lo schema fu costruito in questa forma Io chiamarono "quadrato degli opposti".
· la lettera A è attribuita alle proposizioni universali affermative;
· la lettera I è attribuita alle proposizioni particolari affermative;
· la lettera E è attribuita alle proposizioni universali negative;
· la lettera O è attribuita alle proposizioni particolari negative.
Due proposizioni contrarie, non possono essere entrambe vere; però possono essere
entrambe false, quando si tratti di un predicato accidentale.
Le proposizioni contraddittorie, escludendosi a vicenda, devono essere necessariamente
una vera e l'altra falsa.
Le proposizioni sub-contrarie, possono essere entrambe vere, ma non entrambe false.
Detta "subalterna" la relazione tra l'universale affermativa e la particolare affermativa,
oppure tra l'universale negativa e la particolare negativa.
Quindi, le proposizioni subalterne realizzano un rapporto logico di dipendenza di una
proposizione particolare rispetto alla corrispondente proposizione universale.
Aristotele considera l'attribuzione di un predicato a un soggetto, distinguendo tra semplice
asserzione, possibilità e necessità.
La concezione dona verità
Secondo Aristotele, non si può dire né che siano veri né che siano falsi, giacché vera o
falsa è solo una qualche combinazione. Da qui i due teoremi dello Stagirita a proposito
della verità.
· Il primo teorema è che la verità è nel pensiero, non nell'essere o nella cosa
· Il secondo è che la misura della verità è l'essere, non il pensiero o il discorso cioè il
vero consiste nel congiungere ciò che è realmente congiunto e nel disgiungere ciò che è
realmente disgiunto, mentre il falso consiste nel congiungere ciò che non è realmente
congiunto e nel disgiungere ciò che non è realmente disgiunto.
È innegabile che secondo Aristotele esista, una serie di rimandi necessari. La
combinazione delle parole è comandata, attraverso l'immagine mentale, dalla
combinazione effettiva delle cose cui esse corrispondono, si può dire, che il linguaggio è
per Aristotele convenzionale nel suo dizionario, ma non nella sua sintassi.
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