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Giovanni Boniolo, Paolo Vidali

Strumenti per ragionare

1) Il ragionamento
L'esercizio della razionalit avviene attraverso la costruzione di ragionamenti. Un ragionamento infatti un
insieme organizzato di enunciati e gli enunciati sono composti da termini. Come si vede, ragionare equivale a
utilizzare il linguaggio, ma non ogni uso del linguaggio un ragionamento: la logica e la teoria
dell'argomentazione sono le discipline che si occupano, appunto, del ragionamento, cio del linguaggio
organizzato per produrre ragionamenti corretti.
Un ragionamento, o processo inferenziale, una successione di enunciati. Propriamente si tratta di enunciati
collegati fra loro da inferenze, cio da nessi specifici. Gli enunciati, cos collegati, si possono suddividere in tre
tipi:

Gli enunciati da cui prende le mosse il ragionamento, ossia le premesse del ragionamento (ipotesi,
assiomi, postulati, principi);
L'enunciato con cui il ragionamento si conclude, ossia la conclusione del ragionamento;
Enunciati intermedi che permettono di passare da quelle premesse a quella conclusione.

Abbiamo detto che il ragionamento consente di passare da alcune premesse a una conclusione tramite una
successione d'inferenze; cos facendo il ragionamento permette di giustificare razionalmente una tesi, espressa
nella sua conclusione, a partire da alcune premesse, grazie a tale serie d'inferenze.
Tuttavia non esiste solo un modo di svolgere le inferenze. Esistono almeno tre tipi di ragionamento:

Ragionamento dimostrativo (o dimostrazione), in cui


o Le premesse sono assunte come vere, quindi non discutibili,
o Le inferenze sono deduttive e rigidamente codificate dalla logica: perci la conclusione
dell'inferenza segue in modo necessario e non discutibile.
Ragionamento argomentativo (o argomentazione), in cui le premesse sono opinabili e/o le inferenze
sono non sempre valide e per questo la conclusione pu essere sempre discutibile.
Ragionamento fallace (o fallacia), in cui una o pi inferenze sono invalide: perci va rigettato anche se le
premesse sono vere.

2) Il ragionamento dimostrativo
La dimostrazione il ragionamento tipico delle scienze, specie delle scienze formali: la logica, la matematica e, in
misura minore, le scienze naturali ne fanno largo uso. Ma, si noti, un contesto di ragionamento in cui le
premesse sono assunte senza ulteriore discussione critica. Le scienze usano la dimostrazione proprio perch non
discutono, per lo pi, le premesse assunte. Ovviamente ci non accade sempre.

3) Il ragionamento argomentativo
Nel caso dell' argomentazione si dice che il ragionamento avviene in un "ambiente aperto". Le premesse non
sono assunte come vere, n le regole inferenziali presentano carattere di necessit stringente: perci il passaggio
dalle premesse alla conclusione non tale da comportare la necessit assoluta della conclusione, che allora si dice
"giustificata argomentativamente" o "argomentata" (ma non dimostrata).

Se la dimostrazione il ragionamento tipico dell'ambito scientifico, l'argomentazione il ragionamento tipico


dell'ambito filosofico, ma anche di quello quotidiano. Il ricorso all'argomentazione , infatti, enormemente pi
diffuso di quello della dimostrazione, perch per lo pi ci troviamo in situazioni in cui la nostra razionalit si
esercita su premesse discutibili, su passaggi controversi, su problemi complessi. Nella filosofia, nei tribunali e
nella vita di tutti i giorni, ma anche nelle scienze (soprattutto nelle scienze sociali) si ricorre molto spesso a
ragionamenti di tipo argomentativo.
Vi sono ragionamenti dimostrativi che perdono la loro forza perch partono da premesse discutibili e che cos
facendo diventano argomenti, propriamente argomenti deduttivi.
Vi sono ragionamenti argomentativi che partono da premesse vere, ma compiono inferenze discutibili e vi sono
ragionamenti argomentativi in cui sono in gioco tanto le premesse quanto le inferenze. Essi si possono dividere
in 5 gruppi: argomenti quasi-deduttivi argomenti a priori, argomenti a posteriori, argomenti strutturali e
argomenti pragmatici.
3.1) Argomenti deduttivi
facile notare che tutti i ragionamenti dimostrativi possono diventare argomentazioni se le premesse non sono
pi vere. Se affermiamo Tutti gli uomini sono buoni e lo assumiamo come vero, da questo enunciato possiamo
trarre conseguenze corrette, per esempio che non c' uomo che non sia buono. Ma le conseguenze pur
necessarie non saranno mai vere. Infatti la premessa non vera: basta che un uomo non sia buono perch tale
premessa si mostri falsa. Lo stesso vale per i sillogismi o per le dimostrazioni per assurdo o per ogni altra
struttura inferenziale della logica formale. Per questo parliamo di argomenti deduttivi, in cui non si discute la
correttezza delle inferenze, ma la verit delle premesse.
3.2) Argomenti pseudo-deduttivi
Gli argomenti pseudo-deduttivi sono simili, nella struttura, a quelli deduttivi: infatti, fanno appello ai principi
della logica (come il principio d'identit, di non contraddizione e del terzo escluso), e fanno uso di connettivi che
sono pure assai simili a quelli logici ("e", "o", "se allora"), ma la loro utilizzazione non rigorosa, n copre
tutte le fasi dell'inferenza. Dunque, nonostante le apparenze, l'inferenza non necessaria.
Sono pseudo-deduttivi i seguenti argomenti:

Pseudo-identit: introduce una definizione e sviluppa un'argomentazione volta a collegare come


fossero identici ci che dev'essere definito (definiendum) e definizione (definiens). L'identit fra
definiendum e definiens in realt non del tutto indiscutibile, anzi dovrebbe essere giustificata: ecco il
motivo del nome "pseudo-identit". Esempio: Gli uomini sono animali razionali: dove c' il segno della
razionalit, l e solo l possibile trovare l'impronta dell'umanit.

Incompatibilit: induce a credere che, poste due asserzioni, occorra sceglierne una o rinunciare a
entrambe. In altre parole, un'alternativa includente (A vel non A) presentata come se fosse escludente
(A aut non A). In altre parole ancora, in quest'argomento s'introduce il connettivo escludente "o", dando
per scontato che sia effettivamente pertinente, quindi si applica il principio del terzo escluso (A o non A:
tertium non datur). Esempio: Ti sei sempre dichiarato progressista, poi per fai resistenza a ogni nostra
proposta di riforma.

Pseudo-contraddizione: quando si pretende che la tesi dell'avversario violi il principio di non


contraddizione (cio la tesi affermerebbe e negherebbe qualcosa dallo stesso punto di vista e nello stesso
tempo), anche se la contraddizione tutt'altro che certa. Esempio: Lei sostiene di non conoscere
quest'uomo, ma proprio nell'agenda di quest'uomo abbiamo trovato il suo numero di telefono.

Ritorsione: quando proprio colui che reclama il rispetto di una regola si sottrae al dovere di applicarla, o
l'applica a sproposito. Sottolineando l'incongruenza fra la regola e il comportamento di chi la propugna,
s'intende indebolire la posizione dell'avversario, ritorcendo su di lui quanto egli stesso afferma.
Esempio: In un teatro parigino, durante l'occupazione nazista, mentre il pubblico si accinge a cantare

l'inno nazionale, un poliziotto irrompe sulla scena affermando che proibito rappresentare ci che non
previsto nel programma. "E lei - gli chiede uno spettatore - forse nel cartellone?".

Dilemma: una variante dell'argomento d'incompatibilit: si mostra che l'avversario, sostenendo la sua
posizione, si trova di fronte a due conseguenze, entrambe inaccettabili. Quindi la sua posizione da
rifiutare. Esempio: Aulo Gellio nelle sue Noctes Atticae, racconta la disputa fra il sofista Protagora e il
suo allievo Eulato. Questi aveva pattuito con il maestro che gli avrebbe pagato le lezioni, non appena
avesse vinto la sua prima causa. Protagora non ebbe mai i soldi, perci cit in giudizio l'allievo, in quanto
insolvente.

Autofagia: una variante dell'incompatibilit : applicando senza eccezioni una regola, si arriva a
distruggerla poich le sue conseguenze sono in contraddizione con essa. Esempio (tratto da Aristotele):
Chi nega il principio di non contraddizione, se vuole essere capito, deve parlare in modo non
contraddittorio, ma cos facendo costretto ad ammettere il principio di non contraddizione.

Pseudo-transitivit: costruito sullo schema della relazione di transitivit: "Se A in relazione con B e
B in relazione con C, allora A in relazione con C", se ne differenzia, per, per il fatto che la
transitivit qui soltanto ipotizzata, ma non giustificata. La sua applicabilit andrebbe argomentata
perch, in generale, se A in relazione con B e B in relazione con C, non detto che necessariamente
A sia in relazione con C. Esempio: Gli amici degli amici sono miei amici.

Tutto e parte: si fa ricorso alla relazione d'inclusione, nel senso che si sostiene che ci che vale per il
tutto deve valere anche per la parte. Esempio: Poich l'uomo fa parte della natura, non pu distruggerla,
perch agirebbe contro se stesso.

Ad humanitatem: rimanda a una sorta di "uditorio universale", attraverso il ricorso a un quantificatore


universale (tutti, nessuno, ogni). un'argomentazione tipica del discorso filosofico con pretesa di
universalit, ma proprio tale pretesa rende l'argomento criticabile. Esempio: Ogni uomo tende alla
felicit: la quale, pur definita e concepita in modo diverso, comunque l'obiettivo dell'agire umano.

Compensazione: si basa sul mantenimento di un equilibrio. Sommando uguali a uguali, si ottengono


uguali: posta una uguaglianza, per mantenerla tale va aggiunta o tolta ad un fattore la stessa quantit
aggiunta o tolta all'altro fattore. Esempio: Per Montesquieu il sistema parlamentare dev'essere
bicamerale: l'istituzione di una Camera alta si giustifica con la necessit di compensare l'inferiorit
numerica delle persone superiori per nascita, ricchezza e onori.

3.4) Argomenti a priori


Sono argomenti a priori quelli che fanno riferimento alla struttura della realt, vera o supposta tale, dalla quale si
desumono gerarchie, giudizi di valore e postulati di valore universale. facile capire che oggetto del contendere
sar proprio la "struttura della realt", che interlocutori diversi intenderanno descrivere e definire diversamente.
Negli argomenti a priori la struttura del reale presentata senza riscontro con l'esperienza: in generale, si
riferiscono a un ordine esistente prima (a priori) dell'esperienza.
Sono argomenti a priori:

Essenza: Quando si argomenta ricorrendo a qualcosa d'intrinsecamente caratteristico dell'uomo, di


un'epoca, di un popolo, di un sistema economico e politico ecc., si presuppone un sostrato persistente
ed essenziale e tale sostrato diventa una propriet stabile del soggetto dell'enunciato. Esempio: L'uomo
pu cambiare latitudine, epoca, costumi e religione, ma in rapporto agli altri uomini sar sempre un lupo.

Direzione: si chiede di valutare attentamente se l'accumulazione di un insieme di compromessi parziali


non comporti il rischio di perdere di vista l'obiettivo principale. Si sottolinea cos l'importanza di
mantenere fermo quell'obiettivo e la necessit di giudicare la portata dei cambiamenti in funzione di
quello. Esempio: Il nostro sindacato ieri ha concesso l'abolizione della scala mobile, oggi accetta di

definire gli aumenti salariali in rapporto all'inflazione prevista, domani si dichiarer favorevole alla
completa liberalizzazione dei salari: cos facendo svuotiamo il sindacato delle sue competenze.

Propagazione: una variante dell'argomento di direzione. La propagazione mette in guardia l'uditorio


sull'evoluzione di certi fenomeni che, per meccanismi propri, tendono a diffondersi, il che giudicato
negativamente. Esempio: Se oggi concediamo la cittadinanza italiana agli stranieri che vivono nel nostro
paese da almeno dieci anni, creiamo le premesse perch domani gli stranieri contino pi degli italiani.

Superamento: All'opposto dell'argomento di direzione, qui si sostiene la possibilit di andare sempre


avanti in un processo, accettando arresti e compromessi, utili per al conseguimento dell'obbiettivo.
Esempio: Quest'armistizio a prima vista pu essere interpretato come una concessione al nostro
avversario: la verit che, cos facendo, disponiamo di un periodo di tregua che ci consentir di
preparare una nuova offensiva, dalla quale usciremo vittoriosi.

Regola di giustizia: ci si appella a una regola considerata valida per tutti: in particolare, si sostiene che
ci che vale per un caso dev'essere applicato a tutti i casi simili. Esempio: Se per farle un favore tengo
aperto lo sportello per lei oltre l'orario di servizio, poi sono costretto a farlo per tutti.

A fortiori: Si ricorre frequentemente a quest'argomento per mostrare che alcuni casi particolari fanno
parte di un insieme di elementi ordinati gerarchicamente (generalizzazione) e che a fortiori - cio a
maggior ragione - valgono per essi le medesime propriet che caratterizzano l'insieme. Esempio: Se si
prende cura di te un cugino lontano, a maggior ragione dovrebbe farlo tuo fratello.

Complementariet: Ogni volta che si fa un'affermazione, si pu affiancarle una negazione che funge da
nozione complementare. Ogni termine, infatti, richiede il suo opposto per essere determinato. Questo
aspetto si traduce in un argomento di complementarit. Esempio: Ogni autentica fede nasce dal dubbio.

Riduzione al superiore: Quando un sistema di qualunque tipo ( in questo caso di segni)


completamente riducibile ad un altro, se ci avviene in modo non reciproco, ci a cui si riduce
superiore a ci che viene ridotto. Esempio: Il linguaggio naturale pu esprimere i contenuti di
qualunque linguaggio artificiale, mentre nessun linguaggio artificiale cos potente da svolgere tutte le
funzioni del linguaggio naturale. Il linguaggio naturale quindi il pi importante sistema di segni a
disposizione dell'uomo.

Etimologia: stato ampiamente utilizzato nella filosofia dei secoli scorsi, poi stato trascurato, infine
tornato in auge recentemente, in rapporto alla ripresa degli studi sul linguaggio. Esso consiste
nell'avvalorare una tesi traendo spunto dall'etimologia di un termine che caratterizza il significato del
concetto espresso.

Facile: si appoggia alla maggiore o uguale facilit del ragionamento che si vuole avvalorare rispetto a
quello che si vuole criticare. La tesi che si vuole sostenere viene presentata come preferibile perch,
nonostante tutto, pi facile - o non pi difficile- ammetterla che negarla. Ne un esempio il modo
con cui, nel De revolutionibus di Copernico, si sostiene la maggior semplicit del modello eliocentrico
rispetto a quello tolemaico.

Coerenza degli effetti: Con questo argomento si afferma che se la causa unica, gli effetti che essa
produce non possono trovarsi in contraddizione tra loro.

3.5) Argomenti a posteriori


Negli argomenti a posteriori si ricorre a conoscenze acquisite attraverso l'esperienza (dati di fatto, regolarit
empiriche, situazioni sperimentate) per corroborare la tesi da giustificare (la conclusione dell'inferenza).
Ovviamente, perch l'argomento abbia presa, l'interlocutore deve conoscere, condividere, o poter controllare le
esperienze cui fanno riferimento le premesse del ragionamento.
Sono argomenti a posteriori:

Induzione: il ragionamento induttivo tra i pi utilizzati, nella vita comune, nel sapere ordinario e nella
ricerca scientifica. Consente d'inferire le caratteristiche di casi non ancora osservati dall'analisi di un certo
numero di casi conosciuti. Si caratterizza per tre aspetti:si caratterizza per tre aspetti:
o

Le sue premesse rimandano a una conoscenza empirica o empiricamente controllabile;

La sua conclusione solo probabile;

La sua conclusione, rispetto alla premesse, ampliativa.

Argomenti casuali: si fa uso frequente degli argomenti causali, ogni volta che si vuole inferire una causa
da un effetto o viceversa. In particolare nella disputa scientifica, dove spesso si ricorre all'argomento
della causa propriamente detto e a quello dell'effetto, si ha - spesso - un uso congiunto dell'argomento di
causa e di quello d'induzione. Sono argomenti casuali:
o

Argomento del post hoc: stabilisce un nesso causale tra due eventi successivi.

Argomento della causa: cerca la causa di un evento dato.

Argomento dell'effetto: ipotizza la verit di eventi come conseguenza di condizioni iniziali


date.

Priorit della causa sull'effetto: la causa vale di pi rispetto all'effetto.

Causa prima: presuppone la possibilit di concatenare gerarchiamente le cause.

A contrario: utilizzato per indebolire la portata di una generalizzazione. Con esso si mostra che quel
che prescrive la regola o l'universalizzazione proposta non viene rispettato, di fatto e nel concreto di un
esempio. Esempio: Tutti gli uomini sono uguali di fronte alla legge: tuttavia il signor X talmente
influente da far modificare una legge a proprio favore. Non tutti gli uomini sono uguali di fronte alla
legge: qualcuno pi uguale degli altri.

Ad consequentiam: valuta una propriet o un evento in relazione al vantaggio offerto dalle sue
conseguenze. simile all'argomento dell'effetto con la differenza che qui la conseguenza valutata
specificamente per il suo vantaggio.

Spreco: valorizza un obiettivo per il cui il conseguimento si siano gi impiegate notevoli risorse:
abbandonare quell'obiettivo costituirebbe uno spreco. Viene utilizzato per sminuire l'importanza di
obiettivi alternativi. Esempio: Hai studiato per quindici anni, sei a un passo dalla laurea e ora decidi di
sposarti e cercare un lavoro qualsiasi: tutto quello che hai fatto finora non servir a nulla!

Consolidamento: una sorta di propagazione invertita di segno: quest'argomento utilizzato per


contrastare l'affermarsi di un'opinione il cui credito aumenta via via che essa si propaga. Esempio: A
forza d'insistere sul livello scadente della scuola italiana, si finisce per credere che ogni altro sistema
scolastico sia migliore del nostro, proprio mentre all'estero, sempre pi spesso, si cerca di imitare il
nostro modello educativo.

3.6) Argomenti strutturali


Gli argomenti strutturali si basano sulla similitudine fra strutture: ci che viene affermato in un ambito si proietta
in un altro ambito, nel quale appare manifesto un insieme di relazioni, esemplificazioni e gerarchie. Alla base di
questi argomenti non vi n la logica, n l'essenza, n l'esperienza ma una similitudine strutturale.
Sono argomenti strutturali:

Analogia
Paragone
Doppia gerarchia

3.7) Argomenti pragmatici


La pragmatica quella parte della linguistica che si occupa del rapporto tra discorso e azione. Gli argomenti
pragmatici, quindi, sono ragionamenti in cui si porta l'attenzione sulla coerenza tra realt di fatto ed espressioni
linguistiche: l'interlocutore sostiene una tesi che, tuttavia, pu essere messa a confronto - per lo pi critico - con
il suo comportamento o con quello di altri soggetti considerati portatori di valori positivi.
Gli argomenti pragmatici hanno un ruolo importante nel quadro dell'organizzazione del nostro sapere. Infatti,
poich non siamo in grado di controllare e sperimentare tutto, ci piacerebbe talvolta poterci fidare della parola di
una persona particolarmente autorevole. Ebbene, quello che tale persona disposta a fare in rapporto a ci che
dice, o a dire in rapporto a ci che fa, diventa il banco di prova della sua credibilit. La quale, a sua volta, ci fa
assumere o rifiutare certe proposizioni di quella persona come premesse di un nostro ragionamento.
Sono argomenti pragmatici:

Ad hominem
Modello
Esempio
Illustrazione
Autorit
Sacrificio
Ridicolo

4) Le fallacie argomentative
Nel sostenere e discutere una tesi spesso si commettono degli errori: consapevolmente o inconsapevolmente si
ricorre ad argomenti fallaci (o, semplicemente, a fallacie). Conoscere e saper criticare tali errori argomentativi fa
parte della competenza dialettica, tanto pi utile in quanto, come avviene oggi in ambito politico, giudiziario,
pubblicitario ecc., la quantit di fallacie commesse tende a crescere, piuttosto che a diminuire.
Le fallacie sono modi di ragionare errati, perch si parte da premesse false, o perch si adottano delle inferenze
scorrette, o perch si producono a sostegno delle proprie tesi argomenti irrilevanti dal punto di vista razionale.
Ci non toglie ampiezza alla diffusione delle fallacie: non sempre si vuole far leva sulla razionalit
dell'interlocutore. Talvolta pi semplice puntare sulle emozioni o pi efficace ricorrere all'inganno.
I tipi di fallacie sono:
4.1) Fallacie di definizione
Le fallacie di definizione sono relative ai termini (siano essi elementi di enunciati che enunciati interi) utilizzati
nella discussione. Per rendere le nostre parole o i nostri concetti chiari, noi li definiamo. Tuttavia, non sempre la
definizione che diamo buona. Ci pu succedere perch commettiamo alcune fallacie. D'altro canto, anche un
intero enunciato suscettibile di pi interpretazioni, il che d luogo a confusioni e fallacie.
Sono fallacie di definizione:

Definizione troppo ampia: include elementi che dovrebbero essere esclusi. Esempio: La ciliegia
qualcosa che rosso e tondo.

Definizione troppo stretta: esclude elementi che dovrebbero essere inclusi. Esempio: Una mela
qualcosa di tondo e rosso (Infatti, alcune mele non sono rosse, ma verdi o gialle).

Definizione oscura: la definizione utilizzata per chiarire il significato di un termine pi oscura del
termine da definire. Esempio: Qualcuno lascivo se licenzioso.

Definizione circolare: quando, per definire un termine, si usa una locuzione nella quale ricorre proprio
il termine da definire. Esempio: Un uomo un animale che ha genitori umani.

Definizione contradditoria: afferma e nega contemporaneamente la stessa cosa. Esempio: Una societ
libera se tutti sono liberi e nessuno pu violare le leggi.

Ambiguit: Si utilizza due volte la stessa parola con due significati differenti. Esempio: Chi uccide un
bambino disumano, perci nessun assassino di bambini umano.

Anfibolia: si manifesta quando la costruzione grammaticale di un enunciato consente due diverse


interpretazioni. Esempio: ogni ragazzo bacia la sua ragazza (sua di loro, o sua di X?).

Accento: Ponendo l'accento su un termine particolare di un enunciato, si suggerisce un'interpretazione


dell'enunciato diversa da quella letterale.

Linguaggio pregiudizievole: quando alcuni termini di un enunciato sono connotati emotivamente per
suggerire un giudizio di consenso o dissenso.

Espressione prevalente sul contenuto: L'argomento (o la persona che argomenta) viene presentato
(presentata) in modo da orientare un giudizio o una decisione. Esempio: Perch non ascolti il consiglio
di questo signore cos a modo?

4.2) Fallacie di spiegazione


S'incorre in fallacie di spiegazione quando non si formula correttamente ci che dev'essere spiegato
(explanandum) o ci che permette di spiegarlo (explanans).
Sono fallacie di spiegazione:

Explanans ad hoc: l'explanans non indica nient'altro che il fenomeno stesso. Esempio: Negli anni
Sessanta gli adulti nutrivano un sentimento di ostilit nei confronti degli hippy: la spiegazione va
ricercata nel risentimento dei genitori verso i figli.

Assenza di explanandum: la spiegazione fallace se l'explanandum non formulato correttamente, o


se la sua verit non copre la generalit dei casi. Esempio: la ragione per la quale la maggior parte degli
scapoli sono timidi che le loro madri li tiranneggiano.

Explanandum minato: la spiegazione fallace se si fa un uso scorretto di un explanandum formulato


correttamente: per esempio, estendendo indebitamente il suo campo di definizione. Esempio: Secondo
Tizio la ragione per la quale la maggior parte degli scapoli sono timidi che le loro madri li
tiranneggiano.

Explanans non controllabile: l'explanans con cui si spiega perch avvengono certi fenomeni non pu
essere controllato. Esempio: Un aereo sparito nel Triangolo delle Bermude a causa della forza
attrattiva l presente.

4.3) Fallacie deduttive


Possono essere inserite in questa classe tutte le fallacie dovute a una violazione delle regole d'inferenza valide per
un dato calcolo logico (segnatamente per quello presupposto dall'argomentazione che si sta proponendo).
Sono fallacie deduttive, tra le tante:

Fallacie sillogistiche: un sillogismo fallace quando sia violata una qualsiasi delle otto regole che ne
garantiscono la validit:
1. Devono esserci solo tre termini (maggiore, minore, medio).
2. Il termine minore e il termine maggiore devono essere distribuiti in modo uguale nelle premesse
e nella conclusione.

3. Il termine medio non deve mai essere presente nella conclusione.


4. Il termine medio dev'essere distribuito in almeno una delle due premesse.
5. Da due premesse negative non segue alcuna conclusione.
6. Da due premesse affermative segue una conclusione affermativa.
7. Da due premesse particolari non segue alcuna conclusione.
8. La conclusione contiene sempre la parte peggiorativa delle premesse.
Affermazione del conseguente
Negazione del conseguente
Autocontradditoriet: Le premesse di un ragionamento non possono affermare e negare la stessa cosa.
Esempio: L'uomo un animale sociale, e poich non ama socializzare con i suoi simili, tende a isolarsi e
a combatterli.

4.4) Fallacie pseudo-deduttive


Sono fallacie pseudo-deduttive:

Falsa disgiunzione: quando una delle premesse dell'argomento presenta un numero limitato di scelte
(di solito due), mentre le alternative possibili sono di pi. Ovvero, si ha una falsa disgiunzione quando si
fa un uso scorretto del connettivo "o", inteso quale aut aut, quand'invece da intendersi come
vel vel Esempio: O sei con me, o sei contro di me.

Ad ignorantiam: suppongono che finch una cosa non stata mostrata falsa (vera), vera (falsa). Ma la
mancanza di un argomento che confuti un enunciato A non ne dimostra la verit, come d'altra parte la
mancanza di un argomento a riprova di A non ne dimostra la falsit. Esempio: Eleonora dice che pi
intelligente di Mario, ma non pu provarlo, perci mente.

Domanda composta: si pone una domanda che nasconde una seconda questione annidata nella prima,
ma si pretende un'unica risposta. Esempio: Hai rinunciato alla tua cattiva condotta?

Questione complessa: si utilizza quest'argomento fallace per persuadere l'uditorio ad accettare o


rifiutare insieme due enunciati indebitamente congiunti, mentre pu darsi il caso che uno sia accettabile e
l'altro inaccettabile. Esempio: Sei favorevole alla libert dei singoli e al diritto di girare armati?

Conclusione irrilevante: si argomenta una conclusione diversa da quella che avrebbe dovuto essere
raggiunta. Esempio: Si dovrebbero sostenere le azioni positive contro la discriminazione delle donne. I
maschi hanno una posizione di rilievo nella guida del paese, in particolare per quanto riguarda la politica
e l'economia. Ma questa una discriminazione intollerabile.

Composizione: si attribuiscono certe propriet delle parti al tutto. Esempio: Oggi alcuni componenti
delle automobili che vent'anni fa erano realizzati in metallo sono invece fabbricati in resina sintetica:
perci le automobili sono leggere.

Distinzione: speculare rispetto a quella di composizione: le propriet del tutto sono attribuite alle
singole parti. Esempio: Il Rotary un club importante, quindi i suoi membri sono importanti.

"Uomo di paglia": si attacca un soggetto diverso, o pi debole, di quello che si dovrebbe attaccare.
Esempio: La coscrizione obbligatoria dovrebbe essere estesa alle donne. Ci sono persone che non
vogliono fare il servizio di leva perch trovano che sia una perdita di tempo e di denaro. Ma dovrebbero
capire che nella vita ci sono cose pi importanti della privata convenienza.

4.5) Fallacie a priori


Sono fallacie a priori:

Transitus de genere ad genus: si attribuisce a un elemento, appartenente a una certa classe, una
propriet che non gli propria. Esempio: Il razzismo ha valore universale, essendo una legge di natura.

Fallacia d'accidente: si applica un principio universale a una situazione in cui inapplicabile.


Esempio: La legge prescrive che in citt non si possa superare la velocit di 50 km/h. Perci se
malauguratamente tuo padre avesse un infarto e tu dovessi usare la tua automobile per accompagnarlo
d'urgenza all'ospedale, dovresti ricordarti comunque di non superare questa velocit.

Falsa etimologia: per sostenere una tesi (eventualmente anche corretta) si ricorre a un'etimologia errata.
Esempio: Eludere una domanda, come mostra la radice latina, significa "togliere di mezzo", "tagliar via
la questione", e quindi mostrarne l'infondatezza.

4.6) Fallacie a posteriori


Sono fallacie a posteriori:

Fallacie induttive:
o Generalizzazione indebita 1: si generalizza qualcosa senza distinzioni, in base alla circostanza
che quel qualcosa si dato in un caso particolare.
o Generalizzazione indebita 2: il numero degli elementi considerati troppo esiguo per
giustificare la conclusione.
o Esempio non rappresentativo: si generalizza a un insieme di elementi una propriet che
caratteristica di un altro insieme non omogeneo, o non abbastanza omogeneo.
o Fallacia d'accidente converso: si generalizza ci che vale solo in circostanze particolari.
o Controevidenza: la conclusione di un ragionamento induttivo valido negata, malgrado
l'evidenza del contrario.
o Esclusione: un'informazione che comprometterebbe un'inferenza induttiva viene
(deliberatamente o inconsapevolmente) omessa.
Fallacie causali:
o Correlazione casuale: come dice il nome di questa fallacia, si d per scontato che, se l'evento B
si manifesta dopo l'evento A, allora A sia la causa e B sia l'effetto.
o Effetti congiunti: si ritiene che un evento sia causa di un altro mentre, invece, entrambi sono
effetto di una causa comune. Questa fallacia spesso intesa come un caso speciale di post hoc
ergo propter hoc.
o Irrilevanza causale: un evento che potrebbe essere concausa di un certo effetto, ma la cui
portata irrilevante, viene presentato come la causa principale.
o Causa complessa: l'effetto causato da un numero di eventi maggiore di quelli presentati
nell'argomento. In una variante di questa fallacia, si stabilisce una relazione circolare tra causa ed
effetto (l'effetto esso stesso una parte della causa).
o Causa errata: l'evento presentato come causa di un certo effetto, in realt non ne la causa, o
dubbio che lo sia.
o Inversione causale: si inverte la causa con l'effetto.
o Appello alle conseguenze negative: l'argomento pretende di corroborare la verit di un
enunciato mostrando le conseguenze spiacevoli, o sgradevoli, che deriverebbero "logicamente"
dal metterne in dubbio la verit.

4.7) Fallacie strutturali


In un'analogia, due elementi, A e B, sono presentati come simili per il fatto di avere in comune una propriet P.
Ma un'analogia non pu avere estensione illimitata e, soprattutto, non pu fondarsi sulla condivisione di una sola
propriet.
Esempio: Lo Stato come un'azienda, che deve fare profitti indipendentemente da come essi vengono
distribuiti agli azionisti.
Ma la gestione dello Stato ha fini e obiettivi diversi da quella di un'azienda: la distribuzione della ricchezza, ad
esempio, non meno importante della sua produzione. Per contrastare questa fallacia occorre analizzare i due

ambiti messi in rapporto dall'analogia e la propriet comune attribuita ad entrambi, mostrando come essa sia la
sola propriet in comune e quindi sia improprio costruire un'analogia tra questi due ambiti.

5) Come argomentare
Esistono regole per discutere bene? In modo netto e codificato no, tuttavia si possono indicare alcune
condizioni, in assenza delle quali la discussione non pu dirsi razionale. A tali condizioni bisognerebbe attenersi,
ogni volta che si vuole argomentare una tesi in modo valido. Queste condizioni possono essere raggruppate in
relazione alle due fasi del processo argomentativo:

La presentazione dello status quaestionis, cio di quanto va detto e conosciuto sulla tesi in
questione. Dovrebbe articolarsi cos:
o

Enunciazione concisa del problema da affrontare;

Delucidazione del significato di alcuni termini, laddove vi sia ambiguit;

Presentazione della rilevanza del problema e delle possibili conseguenze teorico-pratiche della
sua soluzione;

Enunciazione delle soluzioni alternative e loro critica;

Enunciazione della soluzione che s'intende sostenere.

La giustificazione argomentativa vera e propria: va presentata attraverso un argomento o una


combinazione di argomenti: quindi, rispettivamente, con un ragionamento semplice o un ragionamento
complesso. Si noti che la presentazione della propria soluzione solo l'ultimo passo dello status
quaestionis. Questo significa che prima di manifestare la propria opinione conviene riflettere intorno alla
natura del problema e ai possibili equivoci derivanti da un uso improprio dei termini; inoltre, doveroso
un atteggiamento di disponibilit nei confronti delle ragioni degli altri. Solo a questo punto si portano gli
argomenti a favore della propria tesi. La discussione fatta di tesi argomentate e di critiche a tale tesi.

La contro-argomentazione, che eventualmente pu accompagnare e rinforzare l'argomentazione.


Richiede il rispetto di alcune regole. Essa dovrebbe essere preceduta da una riformulazione della tesi che
s'intende avversare, in modo da mostrare che stata ben compresa. Quindi si possono seguire due vie
contro-argomentative:
o

Si attacca lo status quaestionis avversario argomentando uno dei seguenti punti:

Il problema mal posto;

I termini impiegati nell'argomentazione sono stati usati impropriamente o in modo


ambiguo;

Il problema o la tesi che ne denuncia la soluzione sono irrilevanti;

Una delle tesi rivali migliore;

La tesi mal posta.

Si attacca la giustificazione argomentativa dell'avversario mostrando che nel processo


argomentativo incorso in una o pi fallacie, oppure che alcuni degli argomenti presentati sono
irrilevanti.

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