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La filosofia della scienza

Introduzione. Le domande della fi losofi a della scienza (p.9)

La conoscenza scientifica possiede delle caratteristiche speciali che la contraddistinguono da altri tipi di
sapere e l’obiettivo della filosofia della scienza è descriverne e comprenderne le specificità. Tale conoscenza
ha un simile statuto per via del suo successo (come possiamo vedere nelle ricadute tecnologiche quotidiane
e nella crescita di conoscenza del mondo). La scienza è progredita, possiede molti più strumenti formali e
tecnologici rispetto al passato: nella storia vi sono stati cambiamenti teorici molto rilevanti, accompagnati
da radicali mutamenti della visione del mondo (es. rivoluzione scientifica del XVI-XVII secolo, che ha fatto
germogliare la scienza moderna). La conoscenza scientifica è sistematica e precisa, razionale, oggettiva e
fondata: se si è realisti, possiamo aggiungere anche la caratteristica di essere veritiera. Ma siamo davvero
giustificati nel caratterizzare così tale conoscenza?

Obiettivi della filosofia della scienza:

1. Studiare la natura e validità della scienza come forma privilegiata di conoscenza;


2. Analisi del momento euristico e di quello della giustificazione;
3. Descrizione delle componenti principali dell’impresa scientifica (es. teorie, concetti, esperimenti,
comunità di scienziati);
4. Individuazione dello scopo della scienza, che oscilla fra un radicale strumentalismo (= scienza serve
ad organizzare in modo efficiente i dati dell’esperienza per permettere previsioni precise) e un
atteggiamento pienamente realista (= scienza serve a spiegare i fenomeni dell’esperienza nel modo
più veritiero possibile).

Con il tempo vi è stata una frammentazione crescente della scienza generalmente intesa, dando vita a
nuove discipline quali biologia, chimica e geologia (la fisica per lungo tempo ha rappresentato il modello
paradigmatico della scienza empirica). Di seguito sono nate nuove filosofie più discrete, come la filosofia
della matematica, in cui si indaga struttura e fondamenti di queste nuove branche scientifiche. Nel
progresso storico scientifico, sono emersi chiaramente i limiti di una riflessione centrata su un’idea
generale di scienza, spesso poco corrispondente a quella effettiva degli scienziati. Questo ha indotto gli
uomini di scienza a ragionare sul fondamento delle grandi domande.

Temi affrontati dalla filosofia della scienza:

1. Metodologia scientifica
2. Epistemologia  cos’è la conoscenza e come la si ottiene;
3. Ontologia  cosa esiste;
4. Analisi socioeconomica
5. Psicologia della ricerca
6. Storia della scienza

Capitolo 1 – Il ragionamento: deduzione, induzione, abduzione

Prima di tutto analizziamo la natura del ragionamento scientifico: questo si basa sulla nozione centrale di
inferenza, ovvero di un ragionamento con cui, a partire da certe premesse, si arriva ad una determinata
conclusione (legame filosofia della scienza e logica). Vi sono però vari momenti diversi nel ragionamento
scientifico e a tali corrispondono diverse forme di razionalità:

1. Fase di elaborazione  induzione = ragionamento per cui sulla base delle osservazioni di
determinate regolarità (premessa) si giunge a leggi generali (conclusione);
2. Fase della previsione  deduzione = ragionamento per cui a partire da una certa legge generale
(premessa) si giunge ad un dato fenomeno che ne deriva (conclusione);
3. Fase della spiegazione  abduzione = ragionamento che da un fenomeno (premessa) giunge alla
4. migliore ipotesi plausibile (conclusione).

Queste forme di ragionamento quindi si raggruppano in tal modo:

Forme di razionalità
Inferenze deduttive (esplicative, necessarie, Inferenze non deduttive (ampliative, non
mantengono la verità) necessarie, non mantengono verità)
Induzione (in senso stretto è ampliativa)
Deduzione Abduzione
Ragionamento per analogia

La deduzione

Ragionamento che conserva la verità, la necessità ed esplica nel senso che riorganizza la conoscenza già
acquisita. Non conduce sempre dal generale al particolare (nel caso del satellite di Urano è servita per
mettere in crisi la conoscenza di sfondo di astronomia). È del tipo:

Tutti gli A sono B;

a è un A;

Quindi a è un B.

L’induzione

Ragionamento che da premesse vere conduce a conclusioni plausibili, dunque non sono necessarie; è un
ragionamento ampliativo, nel senso che ci fornisce nuove conoscenze. Un tipo di inferenza induttiva nota è
quella per enumerazione, quella per cui dall’osservazione di un numero più grande possibile di casi
particolari, si passa a inferire una legge generale. Schema elementare:

a1, a2, …, an sono tutti A che sono anche B;

Quindi tutti gli A sono B.

Esempio di Hempel, esponente dell’empirismo logico, dei corvi neri: sappiamo per varie esperienze che i
corvi sono neri, poiché da un numero finito di osservazioni possiamo concludere che il fatto che il corvo sia
nero è un fatto appunto generale. La generalizzazione del dato empirico, però, presenta dei problemi, detti
appunto problema dell’induzione, per cui non avremo mai la certezza fondata che tutti i corvi per sempre e
dovunque saranno neri (ultimamente, in Canada, è stato scoperto un corvo di colore bianco).

L’abduzione e altre inferenze non deduttive

Le inferenze abduttive non sono necessarie e sono ampliative, come le induttive. Il loro scopo è quello di
ricavare un’ipotesi che permetta di spiegare nel modo migliore possibile certi fenomeni. Charles Peirce
riteneva che l’abduzione fosse il vero motore del processo di scoperta (fu proprio lui a differenziarla dagli
altri tipi di inferenza), poiché doveva fornire una spiegazione a fatti sorprendenti. Lo schema è del tipo:

Il fatto sorprendente C viene osservato;

Se A fosse vero, C ne seguirebbe naturalmente;

Quindi c’è ragione di supporre che A sia vero.

In logica questo viene formalizzato nella Legge di Peirce, che appunto è: ((P  Q)  P)  P. L’abduzione
viene anche definita inferenza alla miglior spiegazione, espressione coniata da Harman per indicare che
l’abduzione è quella spiegazione che riesce a rendere conto dei fenomeni nel modo migliore possibile
rispetto ad altre possibili spiegazioni. Possiamo ricollegarci qui al No miracle argument di Putnam, per cui le
teoria scientifiche hanno successo perché sono vere: si tratta di abduzioni che rendono conto in modo
fedele della realtà (realismo scientifico), e se queste teorie non fossero vere, sarebbe un vero e proprio
miracolo il fatto che funzionino così bene.

Sempre a questo proposito, dobbiamo ricordare l’argomento di Hempel sull’aneddoto che riguarda il
medico Semmelweis: costui lavorò in uno dei due reparti maternità dell’ospedale di Vienna a metà
Ottocento. Notando un tasso di mortalità delle neomamme più alto nel suo reparto rispetto all’altro, egli
cominciò a valutare ipotesi testandole. Per scovare la spiegazione, Semmelweis scartò alcune ipotesi che
avevano a che fare con le differenze fra reparti o cause la cui rimozione non aveva cambiato l’esito; dopo la
morte di un suo collega, il quale durante un’autopsia era rimasto ferito e contagiato da un’infezione, il
medico capì che probabilmente si trattava di un’infezione legata agli strumenti utilizzati per sezionare
cadaveri. Dato che solo nel suo reparto assistevano anche addetti alle autopsie, Semmelweis impose la
disinfezione delle mani dopo ogni autopsia e riuscì a risolvere la situazione. Questo è motivo di riflessione
sul fatto che spesso le teorie scientifiche non si basano tanto sull’induzione, quanto sulla costruzione e
messa alla prova di ipotesi.

Qual è però la migliore spiegazione?

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