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La psicoanalisi esistenziale

Jean-Paul Sartre

1905-1980 Francia Filosofo, scrittore e drammaturgo

La libert (1)
Sartre comincia la sua attivit di filosofo e scrittore con ricerche di psicologia fenomenologica che hanno per oggetto lio, limmaginazione e le emozioni (La trascendenza dellEgo, 1936, Limmaginazione, 1936, Saggio di una teoria delle emozioni, 1939, Limmaginario, 1940). Evidenti, gi in questi primi saggi, sono i richiami alla filosofia razionalistica e spiritualistica (da Cartesio a Bergson), di cui egli si nutrito in giovinezza e di cui in fondo non si mai liberato.

La libert (2)
In particolare, da queste tradizioni filosofiche Sartre eredita quello che costituir il motivo ispiratore e unificante del suo pensiero: lidea della assoluta libert della coscienza. E con essa anche la contrapposizione tra coscienza e cose, libert spirituale e resistenza della materia. Il concetto di libert, infatti, gi presente nei primi saggi giovanili sopra citati, diventa protagonista assoluto negli scritti della maturit.

dellio
Nel saggio La trascendenza dellego (1936) Sartre riprende il concetto di intenzionalit della coscienza di Husserl e lo modifica dicendo: Lio non un abitante della coscienza. Con questa espressione Sartre intende dire che lio non costituisce una sostanza chiusa in se stessa, ma una struttura relazionale costitutivamente aperta al mondo e agli altri.

dellemozione
Nel testo Saggio di una teoria delle emozioni (1939) Sartre riprende il concetto di coscienza come essere-nel-mondo di Husserl per calarlo nellanalisi dellatteggiamento emotivo. Per Sartre lemozione una maniera possibile di vivere i rapporti con la realt, consistente in una modificazione magica del mondo, ossia una modificazione diretta a difendersi da ostacoli concreti: ad esempio lo svenimento davanti a un pericolo imminente non che la negazione del pericolo, la volont di annientarlo, non con utensili o strumenti, ma con una fuga nei suoi confronti.

dellimmaginazione
Nei (1936) e Limmaginario (1940) Sartre riprende il concetto di trascendenza della coscienza di Husserl e lo applica allo studio della funzione immaginativa. Per Sartre limmaginazione un modo attraverso cui la coscienza trascende la realt alla luce di un possibile. Come tale essa esprime la capacit umana di negare liberamente il mondo in qualsiasi momento e in qualsiasi situazione. saggi

Limmaginazione

dellesistenza (1)
Il testo pi noto di Sartre sicuramente Lessere e il nulla (1943), considerato dai pi il capolavoro dellesistenzialismo sartriano. Come Heidegger, anche Sartre si interroga sulle strutture dellessere. Procedendo fenomenologicamente, egli afferma che lessere ci dato in due maniere fondamentali: come essere in s e come essere per s.

dellesistenza (2)
Lessere in s si identifica con tutto ci che non coscienza ma con cui la coscienza entra in rapporto: ossia le cose del mondo. Lessere per s si identifica con la coscienza stessa, la quale ha la prerogativa di essere presente a se stessa e alle cose.

dellesistenza (3)
Lin s il dato che la coscienza trova davanti a se stessa, come qualcosa di opaco, che ci che . Il per s la coscienza che, essendo presenza alle cose, ha la capacit di attribuire loro dei significati.

dellesistenza (4)
Per questa sua doppia prerogativa di non essere il dato, ma di dare ad esso dei significati, Sartre chiama il per s nulla, intendendo non il contrario dellessere, ma la coscienza stessa, che sorge come potenza nullificatrice del puro dato e come fonte di significati rispetto allin s.

dellesistenza (5)
Affermare che luomo coscienza o per s equivale a dire che luomo libero, poich nega la realt alla luce dei significati che in qualche modo la padroneggiano (ad esempio, appena entro in una stanza dove vi sono delle persone, la mia libert entra concretamente in azione, poich proietto su uomini e cose una rete di significati e valori: bello, brutto, simpatico, antipatico, noioso, divertente, etc).

dellesistenza (6)
Un esistente che, come coscienza, necessariamente separato da tutti gli altri, giacch essi sono in rapporto con lui solo nella misura in cui sono per lui, un esistente che decide del suo passato, sotto forma di tradizione, alla luce del suo futuro, in luogo di lasciarlo puramente e semplicemente determinare il suo presente, un esistente che si fa annunciare da ci che altro da lui, cio da un fine che non e che esso proietta dallaltro lato del mondo, ecco ci che chiamiamo un esistente libero. (J. P. Sartre, 1943)

dellesistenza (7)
Se luomo libero, di conseguenza luomo responsabile del mondo e di se stesso. Tutto ci che accade nel mondo risale alla libert e alla responsabilit della scelta originaria, perci nulla di ci che accade alluomo pu essere detto inumano. Non esistono delle passioni invincibili che obbligano un uomo ad agire in un modo anzich in un altro, e affermare il contrario significa essere deterministi ed in malafede.

dellesistenza (8)
Le pi atroci situazioni della guerra, le peggiori torture, non creano affatto uno stato di cose inumano. Non c una situazione inumana: soltanto per paura, per la fuga e per il ricorso ai comportamenti magici, io decider su ci che inumano; ma questa decisione umana e ne porter lintera responsabilit. (J. P. Sartre, 1943)

dellesistenza (9)
Sono io che decido del coefficiente di avversit delle cose e perfino della loro imprevedibilit, decidendo di me stesso. Non ci sono casi accidentali; se io sono mobilitato in una guerra, questa guerra la mia guerra, a mia propria immagine e io la merito.

dellesistenza (10)
Io la merito in primo luogo perch potevo sottrarmi ad essa col suicidio e la diserzione: queste possibilit ultime devono sempre esserci presenti quando si tratta di affrontare una situazione. Se non mi ci sono sottratto, io lho scelta: forse solo per mollezza, per debolezza davanti allopinione pubblica, perch preferisco certi valori a quelli del rifiuto stesso di fare la guerra. Ma in ogni caso si tratta di una scelta. (J. P. Sartre, 1943)

dellesistenza (11)
La libert fa s che lindividuo risulti in uno stato di permanente conflitto con gli altri. Nello stesso momento in cui pietrifico laltro mediante i miei significati, la stessa operazione la compie il mio vicino. Per cui inevitabile lo scontro delle libert e la guerra dei significati. Linferno sono gli altri fa dire Sartre a un personaggio di una sua opera teatrale.

dellesistenza (12)
Anche lamore stesso, che costituisce il tentativo principale di realizzare lunit o lassimilazione tra lio e laltro, risulta per Sartre inevitabilmente votato allo scacco. Ognuno nellamore vuole essere per laltro loggetto assoluto, il mondo, la totalit infinita; ma per questo occorre che laltro rimanga soggettivit libera e altrettanto assoluta. Ma poich entrambi vogliono esattamente la stessa cosa, lunico risultato dellamore un conflitto aperto o strisciante.

dellesistenza (13)
La libert, intesa come nullificazione coscienziale del mondo mediante i significati, coincide con la struttura stessa dellesistenza. Pertanto lesistenza risulta condannata per costituzione ontologica ad essere libera. Qui risiede il paradosso della condizione umana, secondo Sartre: pur essendo libero di fronte al mondo, lindividuo non libero di essere libero.

dellesistenza (14)
Pur scegliendo il senso del suo essere, luomo non sceglie il suo essere stesso, ossia il fatto di essere gettato nel mondo e di esistere come libert. Ma il fatto di essere al mondo, per luomo come per tutti gli altri enti, qualcosa di assurdo, ossia che non ha spiegazioni al di l del fatto medesimo di esistere. Gli scopi o i fini nascono soltanto con luomo, che d un senso a ci che in-s non ha senso.

dellesistenza (15)
Lesperienza emotiva di tale assurdit di fondo dellesistenza la nausea, che Sartre descrive nel noto romanzo del 1938. In esso Sartre racconta le vicende di Roquentin, un professore di storia che scopre progressivamente la gratuit e la mancanza di senso dellesistenza, che gli si rivela mediante un nauseabondo sentirsi di troppo rispetto al mondo e agli altri.

dellesistenza (16)
Eravamo un mucchio di esistenti impacciati, imbarazzati da noi stessi, non avevamo la minima ragione dessere l, n gli uni n gli altri, ciascun esistente, confuso, vagamente inquieto, si sentiva di troppo in rapporto agli altri [] Esistere esser l, semplicemente; gli esistenti appaiono, si lasciano incontrare, ma non li si pu mai dedurre. (J. P. Sartre, 1938)

dellesistenza (17)
Sebbene gli uomini abbiano cercato di sormontare questa consapevolezza con le metafisiche e le religioni, essa rimane al fondo di ogni uomo come inespressa ma inequivocabile intuizione e verit. Da ci deriva il progetto delluomo di farsi Dio, ossia di divenire un essere che ragione e fondamento di se medesimo, attuando la sintesi fra in s e per s.

dellesistenza (18)
Ma questo impossibile: lideale di una coscienza-che-fonda-se-stessa solo una chimera della nostra mente. Le ragioni e gli scopi dellesistenza sono qualcosa che noi inventiamo solo dopo che siamo gi venuti al mondo. Prima delluomo c solo materia bruta esistente al di l di ogni senso e significato. Nel suo sforzo di farsi Dio luomo dunque destinato allo scacco, tant vero che Sartre presenta luomo come un Dio mancato o una passione inutile.

dellesistenza (19)
Dal punto di vista di questa ontologia negativa, tutti i comportamenti umani sono quindi sullo stesso piano ed ugualmente fallimentari. Sartre, infatti, chiude LEssere e il Nulla con la tesi assurdista secondo cui la stessa cosa, in fondo, ubriacarsi in solitudine o condurre i popoli.

della sua esistenza (1)


La profonda credenza nella libert, ereditata dalla tradizione culturale, sostenuta in Sartre dalla stessa esperienza di vita. Questesperienza ha nellinfanzia le sue radici e mostra che per il filosofo la libert stata, ancor prima che unacquisizione culturale, un dato originario della sua vita vissuta.

della sua esistenza (2)


Linfanzia di Sartre, infatti, si configura nel suo insieme come unesperienza di libert. Libero dal bisogno e (rimasto subito orfano di padre) libero anche dal conflitto edipico, linfanzia gli d lillusione della libert assoluta. la sua compagna, Simone de Beauvoir (1908-1986, filosofa, scrittrice e femminista francese), a spiegarlo.

della sua esistenza (3)


Sartre non aveva mai conosciuto suo padre; sua madre, i suoi nonni, non avevano mai impersonato la legge, per lui; in certo senso eravamo entrambi senza famiglia e avevamo eretto questa situazione a principio. Nessuno scrupolo, nessun rispetto, nessuna aderenza affettiva ci tratteneva dal prendere le nostre decisioni alla luce della ragione e dei nostri desideri; non scorgevamo in noi nulla dopaco o di torbido: pensavamo di essere pura coscienza e pura volont. Nulla, dunque, ci limitava, nulla ci definiva, nulla ci assoggettava; eravamo noi stessi a creare i nostri legami col mondo; la libert era la nostra sostanza stessa. (S. de Beauvoir, 1960)

della psicoanalisi (1)


La formazione intellettuale di Sartre avviene proprio negli anni in cui la psicoanalisi inizia la sua diffusione su suolo francese. Ma se la maggior parte degli intellettuali della giovane generazione mostra subito interesse per Freud, diverso latteggiamento di Sartre.

della psicoanalisi (2)


Il bisogno di riaffermare la libert, e lesperienza teorica e pratica che lo sostiene, fanno provare a Sartre avversione per tutto ci che appare condizionare le libere scelte della coscienza, e quindi anche per la psicoanalisi.

della psicoanalisi (3)


Sartre sente nei confronti del freudismo una profonda ripugnanza (profonde rpugnance). La causa va attribuita, a suo stesso parere, a quel razionalismo cartesiano, che lo ha sempre accompagnato e di cui abbiamo gi parlato in precedenza. lui stesso a dire: Non bisogna mai dimenticare il peso del razionalismo cartesiano in Francia.

della psicoanalisi (4)


Cos imbevuto di cartesianesimo e di razionalismo, Sartre non pu accettare la psicoanalisi. Nel 1972 afferma: Quando si appena superata la maturit, a 17 anni, dopo aver ricevuto un insegnamento basato sul cogito, ergo sum di Cartesio, e si apre la Psicopatologia della vita quotidiana [] si resta senza fiato. E la de Beauvoir spiega questo rifiuto ancora meglio.

della psicoanalisi (5)


Soprattutto per la parte che accordava allinconscio e per la rigidezza delle sue spiegazioni meccanicistiche, il freudismo quale noi lo concepivamo distruggeva la libert umana [] In un individuo lucido, pensavamo, la libert trionfa dei traumi, dei complessi, dei ricordi, delle influenze [] Piuttosto che assegnare teoricamente dei limiti alla nostra libert, ci preoccupavamo praticamente di salvaguardarla poich era in pericolo. (S. de Beauvoir, 1960)

della psicoanalisi (6)


Daltronde, pur non accettando la psicoanalisi, ed essendo anzi forte lavversione nei suoi confronti (e nonostante fosse per di pi impegnato nella costruzione di una psicologia fenomenologica), Sartre non cessa di situarsi in rapporto alla psicoanalisi, di intrattenere con essa, come stato scritto, un rapporto ambiguo, fatto di unattrazione e di una reticenza ugualmente profonde (J. B. Pontalis, 1969). Soprattutto Sartre condivide con Freud lesigenza di cogliere i significati impliciti in ogni atto.

della psicoanalisi (7)


Una sola scuola partita dalla stessa evidenza originale nostra: la scuola freudiana. Per Freud come per noi, un atto non pu limitarsi a se-stesso: rinvia immediatamente a strutture pi profonde. E la psicoanalisi il metodo che permette di rendere esplicite queste strutture. Freud, come noi, si domanda: a quali condizioni possibile che la tale persona abbia compiuto il tale atto particolare? (J. P. Sartre, 1943)

della psicoanalisi (8)


Per aver capito che la comprensione umana possibile solo attraverso unermeneutica dei comportamenti empirici, Freud diventa per Sartre il modello per una nuova psicoanalisi: la psicoanalisi esistenziale (ossia lesito sartriano della psicologia fenomenologica). Si tratta di una psicoanalisi alternativa rispetto a quella freudiana, in quanto fondata sulla libera coscienza, anzich sullinconscio.

della psicoanalisi (9)


A differenza di Freud, Sartre non crede che unindagine psicoanalitica non riuscir mai a illuminarci sulla necessit che lindividuo sia divenuto quello che e nessun altro, e che ci si debba arrestare al semplice riconoscimento di un margine di libert, che non si pu ulteriormente scomporre con la psicoanalisi. Proprio questo margine di libert, invece, in quanto costituisce il fondamento irriducibile del progetto originario, , secondo Sartre, ci che la psicoanalisi esistenziale intende raggiungere.

della psicoanalisi (10)


Lo scopo, quindi, della psicoanalisi esistenziale consiste, per Sartre, nello svelare la scelta originale delluomo (ossia il modo in cui la persona ha deciso di esprimere concretamente quella struttura astratta che il desiderio di essere in generale, ed simbolizzata dalla miriade di desideri concreti che costituiscono la trama della nostra vita cosciente).

della psicoanalisi (11)


I presupposti teorici della psicoanalisi esistenziale Sartre li identifica in: 1) Luomo una totalit e non una collezione. 2) La psicoanalisi esistenziale non conosce nulla prima delloriginale nascere della libert umana. 3) Il fatto psichico coestensivo alla coscienza.

della psicoanalisi (12)


Il punto di partenza lesperienza. Il punto dappoggio la comprensione preontologica, ossia la comprensione in senso fenomenologico. Il metodo comparativo. Partendo dal presupposto che ogni modo di agire umano simbolizza, alla sua maniera, la scelta fondamentale, col confronto dei diversi modi di agire che essa vuole fare scaturire la rivelazione unica che esprimono in maniera differente.

della psicoanalisi (13)


La psicoanalisi esistenziale questo metodo destinato a mettere in luce, sotto una forma rigorosamente obiettiva, la scelta soggettiva per mezzo della quale ogni persona si fa persona, cio si fa annunciare a se stessa ci che . (J. P. Sartre, 1943)

della psicoanalisi (14)


Come applicazione della psicoanalisi esistenziale Sarte scrive le biografie di alcuni noti scrittori: il Baudelaire del 1946, dedicato a Charles Baudelaire (1821-1867) e il San Genet, commediante e martire del 1952, dedicato a Jean Genet (1910-1986). Pur sottolineando la diversit delle due figure, Sartre ne ricostruisce la vita con il medesimo intento di dimostrare che luomo resta sempre e comunque libero, non nel senso che privo di qualsiasi condizionamento, ma nel senso che libero di scegliere la maniera di assumere il proprio condizionamento e di integrarlo in un progetto.

della psicoanalisi (15)


Mostrare che soltanto la libert pu render conto di una persona nella sua totalit, far veder codesta libert alle prese col destino, dapprima schiacciata dalle proprie fatalit, e che poi vi torna sopra per digerirle a poco a poco, dimostrare che il genio non un dono, ma la soluzione che si inventa nei casi disperati, ritrovare la scelta che lo scrittore fa di se stesso, della propria vita e del senso delluniverso. (J. P. Sartre, 1952)

della storia (1)


A partire dagli anni Sessanta il pensiero di Sartre subisce delle modifiche: la drammatica esperienza della guerra segna profondamente il filosofo. Sartre passa a poco a poco da una prospettiva individuale e psicologica a una prospettiva storica e sociologica, allo scopo di rendere conto del fatto della libert alienata (Questioni di metodo, 1957 e Critica della ragione dialettica, 1960).

della storia (2)


Mi ero creduto una libert sovrana ed stato necessario che mimbattessi nella limitazione della mia libert perch prendessi coscienza dellimportanza della gente e dei miei legami con tutti gli altri e di tutti gli altri con me. La guerra ha veramente diviso la mia vita in due [] in guerra, se vogliamo, che sono passato dallindividualismo e dallindividuo puro di prima della guerra al sociale, al socialismo. questa la vera svolta della mia vita: un prima, un dopo. Il prima mha condotto ad opere come La nausea, in cui il rapporto con la societ era metafisico, il dopo mha guidato lentamente alla Critica della ragione dialettica. (J. P. Sartre, 1972)

della storia (3)


Anche la psicoanalisi esistenziale non pu non risentire di queste evoluzioni teoriche. Essa viene ora sostituita con un nuovo metodo (che unisce psicoanalisi classica e marxismo): il metodo progressivo-regressivo. Si tratta di un metodo fondato su: una parte regressiva, che deve mettere in evidenza il soggetto nella sua completezza, quindi sia negli elementi biografici sia nei suoi rapporti con la realt economico-sociale; e una parte progressiva, che fa emergere l'individuo come un tutto, come un progetto di vita che ha metabolizzato tutti i fattori che circondano il suo esistere.

della storia (4)


Questo nuovo metodo non si pone come opposto alla psicoanalisi esistenziale ma come suo arricchimento e sviluppo. Diversi punti della psicoanalisi esistenziale vengono ripresi nel metodo regressivo-progressivo, per essere approfonditi ulteriormente; In particolare: - lo scopo: la ricerca del progetto originario (ossia della sua determinazione libera e cosciente) quale fondamento di intelligibilit di tutte le azioni e le esperienze della persona. - i momenti costitutivi: la psicoanalisi regressiva e la progressione sintetica.

della storia (5)


La differenza sta nel fatto che ora lattenzione non pi sullassurdit metafisica di questo progetto (come Sartre diceva nel 1943 nellEssere e il Nulla), ma sulla sua responsabilit individuale e sociale. (NB: Il concetto di responsabilit era gi presente negli scritti precedenti, come LEssere e il Nulla, 1943 e Lesistenzialismo un umanismo, 1946, ma soccombeva alla tesi dellassurdit). Sartre cos abbandona il negativismo e lassurdismo iniziale e reinterpreta lesistenzialismo nei termini di una teoria dellazione e della storia.

della storia (6)


Come applicazione del metodo progressivoregressivo, Sartre scrive la biografia di uno scrittore, similmente a quanto ha fatto per la psicoanalisi esistenziale. La biografia Lidiota di famiglia. Gustave Flaubert dal 1821 al 1857, dedicata a Gustave Flaubert (1821-1880) e di essa Sartre pubblica solo i primi 3 volumi nel 1971-72. In questo saggio Sartre ricostruisce la vita dello scrittore francese, puntando lattenzione non pi sulla libert delluomo, ma sui condizionamenti che la Storia apporta a questa libert. Con questo Sartre non vuole dire che la libert scompare nella Storia, ma solo che entrambe sono ugualmente presenti nellesistenza delluomo.

della storia (7)


Lideale sarebbe che il lettore fosse messo in grado di sentire, comprendere e conoscere contemporaneamente la personalit di Flaubert, come assolutamente individuale, ma anche come totalmente rappresentativa della sua epoca [] Totalizzato, e per ci stesso universalizzato, dalla sua epoca, luomo la ritotalizza riproducendosi in essa come singolarit. (J. P. Sartre, 1971-72)

Larte in libert (1)


Un altro tema molto caro a Sartre (oltre alla filosofia, la psicologia e la storia), e su cui egli scrive molto, larte (in realt egli parla di pittura, poco di scultura, per niente di arte contemporanea e nemmeno di arte ). Larte per Sartre non coincide con la letteratura, perch un linguaggio autonomo, specifico, inenarrabile, indipendente da quel traduttore universale che il linguaggio verbale. La figura visiva di altra natura rispetto al segno del discorso: si esprime attraverso sensi pi globali, diretti, compatti che parlano ai sensi e allimmaginario, che fanno vedere. simbolica.

Larte in libert (2)


Volevo unestetica in cui larte letteraria figurasse, ma nei suoi rapporti con le altre arti; perch essenzialmente la letteratura dice ci che deve dire mediante segni, senza mai diventare un insieme di simboli non significanti - quello che pu essere la pittura ad esempio e sintroduce quindi nellestetica soltanto attraverso uno dei suoi lati. (J. P. Sartre, anni 70)

Larte in libert (3)


Sartre ha sempre sognato unestetica che riunisse nel contempo i suoi interessi letterari e i progetti degli artisti. Ma, pi che pensare lestetica, egli lha sempre considerata un progetto continuamente rimandato e forse irrealizzabile. Cos Sartre rinuncia ad unattitudine estetica globalizzata: scrive articoli, saggi, riflessioni sullarte, ma mai un vero e proprio trattato di estetica (i soli lunghi brani di estetica si trovano ne Lidiota di famiglia).

Larte in libert (4)


Pertanto, tentare di raggruppare le tante riflessioni di Sartre sullarte sotto un pensiero unico, o comunque sotto ununica sequenza teorica, complesso: ogni riflessione un pensiero a s stante sullarte; vive di vita propria. C, per, qualcosa, che, direttamente o indirettamente, presente un po in tutte le riflessioni; e questo qualcosa anche ci che contraddistingue lintero pensiero di Sartre: la libert.

Larte in libert (5)


Arte e libert sembrano essere, per Sartre, strettamente legate luna allaltra. Daltronde, se per il filosofo luomo, in quanto coscienza nullificatrice del reale (ossia che nega il reale dandogli un significato), libero, allora larte, in quanto spazio simbolico dove pu avvenire il processo di costruzione/decostruzione del reale, non pu che essere espressione di questa libert di coscienza delluomo.

Larte in libert (6)


La libert umana la sola possibilit di dipingere o di scrivere. Se si dipinge o si scrive con la propria libert, c nellopera darte qualcosa di particolare e di speciale. (J. P. Sartre, anni 70)

Larte in libert (7)


Se larte espressione della libert di coscienza, allora larte non pu che essere anche sinonimo di responsabilit e impegno, perch se luomo libero, di conseguenza egli responsabile del mondo e di s, e non pu non esserlo. Ne consegue che, per Sartre, larte fondamentalmente engagement (termine che Sartre usa per indicare propriamente la parola impegno).

Larte in libert (8)


Sartre rende pubblica questa idea nellottobre del 1945, con la fondazione della rivista Les Temps modernes. Il filosofo, con l'aiuto di un gruppo di intellettuali e scrittori, quali Aron, Merleau-Ponty, Paulhan, Leiris, Ollivier ed altri, vuole fare di Les Temps modernes un polo aggregante con il compito di definire l'operato dell'intellettuale nei confronti della societ.

Larte in libert (9)


La maggior parte dei critici ravvisa in questi propositi di Sartre, e pi in generale nella sua idea di engagement, solo intenzioni politiche. In realt quello che ha in mente Sartre un progetto totalizzante, che coinvolge politica, ma anche filosofia e psicologia; che investe temi di attualit, ma anche di letteratura e arte. Pertanto il concetto stesso di engagement da considerarsi, come lo stesso Sartre sottolinea, ben pi ampio e complesso di una mera e semplice azione politica.

Larte in libert (10)


Diciamo che larte impegno: dipingendo, ci si impegna e, di conseguenza, ci si trova solidali con tutti i tratti che fanno s che un impegno politico venga dopo. Il pittore che vuole fare un quadro comunista un cattivo pittore; ma un pittore che fa un quadro impegnato, cio qualcosa su quello da questo o quel partito per il suo significato politico(segue)

che fanno gli uomini o ci che hanno da fare, quel quadro pu essere poi reclamato

Larte in libert (11)


Che viene attribuito dal partito il pittore laccetta, ma ci che ha osato fare in quel quadro, ci che suo, non politica. La

politica una forma di impegno ma non necessariamente quella che prender in tutti i casi. Limpegno severo, piuttosto un
modo di essere in una direzione sociale, umana, e di dargli un senso. (J. P. Sartre, anni 70)

Larte in libert (12)


Da questa affermazione deduciamo alcuni punti importanti: 1) Larte impegno. 2) Limpegno inteso come occuparsi di quello che fanno o hanno da fare gli uomini. 3) La politica solo una forma di impegno dellarte, ma non lunica. 4) Esistono altre forme di impegno di cui larte pu essere espressione.

Larte in libert (13)


Il concetto di engagement da intendere in maniera molto pi allargata. Lintenzione politica presente nella formulazione sartriana dellarte, ma appartiene pi che altro al pensiero dellultimo Sartre, il Sartre maturo, profondamente cambiato dopo il dramma della guerra. Sartre parla di arte, seppur non esplicitamente, anche negli scritti giovanili e l il registro completamente diverso: la politica non ancora neanche lontanamente ipotizzata.

Larte in libert (14)


Si pu quindi affermare che nellestetica di Sartre convivono diverse forme di engagement dellarte, e quindi diverse concettualizzazioni dellarte stessa (anche se ognuna di esse riconducibile a un particolare momento storico del suo pensiero): - Larte come trasformazione magica del mondo (forma arcaica dellengagement dellarte). - Larte come scelta esistenziale del singolare (forma eroica dellengagement dellarte) - Larte come intenzione politica delluniversale (forma storica dellengagement dellarte).

Larte come immaginario (1)


I mobiles di Calder (1949) La ricerca dellassoluto (1949) Dita e non-dita (1964) Scultura n dimensionale (1970)

Questi saggi sono chiaro riferimento ai concetti espressi da Sartre negli scritti giovanili: Limmaginazione, 1936, Saggio di una teoria delle emozioni, 1939, Limmaginario, 1940. Essi sono rappresentativi del pensiero di Sartre sviluppato prima della guerra (seppur scritti dopo).

Larte come immaginario (2)


Il passaggio dal mondo reale al mondo estetico un atto molto complesso che, con un modello (reale, rappresentato o trasformato), consiste nel ricreare, nel dare unesistenza alloggetto che, sul piano dellopera, ha le caratteristiche che pu avere su quello della percezione. ci che conta essenzialmente: non ricreare la pesantezza, le tre o n dimensioni, ma costruire un mondo dove ci sar un equivalente di quelle dimensioni o di quella pesantezza. (J. P. Sartre, anni 70)

Larte come immaginario (3)


L'immaginazione un modo di essere della coscienza; quindi non la copia o la rappresentazione di una cosa che non pi presente materialmente, ma un'attivit libera, volta a fini diversi da quelli della percezione (Limmagine un atto, non una cosa). La sua funzione derealizzante, cio consiste nel tenere il reale a distanza, nell'essere liberi di fronte ad esso e nel negarlo, in modo da dar luogo alla costituzione di un oggetto di coscienza autonomamente caratterizzato.

Larte come immaginario (4)


Come limmaginazione, anche lemozione un modo di essere della coscienza, quindi unattivit libera. Essa una maniera possibile di vivere i rapporti con la realt, consistente in una trasformazione magica del mondo, ossia una trasformazione diretta a difendersi da ostacoli concreti della realt. Questa trasformazione tanto pi magica quanto pi coincide con la capacit soggettiva di interpretare il mondo in una luce propria.

Larte come immaginario (5)


In queste riflessioni larte non pu che essere indirettamente coinvolta, perch il suo contenitore limmaginazione e la sua origine lemozione. In quanto tale, essa contiene la stessa libert di questi due modi della coscienza: la scelta dellimmaginario, ossia limpegno a tenere lontano il mondo attraverso una sua trasformazione magica.

Larte come immaginario (6)


Limpegno dellarte metafisico. La libert assoluta. La prospettiva individualista.

Larte come solitudine (1)


La pittura di Giacometti (1964) Masson (1964) evidente in questi saggi il richiamo ai concetti espressi da Sartre nellEssere e il Nulla (1943) e nellEsistenzialismo un umanismo (1946). Essi sono rappresentativi del pensiero di Sartre sviluppato nel periodo contemporaneo alla guerra (seppur scritti dopo).

Larte come solitudine (2)


Luomo libert assoluta, e quindi pu farsi indipendentemente dal suo contesto socio-culturale. Ogni uomo responsabile di s e del mondo (Luomo solo, senza scuse e senza aiuto). La libert coincide con la struttura stessa dellesistenza.

Larte come solitudine (3)


Luomo condannato ad essere libero: pur scegliendo il senso del suo essere, egli non sceglie il suo essere stesso, ossia il fatto di esistere come libert. Il fatto di essere al mondo qualcosa di assurdo, ossia che non ha senso al di l del fatto medesimo di esistere.

Larte come solitudine (4)


Larte non deve pi tenere lontano il mondo, ma guardare ad esso, per mostrare il vuoto del suo non-senso (C lintrusione dellelemento esistenziale). Lartista un eroe che sceglie coraggiosamente di affacciarsi sugli abissi dellesistenza, non temendo neanche la solitudine che deriver da questo gesto. Il compito dellarte svelare eroicamente il vuoto dellesistenza.

Larte come solitudine (5)


Limpegno dellarte esistenziale. La libert assoluta. La prospettiva individualista.

Larte come politica (1)


Il pittore senza privilegi (1964) Coesistenze (1972) Questi saggi rimandano ai concetti espressi in Questioni di metodo (1957) e Critica della ragione dialettica (1960). Essi sono rappresentativi del pensiero di Sartre sviluppato dopo la guerra (ossia quello pi influenzato dalla drammaticit di questevento).

Larte come politica (2)


Luomo non pi libert assoluta, ma libert limitata dai condizionamenti del contesto politico-socio-economico; e quindi pu farsi solo limitatamente alle possibilit che gli concede la Storia. Luomo non solo, appartiene alla societ e quindi ha una responsabilit non solo individuale ma anche sociale.

Larte come politica (3)


Larte non deve pi tenere lontano il mondo, e neanche rappresentarne solo il vuoto, ma piuttosto calarsi totalmente in esso per mostrarne tutto lorrore. Lartista non ha pi i privilegi delleroe; un uomo in mezzo a tanti altri uomini. Il compito dellarte indicare alluomo cosa fare concretamente nella societ; in altre parole vedere cosa resta delluomo oltre la Storia.

Larte come politica (4)


Limpegno dellarte politico. La libert limitata. La prospettiva collettiva.

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