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Jean-Paul Sartre
La libert (1)
Sartre comincia la sua attivit di filosofo e scrittore con ricerche di psicologia fenomenologica che hanno per oggetto lio, limmaginazione e le emozioni (La trascendenza dellEgo, 1936, Limmaginazione, 1936, Saggio di una teoria delle emozioni, 1939, Limmaginario, 1940). Evidenti, gi in questi primi saggi, sono i richiami alla filosofia razionalistica e spiritualistica (da Cartesio a Bergson), di cui egli si nutrito in giovinezza e di cui in fondo non si mai liberato.
La libert (2)
In particolare, da queste tradizioni filosofiche Sartre eredita quello che costituir il motivo ispiratore e unificante del suo pensiero: lidea della assoluta libert della coscienza. E con essa anche la contrapposizione tra coscienza e cose, libert spirituale e resistenza della materia. Il concetto di libert, infatti, gi presente nei primi saggi giovanili sopra citati, diventa protagonista assoluto negli scritti della maturit.
dellio
Nel saggio La trascendenza dellego (1936) Sartre riprende il concetto di intenzionalit della coscienza di Husserl e lo modifica dicendo: Lio non un abitante della coscienza. Con questa espressione Sartre intende dire che lio non costituisce una sostanza chiusa in se stessa, ma una struttura relazionale costitutivamente aperta al mondo e agli altri.
dellemozione
Nel testo Saggio di una teoria delle emozioni (1939) Sartre riprende il concetto di coscienza come essere-nel-mondo di Husserl per calarlo nellanalisi dellatteggiamento emotivo. Per Sartre lemozione una maniera possibile di vivere i rapporti con la realt, consistente in una modificazione magica del mondo, ossia una modificazione diretta a difendersi da ostacoli concreti: ad esempio lo svenimento davanti a un pericolo imminente non che la negazione del pericolo, la volont di annientarlo, non con utensili o strumenti, ma con una fuga nei suoi confronti.
dellimmaginazione
Nei (1936) e Limmaginario (1940) Sartre riprende il concetto di trascendenza della coscienza di Husserl e lo applica allo studio della funzione immaginativa. Per Sartre limmaginazione un modo attraverso cui la coscienza trascende la realt alla luce di un possibile. Come tale essa esprime la capacit umana di negare liberamente il mondo in qualsiasi momento e in qualsiasi situazione. saggi
Limmaginazione
dellesistenza (1)
Il testo pi noto di Sartre sicuramente Lessere e il nulla (1943), considerato dai pi il capolavoro dellesistenzialismo sartriano. Come Heidegger, anche Sartre si interroga sulle strutture dellessere. Procedendo fenomenologicamente, egli afferma che lessere ci dato in due maniere fondamentali: come essere in s e come essere per s.
dellesistenza (2)
Lessere in s si identifica con tutto ci che non coscienza ma con cui la coscienza entra in rapporto: ossia le cose del mondo. Lessere per s si identifica con la coscienza stessa, la quale ha la prerogativa di essere presente a se stessa e alle cose.
dellesistenza (3)
Lin s il dato che la coscienza trova davanti a se stessa, come qualcosa di opaco, che ci che . Il per s la coscienza che, essendo presenza alle cose, ha la capacit di attribuire loro dei significati.
dellesistenza (4)
Per questa sua doppia prerogativa di non essere il dato, ma di dare ad esso dei significati, Sartre chiama il per s nulla, intendendo non il contrario dellessere, ma la coscienza stessa, che sorge come potenza nullificatrice del puro dato e come fonte di significati rispetto allin s.
dellesistenza (5)
Affermare che luomo coscienza o per s equivale a dire che luomo libero, poich nega la realt alla luce dei significati che in qualche modo la padroneggiano (ad esempio, appena entro in una stanza dove vi sono delle persone, la mia libert entra concretamente in azione, poich proietto su uomini e cose una rete di significati e valori: bello, brutto, simpatico, antipatico, noioso, divertente, etc).
dellesistenza (6)
Un esistente che, come coscienza, necessariamente separato da tutti gli altri, giacch essi sono in rapporto con lui solo nella misura in cui sono per lui, un esistente che decide del suo passato, sotto forma di tradizione, alla luce del suo futuro, in luogo di lasciarlo puramente e semplicemente determinare il suo presente, un esistente che si fa annunciare da ci che altro da lui, cio da un fine che non e che esso proietta dallaltro lato del mondo, ecco ci che chiamiamo un esistente libero. (J. P. Sartre, 1943)
dellesistenza (7)
Se luomo libero, di conseguenza luomo responsabile del mondo e di se stesso. Tutto ci che accade nel mondo risale alla libert e alla responsabilit della scelta originaria, perci nulla di ci che accade alluomo pu essere detto inumano. Non esistono delle passioni invincibili che obbligano un uomo ad agire in un modo anzich in un altro, e affermare il contrario significa essere deterministi ed in malafede.
dellesistenza (8)
Le pi atroci situazioni della guerra, le peggiori torture, non creano affatto uno stato di cose inumano. Non c una situazione inumana: soltanto per paura, per la fuga e per il ricorso ai comportamenti magici, io decider su ci che inumano; ma questa decisione umana e ne porter lintera responsabilit. (J. P. Sartre, 1943)
dellesistenza (9)
Sono io che decido del coefficiente di avversit delle cose e perfino della loro imprevedibilit, decidendo di me stesso. Non ci sono casi accidentali; se io sono mobilitato in una guerra, questa guerra la mia guerra, a mia propria immagine e io la merito.
dellesistenza (10)
Io la merito in primo luogo perch potevo sottrarmi ad essa col suicidio e la diserzione: queste possibilit ultime devono sempre esserci presenti quando si tratta di affrontare una situazione. Se non mi ci sono sottratto, io lho scelta: forse solo per mollezza, per debolezza davanti allopinione pubblica, perch preferisco certi valori a quelli del rifiuto stesso di fare la guerra. Ma in ogni caso si tratta di una scelta. (J. P. Sartre, 1943)
dellesistenza (11)
La libert fa s che lindividuo risulti in uno stato di permanente conflitto con gli altri. Nello stesso momento in cui pietrifico laltro mediante i miei significati, la stessa operazione la compie il mio vicino. Per cui inevitabile lo scontro delle libert e la guerra dei significati. Linferno sono gli altri fa dire Sartre a un personaggio di una sua opera teatrale.
dellesistenza (12)
Anche lamore stesso, che costituisce il tentativo principale di realizzare lunit o lassimilazione tra lio e laltro, risulta per Sartre inevitabilmente votato allo scacco. Ognuno nellamore vuole essere per laltro loggetto assoluto, il mondo, la totalit infinita; ma per questo occorre che laltro rimanga soggettivit libera e altrettanto assoluta. Ma poich entrambi vogliono esattamente la stessa cosa, lunico risultato dellamore un conflitto aperto o strisciante.
dellesistenza (13)
La libert, intesa come nullificazione coscienziale del mondo mediante i significati, coincide con la struttura stessa dellesistenza. Pertanto lesistenza risulta condannata per costituzione ontologica ad essere libera. Qui risiede il paradosso della condizione umana, secondo Sartre: pur essendo libero di fronte al mondo, lindividuo non libero di essere libero.
dellesistenza (14)
Pur scegliendo il senso del suo essere, luomo non sceglie il suo essere stesso, ossia il fatto di essere gettato nel mondo e di esistere come libert. Ma il fatto di essere al mondo, per luomo come per tutti gli altri enti, qualcosa di assurdo, ossia che non ha spiegazioni al di l del fatto medesimo di esistere. Gli scopi o i fini nascono soltanto con luomo, che d un senso a ci che in-s non ha senso.
dellesistenza (15)
Lesperienza emotiva di tale assurdit di fondo dellesistenza la nausea, che Sartre descrive nel noto romanzo del 1938. In esso Sartre racconta le vicende di Roquentin, un professore di storia che scopre progressivamente la gratuit e la mancanza di senso dellesistenza, che gli si rivela mediante un nauseabondo sentirsi di troppo rispetto al mondo e agli altri.
dellesistenza (16)
Eravamo un mucchio di esistenti impacciati, imbarazzati da noi stessi, non avevamo la minima ragione dessere l, n gli uni n gli altri, ciascun esistente, confuso, vagamente inquieto, si sentiva di troppo in rapporto agli altri [] Esistere esser l, semplicemente; gli esistenti appaiono, si lasciano incontrare, ma non li si pu mai dedurre. (J. P. Sartre, 1938)
dellesistenza (17)
Sebbene gli uomini abbiano cercato di sormontare questa consapevolezza con le metafisiche e le religioni, essa rimane al fondo di ogni uomo come inespressa ma inequivocabile intuizione e verit. Da ci deriva il progetto delluomo di farsi Dio, ossia di divenire un essere che ragione e fondamento di se medesimo, attuando la sintesi fra in s e per s.
dellesistenza (18)
Ma questo impossibile: lideale di una coscienza-che-fonda-se-stessa solo una chimera della nostra mente. Le ragioni e gli scopi dellesistenza sono qualcosa che noi inventiamo solo dopo che siamo gi venuti al mondo. Prima delluomo c solo materia bruta esistente al di l di ogni senso e significato. Nel suo sforzo di farsi Dio luomo dunque destinato allo scacco, tant vero che Sartre presenta luomo come un Dio mancato o una passione inutile.
dellesistenza (19)
Dal punto di vista di questa ontologia negativa, tutti i comportamenti umani sono quindi sullo stesso piano ed ugualmente fallimentari. Sartre, infatti, chiude LEssere e il Nulla con la tesi assurdista secondo cui la stessa cosa, in fondo, ubriacarsi in solitudine o condurre i popoli.
che fanno gli uomini o ci che hanno da fare, quel quadro pu essere poi reclamato
politica una forma di impegno ma non necessariamente quella che prender in tutti i casi. Limpegno severo, piuttosto un
modo di essere in una direzione sociale, umana, e di dargli un senso. (J. P. Sartre, anni 70)
I mobiles di Calder (1949) La ricerca dellassoluto (1949) Dita e non-dita (1964) Scultura n dimensionale (1970)
Questi saggi sono chiaro riferimento ai concetti espressi da Sartre negli scritti giovanili: Limmaginazione, 1936, Saggio di una teoria delle emozioni, 1939, Limmaginario, 1940. Essi sono rappresentativi del pensiero di Sartre sviluppato prima della guerra (seppur scritti dopo).