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IL METODO SCIENTIFICO

LA SCIENZA COSTITUISCE UNA FORMA DI SAPERE PRIVILEGIATO.

DOMANDA: cosa rende le teorie scientifiche sistemi di credenze così credibili rispetto ai miti, le
superstizioni e le credenze religiose, sistemi di credenze valutati come meno affidabili?

RISPOSTA: L’esperienza. Quando le osservazioni che conduciamo confermano l’ipotesi, mettendo davanti ai
nostri occhi evidenze che parlano a fa favore della sua verità.

IPOTESI: il tipo di osservazioni necessarie a confermare un’ipotesi teorica varierà a seconda della
complessità dell’ipotesi in questione:

- IPOTESI SCARSA: il mio gatto produce un fastidioso rumore che sento alle spalle mentre scrivo
queste parole, basterà voltarmi per verificare se ho ragione
- IPOTESI COMPLESSA: tutti i gatti miagolano, l’osservazione del mio gatto non basterà ad accettarla.
Avrò bisogno di osservare un gran numero di gatti e di verificare che tutti emettono dei miagolii.
Tuttavia sembra improbabile che possa osservare tutti i gatti in questione. La mia osservazione
dovrà limitarsi ad un numero di gatti trascurabile rispetto al totale

DOMANDA: se la mia ipotesi riguarda tutti i gatti, in che modo l’osservazione di una sola porzione dei
gatti totali potrà fornirmi una giustificazione nell’accettarla?

RISPOSTA DI BACONE: è l’inferenza, detta induzione, a garantire la conclusione che tutti i gatti abbiano
una certa proprietà una volta che si sia osservato che un certo numero di gatti possiede quella
proprietà

INFERENZA: regola del ragionamento che ci dice che se siamo giustificati ad accettare determinati
asserti (affermazioni), detti premesse, siamo giustificati ad accettare un ulteriore asserto(affermazione),
opportunamente connesso alle premesse, detto conclusione.

INFERENZA DEDUTTIVA: hanno la proprietà di preservare la verità, ovvero di condurre necessariamente


a conclusioni vere se le premesse sono vere.

INFERENZA INDUTTIVA: non ha questa proprietà.

Anche se una serie di asserti su gatti particolari, ad esempio che tutti miagolino, fosse vera, sarebbe
sempre possibile che l’asserto secondo il quale tutti i gatti del mondo fanno la stessa cosa fosse falso.
Magari in qualche parte del mondo c’è un gatto che abbaia (per quanto improbabile quest’ipotesi è
possibile). Bacone è consapevole dell’asimmetria che intercorre tra inferenza induttiva e deduttiva. Ma
ciò nonostante ritiene che: IL PRINCIPIO DI INDUZIONE E’ ALLA BASE DELLA CONOSCENZA SCIENTIFICA.

HUME

DOMANDA: cosa ci giustifica ad accettare il principio di induzione? Cosa ci giustifica a credere che se le
premesse di un ragionamento induttivo sono vere, e se esse codificano osservazioni condotte in modo
appropriato, sia vera anche la sua conclusione? Come abbiamo visto è possibile che non sia così. Quindi
da dove deriva la nostra fiducia nel trarre conclusioni su ciò che non abbiamo osservato (tutti i gatti) a
partire da premesse che riguardano solo ciò che abbiamo osservato (qualche gatto)?

RISPOSTA: questa fiducia deriva dal ragionamento causa-effetto che applichiamo tacitamente nel
ragionare induttivamente. L’idea è che la natura sia uniforme, nel senso che cause simili producano
effetti simili. Se ciò fosse vero, potremmo ragionevolmente concludere che le nostre osservazioni
particolari, una volta condotto in circostanze sufficientemente varie, possano giustificarci nel trarre
conclusioni generali. Il problema e che manchiamo di qualsiasi giustificazione nel ritenere che la natura
sia uniforme o nel pensare che cause analoghe siano sempre eseguite da effetti analoghi.
Inevitabilmente ci aspettiamo che sia così. in passato abbiamo constatato che effetti analoghi seguono
costantemente cause analoghe e questo motiva la nostra aspettativa, ma una tendenza psicologica non
è in grado di fornire una giustificazione. Il sole continua tutti i giorni a scaldare le pietre virgola non
passa giorno in cui non surga, ogni volta che colpisco nel modo opportuno la palla avversaria le
impartisco un certo tipo di giro. Ma gancio non faremmo che riposare ancora sul ragionamento
induttivo che proprio il principio misto in questione da Hume.

DOMANDA: cosa ci garantisce che la natura non inizi un corso difforme a partire da oggi?

RISPOSTA: non c'è niente che garantisca l’uniformità della natura, pertanto il fondamento del
ragionamento induttivo non risiede in qualche ragione, ma piuttosto su un'abitudine psicologica.

POPPER: secondo Popper il nostro dato iniziale, la bontà nel sapere scientifico, è al sicuro. Non perché
ci sia qualcosa di sbagliato nella critica di Hume, ma perché sbagliata la tesi di Bacone che la
conoscenza scientifica sia basata sull’ induzione. L'idea di Popper e che gli scienziati non procedano,
sulla scorta del modello induttivo, accumulando osservazioni che poi invocano a sostegno di una teoria.
al contrario gli scienziati procedono cercando di falsificare le teorie, conservando provvisoriamente le
teorie non falsificate e sottoponendole costantemente a rigorosi test sperimentali, nel tentativo di
dimostrarne la falsità. Tale metodo e al sicuro perché la falsificazione, diversamente dall’ induzione
virgola e conclusiva. L' inferenza che sostiene la conclusione che una teoria sia falsa, una volta che una
sua conseguenza osservativa non si è verificata, è di tipo deduttivo e non induttivo, quindi è conclusiva.

DUHEM: contesta la teoria di Popper. I cosiddetti esperimenti cruciali , quelli che conduciamo per
decidere tra teorie in competizione, avevano una caratteristica che li rendeva non conclusivi. L'idea era
che se T e T1 sono due teorie in competizione, gli scienziati dovevano progettare un esperimento che
desse come risultato un certo evento, E, se è vera T, ed E1 se è vera T1. una volta condotto
l'esperimento, è osservato il primo e il secondo evento, gli scienziati avrebbero saputo quale teoria
abbandonare quale conservare punto il problema consiste nel fatto che teorie come T o T1 non
implicano mai da sole un risultato osservativo. Al contrario è necessario affiancare queste teorie con
assunzione di sfondo e al contorno punto è l'insieme di T e di tali assunzioni a implicare e, e l'insieme di
T1 e DI tali assunzioni a implicare E1. Pertanto, nel caso in cui E o E1 non si verificassero, non ci
troviamo mai nella condizione di poter rifiutare T o T1 in modo conclusivo.

LADYMAN: Secondo Ladyman la teoria di Popper non preserva affatto il dato iniziale che la conoscenza
scientifica sia affidabile. Infatti, dal modello di Popper segue che gli scienziati non hanno mai ragioni per
accettare una teoria, ma solo ragioni per rifiutarla. Il che vuol dire, ad esempio, che per quante volte
siamo scesi sani e salvi da un palazzo utilizzando le scale, saremo giustificati altrettanto a buttarci dalla
finestra, sperando di fluttuare miracolosamente al suolo. Ma ciò sembra contrastare l'idea che il sapere
scientifico sia una guida affidabile rispetto a quanto dobbiamo fare. infatti non avremmo la sensazione
di stare reagendo in modo opportuno di fronte alla comunicazione degli scienziati secondo la quale il
surriscaldamento globale è prodotto dall'uomo, se agissimo con scetticismo, dedicandoci con ardore al
tentativo di falsificarla e non esigessimo da parte dei politici della terra il varo immediato di misure
consistenti per ridurre le emissioni di gas serra. Forse, quindi la risposta di Popper non è del tutto
soddisfacente.

L’idea di Bacone , gli scenziati avrebbero dovuto anche procedere accumulando istanze positive di un dato
fenomeno per poi derivare induttivamente una conclusione generale. Il problema è che la storia della
scienza, sembra parlare a sfavore della scienza, sembra parlare a sfavore della ricostruzione di Bacone.
REALISMO SCIENTIFICO

Il realismo è la tesi secondo che un qualche tipo di entità esista.

I realisti scientifici adottano questa tesi a proposito della scienza e delle entità postulate dalla scienza.
Come si è visto si sostiene che le teorie siano confermate dall’osservazione delle loro conseguenze
empiriche, ma le teorie non si limitano a prevedere i fenomeni, ma sembrano parlarci delle entità che
stanno dietro ai fenomeni e che causano quanto osserviamo.

DOMANDA: ammesso che esista una risposta adeguata al problema dell’induzione, la giustificazione di cui
godono le teorie scientifiche costituisce anche una giustificazione per accettare l’esistenza delle entità
descritte dalla teorie scientifiche?

RISPOSTA DEL REALISMO SCIENTIFICO: il realismo scientifico risponde affermativamente a questa


domanda, sostenendo tre tesi distinte:

1- Natura semantica: una tesi sul linguaggio utilizzato dalla scienza


2- Natura metafisica: riguarda lo statuto ontologico delle entità che secondo la prima tesi
costituiscono il riferimento dei termini scientifici, ovvero che esse esistano indipendentemente
dalla mente.
3- Natura epistemologica: siamo in grado di conoscere queste entità attraverso le nostre migliori
teorie.

Ciò implica che la professione di realismo rispetto a una teoria scientifica comporta l'impegno a
sostenere che tale teoria sia vera, nel senso che essa corrisponda una realtà oggettiva. Per essere un
antirealista scientifico è sufficiente negare una delle tre componenti: o negare che l'entità postulate
dalla scienza esistano o che esistano indipendentemente dalla mente o negare che i termini scientifici
abbiano il genuino riferimento o semplicemente affermare che, per quanto esista una realtà
inosservabile gelata dietro i fenomeni che le nostre teorie scientifiche avrebbero le risorse per
denotare, questa realtà sia inconoscibile.

Ladyman analizza vari forme di antirealismo.In particolare una forma di antirealismo basata sul negare
che gli asserti scientifici si riferiscano a una realtà indipendente virgola e nell’affermare che siano
semanticamente riducibili ad asserti su dati di senso, è una forma basata sul sostenere che le teorie
scientifiche non siano il tipo di cosa di cui abbia senso dire che sono vere o false, ma che siano solo
degli utili strumenti per prevedere i fenomeni. Entrambe le forme di antirealismo negano la
componente semantica.

EMPIRISMO COSTRUTTIVO: si tratta di una forma di antirealismo basata sulla negazione della
componente epistemologica del realismo scientifico. Secondo tale concezione, le teorie scientifiche ci
parlano di una realtà indipendente, ma semplicemente, la loro funzione non risiede in ciò quanto
piuttosto nel fornire teorie empiricamente adeguate. Da ciò segue che l'atteggiamento epistemico che
abbiamo nei confronti delle teorie che accettiamo debba essere distinto di principio dalla credenza
nella loro verità virgola in sostanza accettando una teoria ci impegniamo esclusivamente sulla sua verità
rispetto ai fenomeni osservabili virgola e non sulla verità anche rispetto agli oggetti in osservabili.

Due teorie T e T1 sono sotto determinate se l'evidenza non consente di decidere quale delle due
accettare o rifiutare, perché le due teorie hanno le stesse conseguenze osservative punto con ciò si
possono intendere due possibili situazioni: quella nella quale la questione se T o T1 sia vera non e decidi
bile alla luce dell' evidenza disponibile in un certo particolare momento ( sotto determinazione debole )
e quella nella quale questa questione è indecidibile alla luce di ogni possibile evidenza ( sotto
determinazione forte ). quando l'evidenza sotto determina in senso debole due teorie, queste teorie
sono dette equivalenti empiriche in senso debole punto quando la sotto determinazione di due teorie
forte, le due teorie sono dette equivalenti empiriche in senso forte punto il problema che deriva al
realismo della sotto determinazione e relativo alla sua componente epistemologica. Se infatti si
presuppone che per ogni teoria candidata all’accettazione ci sia sempre disponibile un gran numero di
teorie ad essa equivalenti in senso forte, ma che descrivono la realtà in modo incompatibile, si dovrà
ammettere che non siamo nella posizione di conoscere la teoria vera (ammesso che esista), perché
rispetto agli unici criteri attualmente o potenzialmente disponibili per decidere se la teoria sia vera,
ovvero l'evidenza, saremo giustificati ad accettare una qualsiasi di tali teorie nella stessa misura in cui
saremo giustificati ad accettare le sue rivali empiricamente equivalenti.

I realisti hanno reagito in vari modi:

- il primo è consistito nell’osservare che la tesi antirealista secondo la quale due teorie possono
essere equivalenti in senso forte è incoerente, nella misura in cui ad essere incoerente è il
presupposto che sia possibile circoscrivere in modo non arbitrario, temporalmente assoluto o
indipendente da qualsiasi presupposto la classe delle conseguenze osservative di una teoria
- in secondo luogo, altri realisti hanno cercato di negare l'esistenza di esempi seri di sotto
determinazione forte. Presa qualsiasi teoria è sempre possibile generare una teoria incompatibile
ma empiricamente equivalente. Un modo semplice partendo da T, è di generare la teoria che
asserisce che tutto sembri come se T fosse vera, ma che in realtà le cose stiano come dice una
teoria T1 incompatibile con T.
- l'ultima strategia del realista, consiste nel contestare la premessa dell'argomento della sotto
determinazione secondo la quale se due teorie si equivalgono empiricamente, allora si equivalgono
rispetto all'evidenza. La replica realista parte dall affermare che le teorie, oltre alle virtù empiriche
come l'adeguatezza ( il grado di precisione con cui predicono i fenomeni ) e la forza ( l'estensione
dei fenomeni previsti dalla teoria ) abbiano anche virtù super empiriche, come l'eleganza, il grado
di unificazione e la semplicità appunto il secondo passo consiste nell argomentare che il possesso di
tali virtù possa fornire ragioni aggiuntive per accettare una teoria e che pertanto due teorie
possono avere credenziali diverse anche se si equivalgono rispetto alle proprie conseguenze
osservative. Il problema però virgola e mostrare che le virtù super empiriche diano ragioni di
carattere epistemico piuttosto che delle semplici ragioni di carattere pragmatico, per preferire una
teoria. Secondo Ladyman l'argomento più convincente a disposizione del realista consiste nel
sostenere che le virtù super empiriche contribuiscano al potere esplicativo di una teoria virgola e
che date due teorie empiricamente equivalenti sia più razionale accettare quella che offre la
spiegazione migliore dei fenomeni che ricadono entro il suo dominio.

Tuttavia, anche questa soluzione non esente da problemi punto il fatto è che i filosofi non sembrano
concordare su cosa voglia dire che una teoria spiega i fenomeni che ricadono entro il suo dominio. In
aggiunta il principio metodologico secondo il quale dovremmo accettare la teoria che offre la spiegazione
migliore invocato dal realismo e alquanto controverso.

EXPLANANDUM: fenomeno da spiegare

EXPLANS: la proposta per la sua spiegazione

CARL GUSTAV HEMPEL: una spiegazione genuina deve essere un argomento deduttivamente valido, le cui
premesse siano vere, contengano essenzialmente una legge di natura e implicano logicamente
l’explanandium. tale modello detto a legge di copertura è stato però contestato punto in particolare è stato
osservato che esistono genuine spiegazioni che non soddisfano il modello (per cui in modello non da
condizioni necessarie per una genuina spiegazione) e spiegazioni spurie che lo soddisfano (per cui il
modello non da condizioni sufficienti per una genuina spiegazione). Inoltre, una difficoltà aggiuntiva sembra
consistere nel dover specificare cosa sia una legge di natura punto anche ammesso che sia chiaro cosa sia
una spiegazione, comunque resta il secondo problema.
DOMANDA: perché il fatto che ho una teoria offra la miglior spiegazione di certi fenomeni dovrebbe valere,
a parità di condizioni empiriche, come ragione supplementare per credere che la teoria sia vera virgola e il
quindi per accettare le entità che essa postula?

RISPOSTA: l'inferenza alla miglior spiegazione o abduzione non è un’inferenza deduttiva, al pari
dell’induzione. Essa consiste nell’inferire una conclusione, a partire da una serie di dati, sulla base del fatto
che tale conclusione fornisce la miglior spiegazione di quei dati. Così, continuando a sentire dei rumori alle
mie spalle sono abduttivamente giustificato a inferire la conclusione che il mio gatto non si sia ancora
stancato di fare i suoi rumorosi giochi, anche se chiaramente rumori che sentono potrebbero avere molte
altre cause (è per questo che l’abduzione non è deduttivamente valida: potrebbero essere dei ladri a fare
rumori che sento).

L' inferenza alla miglior spiegazione è utilizzata per argomentare realismo a livello locale (rispetto a
specifiche teorie) e a livello globale (rispetto alla scienza nella sua interezza)

ABDUZIONE: sillogismo in cui la premessa maggiore è certa e la premessa minore è probabile, per cui anche
la conclusione risulta solo probabile.

HILARY PUTNAM: sostiene che il successo della scienza risulterebbe del tutto miracoloso se le teorie
scientifiche non fossero descrizioni vere della realtà.

Gli antirealisti hanno reagito a questi argomenti in due modi:

1- il primo consiste nel negare la premessa secondo la quale vari aspetti della scienza su cui realisti
attirano l'attenzione siano inspiegabili se non ricorrendo all' ipotesi che le teorie scientifiche siano
vere.
2- Il secondo consiste nell’attaccare direttamente la cogenza(costrizione) della abduzione come regola
di inferenza.

VAN FRASSEN : attira l'attenzione su un presupposto tacito nel ricorso a tale inferenza, consistente nel
supporre che l'insieme di teorie empiricamente equivalenti tra le quali ci troviamo a scegliere sulla base di
considerazioni esplicative contenga anche la teoria vera. Potrebbe essere che l'insieme non contenga
nessuna teoria vera e che pertanto anche la teoria con maggior potere esplicativo che esso contiene sia
falsa. Il problema sembra essere che l'argomento prova troppo. Si all' impressione in sostanza che tale
argomento possa esserglisi ritorto contro, venendo utilizzato per mostrare chi di fronte a teorie
empiricamente equivalenti non sia neanche possibile identificare la teoria empiricamente adeguata. La
conseguenza sembra essere che Van Frassen debba alla fine argomentare la propria posizione assumendo
illegittimamente una forma selettiva di scetticismo sostenendo che l' abduzione non funzioni nei casi delle
entità inosservabile che funzioni nel caso delle entità osservabili. In conclusione Van Frassen sembra dover
ripiegare sulla più debole tesi che la sua filosofia della scienza sia la più accettabile dal punto di vista
empiristico.

LARRY LAUDAN: Il principale fatto su cui attirato l'attenzione risiede nel gran numero di teorie che pur
avendo in passato ha avuto successo empirico hanno finito per essere rimpiazzate da nuove teorie che
postulano entità incompatibili con l'entità postulate dalle teorie che hanno sostituito. La questione è la
seguente: se accettiamo che l'entità di cui parlavano quelle teorie non siano mai esistite dobbiamo
accettare che quelle teorie fossero false, eppure quelle teorie non erano diverse dalle teorie che
correntemente accettiamo. Pertanto dovremmo concludere , per induzione virgola che anche le teorie che
oggi accettiamo verranno un giorno rifiutate come false, e che pertanto verrà dimostrato che l'entità di cui
esse parlano non esistono.

E’ questo l'argomento della meta-induzione pessimistica. Avendo una natura induttiva , l'argomento per la
tesi secondo la quale le nostre teorie, insieme all' entità che postulano, verranno rifiutate, è fondato su una
base induttiva: l'osservazione delle molte teorie del passato che sono state rifiutate. I realisti hanno cercato
di respingere la conclusione della meta induzione pessimistica sostenendo che essa sia basata su esempi di
teorie che non hanno niente in comune con le teorie del presente. Pertanto, hanno negato la premessa
secondo la quale le nostre migliori teorie non sarebbero di tipo diverso dalle teorie menzionate nella base
induttiva del l'argomento.

- Una prima condizione è stata identificata nella maturità di una teoria, ovvero nel fatto che una
teoria sia coerente unificata con le altre teorie.
- La seconda condizione richiede da una teoria la capacità di prevedere con successo fenomeni
nuovi.

Il problema e che non è facile capire cosa possa dire in questo contesto nuovo punto il fatto che è una
teoria preveda certi fenomeni e che questo giustifichi l'adozione del realismo al suo proposito sembra
indipendente dal fatto che qualcuno abbia già osservato quel determinato fenomeno . Sembra piuttosto
che sia essenziale che lo scienziato che elabora una teoria che poi prevedo un determinato fenomeno non
fosse a conoscenza di quel fenomeno punto la teoria elaborata da un certo scienziato sembra avere dei
pregi si e prevede un determinato fenomeno indipendentemente dal fatto che lo scienziato lo avesse già
osservato o no, l'importante è che lo scienziato non abbia elaborato la teoria per dar conto specificamente
di quel fenomeno. Comunque quale che sia la nozione di novità adottata da realista l'anti realista sembra
restare con un ottimo argomento imparentato con la meta induzione pessimistica appunto quindi il realista
deve spiegare perché queste teorie pur essendo false abbiano avuto successo empirico. Il problema è che
qualsiasi spiegazione realista possa mai proporre essa non sarà in termini di verità perché le teorie in
questione sono notoriamente false, pertanto tale spiegazione potrà essere invocata anche per spiegare
successo delle teorie contemporanee virgola in questo modo privando il realista della possibilità di ricorrere
alla tesi secondo la quale è la verità di una teoria spiegare il suo successo empirico.
Le teorie in questione sono: la teoria del calorico e la teoria dell’etere luminifero.

- LA TEORIA DEL CALORICO: tale teoria spiegava il calore emanato da un corpo postulando che
questo è rilasciasse una sostanza materiale detta appunto calorico. poi è successo che tale teoria
sia stata rimpiazzata da una seconda teoria secondo la quale il calore il prodotto del moto delle
molecole di un corpo.

Di fronte a questo contro esempio i realisti hanno due opzioni:

- possono sostenere che la falsità della teoria del calorico non dimostri che calorico non avevo il
riferimento
- possono sostenere che il successo empirico della teoria sia spiegabile senza fare riferimento all'
ipotesi specifica che il calorico sia una sostanza materiale e che il realismo debba riguardare solo le
componenti essenziali al successo empirico di una teoria.

Entrambi gli approcci non sono i privi di problemi:

- il primo è basato sulla teoria causale del riferimento, la quale sostiene che le parole che designano
generi naturali come appunto Calori così riferiscono alla causa dei fenomeni che sono responsabili
dell'introduzione del termine. Siccome la teoria che accettiamo identifica la causa del calore con il
moto delle molecole, la teoria causale del riferimento ci consente di sostenere che lungi dal
mancare di riferimento calorico si sia da sempre riferito , al moto delle molecole. In questo modo
però abbiamo la conseguenza di rendere riferimento un fenomeno estremamente banale
- la seconda strategia il problema che non sembra essere possibile stabilire in modo non arbitrario
quali siano le componenti di una teoria che svolgono una funzione essenziale nello spiegarne il
successo empirico.
ROGER JONES

DOMANDA: realismo a proposito di cosa?

L'argomento di Jones parte dall' osservare che esistono quattro formulazioni equivalenti della
meccanica classica, ciascuna impegnata in antologia incompatibile con quella postulata dalle altre, e
termina col chiedere quale ontologia dovremmo accettare, supposto che ci si trovi d'accordo sul fatto di
essere realisti a proposito della meccanica classica. Il realista, adottando argomenti parzialmente
sovrapposti a quelli impiegati per ribattere il problema della sotto determinazione, potrebbe invocare il
sostegno evidenziale delle virtù super empiriche e di concezioni metafisiche di sfondo punto ma è
chiaro che questa strategia incontra la difficoltà di non poter istituire una gerarchia univoca tra le
diverse virtù super empiriche o tra le diverse considerazioni metafisiche che possono motivare
l'accettazione di ciascuna versione della meccanica classica.

ANTIREALISMO DI NANCY CARTWIGHT: sostiene che le leggi fisiche letteralmente mentano, perché è
frutto di un processo di astrazione idealizzazione che le rende false se interpretate come relative agli
oggetti della realtà

REALISMO STRUTTURALE: originariamente proposto da John Worral è proposto come un modo per
avere la botte piena e la moglie ubriaca, ovvero di preservare i vantaggi del realismo concedendo
all'antirealista molti degli argomenti sollevati contro il realismo. in particolare il realista strutturale
ammettere la metà induzione pessimistica sostenga la conclusione che è una teoria scientifica per avere
successo empirico non abbia bisogno di essere vera. Al contempo però sostiene che sia una
caratteristica comune tra le teorie del passato e le teorie che le hanno sostituite. in tal modo il realista
strutturale argomento una forma cauta di realismo secondo la quale il successo empirico di una teoria
richieda un isomorfismo di struttura tra teoria e in realtà.

Ladyman nota che il realismo strutturale non è una teoria ancora pienamente sviluppata e in particolar
modo sottolinea come resti da capire se sia una posizione epistemologica che sostiene che sia possibile
conoscere solo la struttura della realtà o se sia una posizione ontologica, ovvero che sostenga che la
realtà coincida con la struttura. Lo scopo del libro non consiste nel sostenere una posizione precisa sulla
scienza, ma nel sollevare dubbi al posto delle usuali certezze.
INTRODUZIONE

DOMANDA: che cos’è la scienza?

PROBLEMA DELLA DEMARCAZIONE: molti filosofi hanno cercato una risposta che potesse essere utilizzata
per determinare se le credenze che vengono proposte come scientifiche lo siano davvero. Il problema di
stabilire cosa è scientifico e cosa non lo è, è detto il problema della demarcazione.

Normalmente si pensa che la scienza, se davvero consiste in qualcosa, sia un metodo, o un insieme di
metodi; pertanto, lo studio del metodo scientifico, noto come metodologia della scienza, occupa una
posizione centrale all'interno della filosofia della scienza appunto per quanto possiamo non essere in grado
di definire in modo soddisfacente la scienza, siamo certamente in possesso di molti esempi di cosa sia la
scienza. Normalmente le scienze vengono divisi in due tipologie:

- SCIENZE NATURALI: si occupano del mondo naturale e comprendano la fisica, la chimica,


l'astronomia, la geologia e la biologia. La filosofia della scienza viene intesa come filosofia delle
scienze naturali.
- SCIENZE SOCIALI: Hanno un interesse specifico per il mondo umano e il mondo sociale virgola e
comprendono, la psicologia, la sociologia, l'antropologia e l'economia. Le scienze sociali studiando il
comportamento e le istituzioni degli esseri umani hanno a che fare con significati, azioni
intenzionali e quello che sembra essere il nostro libero arbitrio. Pertanto, tali discipline sollevano
questioni filosofiche diverse da quelle che sorgono nelle scienze naturali.

LA FILOSOFIA DELLA SCIENZA COME TEORIA DELLA CONOSCENZA E COME METAFISICA

La scienza è filosoficamente interessante perché sembra rispondere a importanti domande filosofiche.

DOMANDA: Come possiamo conoscere qualcosa, invece di credere semplicemente o avere opinioni?

RISPOSTA: basta seguire il metodo scientifico. Ad esempio, qualsiasi cosa si possa credere, ha torto o a
ragione, circa la propensione del fumo a causare il cancro ho la dipendenza dell’asma dalle esalazioni del
traffico, un governo non prenderà provvedimenti a meno che simili tesi non siano supportate da prove
scientifiche.

FILOSOFIA DELLA CONOSCENZA: la disciplina filosofica che si occupa della conoscenza e della
giustificazione. Le principali questioni affrontate dalla filosofia della conoscenza sono:

- Come si distingue la conoscenza dalla mera opinione?


- Siamo sicuri di conoscere qualcosa?
- Che cosa conosciamo di fatto?

La prima è la questione più importante. Tutti abbiamo credenze, alcune vere, altre false. Se io credo a
qualcosa che di fatto è falsa, non si può dire che io conosca qualcosa. Logicamente, questo vuol dire che la
verità di una proposizione costituisce una condizione necessaria, una condizione che deve essere
soddisfatta, perché quella proposizione sia conosciuta. Se è vero che qualcuno conosce una determinata
proposizione, quella proposizione è vera. Se qualcuno crede in qualcosa che poi risulta falso, siamo portati
a dire che credeva di conoscere, ma che di fatto non conosceva.

Supponiamo che un altra condizione necessaria affinché qualcuno conosca una proposizione che questi
creda quella proposizione. In questo caso avremmo due condizioni necessarie per la conoscenza.

DOMANDA: sarebbero sufficienti?

RISPOSTA: supponiamo che io sia fortemente disposto a credere in ciò che desidero virgola e che ogni
settimana Io credo che i miei numeri usciranno alla lotteria; supponiamo poi che i miei numeri davvero
escano una determinata settimana; io ero convinto che miei numeri sarebbero usciti, e di fatto in questo
caso era vero; io però non lo sapevo, perché non avevo motivi sufficienti per credere che sarebbero usciti
proprio quella settimana, invece che in tutte le altre settimane in cui avevo creduto che sarebbero usciti e
di fatto non sono usciti. Pertanto può ben accadere che Io credo in qualcosa, che ciò in cui credo sia vero e
che tuttavia io non abbia conoscenza. Sembra quindi che una credenza oltre a dover essere vera abbia
bisogno di qualcos'altro per essere conoscenza.

Nell'esempio precedenti la mia credenza rispettata lotteria non poteva essere considerata conoscenza
perché non avevo buone ragioni per credere che avrei vinto proprio quella settimana; In altre parole, non
ero giustificato.

In filosofia della conoscenza, la concezione tradizionale è che si possa sostenere di conoscere solo quando
le nostre credenze sono adeguatamente giustificate; ovvero la conoscenza è credenza vera giustificata.

DOMANDA: cos’è la giustificazione?

RISPOSTA: La giustificazione tuttora spesso considerata una condizione necessaria della conoscenza e
consiste nel seguire metodi scientifici nel formare e nel valutare le nostre credenze.
CAP 1 INDUZIONE E INDUTTIVISMO

1. LA SFIDA SCETTICA

Il capitolo parte con un dialogo tra Alice e Tommaso, in cui uno dei due personaggi sfida l’altro a spiegargli
come mai le sue credenze, basate su quanto dicono gli scienziati, abbiano credenziali migliori delle
credenze negli angeli e nei demoni, negli spiriti o nella magia delle religioni animistiche. Naturalmente tutti
crediamo in cose che non siamo in grado di provare direttamente. Tutti crediamo nella più grande varietà di
cose solo basandoci su quanto altre persone, direttamente o indirettamente, ci hanno detto; noi siamo
giustificati solo se loro sono giustificati. È probabile che la maggior parte dei lettori sia convinta del fatto che
la terra si muove intorno al sole virgola che gli esseri umani si siano evoluti da animali molto simili alle
scimmie virgola che l'acqua consiste di due parti di idrogeno e di una di ossigeno. Se ci crediamo e perché lo
hanno detto gli scienziati; da questo punto di vista le nostre credenze non hanno cause diverse da quelle
responsabili delle credenze di una persona a cui lo stregone locale abbia raccontato che la causa di una
malattia è una magia operata da qualcuno. Nonostante tutto, ci piace pensare che ci sia una differenza.

DOMANDA: Se non c'è, perché spendere tanti soldi in medicine e trattamenti, quando qualche sacrificio ha
due formule magiche avrebbero lo stesso effetto?

RISPOSTA: Alice crede che la differenza risieda nel metodo scientifico, alla luce del quale formiamo e
verifichiamo le nostre credenze, ed è convinto che questo abbia a che fare con gli esperimenti e le
osservazioni.

2. LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA

RIVOLUZIONE SCIENTIFICA: periodo della storia delle idee

RIVOLUZIONE COPERNICANA: periodo durante la quale la teoria secondo cui la Terra ruota attorno al Sole
(eliocentrismo) rimpiazzo la teoria del sistema solare e dell’universo che voleva la Terra al centro di
tutto(geocentrismo).

SCOLASTICA: insieme della filosofia aristotelica con le dottrine cristiane che aveva dato luogo ad una
cosmologia e ad una filosofia della natura, che descriveva tutto, dal moto dei pianeti al comportamento dei
corpi in caduta verso la Terra. Secondo l'aristotelismo, la terra e il cielo hanno Nature completamente
diverse. La terra, comprese le cose al di sotto di essa ed al di sopra, fino alla luna, e sottoposta a
cambiamento e corruzione ed è imperfetta. Tutto risulta dalla composizione di quattro elementi
fondamentali: la terra, l'aria, il fuoco e l'acqua. ogni movimento naturale sulla terra ha un andamento
rettilineo, l'aria il fuoco verso l'alto , la terra e l'acqua verso il basso. In scegli, al contrario, sono perfetti
immutabili; ogni cosa va essi contenuta è composta da una sostanza di diversa natura, la quintessenza, e
ogni movimento e circolare ed eterno.

LA CRISI DEL SISTEMA TOLEMAICO: La rottura con l'aristotelismo si avviò lentamente e suscito aspre
controversie, ma alla fine del diciassettesimo secolo le teorie di Galileo, Newton e altri, radicalmente non
aristoteliche, erano state largamente accettate. Probabilmente l'evento più significativo di questo processo
fu la pubblicazione, nel 1453, della teoria del moto planetario di Nicolò Copernico. La teoria aristotelica
sosteneva che la terra stessa al centro dell'universo e che tutti i corpi celesti, luna virgola e pianeti, il sole e
le stelle si muovessero intorno ad essa descrivendo orbite circolari. Era stato l'astronomo e matematico t

Tolomeo di Alessandria a dare una descrizione matematica di queste orbite in modo sistematico. I pianeti,
tuttavia talvolta sembravano retrocedere di un poco (moto retrogrado), pertanto era difficile descriverne le
orbite celesti in questo modo. Tolomeo aveva scoperto che per rendere la teoria compatibile con le
osservazioni, i pianeti, ruotando attorno alla terra, avrebbero a loro volta dovuto descrivere delle orbite
circolari attorno al proprio asse; pertanto, la teoria era diventata complessa di difficile applicazione.
IL SISTEMA DI COPERNICO: Copernico conservò le orbite circolari, ma poi se il sole virgola e non la terra, al
centro del sistema; era la terra, secondo la sua teoria, a ruotare, intorno al suo asse e intorno al sole, e
questo semplifica notevolmente la teoria dal punto di vista matematico. La teoria di Copernico fu
successivamente migliorata da Keplero secondo il quale pianeta arrivano orbite ellittiche non circolari; fu
questa la teoria del moto planetario alla quale Newton applicò la sua teoria della forza gravitazionale. Il
sistema di governi cova apparentemente contro la nostra esperienza, nel senso che, quando stiamo in piedi
virgola non abbiamo la sensazione che la terra si muova e oltretutto durante il giorno vediamo il sole
muoversi sopra le nostre teste. Questo è un esempio significativo di come le teorie scientifiche descrivono
una realtà distinta dall’apparenza delle cose. La distinzione tra apparenza e realtà è di fondamentale
importanza per la metafisica, perché questa cerca di descrivere le cose per come sono realmente e non per
come ci appaiono.

STRUMENTALISMO: non si deve pensare che le teorie scientifiche siano vere, ma piuttosto che siano
convenienti e utili finzioni.

REALISMO: la teoria, in questo caso quella di Copernico, deve essere presa alla lettera e che davvero la
terra orbiti intorno al sole. I realisti, diversamente dai strumentalisti, pensano che le teorie scientifiche
possano rispondere a domande metafisiche.

La teoria secondo la quale la terra non sta al centro dell'universo, ma di fatto si muove intorno al sole
contraddiceva apertamente le dottrine cattoliche. Nel 1616 il libro di Copernico , insieme alle opere di chi
aveva adottato l'ipotesi eliocentrica , fu inserito nella lista dei libri in cui insegnamento e la cui lettura erano
interdetti ai cattolici. Perché bisogna ricordare che non solo contraddiceva la concezione aristotelica
dell'universo, ma contraddiceva anche l'interpretazione tradizionale del libro della genesi. ne seguiva che
adottando la teoria copernicana si dovevano mettere in dubbio molte cose date per scontate. Di qui
l'esigenza di rimpiazzare l'immagine aristotelica con un sistema di credenze di eguale portata, ma più
aggiornato.

3. IL NUOVO STRUMENTO DELL’INDUZIONE

Il più grande propagatore delle nuove scienze fu Francesco Bacone, al quale si deve la proposta esplicita di
un metodo scientifico n sostituzione di quello aristotelico. Tale metodo è presentato in modo dettagliato
nel Novum Organum del 1620. Organum significa nuovo strumento e Bacone propose il proprio modo per
sostituire l’Organum di Aristotele.

LOGICA: lo studio del ragionamento, in astrazione del contenuto specifico su cui il ragionamento verte. Gli
argomenti che seguono sono trattati come se fossero lo stesso argomento, perché hanno la stessa forma, o
struttura, anche se contenuto diverso.

1- Tutti gli esseri umani sono mortali (premessa)


Socrate è un essere umano(premessa)
Socrate è mortale (conclusione)

2- Tutti i cani da guardia sono bravi filosofi (premessa)


Fido è un cane da guardia (premessa)
Fido è un bravo filosofo (conclusione)

ARGOMENTO VALIDO: è tale che se le sue premesse sono vere, la sua conclusione deve essere vera ed è
impossibile che se le sue premesse sono tutte vere la sua conclusione sia falsa. (1 esempio)

ARGOMENTO NON VALIDO: è tale che anche se le sue premesse sono vere, la sua conclusione può essere
falsa. (2 esempio)
LOGICA DEDUTTIVA: è lo studio degli argomenti validi e la logica aristotelica è un tipo di logica deduttiva.

GEOMETRIA EUCLIDEA: costituisce il paradigma del ragionamento deduttivo applicato alla scienza. Da un
ridotto numero di premesse (gli assiomi) è possibile dedurre un numero smisurato di conclusioni riguardo
alle proprietà delle figure geometriche (i teoremi).

VANTAGGIO LOGICA DEDUTTIVA: preserva la verità, vale a dire che se un argomento è valido ed ha
premesse vere, anche la sua conclusione sarà vera.

SVANTAGGIO LOGICA DEDUTTIVA: la conclusione di un argomento deduttivamente valido non può dire
niente che non sia implicito nelle premesse.

LA CONOSCENZA NATURALE ARISTOTELICA: la concezione aristotelica della conoscenza restringe il campo


dello scibile a ciò che è necessario e che non può essere altrimenti punto la conoscenza del mondo
naturale, ad esempio del fatto che le fiamme si muovono verso l'alto e non verso il basso, consiste in un
argomento deduttivo che ne dimostra la necessità causale a partire da principi primi. In questo caso
l'argomento è il seguente: ogni cosa ricerca il suo luogo naturale virgola in luogo naturale del fuoco è alla
sommità della sfera terrestre, pertanto le fiamme che rasentano la superficie terrestre vanno verso l'alto.
secondo questa concezione la geometria in particolare e la matematica in generale fornisco nel modello
della conoscenza del mondo naturale. Pertanto, le premesse dalle quali si parte devono riguardare
l'essenza dell'entità rilevanti.

DOMANDA: Da dove deriva questa conoscenza delle essenze?

RISPOSTA: la risposta aristotelica rimanda a una facoltà di intuizione intellettuale attraverso la quale
possibile percepire in modo diretto le cause delle cose. Tra le cause che la ricerca scientifica, nel modello
aristotelico, ha lo scopo di identificare, ci sono le cause finali, vale a dire il fine al quale le cose tendono.
Pertanto, la scienza aristotelica si occupa di teleologia, lo studio del comportamento rivolto a fini.

LA CONCEZIONE MODERNA DELLA CONOSCENZA NATURALE:l' obiezione scontata, da un punto di vista


moderno virgola e che questo modello dell acquisizione della conoscenza sul funzionamento delle cose non
attribuisce alcun ruolo all' esperienza sensoriale. La concezione moderna associa la scienza agli esperimenti
e al reperimento dei dati relativi a quanto succede in varie circostanze e quindi alla particolare scuola di
pensiero nota come empirismo.

EMPIRISMO: gli empiristi sono dell'idea che si possa conoscere solo se si usano i sensi per indagare il
mondo e non attraverso il puro pensiero e la ragione; In altre parole , l'unico modo di formare credenze
giustificate è quello di reperire evidenza attraverso l'osservazione e la raccolta dei dati.

la logica aristotelica è di tipo deduttivo e per quanto Aristotele fosse interessato a dati empirici non risulta
che abbia mai Eseguito un esperimento. Bacone propose la sua logica induttiva per rimpiazzare la logica
aristotelica attribuendo all' osservazione gli esperimenti un ruolo ben più centrale.

Esempio di argomento valido, ma cattivo:

- La Bibbia dice che Dio esiste


La Bibbia è la parola di Dio, pertanto dice il vero
Dio esiste

L'argomento e deduttivamente valido, perché non è possibile che le premesse siano vere che la sua
conclusione sia falsa. Magari le sue premesse sono entrambe vere, ma non è un buon argomento, perché è
circolare. L’unica ragione che abbiamo per credere che la sua seconda premessa sia vera e che la sua
conclusione sia vera. Pertanto, è improbabile che tale argomento persuada un non credente.
Esempio di argomento non valido, ma buono:

- Jimmy dice di essere un filosofo


Non ho motivi per pensare che menta
Jimmy è un filosofo

Questo argomento non è valido: è possibile che le sue due premesse siano vere che la conclusione sia falsa;
ciò nonostante, in circostanze ordinarie, è un argomento persuasivo. La validità è una proprietà formale
degli argomenti. Ragionamento induttivo induzione è il nome dato a vari tipi di argomenti deduttivamente
non validi che sono ritenuti buoni argomenti.

DOMANDA : qual è la differenza tra argomenti non validi cattivi e argomenti non validi buoni?

RISPOSTA DI BACONE:

- IDOLI DELLA MENTE: le cose che possono impedire un corretto ragionamento induttivo
- IDOLI DELLA TRIBU’: riguardano la tendenza umana a vedere nella natura più ordine e regolarità di
quanto di fatto non vi sia e a guardare alle cose sotto l’influenza dei nostri pregiudizi, ignorando ciò
che non vi si adegua
- IDOLI DELLA SPELONCA: debolezze individuali del ragionamento, dovute alla personalità, ai gusti e
alle idiosincrasie; si può essere di tendenze, conservatrici o radicali e questo può influenzare il
modo in cui si guarda a certe cose
- IDOLI DEL FORO: sono i fattori di disturbo che derivano dal linguaggio e dalla terminologia che ci è
stata insegnata, che può essere inadeguata, e influenzare il modo in cui pensiamo.
- IDOLI DEL TEATRO: sistemi filosofici che incorporano metodi scorretti per l’acquisizione della
conoscenza.

DOMANDA: per quanto riguarda le proposte positive su come conoscere il funzionamento del mondo
naturale?

RISPOSTA: il primo passo del metodo consiste nel fare osservazioni non condizionate dai primi tre idoli.
L'idea è quella di raggiungere la verità accumulando una gran quantità di dati su stati di cose particolari per
poi procedere passo dopo passo a conclusioni di carattere generale. Questo procedimento vagone lo ha
chiamato storia naturale sperimentale.

ESPERIMENTI E STRUMENTI:Gli esperimenti sono importanti perché se osserviamo solamente cosa avviene
intorno a noi abbiamo accesso a dati limitati ; conducendo un esperimento controlliamo per quanto è
possibile le condizioni osservative e le manipoliamo per vedere cosa accade in circostanze che altrimenti
non si sarebbero verificate. Gli esperimenti ci consentono di chiedere “che cosa accadrebbe se..?”. bacone
afferma che con gli esperimenti possiamo torturare la natura per farle rivelare i suoi segreti. Si pensa che gli
esperimenti se possibili debbano essere ripetibili, in modo che altre persone possano controllarne i risultati.
Analogamente gli scienziati preferiscono che i risultati sperimentali siano registrati da strumenti che
misurano le quantità secondo definizioni e scale standard, in modo che la percezione di chi conduce un
esperimento non condizioni il modo in cui risultati sono riportati. Bacone e ha sottolineato la funzione che
gli strumenti svolgono nell’estromettere l'inattendibilità dei sensi dalle procedure scientifiche di
acquisizione di dati. In questo modo si pensa che il metodo scientifico garantisca oggettività e imparzialità.
LA COMPILAZIONE DELLE TAVOLE: i dati relativi a un dato fenomeno dopo essere stati raccolti, devono
essere ripartiti in tavole di vario tipo:

- TAVOLA DELL’ESSENZA E DELLA PRESENZA: consiste nella lista di tutte le cose di cui il calore
costituisce una caratteristica. ES: il sole, la lava ecc
- TAVOLA DELLA DEVIAZIONE E DELL’ASSENZA IN PROSSIMITA’: dove figurano cose il più possibile
simili ai fenomeni riportati sulla prima tavola, ma che non sono caratterizzate dal calore. ES: la
roccia, la luna piena ecc.
- TAVOLA DEI GRADI O COMPARATIVA: dove fenomeni caratterizzati dalla presenza di calore sono
quantificati ordinati ragione della quantità del calore che coinvolgono.

INDUZIONE: si tratta di studiare le informazioni riportate nelle tavole, alla ricerca di qualcosa che sia
presente in tutte le istanze del fenomeno in questione, è assente quando il fenomeno non è presente, e
che, Oltre a ciò, aumenti e diminuisca la sua quantità all’aumentare al diminuire del fenomeno. La
procedura per identificare cosa soddisfi queste condizioni è l’eliminazione

ISTANZA CRUCIALE: quando abbiamo due teorie rivali che propongono resoconti diversi dalla forma di una
cosa, dovremmo ideare un esperimento che abbia due soli possibili risultati, il primo dei quali si ha predetto
dalla prima teoria e il secondo dei quali si ha predetto dalla seconda, in modo da poter operare la scelta,
una volta condotto l'esperimento, osservando il risultato che di fatto si verifica.

4. INDUTTIVISMO INGENUO

Il metodo di Bacone è fondato su due pilastri:

OSSERVAZIONE: l'osservazione dovrebbe essere condotta senza pregiudizi o preconcetti; si devono


registrare i dati dell esperienza sensoriale, ciò che possiamo vedere, o dire, adorare, nel mondo quale lo
troviamo, o per come si presenta nelle particolari condizioni in cui viene a trovarsi in seguito ai nostri
esperimenti. I risultati dell osservazione sono espressi dai cosiddetti asserti sperimentali. Una volta portate
a termine tutte le nostre osservazioni, queste devono fungere da base per l'elaborazione di leggi e teorie
scientifiche. Molte leggi scientifiche hanno la forma detta di generalizzazioni universali, ovvero di asserti
che generalizzano sulle proprietà di tutti gli oggetti di un certo tipo. ES: tutti i metalli conducono
l’elettricità, tutti gli uccelli fanno le uova ecc. Esempi più noti:

- LA LEGGE DI BOYLE: che asserisce che il prodotto della pressione e del volume di un gas a massa
fissa e a temperatura costante è costante
- LA LEGGE DI GRAVITAZIONE UNIVERSALE DI NEWTON: che asserisce che la forza gravitazionale F tra
due corpi aventi massa M1 e M2, e separati da una distanza R è data da: F=m1m2 G/r2 , dove G è la
costante gravitazionale.
- LA LEGGE DI RIFLESSIONE: che asserisce che l’angolo con il quale un raggio di luce colpisce uno
specchio è uguale all’angolo con cui è riflesso

INDUZIONE: si designa una qualsiasi forma di ragionamento non deduttivo, s'intende la forma di
ragionamento attraverso la quale, a partire da un insieme di casi particolari, si generalizza ad una
conclusione generale. La forma di induzione più semplice è l'induzione enumerativa, la quale consiste
nell’osservare che un gran numero di istanze di un dato fenomeno possiede una certa caratteristica e
nell’inferire che il fenomeno ha sempre quella proprietà.

DOMANDA: in quali casi è legittimo inferire una generalizzazione universale a partire da una serie di asserti
osservativi?
RISPOSTA: quando si è condotto un gran numero di osservazioni degli X, sotto ad un gran numero di
condizioni, e si è trovato che tutti gli X sono Y, e non si è trovato alcun caso che contraddicesse la
generalizzazione universale “ tutti gli X sono Y”.

PRINCIPIO DI INDUZIONE: principio inferenziale che sanziona come corretta l’inferenza dall’osservazione di
casi particolari alla generalizzazione che comprende tutti i casi osservati e altri ancora.

CAP 2 IL PROBLEMA DELL’INDUZIONE E ALTRI PROBLEMI DELL’INDUTTIVISMO

Secondo il resoconto del metodo scientifico, la conoscenza trae la sua giustificazione dal fatto di essere
basata su generalizzazioni a partire dall’esperienza. Supposto che le osservazioni siano registrate in modo
imparziale e condotte in varie circostanze, l’induzione può essere utilizzata per giungere a leggi di carattere
generale. Per valutare l’induttivismo come teoria della metodologia scientifica dobbiamo distinguere due
questioni:

1- L’induttivismo è stato davvero il metodo seguito dai singoli scienziati nel corso della storia della
scienza?
2- Il metodo induttivo, se fosse utilizzato, produrrebbe conoscenza?

1 IL PROBLEMA DELL’INDUZIONE

La ricerca sull’ intelletto umano di David Hume e il testo classico per la discussione del problema
dell'induzione. per capire gli argomenti di Hume sulla conoscenza scientifica è opportuno comprendere le
linee essenziali della sua teoria della conoscenza e della sua teoria delle idee.
Hume distingue tra due tipi di proposizioni:

PROPOSIZIONI CHE RIGUARDANO LE RELAZIONI TRA IDEE: sono proposizioni in quel contenuto è limitato
alle relazioni tra i nostri concetti idee. ES: un cavallo e un animale

PROPOSIZIONI DI FATTO: sono proposizioni che vanno oltre la natura dei nostri concetti e ci danno qualche
informazione su come è fatto il mondo. ES: la neve è bianca, Parigi è la capitale della Francia.

Secondo Hume ogni proposizione vera relativa relazioni tra idee può essere provata da tutti
deduttivamente perché la sua negazione implica una contraddizione (reductio ad absurdum). Nelle sue
linee generali l'idea è che alcune proposizioni ad esempio che c'è un numero infinito di numeri primi
possano essere provate mostrando che la loro negazione è incompatibile con altre cose già note. Una prova
del genere inizierebbe assumendo che vi sia un numero primo più grande di tutti. A partire da qui, insieme
all' assunzione di altri fatti riguardanti numeri si deriva una contraddizione.

Dall'altro lato Hume sosteneva che le questioni di fatto potessero essere conosciute sull attraverso i sensi
dal momento che lede coinvolte sono i relate dal punto di vista logico e pertanto tali proposizioni non
possono essere provate per via deduttiva. prendiamo la proposizione che l'everest è la montagna più alta
della terra. I concetti in gioco, quello di montagna, quello di più alto, quello di mondo, non hanno l'un l'altro
relazioni logiche che determinino la verità della proposizione e non è contraddittorio pensare che qualche
altra montagna sia più alta. Pertanto non è possibile stabilire col solo ragionamento se la proposizione sia
vera, si può determinare il suo statuto soltanto utilizzando i sensi. Non esistono concetti innati e che tutta la
nostra conoscenza del mondo deriva ed è giustificata dalle nostre percezioni sensoriali, pertanto nega che
le questioni di fatto possano essere conosciute a priori.

LA FORCHETTA DI HUME: dicotomia. Alcuni filosofi ritengono che la filosofia si occupi spesso di concetti che
sono cose astratte distanti dalla vita quotidiana da non potersi applicare a niente che si possa misurare
osservare e che per questo tali concetti siano più o meno primi di significato. Hume Era d'accordo e
suggeriva che qualsiasi testo che non contenesse ne ragionamento astratto circa la quantità e il numero ne
ragionamento sperimentale circa le questioni di fatto ed esistenza, era illusivo.
La distinzione di Hume tra questioni di fatto e relazioni tra idee corrisponde grosso modo alla
distinzione di Kant tra verità sintetica e verità analitiche. Kant pose quest'ultima distinzione al centro
della sua filosofia critica. Questa distinzione in mano a un gruppo di filosofi della scienza chiamati
empiristi logici divenne un modo per distinguere la forma dal contenuto entro linguaggi formali,
matematici e logici, utilizzati per rappresentare le teorie scientifiche. L'idea era che in tal modo si
sarebbe potuto separare il contenuto empirico delle teorie, la parte sintetica, dalla parte teorica e dalla
parte analitica. I positivisti sostenevano che un enunciato fattuale non è significante se non asserisce
niente circa osservazioni passate, presenti o future, In altre parole se non ha contenuto empirico. In
questo modo possiamo stabilire se qualcuno dica o no cose senza senso, basta controllare se ciò che
dice ha qualche implicazione riguardo a quello che possiamo osservare. Di fatto e plausibile sostenere
che una parte della conoscenza che abbiamo delle questioni di fatto sia basata direttamente
sull'esperienza. Un'altra classe di cose che so è costituita da quelle che in passato ho appreso nello
stesso modo, questa conoscenza è basata sul ricordo delle mie percezioni. Nelle questioni di fatto la
negazione di queste proposizioni non è una contraddizione e di conseguenza non possiamo provarne la
verità in modo deduttivo

DOMANDA: in che modo possiamo conoscere cose di questo tipo se davvero possiamo?

RISPOSTA: ogni ragionamento che va oltre le esperienze passate e presenti è basato su casa ed effetto.
per esempio osserviamo che quando il sole splende sulla terra gli oggetti su di essa si scaldano
infieriamo che questo comportamento si ripeterà in futuro e che il sole sia la causa del
surriscaldamento degli oggetti. Hume Ha osservato che non c'è niente di logicamente contraddittorio
nel pensare che il sole raffreddi la terra. L'unico modo in cui colleghiamo queste idee e pensando che
traesse incorrano nessi causali. la maggior parte delle nostre credenze dipende dalla testimonianza che
riceviamo dagli altri virgola in forma dire sui conti orali, attraverso libri, giornale eccetera. in questi casi
siamo convinti che sussista un legame causale tra un qualche evento qualche stato di cose e ciò che una
persona ha osservato e ci sta comunicando. Ancora una volta è una relazione causale a connettere idee
tra cui non intercorrono relazioni logiche. Secondo Hume questa è la base dell'induzione, pertanto, se
vogliamo comprendere la nostra conoscenza delle questioni di fatto dobbiamo indagare la nostra
conoscenza delle relazioni di causa ed effetto. Hume sostiene che l'unico modo di conoscere causa ed
effetto sia l'esperienza perché non c'è alcuna contraddizione nel supporre che una qualche relazione
causale non sussista. Non possiamo Asserire che fuoco ci brucerà o che la polvere da sparo esploderà
senza verificarlo perché non c'è contraddizione, ad esempio nel supporre che il prossimo fuoco che
osserviamo non bruci, ma che al contrario raffreddi una mano posata su di esso.

DOMANDA: cosa dire ancora della relazione di causa effetto?

RISPOSTA: ci sono state varie analisi riguardo la natura della relazione causale

1- CONGIUNZIONE COSTANTE: Hume sostiene che così come solo attraverso l'esperienza che
possiamo scoprire particolari relazioni causali e pertanto fare inferenze induttive circa il futuro
comportamento delle cose del mondo virgola e solo esaminando la nostra esperienza della
relazione di causa effetto che possiamo comprenderle natura, e pertanto capire se sia in grado di
giustificare le nostre pratiche induttive. L'esame della nostra esperienza della relazione causale
rivela secondo Hume che la conoscenza che abbiamo di cause ed effetti e il risultato
dell'estrapolazione del comportamento futuro a partire dal suo comportamento in passato. Ad
esempio, siccome in passato l'esperienza di mangiare del pane sempre stata seguita dalla
sensazione di essere nutrito, suppongo che il pane nutra in generale che pertanto anche il prossimo
pezzo di pane che mangerò mi nutrirà. Per Hume la causalità consistente ciò che è conosciuto come
costantemente congiunto.
2- CONTIGUITA’: ulteriore analisi a cui Hume sottopone il concetto di causa a rivela che un'altra sua
importante caratteristica è la contiguità, la connessione spazio-temporale. quando viene postulata
una connessione causale tra degli eventi e frequente che questi siano riavvicinati nello spazio del
tempo ora che siano connessi da una catena di cause ed effetti, ogni anello della quale era
avvicinato al successivo nello spazio e nel tempo. Ad esempio, c'è una connessione causale tra il
fatto che qualcuno scriva al computer delle parole e il fatto che qualcun altro le legga su una
pagina, perché, per quanto lunghe complicata, tra i due intercorre una catena di cause ed effetti
contigui. Hume Comunque non sostiene che questo avvenga ogni qual volta viene postulata una
relazione causale.

3- LA CAUSA PRECEDE NEL TEMPO L’EFFETTO: un'ulteriore caratteristica delle relazioni causali e che
solitamente la causa precede nel tempo il suo effetto punto non è del tutto chiaro se sia sempre
così, perché talvolta sembra che le cause e gli effetti siano simultanei. Inoltre, alcuni filosofi
ritengono possibile la “retrocausazione” il fatto che un evento causi un effetto nel passato. A ogni
modo l'analisi humeana identifica nelle seguenti caratteristiche i tratti che solitamente
caratterizzano la relazione A causa B: analisi humeana della casualità
1- Gli eventi di tipo A precedono nel tempo gli eventi di tipo B.
2- gli eventi di tipo A sono costantemente congiunti con gli eventi di tipo B
3- gli eventi di tipo A sono spazio temporalmente contigui agli eventi di tipo B
4- gli eventi di tipo A porta uno ad attendere che si verifichino eventi del tipo B

DOMANDA: quest’analisi dice davvero tutto sulle relazioni causali?

RISPOSTA: consideriamo questo esempio. Una palla da biliardo X colpisce la palla Y, e Y si allontana una
certa velocità. Diciamo che X causa il moto di Y, ma che significa? Siamo propensi a rispondere che X ha
fatto muovere Y, X ha prodotto il moto di Y, Y si è dovuto a muovere perché è stata colpita da X e così
via. Hume è Consapevole del fatto che molti filosofi hanno sostenuto che il significato di X causa Y è che
tra l'accadere di X e l'accadere di Y intercorra una connessione necessaria, tuttavia sostiene che questa
sia una nozione che di fatto non comprendiamo. Dal momento che non abbiamo esperienza di una
connessione necessaria, ma solo di una congiunzione costante, non c'è niente in natura che
corrisponde al concetto di una connessione necessaria. Non vediamo che eventi congiunti virgola non
vediamo anche la loro supposta connessione, vediamo solo, nel tempo virgola che allo stesso tipo di
eventi seguono effetti analoghi e ci abituiamo ad attenderci che sia così anche in futuro.

IL RASOIO DI OCCAM: quando due teorie sono in competizione, se sotto ogni altro punto di vista si
equivalgono, dovremmo preferire era più semplice.

Il ragionamento induttivo per quanto fondato sul ragionamento di causa ed effetto fondamento perché
è sempre possibile per una relazione causale essere diverse in futuro. L'unica giustificazione che
abbiamo per credere che domani sorgerà il sole consiste nel fatto che queste credenze fino a ora sono
risultate vere, ma questa non è una giustificazione.

Il problema humeano dell'induzione e che fondamentalmente per quante osservazioni possiamo aver
fatto la conclusione di un argomento induttivo può sempre risultare falsa. Di fatto vi sono casi esemplari
di generalizzazioni basate su un gran numero di osservazioni che si sono successivamente rivelate
scorrette come il caso della generalizzazione “tutti i cigni sono bianchi “.

BERTRAND RUSSELL: ha sostenuto in “i problemi della filosofia “che talvolta il grado di sofisticazione del
ragionamento induttivo è pari a quello di un tacchino che essendo stato nutrito ogni giorno fino a un
certo punto e convinto di continuare ad esserlo ogni giorno anche in futuro finché un bel giorno non
viene nutrito ma viene mangiato. Stessa cosa è la credenza che domani il sole sorgerà.
Molte delle nostre credenze sembrano essere basate su qualcosa di simile al principio di induzione che
autorizza l'inferenza da osservazioni particolari a una generalizzazione solo se abbiamo fatto un gran
numero di osservazioni, se le abbiamo condotte in circostanze molto diverse, e se nessuna contraddice
la generalizzazione, ma tutte la esemplificano. Tuttavia, questo principio esprime anche la tacita
assunzione dell'uniformità dei fenomeni naturali nello spazio nel tempo.

DOMANDA: Ma perché il futuro dovrebbe assomigliare al passato e le leggi di natura dovrebbero essere
le stesse in luoghi diversi?

RISPOSTA: la proposizione secondo la quale il futuro non sarà come il passato non è contraddittoria. È
vero che in passato abbiamo osservato delle regolarità e abbiamo creduto a ragione che sarebbero
continuate in futuro. Il fatto che in passato il futuro è stato come il passato non implica che in futuro il
futuro sarà come il passato.

Potremmo cercare di difendere l'induzione attraverso un argomento induttivo: l'induzione a funzionare


molto occasione in varie condizioni, pertanto funziona in generale. Hume replica che c'è un vizio di
circolarità, si sta mettendo un bel ragionamento induttivo, pertanto è legittimo affidarsi a un
argomento induttivo per difendere l'induzione. Per definizione un ragionamento induttivo è tale che le
sue premesse possono essere tutte vere e la sua conclusione falsa. Pertanto, qualsiasi difesa
dell’induzione deve o ricorrere al principio di induzione o presupporre che l’inferenza induttiva sia
giustificata. per questo Hume pensa che ogni possibile giustificazione dell'induzione sia circolare. Per
quanto per ragionamento induttivo abbiamo inteso quel tipo di ragionamento che procede dall'
esperienza passata qualche generalizzazione sul futuro comportamento delle cose, il vero problema è
l'estrapolazione dell’inosservato dall' osservato. Per sopravvivere naturalmente dobbiamo agire in vari
modi e pertanto non possiamo che assumere che il prossimo pezzo di pane fresco ci nutrirà, che il sole
domani sorgerà e che in molti altri modi il futuro sarà come il passato. Hume non pensa che il suo
scetticismo costituiscono una seria minaccia per ciò che crediamo è per il modo in cui ci comportiamo,
pensa che comunque continueremo a fare inferenze induttive in virtù della nostra disposizione
psicologica a farlo virgola non perché tali inferenze siano razionali o in qualche modo giustificate. sono
le nostre passioni, nostri desideri i nostri istinti animali che ci portano a superare i limiti imposti dalla
ragione e a credere in cose come l'uniformità della natura o la relazione di casa ed effetto.

Hume Rileva che la nostra pratica induttiva e basata sulla relazione di casa ed effetto; analizzandola,
però, trova che da un punto di vista empiristico essa non è altro che la costante congiunzione di eventi,
In altre parole che contenuto oggettivo delle relazioni causali che può studiamo non sia esprimibile
altrimenti che nei termini dell'effettivo darsi di invarianza e regolarità nelle cose. Essendo il problema
originario offrire una giustificazione all' estrapolazione del comportamento futuro delle cose dalle
regolarità esibite nel passato, il ricorso alla relazione di causa- effetto non è di alcun aiuto. Essendo
logicamente possibile che qualsiasi regolarità smetta in futuro di essere tale, l'unica base che abbiamo a
sostegno dell’inferenza induttiva è la credenza nel fatto che il futuro assomiglierà al passato. Ma siamo
giustificati a pensare che il futuro assomiglia al passato unicamente sulla base dell'esperienza passata,
vale a dire induttivamente, ed è proprio la giustificazione dell’induzione ad essere in questione.
Pertanto, non abbiamo alcuna giustificazione per le nostre pratiche induttive, piuttosto che della
ragione, queste sono il prodotto dei nostri istinti animali e delle nostre abitudini. Se Hume ha ragione
tutta la nostra supposta conoscenza scientifica manca di qualsiasi fondamento razionale.
2. SOLUZIONI E DISSOLUZIONI DEL PROBLEMA DELL’INDUZIONE

Sono state adottate varie strategie per risolvere o dissolvere il problema dell’induzione:

1- l’induzione è razionale per definizione

VARIANTE NON SOFISTICATA: nella vita di tutti i giorni la gente non applica il termine razionale solo alle
inferenze deduttivamente valide, ma di fatto lo usa anche per descrivere le inferenze induttive. ad esempio,
si considerino i tre metodi seguenti per pronosticare le sorti di una squadra di calcio sulla base
dell'esperienza passata:

PRIMO METODO: prediciamo il risultato del prossimo incontro leggendo delle foglie di tè

SECONDO METODO: prima guardiamo come si è comportata la squadra nelle ultime partite e prediciamo
che andrà bene se la volta precedente è andata male e viceversa

TERZO METODO: guardiamo sempre com'è andata la squadra nelle ultime partite, ma questa volta
prediciamo che la prossima volta andrà bene se la volta precedenti è andata bene e viceversa.

come risulta ovvio tutti diranno che quello razionale e l'ultimo metodo Mirko la eppure è proprio il metodo
che assume che il futuro assomiglierà al passato che la natura sia uniforme. Di fatto la maggior parte delle
persone dirà che razionale fondare le proprie credenze sul futuro sulla conoscenza che abbiamo del
passato. Pertanto, che l'induzione sia razionale e implicito in ciò che tutti intendono con razionale. Diciamo
che è un ragionamento e razionale perché pensiamo che si conforme a qualche standard e che sia il tipo di
ragionamento che tende a condurci alla verità e ad allontanarci dalla falsità. Semplicemente chiamarla
razionale non basta giustificare una forma di ragionamento, perché non basta, da solo, a far sì che passi da
tutte le altre caratteristiche che riteniamo un ragionamento razionale debba possedere.

VARIANTE SOFISTICATA: invece di sostenere che l'induzione e razionale perché il termine razionale è
utilizzato da tutti come se vi si applicasse, si può sostenere che siamo più certi della generale razionalità
dell'induzione di quanto non siamo certi della validità degli argomenti che Hume le ha rivolto contro
possiamo trattare l'argomento di Hume come una sorta di paradosso che conduce a una conclusione che
deve essere falsa ( che l'induzione sia sempre irrazionale) e pertanto trarne motivo per credere che una o
più premesse del l'argomento siano false.

l'idea e che questo argomento non mostri che l'induzione sia sempre irrazionale, ma solo che non sappiamo
come giustificarla.

2- Hume richiede una difesa deduttiva dell’induzione, il che è irragionevole.

Qualche filosofo ha accusato Hume di richiedere una difesa deduttiva dell'induzione. Questi sostengono che
Hume assuma senza argomento che l'adozione costituisca l'unica possibile fonte di giustificazione per le
credenze di cui non abbiamo esperienza diretta o che non ricordiamo. Infatti, Hume non dice molto su
come funzioni ragionamento induttivo, a parte osservare che non è un ragionamento deduttivo, e sembra
sostenere che l'induzione e ingiustificata per il fatto che in un argomento induttivo le premesse possono
essere avere la conclusione falsa, il che è come dire che non è un argomento deduttivamente valido. la sua
diagnosi e che le inferenze induttive dipendano dal principio secondo il quale la natura è uniforme. lo
scetticismo nei confronti dell’induzione è così motivato dal fatto che non abbiamo ragioni per credere che
la natura sia uniforme nel senso che il futuro assomiglierà al passato e che quindi non abbiamo ragioni per
accettare la conclusione di un argomento induttivo.
3- L’induzione è giustificata dalla teoria della probabilità

Molti filosofi hanno cercato di risolvere il problema dell'induzione ricorrendo alla teoria matematica della
probabilità. i tentativi più dettagliati e sistematici sono quelli di Rudolf Carnap e di Hans Reichenbach.
Entrambi hanno cercato di elaborare una teoria a priori della logica induttiva attraverso la quale poter
calcolare il grado di conferma di ogni particolare ipotesi. il problema di questa strategia e che è impossibile
applicare risultati tecnici di tipo matematico alla conoscenza del mondo senza fare assunzioni sostanziali sul
modo in cui si comporta è che tali assunzioni non sono suscettibili di essere giustificate sulla base
puramente logica e matematica. Ne segue che il ricorso alla teoria della probabilità deve sempre
appoggiarsi a principi che ne garantiscono l'applicabilità al mondo, essendo in questo modo il problema
spostato alla questione di cosa giustifichi la nostra convinzione che tali principi varranno anche in futuro.

4- L’induzione è giustificata da un principio di induzione o di uniformità nella natura

Una risposta al problema dell'induzione consiste nell'adottare qualche principio e nell’utilizzarlo come
premessa negli argomenti induttivi in modo da renderli deduttivamente validi.

L'altro ovvio problema è che sembriamo privi di qualsiasi giustificazione per quanto riguarda il principio di
induzione proposto. Non sembra essere una verità analitica (una relazione tra idee) perché la sua
negazione non è una contraddizione, sembra piuttosto una verità sintetica (una questione di fatto). Quindi,
se Hume ha ragione deve essere giustificato sulla base dell'esperienza, riportandoci così al problema della
circolarità. Tuttavia, Hume potrebbe avere avuto torto e qualche verità sintetica potrebbe essere
conosciuta a priori. Questa è la risposta al problema dell'induzione ispirata dall'idea kantiana che certi
principi sono conoscibili a priori perché di fatto questi sono descrizioni del modo in cui funziona la nostra
mente ed esprimono la condizione di possibilità di qualsiasi esperienza del mondo.

5- L’argomento di Hume è troppo generale. Dal momento che non fa riferimento a niente di specifico
relativamente alle nostre pratiche induttive, può basarsi solo sul fatto che l’induzione non è la
deduzione.

Hume sostiene che nel formare le nostre aspettative circa il futuro comportamento delle cose osservate in
passato, assumiamo che il futuro assomiglierà al passato. In certi casi è sufficiente osservare qualcosa sulla
per poco tempo per concludere che si comporterà sempre allo stesso modo. Ad esempio, quando proviamo
una nuova ricetta, basteranno un paio di tentativi ben riusciti per concludere che in futuro il piatto avrà di
solito un buon sapore; in altri casi al contrario siamo molto cauti nell’inferire anche dopo molte
osservazioni, il futuro comportamento delle cose. Oltre a ciò, può capitare che constatiamo che certi eventi
siano costantemente congiunti nella nostra esperienza passata senza concludere che lo saranno in futuro.
ad esempio, osservato che fino ad adesso tutti i miei respiri sono stati seguiti da altri respiri, ma da questo
non inferisco, che tutti i miei respiri saranno seguiti da altri respiri, perché connetto questa tendenza all'
arresto della mia conoscenza induttiva, secondo la quale, tra le altre cose, tutti gli omini alla fine muoiono.

Gli esseri umani insieme ad altri animali sono di fatto più bravi con l'induzione di quanto non lo sarebbero
se utilizzassero solo l'induzione enumerativa. Ad esempio, se un animale potesse imparare che qualcosa è
pericoloso solo avendone ripetutamente esperienza, non sopravviverebbe a lungo; per questo un bambino
impara non mettere le mani su una piastra rovente solo dopo un paio di spiacevoli esperienze, senza dover
ripetere molte volte l'osservazione. Di fatto, talvolta, anche nella scienza si pensa che un singolo
esperimento poco osservazioni offrano evidenza sufficiente per una teoria.

Secondo Hume, per quanto sofisticate e complesse siano le nostre pratiche induttive finiranno sempre col
dipendere dall' assunzione che il futuro assomiglierà al passato e che pertanto non siano giustificate
almeno che tale principio non sia giustificato.
6- L'induzione non è altro che un tipo di inferenza alla migliore spiegazione, e questa è giustificata.

L' inferenza alla migliore spiegazione, talvolta detta abduzione, è il tipo di ragionamento che impieghiamo
quando impariamo qualcosa sulla base del fatto che questo costituisce la miglior spiegazione dei fatti già
noti. Se per esempio qualcuno non risponde al campanello o al telefono, di solito inferiamo che non è in
casa, perché questa è la miglior spiegazione dei dati in nostro possesso.

7- Vi sono realmente connessioni necessarie che possiamo scoprire

Se tra gli eventi intercorrono davvero connessioni necessarie, queste garantiranno che le regolarità che
osserviamo continueranno a valere anche in futuro. L'idea può essere elaborata in termini di leggi di natura
o in termini di poteri causali. Hume sostiene che non sia possibile osservare le connessioni necessarie che si
suppone costituiscano le relazioni causali e ne conclude che non sia possibile conoscerle e che quindi il
ragionamento induttivo, la cui giustificazione dipende dalla postulazione di tali connessioni, sia privo di
fondamento. La concezione humeiana delle leggi di natura asserirà che una legge di natura non sia altro che
una certa regolarità negli eventi. Un modo per difendere questa tesi è sostenere che le connessioni
necessarie non debbano essere osservate. Si potrebbe sostenere che conosciamo queste connessioni
necessarie basandoci sull’inferenza alla miglior spiegazione.

8- In fin dei Contini induzione può essere giustificata induttivamente perché anche la deduzione può
essere giustificata solo in modo circolare ( cioè deduttivamente).

si tratta di una versione più sofisticata della difesa circolare dell'induzione è rifiutata da Hume. l'induzione
deve essere giustificata attraverso un argomento deduttivo attraverso un argomento induttivo. Un
argomento deduttivo che concludesse che l'induzione è giustificata sarebbe valido solo se, tra le sue
premesse e virgola figurasse l'assunzione che l'induzione è giustificata. D'altraparte un argomento induttivo
sarà in grado di persuaderci del fatto che l'induzione è giustificata solo se già c'è stiamo che gli argomenti
induttivi supportino le proprie conclusioni. Pertanto, non si può dare una difesa dell'induzione non circolare
o non compromessa da una petitio principii.

PETITIO PRINCIPII: in logica indica un ragionamento fallace nel quale la proposizione che deve essere
provata è supposta implicitamente o esplicitamente nelle premesse

possiamo difendere si L’induzione induttivamente, anche se in modo auto supportante, per rassicurare chi
già utilizza l'induzione, ma dobbiamo abbandonare il proposito di convincere della legittimità dell inferenza
induttiva chi la rifiuta del tutto, perché un risultato del genere non è conseguibile neanche nel caso della
deduzione.

9- Ritirata alla conoscenza probabile

Questa strategia consiste nel modificare il principio di induzione, in modo che questo garantisca solo la
conclusione secondo la quale tutti gli A probabilmente posseggono la proprietà B . Ogni conoscenza
scientifica, è soltanto probabile e mai completamente certa. maggiore è la quantità dell' evidenza che
collezioniamo, maggiore è la nostra certezza, ma questo processo non ha un termine e le ipotesi possono
sempre essere false. Per quanto questa risposta inizi col concedere che non si possa mai essere sicuri al
100% del fatto che è una generalizzazione empirica varrà anche in futuro, il probabili sta sostiene che ci si
possa avvicinare molto alla certezza, e che questo sia sufficiente per giustificare la conoscenza scientifica.
TEORIA DEI GRADI DI CREDENZA: Secondo la quale la credenza non è questione di tutto o nulla, ma è
questione di gradi conto in gradi di credenza sono solitamente associati alla disposizione a scommettere a
diverse quotazioni.

Si deve comunque notare che la conclusione di Hume non è semplicemente che non possiamo mai essere
certi della conclusione di un argomento induttivo, ma la tesi è ben più radicale, secondo la quale non
abbiamo mai alcun diritto di credere che tale conclusione sia vera piuttosto che falsa. Questo perché non
abbiamo alcuna ragione per credere nell'uniformità della natura. Ripiegando sulla conoscenza probabile
non abbiamo alcuna ragione per credere in quest'ultima e pertanto non sembriamo risolvere il problema.
solitamente poi i giudizi probabilistici sono basati sull'osservazione di frequenze. Il problema dell inferenza
induttiva è in generale che non sappiamo mai quante stanze sul numero complessivo abbiamo osservato. Di
fatto la generalizzazione universale sottende un numero infinito di osservazioni e pertanto quale che sia la
proporzione che osserviamo, per quanto grande essa sia, sarà sempre una frazione trascurabile rispetto al
numero totale. Questo non basta a risolvere il problema.

10- Concedere che l'induzione sia giustificata e offrire un resoconto della conoscenza, in particolare di
quella scientifica, che faccia meno dell’inferenza induttiva. (Karl Popper)

Anche se fosse possibile risolvere il problema dell'induzione, dovremmo ancora offrire un qualche
resoconto positivo di cosa voglia dire per qualcosa costituire evidenza in favore di un'ipotesi. Tale
resoconto è detto teoria della conferma. Bisogna comunque ricordare che, nonostante la sua lunga storia,
il problema dell'induzione non ha ricevuto soluzioni sulle quali tutti si siano trovati d'accordo. E’ Per questo
motivo che il filosofo C.D. Broad ha definito l'induzione la gloria della scienza e lo scandalo della filosofia.

CAP 3 IL FALSIFICAZIONISMO

1. POPPER E LA CRITICA DEL MARXISMO E DELLA PSICOANALISI

Al giorno d’oggi il falsificazionismo di Popper è probabilmente più popolare tra gli scienziati che tra i
filosofi. Il suo interesse per la filosofia della scienza ha preso le mosse dalla ricerca di una demarcazione tra
scienza e pseudoscienza. Cercando di elaborare teoricamente la differenza tra le teorie della fisica e le
teorie della psicologia e della sociologia arrivo presto alla convinzione che parte della ragione per la quale
delle mere pseudoscienze sono state erroneamente ritenute scientifiche risiede non errata concezione di
cosa renda scientifica la fisica. Il principale terreno di scontro nel dibattito sulla demarcazione è costituito
dalla scienza sociale. Molti pensatori suggerivano che il passo logico successivo dovesse consistere
Nell'applicare gli stessi metodi della fisica newtoniana e delle altre nuove scienze alla scoperta delle leggi
che governano il comportamento umano e il funzionamento delle società. Questo periodo della storia delle
idee e noto come “età dell'illuminismo e della ragione”.

Va giovane Popper era tratto sia dal marxismo sia dalla psicoanalisi, ma nei trasse molto rapidamente un
senso di disillusione. Giunsi a considerarli pseudoscientifici e si ripropose di spiegare quali fossero gli aspetti
di queste teorie e del modo in cui vengono applicate che lo avevano condotto ad una simile conclusione.
Popper si rese conto di quanto fosse facile pensare entrambe le teorie come a scienze di notevole successo
se si partiva dall'assunzione che la conoscenza scientifica proceda e sia giustificata tramite l'accumulazione
delle istanze positive di teorie e leggi. Secondo questa concezione la giustificazione di una legge, come
quella secondo la quale metalli si espandono quando vengono riscaldati, risiederebbe nella presenza di
molti casi di metalli particolari che se riscaldati si espandono. I marxisti EI fautori della psicoanalisi avevano
a disposizione l'esempio di molti fenomeni che costituivano istanze dei principi generali dai essi postulati. Il
problema consisteva nel fatto che è fin troppo facile accumulare istanze positive a sostegno di una teoria
soprattutto se le sue asserzioni sono così generali da non sembrare escludere niente (ES: oroscopo). Il
punto è che se qualcuno avanzava vaghi pronunciamenti di questo tipo trovare molte istanze che vi si
conformano non è sicuramente sufficiente per rendere scientifica la teoria che li incorpora. Popper sostiene
che molti di coloro che aderiscono al marxismo e alla psicoanalisi si lasciano impressionare troppo
facilmente dal loro potere esplicativo vedendo ovunque delle conferme. Popper sostiene che i marxisti
vedono in ogni sciopero una prova della teoria della lotta di classe e che la psicoanalisi tratta ogni caso di
nevrosi come ulteriore evidenza per le dottrine di Freud. Il problema di queste teorie è che non avanzano
previsioni precise, e che, pertanto, possono rendere conto del manifestarsi di qualsiasi fenomeno.

La critica di Popper è che i principi fondamentali di queste teorie sono così generali da risultare compatibili
con ogni particolare osservazione, e che sono fin troppi, tra quelli che credono in tali principi, a non poter
neanche immaginare circostanze che potrebbero empiricamente imporne nel rifiuto, perché sono come le
lenti attraverso le quali si guarda il mondo. la preoccupazione di Popper rispetto all'idea che la conferma sia
fondamentale per il metodo scientifico è che quando si lavora entro una teoria è facile trovare istanze
confermative soprattutto se la tesi è vaga e generica.

2. LA SOLUZIONE DI POPPER AL PROBLEMA DELL’INDUZIONE

La soluzione di Popper al problema dell’induzione consiste semplicemente nel sostenere che da tale
problema non segue che la conoscenza scientifica sia priva di giustificazione, per la scienza non dipende per
niente dall’induzione. Popper fece notare che la conferma e la falsificazione di una generalizzazione
universale sono logicamente asimmetriche. Il problema dell’induzione nasce dal fatto che,
indipendentemente dal numero delle istanze positive di una generalizzazione osservate, è sempre possibile
che una successiva istanza la falsifichi. Tuttavia, se si prende una generalizzazione del tipo “tutti i cigni sono
bianchi” , è sufficiente osservare un cigno che non è bianco per falsificare tale ipotesi. Popper sosteneva
che la scienza è impegnata a falsificare piuttosto che a confermare le teorie e quindi credeva che la scienza
potesse procedere facendo a meno dell’induzione, dal momento che l’inferenza di un istanza falsificante
alla falsità di una teoria è di natura puramente deduttiva. Popper sostiene che una teoria che in linea di
principio non è falsificabile dall’esperienza non è scientifica. Es di asserti non falsificabili ( Dio non ha causa,
tutti gli scapoli non sono sposati).

Avendo distinto tra ipotesi falsificabili e non, Popper sostiene che la scienza non procede controllando una
teoria e accumulando in suo favore sostegni induttivi di tipo positivo, ma cercando di falsificare le teorie
scientifiche. Il modo autentico per controllare una teoria non è di provare a mostrare che è vera, ma di
provare a mostrare che è falsa. Quando si è elaborata un ipotesi bisogna dedurne predizioni che ne
consentano il controllo sperimentale, se è falsificata la teoria viene abbandonata, se non lo è significa che
dovrà essere sottoposta a controlli ancora più rigorosi per falsificarla, quindi ciò che chiamiamo conferma
non è alto che una mancata falsificazione.

Dunque, da Popper impariamo che dovremmo avere sempre un atteggiamento critico verso le migliori
teorie scientifiche, infatti la storia della scienza ci insegna che le migliori teorie che godevano di un forte
successo empirico si sono rivelate alquanto scorrette in determinati ambiti. Ad esempio l’idea newtoniana
di un mondo di particelle materiali che esercitavano, l’una sull’altra forze gravitazionali e che sottoposte
alle leggi della meccanica newtoniana, si muovono vorticosamente nel vuoto, è stata rimpiazzata dall’idea
di un campo presente in ogni punto dello spazio.

Popper abbracciava integralmente la posizione filosofica del fallibilismo, secondo la quale tutta la nostra
conoscenza del mondo è provvisoria e sottoposta a correzioni in futuro. È importante notare che Popper
non ha offerto un criterio per distinguere asserti significanti e non significanti, infatti sosteneva che la
pseudo scienza fosse non significante. Al contrario pensava che le ipotesi non falsificabili fossero
perfettamente significanti, infatti sosteneva che anche nella scienza fossero le ipotesi falsificabili ad essere
utili e produttive anche perché gli scienziati nella creazione di teorie possono essere influenzati da credenze
non scientifiche, come la credenza in Dio, e Popper permette a queste credenze di svolgere un ruolo
nell’attività scientifica.

Popper credeva che le teorie potessero essere ordinate in ragione del loro grado di falsificabilità e che
questo costituisse la misura autentica del loro contenuto empirico. Una teoria tanto è migliore quanto più
è falsificabile perché se il suo grado di falsificabilità è elevato, la teoria farà previsioni accurate su un gran
numero di fenomeni. Quindi gli scienziati dovrebbero sviluppare teorie il più possibile falsificabili, ovvero
teorie accurate e con un ampio contenuto e la scienza dovrebbe consistere di ipotesi che si applicano ad un
gran numero di fenomeni ma che consentono previsioni quantitative accurate.

3. IL CONTESTO DELLA SCOPERTA E IL CONTESTO DELLA GIUSTIFICAZIONE

Popper credeva che il compito della filosofia della scienza consistesse nell’analisi logica del controllo
osservativo e sperimentale delle teorie scientifiche, piuttosto che nella spiegazione del modo in cui esse
sono concepite. Secondo Popper, quindi, sono due i contesti alla luce dei quali si può analizzare la storia
della scienza, e le vicende grazie alle quali certe teorie sono state elaborate e accettate, ovvero il contesto
della scoperta e il contesto della giustificazione. Ciò rende conto dell’induzione secondo la quale le idee
sono indipendenti dalle persone che le hanno. Sembra plausibile che la valutazione dell’evidenza
disponibile per una data ipotesi non debba tener conto di come, perché e da chi sia stata concepita. È
opinione diffusa che una qualche distinzione di questo tipo, tra le origini causali delle teorie scientifiche e il
loro grado di conferma, sia importante per difendere l’oggettività della conoscenza scientifica.

Metodo ipotetico-deduttivo (Bacone): la concezione secondo la quale la scienza si occupa di concepire


ipotesi e di dedurne conseguenze , utilizzate poi per controllare sperimentalmente la teoria (esperimenti
cruciali-> teoria della gravità di Newton) .

4. IL PROBLEMA DI DUHEM

Nessuna teoria da sola implica conseguenze osservative, ma sempre insieme ad assunzioni di sfondo.
Pertanto, l’eventuale falsificazione di una teoria non è un procedimento conclusivo, ad essere falsificata
potrebbe essere la teoria o qualche assunzione. Popper risponde che la falsificazione per quanto non
conclusiva, è ritenuta definitiva nell’ambito della pratica scientifica, condotta da scienziati che concordano
su una serie di assunzioni fondamentali.

5. PROBLEMI DEL FALSIFICAZIONISMO

Le principali critiche del falsificazionismo.

1- Alcune parti legittime della scienza non sembrano essere falsificabili. Queste parti si dividono il 4
categorie:

Asserti probabilistici: la scienza spesso include la probabilità di un evento. Asserti di questo tipo non
possono essere falsificati perché è possibile che l’esito di un esperimento sia un evento improbabile che
non contraddirebbe l’asserto iniziale, gli eventi improbabili ogni tanto devono verificarsi. Nessun asserto
sulla probabilità di un singolo evento è falsificabile. Ad esempio, la probabilità che lanciando una moneta si
ottenga testa è di un mezzo, ma lanciare la moneta non permette di falsificare tale ipotesi, dal momento
che un tale assegnamento di probabilità è compatibile tanto con l’ottenere testa quanto l’ottenere croce.

Asserti esistenziali: anche se Popper ha ragione nel dire che una generalizzazione universale può essere
falsificata da una singola istanza negativa , molti asserti scientifici non hanno questa forma. Ad esempio, le
teorie scientifiche asseriscono l’esistenza di cose come i buchi neri, gli atomi, i virus, il DNA. Se non si riesce
a trovare una certa cosa, gli asserti che ne asseriscono l’esistenza non sono per ciò stesso falsificati.
Naturalmente se una teoria asserisce l’esistenza di qualcosa che non si è ripetutamente riusciti a trovare in
varie circostanze, si avranno motivi induttivi per dubitare del fatto che possa venir trovata in futuro,
tuttavia l’idea è che il falsificazionismo non dovrebbe mai chiamare in causa ragioni induttive. Qui sorge la
questione del rapporto tra falsificazionismo e realismo scientifico. Tuttavia, dalla sua concezione
sull’induzione segue che non è possibile avere ragioni in positivo per credere nell’esistenza delle entità
teoriche, non importa quanto grande sia il successo empirico delle teorie che le postulano.

Principi scientifici non falsificabili:

Si può sostenere che alcuni principi, per quanto non falsificabili, possano essere giustamente considerati
parte della conoscenza scientifica. Ad esempio, lo statuto del principio di conservazione dell’energia che
asserisce che l’energia può assumere diverse forme ma non può essere creata o distrutta. Analogamente si
consideri il principio secondo il quale non si dà azione a distanza, in altre parole il principio secondo cui ogni
causazione fisica è mediata da interazioni locali. Stando a questo principio, ogni qualvolta un evento
lontano ne causa un secondo da qualche altra parte, esiste una catena di cause ed effetti che connette
entrambi, come la vibrazione delle corde di un piano causa la vibrazione nel tuo orecchio e quindi il fatto
che tu oda la musica. Il principio non è falsificabile perché di fronte ad ogni controesempio apparente esso
richiede la postulazione di qualche mezzo fin qui sconosciuto.

Vi sono anche principi metodologici che, pur non essendo falsificabili hanno un importanza fondamentale
per la scienza. Ad esempio, a parità di condizioni, molti scienziati ritengono intuitivamente più probabile
una teoria semplice ed unificante, rispetto ad una teoria priva d’ordine e complessa. Secondo alcuni vi sono
ragioni induttive per accettare teorie scientifiche semplici, unificate, ecc. perché la richiesta di spiegazioni
semplici e unificanti si è rilevata una guida relativamente affidabile per l’elaborazione di teorie coronate dal
successo empirico, tuttavia, aggiungerebbero che non dovremmo mai fare della semplicità un requisito
assoluto perché, la natura, talvolta è complessa e priva di ordine. Vi è un principio di semplicità
fondamentale spesso ritenuto essenziale per la scienza, ovvero il rasoio di Occam, secondo il quale, quando
spieghiamo non dovremmo invocare più entità di quanto non sia strettamente necessario.

L’ipotesi della selezione naturale

Popper si è mostrato critico nei confronti della teoria dell’evoluzione perché riteneva l’ipotesi della
sopravvivenza delle specie più adatte “tautologica” ossia vera per definizione e quindi non falsificabile. La
maggior parte dei filosofi della abiologia direbbe che l’effettivo contenuto della teoria dell’evoluzione non
stia nella frase “i più adatti sopravvivono” ma nell’idea secondo la quale gli organismi trasmettono caratteri,
sottoposti a mutazione e variazione, che aumentano o diminuiscono la probabilità che i loro discendenti
sopravvivano abbastanza a lungo da arrivare a riprodursi e a trasmettere a loro volta quei caratteri.

2.Il falsificazionismo non è a sua volta falsificabile

Popper lo ammette, ma replica che la sua teoria non deve esserlo perché è una teoria filosofica o logica del
metodo scientifico e pertanto non è essa stessa una teoria scientifica.

3. la nozione di grado di falsificazione è problematica

L’insieme dei falsificatori potenziali di una generalizzazione universale è sempre infinito, pertanto non può
esserci una misura assoluta della falsificabilità, ma sono una misura relativa. Ne segue che siamo giustificati
a credere che le teorie di alto livello abbiano conseguenze empiriche che crediamo abbiano solo se
riteniamo probabile che, a loro volta, le teorie e le assunzioni di sfondo siano vere. Dal problema di Duhem
segue che l’ascrizione di un grado di falsificabilità a una teoria è relativo a un intero sistema di ipotesi, e
pertanto segue che tale ascrizione debba basarsi sull’esperienza passata, il che comporta riammettere
l’induzione.

4 Popper non è in grado di spiegare le nostre aspettative sul futuro


Popper afferma che non siamo giustificati neanche a credere che le nostre migliori teorie siano
probabilmente vere. Questa posizione che sostiene che gli scienziati dovrebbero astenersi in toto dal
ricorrere all’induzione, risulta estremamente scettica, anche più di Hume, che sosteneva sì che l’induzione
non fosse giustificata, ma ammetteva che non possiamo evitare di usarla. Ma è realmente possibile e
plausibile, asserire che non abbiamo nessun tipo di ragioni in positivo per credere in una teoria scientifica?
La conoscenza scientifica di cui disponiamo non sembra essere puramente negativa e se così fosse sarebbe
difficile capire perché nutriamo così tanta fiducia in certe credenze informate dalla scienza. È la convinzione
che certe cause abbiano certi effetti e non la convinzione che potrebbero non averli a informare le nostre
azioni. Secondo Popper ad esempio, la mia credenza secondo la quale, se mi butto dall’ultimo piano di un
palazzo cadrò pesantemente e riporterò delle lesioni non gode di alcun sostegno induttivo. Se
l’osservazione delle istanze passate non conferisce alcuna giustificazione a una generalizzazione sarò
altrettanto razionale se crederò che una volta buttatomi dalla finestra fluttuerò dolcemente al suolo.
Questa conseguenza da parte di Popper è inaccettabile perché per la maggior parte di noi non c’è niente di
più ovvio del fatto che se si vuole giungere a terra sani e salvi è più razionale scendere per le scale piuttosto
che buttarsi dalla finestra.

Naturalmente il problema dell’induzione consiste propriamente nel capire quando e come si sia giustificati
sulla base dell’esperienza a credere in una legge generale e nelle sue conseguenze circa il futuro
comportamento del mondo naturale. La maggior parte dei filosofi, comunque ritiene che la soluzione di
questo problema non consista nello stabilire se sia più razionale scendere per le scale, ma nel capire perché
lo sia. Popper risponde a questa obiezione introducendo la nozione di corroborazione. una teoria è
corroborata se è una congettura audace da cui sono state derivate nuove predizioni che non sono state
falsificate. Popper afferma che è razionale credere che la teoria più corroborata sia vera perché abbiamo
cercato di provarne la falsità in vari modi e abbiamo sempre fallito. Non abbiamo ancora alcun motivo per
ritenere la teoria più corroborata vera, ma la teoria più corroborata è quella di cui abbiamo meno motivi
per reputare falsa, e pertanto è razionale utilizzarla per pianificare il futuro, ad esempio uscendo
dall’edificio attraverso le scale e non dalla finestra.

Le nozioni di audacia e di novità sono storicamente relative; la prima significa improbabile alla luce della
conoscenza di sfondo e quindi altamente falsificabile, e nuovo significa precedentemente ignoto o in atteso
date certe teorie corroborate. Inoltre, c’è un numero infinito di teorie più corroborate perché quale che sia
la teoria più corroborata di cui disponiamo è possibile costruire un numero infinito di teorie che
concordano con essa circa il passato, ma che dicono cose diverse circa quanto accadrà in futuro. La teoria
secondo la quale, se faccio un salto, sono sempre sottoposto alla forza di gravità salvo a partire da oggi è
corroborata dalle esperienze che ho avuto fino ad oggi quanto la teoria alternativa che mi suggerisce di non
buttarmi da edifici elevati.

5 Talvolta gli scienziati ignorano la falsificazione

Popper sostiene che le assunzioni supplementari introdotte per salvare una teoria dalla confutazione siano
ammissibili solo se implicano ulteriori predizioni. Distingue tra modifiche per salvare una teoria della
confutazione ad hoc e non ad hoc e sostiene che le modifiche proposte dopo una falsificazione devono
spiegare il parziale successo empirico della vecchia ipotesi e devono avere maggior contenuto empirico
altrimenti saranno ad hoc e pertanto scientificamente inaccettabili ( ES. esistenza di un nuovo pianeta e
amnesia di massa). Non esistono modi indipendenti per controllare l’assunzione che salva la teoria, questa
quindi svolge l’unica funzione di rendere la teoria compatibile con l’evidenza potenzialmente falsificante.
Sfortunatamente sono emersi casi nella storia della scienza in cui un osservazione falsificante è stata
tollerata per decenni, nonostante ci si sforzasse di spiegarla ( teoria anatomica di Niels Bohr)

CONCLUSIONI
Molti scienziati insistono sul fatto che le teorie debbano essere falsificabili sperimentalmente e per quanto
cercare di falsificare attivamente una teoria possa essere talvolta importante e produttivo, sembra
impossibile spiegare il metodo scientifico e la giustificazione della conoscenza scientifica senza ricorrere, in
un modo o nell’altro, all’induzione. La scienza verte tanto sulla conferma che sulla falsificazione. L’
induttivista sofisticato utilizza la distinzione tra il contesto della scoperta e il contesto della giustificazione
per separare la questione relativa al al modo in cui le teorie sono elaborate dalla questione relativa al modo
in cui le teorie vanno controllate rispetto alle loro rivali. L’induttivismo sofisticato non è confutato da quegli
episodi nella storia della scienza in cui una teoria è stata proposta prima che i dati per controllarla, per non
parlare dei dati che la suggerissero, fossero disponibili. Al contrario, sembra possibile applicare il modello
ipotetico- deduttivista. Le teorie possono essere elaborate in qualsiasi modo, ma il loro grado di conferma è
dato dalla relazione che intercorre tra l’evidenza disponibile e la teoria, ed è indipendente dal modo in cui
tale teoria è stata elaborata.

CAP 4 RIVOLUZIONI E RAZIONALITA’

la concezione standard nella filosofia della scienza dopo la seconda guerra mondiale è detta empirismo
logico. Uno dei principali esponenti dell' empirismo logico fu Carnap.

Hume-> riteneva che la scienza fosse induttiva e irrazionale

Popper-> riteneva che non fosse induttiva e che fosse razionale

Carnap-> riteneva che la scienza fosse induttiva e razionale

Kuhn-> riteneva che la scienza non è né induttiva, ne razionale

1. LA CONCEZIONE STANDARD DELLA SCIENZA

Popper da un lato e gli empiristi logici dall'altro, erano in disaccordo su come risolvere il problema
dell'induzione. Popper riteneva che tale problema mostrasse che la conferma è impossibile, mentre,
empiristi logici pensavano che rose si potesse risolvere elaborando dettagli formali di una precisa logica
della conferma. Popper era in disaccordo anche con i positivisti logici rispetto alla demarcazione tra la
scienza e la non scienza, i positivisti cercano di demarcare la significanza della non significanza,
identificando il significato di un'espressione con il metodo della sua conferma. Secondo tale concezione,
non significato di un'espressione come “la temperatura del gas è di 100 ° celsius” è dato completamente
dalla specificazione delle circostanze sperimentali che devono verificarsi perché l'asserzione della verità
dell'asserto sia giustificata. Tuttavia, nonostante importanti divergenze, Popper, i positivisti logici e gli
interisti logici condividevano molte tesi circa la natura della scienza. Tra queste:

1- La scienza è cumulativa: gli scienziati costruiscono partendo dai risultati dei loro predecessori, e il
progresso della scienza comporta una crescita costante della nostra conoscenza del mondo
2- La scienza è unificata: nel senso che esiste un unico insieme di metodi fondamentali che valgono
per tutte le scienze e nel senso che le scienze naturali sono quanto meno di principio tutte riducibili
alla fisica. Il riduzionismo dice che siccome ogni cosa al mondo è composta dalle stesse cose,
combinati in modi complessi, le leggii della biologia dovrebbero essere derivabili da quelle della
chimica e quelle della chimica da quelle della fisica.
3- Esiste una distinzione epistemologica sostanziale tra il contesto della scoperta e il contesto della
giustificazione. L’evidenza su cui si fonda la conoscenza scientifica dovrebbe essere valutata
indipendentemente dalle origini causali delle teorie e delle osservazioni in questione
4- La valutazione scientifica di ogni evidenza a sostegno di una data ipotesi presuppone una
sottostante logica della conferma o della falsificazione. Tali valutazioni sono dette “avalutative” nel
senso che sono indipendenti dalle convinzioni non scientifiche e dalle simpatie personali degli
scienziati
5- C’è una distinzione netta tra le teorie scientifiche e altri sistemi di credenze
6- C’è una distinzione netta tra termini osservativi e termini teorici, ed anche tra gli asserti teorici e gli
asserti che descrivono il risultato di un esperimento. L’osservazione e gli esperimenti forniscono
alla conoscenza scientifica una base neutrale o quanto meno costituiscono una base neutrale per il
controllo delle teorie scientifiche.
7- I termini scientifici hanno un significato definito e preciso.

Ciascuna tesi è in conflitto con la filosofia della scienza elaborata da Khun

2. LA RIVOLUZIONARIA STORIA DELLA SCIENZA DI KHUN

Kuhn era un fisico che iniziò a interessarsi alle storia della scienza, e in modo particolare alla rivoluzione
copernicana. Il suo libro “la struttura delle rivoluzioni scientifiche” offrì un modo radicalmente diverso di
concepire la metodologia e la conoscenza scientifica e cambiò il modo di fare storia della scienza. Kuhn
sostiene che il resoconto offerto da molti scienziati della storia della loro disciplina semplifica o distorce
notevolmente reali eventi che hanno condotto all'elaborazione al mutamento delle teorie. Questo perché
le succinte narrazioni dello sviluppo di una disciplina spesso servono a motivare a giustificare le teorie
correntemente accettate più di quanto non vogliano essere fedeli alla complessità della storia. sebbene la
storia della rivoluzione copernicana di altre rivoluzioni scientifiche sia solitamente narrata come il trionfo
della ragione dell'esperimento sulla superstizione e il mito, Kuhn sostiene che “ se queste credenze fuori
moda si devono chiamare miti, allora i miti possono essere prodotti dallo stesso genere di metodi e
sostenuti per lo stesso genere di ragioni che oggi guidano la ricerca scientifica”. Kuhn Aggiungere le
credenze abbandonate non sono per questo non scientifiche, pertanto, conclude che la storia della scienza
non è caratterizzata dalla costante accumulazione di conoscenza, ma che spesso comporta l'abbandono in
blocco delle teorie del passato.

Il problema di Duhem, mostra che il controllo delle teorie non è così lineare come si pensa solitamente
perché quando un esperimento è in contrasto con una teoria scientifica la sola logica non è in grado di dirci
in quale componente dell'intero sistema di teorie Risieda l’errore. Per quanto quindi l'osservazione e
l'esperienza vincolino nelle credenze scientifiche non le determinano. Secondo Kuhn la valutazione delle
teorie dipende da particolari circostanze storiche e la sua analisi della relazione tra teoria e osservazione
suggerisce che le teorie infettino così tanto i dati da non rendere possibile un'osservazione che sia oggettiva
innaturale rispetto alle teorie stesse. Ne consegue che il grado di conferma che un esperimento conferisce
un'ipotesi non è oggettivo e che non vi è un'unica logica per il controllo delle teorie che possa essere
utilizzata per determinare quale teoria sia maggiormente giustificata alla luce dell’evidenza. Kuhn è
dell'avviso che i valori degli scienziati contribuiscano a determinare non solo il modo in cui singoli
elaborano nuove teorie, ma anche quali teorie siano considerate giustificate dalla comunità scientifica nella
sua interezza.

3. I PARADIGMI E LA SCIENZA NORMALE

Il concetto più importante della filosofia di Khun è quello di paradigma scientifico che ha due sue
applicazioni fortemente intrecciate:

il paradigma di matrice disciplinare: è l’insieme delle risposte alle questioni fondamentali come ad esempio:
che tipo di cose esistano nell’universo, in che modo queste interagiscano tra loro ecc. che gli scienziati
apprendono nel corso della formazione che li prepara alla ricerca, e che fornisce il quadro di riferimento al
cui interno opera la scienza. È importante che diversi aspetti della matrice disciplinare siano più o meno
espliciti, e che alcune sue parti siano costituite dai valori che gli scienziati condividono, nella misura in cui
prediligono certe forme di spiegazione ad altre. Inoltre, è importante che alcuni aspetti della matrice siano
costituiti da abilità e metodi pratici non necessariamente esprimibili a parole. In parte, è questo che
differenzia un paradigma dalla teoria, perché la matrice disciplinare comprende le abilità che consentono
agli scienziati di far funzionare gli strumenti scientifici, ad esempio, come mettere a fuoco un telescopio, e
abilità sperimentali, ad esempio come cristallizzare con una reazione chimica il sale, che devono essere
apprese con la pratica.

Il paradigma nel senso di esemplare: gli esemplari sono le parti di successo della scienza che tutti gli
studenti dei primi anni devono imparare, che forniscono loro il modello del futuro sviluppo della loro
disciplina. chiunque abbia familiarità con una disciplina scientifica contemporanea ammetterà che
l'insegnamento tramite esempi svolga un ruolo importante nell'addestramento degli scienziati. L'idea è che
ripetendo questo procedimento alla fine se vi sono portati, gli studenti impareranno ad applicare queste
tecniche a nuovi tipi di problemi che nessuno è mai riuscito a risolvere. Come esempio si consideri
paradigma della fisica classica che consiste dei seguenti elementi:

- Valori di sfondo: come la preferenza per spiegazioni causali efficienti e per teorie che consentono la
formulazione di previsioni quantitative controllabili, piuttosto che di previsioni generali e
qualitative
- la concezione metafisica del mondo: secondo la quale questo è composto da particelle materiali
che interagiscono collidendo l'una con l'altra da forze di attrazione repulsione che agiscono in linea
retta tra le particelle e l'immagine fondamentale del mondo come gigantesca macchina
- le leggi newtoniane sul moto e la gravitazione: che costituiscono i principi fondamentali del
paradigma
- le tecniche matematiche standard utilizzate per applicare le leggi ai sistemi fisici: come pendoli,
collisioni tra particelle, moti planetari e le approssimazioni per tener conto della frizione, della
resistenza dell'aria eccetera
- l'esemplare dei Principia Matematica di Newton: che asserisce esplicitamente che il metodo
utilizzato da Newton può essere applicato ad altre aree scientifiche

Kuhn definisce la maggior parte della scienza “scienza normale” perché condotta nell'ambito di un
paradigma assodato. Essa consiste nell'elaborazione e nell'estensione del successo del paradigma, ovvero,
ad esempio, nel raccogliere un gran numero di nuove osservazioni e nel renderle compatibili con le teorie
accettate, e nel risolvere i problemi minori all'interno del paradigma. Per questo motivo si dice che la
scienza normale sia un'attività di risoluzione di rompicapo, dove le regole per risolvere il rompicapo sono
molto rigide e determinate dal paradigma.

Secondo Kuhn, la maggior parte dell'attività scientifica quotidiana è piuttosto conservatrice nella misura in
cui nei periodi di scienza normale gli scienziati tendono a non mettere in discussione i principi fondamentali
della propria disciplina. Kuhn è estremamente critico riguardo al falsificazionismo di Popper secondo il
quale gli scienziati dovrebbero abbandonare e di fatto abbandonano ogni teoria che sia stata confutata.
Secondo Kuhn è semplicemente falso che la conoscenza di istanze falsificanti a indurre la maggior parte
degli scienziati ad abbandonare le teorie che predilige. È Molto frequente che gli scienziati siano in qualche
modo legati alle proprie teorie virgola in certi casi quindi, invece di limitarsi ad abbandonarle, ricorreranno
a qualsiasi strategia pur di salvarle da un'apparente confutazione. 6 1 paradigma successo e sembra
rendere conto di tutti i fenomeni che ricadono nel suo dominio e se gli scienziati sono ancora in grado di
progredire attraverso la risoluzione di nuovi problemi ed estendendo la sua applicazione empirica, la
maggior parte degli scienziati semplicemente assumerà che alla fine le anomalie che sono apparentemente
intrattabili verranno risolte. Non abbandoneranno il paradigma solo perché è contraddetto da qualche
evidenza.

Tuttavia, talvolta accade che gli scienziati realizzino che certe anomalie sono destinate a restare virgola non
importa quanti sforzi siano rivolti al proposito di eliminarle. Queste anomalie possono assumere la forma di
paradossi concettuali o di falsificazioni sperimentali punto quando il numero delle anomalie serie
accumulatesi negli anni comincia a crescere e probabile che qualche scienziato inizia a mettere in
discussione alcune delle assunzioni fondamentali del paradigma e forse inizia a speculare intorno a delle
alternative. Cioè equivale alla ricerca di un nuovo paradigma cioè di un nuovo modo di pensare al mondo,
se ciò accade quando i successi della ricerca entro un dato paradigma iniziano a diminuire e probabile che
un sempre maggior numero di scienziati concentri la propria attenzione sulle anomalie e che se la
sensazione che il paradigma sia in crisi inizia pervadere la comunità scientifica. Le crisi ricorrono raramente,
i paradigmi non si consolidano se non sono sufficientemente robusti da essere in grado di spiegare tutti i
fenomeni nel loro dominio e per uno scienziato in attività non è semplice mettere in discussione le
assunzioni risponda alla base della sua disciplina punto una crisi è più probabile se le anomalie in questione
sembrano toccare direttamente principi più fondamentali del paradigma o se impediscono applicazioni del
paradigma o se per il persistere delle anomalie il paradigma è stato criticato per molto tempo. Se
comunque si verifica una crisi e sei la comunità scientifica adotta un nuovo paradigma ciò che avviene è una
rivoluzione o cambiamento paradigmatico. Secondo Kuhn quando si verifica una rivoluzione il vecchio
paradigma è rimpiazzato integralmente. (es. teoria del flogisto)

POPPER KHUN
La scienza è in uno stato di rivoluzione permanente le rivoluzioni sono eventi piuttosto orari e la
caratterizzato dal continuo controllo esercitato nei scienza è per lo più di tipo normale cioè
confronti nei principi fondamentali ed al ruolo caratterizzata dal fatto che i principi fondamentali
onnipervasivo e inesausto svolto della critica non vengono messi in discussione e l'attività degli
scienziati è piuttosto routinaria
la storia della scienza può essere ricostruita come siccome le rivoluzioni comportano un
una serie di scelte razionali ma salite su evidenze cambiamento del contesto all'interno del quale
sperimentali tra teorie in competizione sono risolte le questioni scientifiche, l'evidenza da
sola non è sufficiente a costringere gli scienziati a
scegliere tra un paradigma e l'altro. dopo una
rivoluzione gli scienziati hanno a disposizione un
nuovo modo di guardare alle cose nuovi problemi
su cui lavorare e i vecchi problemi vengono
semplicemente scordati o comunque considerati
irrilevanti piuttosto che risolti
vede come anatema per l'impresa scientifica sottolineare la maggior parte degli scienziati nella
l'attaccamento è una teoria maggior parte dei casi è legata al paradigma entro
cui lavora e che è pertanto piuttosto improbabile
che di fronte alla confutazione della evidenza
identifichi il problema in qualche assunzione
fondamentale che definisce il paradigma. Gli
scienziati cominceranno a prendere in
considerazione l'idea di sostituire il paradigma solo
nel caso di una crisi e quando ciò accade di solito
non si sta affatto facendo scienza.

Kuhn sostiene che i valori degli scienziati abbiano un ruolo importante nel determinare se un certo
paradigma venga accettato oppure no. Ad esempio, Einstein era un realista scientifico, d'altra parte alcuni
dei fondatori della meccanica quantistica pensavano dello scopo di una teoria fisica fosse solo di fornire
uno strumento per predire i fenomeni, erano degli strumentalisti. Kuhn sottolinea anche il ruolo svolto da
fattori psicologici e sociologici nel disporre gli scienziati ad accettare o rifiutare un dato paradigma. ne
segue che i paradigmi sono la proprietà intellettuale di gruppi sociali le cui regole e le cui convenzioni non
vanno ricercate solo nei manuali e nelle teorie, ma anche negli enti che erogano finanziamenti, nelle
istituzioni preposte alla ricerca e alla formazione, nei comitati scientifici delle riviste specializzate eccetera.
Per Kuhn la scienza va inquadrata nel suo contesto storico e sociale, il che vuol dire che il cambiamento
scientifico non può essere adeguatamente compreso se non si tiene conto delle forze sociali che
contribuiscono a produrlo.

4 LA RIVOLUZIONE COPERNICANA

Il paradigma tolemaico: una cosmologia che ponesse la Terra al centro dell’universo sembrava molto più
naturale a chi credeva che Dio l'avesse creata specificamente per gli uomini e dal momento che non
sentiamo la terra muoversi sembrava appropriato concludere che essa costituisse il centro attorno cui ogni
altra cosa ruotava. Un'immagine del genere inoltre consentiva ai teologi di collocare il paradiso
letteralmente al di sopra della terra e la teoria aristotelica del moto naturale dei corpi celesti offriva una
spiegazione impeccabile di quanto osserviamo nel cielo notturno. La teoria fondamentale di Tolomeo
offriva uno strumento e ragionevole adeguato per predire il moto dei pianeti ed è stata utilizzata con
successo per secoli. Tuttavia, il paradigma doveva far fronte a certe anomalie perché le orbite dei pianeti
non sembravano cerchi perfetti ma fu possibile aggiustare la teoria del moto planetario introducendo
epicicli, orbite eccentriche eccetera. Ciò sembra adattarsi perfettamente all'immagine della scienza
normale: gli astronomi hanno raccolto dati più accurati e laddove questi non sono risultati compatibili con il
paradigma, invece di abbandonare le assunzioni fondamentali, hanno trovato modi ingegnosi per risolvere i
problemi per render conto dei fenomeni. Successivamente il paradigma tolemaico divenne più complesso,
ma le anomalie restarono alimentando così un programma di ricerca in costante evoluzione. Col tempo tali
anomalie finirono con l'accumularsi. La complessità il numero delle varianti in competizione tra loro
proposte per render conto di tali anomalie, insieme alla pressione sociale per una riforma del calendario
prioritaria la loro risoluzione e la formulazione di una teoria definitiva, alimentarono la diffusa percezione
che il paradigma fosse in crisi alla fine la rivoluzione si verificò oh ma apparentemente, perché ciò avvenisse
è stato necessario che si realizzassero altre due condizioni. La prima era l'esistenza di una teoria alternativa
quella cioè fornita da Copernico. Ma anche questo non sarebbe stato sufficiente se non vi fossero state le
persone giuste come Keplero, Galileo e Cartesio per lavorare alla costruzione del nuovo paradigma. È qui
che possiamo iniziare a sospettare che questa rivoluzione sia stata di natura non razionale Perché i
protagonisti coinvolti ebbero motivazioni diverse per adottare la concezione copernicana. Dal momento
che tutti scelsero di adottare il paradigma copernicano quando non era stata ancora pienamente sviluppato
quando ci hai problemi non risolti da affrontare erano ancora multi, tutti si preso era un considerevole
rischio intellettuale. Nessuno poteva esser certo del fatto che avrebbe fornito una spiegazione più adeguata
di quanto osserviamo nel cielo notturno e di fatto la teoria di Copernico non era più accurata di quella di
Tolomeo che la precedeva. Per entrambe l’evidenza disponibile non era conclusiva, inoltre il vecchio
paradigma spiegava molte cose meglio del nuovo punto dopotutto il nuovo paradigma era in conflitto con
la retrostante credenza che gli uomini fossero posti al centro dell'universo e contraddiceva la migliore
teoria fisica disponibile, quella di Aristotele. Dalla teoria di Copernico inoltre seguiva che la terra talvolta
fosse situata dalla stessa parte del sole dei pianeti Venere e Marte, talvolta dalla parte opposta appunto
secondo la teoria date le distanze coinvolte Venere avrebbe dovuto apparire in certe occasioni più di sei
volte più grande che in altre occasioni, Ma l'osservazione a occhio nudo non rivelava alcun cambiamento
nelle sue dimensioni, in seguito utilizzando il telescopio fu possibile osservare la differenza ma resta il fatto
che l'autore di Copernico quando fu proposta era contraddetta dall'evidenza osservativa. Più tardi Brahè
derivò dalla teoria di Copernico un'altra previsione che fu falsificata dall'osservazione. L'idea era che se la
terra si fosse mossa col passare da una parte all'altra del sole avrebbe dovuto variare la direzione dalla
quale si osservano alle stelle lontane. Controllate area di Copernico erano anche stati sollevati argomenti
formidabili che sembravano confutarla. Il più cogente era l'argomento della torre: si immagini cosa
accadrebbe se la terra si muovesse e se una pietra fosse lasciata cadere dalla sommità di un'altra durre,
mentre la pietra è ancora in aria la base della torre si sposterebbe e quella cadrebbe una qualche distanza
dalla base della torre, eppure se si fa l'esperimento si osserva che la pietra cade alla base della torre alla
stessa distanza da cui era stata lasciata cadere alla sua sommità, pertanto la terra non può essere in
movimento. Analogamente se la terra si muove perché gli oggetti disposti sulla sua superficie non volano
via come volano via granelli di sabbia disposti sul cerchione di una ruota quando questa è messa in
movimento? Un ulteriore problema era dato dal fatto che la teoria di Copernico non spiegava perché la
terra orbitando intorno al sole non perdesse la luna, per questo fu molto importante l'osservazione delle
lune di Giove realizzata da Galileo perché in tal modo Galileo voti argomentare che se Giove orbitando non
perdeva le lune anche la terra poteva fare lo stesso. Questi argomenti erano ben noti difensori
dell’eliocentrismo eppure nessuno aveva a disposizione una risposta soddisfacente, quindi la nuova teoria
risolveva qualche vecchio problema ma ne sollevava anche molti di nuovi punto a seconda dei propri valori
le persone reagiranno diversamente, le personalità e le credenze di ciascuno hanno motivate diversi
contributi offerti alla rivoluzione copernicana, sembra quindi che vi sia spazio per la discussione intorno a
cosa dovrebbe contare come motivo razionale e su quale peso relativo dovrebbe essere attribuito a ciascun
motivo razionale.

5 TEORIA E OSSERVAZIONE

Nello spiegare come funziona la scienza è naturale invocare la differenza tra teoria e osservazione. Si pensa
infatti che le teorie scientifiche siano basate su fatti conosciuti e che tali fatti siano determinati tramite
l’osservazione. Per questo la teoria del metodo scientifico proposta da Bacone ha una certa probabilità.
Iniziamo osservando il mondo naturale, poi cerchiamo di ordinare sistematicamente tali osservazioni e alla
fine arriviamo ai principi più generali che le governano. Chiaramente il metodo che seguiamo non può
essere del tutto scevro da presupposti perché quando osserviamo il mondo classifichiamo i fenomeni in
diverse tipologie prima di cercare di dare veste sistematica alla conoscenza che ne abbiamo. Ad esempio,
iniziamo a classificare certi fenomeni come i moti planetari, le maree o le stagioni. Secondo la scienza
contemporanea tra tali fenomeni intercorre uno stretto legame; le maree sono causate dal moto della Luna
e le stagioni sono il risultato del moto della terra intorno al Sole. Pertanto trattandoli come fenomeni
separati rischieremmo di essere fuorviati, questo è successo nel caso della scienza aristotelica per la quale i
cieli appartengono a un dominio distinto e le leggi della meccanica utilizzate per descriverne i moti sono del
tutto diverse da quelle applicate ai moti degli oggetti sulla superfice terrestre. Analogamente potremmo
naturalmente assumere che ceri fenomeni sono associati al movimento enon alla quiete perché per la
nostra esperienza le coe che si muovono sono dustinte da quelle in stato di quiete. Secondo la fisica
contemporanea però il moto uniforme e la quiete non sono fisicamente distinti, di fatto la differenza è
completamente relativa al proprio sistema di riferimento. È chiaro quindi che la scienza prima di iniziare
presuppone una qualche suddivisione tipologica dei fenomeni e che tali tassonomie possono essere riviste
quando vengono adottate nuove teorie. Anche se le teorie esistenti ci guidano nella formulazione di nuove
teorie, ci indiziano quali osservazioni siano scientificamente rivelanti ecc., comunque è possibile invocare la
distinzione tra il contesto della scoperta e il contesto della giustificazione per sostenere che le teorie
scientifiche siano controllate empiricamente. Molti filosofi empiristi hanno tracciato una retta distinzione
tra il teorico e l’osservativo. secondo la concezione standard i fatti osservativi, essendo indipendenti dalla
teoria o neutrali forniscono una base adeguata alla fondazione della conoscenza scientifica o quanto meno
al controllo delle teorie. La concezione standard incorpora la distinzione tra termini osservativi come
“rosso, pesante, e bagnato” e termini teorici come “ elettrone, carica e gravità”. L’idea è che le regole per
l’applicazione dei termini osservativi facciano riferimento esclusivamente a ciò che un normale osservatore
percepisce in certe condizioni e che siano completamente indipendenti dalla teoria. Ernest Nagel nel suo
libro “ la struttura della scienza” sostiene ad esempio che ogni termine osservativo è associato ad almeno
una procedura esplicita per la sua applicazione a qualche proprietà identificabile osservativamente al
realizzarsi di certe condizioni. La proprietà di essere rosso ad esempio è attribuita ad un oggeto quando
questo sembra rosso a un osservatore in normali condizioni fisiche, in condizione di luce normali. L’analisi
della logica del controllo teorico proposta da molti filosofi riposa sulla distinzione tra termini osservativi e
termini teorici.
Al contrario Kuhn è stato tra quelli che hanno posto in risalto la natura carica di teoria. Questi sosteneva
che l’esperienza visiva di due osservatori può essere diversa anche se le immagini retiniche di entrambi
sono le stesse. Credeva infatti che l’osservazione fosse inseparabile dall’interpretazione. Un esempio di
osservazione scientifica frequentemente discusso è l’osservazione attraverso un microscopio, se qualcosa è
l’immagine di un oggetto reale o semplicemente un effetto del procedimento di colorazione utilizzato per
preparare i vetrini per l’osservazione è determinato dalla teoria di sfondo. Di solito è molto frequente che
gli scienziati debbano imparare a osservare con particolari strumenti scientifici. Kuhn e altri argomentano
la tesi secondo la quale in generale ciò che gli scienziati percepiscono è determinato in parte da ciò che
credono. Il copernicano che osserva un tramonto vede il Sole immobile l’orizzonte salire, mentre un
astronomo tolemaico vede l’orizzonte immobile e il Sole scomparire alle sue spalle. Tutto ciò rischia di
compromettere l’oggettività delle procedure di controllo delle teorie scientifiche perché se contaminata
dalla teoria l’osservazione non può più svolgere il ruolo di arbitro neutrale tra teorie in competizione
attribuitole dalla concezione standard. Se ciò è vero è probabile che la storia della scienza annoveri molti
casi un cui l’evidenza raccolta dagli osservatori è stata contaminata dalle loro presupposizioni.

Il caso delle macchie solari sembra fornire un esempio di questo tipo. Vi sono anche altri casi in cui ciò che
viene osservato o che viene ritenuto osservabile è contaminato dalla teoria. Secondo la teoria del moto di
Galileo possiamo osservare solo i moti relativi e pertanto siccome la terra non si muove relativamente a noi
non avvertiamo il suo moto intorno al Sole. Secondo i suoi oppositori invece ogni tipo di moto è osservabile
e di conseguenza l’esperienza quotidiana dimostra che la Terra non si muove. Un altro argomento a favore
della tesi secondo la quale l’osservazione è carica di teoria fa riferimento al fatto che non sembra esserci
soluzione di continuità tra i casi in cui qualcuno osserva qualcosa e i casi in cui qualcuno inferisce qualcosa.
Va anche detto per descrivere oggetti osservabili talvolta utilizziamo il linguaggio teorico come quando
parliamo di “accendere il gas, forno a microonde” ecc. sembra cioè che il nostro linguaggio sia in gran parte
carico di teoria e che pertanto spesso descriviamo come esempi di osservazione diretta casi nei quali
abbiamo semplicemente inferito la presenza di qualcosa. L’idea secondo la quale il linguaggio che
utilizziamo per descrivere l’osservazione è carico di teoria non va comunque confusa con quella secondo la
quale l’osservazione stessa è carica di teoria. È plausibile sostenere che la linea di divisione tra termini
osservativi e termini teorici nel linguaggio sia indistinta ma la tesi secondo la quale l’osservazione stessa
piuttosto che il tipo di cose a cui facciamo attenzione e il modo in cui le descriviamo sia di fatto
condizionata dalle teorie che accettiamo è molto più controversa. Il filosofo Churchland sostiene che la
percezione sia plastica, nel senso che la natura e il contenuto della percezione sensoriale siano determinati
dalle teorie alle quali siamo abituati a pensare ‘e tramite le quali descriviamo il mondo. Secondo
Churchland il modo in cui percepiamo il mondo può subire drastici cambiamenti col tempo se solo
accettiamo nuove teorie. Jerry Fodor sostiene una concezione opposta, ossia che parte delle nostre
credenze sia direttamente fissata dall’osservazione cioè tramite l’attivazione dei sensi e che sia distinta
dalle credenze ottenute per inferenza. Chi come lui si oppone alle conclusioni radicali di Churchiland e Kuhn
invoca la distinzione tra “vedere che..” e semplicemente “vedere”. Chi manca dei concetti rilevanti
chiaramente non può vedere che c0è un bicchiere d’acqua ma può vedere il bicchiere d’acqua come può
risultare evidente quando incuriosito lo prende in mano. Si può quindi sostenere che nella scienza per
vedere che un pianeta occupa una certa posizione di cielo è necessario teorizzarlo come tale, ma che per
vedere solo un puntino luminoso in quella parte di cielo basta solo che il proprio sistema visivo funzioni in
modo appropriato. Molti esperimenti mostrano che, che cosa le persone percepiscano dipende in qualche
misura dai concetti e dalle credenze che hanno. D’altra parte, non vediamo sempre ciò che ci aspettiamo di
vedere ed è disponibile qualche evidenza contraria alla tesi che l’osservazione dia contaminata da credenze
e concetti.

Per un certo tempo i positivisti hanno ritenuto che gli asserti osservativi fornissero alla scienza un
fondamento certo, ma chiaramente se sono carichi di teoria non sono più certi delle teorie che
presuppongono. Tuttavia, se anche è impossibile che i resoconti osservativi siano neutrali rispetto ad ogni
teoria possono sempre essere neutrali rispetto alle teorie, tra le quali decidiamo per loro mezzo.

6 INCOMMENSURABILITA’

È un termine matematico che designa la mancanza di una misura comune. È stato adottato da Kuhn e da
Paul Feyerabend i quali hanno sostenuto che le teorie scientifiche che si succedono sono spesso
incommensurabili nel senso che non esiste un modo neutrale per valutare loro rispettivi meriti. Una delle
idee più radicali che si possono trarre dal lavoro di Kuhn e la dipendenza dal paradigma retrostante di ciò
che si considera evidenza entro un dato dominio. Per Kuhn il progresso scientifico piuttosto che basarsi
sull'evidenza è guidato esclusivamente dalla psicologia di massa e la conferma empirica di una teoria non è
altro che una finzione retorica. Molti hanno utilizzato gli argomenti di Kuhn per sostenere ciò che filosofi
chiamano relativismo sulla conoscenza scientifica posizione secondo la quale le verità contenute nelle
teorie scientifiche sono determinate completamente o in parte da forze sociali. Secondo una forma
semplice di relativismo epistemologico, ad esempio, una particolare teoria fisica biologica potrebbe essere
considerata vera solo per il fatto di essere accettata entro la comunità dei fisici o dei biologi dagli occupa
posizioni di rilievo ed è in grado di esercitare la propria influenza. L'idea che l'osservazione sia carica di
teoria qui c'è un argomento folle commensurabile dei paradigmi in competizione, se è vero che ogni
osservazione è contaminata dalle teorie di sfondo non si possono valutare i meriti di ciascun paradigma
ricorrendo a controlli sperimentali perché i sostenitori dei paradigmi in competizione non saranno
necessariamente d'accordo su quanto viene osservato. La rivoluzione copernicana è un esempio di come i
metodi ritenuti appropriati al controllo di certi principi teorici mutino al cambiare delle idee e di come, di
conseguenza, analoga natura abbiano i problemi scientifici. Per lo scienziato moderno un corpo rimane
stato di quiete o di moto uniforme a meno che il suo stato non sia mutato dall'azione di qualche forza;
pertanto, non c'è bisogno di spiegare che cosa mantenga in volo una freccia accelerata dalla corda di un
arco piuttosto bisogna spiegare come l'azione congiunta della gravità e della resistenza dell'aria impedisca
la freccia di continuare per sempre in linea retta. Per l’aristotelico al contrario è necessario spiegare cosa
mantenga nel suo modo innaturale una freccia scoccata dall'arco.

Commensurabilità del significato: le teorie che appartengono a paradigmi diversi sono incommensurabili
nel senso che i termini concetti chiamati in causa da tali teorie non sono mutuamente intertraducibili. Kuhn
assumere il significato dei termini scientifici sia determinato dalla posizione che occupano nella struttura
dell'intera teoria.

Incommensurabilità del riferimento: tre filosofi era largamente diffusa la credenza secondo la quale il
riferimento di un particolare termine scientifico, ad esempio, di atomo fosse determinato da cosa la teoria

asseriva intorno agli atomi. Se questo è vero teorie diverse sull'atomo asserendo cose diverse si riferiranno
a cose diverse. La incommensurabilità del riferimento è una brutta notizia per il realismo dal momento che
suggerendo che teorie diverse sugli elettroni di fatto siano riferendosi a cose diverse porta a credere che
non vi sia alcun fondamento nella tesi secondo la quale la scienza progredisce nella comprensione della
sottostante natura delle cose punto Ciao sembra suggerire che il mondo non sia fatto in un modo solo ma
piuttosto che il mondo in cui viviamo sia prodotto dalle nostre teorie. Secondo questa concezione ai
linguaggi diversi di teorie diverse corrispondono ai mondi diversi di teorie diverse e i sostenitori di
paradigmi diversi vivono in mondi diversi. Pertanto, c'è chi sostiene non che la conoscenza scientifica sia
relativa ma che sia la realtà stessa ad essere socialmente costruita. Secondo questa concezione detta
costruttivismo sociale un elettrone allo stesso statuto antologico di un partito politico o di uno stato nel
senso che entrambi esistono solo nella misura in cui si crede che esistono.

7 IL RELATIVISMO E IL RUOLO DELLA RAGIONE NELLA SCIENZA


la storia di varie rivoluzioni scientifiche presentataci Da Kuhn mostra che i singoli scienziati non adeguano
l'ideale filosofico della gente massimamente razionale che decide sempre sulla base delle evidenze del tutto
indipendentemente dai propri interessi e dei propri fini. Al contrario secondo Kuhn gli scienziati sono
spesso molto legati a un paradigma e alcuni particolari talvolta sono ricorso a qualsiasi mezzo pur di
conservarlo a dispetto della Confederazione dell'evidenza. Gli scienziati istituzionali si rifiuteranno di
accettare nuovo paradigma non si lasceranno persuadere da argomenti razionali e semplicemente alla fine
usciranno di scena con la loro morte lasciando alla generazione successiva il compito di sviluppare il nuovo
approccio. molti filosofi della scienza oggi giorno accettano che le teorie sulla scienza Libano essere
informate da un lavoro storico dettagliato in grado di ricostruire il contesto in cui le teorie del passato sono
state elaborate e sostengono che nella maggior parte dei casi non si è raccomandabile prendere alla lettera
le ricostruzioni manualistiche della storia della scienza. Si presta molta più attenzione a quello che gli
scienziati effettivamente fanno più che a quello che dicono di fare. Neanche il filosofo più realista
irrazionalista sosterrebbe che ogni teoria accettata sia provata al di là di ogni possibile dubbio o anche solo
che le teorie accettate siano tutte probabilmente vere. Il problema della scienza normale è che
indipendentemente dalle anomalie che la caratterizza no di fatto attendere l'avvento di una crisi. Molti
hanno interpretato Kuhn come si dicesse che il cambiamento delle teorie scientifiche è parzialmente
determinato da fattori sociali e psicologici più che essere esclusivamente il risultato di una valutazione
razionale dell'evidenza disponibile. Tuttavia, questa non può essere tutta la storia perché le rivoluzioni nel
pensiero scientifico di fatto avvengono anche quando non risultano convenienti per la comunità scientifica.
Kuhn Sostiene che tutti i paradigmi condividono i seguenti 5 valori fondamentali:

- nell'ambito del proprio dominio una teoria deve essere empiricamente accurata
- una teoria deve essere coerente con le altre teorie accettate
- una teoria deve avere un'ampia portata e non limitarsi a rendere conto dei fatti che è chiamata a
spiegare
- una teoria deve essere il più semplice possibile
- una teoria deve essere feconda nel senso che deve fornire la struttura di riferimento per la
continuazione della ricerca

Kuhn conseguentemente rigetta il totale irrazionalismo perché questi valori impongono limiti di carattere
razionale alle teorie che gli scienziati possono accettare. d’altra parte, questi valori da soli non possono
determinare quali decisioni di scienziati debbano prendere nei casi più interessanti perché possono entrare
in conflitto l'uno con l'altro. E chiaro che le idee di Kuhn portano a negare tutti e 7 gli aspetti dell'immagine
tradizionale della scienza:

- la scienza non è cumulativa perché il cambio di paradigma comporta l'abbandono delle vecchie
teorie piuttosto che la costante accumulazione di conoscenze
- la scienza non è unificata perché ogni sotto disciplina scientifica è relativa paradigmi dominanti che
di solito non sono condivisi dalle altre scienze
- non c'è un punto di vista neutrale dal quale valutare le teorie e quindi il contesto della
giustificazione così come l'idea di una logica unica per il controllo delle teorie è un'illusione perché
ogni giudizio sul valore di una teoria è sempre interno un paradigma.
- La scienza non è avalutativa perché fattori sociali e psicologici svolgono un ruolo ineliminabile nella
scelta di una teoria e pertanto viene meno la distinzione netta tra teorie scientifiche e altri sistemi
di credenze

CAP 5 IL REALISMO SCIENTIFICO


1. APPARENZA E REALTA’

Il fisico Arthur Eddington illustra la distinzione tra apparenza e realtà nella sua famosa discussione delle tue
tavole. Egli distingue tra il mondo del senso comune e il mondo come descritto dalla scienza. La descrizione
scientifica suggerisce che la realtà del senso comune sia illusoria o che quanto meno certamente da molti
punti di vista non percepiamo il mondo per come esso è. Per comprende le questioni filosofiche sollevate
dalle due tavole di Eddington è necesessario tornare ancora una volta alla rivoluzione scientifica e in
particolare alla distinzione tra due tipi di proprietà: primarie e secondarie.

La rivoluzione scientifica ebbe varie caratteristiche tra cui:

- Un rinnovato interesse per gli esperimenti e per l'uso di nuove tecnologie come il telescopio, al
microscopio eccetera
- l'abbandono di gran parte delle descrizioni qualitative della fisica aristotelica a vantaggio di
descrizioni quantitative di proprietà naturali
- l'abbandono della ricerca di cause finali tipica della scienza aristotelica e l'interesse esclusivo per le
cause materiali immediate
- la scienza fu sempre meno vista come una forma di conoscenza a priori sul modello della scienza
aristotelica e sempre più come un'attività di ricerca empirica a posteriori

l'immagine fondamentale utilizzata da molti autori rappresenta La natura come un gigantesco orologio
meccanico. il punto di tale immagine e tre parti di un orologio meccanico non lavorano in armonia le une
con le altre perché sono coordinate da misteriosi moti naturali ho guidate da cause finali ma perché
ciascuna comunica per contatto il suo moto alle parti adiacenti. si cominciò a ritenere possibile spiegare il
comportamento delle cose sulla base del moto delle particelle che le compongono piuttosto che sulla base
di essenze e forse occulte. Locke utilizza l'analogia del l'orologio meccanico per descrivere la propria
concezione dei compiti della filosofia naturale: le lancette sembrano muoversi in modo coordinato,
l'orologio rintocca ogni ora, mezz'ora eccetera, come richiesto; ciò corrisponde al modo in cui le cose
appaiono, ad esempio alle proprietà osservabili di un pezzo d'oro. L'orologio ha marchingegni interni e sono
tali meccaniche le manifestazioni orologio sia di un certo tipo, analogamente la struttura interna del loro
determina che appaia in un certo modo. Lo scopo della filosofia naturale consiste nella comprensione dei
meccanismi interni che sono responsabili dei fenomeni che osserviamo.

Il bando della soggettività della percezione umana dal terreno dell'osservazione scientifica, per far posto a
termometri esposimetri e alla fine persino strumenti automatici di registrazione sembra conferire alla
scienza all'oggettività in questa spira.

Le proprietà primarie sono le proprietà che le cose non solo sembrano possedere ma che possiedono anche
in realtà. Le proprietà secondarie sono le proprietà che gli oggetti sembrano possedere ma che non
possiedono in sé stessi ma solo nella mente degli osservatori. Se la forma il colore del tavolo sono diversi a
seconda dell'illuminazione e della posizione dell'osservatore chi vuol dire quali siano la sua forma e il suo
colore reali? Berkeley propone il famoso esempio delle tre bacinelle d'acqua, una molto fredda, una molto
calda virgola e una temperatura ambiente.se si comincia con l’immergere la mano nella bacinella che
contiene acqua calda e poi la si mette in quella temperatura ambiente l'acqua contenuta in quest'ultima
sembra fredda mentre si e prima si immerge la mano nella bacinella con l'acqua fredda e poi in quella
temperatura ambiente l'acqua contenuta in quest'ultima sembra calda. Ne segue che il calore è avvertito
non corrisponde a nessuna proprietà dell'acqua. La distinzione tra proprietà primarie secondarie risale
almeno agli atomisti nell'antica Grecia questi sostenevano ad esempio che le cose sembrano soltanto
essere dolce al gusto fredde al tatto gradevole alla vista ma che in realtà gli oggetti non possiedono tali
proprietà. Gli atomisti aggiungevano che le reali proprietà degli oggetti fossero le proprietà degli atomi che
li costituiscono oltre alle complesse proprietà strutturali relative al modo in cui gli atomi sono disposti.
Analogamente i fattori della nuova filosofia meccanica sostennero che le proprietà primarie coincidessero
con le proprietà dei corpuscoli o particelle da cui oggetti ordinari con me tavoli sono costituiti laddove le
proprietà secondari sono l'effetto causale del modo in cui corpuscoli sono organizzati ma non sono
proprietà reali di questi corpuscoli. Questi altri filosofi meccanici erano generalmente d'accordo nel
sostenere che la scienza avesse il compito di concentrarsi sulle proprietà primarie degli oggetti per spiegare
attraverso disse il modo in cui essi ci appaiono.

Locke distingue tra essenza reale e essenza nominale di una cosa. L'essenza nominale dell'oro non è che
l'idea strategia generale che ne abbiamo: che giallo, che è pesante virgola che malleabile, che si risolve in
certi acidi, che è lucente. L’essenza nominale è basata sul modo in cui loro ci appare ma ovviamente mi
sono anche altre. Quindi ciò che distingue loro vero dal loro falso e che il primo alle senza reale dell'oro è il
secondo no. L’essenza reale di una cosa coincide con la sua sottostante natura qualunque essa sia. A parere
di Locke non vi erano motivi per supporre che gli scienziati i suoi contemporanei conoscessero l'essenza
reale delle cose. Tuttavia pensava anche che fosse possibile farsene un'opinione probabile perché riteneva
che le essenze reali delle cose si sarebbero rivelate essere identiche alla loro costituzione microstrutturale.
Ma un campione d'oro ha un colore al buio? se sminuiamo loro fino a ridurlo in piccolissime parti queste
non avranno più l'aspetto del loro. D'altra parte Locke ritiene che i singoli pezzi conservano la propria
massa, la propria impenetrabilità ed estensione spaziale, indipendentemente da ciò che vi facciamo e dal
fatto che le osserviamo. Per questo Locke Non credere il colore percepito guardando l’oro assomiglia a
qualcosa in esso. All’oro possiamo solo attribuire il potere di causare l'esperienza caratteristica del guardare
l’oro in certe condizioni. ne conclude che le proprietà primarie si stanno indipendentemente dall'essere
percepite ma che non percepite le proprietà secondarie non esistano. Per quanto quindi un certo senso
l’oro sia giallo questa proprietà è piuttosto un potere una disposizione a produrre noi un certo tipo di
sensazioni E non c'è niente nei corpuscoli stessi che somiglia all'esperienza che abbiamo del giallo. Questa
caratteristica rende le proprietà secondarie come il colore simile alla fragilità di un bicchiere di vetro ovvero
alla disposizione a rompersi in certe condizioni che il vetro ha in virtù della sua costituzione microfisica. Il
vetro è fragile anche se non si rompe mai, analogamente in tavola e marrone anche se nessuno lo guarda,
perché è una costante disposizione ad apparire nel modo in cui appare agli osservatori umani. Alcune delle
idee che abbiamo riguarda la proprietà degli oggetti, ad esempio, della lunghezza del volume somigliano
alle proprietà degli oggetti che le causano. Queste sono le proprietà primarie. Ma i corpuscoli che
costituiscono un pezzo d'oro non sono essi stessi gialli, malleabile, lucenti e levigati. L'esperienza sensoriale
che ne abbiamo è il prodotto della natura della disposizione dello Stato motore di questi corpuscoli. L'idea
d'esempio del giallo che ricaviamo dalla percezione non assomiglia alle proprietà dei corpuscoli dell’oro che
la causano. Pertanto, a essere più precisi le proprietà primarie sono quelle che somigliano alle percezioni
che ne abbiamo, quelle secondarie sono quelle che non somigliano alle percezioni che ne abbiamo. Si noti
che se due oggetti hanno le stesse proprietà primarie avranno necessariamente le stesse proprietà
secondarie. La cosa non vale al contrario perché ho oggetti con proprietà primarie molto diverse possono
avere le stesse proprietà secondarie. Le quantità primarie come il volume la massa e la velocità sono
ritenute misurabili e quantificabili o quantomeno calcolabili sulla base di altre quantità come la densità che
equivale alla massa diviso il volume.

La tavola di Eddington descritta dallo scienziato e la portatrice delle proprietà primarie misurate descritte
dalle teorie scientifiche, mentre la tavola di senso comune e la portatrice delle proprietà secondarie di tutti
i giorni. Le proprietà secondarie della tavola di senso comune sono riducibili alle proprietà primarie della
tavola scientifica nel senso che sono poteri a disposizione a produrre noi certi effetti in alcune determinate
circostanze. Ad esempio, il marrone della tavola consiste nella sua disposizione a produrre un particolare
tipo di esperienze sensoriali quando è ben illuminata

2.2 L’IDEALISMO
Berkeley attacca la distinzione tra proprietà primarie e secondarie, rifiuta il realismo causale, ma anche ogni
forma di realismo metafisico e nega l'esistenza della materia appunto comunque importante chiarire che la
sua tesi non è che i tavoli, le sedie in generale gli oggetti materiali non esistano, ma che tra le oggetti non
siano indipendenti dalla mente che non siano costituiti da corpuscoli dotati di proprietà primarie. Il suo
primo argomento sostiene che il materialismo come dottrina non ha senso.in questo contesto con
materialismo non si intende la tesi secondo la quale il mentale è riducibile al fisico, ma semplicemente la
tesi secondo la quale la materia esiste. Materia ha un significato piuttosto specifico ovvero indica il
portatore di proprietà primarie come l'estensione spaziale, il movimento, il numero eccetera a cui
attribuiamo un'esistenza indipendentemente dalla mente. L'argomento di Berkeley:

1) abbiamo esperienze solo di idee non di oggetti materiali (ideismo)


2) tutte le nostre idee derivano dall'esperienza (empirismo sui concetti)
3) la combinazione di parole “oggetto materiale” non può designare alcuna idea ed è pertanto priva di
significato (immaterialismo)

Locke sostiene che alla nascita la mente sia come un foglio bianco su cui poi l'esperienza lascia i suoi segni e
si oppone con forza la tesi del razionalismo secondo la quale alcune idee o concetti precedono la nostra
esperienza sensoriale del mondo. Ma se non possiamo avere esperienza della materia e tutte le nostre idee
derivano dall'esperienza non dovremmo essere in grado di avere un'idea come quella di materia. la materia
è definita come ciò che sta al di là di ogni esperienza e quindi come potrebbe l'esperienza darcene mai
un'idea? Una risposta più promettente è data dal qualificare, dopotutto è ben possibile che tutte le nostre
idee ed elimino dall'esperienza e che al con tempo e se siano combinate per dar luogo all'idea di materia
diciamo combinando l'idea dell'estensione nello spazio con l'idea di causa.

Berkeley mega la distinzione tra proprietà primarie proprietà secondarie per vari motivi:

- si pensa che la distinzione primario\secondario corrisponde a quella tra aggettivo e soggettivo ma


nessuna caratterizzata adeguatamente la seconda distinzione e pertanto essa non può essere
invocata per spiegare la prima
- si pensa che le proprietà primarie siano stabili che quelle secondarie siano relative da un punto di
vista percettivo, ma non possiamo sapere che le proprietà primarie sono davvero stabili, possiamo
sapere che lo sono solo rispetto alla nostra costituzione percettiva. Di fatto le dimensioni degli
oggetti sono relative all'adozione di una qualche scala, pertanto, le proprietà primarie sono relative
e variabili tanto quanto lo sono le proprietà secondarie.
- Si pensa che le proprietà primarie siano le proprietà che un corpo possiede solo per il fatto di
essere un oggetto materiale, ma la nostra esperienza ci insegna che corpi oltre ad avere una forma
hanno sempre anche un colore. Berkeley sostiene che non sia possibile immaginare un corpo
materiale privo di colore e pertanto conclude che non abbiamo il diritto di separare il colore dai
corpi materiali senza fare lo stesso anche con la forma, le dimensioni, il moto eccetera.

Per Berkeley tutte le supposte proprietà primarie della materia compresa l'estensione sono secondarie, In
altre parole tutte queste proprietà esistono soltanto percepite. La concezione in positivo di Berkeley è una
forma di idealismo, l'idealismo è la tesi metafisica secondo la quale tutto ciò che esiste ha naturalmente allo
spirituale ed è pertanto incompatibile con qualsiasi forma di realismo metafisico sia esso diretto casuale.
Perché lei riteneva che la nozione di materia la relazione di proprietà primaria mostrasse che sono
veramente può esistere non percepita. argomentava la tesi che i cosiddetti oggetti esterni indipendenti
dalla mente sono di fatto dipendenti dalla mente nel modo seguente:

a) percepiamo cose come alberi e pietre


b) percepiamo solo idee o aggregati di idee
c) le idee e loro aggregati non possono esistere non percepiti
d) quindi gli alberi le pietre sono idee impressioni o loro aggregati non esistono non percepiti
questo argomento è chiaramente valido. Se percepiamo davvero solo collezioni di idee e percepiamo gli
oggetti quotidiani, gli oggetti quotidiani devono essere collezioni di idee. Quando pensa a un cavallo è
chiaro che la mia idea non esiste indipendentemente dalla mente. Come abbiamo visto, Locke accetta
l'idealismo, ma rifiuta (a) in favore del realismo causale. Berkeley ritiene che il proprio idealismo sia più
fedele al senso comune perché Locke abbracciando il realismo causale nega (a). Berkeley la definisce la mia
maestra per lo scetticismo perché ritiene che senza (a) non possiamo sapere con certezza di avere
conoscenza degli oggetti. gli empiristi che, come Locke, accettano l'idealismo intendono in questo modo
difendere l'infallibilità della base empirica della conoscenza dagli argomenti scettici che sembrano negarla.
Viene spontaneo chiedersi come facciamo a sapere che vi sia alcun oggetto esterno a causare le nostre
idee. È questo il problema dello scetticismo sul mondo esterno, originariamente illustrato da Cartesio.
Questi immaginava un demone maligno che creasse l’illusione di un mondo di oggetti e di altre persone
quando in realtà tale mondo non esiste, un altro esempio è quello di un cervello in una vasca. Come
facciamo a sapere che non ci troviamo in una situazione del genere? Se non si può escludere di essere un
cervello in una vasca, come possiamo pretendere di conoscere ciò che pensiamo di conoscere sul mondo
intorno a noi? Accettando l’ideismo sembriamo restare imprigionati dietro un velo di idee.

Il problema ovvio per Berkeley è quello di spiegare perché tra le nostre idee figa così tanta coerenza perché
la maggior parte delle volte concordiamo con i nostri simili sulle proprietà delle cose che ci circondano o
perché gli oggetti riappaiono dove erano prima quando rientriamo in una stanza vuota. La risposta proposta
da Berkley dipende dalla sua credenza in Dio. sostiene che Dio percepisce sempre tutto e che in tal modo
garantisca la continuazione dell'esistenza del mondo intorno a lui anche quando non lo percepiamo.
L'idealismo più sofisticato di Kant sembra essere una strategia migliore per fugare lo scetticismo. Laddove
Berkeley identifica il mondo esterno con le nostre impressioni per spiegare come sia possibile che la nostra
conoscenza del primo derivi da quella che abbiamo delle seconde, Kant è d'accordo con la realista
metafisico sull'esistenza di un mondo indipendente dalla mente, ma nega che se ne possa avere
conoscenza. Al contrario sostiene ogni conoscenza riguarda il mondo come esso è per noi, egli si riferisce al
mondo in sé come al mondo noumenico, mentre chiama fenomenico il mondo quale noi lo esperiamo.
Gran parte della conoscenza che abbiamo riguarda i fatti particolari del mondo fenomenico che
apprendiamo attraverso i sensi; tuttavia, Kant pensa che parte della nostra conoscenza sia a priori, anche se
possiamo conoscere le misure di un triangolo specifico esclusivamente attraverso i sensi, è solo tramite
l'uso della ragione che sappiamo che la somma degli angoli interni di ogni triangolo di cui avremmo mai
esperienza è di 180 °. Secondo Kant l'aritmetica, la geometria e la meccanica costituiscono forme di
conoscenza a priori non del mondo noumenico ma della forma necessaria della nostra esperienza.

3 SEMANTICA
L'empirismo è afflitto da un problema fondamentale: se ogni possibile contatto col mondo e immediato
dalle nostre idee, come possiamo sapere che la nostra esperienza costituisce una guida affidabile per
conoscere il mondo per come in se stesso?

Hume Riconosceva con chiarezza questo problema quando sostiene i vaghi per quanto non abbiamo altra
scelta che continuare a comportarci come se vi fosse un mondo esterno, la nostra credenza che tale al
mondo esista non ha fondamento razionale.

Berkeley ha reagito a questo problema sostenendo che non vi siano altri oggetti al di là delle nostre idee
secondo lui i tavoli gli alberi sono collezioni di impressioni che non esistono indipendentemente dalla
percezione

molti filosofi occidentali direbbero oggi che la giustificazione per credere nell'esistenza di oggetti
indipendenti dalla mente risiede nel fatto che questi forniscono la miglior spiegazione delle regolarità
esibite dall'esperienza

i realisti scientifici direbbero che questo è proprio la ragione che abbiamo per credere dell'esistenza delle
entità in osservabili postulate dalle migliori teorie scientifiche di cui disponiamo

gli antirealisti sulla conoscenza scientifica sono solitamente degli empiristi che rifiutano la spiegazione
proposta dai realisti di come la scienza possa trascendere l'esperienza e arrivare alle cause reali delle cose

3.1 IL POSITIVISMO LOGICO

Il termine positivismo fu coniato dal filosofo francese Comte, il quale sosteneva che le società attraversano
tre fasi, quella teologica, quella metafisica e quella scientifica.

Nella fase teologica fenomeni come il tuo no le siccità e le malattie sono spiegate invocando l'operato di
divinità, spiriti e magia

nella fase metafisica si ricorre a forza in osservabili, particelle e così via

si raggiunge la fase scientifica quando si rinuncia alla pretesa di spiegare perché le cose accadono e di
conoscere la natura insieme delle cose, il compito proprio della scienza consiste nella predizione dei
fenomeni.

Il positivismo ha le sue radici nell empirismo, in modo particolare nel tentativo di Hume di separare ciò che
ha significato da ciò che non ha significato. In generale, i positivisti:

- danno risalto alla verifica\falsificazione


- considerano l'osservazione\l'esperienza com'è l'unica fonte di conoscenza
- sono contrario alla nazione di causa
- sono contrari alle entità teoriche
- danno poco valore alla nozione di spiegazione
- sono in generale contrari alla metafisica

Hume era un po' si di vista nella misura in cui era scettico su:

- ogni relazione causale che andasse al di là dell'associazione tra le nostre idee


- la sostanza
- l'anima

La maggior parte delle parole che utilizziamo designano aggetti che percepiamo con i nudi sensi. Da
bambini impariamo i nomi degli oggetti, delle proprietà e dei processi che ci circondano ascoltando
imitando l'uso che ne fanno gli adulti. Naturalmente l'acquisizione del linguaggio è un fenomeno
sorprendente per quanto sono bravi bambini a imparare i nomi delle cose a comprendere la grammatica e
la sintassi sulla base di pochissimi esempi. In linea di principio comunque siamo in grado di ricostruire
l'apprendimento di parole come gatto, casa, russo, quadrato, cucinare e correre. Possiamo immaginare
questi semplici inizi bambini arrivano a costruire un intero vocabolario perché una volta in possesso di un
numero sufficiente di vocaboli il significato delle nuove parole può essere dispiegato nei termini delle
parole che già conoscono. Posso anche non aver mai visto un vero mammut, ma so che è come un grosso
elefante peloso eccetera. Per questo è naturale supporre che tutte le parole acquisiscano loro significato
dalla loro connessione con l'esperienza anche se talvolta tale connessione non può essere immediata.
secondo questa concezione il contenuto di ogni pensiero deve essere connesso alle idee che la mente
acquisisce nel fare esperienza del mondo. Da ciò segue che non possiamo intrattenere pensili intelligibili o
significanti intorno a cose che trascendono ogni possibile esperienza.

Criterio empiristico di significanza: per essere significante ogni parola deve avere una qualche connessione
con ciò che è osservabile

molti positivisti hanno sostenuto che le ipotesi ideologiche sono prive di significato. Ad esempio l'ipotesi
che Dio sia perfettamente buona onnipotente non ha implicazioni su quanto possiamo esperire con i sensi
ed è pertanto strettamente parlando prive di significato. Tra i concetti considerati alla stregua di pseudo
concetti ricordiamo e senza virgola cosa in sé, il bene e l'assoluto. Sono pseudo concetti perché le asserzioni
che le contengono non dicono niente. D’altra parte, si prende il termine onda radio, la differenza rispetto
ad assoluto, secondo i positivisti consiste nel fatto che l'uso di tale termine ha implicazioni osservative. Ad
esempio, l'enunciato “delle onde radio attraversano questa stanza” implica che otterrò una risposta se
sintonizzerà una radio alla frequenza appropriata.

La distinzione humeana tra relazioni tra idee questioni di fatto: Si ricordi che gli asserti relativi alle relazioni
tra idee sono veri o falsi esclusivamente in virtù del significato dei termini. Ad esempio “se Giovanni è più
alto di Giacomo e Giacomo è più alto di Daniele, Giovanni è più alto di Daniele” è vero in virtù del significato
di “più alto di”. Dall'altra parte, “Giovanni è più alto di Giacomo” riguarda una questione di fatto perché
sarà vero o falso in virtù dell’altezza delle persone denotate, rispettivamente, Da Giovanni e Giacomo. I
positivisti logici adottarono l'analoga distinzione kantiana tra asserti analitici e asserti sintetici. Esempi di
asserti analitici sono: “quello che sarà sarà”,” gli alberi sono piante” e “il rosso è un colore". Esempi di
asserti sintetici sono: “Parigi è la capitale della Francia”, i poli terrestri sono coperti di ghiaccio” e “il tavolo
è marrone”.

Le tesi fondamentali dell' empirismo logico sono le seguenti:

1) la scienza è l'unica forma di ricerca intellettualmente rispettabile


2) tutte le verità sono o analitiche, Apri ore necessarie, In altre parole tautologiche, o sintetiche, a
posteriori e contingenti
3) per quanto riguarda la conoscenza, o è di tipo puramente formale e analitico, come nel caso della
matematica e della logica, o è di tipo empirico
4) il compito della filosofia e di esplicare la struttura o logica della scienza. La filosofia non è che
epistemologia della scienza o analisi concettuale
5) si deve utilizzare la logica per esprimere con precisione le relazioni tra i concetti
6) il criterio verificazionale del significato: un asserto e letteralmente significante se e solo se è
analitico o verificabile empiricamente
7) Il principio di verificazione: il significato di un asserto non tanto logico è il metodo della sua
verificazione, ovvero la procedura empirica attraverso la quale si può stabilire se è vero

I positivisti ricercavano una base certa su cui edificare la conoscenza del mondo. si considerino i seguenti
criteri per la nozione di verità fondamentale:
- non deve essere inferita da altre credenze, ma deve essere autoevidente o autogiustificante
- deve essere immune dallo scetticismo
- deve essere utile informativa. In altre parole, sintetica, non analitica

fondazionalismo: e la concezione secondo la quale la giustificazione di una credenza può essere di due tipi:
alcune credenze di base sono giustificate indipendentemente da ogni altra credenza, mentre le credenze
non sono di base giustificate dal fatto di essere deduttivamente o induttivamente implicate dalle credenze
di base. Ad esempio, la credenza secondo la quale mi sembra che la luce sia accesa è di tipo
autogiustificante. I positivisti logici proposero gli enunciati protocollari come fondamento della conoscenza,
questi annunciati si riferiscono esclusivamente al contenuto immediato di particolari esperienze o
osservazioni. Un esempio è “io vedo il lampo di luce rossa". Gli enunciati protocollari sono detti anche
resoconti di dati di senso ho proposizioni di base. Dovrebbero essere resoconti introspettivi prima persona,
coniugati al tempo presente. Ovvero resoconti di come le cose sembrino a un dato osservatore in un dato
tempo. In quanto tali dovrebbero essere:

- sintetici e contingenti: perché l'esperienza di un osservatore potrebbe essere diversa da quella che
è
- immuni dal dubbio: perché si pensa che chiunque sia in grado di riportare fedelmente almeno il
modo in cui le cose gli sembrano
- non in feriti da altre credenze: perché l'osservatore si limita a riportare la propria esperienza

Gli empiristi logici sostenevano che tutti gli asserti empirici significanti fossero o annunciati protocollari o
ipotesi empiriche punto le ipotesi empiriche mettono in relazione gli enunciati protocollari gli uni con gli
altri e rendono così possibili le previsioni. Le leggi scientifiche sono ipotesi empiriche che vengono
controllate sulla base delle loro previsioni osservative. Gli annunciati protocollari sono fortemente verificati
perché la loro verità è stabilita in modo conclusivo tramite l'esperienza. Dal problema dell'induzione segue
che nessun numero di osservazioni compatibile con le previsioni di una particolare legge o generalizzazione
del tipo “i metalli si espandono al calore” posso assicurare che la successiva osservazione seguirà
l'andamento delle precedenti. Quindi gli enunciati protocollari al massimo verificano debolmente un'ipotesi
empirica, nel senso cioè che la rendono probabile e non certa.

Supponiamo di conoscere in modo certo il contenuto delle nostre sensazioni immediate e supponiamo
anche che le ipotesi empiriche che predicono determinate relazioni tra i fenomeni siano confermate
dall'osservazione. Tutto ciò è compatibile con lo scetticismo sull'esistenza di un mondo indipendente dalla
mente o con l'idealismo di Berkeley. Anche supponendo di poter conoscere le regolarità della nostra
esperienza come sappiamo che siano gli oggetti alle persone del mondo a causarle? In altre parole, anche
supponendo di poter conoscere le ipotesi empiriche, le verità analitiche e gli enunciati protocollari, in che
modo possiamo costruire la nostra conoscenza a partire da questa base?
Sembra che siamo di fronte a un dilemma:

- sappiamo un sacco di cose sui cavoli sui re


- conosciamo solo enunciati protocollari e verità analitiche

siccome gli annunciati protocollari sono certi solo perché si riferiscono esclusivamente alle esperienze
immediata non possiamo, partendo da enunciati protocollari, affidarci a un argomento deduttivo per
derivare asserti su oggetti indipendenti dalla mente, perché un argomento sia deduttivamente valido la sua
conclusione deve essere in qualche modo implicita nelle sue premesse. I positivisti adottarono una strategia
parallela. Ridussero tutta la conoscenza a conoscenza di enunciati protocollari e di verità necessarie.
Sostennero che gli ha certi soggetti percepiti o possibili fossero riducibili ad Asti arti su esperienze attuali o
possibili. Le proposizioni che asseriscono l'esistenza di oggetti fisici sono equivalenti alle proposizioni che
asseriscono che un osservatore virgola in determinate circostanze, avrà una determinata serie di
sensazioni. Gli oggetti fisici sono costruzioni logiche a partire da dati di senso, attuali e possibili. Un oggetto
fisico e una permanente possibilità della sensazione niente di più punto questa concezione volta detta
fenomenismo: i positivisti logici erano cioè d'accordo con quanti ritenevano ridicole le dispute filosofiche
sull’ esistenza dei tavoli, parlare del mondo esterno non ha letteralmente senso. Insieme, il fondazionalismo
e la dottrina empiristica dell'ideismo sembrano suggerire che se si vuole evitare la metafisica, il
fenomenismo è l'unica alternativa allo scetticismo.

I principali intenti costruttivi del positivismo logico erano i seguenti:

1) mostrare che l'uso nella scienza dei termini teorici è compatibile con il criterio empirico di
significanza
2) mostrare uomini arti osservativi confermino gli asserti teorici, ovvero esplicare la logica della
conferma
3) mostrare che la matematica e la logica sono analitiche

3.2 STRUMENTALISMO SEMANTICO ED EMPIRISMO RIDUTTIVO

Per i positivisti da conoscenza empirica spira da anticipare con successo l'esperienza futura. Se l'empirismo
sui concetti è corretto, com'è possibile che questi termini abbiano un significato? I positivisti logici
svilupparono due approcci per trattare i termini empiricamente sospetti: o negare fossero significanti o
mostrare in che modo il loro significato potesse essere reso accettabile da un punto di vista empirico per
eliminare la metafisica come nel caso della nostra conoscenza del mondo esterno. Per spiegare come mai la
gente parlasse così tanto di cose apparentemente senza significato Ayer aveva sostenuto che un enunciato
come “l'omicidio è sbagliato” si limitasse ad esprimere l'atteggiamento del parlante rispetto all'omicidio,
piuttosto che ad asserire un contenuto potenzialmente vero o falso. Talvolta questa teoria sull'etica è detta
la teoria Buu- urrà, perché sostiene che tutte le asserzioni in etica siano mere espressioni di reazioni
emotive senz'altro contenuto. I filosofi utilizzano il termine assertivo per dire qualcosa che asserisce
genuinamente qualcosa sul mondo. Un enunciato per essere assertivo non deve essere vero. In modo
analogo alcuni anti realisti scientifici sostengono che gli enunciati che contengono termini teorici non siano
assertivi.

Strumentalismo semantico: Non si dovrebbero interpretare i termini teorici delle teorie scientifiche come
se si riferissero realmente a entità in osservabili perché non sono che costrutti logici utilizzati per
sistematizzare le relazioni tra i fenomeni. L'altra parte c'è chi sostiene che le asserzioni contenenti termini
teorici siano assertive, ma che siano riducibili ad asserzioni su entità osservative.

Empirismo riduttivo: I termini teorici sono definibili sulla base di concetti osservativi e pertanto gli enunciati
che li contengono sono assertivi. Le teorie scientifiche non dovrebbero essere prese alla lettera, come se si
riferissero oggetti in osservabili.

Ecco la definizione esplicita di un termine teorico: pressione= forza\ superficie

il problema è che la maggior parte dei termini scientifici non è definibile in questo modo, ad esempio si
prende il termine temperatura, abbiamo bisogno di dare una definizione operazionale di ogni possibile
temperatura, perché non c'è consentito supporre che vi sia una proprietà reale con diversi valori possibili.

I positivisti si resero presto conto del fatto che quando descriviamo alle nostre esperienze ricorrendo al
linguaggio pubblico i resoconti sui dati di senso cessano di essere incontrovertibili, perché in tal caso
dobbiamo applicare i termini correttamente ed è sempre possibile che ci sbagliamo. I positivisti e gli
empiristi logici reagirono a questo problema abbandonando l'idea che la scienza potesse avere una
Fondazione certa e mettendo da parte il principio di verificazione. Piuttosto posero l'accento sulla conferma
e sulla falsificazione empirica, In altre parole su ciò che conta a favore o contro una data proposizione. Una
componente importante del realismo scientifico comporta l'impegno apprendere il linguaggio scientifico
anche le sue parti che sembrano riferirsi a entità non osservabili, alla lettera, ed è incompatibile col
tentativo di ridurre o eliminare i termini teorici a vantaggio di quelli osservativi.

3.3 VERITA’

Alcune forme di antirealismo non sono basate Sull'eliminazione dei termini teorici ma su qualche teoria
della verità che nega la concezione realistica secondo la quale la verità consiste nella corrispondenza tra
linguaggio e mondo. Pertanto, alcune antirealisti sostengono che le asserzioni teoriche della scienza vadano
prese alla lettera e che siano assertive, ma che tuttavia non siamo in realtà obiettiva, trascendente ogni
possibile osservazione, a renderle vere. È pertanto possibile distinguere varie teorie della verità. La prima è
la teoria della verità come corrispondenza: un'asserzione vera quando corrisponde ai fatti. I termini di un
enunciato si riferiscono a oggetti e proprietà nel mondo. Le condizioni nelle quali un enunciato è vero o
falso sono oggettive e ne determinano la verità o falsità a seconda di come è fatto il mondo. La maggior
parte dei sostenitori della teoria della corrispondenza ritiene che l’esplicito riferimento a condizioni di
verità indipendenti dalla mente ne sia una componente essenziale. Chi accetta il principio di verificazione
ritiene insensata l'idea di una verità trascendente la nostra capacità di verifica. Altri sostengono una
concezione pragmatica della verità che grosso modo identifica la verità con ciò che alla lunga funziona.
Secondo altri dal momento che è impossibile uscire dal linguaggio per stabilire se esso si aggancia al mondo
in modo appropriato, sono veri gli enunciati che si adattano meglio all'intero sistema delle nostre credenze,
questa teoria della verità è detta coerentismo.

4 REALISMO SCIENTIFICO STANDARD

Se si adottano il realismo metafisico e il realismo semantico a proposito di un determinato ambito A e si


aggiunge a questo un requisito epistemico, otteniamo una forma di realismo forte su A

I) Le entità o tipi di entità di cui si parla e che sono descritti in A esistono


II) La loro esistenza è indipendente dalla nostra conoscenza e dalle nostre menti

Questo riguardo ai requisiti metafisici

III) Gli enunciati a proposito di A sono irriducibili/ineliminabili e sono genuinamente assertivi


IV) Le condizioni di verità delle asserzioni in A sono oggettive e ne determinano la verità o falsità a
seconda di come è fatto il mondo

I requisiti semantici sono formulati nei termini della teoria della verità come corrispondenza in
opposizione al pragmatismo e al corentismo

V) Le verità in A sono conoscibili e di fatto ne conosciamo alcune e quindi i termini di A hanno un


riferimento nel mondo.

Se ad esempio consideriamo la teoria degli elettroni, il realista scientifico sosterrà che

- Gli elettroni esistono


- Indipendentemente dalla mente
- Le asserzioni sugli elettroni si riferiscono davvero ad entità subatomiche
- Tali asserzioni sono vere o false a seconda di come è fatto il mondo
- Dovremmo credere nella teoria degli elettroni e gran parte di questa teoria costituisce conoscenza.

5 ANTIREALISMO
Abbiamo visto che il realismo scientifico comporta tre tipi di impegno filosofico: l’impegno metafisico
sull’esistenza di un mondo indipendente dalla mente popolato da oggetti osservabili e inosservabili.
L’impegno semantico sull’interpretazione letterale delle teorie scientifiche e sulla teoria della verità come
corrispondenza e infine l’impegno epistemologico sulla tesi secondo la quale siamo nella posizione di
sapere che le migliori teorie attualmente a nostra disposizione sono approssimativamente vere e che
davvero si riferiscono alla maggior parte delle entità inosservabili, realmente esistenti che esse postulano.
Per essere un antirealista scientifico è sufficiente negare una di queste tre tesi

6 SOTTODETERMINAZIONE

Tutti gli argomenti basati sulla sotto determinazione fanno riferimento al fatto di spesso più di una teoria
spiegazione o legge è compatibile con l'evidenza. I dati sotto determinano la teoria corretta quando sono
insufficienti per stabilire quale tra molte teorie sia quella vera. Perché il treno è in ritardo? potrebbe avere
avuto un problema al motore, potrebbe esserci una carenza di personale, un errore di segnalazione
eccetera. Spesso in casi del genere sospendiamo il giudizio ma dal volto nonostante l'incertezza siamo
costretti a prendere una decisione. I medici, ad esempio, si trovano nella condizione di dover intraprendere
una qualche azione anche se la casa di malore e sotto determinata dai sintomi, un dolore di orribile allo
stomaco potrebbe essere il segno di un’appendicite o di qualche altro tipo di infezione. Naturalmente
l'esperienza o indagini ulteriori consentono di affinare il proprio giudizio, ma chiunque riconoscerà che ci
sono dei casi in cui l'evidenza disponibile può al massimo ridurre le alternative a due o più spiegazioni
possibili. Allo stesso modo capita talvolta che più di un'ipotesi scientifica preveda e spieghi un dato
fenomeno e che tutte siano compatibili con le osservazioni raccolte. Se conformemente alla componente
semantica del realismo scientifico dobbiamo prendere alla lettera queste teorie e non trattare loro termini
teorici come meri strumenti come facciamo a sapere quale dobbiamo accettare? In filosofia della scienza
sono stati in molti a sostenere che dovremmo sospendere il giudizio sulle cause reali delle cose.

1.1. SOTTODETERMINAZIONE DEBOLE

L’idea è argomentare come di seguito indicato

1) riteniamo di conoscere una certa teoria T compatibile con tutta l'evidenza disponibile
2) c'è un'altra teoria T# anch'essa compatibile con tutta l'evidenza disponibile per T
3) sei tutta l'evidenza disponibile per T è compatibile con un'altra ipotesi T# non c'è ragione di credere
che T sia vera e che T# siamo falsa

una variante della sotto determinazione e il problema dell'adeguamento della curva. Supponiamo che gli
scienziati siano interessati a stabilire la relazione che intercorre tra la pressione e la temperatura di un gas
mantenuto a volume costante. Allestiscono un esperimento e riportano su un grafico i dati risultanti.
Sembrerà probabilmente scontato che tra le due grandezze fisiche intercorra una relazione lineare tipo che
all'aumento della pressione corrisponde all' aumento della temperatura e viceversa. Tuttavia i punti che
abbiamo segnato fino ad adesso sono compatibili anche con le altre curve virgola di fatto, per ogni insieme
finito di punti mi sono infinite curve che passano da ciascuno di essi. Di conseguenza una forma
dell'argomento della sotto determinazione sostiene che siccome tutti i dati raccolti fino a un certo
momento sono compatibili con più di una teoria dovremmo sospendere il giudizio su quale sia quella vera.
Chiamiamo questa la forma di bolle dell'argomento della sotto determinazione pronto gli scienziati si
trovano ogni giorno ad affrontare analoghi problemi legati alla sotto determinazione e solitamente provano
a risolverli cercando un fenomeno rispetto al quale le teorie diano predizioni incompatibili in modo da
poter operare la scelta sulla base di nuovi test sperimentali.

Per ogni teoria H c’è sempre un'altra teoria G tale che:


1) H e G sono empiricamente equivalenti in senso debole
2) Se H e G sono empiricamente equivalenti in senso debole non ho ragione per credere in H e non in
G

Potenzialmente questo è un vero problema per realista scientifico: se l'argomento è corretto mi saranno
sempre teorie rivali a cui non abbiamo pensato che sia tratteranno perfettamente ai dati che sostengono le
migliori teorie a nostra disposizione. Se è così perché dovremmo credere nelle nostre migliori teorie non
nelle alternative proposte dallo scettico? Si potrebbe cercare di resistere a questo argomento negando la
seconda premessa, ad esempio Popper ha sostenuto che G dovrebbe essere ignorata se è ad hoc e se non
implica previsioni empiricamente falsificabili. Si potrebbe sostenere che se in precedenza H ha previsto con
successo dei fenomeni e G è ad hoc cioè è stata introdotta soltanto per rendere conto dei dati senza
implicare nuove previsioni, allora dati precedenti successi del principio metodologico secondo il quale
dovremmo preferire le teorie che hanno successo empirico alle teorie ad hoc abbiamo motivi induttivi per
ritenere H e non G probabilmente vera. Supponiamo ad esempio che H sia la teoria secondo la quale ogni
forma di vita sulla terra si è evoluta in seguito a un processo di mutazione variazione casuale e sulla base di
una selezione naturale che ha avvantaggiato le varianti più adatte alla propria nicchia. Queste ipotesi
implica che gli esseri umani si siano evoluti da altre specie e dal momento che le specie più prossime alla
nostra sono i primati come gli scimpanzè suggerisce che gli uomini e gli scimpanzè abbiano antenati comuni
relativamente recenti. Quindi H implica che dovremmo trovare tracce di specie morfologicamente
intermedi tra noi e i primati. ora supponiamo che G sia l'ipotesi secondo la quale Dio avrebbe creato la
terra. Certamente G ecco un po' di bile con l'evidenza disponibile ma non implica nuove previsioni e sembra
ad hoc. L'argomento della sotto determinazione debole è una variante del problema dell'induzione. In altre
parole, argomento a favore della tesi secondo la quale anche se è vero che tutta l'evidenza disponibile e
logicamente compatibile con l'ipotesi che i metalli inizino improvvisamente a comportarsi in modo diverso
e falso che manchiamo di qualsiasi ragione per credere che i metalli continueranno a dilatarsi anche
domani. Abbiamo già visto che il problema dell'induzione affligge ogni possibile resoconto in positivo della
metodologia e della conoscenza scientifica indipendentemente dal fatto che le teorie in questione pongano
o meno entità inosservabili.

1.2. SOTTODETERMINAZIONE FORTE

Appellarsi alla sotto determinazione forte costituisce una strategia scettica generale frequentemente
utilizzata in filosofia. L'argomento del sogno nella prima meditazione di Cartesio costituisce un buon
esempio. L'argomento è il seguente:

a) Talvolta i sogni sono così realistici che mentre sogniamo non riusciamo a distinguerli dalla vita
quotidiana
b) se non riesci a distinguere tra la veglia e il sogno è possibile che in questo momento tu stia
sognando
c) se non sei nella posizione di escludere la possibilità di stare sognando non sai di non stare
sognando.

Quindi non sai di non stare sognando. La tesi è che tutta l'evidenza possibile non sia sufficiente a escludere
un'ipotesi alternativa e che pertanto non potendo sapere se l'ipotesi alternativa sia falsa non possiamo
conoscere quanto crediamo di conoscere.

1) Pensiamo di sapere che p


2) se sappiamo che p, dobbiamo sapere che q è falsa
3) non possiamo sapere che q è falsa
4) pertanto, non possiamo sapere che p
Ne segue che lo scetticismo circa una determinata credenza può essere motivato trovando un'ipotesi
rivale che predica che tutto sembri lo stesso punto chi ricorre a questa strategia argomenta sostenendo
che la ragione per la quale non possiamo sapere se q è falsa è che ogni possibile osservazione è
compatibile con q. Qui è fondamentale l'idea di indistinguibilità. Supponiamo che qualcuno sostenga di
avere appena visto un'aquila e che alla domanda di come faccio a saperlo citi come evidenza gli artigli e
il becco ricurvo. Oltre alle aquile ci sono altri rapaci che hanno artigli e becco ricurvo, se uno non sa
distinguere un'aquila da un falco intuitivamente non c'è di stare guardando un'aquila. Da delle
circostanze la possibilità che l'uccello in questione sia un falco è rilevante. In conclusione, potremmo
negare la seconda premessa sostenendo che q non è un'alternativa rilevante virgola non è necessario
escluderla per sapere che p.

La forma forte dell'argomento della sotto determinazione per le teorie scientifiche la seguente:

- per ogni teoria data esiste un numero infinito di teoria rivali empiricamente equivalenti in senso
forte e incompatibili
- se due teorie sono empiricamente equivalenti in senso forte sono equivalenti rispetto all'evidenza
- Nessuna evidenza può sostenere una teoria più di quanto non sostenga le sue rivali empiricamente
equivalenti in senso forte e quindi la scelta di una teoria è radicalmente sotto determinata

4.1. RISPOSTE ALL’ARGOMENTO FORTE DELLA SOTTODETERMINAZIONE


1. La tesi forte dell'equivalenza empirica è incoerente
2. la tesi forte dell'equivalenza empirica è falsa
3. l'equivalenza empirica non implica l'equivalenza rispetto all'evidenza
4. la scelta teorica è sotto determinata
- riduzionismo
- convenzionalismo
- antirealismo

1) La supposta incoerenza della tesi forte dell'equivalenza empirica

vi sono varie strategie per sostenere che la nozione di equivalenza empirica in senso forte è incoerente o
mal definita:

a) L'idea di equivalenza empirica presuppone che sia possibile circoscrivere in modo netto alle
conseguenze osservative di una teoria. Tuttavia, non è disponibile alcuna distinzione non arbitraria
tra osservabile e non osservabile.

Il modo più ovvio per argomentare e far notare che per articolare la nozione di conseguenza empirica di
una teoria è necessario invocare una distinzione di principio tra osservabile e inosservabile. Si può poi fare
notare che non esiste un modo netto per tracciare quella distinzione sostenere che pertanto essa sia
arbitraria e che non possa essere attribuita la rilevanza epistemologica che le viene attribuita. Il punto è che
c'è una zona grigia tra ciò che chiaramente osservabile come un albero e ciò che e chiaramente
inosservabile come un elettrone. Ad esempio, non è ben definito se le cose che possiamo osservare solo
con una lente di ingrandimento debbano essere considerati come osservabili oppure no. Questa obiezione
è inadeguata per due motivi. In primo luogo, non è necessario che una distinzione sia netta perché sia non
arbitraria, possono anche esserci casi in cui non è chiaro se abbiamo osservato qualcosa o no o se certe
conseguenze di una teoria siano osservative o meno. È ovvio che gli elettroni e i quark non sono osservabili
e che i fiumi le persone e gli oggetti quotidiani sono osservabili. In secondo luogo, vi possono essere buone
ragioni di carattere epistemologico per tracciare la distinzione osservabile/non osservabile in modo netto,
un modo per farlo consiste nell'identificare i termini osservativi di una teoria con i termini che possono
essere compresi indipendentemente da quella teoria.

b) La distinzione osservabile/non osservabile cambia col tempo e quindi quali siano le conseguenze
osservative di una teoria è una questione relativa a momenti particolari

la distinzione osservativa/non osservativa cambia col tempo perché le teorie cambiano col tempo. Anche se
è possibile che due teorie per un certo periodo siano empiricamente equivalenti non lo saranno in eterno,
sarà possibile prima o poi distinguerle. Le teorie possono sempre essere momentaneamente
empiricamente equivalenti e quindi la nostra è una nozione di equivalenza empirica sincronica anche se
non diacronica. Di conseguenza è sempre possibile relativizzare l'argomento della sotto determinazione a
particolari momenti. Ciò significa che per un qualsiasi momento nel tempo data una qualsiasi teoria
scientifica ci sarà sempre una seconda teoria che in quel momento sarà empiricamente equivalente alla
prima e quindi in quel momento la scelta teorica sarà sotto determinata. Un'altra risposta è quella proposta
da Hoefer e Rosemberg. La loro proposta e che l'ambito di validità di (1) sia ristretta alle teorie totali cioè a
teorie che sono globalmente adeguate dal punto di vista empirico nel senso che predicono tutti i fenomeni
e non solo quelli entro un particolare dominio scientifico.

c) Le teorie hanno conseguenze empiriche solo relativamente ad assunzioni ausiliarie e a condizioni di


sfondo. Quindi l’idea, di conseguenza, empirica di una teoria in sé è incoerente

Di solito una teoria deve essere affiancata da teorie di sfondo tratte da altre parti della scienza perché sia
possibile determinare la maggior parte del suo contenuto empirico punto di conseguenza due teorie
saranno empiricamente equivalenti o meno a seconda delle ipotesi ausiliarie chiamate in causa. Nel caso in
cui qualcuno dica che due teorie sono empiricamente equivalenti quindi sarà sempre possibile distinguerle
scegliendo opportunatamente le assunzioni ausiliarie o di sfondo. Inoltre, c'è anche una versione diacronica
Dell'argomento secondo la quale un equivalenza empirica non è una relazione che intercorre tra le teorie in
sé ma tra la congiunzione a un determinato tempo delle teorie con certe altre ipotesi. Ancora una volta è
possibile che in futuro quando saranno scelte nuove ipotesi ausiliarie le teorie cesseranno di essere
empiricamente equivalenti. Tuttavia, è possibile riformulare (1) in modo che faccia riferimento a teorie
totale empiricamente equivalenti che contengono già le ipotesi ausiliarie. Hoefer e Rosemberg
Parallelamente alla loro distinzione tra teorie totali e parziali distinguono anche tra sotto determinazione
totale locale ovviamente se una teoria è solo parziale quindi non spiega una serie di fenomeni è possibile di
fatto probabile che le teorie rivali adesso empiricamente equivalenti cessino di esserlo quando la teoria
viene estesa per rendere conto di altri fenomeni. Le teorie parziali possono quindi essere sotto determinate
solo in senso debole.

2) La supposta falsità della tesi forte dell'equivalenza empirica

si potrebbe sostenere che non c'è alcuna ragione per pensare che per ogni teoria debbano per forza
esistere teorie rivali empiricamente equivalenti in senso forte o perché teoria rivali di questo tipo sono
troppo rare o perché le uniche teorie di questo tipo attualmente in circolazione non sono teorie genuine. Il
realista scientifico non è impegnato a sostenere che dovremmo credere in tutte le migliori teorie a nostra
disposizione piuttosto è impegnato a sostenere che almeno in certi casi dovremmo credere nella verità e
nel successo referenziale di qualche teoria sugli osservabili. Naturalmente data una teoria T è sempre
possibile generare una nuova teoria empiricamente equivalente a T semplicemente aggiungendole delle
proposizioni che non hanno conseguenze empiriche. In questo modo non generiamo una teoria compatibile
con T ma vi sono altri algoritmi per generare rivali empiricamente equivalenti. Un esempio banale è il
seguente: data una qualsiasi teoria T, sia T# la teoria che asserisce che le previsioni di T sono tutte vere ma
che asserisce che l'entità teoriche poste da T non esistono. In questo caso T e T# sono incompatibili e per
definizione hanno le stesse conseguenze empiriche. Chi si oppone all'argomento della sotto determinazione
può sostenere che gli algoritmi di questo tipo non funzionano perché generano pseudo teorie. Tutti sono
d'accordo nell'affermare che non dovremmo ammettere teorie di questo tipo tra le teorie arriva lì quando
cerchiamo di valutare se sia vero o no punto tuttavia primo sguardo non c'è ragione per cui queste teorie
non dovrebbero essere prese in considerazione. Gli algoritmi in questione potranno anche generare teorie
artificiose ma per distinguere i prodotti d'Italia algoritmi dalle teorie a cui sono applicati abbiamo bisogno di
un criterio che ci dica in quali casi una teoria è una teoria in senso proprio e che ci spieghi perché l'evidenza
conferisca loro un sostegno maggiore. Se valutando (1) si escludono come rilevanti alcune teorie in ragione
della loro natura artificiosa e della loro complessità dobbiamo ammettere che vi sono basi non empiriche
ma comunque razionali per preferire una teoria all'altra come la semplicità, l'intrinseca plausibilità
eccetera. Abbiamo bisogno di teorie che abbiano l'aspetto di rispettabili alternative scientifiche. Ci sono
modi più interessanti per generare teoria empiricamente equivalenti, un modo e rimpiazzare le strutture
osservabili di una teoria con strutture extra auto correggendo virgola in maniera da avere le stesse
predizioni osservative. Tuttavia, vi sono casi in cui non è necessario costruire una nuova teoria per generare
un'equivalente empirico: se le previsioni di una teoria sono indipendenti dal valore associato a determinati
parametri si potrà generare un'equivalente empirico semplicemente variando Tali parametri. In
conclusione, sembra che gli unici esempi interessanti di teoria empiricamente equivalenti siano relativi a
ipotetiche teorie globali che di fatto sono empiricamente false. Tuttavia, non c'è dato alcun motivo per
pensare che una teoria globale che di fatto fosse adeguata avrebbe rivali empiricamente equivalenti punto
quindi anche se non ci sono argomenti conclusivi per sostenere che (1) sia falsa non ci sono nemmeno per
sostenere che sia vera.

3) Equivalenza empirica non implica l'equivalenza rispetto all'evidenza

Molti realisti sostengono che le teorie possono predire gli stessi fenomeni e al contempo non avere lo
stesso grado di sostegno evidenziale. In altre parole, ritengono che le teorie abbiano caratteristiche non
empiriche come la semplicità, il potere di fare nuove predizioni l'eleganza, il potere esplicativo, che
forniscono ragioni per scegliere tra teorie rivali empiricamente equivalenti. Si può dire che le teorie
scientifiche abbiano virtù empiriche come l'adeguatezza empirica e la forza empirica. Una teoria è
empiricamente adeguata se quanto asserisce sui fenomeni o sui fatti osservabili è vero. Una teoria può
essere più o meno adeguata empiricamente. Due teorie possono comunque avere diversa forza empirica
anche se la più debole è risultata fino ad adesso empiricamente adeguata. Parte del compito della scienza è
ovviamente quello di darci teorie empiricamente adeguate e forti. Sembra essere un fatto che gli scienziati
nella pratica uno scelgano le teorie sulle in base a considerazioni di carattere empirico. Mi sono molti
episodi nella storia della scienza in cui eminenti scienziati hanno giustificato la propria preferenza per una
particolare teoria citando la sua semplicità, il suo potere esplicativo, la sua coerenza rispetto ad altre parti
della scienza o la sua coerenza con concezioni metafisiche di sfondo come il materialismo. Sembra che gli
scienziati invochino le virtù super empiriche per risolvere i problemi locali di sotto determinazione. Queste
virtù non sono ordinate in una gerarchia univoca e pertanto non esiste un modo univoco di procedere nel
caso in cui spingano in direzioni diverse. Nessuna teoria scientifica è stata mai unificata come ogni altra
teoria o è stata mai compatibile con ogni possibile retrostante concezione metafisica. È anche difficile
capire perché una teoria semplice ed elegante abbia più probabilità di essere vera di una teoria complicata
e brutta. Ovviamente ci sono buoni motivi per cercare di avere teorie semplici legati a considerazioni
pratiche in ordine al tempo necessario per fare i calcoli e per ricordare un gran numero di equazioni
complicatissime. Allo stesso modo la antirealista potrà spiegare il fatto che la maggior parte delle teorie di
maggior successo abbia un numero limitato di equazione di principi fondamentali sostenendo che sia la
pratica ad esigerlo: se anche la teoria fondamentale fosse basta e complessa sarebbe troppo difficile
applicare le sue leggi alle disordinate situazioni del mondo reale. Per questo Van Fraassen sostiene che le
virtù super empiriche non ci siano ragioni per credere ma solo ragioni di carattere programmatico per
scegliere una teoria. Per difendere il realismo, quindi, non è sufficiente ricordare che nella pratica
scientifica le virtù super empiriche sono utilizzate per bloccare la sotto determinazione, è necessario
spiegare perché non dovremmo trattarle come virtù pragmatiche, ma dovremmo invece trattarle come
virtu epistemiche. A ogni modo la difesa più promettente dello statuto epistemico delle virtù super
empiriche sembra consistere nel ricondurle alla più generale virtù del potere esplicativo. Seconda questa
proposta la semplicità, il potere di unificazione, l'eleganza eccetera, forniscono ragioni per credere solo
nella misura in cui accrescono il potere esplicativo di una teoria rispetto a un gran numero di fenomeni.

4) La scelta teorica è sotto determinata

ci sono varie opzioni se accettiamo la conclusione dell'argomento della sotto determinazione:

Riduzionismo: molti empiristi hanno sostenuto che quando due teorie sono osservativamente equivalenti
dovrebbero essere trattati con me formulazioni diverse di una stessa teoria

Convenzionalismo: il convenzionalismo è la concezione secondo la quale la scelta tra teoria


osservativamente equivalenti riposa su una convenzione. Esattamente come non fa nessuna differenza che
si Guidi tenendo la a destra piuttosto che la sinistra, purché tutti seguano la stessa convenzione, il
convenzionali sta sostiene che la scelta tra teoria empiricamente equivalenti debba basarsi sulla
convenienza o forse risultare dalle nostre caratteristiche cognitive, tipo il nostro apparato visivo o il
linguaggio.

Antirealismo: un'altra risposta alla sotto determinazione consiste nell’adottare una qualche forma di
costruttivismo sociale riguardo alla conoscenza scientifica. Ad esempio, è frequente che i filosofi influenzati
da Kuhn e dalla sociologia della scienza sostengano che la sotto determinazione sia bloccata non dalle virtù
super empiriche, ma dall' accezione duraturi sociali, psicologici ideologici. Certi scienziati credono che Dio
abbia immesso ordine nella natura altri intendono difendere il materialismo, altre semplicemente vogliono
una teoria che funzioni per trarne tecnologie redditizie o ad alto impatto sociale, altri vogliono
comprendere l'intimo funzionamento della natura eccetera. La maggior parte dei realisti non nega che
fattori di questo tipo influenzino la pratica scientifica, ma sostiene che di fatto questa è sorretta dalla
rigorosa ripetizione dei controlli sperimentali, dalla pratica di far valutare lavori scientifici da arbitri scelti
tra gli esperti di un certo settore, dall'impegno degli scienziati ad essere mentalmente aperti e sempre
scettici rispetto a ogni teoria. Il costruttivista sociale nega la componente metafisica del realismo scientifico.
Un’altra risposta alla sotto determinazione consiste nel negare la componente epistemica. Una forma
possibile consiste nel sostenere che le nostre migliori le teorie sono molto probabilmente false o
semplicemente nel sospendere il giudizio sulla verità delle teorie scientifiche o sulla natura del mondo
inosservabile

2 L’EMPIRISMO COSTRUTTIVO

L’ empirismo costruttivo di Van Fraassen ha suscitato un rinnovato interesse per il dibattito sul realismo
scientifico. Egli accetta tranquillamente la componente semantica e la componente metafisica del realismo,
ma rifiuta la componente epistemica. Ritiene Che le teorie scientifiche sugli in osservabili dovrebbero
essere prese alla lettera e che pertanto siano vere o false nel senso inteso dal corrispondentista a seconda
che le entità descritte siano meno parte di un mondo indipendente dalla mente. Tuttavia, egli sostiene che
l'accettazione delle migliori teorie scientifiche contemporanee non implichi la credenza nell'entità da essi
postulate e che la natura e il successo della scienza contemporanea rispetto ai propri scopi siano
comprensibili senza per forza invocare l'esistenza di tale entità. dire che materia è empiricamente adeguata
significa dire che ciò che essa dice intorno alle cose osservabili e gli eventi di questo mondo è vero. In altre
parole, la credenza insita nell'accettare una teoria scientifica e relativa solo al fatto che essa salvi fenomeni
cioè descrive correttamente ciò che è osservabile. Si noti che questo vuol dire che la teoria salva tutti i
fenomeni attuali passati presenti e futuri non solo quelli osservati fino ad adesso; quindi, anche
sull’accettare una teoria come empiricamente adeguata significa accettare qualcosa di più di quanto e
logicamente implicato dai dati. Inoltre, per van Fraassen un fenomeno è semplicemente un evento
osservabile non necessariamente un evento osservato. Pertanto la caduta di un albero in una foresta è un
fenomeno indipendentemente dal fatto che qualcuno assista la scena oppure non punto il realista
scientifico e l'empire sta costruttivo sono in disaccordo riguardo allo scopo dell'impresa scientifica: il primo
ritiene che la scienza miri alle verità sull'entità e i processi in osservabili che spiegano i fenomeni
osservabili, e secondo ritiene che il suo scopo sia solo di dirci la verità su ciò che è osservabile e rifiuta la
richiesta di una spiegazione di tutte le regolarità osservabili.

2.1 OBIEZIONI ALL’EMPRISMO COSTRUTTIVO

Quelle che seguono sono le pensioni più frequentemente rivolte all'empirismo costruttivo

I) la distinzione tra osservabile e inosservabile è vaga, e i due domini sono continui uno rispetto
all'altro, inoltre la linea di demarcazione tra osservabile inosservabile si sposta col tempo ed è il
prodotto accidentale della fisiologia della tecnologia umane. L'argomento è pertanto che
l'empirismo costruttivo attribuisca un significato ontologico a una distinzione arbitraria
II) van fraassen rifiuto il progetto positivistico di tracciare una distinzione a priori tra i termini che
si riferiscono osservabili in termini che si riferiscono inosservabili, accetta piuttosto:
- che tutto il linguaggio in una certa misura sia carico di teoria
- che anche il mondo osservabile sia descritto utilizzando il linguaggio che in teoria si riferisce agli
inosservabili
- che l'accettazione di una teoria comporti l'impegno a interpretare a parlare del mondo nei termini
di quella teoria
III) il fatto che le teorie siano sotto determinate dall'evidenza costituisce l'unico argomento in
positivo per preferire l'empirismo costruttivo al realismo scientifico, ma tutti i dati attualmente
in nostro possesso sotto determinano quale sia la teoria empiricamente adeguata, esattamente
come sotto determinano quale sia la teoria vera; quindi, l'empirismo costruttivo è vulnerabile
allo scetticismo esattamente come il realismo
1) lo osservabile e l’inosservabile

la prima e più importante obiezione che il realista rivolge all'empirismo costruttivo sottolinea il fatto che
non è possibile tracciare una linea di divisione significante tra osservabile e inosservabile, mentre la
seconda è che se anche una simile demarcazione fosse possibile non vi sarebbe alcuna ragione per
attribuirle alcun significato ontologico o epistemologico. L'indizione della realista secondo la quale non c'è
niente di speciale nelle entità in osservabili che impedisca loro di esistere è ben formulata da Maxwell il
quale sostiene che tra il guardare normalmente virgola in guardare attraverso una finestra virgola e
guardare attraverso un binocolo virgola non ci sia soluzione di continuità e che pertanto non esista un
modo non arbitrario di tracciare la distinzione tra osservabile e inosservabile. Perché mai la distinzione tra
ciò che esiste e ciò che non esiste dovrebbe coincidere con la distinzione che tracciamo tra quanto siamo in
grado di osservare quanto non siamo in grado di osservare? Van Frassen Ammette che le distinzioni
potrebbero non coincidere e ammette quindi che le entità in osservabili potrebbero esistere; tuttavia, è
convinto del fatto che la distinzione tra ciò di cui possiamo conoscere l'esistenza e ciò di cui non possiamo
conoscerla coincida con la distinzione tra osservabile e inosservabile. Pertanto, l’antirealismo di van frassen
è di natura e epistemologica, non metafisica. In risposta al l'obiezione secondo la quale il continuum tra
percezione non assistita e percezione assistita impedirebbe di tracciare qualsiasi distinzione tra osservabile
e non osservabile, egli sottolinea che quasi tutti i predicati sono vaghi e aggiunge che la vaghezza non ci
impedisce di usarli fintanto che esistono dei casi che cadono chiaramente agli estremi. Supponiamo che
esistano casi estremi che possono essere classificati in modo non ambiguo come osservazioni e come non
osservazioni; non sarebbe ancora chiaro in che modo la possibilità di tracciare la distinzione sosterrebbe lo
scetticismo sul cosiddetto inosservabile. Ogni percezione può essere un'osservazione o no, ma ciò non
mostra ancora che gli oggetti della percezione possano essere classificati come osservabile o meno. Di fatto
Maxwell sostiene che niente sia di principio inosservabile perché ciò potrebbe soltanto voler dire che la
teoria scientifica rilevante implichi che certe entità non possano essere osservate in nessuna circostanza,
ma non è mai così perché possiamo pensare a circostanze che differiscono da quelle attuali per la diversa
costituzione dei nostri sensi. Tuttavia, per van frassen osservabile significa osservabile per lui, si potrebbe
chiedere a chi si riferisca al noi, se comprenda anche chi vede male o i non vedenti.se è così come fa la
distinzione tra ciò che è osservabile e ciò che non è osservabile a non essere ambigua? Egli risponde che il
noi si riferisce alla nostra comunità epistemica dove essa comprenda chi vede male e chi ha una vista così
acuta da poter vedere stelle così fioche da risultare invisibili per chiunque altro appunto se questa
comunità dovesse cambiare nel modo nell'altro la distinzione tra osservabile inosservabile cambierebbe in
modo appropriato. Ad esempio, sappiamo che le lune di Giove sono osservabili perché le nostre migliori
teorie ci dicono che se degli astronauti si avvicinassero abbastanza le osserverebbero, dall’altra parte nelle
migliori teorie della fisica delle particelle non ci dicono che in una camera nebbia serviamo direttamente le
particelle. Ora se le particelle subatomiche esistono così come dicono le nostre teorie possiamo rilevarle
osservandone le tracce in una camera a nebbia, ma dal momento che non possiamo mai esperirle
direttamente è sempre possibile che emerga una teoria rivale empiricamente equivalente, ma
incompatibile per il fatto di mega che tali particelle esistano. La domanda dei critici allora e: perché quando
determiniamo cosa è osservabile possiamo immaginare di cambiare la nostra collocazione spazio-
temporale ma non possiamo immaginare di cambiare le nostre dimensioni o la configurazione del nostro
apparato sensoriale? Potremmo essere o potremmo diventare x, se fossimo x osserveremo y. Di fatto in
certe condizioni realizzabili siamo in tutto e per tutto come degli x, ma ciò che potremmo osservare in
condizioni realizzabili è osservabile, quindi y è osservabile. Si può rifiutare la terza premessa a meno di non
essere già convinti che la teoria rilevante sia vera in questo modo possiamo distinguere tra i due casi sopra
riportati: nel caso delle lune di Giove dobbiamo credere di essere in tutti gli aspetti rilevanti come esseri che
differiscono da noi solo per il fatto di trovarsi più vicini a Giove, ma se non sappiamo già che gli elettroni
esistono non dobbiamo necessariamente credere di essere in tutti gli aspetti rilevanti come degli esseri che
li potrebbero osservare. Il realista potrebbe avvertire una qualche circolarità in questo punto non
dobbiamo già credere che le lune di Giove esistano per sapere che se ci trovassimo più vicini li
osserveremo? Non è proprio così perché in questo caso la credenza che la teoria sulle lune di Giove sia
empiricamente adeguata implica che se ce le trovassimo davanti le vedremmo, in questo c'è una dis
analogia con il caso degli elettroni, che la teoria sia empiricamente adeguata non dice ancora niente su cosa
accadrebbe se la nostra Costituzione di osservatori fosse diversa. Dal momento che possiamo mantenere
invariate la nostra comunità epistemica immaginando che abbia una diversa collocazione spazio-temporale
possiamo dire che le lune di Giove dinosauri sono osservabili. Tuttavia, non possiamo dire la stessa cosa
degli atomi perché secondo la scienza per poterli osservare dovremmo avere una costituzione fisica diversa,
a meno di non credere che già esistano però non siamo costretti a credere che se avessimo tale
costituzione fisica li percepiremmo. Naturalmente il realista non è d'accordo sul fatto che la nostra
Costituzione fisica che è una caratteristica contingente dell'evoluzione abbia una qualsiasi rilevanza
filosofica. Cosa altro dovremmo considerare rilevante per la nostra epistemologia se non le nostre capacità
osservative?

2) Accettazione e credenza

È importante che van frassen concordi con il realista sulla impossibilità di tracciare una distinzione tra
termini osservati in termini non osservativi. Di fatto egli ritiene che la distinzione tra ciò che è osservabile
ciò che non è osservabile debba essere tracciata tenendo conto di cosa ci dicono le nostre migliori teorie
sull'entità che descrivono e sulla nostra costituzione di osservatori. Egli concede tranquillamente alla
realista che per descrivere il mondo dobbiamo ricorrere frequentemente al linguaggio scientifico e che tale
linguaggio sia onnipervasivamente carico di teoria. Inoltre, ammette che per vari motivi di carattere
quotidiano scientifico siamo costretti a immergerci nel mondo descritto dalle teorie. Tuttavia, ritiene che
ciò conferisca gli impegni teorici della teoria soltanto un sostegno di carattere pragmatico e che utilizzare il
linguaggio le descrizioni di una teoria non sia compatibile con l'astenersi dal credere nella sua verità punto
una possibile strategia per argomentare contro l'empirismo costruttivo consiste nel mettere in discussione
la tesi secondo la quale il realismo consisterebbe in qualcosa di più del semplice immergersi nell'immagine
del mondo offerta dalla scienza. In realisti hanno sostenuto che l'empirismo costruttivo riposi su una
distinzione sostantiva tra accettazione credenza che semplicemente non è disponibile.

Howrich sostiene che la distinzione tra la credenza nella verità di una teoria e un ipotetico atteggiamento
epistemico più debole è incoerente, secondo lui la credenza in una teoria non è che lo stato mentale
responsabile del nostro uso della teoria. Egli sostiene che queste differenze comportamentali non derivano
dal fatto che la credenza e l'accettazione siano stati diversi, ma che siano piuttosto la conseguenza del
gergo filosofico virgola che confonde la gente al punto da indurla a sbagliarsi circa il modo corretto di
descrivere i propri stati psicologici punto secondo questa concezione pertanto chi dice eccetto t ma non ci
credo fraintende le proprie credenze, sono le idee poco chiare sulla credenza e l'accettazione e sul corretto
atteggiamento verso la scienza a spiegare la propensione rispetto a questo tipo di asserzioni. Horwich
Sostiene che quando gli scienziati accettano una teoria senza crederci, l'accettazione sia sempre relativa un
dominio circoscritto in modo più o meno preciso. Dal momento che gli scienziati possono accettare una
teoria in qualche dominio senza crederci, a tutta prima sembrerebbe che l'atteggiamento nei confronti di
una teoria che si usa pur credendo la falsa in lustri la caratteristica che differenzia l'accettazione dalla
credenza.

3) Scetticismo selettivo

L'empirismo costruttivo e diverso dal semplice scetticismo. Dopotutto perché dovremmo credere che una
teoria T sia empiricamente adeguata e non credere che sia empiricamente adeguata fino alla prossima
settimana o che lo sia solo quando compiamo delle osservazioni? Anche un empirista costruttivo deve fare i
conti con la sotto determinazione ma non può invocare il potere esplicativo per risolverla.

7 SPIEGAZIONE E INFERENZA

1. LA SPIEGAZIONE

Una spiegazione è supposta dirci perché le cose accadono come accadono. Molti filosofi e scienziati hanno
pensato che una teoria scientifica non debba limitarsi a descrivere il mondo, essa deve anche dirci perché è
fatto come è fatto punto si considerino le seguenti spiegazioni

I) la finestra si è rotta perché è stata colpita da un sasso


II) la pressione del gas è aumentata perché si è mantenuto costante il suo volume e si è
aumentata la temperatura
III) non rispondono al telefono perché hanno qualche lavoro da finire

la prima è una spiegazione di natura chiaramente causale, la seconda è basata sulla legge dei gas virgola
che mette in relazione la temperatura, la pressione e il volume virgola e la terza è una spiegazione
psicologica. Le spiegazioni causale di determinati fenomeni attribuiscono agli eventi la struttura causa Ed
effetto. Le spiegazioni in termini di leggi, o spiegazioni nomi che, consistono nel mostrare che un evento
date le leggi di natura in vigore doveva verificarsi. le spiegazioni psicologiche chiamano in causa la nostra
retrostante conoscenza del fatto che il comportamento è legato a desideri e credenze.

In filosofia gli scienziati si sono spesso divisi nettamente su quali spiegazioni debbano essere ammesse
come legittime. Le spiegazioni che hanno cause di carattere materiale, di meccanismi causali, una
spiegazione causale di come ciò accade. Potrebbe sembrare che le spiegazioni scientifiche siano molto
spesso spiegazioni di tipo causale punto quando si fa riferimento a leggi si deve anche offrire un resoconto
causale nel perché certe leggi siano in vigore. Alcuni sostengono questa concezione ma molti filosofi sono
scettici sulla nozione di causa. I positivisti come Hume sono contrario all'idea di una causazione o di una
connessione necessaria che trascende alle mere regolarità che possono essere osservate intercorrere tra i
fenomeni. Conseguentemente chi è d'accordo con Hume nel ridurre le cosiddette cause a mere regolarità
fenomeni che ritiene che le spiegazioni causali siano riducibili a spiegazioni nomiche.

1.1. IL MODELLO DELLA SPIEGAZIONE A LEGGE DI COPERTURA

E’ opinione diffusa che gli scienziati spiegano i fenomeni che osserviamo scoprendo le leggi di natura che LI
governano. Una delle più influenti concezioni della spiegazione scientifica dovuta a hempel sostiene che la
spiegazione scientifica di un qualche fenomeno, fatto o evento consiste nel mostrare come esso sia una
conseguenza di una legge insieme alla specificazione di condizioni iniziali. Ovviamente molte spiegazioni
scientifiche sono troppo complicate per poter specificare esaustivamente tutte le leggi e le condizioni
iniziali implicate. Hempel sostiene che tutte le spiegazioni genuine facciano riferimento a leggi anche
quando non si conformano al modello a legge di copertura. Parlando di spiegazione, i filosofi chiamano la
cosa di cui si cerca la spiegazione, qualsiasi cosa essa sia, explanandum. Ciò che fornisce la spiegazione è
detto explanans. Ad esempio, se l’explanandum, è il ricorrere una volta al mese delle alte maree,
l’explanans è costituito dalla legge di gravitazione, insieme alla specificazione della massa dell'acqua degli
oceani e della massa e della posizione della luna. Il passo successivo consiste nel dedurre dalla legge di
gravitazione che la luna eserciterà sull'acqua terrestre un effetto gravitazionale sufficiente a causare alte e
basse maree luoghi diversi a seconda delle rispettive posizioni relativamente alla luna.

1) Il modello nomologico-deduttivo

secondo questo modello della spiegazione, l’explanandum deve essere dedotto dalle leggi di natura ed ha
fatti al contorno e condizioni iniziali. Secondo il modello nomologico- deduttivo una spiegazione deve
soddisfare le seguenti condizioni logiche:

I) L’explanans deve implicare deduttivamente l’explanandum: una spiegazione putativa deve


essere un argomento deduttivamente valido
II) La deduzione deve fare uso essenziale di leggi generali: dice che è un argomento per essere una
spiegazione deve avere come premesse una puleggi e che tali leggi devono essere essenziali per
la validità dell'argomento. Tale condizione serve evitare che una spiegazione pseudo scientifica
che per sembrare scientifica in corpi in modo essenziale delle leggi scientifiche, soddisfa il
modello ND
III) L’explanans deve avere contenuto empirico: dice che né leggi e le altre premesse relative alle
condizioni iniziali al contorno devono essere controllabili empiricamente
IV) Gli enunciati che occorrono nell’explanans devono essere veri: tiene conto del l'intuizione
secondo la quale una spiegazione basata su proposizioni false e chiaramente insoddisfacente e
garantisce che l'argomento sia corretto. Naturalmente non sappiamo se non in modo fallibile
quali leggi del di natura siano vere. Ma se viene fuori che una delle nostre leggi più care è falsa,
secondo il modello ND dobbiamo riconoscere che tutte le volte che l'abbiamo impiegata
abbiamo solo pensato di stare spiegando qualcosa, ma che di fatto non stavamo spiegando
niente

2) I problemi del modello a legge di copertura

La maggior parte delle obiezioni rivolti al modello della spiegazione a legge di copertura si propone di
mostrare che le condizioni proposte da hempel non sono sufficienti. In altre parole, cerca di mostrare che ci
sono argomenti che le soddisfano tutte ma che non sono spiegazioni scientifiche. Alcuni sostengono che tali
condizioni non siano neanche necessarie ovvero che una spiegazione scientifica appropriata non debba per
forza soddisfarle tutte. Alcune delle obiezioni presentate:
- irrilevanza: si ha questo caso quando un argomento soddisfa il modello a legge di copertura, ma
l’explanans è parzialmente costituito da fattori che intuitivamente non sono rilevanti dal punto di
vista esplicativo. Ad esempio:
tutti i metalli sono conduttori elettrici
tutti i conduttori elettrici sono sottoposti alla forza di gravità
tutti i metalli sono sottoposti alla forza di gravità

questo argomento è corretto, ha come premesse leggi generali, ma il fatto che metalli conducono
l'elettricità sembra irrilevante rispetto alla loro essere sottoposti alla gravità. Un altro esempio:

Ogni campione di sale si scioglie nell'acqua


un campione di sale è stato immerso nell'acqua Santa
pertanto, il campione di sale si è sciolto

anche in questo caso il fatto che l'acqua sia Santa non spiega perché il campione di sale si sia sciolto. Il
problema della rilevanza può essere risolto aggiungendo la condizione secondo la quale le premesse di una
spiegazione genuina devono essere rilevanti e non contenere clausole o legge aggiuntive di tipo gratuito.

- Anticipazione: si ha anticipazione quando un evento che si sarebbe verificato per qualche ragione si
verifica prima avere un'altra ragione punto si consideri il seguente esempio:
a) chiunque ingurgiti mezzo chilo di arsenico muore nel giro di 24 ore
b) Margherita ha ingurgitato mezzo chilo di arsenico, pertanto Margherita è morta nel giro di 24
ore

A sembra chiaramente una legge ma supponiamo che nonostante B sia vera e Margherita sia
effettivamente morta nel giro di 24 ore sia stato un autobus investendola ad ucciderla appunto tutte le
condizioni del modello ND sono soddisfatto eh ma la legge non spiega perché Margherita sia morta

- sovradeterminazione: si dice che è un evento è sovradeterminato quando sono in azione più fattori
causali e ciascuno di essi è sufficiente a determinarlo. Supponiamo ad esempio che la morte di una
persona sia contemporaneamente causata da uno sparo alla testa ed alla sedia elettrica, in questo
caso diremmo che la morte di questa persona è sovradeterminata. Ad esempio:
nessuno rimane incinto senza aver praticato del sesso
Nicola non ha praticato del sesso
pertanto, Nicola non è rimasto incinto

ovviamente il fatto che Nicola non aspetti un figlio è sovradeterminato da non aver fatto sesso e dall'essere
un uomo. Il fatto che non abbia praticato del sesso non spiega la sua incapacità di concepire. L'argomento
però soddisfa il modello ND

- simmetria: molte leggi scientifiche sono leggi di coesistenza c'è impongono dei limiti a ciò che può
realizzarsi simultaneamente. La legge dei gas ha questa forma perché vincolano i valori della
pressione, del volume e della temperatura di un gas a ogni singolo istante. il problema in un caso
del genere è che si possono dare casi in cui due eventi sembrano spiegarsi l'un l'altro. Supponiamo
ad esempio che sia una legge che tutti gli animali che hanno un cuore abbiano anche un fegato e
che tutti gli animali che hanno un fegato abbiano un cuore. In questo caso l'osservazione che in
qualche animale abbia il cuore costituirebbe una spiegazione del fatto che abbia un fegato.
Tuttavia, potremmo anche osservare che quel particolare animale ha un fegato e usare questa
osservazione insieme alla legge generale per spiegare il fatto che abbia un cuore. Intuitivamente
nessuna di queste due spiegazioni è soddisfacente. Prendiamo ad esempio:
un gas è introdotto in un contenitore a volume costante e riscaldato
se il volume di un gas ha mantenuto costante la sua temperatura è direttamente proporzionale alla
sua pressione
pertanto, la pressione del gas è aumentata

sembra trattarsi di una spiegazione adeguata eppure sempre rispettando il modello ND potremmo
semplicemente invertire l'ordine della spiegazione:

un gas è introdotto in un contenitore a volume costante la sua pressione aumenta


se il volume di un gas mantenuto costante la sua temperatura è direttamente proporzionale alla sua
pressione, pertanto, la temperatura del gas è aumentata

Il problema di questa seconda spiegazione che intuitivamente sbagliata: è l'aumento della temperatura che
ha causato l'aumento della pressione non il contrario

- Previsione spiegazione: Hempel accetta la tesi dell'identità strutturale secondo la quale le


spiegazioni alle previsioni hanno esattamente la stessa struttura, sono argomenti che, come
premesse, hanno leggi di natura e descrizioni delle condizioni iniziali. L'unica differenza che nel caso
di una spiegazione sappiamo già che la conclusione dell'argomento è vera, mentre la conclusione
nel caso di una previsione non è nota. Tuttavia, in molti casi l'osservazione di un fenomeno ci
consente di prevederne un altro ma il primo fenomeno no spiega il secondo punto

3) Il modello statistico induttivo

Il modello ND è inutilizzabile per le spiegazioni che coinvolgono leggi statistiche probabilistiche. Rispetto a
questo modello sono stati trovati molti contro esempi, casi in cui la causa probabilistica di un fenomeno gli
conferisce una bassa probabilità.

1.2. ALTRE TEORIE SULLA SPIEGAZIONE

Nel tentativo di evitare i problemi che affliggono il modello alla legge di copertura, alcuni filosofi hanno
adottato una teoria causale della spiegazione secondo la quale spiegare qualcosa significa specificarne le
cause. Secondo questa concezione le spiegazioni non sono argomenti e non devono necessariamente fare
riferimento a leggi. D’altra parte, se le cause non sono riducibili a leggi e cioè a regolarità che cosa sono? E
inoltre in alcuni casi una legge invocata per spiegare un'altra legge senza fare alcuna menzione di cause.
Non la difensore del modello a legge di copertura poi di fronte l'ulteriore difficoltà di spiegare precisamente
cosa sia una legge di natura senza invocare niente di metafisico. Si pensa che le leggi non siano altro che
generalizzazioni universali che sono vere dell'universo attuale ma non tutte le generalizzazioni di questo
tipo sono ritenuto e leggi punto il problema è spiegare la differenza che intercorre tra una legge una
generalizzazione empirica vera accidentalmente. Consideriamo ad esempio

1) tutte le sfere d'oro hanno un diametro inferiore alle 100 miglia


2) tutte le sfere di plutonio arricchito hanno un diametro inferiore alle 100 miglia

è probabile che entrambe le generalizzazioni siano vere dell'universo attuale. Tuttavia, la prima e vera
accidentalmente nel senso che avrebbe potuto essere falsa. Non ci sono ragioni particolari per supporre
che è una sfera d'oro non posso avere un diametro superiore alla 100 miglia. L'altra parte la seconda è vera
perché è una legge di natura che qualsiasi quantità di plutonio arricchito anche solo lontanamente
prossima le dimensioni di una simile sfera subirebbe una reazione a catena e decadrebbe immediatamente
con conseguenze catastrofiche.

Mi condizionali controfattuali su un asserzioni del tipo “se avessi lasciato cadere il bicchiere si sarebbe
rotto” e il cui antecedente e falso. Le leggi di natura così come le tesi causali sembrano sostenere
controfattuali mentre le generalizzazioni universali vere accidentalmente non sembrano avere questa
proprietà. Il fatto che le leggi sostengano controfattuale condusse al fatto che vengono utilizzate nelle
spiegazioni. Alcuni filosofi hanno affrontato questo problema abbandonando il regolarismo sulle leggi di
natura e sostenendo che le leggi devono essere identificate con connessioni necessarie di qualche tipo. Van
Frassen Sottolinea che una spiegazione ha sempre una componente pragmatica perché le spiegazioni
rispondono agli interessi delle persone. Il punto è che sono gli interessi di chi pone una certa domanda a
determinare che cosa entro un dato contesto conti come spiegazione. Pertanto, egli conclude che il potere
esplicativo di un libro desiderio Rica dipende dal contesto sotteso dalla particolare domanda a cui risponde
e rifiuta la connessione tra spiegazione inferenza proprio perché ritiene che il potere esplicativo sia una
caratteristica pragmatica delle teorie

2 L’INFERENZA ALLA MIGLIOR SPIEGAZIONE

È La regola di inferenza secondo la quale quando abbiamo di fronte una serie di ipotesi in competizione e
ciascuna è empiricamente adeguata rispetto ai fenomeni in qualche dominio dovremmo concludere che
quella vera sia l'ipotesi che fornisce la miglior spiegazione. Immagina ad esempio di suonare al tuo amico di
non ottenere risposta. Tutte le seguenti quote si predicono che ciò avvenga:

1) il tuo amico è diventato paranoico e crede che alla porta ci siano degli agenti nemici
2) il tuo amico è improvvisamente diventato sordo
3) il tuo amico ha sempre fatto finta di vivere li ma di fatto abita da qualche altra parte
4) il tuo amico è fuori

a cose normali sceglieremo la 4 perché offre una semplice spiegazione che coerente con altre cose in cui
crediamo. In sostenitori del IMS ritengono che la maggior parte dei ragionamenti induttivi impiegati nella
vita di tutti i giorni abbiano questa forma. Ciò nonostante, è difficile capire come potremmo fare a meno di
questa inferenza, la scienza voi sembra offrire numerosi esempi nei quali la scelta di una teoria è condotta
affidandosi al IMS. Come già detto la teoria evoluzionistica è migliore come spiegazione che come
predizione, come molte teorie entità osservabile che, come dinosauri, non sono state osservate. Quando le
teorie tra le quali dobbiamo scegliere riguardano l'origine delle stelle all'interno della terra, sulla base di
quale criterio dovremmo adottarne una se non valutando il loro rispettivo potere esplicativo?
Naturalmente tutto ciò non basta in assenza di una spiegazione di cosa renda buono ma spiegazione e di
quali siano le diverse caratteristiche di una teoria che contribuiscono al suo successo esplicativo.
Tra le più importanti:

1) nel caso in cui la teoria sia vera dobbiamo aspettarci fenomeni che altrimenti risulterebbero
sorprendenti
2) dalle ipotesi si devono inserire predizioni di conseguenza empiriche che vanno controllate e
confermate
3) bisogna favorire ipotesi semplici e intuitive
4) bisogna favorire le ipotesi che sono compatibili con le concezioni metafisiche
5) bisogna favorire le ipotesi che hanno un potere unificante e una vasta portata
6) bisogna favorire le ipotesi che sono coerenti con altre teorie scientifiche

ci sono due modi per difendere il realismo scientifico ricorrendo al IMS devo punti la difesa che definisco
locale e quella che definisco globale.

2.1 LA DIFESA LOCALE DEL REALISMO SCIENTIFICO

E’ frequente che i realisti sostengano che la sotto determinazione sia bloccata dal fatto che l'equivalenza
empirica non implica l'equivalenza rispetto all'evidenza. Prendiamo ad esempio la teoria della struttura
molecolare secondo la quale con posti come l'acqua e l'acido solforico sono costituiti in modi caratteristici
datomi, nel caso dell'acqua da due atomi di idrogeno e da uno di ossigeno, nel caso dell'acido solforico da
due atomi di idrogeno, uno di zolfo e da quattro atomi di ossigeno. In via realista sostiene che non
accettiamo la teoria solo perché predice fenomeni che osserviamo ma anche perché lì spiega. Molti
scienziati sembrano credere che quando pensiamo di una teoria che sia quella che ha maggior successo
esplicativo abbiamo perso ragioni per sceglierla rispetto alle sue rivali quindi se accettiamo che la scienza
sia razionale dobbiamo accettare che l’ IMS sia razionale. Se hai la diarrea in questione si riferisce a enti dai
non osservabili accettando la teoria dovremmo accettare l'esistenza di simili entità e quindi il ricorso
scientifico alla masse ci impegna ad accettare il realismo. Risulterà utile tenere a mente qualche esempio:

1) una scia di vapore nel cielo, il rumore del reattore di un jet puntini luminosi sullo schermo di un
radar. C'è un aereo in cielo che vola ad alta quota per cui sono riusciamo a vederlo
2) grandi ossa fossilizzate che non appartengono ad alcun animale vivente noto, grandi impronte gran
appartengono ad alcun animale vivente noto. La terra è stata percorsa dai dinosauri
3) dadi astronomici osservazioni compatibili con l'esistenza delle lune di Giove. Giove ha delle lune
4) tracce in una camera a nebbia, puntini sullo schermo di una televisione, fenomeni elettrici. Ci sono
gli elettroni
5) resoconti di rapimenti alieni, avvistamenti ufologici eccetera. Ci sono gli alieni

nella prima ipotesi e relativo all'esistenza di un oggetto che da un punto di vista è possibile osservare. La
seconda ipotesi è relativa entità che non possiamo osservare a causa della nostra collocazione temporale.
La terza ipotesi e relativa entità che non posso fare a causa spaziale. La quarta ipotesi e relativa entità che
non possiamo osservare a causa della nostra costituzione di osservatori. La quinta ipotesi e relativa entità
che molti dicono non siano mai state osservate.

la differenza tra van frassen e realista e che il primo accetta l'esistenza delle entità menzionate nella prima
e nella terza ipotesi ma rifiuta l'esistenza dell'entità menzionate nella quarta, mentre il secondo le accetta
tutte. Anche se non abbiamo mai osservati dinosauri o le lune di Giove e anche se non li dovessimo mai
osservare, van frassen è impegnato alla concezione secondo la quale siccome sono entità osservabili
accettando come empiricamente adeguate le teorie che le descrivono siamo costretti a credere nella loro
esistenza. Secondo molti suoi critici, Van Frassen pensa che dovremmo inferire la verità dell’explanans nei
casi della prima e della terza ipotesi ma non nella quarta perché in quest'ultimo l'adeguatezza e empirica
non coincide con la verità: dal momento che gli elettroni non possono essere osservati la vera spiegazione
dei fenomeni potrebbe essere un'altra. Ad esempio, secondo Psillos, Van Frassen cercherebbe dimostrare
che l’IMS non può giustificare da un punto di vista epistemico un'ipotesi su entità in osservabili ma che può
giustificare solo un'ipotesi su entità osservabili. Secondo Psillos, Van Frassen in voga una regola di inferenza
l'adeguatezza empirica della miglior spiegazione. Credere che i fenomeni siano come se ci fosse un getto
che passa sopra le nostre teste e lo stesso che credere che ci sia un oggetto che passa sulle nostre teste ma
la stessa cosa non vale per le corrispondenti credenze sugli elettroni perché questi sono inosservabili. Ciò
equivale a dire che la ragione per cui l’IMS e rispettabile quando si ha a che fare con entità osservabili è che
in tal caso all' inferenza all'adeguatezza empirica di un'ipotesi è equivalente a un’inferenza sulla verità.

2.2 LA DIFESA GLOBALE DEL REALISMO

I realisti scientifici ricorrono all’ IMS per difendere il realismo anche a livello globale,dove l’explanandum è
insuccesso nella scienza nella sua interezza. Si tratta del cosiddetto argomento finale per il realismo
scientifico anche noto come il no miracles argument notoriamente proposto da Hilary Putnam. Il realismo è
l’unica filosofia che non trasforma il successo della scienza in un miracolo. I realisti in particolare
sostengono del successo con il quale la scienza predice fenomeni e con il quale trova applicazione nella
tecnologia sarebbe del tutto inspiegabile se le teorie in generale non identificassero in modo corretto
l'entità e i processi in osservabili soggiacenti a quanto osserviamo. L'idea è quindi che il successo predittivo
e strumentale nella scienza nella sua interezza non possa essere spiegato altrimenti che tramite il realismo
e quindi strettamente parlando l'argomento riposa su un inferenza l'unica spiegazione punto si noti come il
realismo costituisca una componente di questa difesa del realismo scientifico, molti realisti scientifici
sostengono che tra valutare una teoria scientifica e valutare una concezione filosofica sulla scienza non
passi una differenza fondamentale. Il realismo scientifico e pertanto considerato alla stregua di un'ipotesi
scientifica che si suppone spieghi i fatti empirici della storia della scienza. La difesa globale del realismo è
più sofisticata quando chiama in causa aspetti specifici della metodologia della pratica scientifica e sostiene
che siano particolarmente bisognosi di una spiegazione per poi aggiungere che il realismo fornisce la
spiegazione migliore forse l'unica possibile. Boid ha sostenuto che in particolare dovremmo spiegare il
generale successo strumentale dei metodi scientifici lungo tutto il corso della storia della scienza. Tutte le
parti del dibattito sul realismo scientifico sono d'accordo su quanto segue:

I) utilizzando la conoscenza scientifica siamo in grado di inferire che i dati non osservati e si
invieranno lo stesso andamento di quello osservati ovvero l'induzione è basata sulle teorie
scientifiche è un procedimento affidabile
II) in grado di conferma di materia scientifica e fortemente indipendente dalla teoria nel senso
che le teorie di sfondo informano costantemente il nostro giudizio sul grado di conferma
conferito dalle evidenze disponibile a varie teorie
III) i metodi scientifici sono affidabili da un punto di vista strumentale, in altre parole sono
strumenti affidabili per conseguire fini pratici come la previsione la costruzione di strumenti
tecnologici

Boyd insieme ad altre sostiene che queste caratteristiche della scienza risulterebbero del tutto misteriose
se le torri implicate non fossero vere o approssimativamente vere. Prendiamo ad esempio la teoria
biologica secondo la quale le cellule umane hanno una complessa struttura comprendente un nucleo una
membrana cellulare semipermeabile che consente il passaggio delle proteine dei nutrienti. L'unica
spiegazione dell'affidabilità di queste teorie di sfondo e che se ne scrivono correttamente il comportamento
rispettivamente della luce degli elettroni. Un'ulteriore caratteristica della pratica scientifica su cui i realisti
hanno insistito è la ricerca di teorie unificanti che spieghino fenomeni di diversa natura.

Se assumiamo che gli scienziati non siano irrazionali il realismo deve essere vero perché l'unica posizione in
grado di spiegare questi aspetti della pratica scientifica. Van Frassen risponda semplicemente osservando e
gli scienziati non congiungono le teorie nel modo indicato, piuttosto, sostiene l'unificazione delle teorie e
un procedimento tramite il quale queste sono corrette piuttosto che congiunte. C'è un argomento generale
per mostrare che l'empirismo costruttivo è in grado di rendere conto dell'importanza di tutti gli aspetti del
metodo scientifico spiegati dal realismo. Supponiamo che il realista affermi che in qualche aspetto della
pratica scientifica ha condotto ai successi strumentali e che sostenga di poter spiegare o giustificare tale
aspetto. L’antirealista può semplicemente far notare che la storia della scienza fornisce ragioni di carattere
induttivo per attribuire valore pragmatico a quell'aspetto della pratica scientifica. Inoltre, van Frassen
obietta al realista che la sua richiesta di una spiegazione presuppone che i casi fortuiti o le coincidenze non
possano essere spiegati mentre in realtà in un certo senso lei coincidenze possono esserlo. La tesi del
realista è che la spiegazione dei ripetuti successi predittivi delle teorie scientifiche in termini di coincidenze
o di fortuna miracolosa sia inaccettabile e arbitraria soprattutto in presenza dell'alternativa del realista. I
realisti hanno reagito ripiegando sulla più debole tesi secondo la quale il realismo se non l'unica spiegazione
fornisce almeno la migliore spiegazione del successo della scienza. Proseguono poi sostenendo che la
spiegazione fornita da van frassen è di tipo fenotipico, propone c'è un meccanismo di selezione per
spiegare come particolare fenotipo sia divenuto dominante entro la popolazione delle teorie. Ad esempio,
ci sono due possibili spiegazioni del perché le giraffe abbiano il collo lungo: si può sottolineare il fatto che le
giraffe con il collo corto di un divano non sopravvivere oppure si può spiegare come i loro geni e la loro
costituzione dei termini no che abbiano il collo lungo. Le due spiegazioni sono compatibili. Per questo i
realisti accettano la spiegazione fenotipica offerta da Van frassen ma accettano come spiegazione
genotipica dell'affidabilità strumentale delle teorie la loro verità approssimata. Lipton sostiene che la
seconda spiegazione fa due cose che la spiegazione di Van frassen non fa:

a) spiega perché le teorie selezionate abbiano conseguenze vere


b) perché le teorie di selezionate su base empirica continuino ad avere successo predittivo

gli anti realisti possono rispondere all'argomento della realista in un'altro modo ancora sostenendo cioè che
il successo predittivo di una teoria sia spiegato dalla sua adeguatezza empirica. Secondo il realista anche
l'adeguatezza empirica di una teoria dovrebbe essere spiegata nei termini della sua verità, ma perché allora
non spiegare anche la verità, magari ricorrendo al l'ipotesi che sia stato Dio a volerla? Leplin sostiene che la
verità di una teoria non abbia bisogno essa stessa di una spiegazione perché o è spiegata da una teoria più
profonda o è come è il mondo. Però è chiaro che queste due possibilità sono disponibili anche nel caso
dell'adeguatezza empirica di una teoria che può essere spiegata dall'adeguatezza empirica di una teoria più
profonda. D’altra parte, forse per Van frassen è meglio limitarsi a sostenere che il successo predittivo di una
teoria non debba essere spiegato e affidarsi al suo argomento contro l’IMS. LauDan e Fine hanno proposto
una critica più radicale al ricorso al’IMS al livello globale, entrambi hanno sottolineato che dal momento che
il dibattito sulla realismo riguarda essenzialmente il fatto che L’IMS coinvolge entità inosservabili, la mossa
di invocare il potere esplicativo del realismo scientifico al meta-livello per spiegare il generale successo
della scienza è circolare perché il realismo stesso è un'ipotesi che coinvolge entità inosservabili. Pertanto,
sostengono che la difesa globale è basata su una petitio principii. Braithwaite e Carnap hanno riconosciuto
che la difesa induttiva dell'induzione sia circolare, ma hanno negato che si tratti di una circolarità viziosa
perché è una circolarità della regola non una circolarità delle premesse. L'idea è che la circolarità delle
premesse sia viziosa perché la conclusione anche una delle premesse, d'altra parte sia circolarità della
regola quando un argomento sostiene che una particolare regola è affidabile e la conclusione
dell'argomento segue dalle premesse sulla utilizzando quella stessa regola. Ora bisogna notare che la difesa
globale del realismo è circolare nel secondo, ma non nel primo senso. La conclusione che il ricorso nella
scienza all’IMS si è affidabile non costituisce una delle premesse della difesa del realismo anche se l'uso del
IMS e necessario per derivare quella conclusione della premessa secondo la quale L’IMS è parte integrante
della metodologia scientifica e dalla prima vista secondo la quale la metodologia scientifica e affidabile dal
punto di vista strumentale. Bisogna ammettere che questo argomento non ha sufficiente forza per
convincere chi rifiuti del tutto L’IMS. Tuttavia, l'argomento allo scopo di mostrare che chi fa inferenze di
tipo abduttivo è nella posizione dimostrare l'affidabilità dei metodi che impiega. Quindi L’IMS sembra
essere alla pari con il ragionamento induttivo, non può essere difesi in modo non circolare ma ricordiamoci
che neanche la deduzione non può essere difesa con argomenti non deduttivi. Pertanto, il realista pur non
essendo nella posizione di imporre L’IMS all’antirealista posso sostenere di essere nella posizione di
mostrare la coerenza del suo uso e quindi dimostrare come si integri entro una filosofia della scienza
adeguate di vasto respiro.

2.3 LA CRITICA DI VAN FRASSEN ALL’IMS

Van frassen propone diversi argomenti per contestare la tesi secondo la quale L’IMS è una regola di
inferenza. Prendiamone in esame due

1. l'argomento dell’indifferenza

dal momento che ci sono molte teorie empiricamente equivalenti che sono Ontologicamente incompatibili
è fortemente improbabile che la teoria vera sia tra quelle tra le quali ci troviamo a scegliere, pertanto è
altamente improbabile che la teoria che offre la miglior spiegazione sia vera. L'argomento è basato sul fatto
che per ogni teoria il nostro possesso esistono molte teorie dei sala empiricamente equivalenti.
2. L'argomento della migliore di un cattivo lotto di ipotesi

Questo argomento sostiene che se dobbiamo credere che un'insieme di ipotesi sotto esame contenga la
teoria vera abbiamo bisogno di un principio di privilegio. In altre parole, era argomento richiede alla
proponente del IMS mi spiegare come facciamo a sapere che la nostra migliore spiegazione è migliore
anche di tutte le ipotesi alternative che non abbiamo considerato. Se non sappiamo di avere incluso nel
nostro insieme le ipotesi rivali la spiegazione migliore, la migliore ipotesi reale insieme potrà essere anche
vera, ma questo non rende L’IMS una regola di inferenza accettabile. I realisti tendono a cercare di
soddisfare questa richiesta spiegando il privilegio degli scienziati invocando la conoscenza di sfondo. La
scelta di una teoria è informata dalle teorie di sfondo che restringono nell'ambito delle ipotesi da prendere
in considerazione, considerazioni relative al potere esplicativo poi consentono di scegliere la migliore.
Inoltre, il realista sostiene che anche la empirista costruttivo ha bisogno di questo privilegio perché essere
giustificato nel credere che la teoria selezionata sia quella empiricamente adeguata deve assumere che la
teoria empiricamente adeguata sia inclusa tra le teorie prese in considerazione. Pertanto, la discussione
non può solo riguardare l'entità di tale privilegio.

2.4 SCETTICISMO SELETTIVO?

Supponiamo di concedere a Van France che su argomenti contro l’IMS siano cogenti. I realisti sostengono
che l’antirealista dovrà adottare qualche criterio per distinguere le teorie che predilige dalle teorie ad esse
empiricamente equivalenti. Il problema di Van frassenè che sembra essere privo di qualsiasi ragione per
ritenere una teoria anche solo empiricamente adeguata. Limitandoci esclusivamente alle caratteristiche
empiriche di una teoria non sarei mai in grado di scegliere tra teoria anche solo debolmente equivalenti da
un punto di vista empirico. Il punto è che c'è un numero indefinito di teoria empiricamente distinte che
concordano su quanto è stato osservato fino ad adesso. Con quale diritto nati realista può sostenere che
una di queste teorie sia empiricamente adeguata? Qualsiasi cosa lo giustifichi nell’inferire che una teoria sia
in praticamente adeguata deve trattarsi di una caratteristica non empirica della teoria. Quindi la realista
può sostenere o che Van frase non abbia risorse per bloccare la sotto determinazione da parte
dell'evidenza disponibile di quale sia la teoria empiricamente adeguata e neanche per giustificare le
ordinarie inferenze induttive o la credenza in entità osservabile che quindi debba accettare una forma
radicale di scetticismo, o che van frassene sia costretto a ricorrere a una forma di scetticismo selettivo nei
confronti del IMS riguarda gli inosservabile e al contempo impiegare l’IMS nel caso delle teorie sugli
osservabili per le inferenze all'adeguatezza empirica delle teorie sugli osservabili. Quando di solito usiamo
L’IMS per andare oltre fenomeni osservati non introduciamo nuovi impegni Ontologici. Nel caso
dell'esempio di Van frase noi sappiamo già che i topi esistono vale a dire la conclusione a cui arriviamo
utilizzando li MS riguarda fatti nuovi relativi a corrente di tipi che sono già inclusi nella nostra Ontologia. Si
potrebbe replicare che il particolare dopo in questione non faccio già parte della nostra ontologia ma ad
essere in questione nel dibattito sul realismo scientifico e l'ammissione di nuovi tipi di entità e non è quanto
facciamo impiegando L’IMS nella vita di tutti i giorni. La legittimità dell'introduzione di nuovi impegni
Ontologici tramite L’IMS e controversa anche nel caso dell'entità osservabili. Si verificano molti fenomeni
che sono conseguenze empiriche dell'ipotesi che gli alieni visitino la terra e che rapiscano esseri umani per
condurvi esperimenti contro la loro volontà appunto siamo pertanto indotti a credere che gli alieni
esistano? Certamente no perché potremmo scegliere di adottare un'altra ipotesi che spieghi gli stessi dati.
Una ragione per farlo potrebbe essere che le alternative disponibili non impongono la credenza in un nuovo
tipo di entità. La empirista costruttivo potrebbe dire che è l'unica prova che ci convincerebbe dell'esistenza
degli alieni consisterebbe nel vederli personalmente nel fatto che li abbia visti qualcuno di cui ci fidiamo,
ma nel dominio dell’inosservabile non possiamo disporre di prove di questo tipo e il problema forte della
sotto determinazione non deriva solo dalla mancanza di evidenza. A ogni modo i realisti sostengono che va
fra se ne abbia bisogno di una regola di inferenza creativa per giustificare la credenza nell'adeguatezza
Empirica di una teoria. altrimenti cosa lo giustifica trarre certe particolari inferenze ad astenersi dal trarne
delle altre? Quando valutiamo inferenze ci stiamo chiedendo se sia razionale accettare la spiegazione di
entità in questione oppure se si è razionale non accettare la spiegazione identità in questione? I realisti
spesso sembrano pensare che sarebbe irrazionale non accettare un'ipotesi che è ritenuta essere la migliore
spiegazione di certi fenomeni e che come spiegazione adeguata, d’altra parte Van frase non presenta
l'empirismo costruttivo come una concezione che dovremmo accettare a meno di essere razionali ma come
una concezione che potremmo adottare per spiegare tutti gli aspetti della scienza che ci interessano. Man
frase non presenta questa impostazione come nuova epistemologia e chiarisce in intendere la razionalità
come termine permissiva e non come obbligati vo, cita la distinzione tra la cosiddetta legge prussiana e la
cosiddetta legge inglese. Apparentemente la prima vieta tutto ciò che non consente specificamente mentre
la seconda consente tutto ciò che non vieta specificamente. A queste due concezioni corrispondono due
concezioni della razionalità. Secondo il modello prussiano e razionale credere esattamente in ciò in cui
siamo costretti razionalmente a credere. Secondo il modello inglese la razionalità non è irrazionalità
imbrigliata, e razionale credere in tutto ciò in cui non siamo razionalmente costretti a non credere. Van
frassene opta per la seconda concezione che definisce volontaristica virgola di fatto per Van frassene L’IMS
può anche essere indispensabile per formulare aspettative ragionevoli e quindi può anche essere
pragmaticamente indispensabile. Dal momento che quanto riteniamo ragionevole credere dipende da
fattori pragmatici ammettere una cosa del genere non equivale ad accettare che abbia lo statuto di regola
del ragionamento che governi la formazione di credenze razionalmente cogenti. il suo attacco, quindi, è
rivolto contro il realista che sostiene che L’IMS conduce alla verità E non contro la stessa IMS. Pertanto,
l'argomento di man frassenè rivolto contro L’IMS intesa come regola di inferenza e non come pratica
inferenziale. Ma tutto questo dove ci porta? Concediamo a Van frassene quanto segue:

a) l'empirismo costruttivo a tutta prima offre un'immagine coerente della scienza ed evita i problemi
del positivismo accettando un'interpretazione letterale del vocabolario teorico
b) la vaghezza della distinzione osservabile/inosservabile non basta comprometterne la rilevanza
epistemologica
c) non è incoerente attribuire alla distinzione inosservabile/osservabile un'importanza che la
distinzione osservato/inosservato non ha
d) la natura carica di teoria della nostra descrizione del mondo e l'uso della scienza teorica nella
descrizione dell’osservabile non sono sufficienti a imporre il realismo scientifico
e) l’IMS non è una regola di inferenza cogente e quindi il realismo scientifico non segue dai canoni
dell’inferenza razionale
f) dal volontarismo segue che le inferenze ampliativo e non siano irrazionali quindi l'empirismo
costruttiva non collassa necessariamente sullo scetticismo radicale.

Tutto ciò mostra solo che l'empirismo costruttivo offre un'immagine della scienza plausibile e che L’IMS non
impone l'accettazione del realismo. L’empirismo costruttivo può anche rappresentare una coerente
alternativa al realismo e può anche essere compatibile con la prassi scientifica. Tuttavia, la mera esistenza
nell’empirismo costruttivo non convincerà molti realisti ad accettarlo e ad abbandonare il realismo
scientifico soprattutto alla luce del fatto che va in frassino ammette che il realismo scientifico non sia
irrazionale. Supponiamo che il volontarismo accettato da Van frassene gli consenta di credere in certe
proposizioni e di non credere in certe altre solo perché riguardano entità in osservabili. Il realista avrà
ancora da obiettare che se rifiuta l’abduzione all'esistenza di entità in osservabili credere in cose che non
sono implicate dai dati comporta l'assunzione di un rischio arbitrario ingiustificato. Pertanto, sostiene il
realista l'unica ragione per la quale va in France non accetta lo scetticismo radicale o per quello che è
importa il realismo scientifico è il pregiudizio. Va a frassenè replica che se è per spiegare la natura e la
pratica della scienza non dobbiamo spingerci oltre la credenza nell'adeguatezza empirica delle teorie
spingersi oltre significa assumersi un rischio epistemico non necessario che non comporta alcun guadagno
empirico aggiuntivo. Dall'altra parte il realista insiste sul fatto che il realismo offre benefici aggiuntivi
rispetto all’empirismo costruttivo. Dopotutto il realismo ha da offrire una spiegazione dei fenomeni che
osserviamo intorno a noi e può sostenere che la scienza abbia fatto arretrare le frontiere dell'ignoranza
mentre il realista costruttiva non può. Van frase non sembra contentarsi di sostenere che gli empiristi non
dovrebbero essere dei realisti scientifici e che dovrebbero accettare l'empirismo costruttivo perché da un
punto di vista empirico il valore aggiunto del realismo e puramente illusorio. Quando abbiamo a che fare
con entità in osservabili non c'è possibile confronto con l'esperienza che possa parlare in favore della verità
di qualche spiegazione al di là di quello che sostiene la sua adeguatezza empirica. Manfra se non rifiuta il
realismo perché lo ritiene razionale ma perché rifiuta la metafisica inflazionistica di leggi, cause, generi
eccetera che ritiene sia inseparabile da esso. Gli empiristi dovrebbero rifiutare le credenze che non sono
confrontabili con l'esperienza, con ciò trovandosi nella posizione di poter dire addio alla metafisica. Van
Frassen ritiene che l'empirismo costruttivo fornisca un'immagine alternativa che spiega meglio in modo più
sobrio la pratica scientifica. Van Frassen ritiene che essere empirista significa credere che l'esperienza sia
l'unica fonte di informazione sul mondo, ma l'accettazione di questa proposizione non sembra suscettibile
di essere giustificata tramite l'esperienza. Tuttavia, in un recente articolo Van frase non ha sostenuto che
l'empirismo non possa essere ridotto a uno slogan del genere e che piuttosto l'empirismo sia un modo di
porsi cioè un orientamento è un atteggiamento rispetto al mondo.

3 SENSO COMUNE, REALISMO ED EMPIRISMO COSTRUTTIVO

Se non c'è una regola di inferenza come l’IMS alla luce della quale realismo scientifico semplificato dalla
concezione minimale della razionalità, perché il realismo scientifico la posizione più ragionevole da
adottare? Per dar senso alle nostre percezioni non siamo costretti ad assumere la reale esistenza di un
mondo esterno, ciò nonostante, questa posizione sembra la più ragionevole. Quindi sostiene il realista, la
empirista costruttivo deve essere epistemicamente ERRATICO perché il realismo scientifico non è che
l'analogo del realismo metafisico di senso comune rispetto al dominio degli osservabili. Van frassen nega
che le persistenti somiglianze tra i fenomeni debbano essere spiegate invocando gli inosservabili. I realisti
sostengono che l'unica ragione per accettare l'esistenza oggettiva del tavolo che ho di fronte consista nel
fatto che essa spiega le persistenti somiglianze tra i fenomeni. Sembrerebbe quindi che tutti i buoni
argomenti che sostengono l'esistenza dei tavoli possono essere utilizzati per sostenere l'esistenza degli
elettroni e che gli argomenti portati da van frassen per motivare lo scetticismo a proposito dei secondi
possano essere utilizzati per motivare lo scetticismo a proposito dei primi. La credenza negli oggetti
quotidiani ci consente di spiegare molti fenomeni che altrimenti sarebbero inspiegabili. Perché è una
spiegazione analoga dovrebbe essere esclusa nel caso del mondo inosservabile? Molti realisti ne
concludono che Van frassene sia davvero tenuto ad accettare scetticismo sulle altre menti e sugli oggetti
esterni perché queste entità sono poste solo per spiegare le regolarità della nostra esperienza. Van frassen
non argomenta contro il realismo di senso comune e dice di non essere scettico rispetto a tavole alberi.
Sembra assumere che il realismo di senso comune non sia compromesso con la metafisica e che sia
possibile stabilire la sua correttezza semplicemente negando l'esistenza dei dati di senso. Tuttavia, la
negazione dei dati di senso non è sufficiente a dimostrare il realismo metafisico sul mondo del senso
comune. Se l'empirismo costruttivo e fondato su una base epistemologica così debole da non poter
salvaguardare la razionalità della credenza nel mondo del senso comune o almeno l'irrazionalità della sua
negazione non sorprende che non riesca a fare lo stesso per quanto riguarda il mondo inosservabile della
scienza teorica. Van frassene intende iniziare la propria indagine vi stimo logica nel mondo della vita e non
ritiene che il suo compito fondamentale consista nel salvaguardare la credenza nel mondo della vita. Il suo
punto di vista è simile a quello del fenomenologo che prende come punto di partenza la sua esistenza in un
mondo pubblico. Entro questa prospettiva gli oggetti quotidiani sono manifesti e pertanto non è necessario
fare inferenze per credere nella loro esistenza.
8 REALISMO A PROPOSITO DI COSA?

1. IL CAMBIAMENTO TEORICO

L'argomento forse più cogente contro il realismo scientifico e la nota meta-induzione pessimistica proposta
da Laudan. È un tipo di argomento basato sul cambiamento teorico e si differenzia dal l'argomento nella
sotto determinazione perché fa riferimento alla storia della scienza piuttosto che a possibilità teoriche e a
costruzioni matematiche barocche. L'argomento sostiene che c’è una connessione esplicativa tra il successo
impiego delle teorie e la loro verità alla luce della quale il realismo scientifico risulta fornire l'unica o
comunque la migliore spiegazione del progresso scientifico. Laudan Rivolta l'argomento e sostiene che ci
sono ragioni positive di carattere induttivo per non credere nell'esistenza delle entità teoriche descritte
dalle nostre migliori teorie. Questo argomento si colloca al meta livello perché le sue premesse riguardano
la scienza nella sua interezza e la sua evoluzione nel tempo. Laudan Fornisce una lista di vecchie teorie
correntemente abbandonate che un tempo hanno avuto successo predittivo ed esplicativo. molte di queste
teorie contenevano termini teorici come “etere” e “calorico” che si pensava si riferissero entità in
osservabili e che invece non hanno alcun riferimento. Se davvero è così piuttosto che le ragioni per credere
che le nostre migliori teorie siano vere abbiamo ragioni induttive per la conclusione pessimistica che anche
queste teorie verranno probabilmente rimpiazzate da altre teorie che ne dimostreranno la falsità. Pertanto,
indipendentemente dal fatto che l’empirismo costruttivo sia alla fine difendibile o no, il realismo scientifico
non può fornire la miglior spiegazione del successo della scienza perché come teoria non è neanche
empiricamente adeguata.

1.1. VERITA’ APPROSSIMATA

Ci sono troppi casi di teorie di successo in seguito corrette nei modi imprevedibili odio osservazioni di
fenomeni inattesi perché non risulti ovvio che anche la scienza più raffinata sia suscettibile di essere rivista
e corretta. Popper abbandonando l'idea che l'evidenza potesse fornire ragioni positive per credere in una
teoria. D'altra parte la concezione del sostegno evidenziale condivisa dalla maggior parte dei realisti
scientifici comporta che il successo predittivo ed esplicativo di una teoria offra ragioni di carattere induttivo
per ritenerla vera. Nel tentativo di non trascurare la lezione della storia, sostengono che le teorie non siano
perfettamente vere, ma solo vere in modo approssimato. La verità approssimata talvolta detta
verosimilitudine è uno strumento fondamentale per i realisti scientifici ma nonostante i vari tentativi
sembra non aver ricevuto una caratterizzazione soddisfacente e precisa. Anche se è molto difficile spiegare
la nozione di verità approssimata e anche se è molto difficile capire cosa si intenda quando si dice che una
teoria e in più o meno approssimativamente vera di un'altra sembra che tale nozione sia necessaria per la
semantica di altri tipi di proposizioni oltre che per la semantica di quelle scientifiche. Quando parliamo di
numeri la nozione di verità approssimata e chiara perché sappiamo cosa significa che un numero sia
relativamente prossimo a un altro numero. Comunque La nozione di verità approssimata può essere
intelligibile anche dove non sono implicati i numeri( ES. è approssimativamente vero che il mare sia blu,
anche se spesso presenta venature di verde ecc)

Gli esempi di approssimazione e di verosimilitudine abbondano nella scienza. Ogni scolaro impara che la
terra è sferica e non piatta inserire immagina come un globo ma naturalmente la superficie della terra è
alquanto diseguale segnata come dava alle montagne oltretutto è leggermente schiacciata ai poli.
Strettamente parlando quindi non è affatto una sfera ma continuiamo a descriverla così perché negli aspetti
salienti diciamo qualcosa di molto vicino al vero. Pericolo legato all'idea di vero similitudine e che possa
ereditare la permissività e il relativismo della nozione generale di somiglianza. Ogni due oggetti sono simili
da qualche punto di vista. In giudizi sulla somiglianza possono essere valutati solo in relazione a contesti
pragmatici. Ad esempio un bicchiere di vetro è più simile a una tazza che ha una lente per quanto riguarda
la funzione, ma è più simile a una lente che a una tazza per quanto riguarda la costituzione. A ogni modo
cercando di dare una qualche sostanza alla tesi che una teoria sia approssimativamente vera i realisti si
sono concentrati sull'idea di successo referenziale. Un termine si riferisce con successo se ci sono uno più
cose selezionate da tale termine. Laudan sostiene che è una teoria non può essere neanche
approssimativamente vera se i suoi termini teorici fondamentali non hanno riferimento.

1.2. SENSO E RIFERIMENTO

I filosofi analitici spesso a distinguono tra il senso di un termine e il suo riferimento. Il senso consiste nelle
idee o nelle descrizioni associate a un termine mentre il riferimento è la cosa o sono le cose di cui si parla
utilizzando quel termine. Naturalmente il senso il riferimento sono connessi, ma non sono la stessa cosa, se
fossero la stessa cosa sarebbe impossibile continuare a parlare della stessa cosa quando cambiamo idea
sulle sue proprietà. Un tempo il senso del termine” balena” includeva il concetto di pesce che ormai è stato
rimpiazzato dal concetto di mammifero, Eppure balena continua a riferirsi agli stessi animali che i nostri
antenati che hanno cacciato con tanto entusiasmo. Nel caso degli oggetti osservabili il riferimento può
essere fissato indicando la cosa o le cose in questione. In gergo filosofico tramite una definizione ostensiva.
Questo tipo di definizione funziona anche se il senso del termine a cui è associato il riferimento è
incompatibile con le proprietà del riferimento stesso. Ad esempio, qualcuno potrebbe dire ad un amico:
Claudia è quella che sta parlando con Angela. Supponiamo che la prima donna di fatto stia parlando con
una donna diversa ma che entrambi credano ingannando sì che la sua interlocutrice sia Angela. In questo
caso la descrizione associata l'introduzione del termine Claudia non selezionerà Claudia correttamente ma
entrambe le persone si staranno riferendo con successo a lei. Il problema dei termini teorici e che nel loro
caso non si può ricorrere a una definizione ostensiva. Piuttosto è naturale pensare che il riferimento di
elettrone sia determinato dalla teoria sugli elettroni e che quindi si riferisca entità molto piccole, con una
carica negativa, eccetera. C'è qui vale a dire che il senso di questi termini né fissa il riferimento. Kuhn ha
sostenuto che il senso di molti termini scientifici come atomo, elettrone, specie e massa è cambiato
considerevolmente nel corso delle rivoluzioni scientifiche. Se il riferimento dei termini teorici è determinato
dalle teorie in cui occorrono, ogni cambiamento nelle teorie determinerà un cambiamento nel riferimento.
Sembriamo di fronte a un’alternativa: o il mondo cambia con le teorie o la maggior parte dei termini teorici
non ha un riferimento. Putnam ha proposto un resoconto nel significato dei termini teorici radicalmente
diverso. Questi ha fatto notare che la maggior parte dei parlanti non ha la minima idea di come
caratterizzare il riferimento di molti termini che usa e che tuttavia utilizzandoli si riferisce ad entità di vario
tipo. Ad esempio, sono pochi esperti rispetto ai quali qualunque altro parlante e deferente a determinare a
quali cose del mondo si riferiscano termini come oro e Olmo, eppure questi termini sono parte di un
linguaggio comune che tutti usano nonostante la propria ignoranza. Non è solo che la maggior parte di noi
manca di una definizione esplicita è proprio che in certi casi non sapremo indicare esempi di tali cose. Gli
esperti dal canto loro hanno criteri dettagliati che per essere applicati spesso comporta nel ricorso a
raffinati testa empirici. Putnam la definisce la divisione del lavoro linguistico. Secondo la teoria di Putnam, si
devono discriminare quattro componenti del significato dei termini di genere naturale. Prendiamo il
termine “acqua” come esempio. In primo luogo, c’è l’indicatore sintattico in questo caso quello di nome
non numerabile, poi c'è l'indicatore semantico, l'idea cioè di un liquido comune, e lo stereotipo: l'acqua
cade dal cielo in forma di pioggia, è potabile, trasparente eccetera, Infine l'estensione, cioè la cosa reale a
cui il termine acqua si riferisce, il genere naturale H2O. Putnam difende una teoria causale del riferimento
per i termini di genere naturale, secondo tale teoria l'acqua è qualunque cosa causi le esperienze da cui
trae origine la prassi linguistica di parlare dell'acqua. Il riferimento non è fissato tramite una descrizione
associata al termine, ma dalla causa responsabile dell'uso del termine. Questa teoria spiega come il
riferimento si mantenga inalterato al cambiare delle teorie. Le teorie scientifiche contribuiscono a fissare lo
stereotipo associato a termini come elettrone, ma anche se le teorie sugli elettroni sono cambiate quindi è
cambiato il significato del termine, Putnam sostiene che elettrone ha sempre continuato a riferirsi alla
causa dei fenomeni che ne hanno sollecitato l'introduzione, ad esempio la conduzione elettrica dei metalli.
Dalla teoria di putnam segue che il riferimento dei termini teorici possa davvero essere molto stabile, il
problema è che sembra rendere banale il successo referenziale.
1.3. LA META INDUZIONE PESSIMISTICA

La meta induzione ha la seguente struttura:

1) Nella storia della scienza sono molte le teorie che dopo aver goduto per un certo periodo di
successi empirici hanno finito con l’essere rifiutate, la conseguenza è che secondo le migliori teorie
a nostra disposizione i termini teorici impiegati da tali teorie non avevano un riferimento.
2) le nostre migliori teorie non sono di tipo diverso rispetto alle teorie rifiutate e quindi non abbiamo
motivi per pensare che a loro volta anch’esse non verranno rimpiazzate
3) per induzione abbiamo ragioni positive per credere che le nostre migliori teorie saranno
rimpiazzate da nuove teorie, le quali diranno che alcuni termini teorici fondamentali delle nostre
teorie non hanno un riferimento.

esegue che dovremmo credere nella verità prossimata delle nostre teorie o nel successo referenziale dei
termini teorici che si impiegano. A sostegno della prima premessa Laudan propone una lista di teorie,
secondo lui a suo tempo coronate dal successo empirico che impiega no termini teorici che non hanno un
riferimento:

- le sfere cristalline dell'astronomia antica e medievale


- la teoria medica degli umori
- la teoria degli effluvi dell'elettricità statica
- la geologia catastrofista che sostiene la realtà storica del diluvio universale
- materiale del calorico sul calore
- la teoria vibratoria del calore
- l’etere ottico

la prima reazione del realista alla meta induzione e comunque di circoscrivere la lista delle teorie che
possono essere legittimamente utilizzate come base per un'induzione la cui conclusione riguardi le teorie
contemporanee. Una delle reazioni più diffuse consiste quindi nell'osservare che molte delle teorie che
compaiono nella lista non hanno niente a che spartire con le teorie contemporanee appunto

1) Risposte realiste
a) Restringere il realismo alle teorie mature

una scienza è matura quando soddisfa i requisiti come la coerenza con i principi fondamentali delle teorie di
altri domini e il possesso di un insieme ben trincerato di principi fondamentali che definisce il dominio della
scienza e i suoi metodi appropriati oltre che porre limiti al tipo di teorie possibili.

b) Restringere il realismo alle teorie che hanno avanzato con successo nuove previsioni

Molti realisti sembrano aver concluso che una teoria non deve limitarsi ad avere successo empirico ma
deve aver implicato nuove previsioni che sono state confermate. La nozione di nuova previsione fu
introdotta da popper. Si cerca spesso di modificare alcune assunzioni di sfondo per cercare di adattare una
teoria che altrimenti sarebbe confutata ai fatti osservati. Popper sosteneva che un comportamento del
genere era accettabile solo quando la nuova teoria ha conseguenze osservative che non coincidono con i
risultati sperimentali che ne hanno motivato l'elaborazione. C'è qui una questione generale relativa alla
natura della conferma che l'evidenza conferisce a una teoria. Quando una particolare è evidenza sia stata
reperita è rilevante rispetto al grado di conferma che conferisce a un'ipotesi? I predizionisti sostengono che
solo la nuova evidenza conferma una teoria mentre gli eplicativisti sostengono che una teoria è confermata
solo quando spiega patti noti. Secondo altri filosofi entrambi i tipi di evidenza sono in grado di confermare
una teoria. Analogamente secondo i realisti la capacità di una teoria di prevedere risultati che altrimenti
non sarebbero stati attesi sarebbe particolarmente inspiegabile nell’ipotesi che il realismo fosse falso.
2) Novità

Novità temporale: si si intende reagire alla meta induzione restringendo la sua base induttiva alle teorie da
cui sono state derivate con successo nuove previsioni la nozione di novità implicata deve essere spiegata
con precisione. Il modo più diretto è quello di ricorrere alla nozione di novità temporale. Una previsione è
nuova dal punto di vista temporale se prevede un fenomeno ancora inosservato. Il problema legato all'uso
di questa nozione è che sembra introdurre un elemento di arbitrarietà rispetto alle teorie nelle quali
dovremmo credere.

Novità epistemica: più plausibile è il suggerimento secondo il quale la cosa veramente importante rispetto
alla novità di un risultato e se lo scienziato prima di elaborare la teoria che lo prevede lo conoscesse oppure
no. Il problema di questa caratterizzazione della novità è che talvolta il fatto che uno scienziato era a
conoscenza di un determinato risultato non sembra averne compromesso la novità rispetto alla teoria
perché lo scienziato elaborando la teoria può non averne tenuto conto

Novità d’uso: un risultato nuovo rispetto all'uso sei lo scienziato non lo ha esplicitamente inserito nella
teoria o se non lo ha utilizzato per fissare qualche parametro necessario alla sua derivazione. Leplin,
pertanto, Propone due condizioni che un risultato osservativo O deve soddisfare per essere nuovo rispetto
a una teoria T:

La condizione di indipendenza: c'è una ricostruzione minimamente adeguata del ragionamento che ha
condotto a T che non cita alcuna generalizzazione qualitativa di O

La condizione di unicità: esiste qualche generalizzazione qualitativa di O spiegata e prevista da T e


nessun'altra teoria alternativa offre buone ragioni per aspettarsi istanze di tale generalizzazione nel
momento in cui T viene presentata per la prima volta

Leplin chiarisce che la ricostruzione del ragionamento che ha condotto a una teoria è un’idealizzazione di
ciò che ha pensato lo scienziato responsabile di quella teoria che tale ricostruzione adeguata se motiva la
proposta della teoria e che è minimamente adeguata quando è la più breve catena argomentativa che
soddisfa le prime due condizioni.

In conformità alle due condizioni la novità è una relazione complessa che intercorre tra una teoria, una
previsione o una spiegazione, la ricostruzione del ragionamento che ha condotto a tale teoria e tutte le
altre teorie che erano disponibili nel momento in cui la teoria è stata proposta perché tali teorie non
devono spiegare il risultato in questione. Ne segue che:

a) se ci imbattiamo nella teoria fisica rivoluzionaria di uno scienziato che è morto senza lasciare alcuna
traccia degli esperimenti di cui era a conoscenza e del ragionamento che ha utilizzato questa teoria
non può avere successi predittivi nuovi. Pertanto, una sua interpretazione realistica non sarà mai
giustificata
b) supponiamo di conoscere già tutti i fenomeni in un qualche dominio. In tal caso non avremmo mai
evidenza per la verità ma solo per l'adeguatezza empirica delle teorie relative a questo dominio non
importa quanto tali teorie siano esplicative, semplici e unificate.

Queste conseguenze sono indubbiamente in contrasto con il realismo. In realisti spesso sostengono anche
che il potere di unificazione di una teoria indipendentemente dal fatto che contribuisca o no al successo
con cui la teoria predice nuovi fenomeni possa fornire una ragione per interpretarla in senso realistico.
Oltre a ciò, Leplin ammette che la sua analisi indicizza temporalmente la novità. Il problema principale
sembra essere rappresentato dalla condizione di unicità che sembra lasciare troppo al caso. Ad esempio,
immaginiamo che un determinato risultato sia nuovo rispetto a una teoria ma che subito dopo compaiono
l'altra teoria e che anch'essa spieghi il fenomeno. Secondo la teoria di Leplin in tal caso saremmo giustificati
a interpretare la prima teoria in senso realistico ma non la seconda, eppure è chiaro che le teorie avrebbero
potuto essere presentate nell'ordine inverso, e quindi che in qualche misura è storicamente contingente
quali teoria accettiamo come vere. Oltre a ciò, l'attribuzione di verità serve a spiegare il mistero delle nuove
previsioni della prima teoria ma il successo predittivo della seconda teoria che sarebbe stato nuovo se non
ci fosse stata già la prima resta non spiegato. Ciò potrebbe anche indurci a considerare l'ipotesi che la verità
non sia realmente necessaria per spiegare il successo di nessuno delle due teorie. Ciò non vuol dire che il
successo con il quale una teoria predice nuovi fenomeni sia del tutto una falsa pista. Al contrario il fatto che
le teorie talvolta prevedano tipi qualitativamente nuovi di fenomeni poi successivamente osservati
sembrerebbe davvero parlare in favore di una qualche forma di realismo sulla conoscenza scientifica.
Tuttavia, è la possibilità del fatto che una teoria produce predizione nuove e il fatto che talvolta ciò avviene
che deve essere spiegato nei termini di una teoria complessiva sulla scienza e il mondo. D’altra parte, Leplin
usa il nuovo successo predittivo o la sua mancanza come criterio per stabilire se dovremmo accettare una
teoria come vera o rifiutarla e questo sembra lasciare troppo al caso il destino delle teorie.

1.4. Controesempi al no-miracles argument

L’articolo di Laudan aveva anche lo scopo di mostrare che il successo referenziale dei termini teorici di una
teoria non costituisce una condizione necessaria per il suo successo nel predire nuovi fenomeni, in altre
parole aveva lo scopo di mostrare che ci sono controesempi rispetto al no miracles argument:

I) Ci sono esempi di teorie mature che hanno previsto con successo nuovi fenomeni ma i cui
termini teorici secondo le nostre migliori teorie non hanno un riferimento
II) il successo referenziale dei termini teorici fondamentali è condizione necessaria della verità
approssimata
III) ci sono esempi di teorie mature che hanno previsto con successo nuovi fenomeni ma che non
sono approssimativamente vere
IV) la verità approssimata e il successo referenziale dei termini teorici fondamentali non sono
condizioni necessarie perché una teoria scientifica preveda con successo nuovi fenomeni
V) il no miracle argument è bloccato: sei in certi casi la verità approssimata e il successo
referenziale non possono essere invocati per spiegare perché certe teorie prevedano con
successo nuovi fenomeni non c'è alcuna giustificazione per pensare che in realismo debba
essere invocato per spiegare perché qualche altra teoria abbia previsto con successo nuovi
fenomeni.

La maggior parte dell'attenzione sia concentrata sull'esempio della teoria dell'etere sulla natura della luce
sulla teoria del calorico sulla natura del calore. Queste teorie hanno goduto di successo: i realisti sono
pertanto impiegati a offrire una qualche spiegazione. ci sono due risposte fondamentali rispetto ai contro
esempi:

1) elaborare una teoria del riferimento secondo la quale dopotutto i termini teorici rilevanti che sono
stati abbandonati avevano un riferimento

i realisti hanno utilizzato la teoria causale del riferimento per spiegare il fatto che termini come atomo ed
elettrone hanno continuato ad avere un riferimento anche quando le teorie sugli atomi e sugli elettroni
hanno subito radicali mutamenti. La differenza rispetto a termini come etere e calorico risiede nel fatto che
questi termini non sono più utilizzati dalla scienza contemporanea. Si pensava che lettere fosse un qualche
tipo di materiale solido o liquido che permeava lo spazio, si pensava che le onde di luce dovessero
attraversare un qualche mezzo e lettere fu invocato per svolgere questo ruolo. Tuttavia, se davvero ci fosse
un mezzo del genere la terra muovendosi attraverso l’etere determinerebbe effetti che dovremmo poter
osservare perché le onde di luce emesse perpendicolarmente al moto della fonte di luce attraverso l’etere
dovrebbero compiere un percorso più lungo delle onde e messe nella stessa direzione del moto della fonte
di luce attraverso l’etere. Furono condotti vari esperimenti ma nessuno rilevo questo effetto.
Successivamente Maxwell elaboro la teoria del campo elettromagnetico. Secondo tale teoria la luce non era
che un'onda in un campo elettromagnetico che non veniva considerato come una sostanza materiale. In
conseguenza di ciò il termine etere fini così con l'essere abbandonato. La teoria causale del riferimento
comunque può essere usata per difendere la tesi che etere dopotutto aveva un riferimento, non un mezzo
materiale ma il campo elettromagnetico. Se il riferimento di un termine è ciò che è causa i fenomeni che ne
hanno sollecitato all'introduzione, il riferimento del termine etere deve essere identificato con il campo
elettromagnetico. Analogamente dato che oggi crediamo che il calore sia causato dal moto molecolare si
potrebbe supporre che calorico si sia sempre riferito a tale moto. Il problema di questa proposta è che
sembra implicare che il riferimento dei termini teorici e banale perché tutte le volte che un determinato
fenomeno sollecita l'introduzione di un termine questo si riferirà automaticamente alla causa rilevante
qualsiasi cosa Essa sia.

2) Restringere il realismo alle asserzioni teoriche sugli in osservabili che occorrono essenzialmente
nella derivazione delle predizioni di nuovi fenomeni

Questa strategia consiste essenzialmente nel sostenere che le parti delle teorie che sono state
abbandonate non hanno giocato alcun ruolo nel determinare che tali teorie abbiano predetto con successo
nuovi fenomeni. Psillos sostiene che la storia non confuta una forma cauta di realismo che distingue il tipo
di sostegno che l'evidenza conferisce a parti diverse di una teoria e che il suggerisce di credere solo nelle
parti nella teoria che sono coinvolte in modo essenziale nel prevedere con successo nuovi fenomeni. questa
forma di realismo cauto in opposizione al realismo tutto o niente non avrebbe suggerito di credere nelle
parti delle teorie richiamate da Laudan perché sei distinguiamo tra le componenti di una teoria che ne
hanno generato il successo e le componenti che non lo hanno fatto ci rendiamo conto del fatto che solo le
parti essenziali sono state abbandonate.

Laudan Sostiene che se le teorie che hanno attualmente successo sono approssimativamente vere, radio
Ria del calorico l altre teorie non possono esserlo perché i loro termini teorici fondamentali mancano di
riferimento. Psillos blocca l’argomento di Laudan nel modo seguente:

- I termini teorici senza riferimento che sono stati abbandonati come calorico erano inseriti in parti di
teorie non sostenute dall'evidenza perché il successo empirico della teoria del calorico era del tutto
indipendente da ogni ipotesi sulla natura del calorico
- in termini abbandonati che erano inseriti in parti di teorie sostenute dall'evidenza dopotutto
avevano un riferimento, etere si riferiva al campo elettromagnetico.

Secondo Psillos i costituenti teorici che danno un contributo essenziale al successo sono quelli che svolgono
un ruolo fondamentale nel generarlo, sono quelli che davvero alimentano la derivazione. Ciò significa che
l'ipotesi in questione è tale da non poter essere rimpiazzata da un'alternativa non ad hoc motivata
indipendentemente che abbia il potenziale di offrire un'altra spiegazione. Come esempio di una
componente essenziale di una teoria Psillos propone quello dell'ipotesi Newtoniana secondo la quale il
centro di massa dell'universo è in uno stato di quiete assoluta.

è probabile che questo non sia un problema troppo serio per il realista perché l'esempio di Psillos non
riguarda un termine teorico utilizzato in modo essenziale da una teoria che si è poi rilevato privo di
riferimento alla luce delle teorie successive. Ciononostante, utilizzando la distinzione drago seguenti
essenziali e inessenziali di una teoria Psillos intende disinnescare la potenziale minaccia di esempi di questo
tipo e quindi il caso in questione mostra che la sua definizione della distinzione non cattura sull’attivo di
ipotesi di cui sarebbe contenuto il realista. Un ulteriore problema riguarda l'ambiguità sul tipo di
dipendenza che chiamiamo in causa quando ci chiediamo se il successo di una teoria dipenda da una
particolare ipotesi. Potremmo intendere la nozione o come indipendenza logico matematica o come
dipendenza causale e quindi quando ci venisse chiesto di considerare il notevole successo con cui una
teoria predice nuovi fenomeni e di identificare le parti della teoria da cui tale successo dipende daremo
risposte diverse a seconda della nozione di dipendenza intesa. Il realista inoltre dovrebbe stare attento su
questo punto perché per il realismo è pericoloso separare nettamente le ipotesi metafisiche e le assunzioni
di sfondo su certe ipotetiche entità come il calorico e le vere da quelli che sono considerati i reali successi
delle teorie nel predire nuovi fenomeni. Una delle tesi fondamentali del realismo contemporaneo che
dovremmo prendere sul serio il ruolo svolto dalle credenze teoriche e metafisiche della metodologia
scientifica virgola In altre parole non possiamo isolare il successo della scienza dai metodi informati dalle
teorie adottati dagli scienziati. Psillos Suggerisce che non dovremmo prendere sul serio le credenze degli
scienziati sulla natura dell’etere ed il calore perché il successo di questa teoria è indipendente da tali
assunzioni.

IL CASO DELL’ETERE

Le teorie sull’etere erano teorie di successo ed erano mature; eppure, era credenza condivisa che l’e9tere
fosse una sostanza materiale e secondo la teoria di Maxwell nessuna sostanza del genere permea lo spazio.
Quando ci chiediamo quali ipotesi abbiano davvero alimentato la derivazione, non possiamo fare altro che
chiederci come deriveremmo la predizione in questione data la nostra comprensione della teoria. Questo
però non mostra che le ipotesi che noi non useremmo nel ricostruire la derivazione non abbiano avuto
alcun ruolo nel permettere agli scienziati del tempo di derivare la previsione che di fatto hanno derivato.
Psillos sostiene che i costituenti essenziali del successo di una teoria sono quelli che nella derivazione della
nuova previsione non possono essere rimpiazzati da nessun’altra ipotesi disponibile. Psillos sostiene che vi
è una continuità tra il ruolo causale attribuito all’etere e quello attribuito al campo. Ad esempio, il
principale ruolo causale dell’etere è di agire da deposito dell’energia associata alla luce, dalla sua emissione
da una fonte al suo assorbimento o alla sua riflessione da parte della materia. Era noto all'epoca che la luce
viaggiasse a una velocità finita e pertanto doveva trovarsi in un qualche mezzo nel momento in cui
attraversava lo spazio che altrimenti sarebbe stato vuoto. Adesso si pensa che quel mezzo sia il campo
elettromagnetico. Il problema è che il ruolo causale rilevante è sempre identificato col senno di poi.
Tuttavia, Non sappiamo quali teorie saranno conservate. In altre parole non sappiamo quali siano i reali
ruoli causali.

IL CASO DEL CALORICO

in questo caso Psillos sostiene che la verità approssimata di una teoria è distinta dal pieno riferimento di
tutti i suoi termini. Psillos sostiene che calorico non fosse un termine teorico centrale e aggiunge che
dovremmo preoccuparci solo dei termini teorici centrali, centrale nel senso che i sostenitori della teoria
ritennero che il suo successo giustificasse la tesi secondo la quale ci sono generi naturali denotati da questi
termini. Tuttavia, dovremmo preoccuparci di ciò che gli scienziati dovrebbero credere non di cosa di fatto
credono. Ad ogni modo Psillos ritiene che tutti i successi predittivi importanti della teoria del calorico non
siano dipesi dall'assunzione che il calore sia una sostanza materiale. Quando teorizziamo o elaboriamo
modelli dei fenomeni di un qualche dominio commettiamo inevitabilmente degli errori. Se solo una teoria
quella vera potesse descrivere i fenomeni quasi certamente non la identificheremo al primo tentativo,
inoltre è frequente che l'evidenza contraria ci imponga di modificare le nostre teorie. E cosa ancora più
importante quando intervengono radicali cambiamenti teorici vogliamo poter conservare il successo
empirico delle vecchie teorie senza però ereditarne le ontologie ormai fuori moda. La possibilità costante di
sempre nuove alternative empiricamente equivalenti è pertanto essenziale. Dal momento che la ragione
per dire che etere abbia un riferimento è che gli scienziati non erano impegnati a sostenere che avesse una
qualche particolare natura ma solo a sostenere che avesse certe proprietà che di fatto sono state
conservate dalla teoria di Maxwell, potremmo sostenere che calorico avesse un riferimento. D’altra parte,
immaginiamo che gli scienziati abbiano sottoscritto l'ipotesi della costituzione materiale dell'etere con tale
convinzione che negarla sarebbe sembrato assurdo quanto negare che il calorico fosse una sostanza
materiale. Se così fosse sulla base dello stesso argomento utilizzato nel caso del calorico dovremmo
concludere che etere non si riferisce affatto perché la derivazione delle previsioni importanti della teoria
dell’etere è del tutto indipendente dai presupposto relativi alla sua costituzione e questa è la ragione
proprio stavo per sostenere che calorico non abbia un riferimento. Pertanto, ogni nostra conclusione circa il
fatto che questo quel termine si riferisse alle stesse entità denotate da qualche altro termine teorico
correntemente accettato risulta arbitraria: potremmo trovarci nella posizione di affermare che tanto etere
quanto calorico non avessero un riferimento. I realisti non potrebbero più sostenere che dovremmo
credere che il mondo sia fatto grosso modo come le nostre migliori teorie ci dicono se ha fatto e al
contempo sostenere che i termini teorici di tali teorie abbiano un riferimento genuino. Al contrario la realtà
è che alcuni di questi termini avranno un riferimento, altri non lo avranno e altre ancora ne avranno uno
ma solo in modo approssimativo. Oltre accio il realista dovrà accertarsi del fatto che tale ipotesi o tali entità
siano essenziali non solo per il successo della teoria ma per il suo successo nel prevedere nuovi fenomeni.
Secondo questa concezione una teoria può avere grandissimo successo empirico senza che al mondo ci sia
qualcosa anche di soltanto vagamente simile alle entità che essa postula.

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