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26/05 – Conoscenze dimostrative

Libro IV, cap. II – Dei gradi della conoscenza

$1: Conoscenze intuitive sono primitive, ovvero non si possono provare con qualcosa di più certo. Sono
immediatamente certe perché dipendono dal principio di contraddizione e funzionano come verità
identiche del tipo: A è A, sia che siano razionali, sia che siano fattuali.

JLO: Una conoscenza dimostrativa consiste nella concatenazione di conoscenze intuitive.


L’atto di produrre conoscenze dimostrative si chiama ragionare, e la facoltà che lo consente è la sagacia.
Le c. dimostrative sono meno certe di quelle intuitive, perché si fondano sulla memoria che è fallibile.

GLE: esiste una tecnica per condurre il ragionamento, che si chiama analisi, contrapposta alla sintesi.
A partire da Pappo, matematico antico, che ha come antecedente la diairesis platonica.
(Facile comprendere le dimostrazioni altrui, ars iudicandi) ma meno facile avere l’invenzione o sagacia.
Analisi: ragionamento regressivo. Muovendo da qualche proposizione data, che è dubbio se sia vera o
meno, la si assume come vera, e si perviene infine a verità già note (teoremi già dimostrati o assiomi), da
cui si può infierire ciò che cercavamo dimostrare.
Sintesi: La sintesi è un ragionamento progressivo. Essa ha luogo quando, cominciando dagli assiomi
deduciamo da essi, secondo certe regole di inferenza, tutti teoremi possibili come ce li presenta l’ordine
naturale.
Se la sintesi è efficace da un punto di vista sistematico, nel senso che consente di organizzare
conoscenze già note, è un pessimo metodo euristico, mentre è migliore quello dell’analisi.
Anche se, in linea ipotetica, sarebbe giusto dimostrare tutto, in linea pratica è necessario partire ex
preconditis et preconcessis, cioè da verità che non si dimostrano, perché altrimenti non si farebbe
nessun progresso.

JLO: l’unica conoscenza dimostrativa è la matematica, perché è l’unica fondata su verità universali e
necessarie.

GLE: anche la logica è una scienza dimostrativa, ma addirittura le scienze fisiche possono esserlo.
Es. dell’equilibrio dei piani in Archimede; ed anche il diritto romano è certo.
Le conoscenze matematiche sono, paradossalmente, più concrete e meno astratte di quelle morali e
metafisiche, perché sono arrivabili tramite metodo ectetico, ovvero l’adozione di disegni lettere e
caratteri di riferimento.
Ciò che invece non è conoscenza, sono le verità della fede o dell’opinione.
Ma il metodo empirico o osservativo è anche un metodo di conoscenza, perché è fondata sul grado di
probabilità. Così anche l’opinione ha una dignità scientifica, perché anche se non produce certezza
produce probabilità.
Le tradizioni da cui GLE attinge sono da un lato il diritto romano e dall’altro il carteggio di Pascal e ?.
Ma invece contro al probabilismo in etica, da scettici a Cicerone a gesuiti: no affidabilità delle opinioni
probabili (da probus, cioè lodevole, di persona, o approvabile) la contrarietà dipende dal fatto che
spesso questo metodo fonda sull’auctoritas e non su dati da cui far partire l’induzione.
JLO: esistono tre tipi di conoscenza: intuitiva, dimostrativa, sensibile.
La conoscenza sensibile consente di accertare la certezza della realtà degli oggetti fuori di noi.

GLE: non certezza, ma verosimiglianza, probabilità. Cioè sono fenomeni ben fondati. Il loro fondamento
sta nel fatto che varie esperienze dello stesso fenomeno sono coerenti l’una con l’altra, mentre le
allucinazioni presentano stranezze. Congiungo diverse esperienze fenomeniche attraverso delle idee di
ragione, e confermo la realtà dei fenomeni attraverso un procedimento misto.
Contro gli scettici: standard di verità troppo alto, la questione è indecidibile di per sé, e quindi è
insensato porsela. Però sembra verosimile che gli oggetti esistano fuori di noi, perché è la spiegazione
più semplice, e conforme con l’ipotesi che una realtà più alta abbia creato il mondo nella maniera più
semplice. Fra l’altro questo è confermato dalla testimonianza da tutti gli altri, del fatto che essi vedono i
fenomeni in maniera identica rispetto a noi.
Es. del cubo, degli specchi e degli uccelli: il movimento degli uccelli e quello dei loro riflessi è coordinato
mediante un rapporto causale o in modo casuale/occasionalistico? Impossibile dare un decreto ultimo,
ma è più probabile che ci sia un nesso causale.
Come conciliare questo apparente realismo con la teoria delle monadi, che sembra voler indagare
proprio questa sfera inaccessibile del mondo?

27/05 – Massime e assiomi


Libro IV, cap. VII – Delle proposizioni denominate massime o assiomi

Assioma: proposizione evidente di per sé. Per questo, definite innate, o evidenti ex terminis.

JLO: contrario alle massime, che sono un metodo per troncare una disputa filosofica di netto. Ma forse
non se ne è indagata sufficientemente l’esattezza. Egli crede nella validità delle proposizioni identiche o
tautologiche, ma crede che molte massime siano prese per vere senza dimostrazione per una specie di
pigrizia da parte degli innatisti. Al contrario, LE è radicalmente contrario al criterio dell’evidenza, e crede
che tutte le proposizioni considerate evidenti dovrebbero essere ricondotte alle verità identiche.

GLE: in realtà, nella storia del pensiero ci sono innumerevoli esempi di dimostrazione delle massime. Per
LE, il criterio dell’evidenza non è mai valido. Sono troppi i casi di verità evidenti solo apparentemente, e i
geometri (Talete, Proclo) hanno provato diverse volte a dimostrare massime ritenute primitive.
Esempio di sistema assiomatico: Elementi di Euclide; a partire da postulati e regole di inferenza, si
deducono tutte le regole di inferenza, o teoremi.
Esempio di Roberval, che riscrive gli Elementi tentando di dimostrare gli assiomi. LE è dello stesso
partito. I cartesiani invece (Arnauld) credono nell’evidenza delle verità, e nel fatto che non sia necessario
dimostrarli perché sono chiari e distinti in maniera immediata.

JLO: quattro categorie delle idee = identità –


Identità: molte proposizioni vengono considerate identiche anche dove non lo sono, o differenti anche
dove sono identiche.
GLE: 2 + 2 non è identico a 4, ma è la definizione di 4. E non tutte le definizioni sono reali, ma alcune
sono solo nominali. LE fa questa precisazione, che la definizione è la manifestazione del possibile, ma
non per forza del reale, per smarcarsi dal nominalismo Hobbesiano, perché se no tutto ciò che è
definibile sarebbe reale.
Sussunzione: portare un concetto particolare sotto a uno generale.
A partire da applicazione del teorema di … con le dita, critica di LE a LO: sul fatto che il particolare abbia
più evidenza del generale, egli confonde la priorità storica con quella reale. Fra aritmetica e algebra, o
algebra speciosa e algebra numerica, l’algebra numerica ha un potere conoscitivo molto più alto, ed è
prioritaria logicamente rispetto alla sua forma ectetica. Differenza fra ordine naturale e storia delle
scoperte.
Per LO, il geometra osserva una serie di triangoli particolari e sussume l’idea del triangolo in generale; x
LE, il geometra parte dall’idea innata del triangolo in generale per desumere i triangoli in particolare.
(Nella categoria dell’esistenza reale, ci sono due massime: Dio e l’io).
Sull’equivalenza: due cose che sono differenti dal punto di vista metafisico sono considerati equivalenti
dal punto di vista geometrico.
In LE, come in Frege, la matematica è un sottoinsieme della logica, e consiste in un’enorme tautologia a
partire da termini primi e regole di inferenza, cioè è una grande uguaglianza fra dimostrazioni.
Altra concezione della logica, di Kant e Poincaré, è di tipo intuizionista o extralogico.

JLO: critica alle scuole che non si occupano di scoprire nuovi saperi ma solo di impartire il sapere, e per
farlo si avvalgono di massime. Come se le massime avessero solo la funzione di insegnare, e non fossero
dimostrate, ma in verità per scoprire nuove conoscenze nelle accademie, si scoprono esempi.

GLE: no, Archimede ha usato dei legni per scoprire la quadratura della parabola, ma quella era solo
l’occasione necessaria per risalire ad una verità innata.
Ma non ci si basa solo sul singolo esempio.
Metafora dell’arco e dell’impalcatura: l’arco è un’architettura che sta in piedi da sola, ma è necessaria
un’impalcatura per erigerlo. Non si deve confondere la ratio della sussistenza dell’arco, che è nell’arco
stesso, con il procedimento adottato per arrivare all’arco, che non è necessario per la sussistenza
dell’arco stesso, ma è necessario a noi per arrivarvi, come è necessario per noi il procedimento
epistemologico euristico, fondato sull’esempio, che ci conduce alla verità, senza che per questo la verità
dipenda da questo stesso esempio.

Sui generi e le specie


Dall’articolo di Susanna Goodin

JLO: teoria struttura corpuscolare: l’essenza di qualcosa è data dalla sua conformazione microfisica, che
è inaccessibile al soggetto conoscente. Il soggetto conoscente deve basarsi sull’essenza nominale e non
su quella reale. L’essenza nominale non è esaustiva ed è variabile, a seconda delle proprietà alle quali si
fa riferimento, ed al gruppo di appartenenza al quale la si riconduce, in base a queste proprietà.
03/06 – Massime ed Assiomi
Cap. VII

JLO: la mia polemica riguarda le disputationes quodlibetales. Dal periodo medievale, dispute su
argomenti desunti dai testi. Queste discussioni sono per così dire di lana caprina.
Secondo me, le massime non servono a scoprire nulla, ma solamente per troncare le discussioni.

GLE: sono d’accordo sul fatto che di per sé la modalità è errata, e l’insegnamento della filosofia, e
soprattutto dell’etica, dovrebbe essere più simile a quello di altre scienze pratiche. La bravura di un
filosofo non dovrebbe essere misurata sulla base della sua capacità retorica, ma sulla base di ciò che fa.
Teoria cum praxi. Le dispute non sono da demonizzare di per sé, ma vanno riformate.
La disputa è una battaglia senza armi, ma con gli argomenti. Al tema della disputa, fa da contraltare
quello del dialogo, entrambi come elementi fondamentali della ricerca filosofica.
È valido, fra gli argomenti, avvalersi di esempi e autorità.
Postulati: al modo di Aristotele, e non di Euclide, cioè come proposizioni che si prendono per vere in
attesa di essere dimostrate.
Magari gli assiomi fossero utilizzati come dice JLO, ma quasi sempre le discussioni vertono proprio sulla
contraddizione dell’assioma attraverso controesempi.
Ci è noto come Le avesse l’aspirazione di costruire un linguaggio simbolico-matematico efficace per
sciogliere tutte le dispute.
La validità dell’assioma è valida quanto quella del sillogismo. Ci sono davvero controesempi ed eccezioni,
ma la massima unita ad esse può raggiungere l’universalità.
È utile tenere un protocollo degli argomenti utilizzati nella disputa.
È chiaro come la disputa non sia finalizzata alla demolizione di uno dei due avversari, ma al
raggiungimento di una sintesi.
Per questo, è necessario che i dibattenti facciano lo sforzo di mettersi nei panni dell’avversario, e che
“presuma che l’errore risieda più nell’espressione dell’avversario che nelle sue convinzioni”. È una
formulazione del principio di perfezione: assumere che l’avversario faccia un discorso valido e esatto,
prenderlo per buono.
Entimema: sillogismo in cui si omette la premessa maggiore.
Critica alla degenerazione delle dispute nella scuola: è vero che le massime non vanno abusate, e molto
spesso gli studenti perdono di vista il fine ultimo e si inalberano su cavilli tecnici; non è necessario
dimostrare tutti i propri ragionamenti, sarebbe come chiedere ad un mercante di contare la transazione
con le dita perché non ci si fida.
E certamente le massime sono valide di per sé; criticare la scorretta applicazione di un oggetto non è
sufficiente per criticare l’oggetto stesso.
Critica all’uso delle proposizioni identiche attraverso la notazione della loro cattiva applicazione nel
ragionamento cartesiano sul vuoto.
Però le massime sono utili e valide di per sé, non solo nella geometria, ma anche nella fisica e nel diritto,
e quindi anche nella filosofia.
Massime nella vita comune: proverbi; fisica: come quella del percorso più breve; matematica: regole
generali; diritto.
Aforisma: legge che è ricavata empiricamente da esempi precedenti, e non a priori dalla ragione.
Non è necessario per la validità di una massima che essa non presenti eccezioni, ma solo che le eccezioni
siano considerate nell’esposizione della massima.
Medicina: esempio di scienza molto empirica, che si fonda su verità di carattere sperimentale. Se nel
diritto vi è sovrabbondanza di raccolte di casi particolari, in medicina invece non ce n’è mai abbastanza.
La distinzione sta nel fatto che se il diritto è una disciplina tuttalpiù raziocinativa, la medicina invece è
soprattutto empirica.

Cap. VIII – Delle proposizioni irrilevanti


JLO: esistono proposizioni nugatoriae, e queste sono le proposizioni identiche. Sono giudizi analitici, in
cui il predicato è contenuto nel soggetto; quindi, non ci fanno sapere nulla di nuovo.
Uno potrebbe non conoscere un predicato contenuto in un soggetto, ma questa è solo una questione
psicologica. Le proposizioni utili sono invece informative.

GLE: stai buono Lo, in realtà le proposizioni identiche sono utilissime per produrre delle dimostrazioni; si
pensi al caso delle dimostrazioni per assurdo (o apagogiche).
Non è facile dire quali siano le proposizioni identiche e quali non, cioè quali predicati sono contenuti nel
soggetto.

Cap. IX – Dimostrazione della nostra esistenza

Cap. X – Dimostrazione dell’esistenza di Dio


Buona dimostrazione è la prova ontologica di Anselmo, riformulata da Cartesio. Manca ancora qualcosa
nella dimostrazione di Cartesio. “l’essere perfettissimo esiste, perché l’esistenza è una perfezione”. È
retaggio della tradizione medievale, per cui tutto ciò che è possiede un certo grado di realtà positiva, e la
realtà positiva corrisponde alla perfezione. In realtà, x LE la definizione è solo provvisoria e imperfetta,
perché c’è qualcosa che non è stato dimostrato.
Non è dimostrato che l’idea di dio, cioè di un essere perfettissimo, non sia contraddittoria. Des fornisce
solo una prova di carattere psicologico, cioè che ho in me il sentore dell’infinito. Des si basa sull’evidenza
dell’idea di dio senza dimostrarne la coerenza.
Possedere un’idea in senso psicologico è qualcosa che non è né necessario, né sufficiente a dimostrare la
possibilità di qualcosa. Posso avere idee senza averne contezza (no necessario), e posso avere un’idea
che non è possibile (decaedro regolare: no sufficiente).

09/06
Cap. XI – Della conoscenza che abbiamo delle altre cose
JLO: la conoscenza delle cose fuori di noi è indubitabile.

GLE: le cose sensibili sono giustificate dal legame delle idee dentro di noi. La coerenza del mondo con le
idee, ripetuta con regolarità, è l’unica cosa che può provare la realtà delle cose.
La certezza ultima della realtà è indecidibile, ma lo scettico pretende troppo.
- La testimonianza altrui che corrisponde alla nostra è una prova.
- L’interazione coi fenomeni è una prova.
- La corrispondenza delle idee col mondo è una prova.
Le monadi non possono uscire da se stesse, non abbiamo accesso alle cose in sé.
La realtà fenomenica è l’accordo di tutti i punti di vista del mondo.
Si ipotizza che dietro al fenomeno ci sia l’oggetto reale per un principio di probabilità.

Verità razionali vs verità fattuali.


Verità miste: verità che nascono dalla combinazione di verità di fatto e di verità razionali. Innestare
verità razionali su osservazioni empiriche.
Queste proposizioni, secondo la regola dei logici, sono conclusioni che seguono la più debole delle
premesse nel loro valore di necessità.
Verità eterne: sono tutte verità di tipo condizionale. Dunque, non è necessario che l’oggetto della verità
esista. La condizionale, rispetto all’ipotetica, diverge perché il soggetto della premessa è lo stesso della
conclusione; nell’ipotetica, il soggetto della prima è altro rispetto a quello della seconda. Dibattito
scolastico de costantia subjecti.
La proposizione è valida a prescindere dalla sua formulazione, non implica l’esistenza del soggetto, ma
solo la possibilità.
Quindi, anche se non ci fosse nessun uomo, la nozione concettuale di mortale sarebbe comunque
contenuta in quella di uomo. E anche se non ci fosse nessuna mente, la proposizione sarebbe valida lo
stesso, perché troverebbero garanzia della mente di dio, che è il regno delle verità eterne.

Cap. XIII
Sull’analisi: lettera a Conring. Formulazione più celebre è da Pappo.
L’analisi non vale in fisica. Cioè analisi e sintesi non sono reciproche nelle verità miste. Riguardare.
Metodo apogetico (?) apagogico (?). Inference to the best explenation.

Cap. XIV – Del giudizio


Giudizio è proposizione non dimostrata, ma con un altissimo grado di probabilità. Ci si affida all’autorità
altrui. Non sono conoscenze, ma opinioni.

Cap. XV – Della probabilità


L primo autore a tematizzare la probabilità.
Per farlo, attinge prima di tutto dalla tradizione giuridica.
Poi, tradizione matematica.
Probabilità ex datis.

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